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#Approcci Sensibili
megachirottera · 1 year
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Il CDC ha appena posto fine al COVID-19?
Molte persone credono che la pandemia di COVID-19 sia stata in gran parte causata da una litania di cattive politiche di salute pubblica. Source: Aug 12, 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine (more…) “”
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virginarchitets · 1 month
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Preservare il Patrimonio Tessile: Centro Lavaggio e Restauro Tappeti a Segrate
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Sei appassionato di tappeti? O forse hai un tappeto che custodisce una storia unica e preziosa? Presso il nostro Centro Lavaggio e Restauro Tappeti a Segrate, comprendiamo l'importanza di preservare queste opere d'arte tessili per le generazioni future.
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La Bellezza dei Tappeti Come Opere d'Arte:
I tappeti non sono solo pezzi di arredamento; sono veri e propri tesori che raccontano storie di cultura, tradizione e maestria artigianale.
Presso il nostro centro, trattiamo ogni tappeto con il rispetto e la cura che merita, consapevoli della sua importanza come patrimonio tessile.
Rispetto per la Storia e la Cultura:
Ogni tappeto porta con sé una storia unica, che riflette la cultura e le tradizioni del suo luogo d'origine. Ci impegniamo a preservare l'autenticità di ogni tappeto, utilizzando approcci di restauro sensibili che rispettano la sua storia e provenienza culturale.
Eccellenza nel Restauro e Lavaggio:
Il nostro team di esperti artigiani è qualificato nel campo del restauro e del lavaggio dei tappeti. Utilizziamo solo metodi e materiali di alta qualità per garantire risultati eccezionali in ogni lavoro, perché crediamo che ogni tappeto meriti il trattamento migliore.
Servizio Clienti Personalizzato:
Siamo qui per te, per ascoltare le tue esigenze e fornirti un servizio personalizzato e attento. Offriamo ritiro e consegna gratuiti per i nostri clienti a Segrate e nelle zone circostanti, perché la tua comodità è la nostra priorità.
Se vuoi preservare e valorizzare il tuo prezioso tappeto, contattaci oggi stesso! Centro Lavaggio e Restauro Tappeti è qui per aiutarti a conservare il tuo patrimonio tessile e a mantenere viva la sua bellezza per anni a venire.
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secureonlinedesktop · 2 months
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Analisi della postura di sicurezza: guida completa per rafforzare la cybersecurity
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L'analisi della postura di sicurezza: come valutare la protezione dell'infrastruttura IT
L'analisi della postura di sicurezza è un processo fondamentale per valutare la protezione dell'infrastruttura IT di un'organizzazione contro le minacce informatiche. Conoscere i punti di forza e di debolezza della sicurezza IT consente di implementare controlli mirati per ridurre i rischi cyber.
Cos'è l'analisi della postura di sicurezza
L'analisi della postura di sicurezza, nota anche come security posture assessment, è il processo di valutazione della capacità di un'organizzazione di prevenire, rilevare e rispondere alle minacce informatiche. Consiste nell'esaminare la configurazione e l'efficacia di controlli di sicurezza come firewall, sistemi di rilevamento delle intrusioni (IDS), endpoint protection, gestione delle identità e degli accessi (IAM), sicurezza delle applicazioni, crittografia dei dati, backup e disaster recovery. L'obiettivo è identificare vulnerabilità, rischi e debolezze che potrebbero essere sfruttate dagli attaccanti per compromettere la confidenzialità, integrità e disponibilità delle informazioni e dei sistemi.
Perché è importante l'analisi della postura di sicurezza
Ecco perché effettuare regolarmente l'analisi della postura di sicurezza è fondamentale: - Rilevare vulnerabilità sconosciute - Nuove vulnerabilità vengono scoperte quotidianamente. L'analisi della postura di sicurezza permette di identificare e risolvere tempestivamente le falle prima che vengano sfruttate. - Valutare l'efficacia dei controlli - I controlli di sicurezza devono essere regolarmente testati per assicurarsi che funzionino come previsto. L'analisi della postura rileva eventuali problemi di configurazione o integrazione. - Ridurre la superficie di attacco - Disabilitare servizi e porte di rete non necessari consente di minimizzare i vettori di attacco. L'analisi della postura di sicurezza rileva questi punti deboli. - Rispettare standard e normative - Requisiti legali e di compliance richiedono un certo livello di sicurezza IT. L'analisi della postura verifica la conformità a PCI DSS, GDPR, HIPAA ecc. - Migliorare la visibilità - Comprendere la postura di sicurezza IT consente di implementare monitoraggio e log management più efficaci. - Gestire il rischio - L'analisi della postura di sicurezza fornisce i dati necessari per una valutazione accurata dei rischi cyber e l'implementazione di misure di mitigazione adeguate. - Rafforzare la sicurezza - I risultati dell'analisi consentono di stabilire priorità e migliorare i punti deboli nella strategia di sicurezza. In sintesi, l'analisi regolare della postura di sicurezza dovrebbe essere una best practice per qualsiasi organizzazione che voglia gestire il rischio cyber ed evitare impatti negativi sulla propria infrastruttura IT.
Come si esegue l'analisi della postura di sicurezza
Esistono vari approcci e strumenti per effettuare l'analisi della postura di sicurezza. Ecco le principali attività e fasi del processo: Raccolta di informazioni sull'ambiente IT Inizialmente, è necessario raccogliere informazioni dettagliate sulla rete aziendale, gli asset critici, le applicazioni business-critical, il personale, i processi e le policy di sicurezza esistenti. È importante documentare accuratamente: - Topologia di rete e segmentazione - Sistemi endpoint e server - Applicazioni software e servizi cloud - Dispositivi di rete come router, switch e firewall - Tecnologie di sicurezza deployate - Flussi di dati sensibili Analisi di vulnerabilità e test di penetrazione Con la fase di discovery completata, il passo successivo prevede l'esecuzione di analisi delle vulnerabilità e test di penetrazione per identificare falle sfruttabili negli ambienti IT. Le analisi di vulnerabilità scansionano reti, sistemi e applicazioni alla ricerca di misconfigurazioni o debolezze note che potrebbero esporre l'organizzazione al rischio. I test di penetrazione simulano veri attacchi da parte di hacker esperti per valutare se e come possono violare le difese perimetrali ed interne della rete aziendale. Entrambe queste attività forniscono una visione concreta dei punti deboli. Revisione di configurazioni e policy La revisione delle configurazioni di sicurezza e delle policy è fondamentale per identificare problemi che aumentano la superficie di attacco. Ad esempio, verificare che i sistemi siano patchati, i servizi non necessari disabilitati, gli accessi con privilegi limitati allo stretto necessario, l'autenticazione a più fattori abilitata, i dati sensibili crittografati, i backup eseguiti regolarmente, ecc. Confrontare le policy con le configurazioni effettive aiuta a rilevare eventuali discrepanze. Valutazione dei controlli di sicurezza I controlli di sicurezza come firewall, sandboxing, endpoint detection & response (EDR), web application firewall (WAF), access management devono essere attentamente valutati. Bisogna verificare che siano correttamente dimensionati, configurati e mantenuti, integrati con altre difese e adatti a proteggere da minacce avanzate. I controlli più maturi e resilienti garantiscono una postura di sicurezza solida. Analisi della capacità di rilevamento e risposta È importante valutare le capacità di rilevare tempestivamente e rispondere efficacemente ad incidenti di sicurezza. Si analizzano le soluzioni di Security Information & Event Management (SIEM), Endpoint Detection & Response (EDR), le procedure di incident response, il monitoraggio 24/7, la threat intelligence per assicurarsi che l'organizzazione sia in grado di scoprire e contenere rapidamente attacchi sofisticati. Reporting e remediation I risultati dell'analisi della postura di sicurezza devono essere documentati in report dettagliati e presentati ai responsabili IT e al management. Sulla base dei risultati, è necessario stabilire un piano di remediation, con priorità per le problematiche ad alto rischio. La remediation migliora la sicurezza correggendo le vulnerabilità e debolezze identificate. Il report finale certifica la postura di sicurezza dell'organizzazione dopo l'implementazione delle contromisure.
Strumenti per l'analisi della postura di sicurezza
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Esistono varie tipologie di strumenti, sia open-source che commerciali, per automatizzare e semplificare l'esecuzione dell'analisi della postura di sicurezza: - Scanner di vulnerabilità - soluzioni come Nessus, OpenVAS e Nexpose analizzano reti e sistemi per rilevare vulnerabilità note. - SIEM - i Security Information and Event Management combinano funzionalità di log collection, correlazione e reporting che supportano l'analisi della postura. - Piattaforme di penetration testing - Kali Linux, Metasploit, Burp Suite e altri strumenti per penetration test aiutano a validare la capacità di rilevamento e la resilienza dei controlli di sicurezza. - Configuration compliance - PolicyPatrol, Firemon, Skybox e altri verificano che le configurazioni siano in linea con policy e best practice di sicurezza. - Attack surface management - soluzioni come BitDam e Cyberpion mappano e monitorano la superficie di attacco, rilevando rischi emergenti. - Security rating services - servizi SaaS come SecurityScorecard e BitSight offrono rating sulla postura di sicurezza basati su molteplici fattori di rischio. - Breach and attack simulation - strumenti di nuova generazione come XM Cyber simulano attacchi avanzati all'interno della rete per validare la capacità di prevenzione e rilevamento delle difese esistenti. Integrando opportunamente queste tipologie di strumenti è possibile ottenere una visione a 360° della postura di sicurezza e identificare in modo proattivo rischi e debolezze su cui intervenire.
Fattori che influenzano la postura di sicurezza
La postura di sicurezza di un'organizzazione è influenzata da vari fattori interni ed esterni. I principali elementi da considerare sono: - Topologia della rete - segmentazione, zone di sicurezza, comunicazioni tra perimetro e interno. - Inventario degli asset - mappatura di sistemi, dati, applicazioni business-critical. - Hardening - patch, configurazioni sicure, principio del minor privilegio. - Tecnologie di difesa - qualità, integrazione e copertura di next-gen firewall, sandboxing, EDR, ecc. - Monitoraggio e visibilità - qualità di SIEM, log management e threat intelligence. - Conformità - policy, standard e requisiti normativi applicabili. - Consapevolezza della sicurezza - formazione, accountability e reporting sulla sicurezza IT. - Gestione del cambiamento - velocità di adozione di nuove difese e miglioramenti. - Threat landscape - proliferazione di nuove tattiche, tecniche e procedure degli attaccanti. Più questi fattori sono ottimizzati, migliore sarà la postura di sicurezza complessiva dell'organizzazione.
Approcci per il miglioramento della postura di sicurezza
Sulla base dei risultati dell'analisi della postura di sicurezza, le organizzazioni possono intraprendere diverse azioni per rafforzare le difese ed elevare il loro livello di sicurezza: - Patch dei sistemi - Installazione tempestiva di aggiornamenti e fix di sicurezza per eliminare vulnerabilità note. - Hardening - Impostazione di configurazioni sicure in base a policy e best practice per ridurre superficie di attacco. - Segmentazione della rete - Suddivisione logica della rete per limitare accessi, contenere infezioni e proteggere asset critici. - Consolidamento degli alert - Ottimizzazione delle regole di correlazione per filtrare il rumore e ottenere alert di alta qualità su attività malevole. - Miglioramento del monitoraggio - Integrazione di SIEM e log management per rafforzare le analytics e la threat detection. - Automazione della risposta - Implementazione di playbook per rispondere più rapidamente a incidenti comuni. - Simulazione di attacchi - Validazione proattiva delle difese con attacchi realistici, per colmare lacune prima che vengano sfruttate dai criminali. - Formazione sulla consapevolezza - Corsi periodici ai dipendenti per promuovere best practice di cybersecurity. - Revisione delle policy - Aggiornamento di policy e standard in base al threat landscape ed esigenze di business. Effettuando queste attività in modo continuo, le aziende possono mantenere un vantaggio significativo rispetto all'evoluzione delle minacce e preservare la sicurezza dei propri asset digitali.
Ruolo dei servizi di sicurezza gestita
Le organizzazioni possono trarre grande beneficio dall'esternalizzazione dell'analisi della postura di sicurezza e di attività correlate a fornitori qualificati di servizi di sicurezza gestita (MSSP). I vantaggi includono: - Competenze specializzate - gli MSSP dispongono di security analyst esperti nell'identificazione di vulnerabilità e nella simulazione di attacchi sofisticati. - Approccio indipendente - il vendor esterno esegue una valutazione imparziale per determinare il livello di rischio effettivo. - Copertura 24x7 - il monitoraggio continuo da parte di professionisti consente di rilevare minacce che i team interni potrebbero perdere. - Economie di scala - l'MSSP serve molteplici clienti e può ammortizzare il costo degli strumenti necessari. - Gestione semplificata - il servizio gestito riduce l'onere amministrativo per il cliente. - Conformità assicurata - gli MSSP aiutano a soddisfare requisiti normativi sulla valutazione periodica dei rischi. - Miglioramento continuo - il rapporto di partnership consente di correggere lacune e ottimizzare nel tempo le difese del cliente. Per questi motivi, le realtà enterprise che gestiscono infrastrutture IT complesse traggono grande valore dal collaborare con MSSP qualificati per analizzare e rafforzare la propria postura di sicurezza.
