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#calamaio
lapioggiamiaamica · 3 months
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Un tuffo nel passato:
Rovistando nel disordine di un vecchio cassetto, mi trovo tra le mani un libricino coperto di chiazze di muffa che sanno di antico. Lo apro e con sorpresa mi trovo ricette scritte sicuramente con penna e pennino in bella calligrafia, le leggo a fatica ma quella scrittura cosi accurata narra l’amore per quello che vi è scritto. La mia mente va a ritroso all’età delle mie elementare: quando il banco di scuola a due posti e sul lato destro di ogni scolaro, vi era un buco per far entrare il calamaio: una boccetta di vetro che il bidello tutte le mattine riempiva di inchiostro. L’abilità stava nell’intingere il pennino quel tanto che bastava perché non cadessero macchie sul foglio, per fortuna la carta assorbente era la nostra salvezza. Lentamente senza che ce ne accorgessimo la biro soppiantò il pennino. La differenza fu grande, insieme all’entusiasmo della cosa nuova. Tuttavia quel modo di scrivere ti insegnava pazienza e concentrazione, perché dovevi ben delineare ogni lettera per essere leggibile ciò che scrivevi ed evitare la tanto temuta macchia d’inchiostro, facendo nascere inconsciamente un coinvolgimento emotivo. La prima biro? Ma la vecchia cara Bic….
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Très rare Waterman de 1905 en ébonite. Ce stylo est le premier stylo à pompe de la marque. Ce modèle historique provient du musée Waterman et à été vendu lors de la vente d’Artcurial en 2010. #waterman #watermans #watermanpen #encre #encrier #encriers #encrierancien #inkstand #inkwellpress #inkwellpressplanner #inkwells #inkwell #inkwell_decor #inkwellarts #inkwelldesigners #inkpot #inkpots #Tintenfass #tintero #calamaio #bolígrafo #boligrafo #fountainpen #stylo #Styloplume #pens (at 17e arrondissement de Paris) https://www.instagram.com/p/CgTtWncoJAX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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ateliermariii · 5 months
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https://www.oluce.com/prodotto/calamaio/
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puparuolimbuttunati · 2 years
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Cordoglio e vicinanza a chi preferisce le Staedtler alle Bic.
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deathshallbenomore · 2 years
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ma che è questa cosa dei social media manager che ti danno del tu, ma da quand’è che ci conosciamo scusa
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robincalamaio · 3 months
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All Day (Original Christian Song: Robin Calamaio)
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iannozzigiuseppe · 2 years
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"Sfumature di Bellezza". Silloge di Autori Vari - Edizioni La Penna D'Oca - Collana: "Penna & Calamaio" - ebook gratuito
“Sfumature di Bellezza”. Silloge di Autori Vari – Edizioni La Penna D’Oca – Collana: “Penna & Calamaio” – ebook gratuito
Sfumature di Bellezza Silloge di Autori Vari Edizioni La Penna D’Oca Collana: “Penna & Calamaio” ebook gratuito C’è anche una mia poesia in questo bellissimo e-book che tutti possono scaricare gratuitamente. Leggetelo. Ci sono delle gran belle poesie, posso assicurarvelo. E invito chiunque a condividere. La poesia ha bisogno, oggi più che mai, di tanti amanti e sostenitori. Grazie infinite a…
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la-novellista · 2 months
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Bè, così tante parole, e solo perché non posso toccarti. Se potessi dormire tenendoti tra le braccia, l'inchiostro si seccherebbe nel calamaio.
-D.H. Lawrence
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vefa321 · 1 year
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Potrei avere una domanda per mille risposte, che non basterebbero le mie parole a raccontare l'immaginazione, a disegnare una storia, a scrivere pagine di cielo, oceani di libri, liberi come un volo di gabbiani che volta la spiaggia...
Eppure, non cerco di trovarle, non tento la sorte in un pensiero costruito al tavolino di una brutta copia, lascio che siano loro a prendere la penna, la parola prima ancora della voce.
Ogni giorno, come un Natale che si ripete, scarto senza buttare neanche l'ombra di un tempo, di un verbo sbagliato finito tra le mie mani in cerca di una strada per un viaggio senza meta...
Solo dare corpo ad un pensiero, uno sguardo avvistato, un orizzonte in vedetta, un porto per riparo, un deserto per perdermi... e contare il tempo in una tempesta di sabbia.
