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#Duomo di Genova
omarfor-orchestra · 5 months
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I miei professori sempre: scusate so che dovevamo finire mezz'ora fa ma volevo concludere l'argomento ahah
I miei professori oggi che mi serviva stare in giro: boh se vi va facciamo 10 minuti di lezione
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rideretremando · 11 months
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Tutti in ginocchio
Anche nelle reti televisive non appartenenti a lui, il santino è pronto. Il Monumento, anche per le doti personali, per la simpatia (la politica è intrattenimento), anche per il lato umano (ci aspettiamo che i politici siano diavoli bavosi), è pronto a superare la grandezza del Duomo di Milano. Imminenti i paragoni con Aldo Moro e De Gasperi. Tutti in ginocchio in una messa cantata per dimenticare la storia. Una corsa ad esprimere cordoglio per un uomo che ha conquistato la televisione per poter conquistare le coscienze ed il senso della realtà. Mussolini si rese conto che avrebbe dovuto fare il Concordato con la Chiesa cattolica per consolidare il suo consenso; oggi, per lo stesso scopo, bisogna acquistare una società di calcio, spendere tantissimo e farla vincere. Se trionfi nel campo della vera religione di massa, il calcio, in politica tutto è in discesa. In un mondo semplificato dalla logica sportiva dei meritevoli e degli sfigati, dei vincenti e dei servi, non c’è piacere migliore del baciare i piedi di chi ha denaro, potere e forza mediatica. Il Padrone potrà anche aver dato un contributo decisivo alla crisi profondissima sul piano economico (esplosione del debito pubblico, crescita zero, natalità zero, aumento dell’emigrazione, salari più bassi d’Europa), sul piano culturale (falsificazione del liberalismo, volgarizzazione della televisione, pornografizzazione delle donne, delegittimazione della scuola e della cultura), sul piano morale (evasione fiscale, prostituzione a livello pubblico, corruzione, rapporti opachi con la mafia), sul piano della legalità (condanna definitiva per frode fiscale e cacciata dal Senato nel 2013, decenni passati a parlare dei suoi processi, risolti con fughe, leggi ad personam ed insulti ai magistrati, definiti “malati mentali), politico (attacco a tutti i poteri terzi in pieno malinteso della democrazia, l’amicizia con i dittatori, l’avallo della guerra in Iraq e della repressione di Genova 2001, alleanze con fascisti e razzisti) potrà aver fatto tutto questo, ma innanzitutto dobbiamo nascondere il servilismo e l’assenza di libertà critica dietro l’ovvia pietà per un anziano che muore. Anche questa indulgenza è il tripudio del berlusconismo, una sintesi di perdonismo immorale, plutocrazia anticristiana, cortigianeria e fascino per il potere, sempre lo stesso della tradizione della penisola, atavico, popolare, sempre concesso dal basso della plebe verso l’alto di vescovi e re, papi e sovrani, mafiosi e piazzisti mediatici.
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sayitaliano · 1 year
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which city would you recommend visiting in northern italy in january? (there’s nothing i don’t like, besides skiing)
You can visit basically anywhere. Every city, even the smallest one, has something cool to see, something historic. Gonna mention a few I know better. but ofc it's more about what do you like and what you want to experience (the moment you know that I can be more accurate with my suggestion).
You can visit Turin, even more if you're insterested in something "esoteric" (there's the dark side of that city -with all the monuments and stuff- which is interesting, either if you believe or not in those things), not to mention it's close to the Alps if you want to take a trip there to just see the landscape or visit some castles.
In fact, if you go to Aosta and the Aosta Valley, you'll have loads. You don't have to ski at all, you can enjoy the villages, the castles, the history of the city -Aosta- (at the end of january 29th-31st there's also a very famous street market in which you can buy wood stuff and typical food and much more), maybe visit some vineyard or cheese/ham producers (many offer guided visits+free tasting), or just go up on the mountains and walk on the snow to a close cabin to enjoy the view and some warm chocolate...
In Piedmont there are also the Langhe, which are hills basically but there are even more vineyards and things to eat (the food tourism there is really strong + there are nice villages and castles as well)
Another city is Novara: it's between Turin and Milan (by train is like 1 hour from Turin and 40 mins from Milan). It's surrounded by rice fields (many typical foods are made with it), it's close to the mountains (same thing I mentioned), it's close to hills (same as Langhe), it's close to the 7 lakes (between Piedmont and Lombardy) and a couple of them are pretty famous: Lago Maggiore (the biggest, so many interesting things to see like the San Carlo Borromeo statue -copied by the Liberty statue of NY-, the Castlli di Cannero -close to Switzwerland too- which are ruins in the middle of the lake but once were the customs, but there are also 3 famous Isole Borromee too which are so beautiful and the Isola Bella for example has a beautiful park+villa) and the little Lago d'Orta with the even more little precious Isola di San Giulio and the monastery (but also an amazing history). I love the vibe there. But back to Novara, it has lot of history too, and a very interesting Cupola di San Gaudenzio which used to be the tallest brick Cupola buildt on a church (it doesn't touch the ground) of the whole Europe (made by Alessandro Antonelli: there's a special tour about him to see all his amazing works) and ofc you can go up on the Cupola too and see the landscape and Milan from there (if the weather allows ofc... fog is there very often). Oh, the patron Saint is celebrated with street markets on january 22nd (cool enough, Aosta is a couple of hours away, js). lol im not selling away this town i swear...or maybe i am but ik it well<3
And yes, Milan but... do I have to talk about Milan? The Duomo, the Castello Sforzesco, La Scala and so much more. Sondrio, which is up near the mountains but it's a cool city too. Bergamo, divided into uptown and downtown (meaning the first is up on the "hill"). Mantova with all the museums to visit like Palazzo Te. Padova, again with the University history and the Cappella degli Scrovegni (Giotto's job). Venezia, and I think I don't have to add anything, lol But also Genova and the Cinque Terre (we're in Liguria: you're near the sea too), and Emilia Romagna with cities like Bologna, Modena, Riccione (which probably is more alive in summer?Idk): history, food, landscape (from the mountains to the sea)... Trento is a cool city too, and despite it being in Trentino, you can visit the city and the area around, and enjoy the landscape without having to go skiing
The Northern area as a lot to offer, it only depends on what you want to do (visit cities and their history, stay more in nature -and which kind-, do both, just eating and relaxing in a spa...) :) so if you want to drop another ask with a request, I'll gladly suggest something more in tune with you!