Come integrare l'analisi della postura nei servizi SOC
I servizi di Security Operations Center (SOC) possono trarre significativi benefici integrandosi con le attività di analisi della postura di sicurezza. Il SOC riceve una grande mole di alert dalle varie soluzioni di sicurezza distribuite nelle reti dei clienti. Spesso però il rumore di fondo è elevato e gli analisti fatichino a concentrarsi sulle minacce più critiche. L'analisi proattiva della postura di sicurezza da parte di team specializzati contribuisce ad aumentare il livello di maturità delle difese nei client enterprise e riduce la superficie di attacco complessiva. Di conseguenza, il carico di lavoro degli analisti SOC può focalizzarsi su un numero minore di alert, ma di qualità più elevata. Il SOC è messo in condizione di operare in modo più efficiente ed efficace. Inoltre l'analisi della postura di sicurezza fornisce al SOC informazioni preziose sul contesto della rete del cliente, la segmentazione, le vulnerabilità, i punti deboli nei controlli di sicurezza. Queste informazioni arricchiscono le capacità di threat hunting e incident response del SOC stesso. Gli analisti sono in grado di correlare meglio gli eventi di sicurezza e comprendere il potenziale impatto degli allarmi. Grazie alla partnership con il team di analisi della postura, il SOC può offrire un servizio di protezione ancora più completo ed efficace ai propri clienti enterprise. Questa sinergia rafforza ulteriormente la capacità dell'azienda di prevenire violazioni dei dati e garantire la business continuity anche di fronte a cyber attacchi mirati. La combinazione di monitoraggio 24x7, threat hunting, incident response e analisi periodica della postura di sicurezza fornisce una protezione a tutto tondo basata su competenze, tecnologie e processi maturi. Le organizzazioni che adottano questo approccio integrato raccolgono tutti i benefici derivanti da un significativo innalzamento della propria resilienza cyber.
Conclusione
L'analisi della postura di sicurezza è una componente fondamentale di una moderna strategia di cybersecurity. Consente di identificare in modo proattivo vulnerabilità, rischi emergenti e debolezze nei controlli di sicurezza. Sulla base dei risultati dell'analisi, le organizzazioni possono stabilire priorità d'intervento e migliorare in modo mirato la propria capacità di prevenire, rilevare e rispondere alle minacce informatiche. Affidandosi a fornitori qualificati di servizi di sicurezza gestita, le imprese possono efficientare il processo e avvalersi di competenze specializzate per testare la resilienza della propria infrastruttura IT. Integrando l'analisi della postura con le attività di monitoraggio e response di un SOC, è possibile eliminare fattori di rischio prima che vengano sfruttati dagli attaccanti e consentire agli analisti di concentrarsi sulle minacce più critiche. Investire nella continua valutazione e ottimizzazione della postura di sicurezza permette di stare al passo con un panorama di minacce in costante evoluzione e mantenere un elevato livello di cyber-resilienza nel tempo. - CIS Critical Security Controls Version 8: cosa sono e perché sono importanti per la sicurezza informatica - CTI (Cyber Threat Intelligence): come funziona? - Kerberoasting: una minaccia per la sicurezza informatica e come mitigarla con l'analisi della Security Posture - CSIRT: rispondere agli incidenti IT per proteggere il business Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 3 months
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Semi di cannabis autofiorenti: scopriamo insieme le caratteristiche
I semi di cannabis autofiorenti hanno rivoluzionato il modo in cui pensiamo alla coltivazione della cannabis. Queste particolari varietà sono note per la loro capacità di passare dalla fase vegetativa a quella di fioritura automaticamente, indipendentemente dal ciclo di luce. Ciò le rende ideali per i coltivatori che cercano un raccolto veloce e meno dipendente dalle condizioni di illuminazione esterne. Le piante prodotte dai semi autofiorenti tendono ad essere più piccole e compatte, ideali per la coltivazione in spazi limitati o per chi desidera mantenere un profilo basso. Semi autofiorenti di cannabis: una rivoluzione che ha affascinato molti coltivatori La popolarità dei semi autofiorenti di cannabis è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, attrattiva per i coltivatori di tutti i livelli di esperienza. La loro semplicità di coltivazione, unita alla rapidità del ciclo di vita, li ha resi una scelta popolare per chi cerca risultati rapidi e affidabili. Inoltre, essendo meno sensibili alle variazioni del ciclo di luce, sono adatti sia alla coltivazione indoor che outdoor, offrendo flessibilità ineguagliabile. Caratteristiche di coltivazione delle varietà di cannabis autofiorenti Le varietà autofiorenti richiedono approcci di coltivazione leggermente diversi rispetto alle varietà fotodipendenti tradizionali. Dato il loro ciclo di vita accelerato, è fondamentale ottimizzare le condizioni di crescita fin dall'inizio. Le piante autofiorenti beneficiano di un suolo ricco di nutrienti e di una buona illuminazione per la maggior parte del loro ciclo. Tuttavia, richiedono meno nutrienti rispetto alle varietà fotodipendenti e sono generalmente più resistenti a temperature estreme e infestazioni. Semi autofiorenti di cannabis legale: quali posso coltivare? Con l'aumento della legalizzazione della cannabis in molte regioni, è diventato più facile accedere a semi autofiorenti di cannabis legale. Queste varietà, spesso ricche di CBD e con bassi livelli di THC, sono perfette per chi cerca i benefici terapeutici della cannabis senza gli effetti psicoattivi intensi. Verifica sempre le leggi locali prima di procedere all'acquisto e alla coltivazione, poiché le regolamentazioni possono variare notevolmente. Semi di cannabis autofiorenti e semi di cannabis fotodipendenti: quali le differenze? La differenza principale tra semi autofiorenti e fotodipendenti risiede nel loro ciclo di vita. Mentre le varietà fotodipendenti richiedono un cambiamento nel ciclo di luce per iniziare la fioritura, le autofiorenti fioriscono automaticamente dopo un certo periodo di tempo. Questo rende le autofiorenti più semplici da coltivare e ideali per i nuovi coltivatori, o per coloro che desiderano raccolti più rapidi e frequenti. Varietà di cannabis autofiorenti: massima discrezione e rapidità di raccolta sorprendente Le varietà autofiorenti offrono il vantaggio di una discrezione ottimale grazie alle loro dimensioni ridotte, il che le rende meno evidenti e più facili da nascondere. Inoltre, il loro ciclo di vita breve permette ai coltivatori di ottenere raccolti in tempi sorprendentemente rapidi, spesso in meno di 10 settimane dalla semina. Questa rapidità è ideale per chi cerca risultati veloci o vuole evitare le lunghe attese associate alle varietà tradizionali. Suggerimenti e tecniche per la coltivazione di cannabis autofiorente Per ottenere il massimo dalla coltivazione di cannabis autofiorente, è essenziale partire con semi di alta qualità e mantenere le piante ben idratate, ma senza esagerare con l'acqua. Fornire un ambiente stabile con un buon mix di luce, umidità e nutrienti adeguati al ciclo di vita accelerato delle autofiorenti è cruciale. Evitare stress inutili alle piante è fondamentale, poiché hanno meno tempo per riprendersi rispetto alle varietà fotodipendenti. Quanto costano e dove posso comprare semi di cannabis? Il costo dei semi di cannabis autofiorenti può variare ampiamente a seconda della genetica e della qualità. Generalmente, si possono aspettare prezzi che vanno dai 5 ai 30 euro per seme. I semi possono essere acquistati presso negozi specializzati, grow shop online attraverso siti affidabili che offrono una vasta gamma di varietà legali e genetiche di alta qualità. Assicurati di acquistare da fonti rispettabili per garantire la migliore esperienza di coltivazione possibile. Questo approfondimento sui semi di cannabis autofiorenti spera di offrire una guida completa per chiunque sia interessato a esplorare questa affascinante e innovativa forma di coltivazione della cannabis. Ricorda sempre di procedere nel rispetto delle leggi locali e di informarti adeguatamente per assicurare una coltivazione sicura e soddisfacente. Read the full article
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bitcoinreportitalia · 4 months
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"Tutelarsi dal ricatto: Guida per acquistare Bitcoin senza rivelare la tua identità"
💰 Pubblicato da Bitcoin Report Italia, 29 gennaio 2024 💰
😎 "In un mondo in cui il totalitarismo avanza, scopri come proteggere la tua privacy finanziaria con l'acquisto anonimo di Bitcoin."
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😎 La stretta sulle libertà personali si fa sempre più pressante, e proteggere la propria privacy diventa una priorità. In questo contesto, l'acquisto di Bitcoin senza rivelare la propria identità è diventato un mezzo essenziale per sfuggire all'occhio invadente del Big Brother. In questo articolo, esploreremo tre metodi per acquistare Bitcoin anonimamente e senza documenti, fornendo a chi legge tutte le informazioni necessarie.
Comprare Bitcoin: Anonimato vs Exchange con KYC
😎 Una delle prime distinzioni cruciali da fare è tra l'acquisto di Bitcoin in modo anonimo e l'utilizzo di exchange che richiedono la verifica KYC (Know Your Customer). Molti si pentono di aver fornito i propri documenti quando si rendono conto delle potenzialità di Bitcoin e delle informazioni sensibili che gli exchange conservano.
Privacy nel Tempo: Il Threat Model
😎 L'anonimato nell'acquisto di Bitcoin è solo il primo passo. La blockchain è intrinsecamente trasparente, e mantenere la privacy nel tempo richiede consapevolezza e adattamento al proprio "threat model", ovvero al livello di riservatezza desiderato. Nascondersi dagli annunci su Facebook è una cosa; nascondersi da entità nazionali e sovranazionali richiede una strategia più avanzata ed andremo nel tempo ad esplorare ogni sua parte ed in ogni precauzione da avere, in modo sempre più approfondito.
Le Tre Vie per l'Anonimato Finanziario
😎 1. Comprare Bitcoin in Contanti da un ATM: Trovare un Bitcoin ATM potrebbe sembrare la soluzione più semplice. Puoi acquistare Bitcoin in contanti senza dover fornire documenti, anche se alcuni ATM potrebbero richiedere una verifica dell'identità per importi più elevati.
😎 2. Comprare Bitcoin Online senza Documenti: Esistono nuovi approcci decentralizzati come il BitcoinVoucherBot su Telegram. Questo bot ti permette di acquistare Bitcoin in modo anonimo attraverso una conversazione su Telegram, senza registrazione o verifica.
😎 3. Exchange Decentralizzati: Plattforme come Bisq e HodlHodl consentono di acquistare Bitcoin senza documenti, senza registrazione e in modo anonimo. Bisq è un software P2P da scaricare, mentre HodlHodl funziona tramite un sito web, entrambi offrendo un'alternativa alle tradizionali borse centralizzate.
Perché Acquistare Bitcoin Anonimamente?
😎 Oltre al diritto umano alla privacy, l'acquisto anonimo di Bitcoin protegge da rischi come hacking di exchange e sorveglianza delle transazioni. Tuttavia, è fondamentale comprendere che l'anonimato richiede consapevolezza e azioni mirate per evitare errori ingenui.
Disclaimer e Conclusioni
Prima di concludere, è essenziale sottolineare che l'acquisto di Bitcoin anonimamente è legale, ma non solleva dalla responsabilità di rispettare gli obblighi legali e fiscali. La protezione della privacy finanziaria è un diritto, e questa guida completa fornisce gli strumenti necessari per esercitarlo senza compromettere la propria sicurezza. In un mondo sempre più oppresso dal totalitarismo, navigare nell'anonimato finanziario diventa un atto di resistenza e difesa della libertà individuale.
😎 Nei prossimi articoli andremo ad analizzare dettagliatamente i vari metodi citati, con i loro pro ed i loro contro (eh sì, perché alcuni possono sembrare anonimi ma non lo sono realmente del tutto), cercando di dare una panoramica completa sulle varie opzioni disponibili e cautele da avere.
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wdonnait · 7 months
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Acromatopsia, come accorgersi di questa rara malattia degli occhi
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/acromatopsia-come-accorgersi-di-questa-rara-malattia-degli-occhi/116498?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116498
Acromatopsia, come accorgersi di questa rara malattia degli occhi
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L’acromatopsia è una rara condizione oftalmologica che colpisce la percezione dei colori e la visione in generale. Questo disturbo, noto anche come “cecità ai colori,” ha un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti. Questo articolo esplorerà le cause, i sintomi, la diagnosi e le opzioni di trattamento dell’acromatopsia, fornendo informazioni essenziali per coloro che cercano una migliore comprensione di questa condizione.
Cause dell’Acromatopsia
L’acromatopsia è solitamente una condizione genetica ereditaria. È causata da mutazioni nei geni responsabili della produzione o della funzione dei coni nella retina, le cellule oculari specializzate responsabili della percezione dei colori. Le mutazioni genetiche interferiscono con la capacità del paziente di rilevare i diversi colori, portando a una visione in bianco e nero o quasi.
Sintomi dell’Acromatopsia
I sintomi caratteristici dell’acromatopsia includono:
Visione in Bianco e Nero: I pazienti con acromatopsia percepiscono il mondo in scala di grigi, senza la capacità di distinguere i colori.
