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#Corri uomo corri
almeriamovies · 1 year
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“Run Man Run” AKA Corri uomo, corri by Sergio Sollima (1968) Linda Veras and Chelo Alonso fighting in Valle del Buho #Almeria #Tabernas #Cinema
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cultfaction · 1 year
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Preview- Run, Man, Run (Masters of Cinema Limited Edition 2-Disc Bluray)
Preview- Run, Man, Run (Masters of Cinema Limited Edition 2-Disc Bluray)
Sergio Sollima’s third (and final) western film; Run, Man Run stars Tomas Milian (The Big Gundown, Django Kill… If You Live, Shoot!) as Cuchillo, reprising his role as the crafty knife thrower from Sollima’s earlier film, The Big Gundown. After aiding in the escape of a fellow desperado, Cuchillo is given the location for a stash of hidden gold intended to fund the Mexican Revolution. Pursued by…
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seadem-on · 2 years
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Omg Cuchillo just said it
“To kill a man is like making love to a woman… it takes heart, passion, feeling”
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a-tarassia · 1 year
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episodio a caso
Gioco ad animal crossing, sì lo so, con ritardo di circa tre anni. Pare sia un gioco rilassante in cui non devi confrontarti con nessuno, sei tu da solo a compiere missioni semplicissime se decidi di volerle portare a termine, ma nel caso in cui non ha nessunissima voglia e vuoi vagare per la minuscola isola per ore intere senza fare nulla nessuno sta lì a controllarti, non c’è nessuna classifica e non ci sono chat e non ci sono interazioni se non con gli animaletti isolani, tutti tuoi vicini di casa ovviamente visto che l’isola è un quartiere.
Il problema sono sti animaletti, che a prima impressione sembrano sempre gentilissimi e affabili e sorridenti. Ognuno ha la sua fissa, ognuno le sue abitudini e ognuno ha una casa personalizzata a proprio stile e gusto, all’inizio ti presti a visitarli anche perché più interagisci e più ricevi regali e scambi di merce e poi piano piano ti accorgi che sono dei passivi aggressivi. Intanto le cose che ti regalano non servono a un cazzo, tipo che so un costume da coniglio o un grembiule da barman che dici boh ok se proprio dovevi disfartene perché non lo vedi, c’ho l’armadio e lo sgabuzzino pieno  di merda che loro non vogliono e poi una volta finito l’idillio diventano acidi come una suocera che ti odia.
Vai in giro a fare le tue cose e quando ti fermi per salutarli (solo se lo chiede una missione ormai) ti dicono robe tipo: Secondo me dovresti fare più sport Da come corri ogni volta perché non ti iscrivi ai 100 metri campestri? Pensavo non volessi più parlarmi sono 67 ore e 4 minuti che non mi dici ciao Ah che onore che mi saluti, pensavo di doverti chiedere l’autografo Voglio trasferirmi, tu che dici? Se mi dici ok allora me ne vado, dipende tutto da te Vuoi le rape? L’altro giorno sono stato tutto il tempo davanti casa tua sperando che tornassi per poterti salutare, ma non ti ho visto Ehi fermati! Ti volevo chiedere se sai anche ridere ognitanto
Per non parlare di quelli che hanno il negozio e ogni volta che entri ti si incollano addosso come zecche e non puoi muoverti se non calpestandoli
A me animal crossing mi stressa, gli abitanti non sono carucci per niente e ho paura che mi ammazzino di notte
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Ieri ho chiesto a chatgpt se per favore mi spiegava la guerra in ucraina che mi pare nessuno ci capisce niente e l’AI continuava a spiegarmi i fatti del 2014, allora ho modificato un po’ di volte il prompt fino a farlo precisissimo con date e tutto e mi ha risposto che di quello che è successo dopo settembre 2021 ess* non sa nulla. No real time baby. Allora per tirarmi su il morale ho chiesto se mi scriveva una sceneggiatura su un uomo in love with his sheep but unfortunately the sheep loves the sea more. Sbellicata. Chatgpt sta diventando il mio migliore amico, gli chiedo pure i transiti astrologici, fai tu. Io comunque per lavoro già lo uso, per esser seri.
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Sto leggendo Open, cioè, ho quasi finito Open di Agassi. La prima vittoria di Wimbledon ero su un aereo e il tipo seduto vicino a me mi ha vista piangere davanti all’ebook reader. Era un sacco di tempo che un libro non mi faceva piangere. Straconsigliato.
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Sono stata giù dai miei, in Calabria, regione in cui è successa l’ultima tragedia dei morti in mare. Diciamo che finchè non ti muore la gente innocente davanti casa puoi votare tutte le Giorgie che vuoi, però una volta che ti capita davanti e i morti li vedi davvero e sai di cosa si parla quando si parla di umanità allora non ci sono Giorgie che tengono. Sono incazzati. Questo ho imparato.
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Uno dei film che ho visto e che non vi ho listato è See how they run, su Disney+, carino, serata di intrattenimento se non si vuole nulla di pesante o serio, ma si vuole vedere qualcosa di interessante, ottimo cast, storia che regge e intriga, niente di magistrale, ma vale una serata da passare.
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Si stanno allungando le giornate, sto meglio. Ciao.