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aki1975 · 2 months
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Napoli - Francesco Laurana - Maschio Angioino - Arco trionfale - 1479
Fondata dai Greci di Cuma, i sovrani che nei secoli si sono susseguiti sul trono di Napoli sono stati:
i Normanni:
- Ruggero I d’Altavilla conquistò la Sicilia nel 1091;
- Ruggero II (1130 - 1154): fu il primo re di una Sicilia multietnica e multireligiosa avendo accorpato in un unico regno tutti i possedimenti normanni nell’Italia Meridionale conquistando Napoli nel 1137;
- Guglielmo I (1154 - 1166)
- Guglielmo II (1166 - 1189): eresse il Duomo di Monreale;
- Tancredi (1189 - 1194)
- Guglielmo III (1194)
- Costanza d’Altavilla (1194 - 1197)
gli Svevi:
- Federico II (1198 - 1250) Stupor Mundi: a Napoli istituì l’università nel 1224;
- Corrado (1250 - 1254): dovette confrontarsi con il potere del fratellastro Manfredi;
- Corradino (1254 - 1258): fu sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo e fatto imprigionare a Castel dell’Ovo e decapitare da Carlo d’Angiò nella piazza del mercato a Napoli, poi sepolto nella vicina Chiesa del Carmine. La dinastia degli Svevi scomparve con la morte di Manfredi nel 1266.
gli Angioini:
- Carlo I (1266 - 1285): fratello di Luigi IX il Re Santo, Conte d’Anjou, ricevette in vassallaggio la Sicilia e Napoli dal Papa che difese dagli Hohenstaufen. Edificò il Maschio Angioino, con uno stile che richiama il castello di Avignone, nel 1282;
- Carlo II (1285 - 1309): dovette rinunciare al trono di Sicilia dopo la rivolta dei Vespri Siciliani nel 1302;
- Roberto I (1309 - 1343): figlio di Maria d’Ungheria sepolta nella Chiesa di Donnaregina, fu apprezzato da Petrarca e amante della cultura e delle lettere;
- Giovanna I (1343 - 1382): fu fatta assassinare dal ramo di Durazzo degli angioini e le succedette
- Carlo (1382 - 1386)
- Ladislao (1386 - 1414)
- Giovanna II (1414 - 1435)
- Renato I (1435 - 1442)
gli Aragonesi:
- Alfonso I d’Aragona (1442 - 1458): sconfisse Renato d’Angiò e unì il tono di Napoli a quello di Sicilia e ai possedimenti della Sardegna e della Spagna occidentale. Combattè contro Milano e Genova e dotò il Maschio Angioino dell’attuale arco di trionfo;
- Ferdinando I detto Ferrante (1458 - 1494): all’inizio del suo regno dovette fronteggiare la rivolta angioina e successivamente sedò la rivolta dei baroni e si alleò con gli Sforza contro il re di Francia Carlo VIII d’Angiò. Del suo tempo la Chiesa del Gesù Nuovo;
- Alfonso II: sposò Ippolita Maria Sforza, ma dovette abdicare a causa della calata di Carlo VIII;
- Ferrandino (1494 - 1496)
- Federico I (1496 - 1503) durante il cui regno vi fu la conquista e poi la cacciata di Luigi XII re di Francia;
- Ferdinando III (1504 - 1516) dopo il quale il Regno di Napoli fu incluso in quello di Spagna prima sotto la casata degli Asburgo (con la breve parentesi della Repubblica di Masaniello fra il 1647 e il 1648) poi sotto quella dei Borbone (1700 - 1713) ed ancora sotto quella degli Asburgo d’Austria (1713 - 1734).
i Borboni:
- Carlo I (1734 - 1759): già Duca di Parma, conquistò e riunificò il Regno delle Due Sicilie anche grazie alla madre Elisabetta Farnese, seconda moglie del re di Spagna, che da Madrid influenzò la prima parte del suo regno. Riformò con Bernardo Tanucci l’amministrazione, promosse la musica (fondò il Teatro di San Carlo nella patria di Paisiello e Pergolesi), l’arte (promosse la ceramica di Capodimonte, fece costruire al Vanvitelli la reggia di Caserta del 1751 e quella che oggi è Piazza Dante oltre alla Reggia di Capodimonte dove installò la collezione Farnese) e sostenne gli scavi a Pompei ed Ercolano che iniziarono nel 1738);
- Ferdinando (1759 - 1799 e 1816 - 1825): sposò una figlia di Maria Teresa d’Austria, Maria Carolina che lo allontanò dall’influenza spagnola di Bernardo Tanucci, promosse la Marina Militare (nel 1787 fu fondata la Nunziatella), ma dovette subire una rivoluzione filo-francese (Eleonora Fonseca Pimentel, Mario Pagano, …) nel 1799 contrastata dal Cardinale Ruffo e da Fra Diavolo e la conquista napoleonica che insediò Giuseppe Bonaparte dal 1806 al 1808 e Gioacchino Murat dal 1808 al 1815 prima di diventare, con il Congresso di Vienna, Re delle Due Sicilie ed essere sepolto al Monastero di Santa Chiara;
- Francesco (1825 - 1830)
- Ferdinando II (1830 - 1859): fondò la prima ferrovia d’Italia (1839), ma fu reazionario e soprannominato il Re Bomba per come represse i moti rivoluzionari del 1848 a Messina;
- Francesco II (1859 - 1861): era figlio di Ferdinando II e di Maria Cristina di Savoia e sposò la sorella di Sissi, Maria Sofia di Baviera.
Con l’Unità, Napoli confluì nel Regno d’Italia: ecco perché la statua di Vittorio Emanuele II è presente a Palazzo Reale.
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Diga Genova, 1 milione tonnellate di ghiaia stese nel Mar Ligure
Hanno superato il milione le tonnellate di ghiaia stese sul fondale del Mar Ligure per costruire la base della nuova diga del porto di Genova, il 40% del totale, tre volte il peso del Duomo di Milano. Lo annunciano il sindaco di Genova e commissario straordinario per l’opera Marco Bucci e il commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Piacenza…
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jacopocioni · 5 months
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Birreria Cornelio
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Ogni volta che mi trovo a passare da Via de’ Pecori, non posso evitare di immaginare come fosse lo stesso luogo prima della distruzione dell’Arco, prima delle spregiudicate operazioni edilizie effettuate nel centro. Confesso, non mi è mai piaciuta e non mi piacerà mai l’attuale sistemazione di quel tratto stradale, e sono sempre stata affascinata dalle immagini d’epoca che testimoniano il “com’era”.
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Negli anni Sessanta dell’Ottocento a Firenze si cominciano ad aprire i primi locali che servono birra e, in quello che era il giardino del Palazzo Orlandini del Beccuto, Paolo Cornelio avvia la sua “Brasserie Cornelio”. Il locale era adibito anche a caffè, buffet e rivendita di gelati; oltre a questo, ogni giorno era possibile consultare la stampa europea ed un paio di volte a settimana assistere a concerti musicali.
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Essendo stato aperto in un giardino, inizialmente vennero costruiti tre chioschi con struttura in legno e vetro; il giardino era adornato con fiori, una statua in argilla di una figura femminile e da una fonte. Con il tempo si aggiunsero altre costruzioni, costituite da una veranda, dalla parte di Via dei Naccaioli, con struttura sempre in legno e chiusa da vetrate con dettagli neogotici, che si affacciava sul giardino e che dava su un’altra sala, destinata al biliardo e al gioco delle carte. La veranda terminava in una grande sala, che comunicava con una saletta più piccola. Accanto alla cucina c’era una stanza di piccole dimensioni che, tramite una scala, conduceva al palco destinato all’orchestra.