Fotofobia: Le persone con questa condizione sono estremamente sensibili alla luce intensa, il che rende difficile per loro stare all’aperto in condizioni luminose.
Visione sfocata: Gli individui affetti dall’acromatopsia spesso soffrono di visione sfocata, il che può influire sulla loro capacità di leggere o svolgere attività quotidiane.
Nistagmo: Molti pazienti con acromatopsia possono presentare movimenti oculari involontari noti come nistagmo, che può peggiorare in condizioni di luminosità elevata.
Diagnosi e trattamento dell’Acromatopsia
La diagnosi dell’acromatopsia di solito comporta un esame oftalmologico completo. Il medico potrebbe anche raccomandare test specifici, come l’elettroretinogramma (ERG) e il test di percezione dei colori. I test genetici possono essere eseguiti per identificare le mutazioni genetiche responsabili della condizione.
Al momento, non esiste una cura definitiva per l’acromatopsia. Tuttavia, esistono alcune opzioni di gestione e miglioramento della qualità della vita, tra cui:
Occhiali scuri o lenti a contatto: Per ridurre la sensibilità alla luce intensa, molti pazienti con acromatopsia indossano occhiali scuri o lenti a contatto speciali.
Terapia visiva: Gli specialisti possono offrire terapie per migliorare le abilità visive e l’orientamento spaziale.
Supporto psicologico: Gli individui con acromatopsia possono beneficiare del supporto psicologico per affrontare le sfide legate alla loro condizione.
Ricerca genetica: La ricerca scientifica continua a cercare nuove terapie e trattamenti per l’acromatopsia, inclusi gli approcci basati sulla correzione genetica.
Conclusioni
L’acromatopsia è una condizione rara ma significativa che influisce sulla percezione dei colori e sulla qualità della vita dei pazienti. La ricerca continua e le terapie innovative offrono speranza per una migliore gestione e, un giorno, una possibile cura per questa malattia. È fondamentale che le persone affette da acromatopsia ricevano un supporto adeguato e abbiano accesso alle risorse necessarie per migliorare la loro qualità di vita.
Acromatopsia statistiche
Le statistiche sull’acromatopsia sono relativamente limitate, dato che questa è una condizione oftalmologica estremamente rara. Tuttavia, posso fornire alcune informazioni generali sulla prevalenza e sugli aspetti demografici dell’acromatopsia basati su dati disponibili:
Prevalenza: L’acromatopsia è una condizione estremamente rara. La sua prevalenza varia da una regione all’altra, ma in genere colpisce solo una piccola percentuale della popolazione, stimata in meno di 1 persona su 30.000.
Ereditarietà: La maggior parte dei casi di acromatopsia è di origine genetica e solitamente si manifesta sin dalla nascita. I geni responsabili delle mutazioni che causano l’acromatopsia sono ereditati dai genitori. Questa condizione è autosomica recessiva, il che significa che entrambi i genitori devono portare una copia del gene mutato affinché un figlio possa sviluppare l’acromatopsia.
Età di insorgenza: L’acromatopsia è una condizione congenita, il che significa che i sintomi si manifestano fin dalla nascita o molto precocemente nell’infanzia. I pazienti affetti da acromatopsia sono solitamente diagnosticati nei primi anni di vita.
Fotofobia: La fotofobia, o sensibilità alla luce intensa, è uno dei sintomi più comuni dell’acromatopsia ed è spesso segnalata dai pazienti. Questa sensibilità alla luce può variare in intensità da persona a persona.
Gestione: Non esiste una cura definitiva per l’acromatopsia, ma esistono opzioni di gestione come l’uso di occhiali scuri, lenti a contatto speciali e terapie visive per aiutare i pazienti a gestire i sintomi e migliorare la loro qualità di vita.
È importante tenere presente che le statistiche sull’acromatopsia possono variare a seconda delle fonti e della regione geografica considerata. Poiché si tratta di una condizione così rara, la raccolta di dati dettagliati su larga scala può essere complessa, ma la ricerca e la consapevolezza sull’acromatopsia stanno aumentando, contribuendo a una migliore comprensione e gestione di questa malattia.
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viaggiatricepigra · 1 year
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Non ho resistito e appena l'ho visto, doveva essere mio! Penso che chiunque conosca anche solo per sentito dire il film "La Mosca" del 1986, ormai un cult del cinema fantascientifico/horror. Tratto da questo minuscolo racconto, ma estremamente interessante e ricco, inutile dire assolutamente originale. Però (il film) se ne ispira solo, la trama è estremamente diversa. Ma esiste una pellicola estremamente fedele, lo sapevate? Infatti prima di quel film ne uscì un altro, nel 1957, "L'esperimento del dott. K". Quest'ultimo è una perla in bianco e nero da recuperare assolutamente se fan di questo genere. Sinceramente non sapevo che fosse tratto da un racconto. Lo sospettavo, in linea di massima. Praticamente tutto si ispira ad altre pellicole e/o a scritti. Quindi solo stata felicissima di recuperarlo immediatamente, da aggiungere alla mia libreria e di, appunto, scoprire la storia originale, da cui nacque tutto. Non sto a raccontarvi la trama. Penso che ci siano così tanti riferimenti ad essa che la potete immaginare, ma non siatene così certi! Classificato come noir, saprà sorprendervi durante l'indagine che verrà fuori dalle pagine e la verità che si nasconde dietro una confessione troppo strana per essere vera. Se vi approcciate ad esso come una novità assoluta, credo vi saprà conquistare e rapire totalmente. Non è solo un noir, ma ci sono tracce di fantascienza e dettagli che potrebbero lasciarvi qualche brivido, se siete molto sensibili. Nel complesso, una lettura estremamente veloce, che però riesce a raccontare un mondo. Una storia estremamente originale e fluida, anche nei momenti più "complessi", non visti attraverso occhi "professionali" ma quotidiani come i nostri. Se amate questo tipo di storie, non potete lasciarvelo scappare. [Ve ne parlo meglio sul blog 📎Link in Bio] https://instagr.am/p/Cl3YL5bMIag/
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dreamerwriter18mha · 4 years
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CRONACHE DI YUUEI - GROUND ZERO Capitolo 9 - Incubi
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PAIRING: KIRISHIMA X BAKUGO    RATING: +18    GENERE: Fantasy AU
NDA: occhio gente che qui le cose si fanno scottanti (In realtà faccio finta di avvertirvi, lo so che stavate tutti aspettando questo momento). Scusate se ci ho messo tanto, ma quando scrivo smut c'è sempre quella sottile linea tra sexy e volgare che non voglio mai, mai, superare, quindi ci metto sempre un po' di più.
I due ragazzi consumarono la loro cena seduti sul letto di Bakugo e Kirishima lo adorò. C'era qualcosa di così familiare e confortevole nell'abbandonare le formalità e starsene lì, da soli, seduti uno di fronte all'altro a ridere, scherzare e raccontarsi storie.
Quando si fece troppo tardi, Katsuki lo cacciò a letto con un ultimo bacio e, per quanto la giornata fosse stata stancante, Eiji non riuscì minimamente a prendere sonno. Ripensando agli eventi della giornata il suo cuore batteva all'impazzata. Fino a qualche ora prima era certo che sarebbe stato buttato fuori e non solo Bakugo non l'aveva fatto, ma l'aveva perfino baciato. Kirishima non era certo di come si sentisse in merito. Nel tempo aveva imparato a temere i contatti anche solo lontanamente sessuali, ma baciare Bakugo era tutta un altra cosa.
Continuò a rigirarsi nel letto per una buona mezz'ora, finché finalmente non scivolò nel sonno.
Lentamente i suoi occhi si aprirono. La prima cosa che percepì fu il buio nella stanza, poi il freddo, poi la debolezza. Aveva fame, come se non mangiasse da giorni, e sete. I suoi polsi facevano male. Sotto la schiena sentiva il freddo del pavimento. Che strano...eppure ricordava di essersi addormentato in una stanza calda, avvolto in morbide pellicce, su un soffice letto...ma questo non sembrava il castello, sembrava la sua gabbia...Bakugo...dov'era Bakugo? Il suo respiro accelerò nel panico. Non poteva essere...non era possibile...non poteva aver sognato...
Improvvisamente una luce illuminò le fredde sbarre della gabbia attorno a lui. Un uomo con la faccia che somigliava tantissimo ad una lucertola, con una fascia legata attorno agli occhi...una ragazza con i capelli biondi e un sorriso spaventoso...Shuichi...Toga...i suoi carcerieri.
"Buongiorno Eijiruccio...ben svegliato..." esclamò la ragazza con una risata da pazza, agitando nell'aria due enormi coltelli.
"In piedi verme, il capo non è contento del tuo comportamento di ieri...è ora della tua punizione" spiegò Shuichi aprendo la porta della cella.
Solo allora vide la frusta appesa alla sua cintura.
"No...no no...Bakugo...Bakugo..." singhiozzò, indietreggiando fino a toccare le sbarre, con il corpo che tremava.
"Oh Eijiruccio...chi è Bakugo? Il tuo nuovo amico immaginario?" lo prese in giro Toga.
"Nessuno verrà a salvarti merdina, tu non vali niente, ricordatelo. E adesso, in ginocchio" ordinò Shuichi, facendo schioccare la frusta accanto a lui.
Possibile...possibile che l'avesse sognato...? Bakugo...il suo bellissimo Bakugo...non esisteva? Uraraka...Amane...tutto un sogno della sua mente delirante...?
I singhiozzi esplosero dal suo petto prima che potesse fermarli...Toga scosse la testa contrariata...odiavano quando piangeva...era così debole...
Shuichi si avvicinò con rabbia per afferrarlo, gli strattonò la spalla per sbilanciarlo e lo gettò a terra...Kirishima si preparò a colpire il terreno...
Kirishima spalancò gli occhi con un sussulto. Il suo cervello ronzava per il colpo di frusta dell'improvviso risveglio.
Sentiva l'umidità delle lacrime sul viso.
Scattò a sedere allarmato, cercando Shuichi e Toga nella stanza, ma non c'era traccia dei due bastardi. Non c'era traccia nemmeno delle sbarre, se per quello.
Con un colpo secco la porta si spalancò.
"Eiji?" esclamò un ragazzo dai capelli biondi, facendo irruzione nella stanza con sguardo preoccupato.
Kirishima impiegò qualche secondo a inquadrare il nuovo arrivato, ma appena lo fece singhiozzò ancora più forte.
Istintivamente sollevò entrambe le braccia verso il nuovo arrivato, piagnucolando debolmente "Bakugo" tra un singhiozzo e l'altro.
Il biondo attraversò la stanza come una freccia, si sedette sul letto e in un istante le sue braccia furono attorno a Eijiro, sollevandolo dal materasso per sistemarselo in grembo.
"Shhh, tranquillo piccolo, va tutto bene, sono qui...sono qui..." mormorò, cullandolo dolcemente contro il suo petto.
"Bakugo...Bakugo...Bakugo..." continuò a ripetere Kirishima tra i singhiozzi.
Katsuki esaminò per un secondo il letto sotto di lui.
"Fanculo" brontolò, prima di sistemare meglio le braccia attorno all'altro e alzarsi in pedi.
Kirishima squittì debolmente al movimento.
"Bakugo...? Dove andiamo?" mormorò con voce rotta.
"Questo letto è troppo piccolo. Andiamo di là" rispose, attraversando la porta ancora aperta e puntando verso il suo letto.
Quando fu a portata, appoggiò Kirishima sul soffice materasso, ancora caldo dove Katsuki aveva dormito. Effettivamente quel letto era un po' più grande.
Appena la sua faccia affondò nel cuscino, Eijiro si morse il labbro per trattenere un gemito. L'odore di Bakugo era così forte nel suo letto che dovette sforzarsi di pensare ad altro per evitare spiacevoli conseguenze, anche se con il terrore del sogno ancora ben in mente non fu particolarmente difficile.
Una volta che il drago fu comodo, il Re si stese accanto a lui e sistemò le pellicce in modo che li coprissero bene entrambi. A quel punto si allungò verso l'altro e lo avvolse tra le sue braccia.
Kirishima si lasciò trascinare senza opporre resistenza, avido di qualsiasi contatto che Bakugo volesse concedergli.
Lentamente la tensione nelle sue spalle iniziò a sciogliersi. Bakugo era lì, con lui. Era stato solo un brutto sogno.
"Vuoi parlarne?" chiese il Re a bassa voce.
"No...non voglio pensarci più" rispose Eiji, spingendo la testa nel collo di Bakugo.
Era la prima volta che un brutto incubo si trasformava in un sogno meraviglioso. La sua pelle nuda formicolava dove era in contatto con quella di Bakugo. Kirishima non fu mai così contento di dormire solo con le mutande.
Quando poi la mano del Re si spostò sulla sua schiena, trascinando pigramente le dita su e giù per la sua spina dorsale, una morbida fusa vibrante si trascinò fuori dalle sue labbra e tutto il suo corpo si inarcò.
"Kat..." ansimò debolmente, strofinandosi come un gatto contro di lui.
Bakugo sembrò voler dire qualcosa, ma la sua bocca si aprì e chiuse senza emettere suono. Il suo viso era di un rosso intenso e stava fissando il muro dietro Eijiro con ampi occhi sbarrati.