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francobollito · 1 month
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Sally dopo tanti anni ha capito che quando il suo uomo guarda la TV è inevitabile fermarsi a guardare un bel fondoschiena, visto che glielo sbattono in primo piano sullo schermo come fosse il panettone dell' anno, come fosse sempre Natale e capodanno. Sally dopo aver avuto problemi alla tiroide ha visto il suo corpo cambiare, portando con sé mille complessi e insicurezze riguardo il suo aspetto. Questa situazione l'ha spinta a smettere di spogliarsi davanti al suo uomo e a indossare abiti larghi per nascondere le sue rotondità. Ma un giorno tutto cambiò, quando Marco decise di sorprendere Sally con un regalo speciale: una vacanza al mare. Pur essendo grata dell'invito, Sally accettò con poca gioia, temendo di dover affrontare il suo incubo peggiore: i chili di troppo che la facevano sentire insicura e poco attraente. Giunti sulla splendida spiaggia, Sally decise di cercare conforto nell'ascolto della sua musica preferita, indossando delle cuffie per isolarsi dal mondo esterno. Ma mentre si rilassava, improvvisamente vide Marco agitarsi in mare come se stesse annegando. La paura la travolse e senza pensarci due volte si tuffò in acqua con tutte le sue forze per soccorrerlo. A un passo dal raggiungerlo, lui sorrise: "Guarda quanto sei bella mentre corri libera senza tutti i tuoi complessi! Dovresti vederti con i miei occhi per capire quanto sei splendida!" Inizialmente, Sally si sentì confusa e arrabbiata per lo scherzo del marito, ma presto si rese conto che quella era la prima volta, dopo tanto tempo, che si sentiva viva, apprezzata e desiderata con fervore. I loro sguardi si incrociarono e Sally notò un'emozione sincera e amorevole negli occhi di Marco. "Dio, quanto sei bella!" disse lui, e in quel momento, come per magia, ogni sua insicurezza sembrò svanire. Si sentiva amata, desiderata e accettata per ciò che era. Scoppiò una forte passione tra di loro che li costrinse ad osservare il mare dalla finestra appannata dell'hotel per interminabili ore. Marco la trattava e venerava come una Dea, l'avrebbe scelta al suo fianco altre mille volte. Sally era bellissima, ma i suoi complessi per troppo tempo le avevano impedito di potersi guardare realmente e amarsi. Da quel momento, Sally decise di abbracciare sé stessa e il suo corpo con una nuova consapevolezza. Iniziò a liberarsi dai vestiti larghi e ad abbracciare uno stile di abbigliamento più curato, aggraziato e raffinato. Non si sentiva più in competizione con quelle donne magre come dei grissini, perché finalmente aveva capito che la bellezza non si riduce a standard superficiali, ma risiede nella genuinità di ogni persona. Quella vacanza al mare segnò una svolta nella vita di Sally. La sua sicurezza cresceva di giorno in giorno, e il suo volto rifletteva una nuova luce, un'aura di felicità e amore per sé stessa. Capì che l'accettazione del proprio corpo e la fiducia in sé stessi erano il vero segreto per sentirsi veramente belli e felici. Da quel momento, Sally e Marco vissero una storia d'amore ancora più profonda, fondata sulla sincerità e sull'accettazione reciproca. E ogni volta che guardava la TV con lui, sapeva che poteva essere sé stessa, con tutte le sue rotondità e "imperfezioni", perché l'amore di Marco andava ben oltre l'apparenza abbracciando la bellezza unica di Sally in ogni sua sfumatura. Perché Sally non era come una di quelle donne da ammirare solo in copertina, lei era tutto il libro intero. Non era un culetto a mandolino sculettante in TV, lei era un programma intero che resta impresso nella mente e che non smetteresti mai di guardare e vivere.
Testo di Katia Monni
28 luglio 2023
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libero-de-mente · 11 months
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Salire
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E quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita. Che fantastica storia è la vita. Così recita una canzone di Antonello Venditti, uscì nel 2003. Mi piacque tanto.
Salire, arrampicarsi o impegnare una scala sono metafore della vita di un uomo. Prendiamo ad esempio una scala. Ogni gradino è una fatica, un impegno ma ogni volta che si sale su uno di essi è anche un traguardo che si raggiunge. Oppure un ostacolo che si supera.
Dall'alto di quel gradino si vede meglio e più lontano, quindi non ci si deve fermare. Se il panorama è bello si è stimolati a salire più velocemente, se si sta uscendo da un pozzo le pareti scure non ti fanno capire di quanto ti stia elevando.
Ho il fiato corto io, troppe scale di corsa in vita. Così allungare la gamba, con un piccolo saltello, per evitare una pozzanghera mentre salgo sul marciapiede diventa un salto in alto. Mi sento pronto per le Olimpiadi, Gianmarco Tamberi trema sto arrivando.
Salire. In questo sabato mattina sto cercando di convincere il buon umore a salire da me, nel mio cervello.
L'ultima volta che ho chiesto a qualcuno di salire da me era una tizia, conosciuta in un bar durante quelli che oggi chiamano "apericena", le avevo chiesto se voleva salire da me per vedere la mia collezione di delusioni nella vita. Pensavo di farla sorridere, invece seria mi rispose che aveva finito due album di delusioni, che aveva delle doppie; che se fossi interessato allo scambio delle doppie mi avrebbe chiamato lei. Tratteneva a stento le lacrime, l'aveva presa sul serio. Non la sentii più, una delusione.
La prossima volta mi giocherò la collezione dei disturbi della personalità, magari funzionerà.
Ci sono anche scale mai prese, come quella volta che una tizia mi disse: "Vuoi salire a vedere la mia collezione di farfalle? Ne ho solo una ma è molto bella". Pensavo scherzasse. Dopo qualche settimana un mio amico salì a vedere quella farfalla, mi disse che era molto bella. Anzi bellissima. Si frequentano ancora, non pensavo che lui fosse un entomologo. Mah.
Quando mi giocherò anche io la carta delle scale dirò "Vuoi scendere da me? Farai anche meno fatica che salire", crederanno che io abiti in un seminterrato. In realtà ho molti complessi d'inferiorità.
Forse dovremmo un po' tutti avere meno frenesia nel salire i gradini della vita, a ogni gradino dovremmo sostarci sopra un attimo per goderci il panorama, oppure la soddisfazione di esserci riusciti. Prendere un pochino di fiato prima di ricominciare la salita.
Più corri, più sali e prima finirà la scala. Finirà anche il significato di salire nella vita. Non ci sarà più nulla. Forse la vita stessa cesserà.
Comunque se avessi saputo che la vita era tutto un salire, sarei nato scala mobile.
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l-incantatrice · 2 years
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L' uomo passa da una donna all'altra e
continua a cambiare.
La gente pensa che sia un grande amante; non è affatto un amante.
Sta evitando.
Cerca di evitare qualsiasi coinvolgimento profondo,
perché con un coinvolgimento profondo si devono affrontare problemi e si devono affrontare molti dolori.