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Il locale era molto frequentato, come si evince da un quadro di Riccardo Nobili, dove appaiono soldati, damigelle ed eleganti coppiette allegramente e comodamente seduti attorno a dei tavolini di ferro con piano in marmo, chi intento leggere il giornale, chi ad intrattenere amabili conversazioni e tutti con la finalità di godersi bevande e la piacevolezza del luogo. La Birreria Cornelio fu il primo locale di Firenze a dotarsi di impianto di luce elettrica. Nel 1865 il consiglio municipale fissò un orario di chiusura per pensioni, alberghi, caffè e rivendite di birra; questo orario era stabilito alle ore 24:00, tra settembre e marzo, e alle ore 1:00 da aprile ad agosto, soprattutto per un discorso di sicurezza pubblica. Fino a quel momento, la Birreria Cornelio aveva fissato il suo orario di chiusura alle ore 3:00 (le ore piccole venivano fatte anche all’epoca!). La Birreria Cornelio era frequentata da Giosuè Carducci, prima di trasferirsi definitivamente a Bologna per l’insegnamento universitario; qui incontrava la brigata dei suoi “amici pedanti”, Ottavio Targioni Tozzetti, Giuseppe Chiarini, Enrico Nencioni e Giuseppe Torquato Gargani.
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La Birreria Cornelio era pubblicizzata anche su “La Nazione”: BIRRARIA CORNELIO con Caffè, Buffet e Gelati Questa BIRRARIA di recente aperta nel Giardino del Signor Conte Orlandini, situato in via dei Boni, a pochi passi dalla Piazza del Duomo e della Via Cerretani, offre ai concorrenti tutte le comodità di uno stabilimento di questo genere, unico in Firenze. Essa è ridotta sul gusto del Gran Caffè d’Italia, all’Acquasola in Genova.
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Sfarzosa illuminazione di più di 150 fiamme, fontana, statue, fiori naturali ed artificiali, riverberi e scherzi fatti col gas, concorrono a rendere questo giardino un luogo veramente delizioso. Tutti i giovedì e le domeniche, dalle ore 8 e mezzo alle 11 lo Stabilimento è rallegrato da scelto corpo di musica.  Oltre a tutte le qualità di Birra Nazionale ed Estera, trovasi un grande assortimento di Vini e Liquori, ed havvi una cucina sempre provvista per colazioni e digiunè, e mediante preavviso si darà anche qualunque pranzo.  Paolo Cornelio aveva aperto, nel 1865, anche un altro locale, al Canto dei Nelli n. 8, la “Birreria di Chiavenna”, che rimase attivo fino al 1872.
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La Birreria Cornelio invece continuò la propria attività fino al 1° novembre 1894, quando venne distrutta da un devastante incendio che venne ritenuto di origine dolosa e del quale venne accusato il proprietario, Paolo Cornelio, che venne rinchiuso alle Murate. L’allarme dell’incendio venne dato da un fiaccheraio che si trovava a passare di lì e che corse subito alla Caserma dei Pompieri ad avvisare di quanto stava accadendo, ma era ormai troppo tardi. Nell’incendio vi fu una vittima, un cane bulldog di proprietà dello stesso Cornelio. Venne in seguito dichiarato il non luogo a procedere ed il Cornelio venne rimesso in libertà.
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Dopo circa tre anni da questi accadimenti, Paolo Cornelio si tolse la vita. Al posto della Birreria Cornelio venne in seguito costruito un basso edificio adibito a “latrine pubbliche e private, bagni ed altri locali per comodo del pubblico”. Attualmente, in quell’isolato si trova un Self-Service. Ecco, questa è tutta la storia della Birreria Cornelio (forse la più dettagliata pubblicata finora), della quale ci restano pochissime immagini.
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Gabriella Bazzani Read the full article
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personal-reporter · 8 months
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Caorle Street Piano Festival 2023
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Dal 25 al 29 agosto il  centro storico di Caorle proporrà Street Piano Festival, manifestazione musicale giunta alla settima edizione. Diversi pianoforti, sparsi tra le caratteristiche calli della cittadella marina, saranno pronti a creare un’atmosfera unica e un momento all’insegna di musica, cultura e divertimento. Nella prima parte della serata l’evento si svolgerà in modalità free-playing, quando chiunque lo desideri potrà accomodarsi a un pianoforte e suonare, poi la serata si accenderà con la musica  di pianisti professionisti, per concludersi  davanti al Duomo. In caso di maltempo la manifestazione verrà posticipata o si svolgerà al chiuso. A pochi passi dal confine del Friuli, Caorle racconta una storia al tempo stesso antica e moderna. La storia della città inizia sotto il dominio di Augusto, quando le popolazioni locali decisero di fondare una nuova colonia tra il porto di Falconara e Concordia Sagittaria, allora due dei poli più importanti per il commercio romano in terra veneta. Con la caduta dell’impero, il piccolo porto divenne un punto di riferimento per gli abitanti dell’entroterra, che nel VI secolo iniziarono a fortificarlo per difendersi dagli attacchi dei Goti e dei Longobardi. Essendo la cittadina diventata un’importante sede vescovile, nel XI secolo gli abitanti di Caorle iniziarono la costruzione della Cattedrale, dove si trovava una precedente basilica paleocristiana. Agli inizi del XII secolo Caorle divenne parte del Dogado della repubblica di Venezia, oltre ad avere un proprio governo guidato da un reggente locale. Dalla fine del Trecento, con il trasferimento di gran parte della nobiltà locale a Venezia, per la cittadina cominciò un lungo periodo di declino, che si aggravò nel 1379 dopo un saccheggio da parte dei rivali della Repubblica di Genova. Nel XVII secolo Caorle tornò a essere uno dei porti più importanti del Veneto, ma tutto questo fin con l’arrivo delle truppe di Napoleone e il trattato di Campoformio. Con gli Austriaci, nel 1818 la cittadina cessò di essere una sede vescovile e venne annessa al patriarcato di Venezia. Dopo essere diventata parte del Regno d’Italia, nel 1918 Caorle ebbe un ruolo importante nelle ultime offensive della prima guerra mondiale e nel 1944 rischiò di rimanere vittima di gravi bombardamenti da parte dell’esercito tedesco. Sicuramente una chiesa decisamente suggestiva per gli amanti della storia antica è il medievale Duomo, che conserva al suo interno una quattrocentesca Pala d’Oro, donata da Caterina Cornaro, regina di Cipro, mentre al suo fianco si erge un singolare campanile eretto alla fine del X secolo. Molto noto è anche il santuario della Madonna dell’Angelo, che secondo la leggenda fu la prima chiesa eretta a Caorle, oppure la chiesa della Madonna del Rosario di Pompei, edificata alla fine dell’Ottocento. Famosa è anche la chiesa di San Giovanni Battista, costruita negli anni Venti del Novecento, oppure la settecentesca chiesa della Resurrezione. Molte sono le zone che, tra queste la piazzetta medievale, cuore della città, le splendide spiagge, che si estendono per chilometri fino ad arrivare ai confini del Friuli, con suggestive scogliere aperte sull’Adriatico, la diga di Caorle, una passeggiata che protegge il vecchio villaggio di pescatori dall’inizio dell’Ottocento fino ad oggi, e il porto, che tra passato e presente sono da sempre il simbolo dell’attività economica del borgo. Read the full article
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micro961 · 9 months
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La mia confessione il nuovo singolo di Col
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In promozione radiofonica
“La mia confessione” è il quinto singolo da solista dell’artista Col, nome d’arte di Angelo Coriolano, cantautore e chitarrista dallo stile pop – alternative internazionale. Il brano, svelato in anteprima il 10 luglio scorso e seguito poco dopo dalla “première” del videoclip, sarà lanciato ufficialmente on air il 4 Agosto. Un testo che ci porta subito in un contesto personale, che scopre alcune verità mai dette e “tenute nascoste dentro al piumone”; quanti di noi vorrebbero avere l’ultima e forse unica possibilità per parlare a quella persona, un tempo importante per noi, e dirle tutto ciò che non siamo mai riusciti a dire o ammettere?