"Kat...?" chiese Kiri preoccupato "mi dispiace...non avrei dovuto..." mormorò deluso, iniziando ad allontanarsi.
"No! Aspetta..." esclamò Katsuki riscuotendosi di colpo e trattenendolo "non intendevo...non volevo...cazzo...dammi un secondo..."
"Tranquillo piccolo, non hai fatto nulla di sbagliato" sussurrò il Re, accarezzandogli il viso "tutto questo è così...travolgente. Non sono abituato..." brontolò imbarazzato.
"Non dirlo a me...non ho mai avuto niente di...simile a questo, nella mia intera vita. Ma non riesco a trattenermi...quando mi tocchi è così...giusto" spiegò Kiri, balbettando un po'.
"E allora continuerò a farlo" rispose Bakugo con un sorriso pericoloso, ruotando Eijiro tra le sue braccia, in modo che la sua schiena premesse contro il suo petto.
"Katsuki...cosa fai?" chiese l'altro titubante.
"Rilassati e fidati di me...voglio solo farti sentire bene..." mormorò il Re, posando le labbra sul suo collo.
Lentamente, per dare il tempo a Eiji di abituarsi, distribuì baci bagnati e delicati morsetti lungo entrambi i lati del suo collo candido, mentre entrambe le mani scivolavano sul torace dell'altro, scorrendo lievemente sull'accenno di addominali che iniziavano a intravedersi sotto la pelle ambrata e poi su fino ai piccoli capezzoli rosati.
Kirishima sussultò al primo tocco, per poi ansimare pesantemente quando le delicate dita di Bakugo presero a sfiorarli in lievi carezze circolari, tutt'attorno alle punte sensibili. Fino a quel momento non aveva idea che il suo petto potesse dargli delle sensazioni così deliziose...
Katsuki continuò quella dolce tortura per un bel po', tentando diversi approcci con le piccole protuberanze rosa per vedere quale avrebbe strappato all'altro i più dolci lamenti. Scoprì che non amava particolarmente che fossero tirati, per quanto delicatamente, ma impazziva se li grattava lievemente con le unghie, e se li massaggiava con le dita bagnate di saliva andava completamente fuori di testa.
Si fermò solo quando Eiji strinse insieme le cosce con espressione addolorata. Quello fu il suo segnale che era il momento di passare oltre.
Con un sorriso soddisfatto afferrò l'orlo delle mutande di Kiri, ma prima gli accarezzò dolcemente la guancia.
"Ti fidi di me?" chiese.
"Sì" rispose il rosso senza fiato.
"Sta calmo e ricorda che non ti farei mai del male" mormorò, voltandogli la testa per baciarlo.
Il cervello di Eiji aveva chiuso i battenti parecchi minuti prima e perso com'era nel bacio non si accorse nemmeno della sua biancheria intima che scivolava giù.
Appena la mano calda e leggermente ruvida si avvolse attorno al suo membro, Kiri emise un respiro tremante e Bakugo dietro di lui sussultò così forte che il drago girò la testa preoccupato, per controllarlo. Qualunque cosa avesse sorpreso il Re così tanto, l'aveva lasciato con la bocca spalancata e le iridi rosse completamente inghiottite dal nero.
"Porca puttana..." esclamò senza fiato "questa cosa è enorme" piagnucolò, spingendo i fianchi contro il morbido culo di Eiji.
La sensazione della durezza che scivolava contro di lui fece quasi irrigidire il drago, ma si sforzò di ricordare le parole di prima. Non ti farei mai del male. Bakugo non era come Toga e Shuichi, non l'avrebbe forzato a fare qualcosa che non voleva e che gli avrebbe fatto molto male.
"Ed è un male?" chiese debolmente, per costringere il suo cervello lontano dalla pericolosa linea di pensieri.
"Scherzi vero?" sbottò Katsuki, iniziando a spostare lentamente la mano su e giù "voglio così tanto questa cosa meravigliosa dentro di me" ammise imbarazzato.
Un'indescrivibile scossa di piacere attraversò tutto il corpo di Eiji. La combinazione della mano sul suo cazzo e delle parole di Bakugo lo lasciarono senza fiato.
Quando improvvisamente la mano si allontanò, Kirishima quasi pianse, ma il Re la riportò subito al suo compito, dopo averci fatto cadere un po' di saliva.
L'aggiunta di lubrificante rese il movimento molto più scorrevole e il drago lasciò cadere la testa sulla spalla di Bakugo, con un espressione di pura estasi che quasi fece venire il Re nelle sue mutande. C'era qualcosa di assolutamente osceno nel modo in cui suoi occhi cremisi erano annebbiati e i denti affilati premevano nel labbro inferiore, nel vano tentativo di non essere troppo rumoroso.
"Ti piace, Eiji?" chiese.
"Oh sì...non smettere ti prego...è così bello..." gemette "c'è questa sensazione...nella mia pancia...è strana...ma mi piace..." cercò di spiegare.
Appena comprese il significato delle sue parole, Bakugo dovette trattenere il gemito osceno che gli salì alle labbra. Stava per dare a questo dolce, tenero, angelo il primo orgasmo della sua vita e la cosa lo eccitava molto più di quanto avrebbe dovuto.
"Vedrai...tra poco ti piacerà ancora di più...fidati di me..." ribatté il Re, spostando la mano per dedicare un po' di attenzione alla punta arrossata, già coperta di piccole gocce perlate.
Ne prese una con il dito e la distribuì con un lento movimento circolare.
"Oooh siiii...continua Kat..."
"Ti piace questo?"
"Sì mi piace da morire..."
Bakugo accarezzò per un secondo l'idea di continuare con quel ritmo...tenerlo sul bordo finché non l'avesse implorato, finché non avesse supplicato di lasciarlo venire. Fargli assaporare il dolce rilascio e poi negarglielo, ancora e ancora...ma questa era un idea per un altro momento, quando il dolce drago fosse stato un po' più a suo agio con il contatto fisico.
Per oggi decise che era abbastanza.
Riportò la sua mano alla posizione originale e riprese a pomparlo con colpi lenti e decisi, aumentando il ritmo quando Kiri inziò a gemere più forte, indicandogli che ormai era vicino.
"Kat...Kat cos'è questa...sensazione...nella pancia..." chiese ad un certo punto, interrotto dai forti gemiti che continuavano a sfuggirgli dalle labbra arrossate.
"Tranquillo tesoro...va tutto bene...rilassati, lascialo andare...sarà bello, te lo giuro..." rispose Katsuki con il respiro accelerato, sentendo il suo membro che iniziava a pulsare come quello dell'altro nella sua mano.
Anche lui stava per venire e non si era nemmeno toccato...possibile che questo piccolo drago avesse un tale potere su di lui?
"Kat...Kat..." piagnucolò Eiji inarcandosi contro di lui.
"Sì piccolo bravo...proprio così...vieni piccolo..." grugnì, accelerando la mano sempre di più.
Dopo un altro paio di pompe Kiri spinse forte i fianchi contro la sua mano e rilasciò il lamento più dolce e osceno che Bakugo avesse mai sentito, mentre spessi getti bianchi si riversavano sulla sua mano e sulla pelle ambrata. Anche il Re si lasciò sfuggire un debole lamento, mentre una chiazza scura si allargava sulla sua biancheria.
Mentre Eiji giaceva sul letto, senza nemmeno la forza di muovere un muscolo, Katsuki bagnò una sua vecchia camicia stracciata con un po' d'acqua e la usò per rimuovere ogni traccia di liquido biancastro dalla pelle del suo drago e poi da se stesso, sempre con questo sorriso divertito, ma al contempo affettuoso. Poi gettò il tessuto fuori dalla porta insieme alle sue mutande, ci avrebbe pensato una cameriera a portare tutto in lavanderia.
Una volta che ebbe indossato biancheria pulita tornò sotto le coperte e questa volta fu Eiji a prendere l'iniziativa e a stringerlo contro di se, con una fusa contenta che gli vibrava nel petto.
"Dormi piccolo, veglierò io sui tuoi sogni" sussurrò Bakugo, premendo un ultimo bacio sulle labbra di Eiji, che già iniziava a scivolare di nuovo tra le braccia di Morfeo.
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elbafishingblog · 3 years
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La canna e il mulinello da legering
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Le principali tipologie di canne da legering e feeder. Quale canna scegliere, con quale mulinello abbinarla. Caratteristiche dei quiver tip.
Per quanto detto nell'introduzione alla pesca a legering ed escludendo pertanto le discipline specialistiche di pesca a fondo, la canna da legering è del tipo ad innesti, di varia lunghezza (misurata in piedi), azione, casting e dotata di un numero variabile di vette (quiver tip) a diversa sensibilità (di solito misurata in once, oz). Orientarsi può non essere semplice se non si conoscono le differenze e non si ha ben chiaro l’ambito di utilizzo. Lo scopo di questo articolo è quello di fornire un quadro generale che possa fornire un supporto alla scelta evitando, per chi si avvicina a questa disciplina, gli errori più comuni. Canna e mulinello devono poi, al di là delle specifiche, anche rispondere alle preferenze individuali o alle necessità particolari. Ne viene che il quadro inevitabilmente tende ad essere più complesso rispetto a quello mostrato, con attrezzature che sebbene qui siano indicate come ottimali per un determinato approccio vengano poi utilizzate anche in altri. Non è però il caso di rendere il discorso più noioso di quanto già non rischi di essere. Per adesso partiamo dalle basi.
Caratteristiche generali
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Nove piedi (9 ft): Sono le canne più corte (9 ft sono circa 2,74 m) in due pezzi con sezioni della stessa lunghezza. Sottili, leggerissime, studiate per la pesca a corta distanza (dai margini a massimo 25 metri) in acque ferme o con corrente molto lenta. Per lo più si tratta di canne destinate alle acque commerciali e comunque utilizzabili in spot con riva bassa. L’azione è generalmente parabolica o progressiva-parabolica. Le vette in dotazione posso avere sensibilità diverse a seconda dei modelli con un range solitamente tra 0.75 e 2 oz. Il casting non sarà mai elevato in quanto la loro funzione è quella di lanciare con precisione a corta distanza e si attesta mediamente sui max 40 grammi. Si abbinano a mulinelli di taglia 3000 e a lenze madri massimo di 8 lb.
Dieci piedi (10 ft): Leggermente più lunghe (circa 3 m) come si può immaginare non differiscono moltissimo dalle precedenti risultando un po’ più “allround” per la pesca in acque commerciali o naturali con le medesime caratteristiche viste prima. Sempre dedicate ad una pesca non gravosa, sulla medio-corta distanza (diciamo massimo 40 metri) e con un casting leggermente superiore.
Undici piedi (11ft): Con i loro 3,35 m iniziano ad essere canne meno specifiche e con un ambito di usabilità più vasto, specie per chi pesca in acque naturali. Si tratta delle classiche canne da light legering/feeder con un casting massimo intorno ai 50-60 grammi, da utilizzare per lanci non oltre i 50 m e validissime anche per la pesca marginale. I tip vanno tra 1 e 2 oz e anche queste si abbinano a mulinelli di taglia 3000 o 4000 a bobina non troppo grande con lenze madri non superiori alle 8 lb. L’azione è progressiva o progressiva-parabolica.
Dodici piedi (12 ft): In questa misura (circa 3,68 m) la scelta è molto ampia. Vi si collocano canne in tre sezioni da legering/feeder leggero e medio-leggero come canne decisamente potenti dal casting elevato. Si sceglie una dodici piedi quando si ipotizza di dover operare su distanze di lancio che possono giungere fino anche a 60-70 m. Ma non è solo questione di distanza. Una canna più lunga consente di affrontare spot con riva più alta, correnti più impegnative (modelli strong e medium-strong) e di poter gestire pesci di taglia quando sia necessario non farli avvicinare troppo presto ai margini. Il mulinello più adatto è quello di taglia 4000 che viene caricato con un filo massimo di 8 lb nel legering/feeder medio-leggero e fino a 10 lb in quello pesante. Troviamo infatti, come accennato, canne 12 ft con casting ridotto (massimo 50-70 grammi) e vette nel range 1-2 oz e canne con casting elevato (anche 150 gr) dotate di vette fino a 3-4 oz. Sono canne ad azione progressiva benché in quelle da legering medio-leggero la curva sia decisamente più morbida. Ma non potrebbe essere altrimenti.
Tredici piedi (13 ft): Siamo alla soglia dei quattro metri di lunghezza, ovviamente in tre sezioni ed un ambito di utilizzo che va dal legering medio a quello pesante. Parliamo di canne con casting da 90 grammi fino anche a 150 e talvolta di modelli con anelli maggiorati da long casting (superiore ai 70 m). L’abbinamento è con mulinelli di taglia 4000 per i modelli da casting medio e 5000 per quelli da long casting. Si tratta di canne da ambienti naturali come grandi fiumi, correnti talvolta impegnative e particolarmente adatte anche alla pesca in mare. Canne che tuttavia (modelli medium abbinati alla vetta più sensibile in dotazione) rendono molto bene anche in acque ferme sulla media distanza.