Ogni alba che si alza porta alla luce una pagina bianca imbrattata di colori, la notte appena trascorsa come un calamaio rovesciato, lascia il suo piumaggio filare in una scia di nuvole stracciate nel primo cielo del giorno prematuro, figlio di un'ora illegalmente rubata alla luna, padre di un sole dal calore materno.
Ora lascio le domande e prendo l'unica risposta celata nel cuore, come un battito che scandisce unico lo scoccare del tempo.
È un tempo che conta sulle dita i giorni che passano e con il cuore quelli che verranno.
J.D
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Ho ucciso l'angelo del focolare. È stata legittima difesa.
Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma. E il fantasma era una donna, e quando imparai a conoscerla meglio la chiamai come la protagonista di una famosa poesia, la chiamai l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Era lei che mi angustiava e mi faceva perdere tempo e mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi. Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccedeva nelle difficili arti del vivere familiare.Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri. E soprattutto(non occorre dirlo) era pudica. Il pudore era ritenuto la sua bellezza piu grande, i suoi rossori il suo più bell’ornamento. A quei tempi (gli ultimi della Regina Vittoria) ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadevano sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:« Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai scrivendo di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii conprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa. E soprattutto, sii pudica. » E fece come per guidare la mia penna. Ora voglio registrare l’unico gesto per cui mi assumo qualche credito, anche se di diritto il credito va dato a certi miei ottimi antenati che mi lasciarono una certa somma di denaro (facciamo cinquecento sterline I’anno?), sicché non mi trovavo nella necessità di dipendere esclusivamente dalle mie grazie per sopravvivere. Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla.
La mia giustificazione, se mi avesse trascinata in tribunale, sarebbe stata che avevo agito per legittima difesa.Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti. Perché, e me ne resi conto subito appena impugnata la penna, non si può recensire neppure un romanzo senza pensare con la propria testa, senza esprimere quella che secondo noi è la verità sui rapporti umani, sulla morale, sul sesso. E di tutti questi problemi, secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; le donne devono ammaliare,devono conciliare, devono, per dirla brutalmente, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Ce ne volle per farla morire. La sua natura fantastica le dava un vantaggio. È molto piu difficile uccidere un fantasma che una realtà. Credevo di averla liquidata e invece eccola li di nuovo. Benché mi lusinghi di averla uccisa infine, fu una lotta durissima; che richiese del tempo che sarebbe stato piu utilmente impiegato a imparare la grammatica greca; o a girare il mondo in cerca di avventure .Ma fu una vera esperienza; un’esperienza che doveva toccare a tutte le donne scrittrici a quell’epoca. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice.
Virginia Woolf, La morte della falena e altri saggi, 1942.
Illustrazione: Liuba Gabriele
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petalididonna · 1 year
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«Ho ucciso l’angelo del focolare. È stata legittima difesa».
Virginia Woolf
«Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma, una donna, l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi.
Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare.
Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé.
A quei tempi ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:
"Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai parlando di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa".
Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla. Avevo agito per legittima difesa. Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti.
Secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; devono ammaliare, conciliare, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice».
💐💐💐👍👍👍
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harshugs · 3 months
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si continuerà a scrivere a mano?
comunque stavo pensando che non la nostra generazione, forse non la prossima (nostri figli), ma la generazione dopo (nostri nipoti) probabilmente non avranno ne carta, ne penne e ne matite in casa, perché diventerà tutto tecnologico.
me ne sono resa conto in questi giorni di sessione, perché effettivamente io ho usato carta e penna solo perché avevo voglia di scrivere a mano, ma se non avessi avuto voglia non ne avrei nemmeno avuto bisogno, e ormai io in uni non mi porto più quaderni, fogli e astuccio, perché uso solo il pc
poi ho pensato che chissà se i nostri nipoti alle elementari impareranno a scrivere, forse al posto della materia di italiano nei primi anni scolastici in cui noi imparavamo a scrivere le lettere ci sarà una materia tipo informatica, o comunque dedicata alla scrittura su dispositivi tecnologici (che chissà quali saranno)
un po’ come noi oggi ci incuriosiamo quando vediamo le penne stilografiche che hanno bisogno del calamaio (l’inchiostro), o ci chiediamo come fosse possibile scrivere con le piume, forse i nostri nipoti si incuriosiranno come noi quando vedranno una banale penna bic o cancellabile
boh, questi sono i miei pensieri che viaggiano nel momento in cui sto per addormentarmi lol, però è interessante
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Encrier en argent massif XIXe, ensemble composé d’un encrier, d’une saupoudreuse et d’une clochette. #encrier #inkwell #Tintenfass #tintero #calamaio #墨水瓶 #محبرة #Tintenfass #tintero #calamaio #墨水瓶 #محبرة #inktpot #inkstand #inkwell #bolígrafo (at 17e arrondissement de Paris) https://www.instagram.com/p/CeOOF69IQUJ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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francescacammisa1 · 1 year
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Ho sempre più paura di una bottiglia d'inchiostro, di una penna e di un calamaio, che non di una spada o di una pistola.