Col si mette a nudo con una narrazione diretta, a tratti anche ironica – in particolare nelle strofe finali – unendo una cura dettagliata della produzione musicale, sotto l’ala artistica protettrice di Marco Guarnerio (producer di artisti del calibro di Jovanotti, Le vibrazioni, 883), collaborazione nata nel 2021.
Angelo arriva al suo progetto solista dopo essere stato il frontman dei Poka, gruppo formato insieme al fratello Enzo, batterista, con il quale realizza l’album “Andromeda”, nel 2019. Molti sono i live che negli anni lo vedono protagonista: Festival di Castrocaro Terme 2004 e 2008, Festival di San Marino 2004, Finalisti all’ I - Tim tour 2004 presso il Duomo di Milano, Sanremo Rock 2005, Accademia di Sanremo 2004 e 2005, Radio Bruno Estate ( Bologna, piazza Maggiore), ospiti a Radio Kiss Kiss (Milano), ospiti sul palco dell’ MTV DAY 2009 (Genova). La band entra in contatto con Sylvia Massy, producer di fama mondiale (Rem, Smashing Pumpkins Aerosmith, Red Hot Chili Peppers, Prince ecc…) che li invita a partire per la California e registrare con lei, nel 2010, il loro primo EP in inglese. Degno di nota è inoltre il Premio come “Miglior progetto internazionale” a Sanremo Rock 2020. Dopo tutte queste esperienze, Col si concentra sul lavoro solista de “La mia confessione” , realizzato anche in lingua spagnola (“Mi Confesión”) che gli consente di aprirsi anche al panorama ispanico, il cui cammino sarà parallelo al progetto in lingua italiana. Per la realizzazione del videoclip Col raggiunge nientemeno che il Mexico (Puebla), il videoclip è stato prodotto da Phantasma Creative Lab e Kalon Films México. Non ultimo l’artista vanta la consulenza artistica di Ted Sablay, chitarrista dei The Killers , che conferisce ai suoi singoli una dimensione internazionale, tracciando un’affascinante fusione tra sound “pop” ed “alternative” in maniera unica.
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lamilanomagazine · 11 months
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Tezenis Summer Festival fa tappa a Messina: il 16 giugno appuntamento a piazza Duomo
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Tezenis Summer Festival fa tappa a Messina: il 16 giugno appuntamento a piazza Duomo.  Venerdì 16 giugno, musica dal vivo e divertimento a piazza Duomo con Tezenis Summer Festival, appuntamento realizzato in collaborazione con Radio 105, nell’ambito di un progetto che vede le due aziende protagoniste di questa estate 2023 con un calendario di eventi che prenderà il via il 9 giugno da Rimini, a seguire la tappa di Messina, Paestum il 23 giugno, per concludersi il 30 giugno a Genova. L’evento, promosso dall’Amministrazione comunale nell’ambito del piano promozionale e di comunicazione Messina Città della Musica e degli Eventi, “sarà l’occasione per animare il cuore del centro storico della città con una serata di grande musica e spettacolo a ingresso gratuito, con grandi nomi per quello che si preannuncia un evento di grande livello”, commenta il sindaco Basile. In un’estate di grandissimi concerti, con le più importanti star internazionali che faranno tappa nel Paese, l’intenzione che ha mosso Tezenis e Radio 105 è stata quella di dare la possibilità a tutti di godere della musica più forte del momento in modo del tutto gratuito. A condurre la serata, a partire dalle ore 20, saranno Mariasole Pollio e Rebecca Staffelli, le due amate conduttrici di Radio 105, che presenteranno le esibizioni degli artisti, Alvaro de Luna, Ana Mena, Annalisa, Ava, Anna & Capo Plaza, Benji + Finley, Berna, Biondo & Astol, Colapesce Dimartino, Elettra Lamborgini, Emma, Federica, Il Pagante, Il Tre, Irama, Leo Gassman, Lorenzo Fragola & Mameli, Mr. Rain, Myss Keta, Piccolo G, Rkomi, Rocco Hunt, Rosa Chemical, Rose Villain, Silent Bob & Sick Budd, Wax. Il programma della serata, trasmessa in diretta su Radio 105, Radio 105 TV (canale 66 del digitale terrestre), app e live sui social di Radio 105, prevede in apertura un dj-set firmato Radio 105.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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hahnlx · 2 years
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Passage de l'Étoile - Passage of Star II
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(2009, 42 x 27 cm, 3D CGI, pigment ink on paper, edition 7 + 2 EA)
The writing from the signage above the entrance of a pedestrian passage in Vevey, Switzerland, the water from the swimming pool of the Harmony Motel in 29 Palms, CA, where the rock band U2 once stayed, the marquetry from the dome of Genoa, Italy; the small slate a childhood find I insisted to be an avian fossil back then.
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bites-kms · 2 years
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Genova, alleys of beauty
"If you want to catch a glimpse of Italy as it has been lived for centuries, rather than simply something that looks good on postcards, come to Genova". — Nicholas Walton
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Genova reminds me a bit of Barcelona. In every corner of the streets, in every little alley, you just need to direct your gaze to the sky to notice facades of sumptuous buildings that you won’t notice if you are distracted and, if you are curious enough, you will find that everywhere there is something that will catch your eye and will leave you speechless. After a beautiful drive through Langhe Region, a delicious and traditional Piamontese lunch in L' Aromatario, a beautiful osteria and B&B in the lost, charming town of Neive, we arrived just in time for sunset to beautiful Genova with my dear Mau. We got lost on their maze-like streets, trying to find a hidden parking, almost like a compulsory welcoming ritual. And then, the fun part of them all, was climbing the steep hills (dont be like me, bring a backpack), carrying my big-ass suitcase, walking down the prostitutes alley, to finally end up in a 4 walk-up, almost 5 flights apartment, covered in unique postcards. What a workout!
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Stefano's and Sarah's apartment was a great found gem. Strategically located a few blocks away from Porto Antico, 2 blocks from the Heritage World Site Via Garibaldi where the famous Palazzo Rosso is, and very close by University of Genova, each little corner of this Airbnb was a treasure to be discovered: from movie seats instead of couches, to amazing quotes in the bathroom and unique clocks spread out across the kitchen.
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We decided it was time for a Genovese focaccia, a tradition one should not miss while visiting this Ligurian coast city. We barely made it to sunset and it was a beautiful way to discover the port side. A bit windy, a bit cold, but perfectly gorgeous. We later got lost - it is the thing to do, by the way - and ended up by Genova's Duomo or Catedrale di San Lorenzo, patron of the city, to later wonder around the city's main arteries to just keep exploring and check out the different piazzas and buildings around the old town. Piazza Ferrari is the city's heart and between wonderful buildings and fountains one can experience a glance of this city's past glamour and history. Keep your eyes upwards while you walk through the covered walkway via XX Settembre, the main shopping street born in this piazza; you will notice wonderful ceilings and you will see the characteristic colors of the ancient Genova nobility everywhere: black and white.