Quattordici piedi (14 ft): Con i loro 4.27 m di lunghezza sono canne in tre sezioni esclusivamente da long casting da abbinare a mulinelli di taglia 5000 con lenze madri fino a 10 lb. Le vette vanno dalle 2 alle 5 oz a seconda dei modelli e presentano anelli di maggior diametro. Il casting è elevato è l’azione progressiva. Si tratta di canne destinate ad uno specifico settore, quello del legering/feeder estremo.
I quiver tip
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Le vette sono in relazione al modello di canna ed ogni canna ha a disposizione 2-3 vette di diversa sensibilità e talvolta materiale. Le vette in carbonio sono più rigide e reattive di quelle in fibra che al contrario risultano assai più flessibili. Le vette in fibra tendono quindi a evidenziare maggiormente le mangiate benché non possano essere prodotte al di sotto di una certa misura. Ne viene che i quiver da 0.5 e 0.75 oz sono comunque in carbonio. La fibra viene utilizzata nel range 1 e 2 oz (nello stesso range esistono comunque anche in carbonio), dalle 3 oz in poi le vette sono tutte in carbonio.
0.5 oz: Le vette da mezza oncia sono molto sottili e sensibilissime. Si tratta di quiver destinati ad una pesca ultra-light, sulla corta distanza, in acqua ferma, a pesci dalla mangiata estremamente delicata.
1 oz: Sono le vette più utilizzate nel legering/feeder leggero, con piombi o pasturatori di massimo 30 grammi in acqua ferma o molto lenta. Molto sensibili ma chiaramente più resistenti delle precedenti.
2 oz: Vette da legering/feeder medio-leggero e pesca a medio-lunga distanza con buona resistenza a correnti moderate. La sensibilità è dunque leggermente ridotta ma sono ancora in grado di registrare mangiate abbastanza delicate.
3 oz: Vette da legering/feeder medio, piombi e pasturatori di peso fino a 70 grammi, sensibilità ancor più ridotta ma maggior resistenza ad incurvarsi in corrente.
4 oz, 5 oz: Vette molto rigide da corrente sostenuta e da pesca a lunga distanza. Molto poco sensibili. Sono destinate al feeder estremo.
Quale attrezzatura scegliere
Tornando ancora all'introduzione, considerando di praticare la pesca in acque naturali e in mare ed escludendo gli approcci che si collocano agli estremi (troppo particolari e specifici), le canne più utili sono quelle tra gli 11 ed i 13 piedi. I mulinelli da abbinare i 3000/4000 ed il filo da utilizzare come lenza madre massimo 8 lb  (parlando di diametri da uno 0.18 ad uno 0.22 circa). Uno 0.18 consente lanci precisi anche con pesi ridotti ed è indicato nel legering leggero da praticare con canne da 11 ft e mulinelli 3000. Uno 0.22 si imbobina sui 4000 associati a canne da 12 ft da legering medio-leggero e 13 ft da legering medio o medio-pesante. Su queste ultime si può prendere in considerazione uno shock leader dello 0.25 (raramente 0.28) in casi particolari. Per chi inizia e non prevede di avere più di una canna ma di pescare comunque in spot diversi e con approcci differenti il mio consiglio è di prendere una 12 ft da legering medio (casting massimo 90 gr) con quiver di 1, 2 e 3 once. L’abbinamento è, come già detto, con un mulinello 4000 caricato con lo 0.20-0.22.
Nylon e trecciato
Il trecciato è una sorta di novità nel legering. Ormai lo si utilizza da diversi anni ma non fa parte della storia di questa disciplina sebbene lo stia diventando. Le sue caratteristiche, principalmente la pressoché totale assenza di elasticità, lo rendono una soluzione nel campo della pesca a lunga distanza grazie ai diametri ridotti (che favoriscono i lanci lunghi) e la capacità di trasmettere rapidamente le mangiate. Nella pesca a corta e media distanza è tuttavia assolutamente da evitare in quanto non porta particolari vantaggi e, anzi, risulta svantaggioso in quanto non ha capacità ammortizzante e quindi tutto grava sull’elasticità della canna, la sola in grado di ridurre la tensione a livello terminale. Il problema può essere parzialmente risolto con l’inserimento di settori elastici in montatura o lunghi leader in nylon ma, va ripetuto, è inutile complicare il setup se non si intende pescare in long range.
Una tabella per iniziare
Se tutti questi numeri avessero creato confusione provo ad aiutarvi con una tabella che riassume un po’ quanto ci siamo detti fino ad ora prendendo in considerazione i vari aspetti.
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La tabella non può essere comprensiva di tutti gli approcci e accorgimenti, ma ci da un’idea generale. In condizioni di acqua ferma o molto lenta e in assenza di vento si punta generalmente sulla sensibilità dato che i movimenti del quiver non subiscono influenze esterne e vengono determinati esclusivamente dalle mangiate dei pesci. A seconda della distanza di pesca e del tipo di spot si sceglie quindi la canna (11, 12 o 13 ft) ed il quiver non supera le 2 oz. Quando le condizioni si fanno più impegnative (vento, corrente, distanza) è necessario optare per canne più potenti e quiver nell’intervallo 2-3 oz. Vi ricordo la nostra pagina Facebook, un punto di incontro ed uno spazio in cui è possibile confrontarsi su tutti questi argomenti. Se qualcosa non è chiaro lasciate un commento oppure inviateci un messaggio. La riposta è garantita nel più breve tempo possibile.
Testo e Foto: Franco Checchi
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Coronavirus, fase 2 attività produttive, ingegneri lucani creano commissione esperti adozione protocollo Covid-19
La Fase Due dell’emergenza Covid19, con ripresa semplificata, in salute e sicurezza delle attività produttive lucane, passa necessariamente dalla garanzia di affidabilità delle figure tecniche professionali del territorio. Da qui la creazione di una apposita Commissione Regionale di Ingegneri Esperti nell’adozione del Protocollo Covid19, in grado di fornire risposte semplici e integrate sui complessi problemi connessi alla ripartenza dei cicli economici. È quanto reso noto dagli Ordini degli Ingegneri della provincia di Potenza e di Matera e dalla Federazione degli Ingegneri della Basilicata con riferimento a nuovi approcci integrati e specifiche metodologie d’azione volte a consentire l’efficace riorganizzazione e di conseguenza il sicuro riavvio delle attività produttive, coerentemente con i livelli di sicurezza sanitaria assegnati dalle autorità competenti.
L’epidemia da Coronavirus ha già prodotto un impatto enorme anche sui mercati italiani e regionali, generando un indice di fiducia negativo già messo a dura prova dalla congiuntura economica e sociale. Le stringenti misure che il Governo ha deciso di adottare per ridurre la diffusione del virus, unitamente a quelle predisposte in Regione, hanno decisamente contenuto la curva dei contagi tanto da far intravedere la possibilità di programmare la ripartenza delle attività produttive dal 4 maggio, seppure subordinata al rispetto di taluni obblighi come l’uso dei dispositivi di protezione, il rispetto del distanziamento sociale e l’adozione di nuove procedure organizzative. La proposta, al fine di una efficace, rapida e sicura ripartenza delle aziende e dei cantieri della Basilicata, è di offrire il know-how di una Commissione Regionale di Ingegneri Esperti nell’adozione del Protocollo Covid19, in grado di fornire risposte semplici e integrate sui complessi problemi connessi al riavvio delle attività produttive.
Il nuovo contenitore delle figure tecniche professionali lucane sarà coordinato dai Presidenti degli Ordini provinciali di Potenza e Matera, rispettivamente ingegneri D’Onofrio e Sicolo, dal Presidente della Federazione degli Ingegneri di Basilicata, ing. Abbate, profili che per i ruoli rivestiti a livello Istituzionale sono in grado di garantire un costante e immediato scambio di informazioni con le autorità competenti, oltre al componente presso il GdL Sicurezza del CNI, ing. Sassone, da ingegneri iscritti nel potentino e materano in possesso di comprovata esperienza in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. L’obiettivo è fornire una vera e propria consulenza in materia, interloquendo con gli organismi regionali deputati alla gestione dell’emergenza Coronavirus, supportando aziende e imprese che ne faranno richiesta, indirizzando i lavoratori verso l’adozione di procedure e buone pratiche anti-contagio, ma restando a disposizione anche dei cittadini che vorranno porre quesiti tecnici. Basterà collegarsi online e lasciare mail e un recapito telefonico all’interno di in un’area allestita sui siti web dell’Ordine degli Ingegneri di Potenza e Matera, dedicata alla “Commissione Esperti Adozione Protocollo Covid19”: la stessa si impegnerà a rispondere direttamente al richiedente via mail nel più breve tempo possibile, inserendo la risposta in una apposita “banca dati dei quesiti” consultabile liberamente da chiunque.
Tra le altre iniziative: la Commissione coordinerà la progettazione di percorsi formativi specialistici diretti agli iscritti sull’implementazione dei protocolli con una particolare attenzione ai sistemi di gestione che in un futuro prossimo non potranno tenere separata la gestione dati sensibili, la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e l’ottimizzazione dei processi e della fruizione degli spazi comuni.
“Siamo certi – dichiarano gli organismi – che proprio nei momenti di congiuntura sanitaria, economica e sociale come quelli che stiamo vivendo, oltre che per scongiurare il rischio di un “contagio di ritorno”, sia necessario affidare a professionisti responsabili e qualificati l’onere di garantire il puntuale rispetto dei protocolli anti-contagio per aziende e cantieri per il tempo necessario a decretare il termine dell’emergenza.”
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mariebasta · 4 years
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*LA PAURA DI ESSERE IMPAZZITI (PER AMORE)*
"Voglio parlare a tutte le persone che hanno vissuto e stanno vivendo la dinamica di Fiamma gemella senza sapere cosa stia loro succedendo. Potrebbe sembrare di essere impazziti.
Il risvolto positivo di questa illusione, o paura, è quello comunque di spingerci prima di tutto a fare un lavoro psicologico su di noi. Una volta passata questa fase, una volta lavorato su ossessioni e dipendenze emotive (possibilmente attraverso diversi approcci e tecniche, con una o più guide), si potrà allora passare alla valutazione dell’ipotesi successiva. Ossia, che si tratti di qualcosa di spirituale, di animico.
Resta che sia la natura di ciò che proviamo, sia il fatto che si dimostri a tutti gli effetti inestirpabile, ci fa venire il dubbio che davvero ci sia saltata qualche “rotella” nella testa. È normale, siamo abituati a pensarla così quando approcciamo qualcosa di cui non ci hanno mai parlato e che non fa parte del nostro mondo noto, che non ci è familiare.
Inoltre, la grandezza (infinita) di ciò che stiamo sperimentando dentro di noi ci lascia senza fiato, ci fa sentire come se stessimo traboccando, e per di più la cosa non accenna a scemare col tempo. Pare proprio impermeabile al tempo. Ma niente è impermeabile al tempo! Che diavoleria ci sta succedendo?
Come se non bastasse, la cosa esiste e va avanti sia in presenza che in assenza dell’altro.
Per questo, voglio parlare a tutte le persone che non hanno vissuto solo i bellissimi batticuori dell’innamoramento. Ma a quelle persone che, nonostante gli anni e i decenni che passano, non riescono proprio a “seminare” dietro di sé quell’uomo o quella donna così unico/a, così speciale, che continuano a ritrovare e a riperdere volenti o nolenti.
A quelle persone a cui solo l’idea della perfezione di ogni momento insieme a lui/lei fa venire da piangere. Sì, a quelle persone che hanno provato il “pianto di bellezza”– così come lo definisco: quel pianto che sgorga spontaneo al solo cercare di spiegare ciò che si prova per quella persona.
È qualcosa che va ben oltre l’“you drive me crazy” a cui tanto ci ha abituato la musica leggera. In questo caso, sentiamo qualcosa di cui nessuno ci aveva mai parlato e temiamo di avere una strana malattia. Anche il momento più banale con lui/lei contiene un tale senso di ricchezza, di totalità, di super-realtà che fa colmare il petto di pienezza e fa venire da piangere al parlarne, allo scriverne, al guardare lui o lei negli occhi o al sentire la sua voce, all’essere presente ad un suo dettaglio, uno degli infiniti momenti unici che questo essere misterioso ci regala.
Sì, parlo a tutte quelle persone, augurando oltretutto loro di avere avuto tanti amori, tante relazioni o se non altro abbastanza per avere un confronto. Ancora meglio se sia prima che dopo questo incontro così sopraffacente. Questo può certamente aiutarle, aiutarvi, a notare la differenza sia di dinamica, sia di “sentire-eccelso”, così posso chiamarlo, perché le parole per questo mancano.
Voglio parlare a quelle persone che hanno sentito nettamente che non si può definire questa esperienza se non come somma dannazione/benedizione e temono di avere perso l’equilibrio per il non riuscire più a scindere questi due poli, questi due aspetti della stessa cosa – perché apparentemente non ve ne è uno preponderante sull’altro.
Voglio parlare a quelle persone che hanno sentito quella specie di scossa oltre l’attrazione fisica, quella specie di vibrazione velocissima e dinamica oltre la sessualità, quella sorta di torrente in corsa quando siete insieme che non è mai stato e non è presente con nessuno, neanche con una persona che chimicamente vi attrae da morire. Perché è proprio qualcosa che si muove oltre.