Così si gioca semplicemente in sicurezza;
si fa in modo di non andare mai troppo
in profondità in qualcuno.
Se vai troppo in profondità potresti
non essere in grado di tornare facilmente.
E se si va in profondità in qualcuno, qualcun altro andrà in profondità anche in te; è sempre proporzionato.
Se vado molto in profondità in te,
l'unico modo è permetterti di andare anche in profondità in me.
È un dare e ricevere, è una condivisione.
Poi ci si può impigliare troppo, e sarà difficile scappare e il dolore può essere molto.
Così le persone imparano a giocare in sicurezza:
basta lasciare che le superfici si incontrino -
le storie d'amore che colpiscono e scappano.
Prima di essere catturati, corri.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo,
la gente sta perdendo tutta la maturità. La maturità arriva solo quando si è pronti ad affrontare il dolore del proprio essere; la maturità arriva solo quando si è pronti a raccogliere la sfida.
e non c'è sfida più grande dell'amore.
Osho
♨️
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mybittersweet · 6 months
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Dovrebbe essere delizioso con un uomo. Con lui la vita si riempie di colori ed emozioni. Ti svegli la mattina e sei già la più felice. Scrivi un breve SMS "Buongiorno, caro". Cammini e la tua anima canta. Vuoi sorridere a tutti, saltare e comportarti come una bambina. Ogni incontro è un'esplosione di emozioni. Baci, abbracci. La passione e la sete sono travolgenti. Non abbastanza, sempre non abbastanza, hai bisogno di più. Sempre di più. È come una droga. È come se ecstasy scorresse nelle tue vene, non il sangue. E se piangi sul cuscino per giorni, ti senti la persona più inutile e approfondisci te stessa alla ricerca di problemi. Corri! Questa non è la tua persona. Una relazione dovrebbe portare piacere non solo durante il sesso, ma in ogni momento!
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L' uomo passa da una donna all'altra e
continua a cambiare.
La gente pensa che sia un grande amante; non è affatto un amante.
Sta evitando.
Cerca di evitare qualsiasi coinvolgimento profondo,
perché con un coinvolgimento profondo si devono affrontare problemi
e si devono affrontare molti dolori.
Così si gioca semplicemente in sicurezza;
si fa in modo di non andare mai troppo
in profondità in qualcuno.
Se vai troppo in profondità potresti
non essere in grado di tornare facilmente.
E se si va in profondità in qualcuno, qualcun altro andrà in profondità anche in te;
è sempre proporzionato.
Se vado molto in profondità in te,
l'unico modo è permetterti di andare anche in profondità in me.
È un dare e ricevere,
è una condivisione.
Poi ci si può impigliare troppo,
e sarà difficile scappare
e il dolore può essere molto.
Così le persone imparano a giocare in sicurezza:
basta lasciare che le superfici si incontrino -
le storie d'amore che colpiscono e scappano.
Prima di essere catturati, corri.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo,
la gente sta perdendo tutta la maturità. La maturità arriva solo quando si è pronti ad affrontare il dolore del proprio essere; la maturità arriva solo quando si è pronti a raccogliere la sfida.
e non c'è sfida più grande dell'AMORE.
Osho
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nusta · 2 years
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chi ben comincia va piano e va lontano
Premessa: una mia cara amica mi ha chiesto qualche consiglio per cominciare a correre. Io non corro tanto e non corro spesso, men che meno corro forte, ma condivido la vita con uno che lo fa e quindi qualche cosa ormai l'ho imparata. Vorrei metterla in pratica più spesso pure io e chissà che questo non sia l'autunno buono.
Intanto, già che il discorso si fa un po' lungo e lo devo organizzare per non sembrare troppo pazza con dei vocali sparsi al telefono, ho pensato di mettere nero su bianco qui le cose che mi vengono in mente per prime e magari tornano utili a chi voglia provare da zero.
Dunque, per cominciare la cosa più fondamentale su cui spendere qualche soldo in più sono le scarpe. Non c'è peggio di una vescica per far passare la voglia di uscire, e non c'è peggio di una scarpa sbagliata per farsi venire male alle ginocchia o alla schiena. Come si sceglie una scarpa da corsa? Se c'è un bel negozio di scarpe sportive si va e si prova col calzino tecnico, quello sagomato per la destra e la sinistra, senza cuciture, quello che si userà anche quando si va a correre, di tesssuto tecnico, non di cotone, che si trova pure al dechatlon per pochi euro; io preferisco quelli con un po' di caviglia perchè quelli più bassi risciano di lasciare scoperta la pelle dove batte la scarpa.
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La scarpa può essere di qualsiasi marca, basta che sia da corsa (non da altri sport, perchè ormai hanno materiali e sostegni diversi nelle suole e tanto vale spendere per quello studiato apposta per la corsa) e che sia comoda per il proprio piede. Si deve tener conto che ognuno ha i piedi a forma diversa e il numero cambia da marca a marca, quindi se va bene il 39.5 di una, magari di un'altra andrà bene il 40, e si deve stare attenti ai modelli da donna e da uomo, che hanno piante diverse. Io mi regolo con i centimetri e per quelle da corsa mi stanno bene quelle da 26 cm, che corrispondono al 40.5, misura uk 6.5 e misura us 9, ma dipende anche dal modello, per esempio anni fa, quando ho preso un modello più minimal, mi stava meglio la misura da 25.5 cm. Vanno provate facendo almeno qualche saltellino in negozio, tenendo conto che il piede un pochino si gonfia mentre si corre e tende a scivolare in avanti quindi le dita devono stare comode ma il collo del piede deve essere ben avvolto. Se si sente che nella pianta c'è qualche punto che preme troppo, non è il modello giusto (non si aggiusta con una soletta, si prende un'altro modello o un'altra misura). Su youtube ci sono millemila video sulle scarpe da corsa (questo è un esempio in cui si parla di scarpe da corsa in generale, con qualche suggerimento alla fine, ma ce ne sono moltissimi per le uscite delle nuove stagioni o per i confronti tra le scarpe da gara o da allenamento), in genere sono destinati a chi corre di frequente e quindi non è facile capire quale modello conviene provare per primo. Il mio consiglio è di prendere un modello di fascia media come prezzi, mezzo numero in più del solito e provarlo un po' per le scale del palazzo e poi al massimo riportarlo indietro x_x
Sistemati i piedi, il resto è abbstanza facile da coprire. L'unico altro investimento a livello di vestiario per chi ha il seno è il top, dato che anche lì non conviene risparmiare troppo e pagare poi in fastidio: si deve prendere qualcosa che non sfreghi e sostenga bene, senza pensare di trovare qualcosa che non faccia muovere nulla, le tette vanno accompagnate, non bloccate. Vanno provati saltellando pure questi e non si deve sentire alcun dolore da smottamento tellurico o pizzicore da sfregamento.