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Moreover, Palazzo Ducale - today's Genova's Museum and Teatro Carlo Felice are by the piazza's sides, framing a beautiful Genova Center ready to mesmerize you. Caruggi is the word in the Genoese dialect that describes the “peculiar and narrow covered walkways and shady alleys of lots of cities and little towns of the Italian Riviera” and exactly by one of those caruggi is where we have the most delicious apperitivo of them all at Il Mugugno, by Via Luccoli. I was excited to taste another Aperol Spritz yet the waitress surprised us with an unexpected and magnificent feast: mortadella, salami, burrata with pomodori sechi, fried ravioli, pancetta, another kind of cheese, fries and probably something else I cant remember. What a wonderful night, drinking with a very good friend, honoring our nonni, enjoying the most delicious cold cuts, appreciating the good and small things in life. I bet a tear or two went down, but hell, that was how we watered the fertile soil of Italian memories. Salutte, amica!
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Not only those tiny and curvy caruggi were extremely picturesque, but most of them also had some messages like imagina, credi, memoria. Im not sure if it was due to the Christmas spirit or if it is an ongoing decor, but it made them even more charming.
The following morning, we woke up quite early since I was taking a train to Cinque Terre and Mau was working so we decided to share a short and sweet breakfast around our place: some compulsory cappucino and pastries and off we go. We both have our priorities quite on point so, as soon as we met again that evening, a dinner date was taking place.
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Mau surprised me with a short ride to Boccadasse, a near-by fishing villa, to Creuza da Mar, a traditional Ligurian restaurant by a cute little beach and the town's Church. We had some delicious grilled octopus, fresh with with smashed potatoes, pomodori and pinoni (pine nuts), as well as some pasta. We married them with house red wine, a Ligurian treat, and wrapped it with some amaro with orange. It was wonderful. We kept thinking about where and when we will meet again (it ended up being in Milano 2 days later) yet, we were ok with no the no-plan-plan. It always turns out beautifully for us, so we wont jinx it. 2022, we are ready for you! Another one for the books!
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We arrived to Stefano's to find out a message with a late-nightcap recco: go down the infinite stairs (again) to find the secret speak-easy called Malkovich, literally 3 mins away from where we were. I lost Mau to the bed and the warm bath, but I couldnt resist finding a secret bar with my rusty Italian on my last night at Genova, after being mesmerized by the beauty of Cinque Terre and having such a wonderful day. So, there I went. One should look out for Groove Hamburger, since there is no sign about the bar, and just casually ask for a drink at Malkovich. Of course I played the lost and charming tourist card, implying that I would be fluent in Italian with a couple of more drinks and even though it was 45mins to closure time, they let me in for one last round. A beautiful, charming wine cellar behind the burger kitchen was the perfect den to do so. Next morning, the red Ferrari of Bites&Kms went out for one last round, checking out Via Garibaldi and Piazza Ferrari. It was rainy and extremely cold. But what a lovely feeling being able to have a delicious breakfast at a charming little cafe by only €1.50. It felt weird to finally be by myself after so much love during these past days. But not for long: 20 mins after my expected arrival at Milano, Ana will be joining me for one last round.
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But I yet had one more thing to taste in Genova: the real pesto Genovese, and for that, there is no better place than Trattoria da Mario, by Salita di S. Paolo, 28, a few meters away from Stazione Principe Real. I was soooo sorry I got confused with all my previous day train schedules that I needed to run back to take my train and left half of my plate and house wine. That god's treat was only €7, a big and delicious trofie pesto pasta dish and wine, can you believe it? But what a lovely experienced it was: Mario's was a unique place, the real deal and traditional place, where I happened to be the only woman and obviously the only foreigner (ok, I accept my Italian passport wasnt good enough for the 120% made in Genova sailors) and both, Mario and two other waiters were taking orders like crazy. Hungry sailors, fishermen, working men, and I assume some proper prostitutes frequent this Trattoria from time to time, making this a gold mine for Mario. Free bread basket, an old lady pouring the wine, Mario making speed math on the fly to charge the tables, greasy silverware and very loud guest was as real as it gets, Italy as its best. I was in love. There was no more room, everything was taken, communal tables were happening, disregarding green pass and covid. It felt like good old times. I knew I was on the right place. And damn that food was delicious. I am still hurt for not being able to finish it, but Milan and Ana were waiting!
Dont worry Mario, Ill be back!
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Milano tra le pagine
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Foto da Wikimedia di Paolobon 140
Tutti crediamo di conoscere la località in cui viviamo, ma è così veramente? E poi, nel caso della nostra metropoli, il territorio è talmente vasto, la realtà così complessa e diversificata che non è proprio possibile averne una visione completa. Vi proponiamo allora qualche itinerario letterario, romanzi e racconti di recente pubblicazione di autori lombardi che ci offrono nuovi punti di vista tutti da scoprire.
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Molto è stato detto del giovane e talentuoso Giorgio Fontana: dopo gli esordi con Buoni propositi per l’anno nuovo e Novalis, eccolo finalista al Premio Tondelli con il reportage sugli immigrati a Milano Babele 56. Otto fermate nella città che cambia, un tragitto cognitivo sulla 56 che percorre via Padova, una delle zone più multietniche di Milano, un racconto per ogni capitolo, un protagonista di colore diverso per ogni racconto. Premio Recalmare a Per legge superiore, prima parte del dittico concluso con Morte di un uomo felice (Campiello 2014). Altri premi (Bagutta, Salgari, Mondello) per l’ultimo romanzo Prima di noi (2020), vasta epopea familiare ambientata nel Nord Italia. Citiamo Marco Missiroli: «Si parla tanto del Grande Romanzo Americano. E quello italiano? Un grande romanzo italiano l’ha scritto Giorgio Fontana. Eccolo. C’è la forza del passato, l’avventura, ci sono gli amori che siamo stati: è il libro di questa nostra vita. Leggerlo è sapere chi siamo oggi».
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Davvero intrigante Flora, l’ultimo libro di Alessandro Robecchi, ambientato a Milano: “erano zuppi, si erano rifugiati nel negozio di fumetti, tutta a piedi, da Porta Venezia a corso Genova, un’odissea di spruzzi, di grondaie che spuntano come gargoyles, di angoli ciechi in una città fatta a spicchi come le torte, le linee rette sono raggi”. Storia di un Pigmalione ai tempi della televisione che cerca di convertire la sua pupilla e le masse al culto della poesia, tramite il toccante esempio del poeta surrealista Robert Desnos. Storia di un rapimento sui generis in cui il lettore è tutto dalla parte dei malviventi, e ben presto lo sarà anche la vittima, personaggio televisivo riconoscibilissimo… Scritto in piena pandemia, ne riporta anche qualche velata eco.