Voglio parlare a quelle persone a cui i sogni di notte danno indicazioni e visioni, consigli e soddisfazioni, vicinanza vera e portali da attraversare, e dire loro di non scambiare queste visioni con lui/lei per follia o per inezie: se tali fossero, durerebbero poco, invece si ripetono per decenni e sarai tu stessa/o a constatarlo.
Vorrei tanto abbracciare e consolare chi ancora non ha trovato risposte né tracce: quella è decisamente la fase più dolorosa. Ci si racconta di essere troppo sensibili, troppo passionali, di esporsi troppo, ma lì c’è in ballo qualcosa che supera enormemente la nostra conoscenza occidentale. Qualcosa che va a sballare tutti gli esempi, qualcosa per cui non trovi confronti, e questo ti fa sentire davvero strana/o, malata/o, diversa/o, pazza/o.
In certi momenti, questa esperienza privilegiata si trasformerà in un tale inferno, oltretutto impermeabile al tempo, da farvi imprecare, da farvele provare tutte, facendovi desiderare estirpare per sempre questa cosa da voi stessi e vivere una vita “normale”. Questi momenti di disperazione vi accompagneranno comunque, spesso appena dietro l’angolo, a un nuovo Maestro, a un passo in avanti, a una nuova risposta per continuare a metabolizzarlo.
Il momento più duro e difficile, come in tutte le esperienze, è il periodo in cui non abbiamo ancora incontrato le nozioni o le persone che ci spieghino quello che ci sta succedendo. È davvero devastante. Una volta che perlomeno si è capito, che ci si è confrontati con altri che hanno vissuto cose simili e che si sono finalmente approcciate queste conoscenze, si può essere sottoposti a qualunque prova, ma la consapevolezza ce la renderà sopportabile. Ogni momento trova una sua collocazione.
Solo chi può averlo vissuto potrà capire. Solo chi l’ha vissuto su di sé potrà comprendere che ciò che provate non è “profondo”, è “sprofondato”, senza un limite. Solo chi l’ha già vissuto può capire ciò che con quasi le stesse parole, che da millenni vengono usate per descrivere l’innamoramento, voi state cercando di comunicare altro!
Ineffabile, questo forse è il termine giusto. Siete davanti a qualcosa di ineffabile."
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Da "Fiamme Gemelle In Corso"
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secureonlinedesktop · 11 months
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Differenza tra SAST e DAST: Una Guida Completa per la Sicurezza del tuo Software
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Estimated reading time: 6 minutes La sicurezza del software è un aspetto cruciale dello sviluppo di applicazioni moderne. Con la crescente quantità di dati sensibili che vengono scambiati ogni giorno, è fondamentale garantire che le applicazioni siano protette da vulnerabilità e attacchi informatici. Tra i vari approcci per garantire la sicurezza del software, due delle tecniche più comuni sono SAST (Static Application Security Testing) e DAST (Dynamic Application Security Testing). In questo articolo, esploreremo in profondità le differenze tra SAST e DAST e come possono essere utilizzate per rafforzare la sicurezza delle tue applicazioni.
Indice
- Introduzione a SAST e DAST - Cosa è SAST (Static Application Security Testing) - Cosa è DAST (Dynamic Application Security Testing) - Differenze chiave tra SAST e DAST - Quando utilizzare SAST e DAST - Integrare SAST e DAST nel tuo processo di sviluppo - Conclusioni
1. Introduzione a SAST e DAST
SAST e DAST sono due metodi di testing utilizzati per identificare e correggere potenziali vulnerabilità nel codice sorgente delle applicazioni. Entrambi gli approcci hanno i loro vantaggi e svantaggi e, spesso, vengono utilizzati insieme per garantire una copertura completa delle possibili minacce. Inizieremo esplorando ciascuno di questi approcci separatamente e poi analizzeremo le differenze chiave tra i due.
2. Cosa è SAST (Static Application Security Testing)
SAST, o Static Application Security Testing, è un metodo di analisi del codice sorgente di un'applicazione alla ricerca di vulnerabilità di sicurezza. Il SAST viene effettuato durante la fase di sviluppo del software, prima che l'applicazione sia effettivamente eseguita. Il processo di SAST analizza il codice sorgente, i bytecode o le istruzioni binarie per identificare le possibili aree problematiche che potrebbero portare a vulnerabilità di sicurezza. Vantaggi del SAST - Identifica le vulnerabilità nella fase iniziale dello sviluppo, riducendo i costi e il tempo necessario per correggerle - Fornisce una copertura completa del codice sorgente, identificando potenziali problemi in ogni parte dell'applicazione - Integra facilmente con strumenti di sviluppo e processi di integrazione continua (CI) Svantaggi del SAST - Potrebbe generare falsi positivi o negativi, richiedendo un'ulteriore analisi manuale - Non è in grado di identificare le vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione o alla configurazione dell'applicazione
3. Cosa è DAST (Dynamic Application Security Testing)
DAST, o Dynamic Application Security Testing, è un metodo di analisi della sicurezza delle applicazioni basato sull'esecuzione dell'applicazione stessa. A differenza del SAST, il DAST viene eseguito quando l'applicazione è in funzione e interagisce con essa simulando attacchi informatici per identificare le vulnerabilità. In questo modo, il DAST è in grado di rilevare problemi che il SAST potrebbe non identificare, come vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione dell'applicazione. Vantaggi del DAST - Identifica vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione e alla configurazione dell'applicazione - Può eseguire test su applicazioni in produzione senza interrompere il normale funzionamento - Offre una visione realistica delle minacce che un'applicazione potrebbe affrontare nel mondo reale Svantaggi del DAST - Richiede più tempo per l'esecuzione rispetto al SAST, poiché deve interagire con l'applicazione in funzione - Potrebbe non coprire l'intero codice sorgente, lasciando alcune aree non testate - Può richiedere una configurazione complessa per simulare correttamente gli attacchi informatici
4. Differenze chiave tra SAST e DAST
Ora che abbiamo esaminato ciascuno dei due approcci, vediamo quali sono le principali differenze tra SAST e DAST. Fase di testing - SAST viene eseguito durante la fase di sviluppo, prima che l'applicazione sia effettivamente eseguita. - DAST viene eseguito mentre l'applicazione è in funzione, simulando attacchi informatici per identificare le vulnerabilità. Copertura del codice - SAST fornisce una copertura completa del codice sorgente, analizzando ogni parte dell'applicazione. - DAST potrebbe non coprire l'intero codice sorgente e potrebbe non identificare le vulnerabilità in alcune aree dell'applicazione. Tipi di vulnerabilità identificate - SAST è efficace nell'identificare le vulnerabilità nel codice sorgente, ma potrebbe non rilevare problemi legati all'ambiente di esecuzione o alla configurazione dell'applicazione. - DAST è in grado di identificare le vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione e alla configurazione dell'applicazione, ma potrebbe non rilevare le vulnerabilità nel codice sorgente. Tempo di esecuzione - SAST è generalmente più veloce nell'esecuzione rispetto al DAST, poiché analizza il codice sorgente senza dover interagire con l'applicazione in funzione. - DAST richiede più tempo per l'esecuzione, poiché deve interagire con l'applicazione in funzione e simulare gli attacchi informatici.
5. Quando utilizzare SAST e DAST
Sia SAST che DAST sono strumenti preziosi per garantire la sicurezza del software e, idealmente, dovrebbero essere utilizzati insieme per coprire tutte le possibili vulnerabilità. Tuttavia, in base alle specifiche esigenze del tuo progetto e alle risorse disponibili, potresti scegliere di utilizzare uno o entrambi gli approcci. - Utilizza SAST se: - Vuoi identificare le vulnerabilità nella fase iniziale dello sviluppo - Desideri una copertura completa del codice sorgente - Stai cercando un'analisi più veloce - Utilizza DAST se: - Vuoi identificare vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione e alla configurazione dell'applicazione - Desideri testare le applicazioni in produzione senza interrompere il loro normale funzionamento - Stai cercando una visione realistica delle possibili minacce
6. Integrare SAST e DAST nel tuo processo di sviluppo
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Per ottenere i massimi benefici da entrambi gli approcci, è importante integrarli nel tuo processo di sviluppo del software. Ecco alcuni suggerimenti su come farlo: - Adotta una mentalità di sicurezza sin dall'inizio: Includi la sicurezza come parte integrante del tuo processo di sviluppo sin dall'inizio, coinvolgendo il tuo team nella pianificazione e nella discussione delle misure di sicurezza. - Integra SAST nel tuo processo di integrazione continua: Configura gli strumenti di SAST per eseguire automaticamente l'analisi del codice sorgente ogni volta che viene effettuato un commit del codice. In questo modo, le vulnerabilità possono essere identificate e corrette rapidamente. - Incorpora DAST nei tuoi ambienti di test: Esegui test DAST regolarmente nei tuoi ambienti di test e staging per identificare le vulnerabilità legate all'ambiente di esecuzione e alla configurazione dell'applicazione. - Formazione e sensibilizzazione sulla sicurezza: Assicurati che il tuo team sia addestrato e informato sulle migliori pratiche di sicurezza del software e sulla corretta gestione delle vulnerabilità identificate da SAST e DAST. - Monitoraggio e aggiornamento continuo: Tieniti aggiornato sulle ultime minacce e vulnerabilità e assicurati che il tuo team sia consapevole delle nuove best practice di sicurezza e degli aggiornamenti di sicurezza rilevanti per il tuo software. - Collaborazione tra team: Favorisci una collaborazione stretta tra i team di sviluppo, operations e sicurezza per garantire che le misure di sicurezza siano adottate in modo efficace e che le vulnerabilità identificate da SAST e DAST siano correttamente gestite e risolte.
7. Conclusioni
SAST e DAST sono due metodi di testing fondamentali per garantire la sicurezza delle tue applicazioni software. Entrambi gli approcci hanno i loro vantaggi e svantaggi, e l'ideale è utilizzarli insieme per ottenere una copertura completa delle possibili vulnerabilità. Integrando SAST e DAST nel tuo processo di sviluppo del software e adottando una mentalità di sicurezza sin dall'inizio, sarai in grado di proteggere le tue applicazioni dalle minacce informatiche e garantire la sicurezza dei dati sensibili che vengono scambiati ogni giorno. - Security Code Review: come funziona il servizio - Servizio di sviluppo software - OPPORTUNITA’ FINANZIARIE e BENEFICI FISCALI per il tuo progetto Cloud - Home - Application programming interface: le nostre User API Read the full article
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PRIMA LEZIONE, E VALUTAZIONE GRATUITA!!!