Io mi trovo bene con questo modello della Nike, senza imbottiture.
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Poi pantaloncini e maglietta/canotta, tenendo conto che quando corri senti circa 8/10 gradi in più della temperatura che c'è, quindi se usciresti in maglietta per una passeggiata, per correre meglio una canotta, mentre se è tempo di maniche lunghe, meglio una maglietta e così via. I primi cinque minuti di corsa blanda senti freschino, poi ti passa. Tieni conto che io sto in pantaloncini e maglietta a maniche corte più o meno dai 15 gradi in su, canotta dai 20. D'inverno ti regoli a seconda anche se esci di giorno o di sera, e se devi alternare camminata a corsa o riesci a tenere un passo più costante. Tutto quello che metti addosso va comprato di tessuto tecnico, perchè devi far evaporare più sudore possibile. Nei pantaloncini di solito ci sono gli slip incorporati, sotto ai leggins invece io uso dei vecchi costumi che stanno belli fermi e non si infilano tra le chiappe, che è la cosa più fastidiosa del mondo. Niente cotone, assorbe troppo sudore, si bagna e lo senti pesante e freddo/caldo e appiccicaticcio e stai scomoda. Però per i primi tempi, se devi vedere se ti piace correre, prima di investire un patrimonio esci con quello che hai in casa, la canotta e il pantaloncino più leggero e impalpabile che hai. Quando hai capito che ti piace vale la pena fare gli acquisti dei vestiti e tieni conto che un po' più larghi è meglio che un po' più stretti e meno cuciture senti meglio è. (Le scarpe no, quelle vanno usate da subito "giuste", piuttosto poi le rivendi) Tieni conto che si asciugano in pochissimo tempo, quindi anche un pantaloncino e una maglietta per cominciare ti bastano. Vedrai tu quando fa più freddo se sarà il caso di prendere qualcosa con le maniche lunghe, se continuerai a uscire. Decathlon è tuo amico, gli outlet pure e molti negozi online fanno sconti per i compleanni e robe simili. Ormai tutti hanno la sezione running, anche qui meglio prendere qualcosa studiato apposta per questo sport.
I miei pantaloncini preferiti sono tipo questo modello qui della nike, non aderenti.
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Le canotte tipo questa del decathlon
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Ora che abbiamo coperto tutto, usciamo. Quanto tempo le prime volte? Boh, una mezzora, 40 minuti, di cui più della metà si fanno camminando. Si comincia piano piano, io delle volte dico che più piano di così vado all'indietro, ma non è vero, se guardo poi la "registrazione" mi rendo conto che sono capace di andare anche più piano ancora, specie alla fine quando sono stanca XD Se hai un orologio che ti fa anche da cardiofrequenzimetro lo vedi anche da lì, altrimenti tieni conto che per ritmo blando si intende che riesci a chiaccherare mentre corri. Se hai il fiatone e senti il cuore che pompa forte, rallenta. Le prime volte fai tipo 4 o 5 minuti di corsa, poi uno o due minuti di camminata normale e alterna così, una mezzoretta in tutto. Poi vedi il giorno dopo, senti cosa ti tira di muscoli e giunture varie e valuta se fare qualche minuto in più e intervalli di camminata più corti. Se per un paio di settimane o un mese vai avanti così e riesci a uscire 2 o 3 volte a settimana, mettendo sempre almeno un giorno di riposo dopo quello di corsa, vedrai che sentirai già molta meno fatica a livello di cuore. Quello è il primo cambiamento che senti, sia quando prendi un po' di frequenza con le uscite sia purtroppo quando la perdi, nel senso che se fai un periodo senza correre quando ricominci senti subito che va a mille x_x poi però nel giro di qualche uscita si "calma" e torni al livello di prima. Il cuore non lo devi mai sentire troppo affaticato, non deve mai essere la sensazione di quando corri dietro all'ultimo autobus della notte per non perderlo. Se senti così, rallenta. Fermati anche, non c'è niente di male, anche se è meglio camminare piuttosto che prendere fiato da fermi. Non c'è bisogno di camminare veloci, cammina normale e poi dopo 10, 20 passi riprendi a correre piano.
Lo scopo è abituarsi ad andare piano piano di continuo senza interruzioni di camminata per almeno una mezzora di seguito. Se ti manca il fiato devi andare più piano. Se ti fa male un fianco, devi andare più piano. Se ti ritrovi l'indomani con le gambe bloccate, devi andare più piano. Se non riesci ad andare più piano perchè ti sembra di correre tutta sbilenca e di sbattere male i piedi per terra, vai un pochino più veloce in modo da avere un passo che senti "spontaneo" per la tua postura e però poi intervalla con la camminata appena senti che il fiato o il cuore non vanno più bene. Poi, passato questo livello, nell'arco di qualche uscita vedrai che non avrai più bisogno degli intervalli così frequenti.
Se l'orologio ti mostra il ritmo cardiaco, tieni conto che per le primissime uscite dovresti stare sempre sotto o intorno ai 165 bpm. Poi quando sarai più allenata andrai anche oltre magari, ma all'inizio è inutile sforzarsi di più, perchè rischi di stare male e farti venire la nausea alla fine. Vedrai che nell'arco di poche uscite andrai più veloce stando sempre sotto i 165, quindi non farti scoraggiare dalle prime impressioni. L'ideale è avere pochi alti e bassi e cercare di tenere sempre lo stesso ritmo con lo stesso passo in quella mezzora di corsetta tutta di seguito. Poi, raggiunto questo livello, andrai oltre e farai altri tipi di allenamento.