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Utile per conoscere autori milanesi che scrivono su Milano è la raccolta dei Meridiani Racconti italiani del Novecento, curata da Enzo Siciliano che introduce sinteticamente ogni novella: dalla lettura di poche pagine può scaturire la passione per autori mai affrontati prima. Vi consigliamo Viaggio di nozze di Carlo Castellaneta, una vicenda di emigranti avvolti dalla nebbia di Milano: le valigie legate con lo spago e piene di leccornie dal Meridione, i ricordi di guerra, la foto con i piccioni sul sagrato del Duomo. “Faceva freddo e mi tenevo i pugni nelle tasche del cappotto, ed era la prima volta che anch’io vedevo con occhi nuovi la mia città, e mi pareva anche più affascinante e misteriosa e mi chiedevo se almeno io ne sapessi qualcosa davvero, e poi la contemplavo con gli occhi di mio padre giovanotto e poi delle sue genti di Puglia che al paese non avrebbero riportato con sé, della città, altro che questo ricordo di fiaba”.
Per la serie: quando l’alienazione colpisce il lavoro intellettuale, il Lettore di casa editrice del comasco Giuseppe Pontiggia è originale, sarcastico, coinvolgente, con un colpo di scena finale. Il protagonista, che ha il compito di leggere e soprattutto cassare le vane illusioni di aspiranti scrittori, potrebbe operare ovunque, ma ci piace pensare che sia proprio Milano, capitale dell’editoria, lo sfondo di questa irresistibile narrazione. Del resto si parla di metropolitana, grattacieli e marciapiedi invasi dai cofani luccicanti delle automobili. Per citare l’acuta prefazione di Siciliano: “Pontiggia è lo scrittore che … ci fa avvertiti che il riso è ancora una possibilità di salvezza, un’occasione liberatrice”.
Affare fatto di Aldo Busi descrive con ironia e spietato realismo la gestione degli allevamenti e delle proprietà immobiliari nella campagna lombarda. Scritto con la consueta agilità lessicale, il racconto dipinge un esilarante ritratto della Magi, agente immobiliare senza scrupoli, cui il dialetto, che consente maggiore libertà espressiva ed ha una carica di comicità immediata, conferisce una sorta di aura mitologica. Imprendibile, instancabile, “piccola e scaltra, magra e nevrigna, faccina da donnola, spiccia di modi e di lingua” sfreccia nel traffico con la sua Bianchi del quindesdisdòt come un machete nella foresta. Avvincente ed esilarante, il testo ricorda la commedia hollywoodiana del 1948 La casa dei nostri sogni con Cary Grant e Myrna Loy, ma ambientato nella Bassa Bresciana (località Le Sottane, nome già piuttosto evocativo...) ai tempi della Discodance. Azzeccatissimo, poi, l’uso del flusso di coscienza per narrare le irresistibili vicissitudini dei malcapitati acquirenti milanesi della cascina ristrutturata a suon di milioni e di pesticidi.
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Storia di Caterina di Luca Doninelli racconta la vita matrimoniale di una coppia con l’esattezza scientifica di una radiografia, un vero gioco al massacro, scrutato nei meandri psicologici più profondi, quasi nel subconscio (Siciliano parla di “scrutinio spirituale”), e una scrittura che vi si adatta come un guanto. Sempre di Doninelli (2017) è La conoscenza di sé, “quattro storie ambientate nella Milano contemporanea … che mirano a divenire un viatico verso la comprensione di sé, azione troppo spesso offuscata dal rumore che ci circonda”.
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Raccomandiamo poi la raccolta Milano con racconti di sei autori tra cui spicca, ancora una volta, quello di Fontana, Salvi quasi per caso, in cui Milano non è semplicemente lo sfondo ambientale, freneticamente percorsa in lungo e in largo dal giovane ‘Gringo’, ma, con la sua concretezza al di là dei luoghi comuni, riveste una funzione salvifica nei confronti dei personaggi. “Milano è fatta così. È come se il Duomo fosse un sasso gettato nello stagno della pianura, e tutta la città intorno una serie di cerchi concentrici, attorno a cui sono cresciuti strade e viali”. Come in un gioco di specchi, il protagonista ricorda un regalo della sua ex-fidanzata, Randagio è l’eroe di Giovanni Arpino: “libro cartonato dei primi anni Settanta, che parlava di un’estate a Milano in periferia, per molti versi simile a quella che stavo vivendo, solo più povera e canicolare; e di quell’omone del Giuan, un artista disperato e carico di un’ironia feroce e rabbiosa, ma ricolma di pietà, le vera ironia milanese – e di sua moglie, l’Olona, e di come nonostante tutto, nonostante la miseria e la follia e la vecchiaia si erano amati ancora e per sempre”.
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napoliglamour · 3 years
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Arturo Schwarz, viene voglia di cominciare il racconto della sua vita con l'incipit di Cent' anni di solitudine di Gabriel García Márquez: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato...». Cosa pensava lei, in quella primavera del 1949, prima di salire sul patibolo in Egitto?
«Patibolo, esatto. Non mi aspettava un plotone, ma il nodo scorsoio: mi avevano condannato all' impiccagione lasciandomi tutto il tempo per riflettere sugli anni vissuti fino ad allora, 25, pochi ma intensi. Da tempo sapevo in cosa credevo e cosa volevo dalla vita. Come disse lo scultore Constantin Brancusi: "Tutte le mie opere sono databili dall'età di quindici anni". Per me, forse, da prima ancora».
Riavvolgiamo il nastro: com'era finito un italiano, quasi settant' anni fa, in una galera egiziana con la pena capitale pendente sulla testa? E com' è che oggi, a 94 anni, è qui, di fronte a noi, nella sua casa di Milano, zeppa di capolavori e libri, con una moglie giovane e bella, Linda, a raccontarcelo?
«Sono nato ad Alessandria d'Egitto da padre tedesco di Düsseldorf e da madre milanese, Margherita Vitta, figlia di un colonnello dell' esercito italiano. Entrambi ebrei. Si conobbero lì e si sposarono. Avevo la doppia cittadinanza ma nel 1933, con l'ascesa di Hitler al potere, rinunciammo a quella tedesca e mio padre, separatosi da mia madre e trasferitosi al Cairo, mi vietò di rivolgermi a lui nella sua lingua madre.
Non feci fatica: mi sentivo italiano, studiavo in scuole prima inglesi e poi francesi, e avevo una naturale repulsione per la Germania. Mio padre era influente in Egitto: aveva inventato la formula per disidratare le uova e le cipolle, dando un grande impulso alle esportazioni di un Paese esclusivamente agricolo.
Nel '38, a 14 anni, ero già trotskista. Con un paio di amici copti e uno musulmano, io, ateo, fondai la sezione egiziana della Quarta internazionale, voluta da Lev Trotskij da poco riparato in Messico. Aspetti, le mostro una reliquia che ha segnato tutta la mia lunga esistenza...».
(Si alza, stacca dalla parete un quadretto e me lo mostra) Ma questo è il biglietto da visita di Trotskij. Lo ha incontrato?
«Me lo fece avere dal poeta Benjamin Péret. Doveva essere il lasciapassare per il mio viaggio in Messico. Due mesi prima della partenza, però, i sicari di Stalin lo assassinarono e io decisi di dedicare la mia esistenza ad affermare le sue idee. Nel frattempo era scoppiata la Seconda guerra mondiale ed entrai, come volontario, nella Croce Rossa. Ero ad El Alamein a caricare i feriti sulle ambulanze, italiani o inglesi che fossero, e mi presi qualche scheggia nel polpaccio.