Alexandre Dumas - Il conte di Montecristo
Ph Craig Sheldon
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chez-mimich · 4 months
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PERFECT DAYS
“Sospendere il divenire è l’unico modo per rimanere eterni”. Lo scrisse Carmelo Bene, molti anni fa, in una intervista. Ecco, se volessimo partire da un punto fermo dell’ultimo ed attesissimo film di Wim Wenders, potremmo partire da questa affermazione del grande uomo di teatro italiano. Hirayama, il protagonista silente di “Perfect Days”, vive “in” e “di” una continua ripetizione degli atti quotidiani della sua umile vita: si sveglia, si rade, si lava, si veste, va al lavoro ascoltando cassette di classici rock, blues, soul (pulisce i bagni pubblici in diversi punti di Tokyo), pranza al parco con un panino e fotografa i rami degli alberi, prima di tornare a casa passa dai bagni pubblici per una doccia, poi esce a cena sempre presso lo stesso localino di ramen, (tranne la domenica); poi torna a casa e legge (Faulkner) prima di coricarsi sul futon dell’umilissima dimora. E al mattino dopo il ciclo ricomincia da capo. La ripetizione è la forza della storia di Wenders e “La ripetizione”, detto per inciso, è anche il titolo di un libro di Peter Handke che con Wenders ha più di una similitudine. Le increspature in questa vita assolutamente monotona, ma soddisfacente per Hirayama, sono pochissime, come il rapporto minimale con un collega un po’ svitato e approssimativo nel lavoro, l’incrocio di sguardi con una donna al parco anch’essa in pausa pranzo o le poche battute scambiate con la proprietaria di un altro locale dove Hirayama è solito cenare alla domenica sera e dove incontrerà il di lei ex-marito sofferente di una malattia incurabile. Anche la sporadica visita di una giovane nipote, non scuote la vita di Hirayama. Per essere perfette le sue giornate non necessitano di nulla: il lindore ritrovato di un water, la cura maniacale della pulizia di un lavabo, l’archiviazione delle fotografie scattate al parco, la quotidianità ripetuta e autosufficiente, fanno di ogni giorno un “Perfect Day”, quasi come quella della canzone di Lou Reed che scorre nella audiocassetta, ma con un surplus di solitudine che basta a sé stessa. Mi piace ricordare qui, una seconda similitudine col pensiero di Peter Handke, che ne “Il peso del mondo” scrive: “Prendere il calamaio, caricare la penna, in questo può risiedere la salvezza”. Di cosa è fatto il film di Wenders? È certamente un film calligrafico (del resto è o non è il Giappone l’impero dei segni, come lo definì Roland Barthes?) e la calligrafia è quella delle immagini che da sole raccontano l’esistenza e l’esistente, senza bisogno di molto altro. Il loro ritmo geometrico, come nelle sequenze (in un raffinatissimo b/n) dei sogni di Hirayama o come nella poesia dell’architettura della città o nelle trame delle superstrade di Tokyo che sembrano trasportare la linfa del vivere quotidiano. Tokyo è certamente co-protagonista del film, una città che ha sempre affascinato il regista dai tempi di “Tokyo-Ga” del 1985, che a sua volta era un omaggio a quel quotidiano di cui si alimentava il cinema del più grande regista giapponese di tutti i tempi, Yasujirō Ozu. Magnifico film che va a completare il mio personale trittico della vacanze natalizie insieme a “Foglie al vento” di Aki Kaurismäki e “La Chimera” di Alice Rohrwacher. Tre film difficili da dimenticare.
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susieporta · 1 year
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«Ho ucciso l’angelo del focolare. È stata legittima difesa».
Un brano di Virginia Wolf
«Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma, una donna, l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi.
Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare.
Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé.
A quei tempi ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:
"Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai parlando di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa".
Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla. Avevo agito per legittima difesa. Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti.
Secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; devono ammaliare, conciliare, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice».
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