Oggi voglio parlare di questo argomento che ormai nel mondo cinofilo, è diventato motivo di discussione, in quanto sembra che tutti facciano a gara a chi propone l’offerta migliore. La maggior parte degli addestratori/educatori cinofili oggi si sponsorizza sul web, anche se sino a qualche anno fa venivo criticato proprio perché mi sono sempre pagato la pubblicità per sponsorizzare il mio lavoro, mentre oggi sia i gentilisti che gli addestratori classici, si sponsorizzano e si fanno una vera e propria guerra a chi si “vende” meglio, tra abbonamenti annuali o semestrali e prime lezioni gratuite. Si è arrivati al punto che il mondo cinofilo somiglia più al mondo delle compagnie telefoniche in cui ogni giorno i clienti, o i potenziali clienti, vengono continuamente tartassati di offerte nuove addirittura tramite messaggi e aggiornamenti via Internet. Ma l’argomento che voglio approfondire oggi riguarda la famosa prima lezione gratuita, in cui viene valutato sia il cane che il padrone. Questa valutazione gratuita  altro non è che un modo “furbo” che serve solo ed esclusivamente a convincere il proprietario che ha più problemi di quanto immagini, e che il suo cane (sempre morsicatore, imprevedibile, traditore ecc) potrà essere recuperato e reso docile solo frequentando la scuola/il campetto per un periodo difficile da definire. Questo è ciò che viene detto al potenziale cliente che chiama per fissare un appuntamento, ma in cosa consiste realmente la valutazione gratuita??? Cercherò in modo dettagliato di spiegarlo nel modo più semplice possibile, senza usare paroloni ne termini compressibili solo a chi si reputa esperto in fatto di cani. La prima cosa da dire è che ci sono diversi approcci che vengono utilizzati in queste famose valutazioni gratuite, ma le più comuni sono di due tipi, la prima riguarda i gentilisti e la seconda i classici. I gentilisti nella prima valutazione gratuita, come prima cosa si assicurano che il cane indossi un collare fisso o meglio una pettorina, in modo da dare possibilità al paziente di esprimere il meglio di se. Se il cane dovesse essere aggressivo o comunque dovesse dimostrare una certa irruenza, il gentilista si terrà a debita distanza e inizierà a lanciare una o più palline, o qualche bocconcino, che da loro viene definito come un esercizio di attivazione mentale, dopodiché al proprietario verrà detto che il cane richiede molti, moltissimi mesi di lavoro in cui il proprietario stesso dovrà imparare a non turbare il cane, a non mettere sotto stress il suo amico a quattro zampe e cose simili, e da li inizierà il furto di lezioni infinite che non porterà a nulla di concreto. Ora veniamo invece ai classici, quelli che veramente amano il cane, quelli che addestrano da decine di anni e l’unica cosa che vogliono è quella di aiutare i cani a vivere meglio e i proprietari a godersi di più i propri cani, al punto da offrire anche loro la prima lezione/valutazione gratuita. La prima lezione GRATUITA che solitamente eseguono i classici, generalmente si svolge così, come prima cosa viene fatta qualche domanda al proprietario riguardo ai problemi principali del cane, approfondiscono l’interrogatorio se il proprietario non è abbastanza dettagliato con domande del tipo (vi ha mai morso, è possessivo con gli oggetti o il cibo, come si comporta con gli ospiti a casa ecc ecc), e fino qui tutto bene, ma specialmente se il proprietario si dimostra particolarmente convinto che il proprio cane non possa mai dimostrarsi aggressivo verso i membri della famiglia, allora gli addestratori classici iniziano la loro vera valutazione dando il meglio senza risparmiarsi. Il cane viene fatto tenere dal proprietario col guinzaglio molto corto, poi viene “stimolato” in alcune zone del corpo che nel cane innescano inevitabilmente una reazione, e se si continua con la stimolazione ovviamente si arriverà a una reazione aggressiva del cane, del 99% dei cani. In parole povere in cane viene “pizzicato” nella grassella/nel fianco, nel posteriore e nelle zampe, il tutto muovendosi da destra a sinistra del cane, ne più ne meno di come si fa per iniziare un lavoro di difesa con lo straccio o il salsicciotto. Il cane viene stimolato sino ad avere una reazione, un ringhio, un abbaio o magari un tentativo di mordere, il tutto sempre con il cane tenuto a guinzaglio corto, magari con la museruola a cui non è abituato, o addirittura legato a un albero o a un palo par evitare che si liberi o sfugga dalle mani. Il cane sarà sotto stress, sentirà il proprietario sotto stress e un estraneo lo stimola continuamente in zone sensibili, ma l’unica cosa importante è che il cane accenni un minimo di reazione, a quel punto l’obbiettivo dell’addestratore sarà raggiunto e il cane potrà essere definito pericoloso, poco docile, e imprevedibile per la famiglia e la società. La lezione gratuita finalmente porterà a qualcosa, il proprietario terrorizzato sarà disposto a tutto, a pagare decine di lezioni anticipate, a prendere a schiaffi i propri cani, a non farli più salire sul divano, a fare tutto ciò che è necessario per rendere il cane docile addestrato e capace di vivere nella società. In più nella prima lezione si avrà modo anche di assistere al mercatino cinofilo, in cui ai potenziali clienti verranno venduti i collari magici che non possono rompersi nelle lavorazioni a doppio guinzaglio, guinzagli che ovviamente spesso e volentieri costano cinque dieci euro in più rispetto ai negozi, perché qualcuno addirittura li compra dalla Germania o di chissà da quale paese sconosciuto. C’è chi vende il guinzaglio adatto al Pastore Tedesco, o al Malinois che ovviamente è indispensabile per rendere il cane educato e addestrato. Insomma questo tipo di valutazione, quella dei classici intendo, somiglia a quelle dimostrazioni che i rappresentanti di aspirapolvere fanno nelle case, cioè cercano di esaltare il loro prodotto e demoliscono la vostra aspirapolvere parlando di “difetti” che magari non ha. Con i cani cercano di mostrare al cliente che il loro amico se stimolato può mordere, e quindi è potenzialmente pericoloso, cercano di convincere il proprietario che un cane che da uno a dieci ha sei problemi, in realtà ha venti problemi di cui quattordici nascosti che con il passare del tempo verranno fuori e lo porteranno a uccidere qualcuno. Dopo aver demolito psicologicamente il proprietario che andrà via terrorizzato dal proprio cane, gli vendono un collare e un guinzaglio, e se saranno stati abbastanza convincenti riusciranno a strappargli i primi soldi del pacchetto lezioni prendi venti paghi dieci, poi il proprietario andrà via dalla lezione gratuita e a mente fredda dirà che tolta la benzina, il collare, il guinzaglio, e le lezioni pagate anticipatamente, e una seduta di psico analisi per riprendersi da tutto la lezione sarà stata costruttiva e gratuita. A me viene da chiedere alle due categorie, gentilisti e classici, ma siete matti? Ma veramente avete lavoro dato che vi fate la guerra come le compagnie telefoniche, a chi costa meno? Ma veramente pensate che questo sia corretto e soprattutto faccia bene ai cani? Ai classici, ma veramente nonostante tutti i vostri anni di esperienza, vi occorre tutto questo per valutare un cane, vi serve veramente tirare la grassella a un cane per capire se morde, o per convincere i clienti ad accettare i vostri modi? Sempre ai classici, perché invece di accaparrarvi i clienti così, non provate a mostrare il modo in cui addestrati i cani all’interno dei campetti, e mostrate pubblicamente schiaffi, lavori a doppio guinzaglio, lavori con altri collari da voi definiti speciali, museruole  indossate per giorni e mesi senza mai essere tolte ecc??? Spero che questo post, come tutti gli altri che scrivo, possa aiutare le persone a rileggere la propria esperienza che non ha portato a nulla, e dedico un minuto di silenzio a tutti coloro che provano a fare una foto con un cliente, o a farsi pubblicità con le famose lezioni GRATUITE!!! Auguro a tutti una buona lettura, e finisco col dire che mi sono ”accanito” un po’ di più con i classici, in questo articolo, perché il metodo di valutazione dei gentilisti non porta a nulla come tutto ciò che fanno, mentre il metodo dei classici da me sopra descritto, può dare ad alcuni cani un incremento dell’insicurezza e rendere cani particolarmente sensibili più nervosi e imprevedibili, grazie ancora e buona lettura! www.marcocassinellidogbehaviorist.com #educazionecinofila #educazionecane #addestratorecinofilo #addestramentocani #marcocassinelli #valutazionecomportamamentale
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wdonnait · 3 years
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Derealizzazione, sentirsi fuori dal corpo: cause e cura
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Derealizzazione, sentirsi fuori dal corpo: cause e cura
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La derealizzazione è un disturbo che colpisce molte persone.
Chi ne soffre si sente fuori dal corpo ma più che altro estraneo all’ambiente circostante. Tuttavia, si tratta di una problematica del tutto soggettiva, in quanto può insorgere a seguito di vari eventi traumatici o eccessivamente stressanti.
La gente affetta da derealizzazione ha molta difficoltà a percepire tutto ciò che gli sta intorno.
E di tale disagio ne risentono fortemente sia la mente che il corpo, attraverso deficit di memoria o disagi motori. Non bisogna però confonderla con la depersonalizzazione, in quanto quest’ultima porta ad un’elevata perdita della coscienza di sé e del senso di identità. Al massimo, si può soffrire di entrambe contemporaneamente.
Derealizzazione cause
A questo punto ci si chiede quali possono essere le cause della derealizzazione?
Come vi abbiamo detto in precedenza, i fattori scatenanti possono essere molteplici. Solitamente, i principali responsabili sono lo stress ed alcuni traumi, tra cui:
Le violenze emotive
Gli abusi sessuali
I lutti improvvisi
Allo stesso tempo però, alcuni soggetti presentano una certa predisposizione genetica, che si può notare attraverso una serie di atteggiamenti come ad esempio:
Cercare di allontanarsi da tante situazioni
Risultare spesso vulnerabili
Finta autostima
Disconnessione totale
Se ad una certa predisposizione si aggiunge lo stress ed altri fattori emotivi, allora il rischio di andare incontro alla derealizzazione è molto alto.
Ma non è tutto. Alcuni soggetti presentano tale disturbo a seguito di un abuso di droghe, in particolar modo THC, MDMA (alias ectasy), allucinogeni, salvia divinorum, ketamina e tante altre ancora.
Derealizzazione sintomi
In termini di sintomatologia, come traspare il problema della derealizzazione?
Essa si manifesta a 360 gradi: ciò significa che coinvolge la mente, la percezioni e gli atteggiamenti, visibili anche dalle movenze. Generalmente, i sintomi sono:
Il distacco emotivo dagli avvenimenti
La scarsa consapevolezza di ciò che accade
La difficoltà nel comprendere gli altri
Dimenticare alcuni impegni quotidiani
Totale perdizione nei propri pensieri
Esperienze distorte e di irrealtà
Sentirsi in una campana di vetro
Di conseguenza, la realtà circostante appare inutile, incolore ma soprattutto irreale. Tutto questo porta inevitabilmente a dei problemi in termini di percezione temporale, ma anche tattile, uditiva o visiva. Insomma, entrano in gioco anche i sensi.
Possibili sintomi fisici della derealizzazione:
Senso di stordimento
Ansia e stato perenne di agitazione
Testa pesante e ovattata
Spossatezza
Formicolio
Gesti ossessivo-compulsivi
Derealizzazione diagnosi
Come vi abbiamo già detto in precedenza, la derealizzazione non è un disturbo che si vive in maniera universale.
Pertanto, c’è chi ne soffre in maniera lieve e chi arriva a pensare di essere sulla soglia della pazzia. Il fatto che sia prettamente soggettiva è dato principalmente da alcune varianti, come ad esempio il carattere o il tipo di evento traumatico.
Solitamente, per diagnosticare la derealizzazione, l’esperto valuta i sintomi basandosi sui criteri diagnostici del DSM V, ossia il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali.
Allo stesso tempo, si andranno ad escludere lesioni cerebrali o altri disturbi facilmente fraintendibili, come ad esempio:
Depressione
Ansia
Bipolarismo
Psicosi di vario tipo
Ma non è tutto. Bisognerà tener conto di alcuni fattori molto importanti, tra cui: l’età del paziente, il contesto sociale in cui vive, l’uso di farmaci o droghe e la cultura di appartenenza.
Derealizzazione cura
Nel momento in cui si rileva il disturbo da derealizzazione, l’esperto potrà procedere con la cura.
Quasi sempre si procede con la psicoterapia e/o un trattamento farmacologico, a seconda del caso specifico e della sua entità. La prima, mira a fronteggiare tutti quegli elementi che hanno portato all’insorgenza della malattia ma si basa anche su:
Terapia cognitivo-comportamentale, la quale individua tutti quei comportamenti di disagio e li rimpiazza con approcci sani.
Terapia dialettico-comportamentale, in riferimento a tutti quei disturbi del comportamento causati da traumi o abusi.
EMDR (che sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing), interviene sullo stress che subentra dopo un trauma.
Terapia familiare, poiché anche il contesto della famiglia risulta essere fondamentale per scavare a fondo.
Musico-terapia o arte, in grado di stimolare la creatività e tutti quei pensieri che restano bloccati nella propria mente.
A questo punto ci si chiede: quali sono i farmaci per curare la derealizzazione?
In realtà, non ci sono dei medicinali ad hoc ma si possono placare alcuni sintomi attraverso gli ansiolitici oppure gli antidepressivi o gli antipsicotici per i casi più delicati.
Derealizzazione si può guarire
Molti non sanno che i sintomi correlati al disturbo di derealizzazione possono talvolta sparire in maniera spontanea. Alcune persone infatti, ne risultano affette in maniera lieve e riescono (inconsciamente o con forza di volontà) a ritrovare la percezione della la realtà circostante.
Diverso il caso di chi sembrerebbe non disposto a cambiare o quantomeno non riesce a vedere la luce in fondo al tunnel. E senza ombra di dubbio ne risentono i rapporti interpersonali, specialmente gli affetti più cari.
Se la situazione dovesse essere complessa, si consiglia di rivolgersi ad una persona esperta nel settore. Come primo step, va bene anche confidarsi con qualcuno: questo gesto li aiuterà a sentirsi meno soli.
In termini di statistiche, la derealizzazione sembrerebbe non colpire prevalentemente uomini o donne. Anzi, a livello di percentuali risulta coinvolgere i due generi in maniera identica.
Ma non è tutto: ci sono tantissime persone che hanno sofferto nella loro vita di derealizzazione temporanea, senza neanche accorgersene. Magari hanno pensato di sentirsi molto presi da alcune questioni senza badare a tutto ciò che li circondava.
Ciò ci fa ben intuire che la derealizzazione sia molto più frequente in forma lieve e non si tratta di un disturbo anomalo. Anzi, sono in netta minoranza i soggetti che presentano tutta la sintomatologia che vi abbiamo presentato all’inizio.
Inoltre, secondo quanto riportato da varie fonti, essa può insorgere più in fase adolescenziale rispetto all’età adulta. Il motivo risiede nel fatto che da ragazzini si è molto più fragili o sensibili, anche se non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Ribadiamo dunque che si tratta di una questione altamente soggettiva e che può variare di intensità a seconda delle esperienze vissute. Tuttavia, per maggiori informazioni su questo disturbo, affidatevi ad una figura professionale.
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viaggiatricepigra · 1 year
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Opinione: La Mosca, di George Langelaan
Un classico della letteratura internazionale, 
pubblicandolo in una edizione arricchita dalle illustrazioni dell’artista Denis Pitter
Una telefonata nel cuore della notte sta per cambiare la vita di Arthur Browning: l'incomprensibile omicidio di suo fratello Robert, lo scienziato, sconvolge la quotidianità della famiglia e la precipita in un complesso turbinio di sangue, follia e segreti, dove l'unico indizio sembra essere collegato a una misteriosa mosca bianca fuggita da un laboratorio. Pubblicato nel 1957, questo breve e incisivo noir di George Langelaan, che intesse fantascienza, orrore e dramma famigliare, ha ispirato registi del calibro di Kurt Neumann e David Cronenberg a realizzare alcune delle pagine più significative e disturbanti della cinematografia horror della seconda metà del Novecento.