Di notte scrivevo poesie, come ho fatto per tutta la vita. Mandai le prime ad André Breton. Avevo letto il Manifesto del surrealismo ed avevo chiesto all' ambasciata di Francia al Cairo chi fosse questo Breton. Dissero che faceva lo speaker di Radio France Libre a New York. La risposta mi giunse sei mesi dopo, sfidando l'Atlantico infestato dagli U-Boot nazisti. Cominciò allora a trattarmi come fosse un padre. Mi incoraggiava, mi coccolava quasi. Finita la guerra mi iscrissi a medicina ma non dimenticai Trotskij».
Fu per causa sua che venne arrestato?
«Sì, aprii una libreria e cominciai a pubblicare i suoi libri in Egitto. All'alba di una mattina del gennaio 1947, la polizia irruppe in casa mia. Ero accusato di sovversione. Regnava Re Farouk. Da giovane sembrava potesse diventare un governante illuminato ma si rivelò un despota crudele.
Aveva abbandonato persino le buone maniere, a tavola mangiava come un animale, per dimostrare che a lui tutto era concesso. Mi trascinarono nella prigione di Hadra e mi rinchiusero nei sotterranei, in una cella piccola, senz' aria, solo con topi e scarafaggi. Dopo qualche settimana cominciarono le torture, mi strapparono le unghie dei piedi, causandomi la cancrena e la perdita di un dito, ma non parlai. Non era comunque necessario, perché l' amico musulmano spifferò tutto, raccontò della cellula trotskista, della nostra visione del mondo, dei contatti internazionali.
Mi trasferirono al campo di internamento di Abukir, dove venni a sapere della condanna a morte. Non la eseguirono subito perché servivo loro come ostaggio. Era scoppiata la guerra arabo-israeliana, e io ero ebreo. Dopo due anni di prigionia, l' impiccagione venne fissata per il 15 maggio, ma poche settimane prima Egitto e Israele firmarono l'armistizio. Negli accordi era prevista la liberazione dei prigionieri ebrei detenuti in Egitto.
Una mattina mi rasarono, lasciandomi credere che di lì a poco sarei salito sul patibolo. Invece mi accompagnarono al porto e mi imbarcarono su una nave diretta a Genova con il foglio di via e stampato, su tutte le pagine del passaporto, "Pericoloso sovversivo - espulso dall' Egitto". Così com' ero, senza poter rivedere i miei genitori, né procurarmi un ricambio d' abito».
Come le apparve l'Italia, quando sbarcò a Genova?
«Il paradiso terrestre. Raggiunsi Milano e trovai lavoro da un ebreo, Marcus, che aveva un ufficio d' import-export dietro al Duomo. Allora nessuno conosceva bene l'inglese e il francese. Appena possibile, una notte presi il treno per Parigi. Alle sei del mattino salii su un taxi, lasciai la valigia in un albergo di quart' ordine, e bussai alla porta di 42 rue Fontaine, a Montmartre. Aprì Breton, lo vedevo per la prima volta, ma mi abbracciò come fossi un vecchio amico.
L'appartamento era piccolo, il letto in un angolo e ogni spazio occupato da oggetti e opere d' arte. Sul muro, in fondo, occhieggiava una raccolta di bambole Hopi. Nello studio, straordinarie sculture africane e, sotto la finestra, La boule suspendue di Alberto Giacometti. Alle pareti, Giorgio De Chirico, Marcel Duchamp, Yves Tanguy, Max Ernst, Man Ray, Dalí... Salvador Dalí non mi è mai piaciuto, non era dei nostri, era Dalí e basta. Come, da trotskista, non ho mai accettato l' approccio commerciale di Pablo Picasso».
Quando decise di tornare a fare il libraio, l'editore e poi il gallerista?
«Un fratello di mia mamma, direttore di una filiale della Comit, mi fece avere un piccolo fido. Pubblicavo libri difficilmente commerciabili, giovani poeti e saggistica: Breton, Einstein e, soprattutto, Trotskij. Mandai in stampa La Rivoluzione tradita con una fascetta gialla: "Stalin passerà alla storia come il boia della classe operaia". Sa cosa accadde? Me lo confidò, tempo dopo, Raffaele Mattioli, amministratore della Comit e uomo di grande cultura.
Lo chiamò personalmente Palmiro Togliatti, chiedendogli di togliere il fido "alla iena trotsko-fascista di Schwarz". Così finì la mia prima esperienza di editore: per rientrare dovetti vendere tutto il magazzino a meno del 10% del prezzo di copertina e anche la libreria rischiò di chiudere. Per sopravvivere, cominciai a organizzare mostre di incisioni, acqueforti e libri illustrati dagli artisti.
Mi aiutarono molto Carlo Bo, Raffaele Carrieri, Elio Vittorini, Salvatore Quasimodo e molti altri amici. Non potendomi permettere l' arte contemporanea che andava per la maggiore (e nemmeno m' interessava), decisi di sfidare la legge capitalistica della domanda e dell' offerta: recuperai il Dadaismo e il Surrealismo che nessuno voleva. Feci uscire dalle soffitte le opere di Marcel Duchamp, che da tempo si era ritirato e non era più interessato ad esprimersi artisticamente. Con lui il rapporto fu meraviglioso: presi lezioni di scacchi dal maestro Guido Capello per un anno intero per poter giocare contro di lui. Rimase imbattibile, ma qualche soddisfazione riuscii a togliermela».
Poi, una mattina del 1974, senza avvisare nessuno, chiuse la sua galleria, ormai divenuta mitica, per dedicarsi agli studi di arte, di alchimia, di kabbalah. Cominciò a collocare (spesso donandole), in giro per il mondo, le sue collezioni. Sentiva il bisogno di prendere le distanze dal passato?
«No. E poi non le chiami collezioni, è una parola che non mi piace. Sentivo il bisogno di trasmettere un patrimonio senza smembrarlo. Resto trotskista e surrealista, ho venduto opere d' arte, ma ne ho anche donate moltissime, chiedendo in cambio che fossero trattate in maniera scientifica: catalogate, documentate, fatte sopravvivere, insomma. Del denaro non ho mai fatto una necessità, ho sempre cercato di sfuggire alla logica del suo dominio. Tutto questo ha a che fare anche con gli studi alchemici e cabalistici. Mica andavo cercando l' oro materiale, cercavo quello spirituale».
L' Italia, come ha detto lei, è stata il suo «paradiso terrestre», però molte delle sue opere sono finite in musei all' estero. Come mai?
«Un migliaio sono in quattro grandi musei internazionali, però un consistente nucleo di opere surrealiste e dada sono alla Galleria d' Arte Moderna di Roma. Non ha idea di quanto sia stato difficile. La burocrazia italiana è un nemico spietato: devi giustificarti per il tuo atto di liberalità, vissuto quasi con sospetto, mentre lo Stato non fornisce garanzie di corretta gestione. Mi sono anche visto rifiutare la donazione dei testi dada e surrealisti. Qualcuno pare li abbia definiti "robaccia pornografica". Li ho così regalati a Israele»
Per cosa combatte ora il trotskista Arturo Schwarz?