Anche senza orologio, conviene usare sempre una app sul telefono per tenere traccia delle uscite (tipo questa), impostala con tutte le protezioni di privacy che vuoi, ma usala, perchè ti farà vedere quanto veloce stavi effettivamente andando e ti renderai conto meglio dei motivi della fatica che sentivi, magari eri in salita e non te ne rendevi conto. In più potrai vedere effettivamente le distanze tra un punto e l'altro del percorso che fai e valutare meglio che passo tenere su quelle distanze. Se trovi un buon percorso da fare, senza troppi semafori e con un buon asfalto è meglio. Il parco anche va benissimo, ma occhio al fango e alle radici. Sulle salite non ti preoccupare, cammina o corri pianissimo, valuta tu come ti senti sul momento, ma non avere fretta, vedrai che farai presto di corsa anche quelle.
Finora ho parlato di fatica e non di velocità perchè le prime volte non è importante andare veloci, è più importante stare fuori più a lungo e più di frequente possibile per "mettere i km nelle gambe" e abituare tutto il corpo al gesto. Però ovviamente tu farai i tuoi confronti tra quanto sei andata veloce e quanto ti senti affaticata e vedrai come regolarti. Il confronto è con il tuo ritmo e vedrai che in quella mezzora / 40 minuti farai sempre più strada. Se hai più tempo a disposizione tanto meglio, resta fuori 45 minuti, anche un'ora, sempre con l'obiettivo di mantenere un ritmo costante e non sentirsi a pezzi l'indomani. Ovvio che un po' di dolore alle gambe ci sta, ma dev'essere una roba che in un paio di giorni passa altrimenti sei andata troppo veloce e devi rallentare la prossima volta. Ma vedrai i progressi più velocemente di quanto non ti immagini, specie partendo da zero.
Dove lo tengo il telefono? Marsupio sottile sottile (io lo tengo voltato sulla schiena, perchè davanti mi balla troppo) oppure fascia al braccio. Non in mano, ché tenere le cose in mano non va bene per la postura.
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Ultimi consigli, sul prima e il dopo. Prima, cerca di far passare la digestione prima di andare a correre e magari mangiati una caramella prima di cominciare ma niente di più impegnativo, niente che ti sballonzoli nella pancia, ecco. Dopo bevi tanto (generalmente non c'è bisogno durante, la disidratazione seria arriva ad altri livelli di allenamento, anche se sudi) e magari fatti un frullato di frutta con due biscotti o due nocidde. Non c'è bisogno di niente di particolare a questi livelli, solo bere tanto, poco per volta, a temperatura ambiente e un po' di zuccheri. Se stai per pranzare o cenare vedrai che non hai bisogno di nessun integratore. Fai conto che alle corsette in campagna, quelle organizzate dalle podistiche, il ristoro finale prevede té freddo o caldo, acqua, biscotti, vagonate di fette di colomba sotto pasqua e pandori e panettoni sotto natale, più spicchi di arance e limoni d'inverno. Sul momento non serve tanto altro, a questo livello.
Bon, mi sa che per ora il papiro lo fermo qui XD ci sarebbero ancora millemila cose da dire, ma semmai riprendiamo quando hai deciso che effettivamente ti piace correre. Perchè la cosa più importante deve essere questa, che ti piaccia ^_^
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gregor-samsung · 2 years
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“ «In questo momento sono molto severi, in fatto di aborti». «Lo so» disse Matteo «ogni tanto se ne ricordano. Mettono in prigione qualche poveretto senza protezioni, ma i grandi specialisti non sono mai seccati.» «Vuoi dire che questo è ingiusto» disse Giacomo. «Sono proprio del tuo parere. Ma non ne disapprovo del tutto i risultati. Per forza di cose i tuoi poveretti sono degli erboristi o delle creatrici di angeli che rovinano le donne con sudici strumenti; le retate operano una selezione, è già qualcosa.» «Insomma» disse Matteo, che ormai non ne poteva più «sono venuto qui per chiederti quattromila franchi.» «E...» disse Giacomo «sei ben sicuro che l'aborto sia conforme ai tuoi principii?» «Perché no?» «Non so, sei tu che lo devi sapere. Sei pacifista perché rispetti la vita umana e poi vuoi distruggere un'esistenza.» «Sono assolutamente deciso» disse Matteo. «E poi, ti sbagli, perché io sono, forse, pacifista, ma non rispetto la vita umana.» «Ah! credevo...» disse Giacomo. Osservava Matteo con divertita serenità. «Eccoti dunque nella pelle di un infanticida! Ti sta veramente male, mio povero Teo.» «Teme che mi prendano», pensò Matteo: «non mi darà neanche un soldo.» Avrebbe dovuto potergli dire: se paghi non corri alcun rischio, perché mi rivolgerei ad un uomo esperto che non si trova sugli elenchi della polizia. Se rifiuti, sarò costretto a mandare Marcella da una erborista, nel qual caso non garantisco nulla, dato che la polizia le conosce tutte e può pescarle da un giorno all'altro. Ma argomenti come questi erano troppo diretti per far presa su Giacomo; Matteo disse soltanto: «Un aborto non è un infanticidio». Giacomo prese una sigaretta e l'accese: «Sì» disse con indifferenza. «Ne convengo: un aborto non è un infanticidio, ma un assassinio "metafisico"». Aggiunse serio: «Mio povero Matteo, non ho da fare obiezioni contro l'assassinio metafisico, così come non ne faccio contro i delitti perfetti. Ma che "tu", tu commetta un assassinio metafisico... tu, proprio tu...» E fece schioccare la lingua con aria di rimprovero: «No, decisamente no, sarebbe una nota falsa». “
Jean-Paul Sartre, L'età della ragione, traduzione di Orio Vergani, Milano, Bompiani, 1963⁸; pp. 143-144.
[ Edizione originale: L'âge de raison, Gallimard, 1945 ]
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almeriamovies · 2 years
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Chelo Alonso and Tomas Milian having fun on the set of  “Run Man Run” AKA Corri Uomo, Corri by Sergio Sollima (1968) #Almeria
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crazybutsensible · 2 years
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L' uomo passa da una donna all'altra e
continua a cambiare.
La gente pensa che sia un grande amante; non è affatto un amante.
Sta evitando.
Cerca di evitare qualsiasi coinvolgimento profondo,
perché con un coinvolgimento profondo si devono affrontare problemi
e si devono affrontare molti dolori.
Così si gioca semplicemente in sicurezza;
si fa in modo di non andare mai troppo
in profondità in qualcuno.
Se vai troppo in profondità potresti
non essere in grado di tornare facilmente.
E se si va in profondità in qualcuno, qualcun altro andrà in profondità anche in te;
è sempre proporzionato.
Se vado molto in profondità in te,
l'unico modo è permetterti di andare anche in profondità in me.
È un dare e ricevere,
è una condivisione.
Poi ci si può impigliare troppo,
e sarà difficile scappare
e il dolore può essere molto.
Così le persone imparano a giocare in sicurezza:
basta lasciare che le superfici si incontrino -
le storie d'amore che colpiscono e scappano.
Prima di essere catturati, corri.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo,
la gente sta perdendo tutta la maturità. La maturità arriva solo quando si è pronti ad affrontare il dolore del proprio essere; la maturità arriva solo quando si è pronti a raccogliere la sfida.
e non c'è sfida più grande dell'AMORE.
Osho
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anja-anja · 2 years
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Avrei dovuto dare retta al meccanico quando mi diceva che la mia auto aveva bisogno di cure perché era vecchia e messa male.
Ma io niente, testarda, come sempre… Era sempre andata bene e invece all’improvviso mi aveva piantata a piedi nel bel mezzo alla strada
Scesi dall’auto, nella luce di quel lunedì pomeriggio di fine settembre, con il sole che stava iniziando a tramontare.
Indossai l’apposito gilet ad alta visibilità mentre cercavo di pensare a cosa fare.
Finalmente, dopo qualche minuto, un furgone mi vide e accostò.
Lui avrà avuto 35 anni, capelli scuri, barba.
Scese con aria gentile e mi disse: ” Che ti è successo?”
“Questa maledetta macchina mi ha piantata in asso. D’altronde è vecchia e avrei dovuto aspettarmelo”.
“Sei in un bruttissimo posto! Facciamo così, adesso ti aggancio e ti traino, avanti un chilometro c’è un posto dove la puoi lasciare, poi ti porto dove vuoi.”
Non ci potevo credere. Una persona gentile che mi dava una mano in quella situazione di difficoltà.
Abbassai inavvertitamente le mie difese.
Lui agganciò la mia auto al suo furgone e mi disse: “Mi raccomando fai attenzione a tenere la fune tesa”.
Ci avviammo.
Il viaggio fu molto breve, effettivamente la piazzola distava davvero poco.
Stavo recuperando le mie cose dall’auto quando sentii distintamente le sue mani su di me.
Lo stronzo mi aveva messo le mani addosso, il mio timore più forte si stava avverando.
Cercai di divincolarmi ma lui mi girò e mi immobilizzò, spingendomi contro l’auto.
Sentivo il suo alito a pochi centimetri dal mio viso, cercava di avvicinare le sue labbra alle mie.
Non sono una donna muscolosa, ho una corporatura normale, anzi un po’ minuta, ma quali sono i punti deboli di un uomo lo so anch’io, così gli sferrai un deciso calcio alle parti basse, costringendolo ad allontanarsi ed a lasciarmi lo spazio necessario a fuggire. “Corri, o stavolta sono cazzi per davvero” pensavo tra me e me mentre scappavo, ringraziando il cielo di aver messo un paio di scarpe da ginnastica e non i tacchi.
Nella mia fuga scorsi alla mia destra un vialetto si spingeva fino ad una casa le cui luci si vedevano distintamente.
Per un po’ lo avevo sentito che correva dietro di me, poi più nulla. D’istinto mi infilai nel vialetto e arrivai d’un fiato alla porta.
Ansimavo dalla fatica.
Suonai il campanello, mentre da dentro si sentiva abbaiare un cane.
Venne ad aprire un uomo sui sessant’anni, con pochi capelli bianchi e due baffoni, anch’essi bianchi.
“Salve, mi deve aiutare, sono rimasta a piedi con la macchina e c’è uno che mi vuole violentare” dissi quasi gridando.
“Stai calma, vieni dentro” disse l’uomo che presumevo fosse il padrone di casa chiudendo la porta.
Entrai in in cucina, dove una donna più o meno coetanea del tizio che mi aveva aperto stava armeggiando ai fornelli, mentre una ragazza più giovane di me era sul divano a leggere un libro.
Non mi piacevano per nulla quei tre, a cominciare dalla più giovane, che si era alzata e mi era venuta incontro dicendomi “Benvenuta” con uno sguardo che mi aveva fatto gelare il sangue.
Chi erano quelle persone?
Dovevo correre il rischio, la situazione fuori non è che fosse molto meglio…
“Stai tranquilla quello qua non verrà”, disse l’uomo.
“Hai fame?” Aggiunse quella che doveva essere sua moglie data l’età.
“No, grazie, sto bene così” e presi istantaneamente il telefono dalla borsa per chiamare qualcuno, non importava chi, che mi portasse via da lì, da quella situazione, con uno fuori che voleva abusare di me e quei tre lì dentro che non mi piacevano per nulla.
Nessun servizio, “Maledizione”.
Nel frattempo la ragazza si era avvicinata e mi chiese: “Ti serve un bagno?”
“No grazie. Vorrei solo poter telefonare, ma il mio telefono non prende”
Istintivamente mi avvicinai alla finestra, sperando di prendere un minimo di segnale.
La notte tersa sie era trasformata, una fitta nebbia era salita dal terreno e avvolgeva tutto come una coltre lattiginosa.