«Per l' amore di Linda. Così come ho amato la mia prima moglie, Vera, strappatami vent' anni fa da un tumore. E per un soffio d' aria fresca e pulita, un bisogno lasciatomi da quei mesi passati nei sotterranei di una prigione egiziana»
[Pier Luigi Vercesi]
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tarditardi · 4 years
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Modus Dj e lo chef Manolo Terruzzi, il 28/9 online il video dj set registrato al DVCA di Milano
Lunedì 28 Settembre 2020 è una bella giornata per chi ama la buona musica e la buona cucina. Infatti sarà disponibile sui canali social di Modus Dj (nella foto sulla destra) e sul quelli de il DVCA di Milano (https://dvca.it,  via Rovello 18), ristorante già molto conosciuto da chi in città vuol viziarsi un po', un video dj set che mette insieme la musica di Modus Dj e la cucina di Manolo Terruzzi (nella foto sulla sinistra), chef d'eccezione. Non è una collaborazione casuale: Modus Dj è resident in questo spazio e spesso dà il giusto ritmo a dinner show e party esclusivi.
Che musica si sente in questo video, che è proprio lo 'spot' perfetto per un dj con un sound sempre originale... mentre mostra come lavora chi in cucina sta davvero, ogni giorno, da anni? "Lo chef Teruzzi è un grande cultore della techno e della tech house, ha girato il mondo seguendo i migliori esponenti di questo genere, da Carl Cox  a Sven Vath, da Nina Kraviz Marco Carola", racconta Modus Dj. "Non potevo stravolgere la mia idea iniziale, cioè proporre soprattutto musica 'funky, groove'...126 bpm perfetti per fare ballare lo chef e i suoi piatti. E a un certo punto ho pure proposto 'Music Is The Answer' di Danny Tenaglia nel remix di Pagano... e ho visto negli occhi dello chef tanti cuoricini, per un ritorno brillante agli anni che furono".
In cucina gli chef sono abituati a comandare, ma per una volta il ritmo è stato quello della musica... "Lo chef si è mosso organizzando i piani di lavoro in base alla sua ispirazione e alla programmazione della giornata, ma i 'tempi' chiaramente venivano dettati dai dischi che via via selezionavo", continua Modus Dj, uno che di cibo ne sa. Eccome. "Ecco una top tre dei miei piatti preferiti, ovviamente tutti da gustare al DVCA. Parto con un primo del Nord, anche se sono pugliese: risotto della riseria di Nori alla milanese con pistilli di zafferano e midollo. Come secondo scelgo un cubo di maialino da latte cotto a bassa temperatura laccato al miele con schiacciata di patate all'extravergine. Per finire, un bicchiere tutto pistacchio tra il dolce e il salato... ditemi voi se non sono una buona forchetta.
Chi è Modus Dj http://lorenzotiezzi.it/modus-dj/
Nato una trentina d'anni fa a due passi dal mare in Puglia, Salvatore Modeo al mixer Modus Dj da tempo vive a Milano. E' infatti un professionista della console già piuttosto affermato in città e non solo. Ad esempio, è protagonista in molti degli 'hot spot' milanesi (DVCA, Principe di Savoia, Diana Majestic, Duomo 21, etc), con la sua house, sempre melodica e contaminata dal funky. Soprattutto durante i party esclusivi legati alla diverse Fashion Week, quando milano si riempie di professionisti e vip di tutto il mondo, il sound caldo di Modus fa la differenza. Infatti da sempre predilige tracce in cui gli strumenti sono suonati da veri musicisti. Soprattutto all'ora dell'aperitivo e dopocena, Modus dj fa muovere a tempo un pubblico anche adulto nelle hall di hotel ed in location esclusive. In console ha una tecnica notevole, che qualche volta mostra in video su YouTube, ma il cuore di ogni sua performance resta la musica, non certo lo show. Affascinato dalla musica fin da bambino, Modus Dj ha iniziato ad avvicinarsi prima a una tastiera, con cui riproduceva le melodie delle canzoni. Poi, a soli 9 anni, ha iniziato ad essere affascinato dai vinili e dai cd per diventare dj. Sono arrivati così i primi party e le prime esperienze nelle radio locali pugliesi. Dopo sono arrivate diverse esperienze in giro per l'Italia e pure all'estero, ad esempio alla Winter Music Conference di Miami. Nell'estate 2020 è uscito su Purple Music il suo singolo "Come On and Go With Me", interpretato da Andrea Love.
Chi è Manolo Terruzzi (chef DVCA di Milano) Lo chef Manolo Teruzzi proviene da una famiglia di ristoratori lombardi. Dopo la scuola alberghiera ed alcune esperienze europee tra le più variegate, approda nel 2006 a Milano dove in collaborazione con Rosanna Orlandi, trend setter di fama, apre Pane e Acqua, piccolo ma delizioso ristorante disegnato da Paola Navone. Nel 2006 acquista la Scaletta, di porta Genova, precedentemente condotto dalla indimenticabile Pina Bellini, storico punto di riferimento della ristorazione milanese degli anni 80/90. Dopo un restyling al locale inizialmente progettato da Gianfranco Frattini allievo di Giò Ponti, architetto e designer parte attiva del movimento che diede vita allo sviluppo del made in Italy, riporta ai fasti gastronomici lo storico locale. La Scaletta torna a far parlare tutte le guide tornando a garantire una qualità che nel tempo era poco a poco svanita. Durante la decennale presenza sulla scena della ristorazione milanese nascono le collaborazioni con molte aziende, in diversi ambiti, soprattutto moda e design, favoriti anche dall'ubicazione posta al perimetro della frequentatissima Zona Tortona. Nel luglio del 2016 viene apre nel quadrilatero il temporary Be&at's Restaurant and Bar, interessante interpretazione della cucina milanese in una atmosfera magica, il ristorante ideato dall'architetto Andrea Fogli nel vecchio spazio che fu di Alfio Bocciardi, un altro di quei toscani che fece fortuna a Milano, proprietario anche del Savini e popolare presidente di categoria. A settembre 2018 apre nella bellissima cornice di palazzo Cagnola D V C A restaurant & bar. L'architetto Andra fogli interpreta al meglio gli spazi che una volta furono parte della cancelleria asburgica a Milano. A pochi passi da Brera, piazza duomo e il castello il nuovo ristorante è oggi aperto al pubblico proponendo una cucina di base mediterranea contemporanea, le solide radici italiane e le esperienze gastronomiche maturate hanno consentito, unitamente alla materia prima d'eccellenza, di proporre una cucina giusta e bilanciata, mai banale che hai incontrato i favori della clientela.
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napoli-turistica · 2 years
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Il Palio delle Repubbliche Marinare va in scena a Amalfi
Il Palio delle Repubbliche Marinare va in scena a Amalfi
Il mare di Amalfi si prepara ad accogliere i quattro galeoni delle Antiche Repubbliche Marinare. La 66esima edizione della prestigiosa Regata Storica si svolgerà all’ombra del maestoso campanile del Duomo di Amalfi domenica 5 giugno. Il Palio delle Antiche Repubbliche marinare è una rievocazione storica istituita nel 1955, con lo scopo di celebrare le imprese e la rivalità di Amalfi, Genova, Pisa…
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