Il telefono continuava a non prendere ed io sentivo la disperazione montare in me.
Lei era ancora vicina, mi prese una mano.
Ero talmente affranta che la lasciai fare.
“Vieni…” mi disse e mi portò in un corridoio alla fine del quale c’era evidentemente un bagno.
“Ti ho detto che non mi serve il bagno!” risposi stizzita ma lei mi spinse dentro e chiuse la porta.
Mi guardò negli occhi: avrà avuto venticinque anni, gli occhi scuri e dei lunghi capelli castani.
“Devi scappare!” mi disse, quasi implorandomi.
“Eh, non sai quanto lo vorrei, ma il tizio là fuori…”
“Se resti qua ancora un po’ rimpiangerai di non essere stata stuprata dal tuo amico là fuori!”
“Che cazzo stai dicendo, sei pazza…”, la apostrofai.
“No, non sono pazza. C’è qualcosa sotto questa casa…”
“Qualcosa cosa?”, risposi.
“Non lo so esattamente. Un essere, un fantasma, un mostro, non lo so. Ma quattro volte all’anno vuole una donna da portarsi via. Il primo lunedì dopo i solstizi e gli equinozi. E quei due sono una specie di guardiani che stanno lì per assecondare i voleri di quel coso.”
Guardai il telefono.
Lunedì 24 settembre, il primo lunedì dopo l’equinozio d’autunno.
“E tu?”, le chiesi.
“Io ero la vittima del solstizio d’inverno 2012. Ma a causa della particolarità di quel momento non mi volle. Da allora sono qua. Sei lunghi anni in questa casa, prigioniera di due pazzi e di un mostro invisibile”, sospirò
“Ma non puoi fuggire?”
“Secondo te non ci ho mai provato? E’impossibile. Decine di volte sono arrivata al limite della proprietà, ma lui torna sempre a prendermi. E credo che anche i due vecchi siano nella mia stessa situazione”
“Ma è impossibile non uscire mai di casa. Comprare da mangiare, i vestiti…”
“Una volta al mese, l’ultimo sabato, il vecchio (e solo lui) può uscire per non più di 4 ore per comprare le cose. Credo che se non rientrasse ci ucciderebbe. E di me forse non gliene frega molto, ma di sua moglie è ancora innamorato”
“Ma mi hai appena detto di fuggire… Come posso io, se tu non ci sei riuscita?”
“Lui non sa ancora che sei qua. Puoi ancora provarci”
In quel momento un urlo che sembrava più una specie di rantolo salì dalle profondità della terra.
“Troppo tardi…”, disse lei.
Aprì la finestra del bagno e mi disse: “Dai, andiamo!”
E saltò giù.
Ero come congelata, non sapevo cosa fare.
Una cosa enorme mi saliva dentro e sembrava volesse divorarmi.
Quella sensazione quando ti trovi improvvisamente davanti a qualcosa di più grande di te.
“Ti muovi?”, mi urlò da fuori.
Mi ripresi e saltai fuori.
Un metro più sotto mi stava aspettando.
Mi girai verso la campagna per iniziare a correre, ma mi fermò,
“No, ferma! Non nei campi. Ha paura della confusione, delle persone, dobbiamo andare verso la statale!”
E iniziò a correre seguendo il contorno della casa, mentre io le andavo dietro. Improvvisamente, mentre percorrevamo il lato più corto dell’edificio si sentì ancora quell’urlo raggelante.
La nebbia divenne immediatamente fittissima e in mezzo ad essa mi sembrò di vedere una specie di volto con sembianze vagamente umanoidi.
Rimasi paralizzata sul posto, bloccata dagli occhi di quella figura indistinta, sembravano un paio di tizzoni ardenti che fluttuavano nella nebbia, ammiccanti, ipnotizzanti.
Lei mi urlò “Non guardarlo negli occhi o sarai morta!” e mentre lo diceva corse verso di me e mi afferrò per un braccio, scuotendomi dalla paralisi e trascinandomi dalla parte opposta.
“Co..co… cos’è quel coso?” cercai di chiedere.
“Il cane dei vicini. Rincoglionita, secondo te cosa sarà mai?”
Mi sentii una stupida mentre correvo dietro alla mia compagna di sventura della quale, realizzai, non conoscevo nemmeno il nome.
Adesso non si dirigeva più direttamente verso la statale, avevamo la via bloccata da quegli occhi terrificanti.
Correva lontano da loro, verso i campi, poi all’improvviso svoltò a destra e si infilò in una specie di capanno per gli attrezzi, mi buttai dentro assieme a lei.
Un dito di traverso sulle labbra mi fece capire che dovevo stare zitta.
Gesticolando mi spiegò che saremmo uscite e poi, girando attorno alla casa, andate verso la statale.
Uscimmo nella nebbia sempre più fitta. Non mi vedevo la punta delle scarpe.
Lei si muoveva sicura, chissà quante volte era uscita con quella nebbia, magari in uno dei suoi tentativi di scappare.
A gesti mi indicava fossi, alberi da frutto, vecchie ceppaie.
Si muoveva leggera e agile, io dietro ero goffa e impacciata, ma cercavo di tenere il passo.
Ancora quel rantolo, stavolta più lontano.
Svoltammo e capii che eravamo nella direzione giusta, dalle luci delle auto che si vedevano lontane.
Avevamo raggiunto una stradina che correva lungo un campo quando ancora si sentì quel suono e di nuovo ce lo trovammo davanti.
“Guarda in basso e dammi la mano!” mi gridò.
Lo feci, ormai affidata completamente ad una giovane donna che follemente pretendeva che corressi senza guardare per sfuggire ad una cosa che non sapevo nemmeno cosa fosse.
Correvamo lungo un filare di alberi cercando di non mettere i piedi in qualche cosa che ci avrebbe potuto rompere una gamba, quando all’improvviso dalla nebbia spuntò fuori il vecchio.
Ci bloccava la strada.
Il rantolo alle nostre spalle.
Ci stavano incastrando.
Ci avevano prese in trappola, lui e il mostro.
Non era servito a nulla scappare.
Mi misi in ginocchio e iniziai a piangere.
Lei mi si avvicinò e mi abbracciò, piangendo a sua volta.
“Come ti chiami? Voglio sapere tra le braccia di chi sto per morire” chiesi tra le lacrime.
“Elisa, mi chiamo Elisa” rispose dolcemente-
La vecchia ci raggiunse e lui mi strappò dalle braccia di Elisa e gliela spinse incontro.
Poi fece lo stesso con me verso il mostro.
Neanche riuscivo a guardarlo ma sentivo la sua presenza incombere su di me.
Non facevo resistenza, ormai ero incapace di reagire.
Stavo per morire, chissà in quale modo atroce, ma non riuscivo a muovere più un muscolo, come un insetto preso in una ragnatela.
Ero ormai vicina, infilai la mano nella borsa cercando, in un gesto atavico di protezione, il santino di S.Barbara, la protettrice dei Vigili del Fuoco che mi aveva regalato mio fratello quando entrò nel corpo.
E invece la mano incontrò la mia lacca per capelli. A volte quando si è disperati si fanno cose stupide, presi la lacca e la strinsi in mano.
Quando sentii l’alito capii che si era abbassato per prendermi e con un gesto istintivo gli spruzzai la lacca negli occhi.
Sentii un urlo fortissimo e, follemente, invece di scappare, mi buttai verso di lui.
Aprii gli occhi per un secondo e vidi i suoi, rossi, vi infilai le mani e glieli strappai.
Un dolore fortissimo mi attraversò le mani e le braccia, ma tenni i palmi chiusi con una forza che non sapevo nemmeno da dove venisse.
Il rantolo adesso era fortissimo e sentivo che il vecchio stava correndo alle mie spalle.
Il dolore era insopportabile, con le ultime forze strinsi ancora i suoi occhi più forte che potevo, urlando per il male.
Poi un rumore sordo alle mie spalle e tutto finì.
Aprii i palmi delle mani ed erano pieni di cenere.
Mi girai.
Dietro di me il vecchio giaceva a terra con il cranio sfondato e in piedi dietro di lui c’era il mio presunto violentatore con un grosso bastone in mano.
Più indietro, anche la vecchia giaceva a terra con la testa rotta in una pozza di sangue, mentre Elisa era in ginocchio e piangeva. Della nebbia nessuna traccia, il cielo era sereno e si vedevano le stelle.
“Andatevene, subito” mi disse senza guardarmi in faccia.
“Ma…”
“Ho detto andatevene, cazzo. Lasciatemi finire il lavoro qui”
Mi girai e andai da Elisa.
“Forza, prendi le tue cose e andiamo a casa”
“Non ho nulla da portare via”
Mi diede la mano e ci avviammo, camminando lentamente.
In fondo, la via Emilia brulicava di luci di auto.
Arrivate in prossimità, suonò il telefono.
“Monica, dove sei?”
“Ciao rompicoglioni” risposi a mio fratello tra le lacrime e le risate.
“Mi vieni a prendere? Sono rimasta a piedi con la macchina”
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meavanitas8 · 5 months
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Ricetta perfetta
Gioca con lei, portala dove vuoi e falle passare una bella serata. Buon cibo, qualcosa da bere o fumare, qualche chiacchiera profonda e qualche discorso stupido, frivolo e leggero. Poi riportala a casa e continua la serata.
Falla eccitare, stuzzicala, stai al suo gioco quando inizia a fare la viziata o la dispettosa. Falla divertire lasciandole il comando per un po'.
Prendila, spostala, cambiale posizione. Spogliala, smetti.
Attendi che sia lei a fare il prossimo passo, tanto lo farà sicuramente.
Afferrala, bloccala, gioca con lei facendole venire la pelle d'oca.
Rendila felice, complimentati con lei per quanto sia una bravissima piccolina visto quanto si è bagnata.
Inizia ad usarla tra carezze dolci, bacini sul naso e sulla fronte. Schiaffi sul culo.
La mano intorno al collo.
Due dita in bocca.
Le stesse due dita altrove, sentila finalmente ansimare, non aspettava altro.
Da quel momento in poi è tua, fanne ciò che vuoi. Assicurati di essere più instintivo il possibile ma di farla sentire protetta e sicura.
Alzala di peso, girala, sbattila al muro e schiacciale la faccia sul cuscino.
Prendila per i capelli e falla appoggiare sulla scrivania. Eseguirà ciò che le chiederai.
Usala, usala per davvero, fregatene di tutto il resto. Usala.
Non farla venire, lei non lo sa ma è molto meglio così. Guardala impazzire perché non ne può più. Falle i complimenti per quanto sta resistendo.
Usala come un giocattolo, divertiti grazie a tutti ciò che lei ti dona. Gemiti, urla, occhi disperati, lacrime e tremori.
Baciala. Amala.
Usa quei giochi, non ti rende meno uomo usarli. Falli usare a lei
Costringila a guardarti negli occhi. Falla contorcere stimolandola ben più del necessario.
Goditi la sensazione, goditi come pian piano tutto diventi magicamente più stretto.
Falla venire finché sei ancora dentro. Tappale la bocca e ripetile che è la più brava piccolina al mondo.
Usala di nuovo, finisci dove meglio credi e lasciala lì a recuperare per un po'.
Corri a prendere qualcosa da bere, un po' di fazzoletti e un paio di cioccolatini.
Viziala, coccolala, baciala, dille cosa significa per te mentre la fai sentire unica e speciale. Avvolgila nelle coperte e abbracciala. Rinchiudila tra il tuo corpo, falla sentire protetta e tua.
Addormentati così non appena sicuro che lei sta facendo sogni dolci e tranquilli.
Fine.
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ok let's talk about the movie anyway, corri uomo corri (1968), i'm so frustrated by the fact that the progression is a fantastic idea for cuchillo's character, however the execution is lacking and dispersive, the movie is too long, there's too many villains and i wish we could resurrect sollima from the dead so that we could abridge this movie to cut either the french guys or the bandits, also i don't like that they changed cuchillo's girlfriend, i was invested in their relationship
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