Non ho resistito e appena l'ho visto, doveva essere mio! 
Penso che chiunque conosca anche solo per sentito dire il film "La Mosca" del 1986, ormai un cult del cinema fantascientifico/horror. Tratto da questo minuscolo racconto, ma estremamente interessante e ricco, inutile dire assolutamente originale. Però (il film) se ne ispira solo, la trama è estremamente diversa.  Ma esiste una pellicola estremamente fedele, lo sapevate? 
Infatti prima di quel film ne uscì un altro, nel 1957, "L'esperimento del dott. K". 
Quest'ultimo è una perla in bianco e nero da recuperare assolutamente se fan di questo genere. 
Si, mi perdo parecchio a parlare di cinema, poiché a modo loro sono due esempi di ottimo cinema: 
quella del '57 per la fedeltà alla storia, portando sullo schermo ciò che noi leggiamo in queste pagine;
quella dell'86 perché un cult anni '80, come moltissimi altri film che hanno ampliato e sperimentato, portandoci a sognare nonostante effetti limitati. 
Sinceramente non sapevo che fosse tratto da un racconto. 
Lo sospettavo, in linea di massima. Praticamente tutto si ispira ad altre pellicole e/o a scritti. 
Quindi solo stata felicissima di recuperarlo immediatamente, da aggiungere alla mia libreria e di, appunto, scoprire la storia originale, da cui nacque tutto. 
Non sto a raccontarvi la trama. 
Penso che ci siano così tanti riferimenti ad essa che la potete immaginare, ma non siatene così certi! 
Classificato come noir, saprà sorprendervi durante l'indagine che verrà fuori dalle pagine e la verità che si nasconde dietro una confessione troppo strana per essere vera. 
Se vi approcciate ad esso come una novità assoluta, credo vi saprà conquistare e rapire totalmente. 
Non è solo un noir, ma ci sono tracce di fantascienza e dettagli che potrebbero lasciarvi qualche brivido, se siete molto sensibili. 
Vediamo l'edizione, poiché a meno di 100 paginette, 14,90€ ammetto che sono "carucci". 
Ma è estremamente curata. Nonostante la copertina morbida, ha un bel cartonato con alette, decisamente più spesso della media. Non penso si rovini facilmente. 
Aprendolo poi ci si rende conto di quanto è stato arricchito con illustrazioni ed immagini. 
Un tocco estremamente piacevole. 
Teniamo anche conto che si tratta di una piccola CE. 
Ma mettiamoci dentro anche il fatto che questo racconto era praticamente introvabile.
Credo non venisse stampato dal 1993, e sempre dentro raccolte di racconti di autori vari. 
Tirando le somme, si è un po' caro, ma vista la situazione il prezzo può anche starci. 
Nel complesso, una lettura estremamente veloce, che però riesce a raccontare un mondo.
Una storia estremamente originale e fluida, anche nei momenti più "complessi", non visti attraverso occhi "professionali" ma quotidiani come i nostri. 
Se amate questo tipo di storie, non potete lasciarvelo scappare. 
Unica enorme pecca? 
Non abbiamo altro di Langelaan al momento. 
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pangeanews · 5 years
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“Andare contro lo slam poetry è da reazionari e troppe riviste sono servili alla gerontocrazia poetica”: Gabriella Montanari risponde alle posizioni avanzate da Matteo Fantuzzi
La scorsa settimana, credendo di rivolgerci ai nostri soliti venticinque lettori di manzoniana memoria, abbiamo intervistato il poeta e Direttore di “Atelier”, Matteo Fantuzzi, senza neppure immaginare a quante polemiche saremmo andati incontro. Tutto per due righe in cui l’autore di La stazione di Bologna esprimeva la sua sacrosanta opinione, secondo la quale il poetry slam non sarebbe assimilabile alla poesia vera e propria. Ci sono stati momenti in cui si è rischiato l’accoltellamento virtuale e la minaccia di morte. Queste e altre spiacevoli quisquilie ci hanno rubato tanto tempo nei giorni a seguire, ma siamo fortunatamente sopravvissuti.
Tralasciando, per un attimo, la massa di esagitati isterici, ci ha colpito molto il breve ma mordace commento che in merito ha scritto Gabriella Montanari, poetessa ed editrice. Abbiamo quindi deciso di ospitarla sulla nostra pagina essendo lei, diversamente dagli altri, una che parla fuori dai denti, piuttosto che con un coltello tra i denti. E ne ha dette, ne ha dette tante sulla situazione dell’attuale universo letterario nazionale!
Commentando l’intervista a Matteo Fantuzzi, hai scritto una breve ma intensa critica alle idee da lui avanzate. La tua replica inizia con queste parole: “Reazionari sono tutti coloro che hanno per le mani una parvenza di potere decisionale e morirebbero piuttosto che perderlo o cederlo. Qui mi pare evidente che si cerchi di conservare uno status quo provinciale”. Spiegami meglio questo concetto, per favore.
Comincerei precisando che, chiaramente, il termine “reazionario” non ha qui una valenza politica. In prima istanza, desideravo riconnettermi alle posizioni avanzate in merito allo slam poetry. Questo filone è qualcosa di relativamente nuovo dal punto di vista formale, ma mi pare venga inteso da Fantuzzi come un’involuzione rispetto al modo in cui di solito si concepisce il fare/comunicare poesia. Personalmente, pur non praticando né frequentando questo genere di espressione poetica, non condivido questa sorta di timore reverenziale che secondo certe persone dovrebbe legarsi al pronunciare la parola poesia, per cui lo slam e lo spettacolo che lo accompagna sarebbero di conseguenza viste come qualcosa di svilente, di dissacrante. Con reazionario volevo dunque indicare chi si pone nella posizione di giudicare la forma attraverso cui l’artista della parola sceglie di esprimersi, stabilendo in maniera del tutto soggettiva e spesso autocentrata una sorta di scala di valore: serietà e professionalità tra le modalità di comunicare il proprio sentire poetico. Reazionario è chi non tiene conto della diversità, tra i fruitori di poesia, di gusti, esigenze, capacità e aspettative, sia in materia di contenuti che di forma. Non tutti hanno due lauree, sono addetti ai lavori, hanno a che fare professionalmente con la letteratura. L’“intrattenimento poetico” non è da condannare, anzi, se riesce ad avvicinare il pubblico più ostico, ossia i giovani, alla poesia, deve essere incoraggiato. A volte una lirica recitata in un certo modo o in un certo contesto riesce a toccare corde altrimenti poco sensibili agli approcci più classici di presentazione e reading. Nell’etimo di poesia vi è l’azione di fare, produrre e creare, ma non vi è alcun riferimento a modalità più o meno consone o “nobili”. Il suono, il ritmo, la musicalità del linguaggio giocano un ruolo fondamentale. Le primissime forme di poesia, in epoca arcaica, erano orali, si sposavano con il canto. Dai trovatori medievali, ai cantastorie popolari, ai moderni cantautori la parola poetica non ha forse trovato nell’esibizione in pubblico il suo vettore? Mi sembra quindi che gli slammer non si allontanino più di tanto dall’origine. In ultimo, andare ad ascoltare uno slam è sempre e comunque più edificante che stare davanti alla televisione o al telefono. Non credo sia da condannare come pratica. Per non essere reazionari è dunque necessario non fermarsi a uno status riconosciuto come l’unico degno di essere considerato “fare poesia”. Nell’intervista si parlava, inoltre, di “metodo”. Devo dire che questa parola non mi sembra applicabile al di fuori dello studio e dell’analisi critica. Possiamo utilizzarlo entro tale approccio, ma nel fare poesia mi pare un concetto assolutamente fuori luogo.
Al di là del cosa possa dirsi poesia, tu contesti, sempre in questa prima trance del tuo intervento, il fatto di arrogarsi un potere decisionale in ambito letterario, se non comprendo male.
È tipico di troppe realtà, oggi, in Italia. Non so se si tratti deliberatamente di appropriazione del potere, ma mi pare evidente e sotto gli occhi di tutti un determinato modus operandi: a quale “tipo” di poesia dare considerazione e visibilità, di quali poeti circondarsi, come valorizzarli escludendone altri. Chi si presta a questo gioco entra a far parte di una cerchia, chi non lo fa opera da cane sciolto, fatica, si isola. Ho sempre avuto il sospetto che dietro tale modo di agire si nascondesse molta paura. Solitamente chi tenta di conservare uno stato acquisito, che non consente a chi sta fuori di entrare e di apportare un contributo diverso, ha solo il timore di vedere crollare il proprio fortino, specie se gli avversari sono di spessore e quindi reali concorrenti. Tutto ciò mi fa sorridere, in un ambito che non è neppure quello della narrativa, in cui quindi non c’è alcun interesse economico in ballo. È casomai un potere che nasce dalla frustrazione, un potere pari a quello dei soldi del Monopoli.
Gramscianamente, se certo non si può parlare di potere economico, esiste in senso lato un potere dato dal costituirsi come classe intellettuale. Ciò è sempre accaduto, sia chiaro – solo che la Destra non è riuscita a portare avanti un simile percorso.
Sì, ma sempre si tratta di un’auto proclamazione! Io, poi, sul piano politico non sono una praticante, e nemmeno una teorizzatrice, e ho capito in fretta che questo vuol dire stare fuori da certi giri. Non faccio poesia “civile” o impegnata socialmente, come si suol dire – si tratta di una scelta personale, frutto di lunga riflessione. Già questa è ragione sufficiente per non essere considerata da realtà editoriali che, attraverso le opere di determinati autori, diffondono un pensiero politico più che una linea editoriale. Non credo che un editore debba pubblicare unicamente quello che corrisponde al suo modo di vedere. Il valore estetico, intrinseco ed emozionale di un’opera letteraria dovrebbe essere valutato in maniera autonoma rispetto alla visione del mondo del suo autore o dell’editore che intende diffondere poesia nella maniera più democratica possibile. Ci sono gruppi di influenza, formati da poeti, critici e giornalisti proclamati o autoproclamatisi “establishment”, spesso di dubbio valore letterario e umano, onnipresenti come il prezzemolo e restii a fare spazio, a consigliare, a condividere, ma soprattutto ad ascoltare e a mettere in discussione il piccolo mondo di favori e scambi a cui sono saldamente ancorati.
Perdona la curiosità, ma che cosa avresti tu di tanto diverso da dire che non si possa proprio incontrare con la loro visione delle cose?
La mia è una visione che disturba perché non incline ai compromessi, alle cordate, alle mode. L’onestà nel raccontare le bruttezze, nel denunciare o nell’estraniarsi non è mai stata merce apprezzata, di certo non da chi della poesia ha la pretesa di farne mestiere. Non scrivo per piacere a “quelli che contano”, ma per avvicinarmi a lettori curiosi, aperti e in cerca di emozioni.
Stai forse cercando di dire che la loro visione ideologica preclude l’apprezzamento della tua espressività?
No. Semplicemente ritengo non sia giustificata questa esclusione di chi non è di loro gradimento. Purtroppo, è prassi diffusa allontanare chi non va a genio, o evitare di menzionarlo, fare come se non esistesse. Ultimamente, proprio perché ci sono tanti autori che semplicemente non vengono mai citati in quanto atipici o non schierati, mi sono presa la briga di farlo io sui social. Vorrei far circolare i nomi di tutti quelli che ritengo siano stati messi da parte, pur avendo qualcosa di veramente forte da dire.
Fammi qualche nome, ti prego.
In primis, Ivano Ferrari. Mi chiedo di cosa abbiano paura gli altri, quelli i cui nomi circolano sulla bocca di tutti, rispetto a poeti come lui. Io non credo sia un caso che i grandi, quelli fuori dai sistemi, siano volontariamente messi da parte. Infatti non ho mai sentito un accenno, una parola, per esempio su Filippo Strumia, perché quelli come lui e Ferrari non stanno tutto il giorno a cercare conferme della propria poesia, pur essendo pubblicati dai maggiori editori. E credo che ciò avvenga anche perché gli altri sanno che i reali concorrenti sono loro, perché quella è la poesia che piace al lettore. Poi c’è quella che piace agli altri poeti, ai critici, agli addetti ai lavori. Io ci vedo una scissione…
Parli di una scissione tra alto e basso, tra il popolo e gli intellettuali?
Parlo di una poesia che si rivolge al lettore e quindi arriva anche a chi va verso di essa disarmato, semplicemente con la propria sensibilità, senza sapere “chi sta con chi”, per quale editore pubblica l’autore in questione. Invece tutto l’apparato che si muove dietro questo mondo, alla fine, se la racconta, se la legge e se la pubblica da solo. Non credo che siano intellighenzia. Spesso mancano lucidità e criticità sul proprio lavoro, manca l’autoironia, e da qui tutti i mali. Il bisogno di esercitare una qualche forma di potere sugli altri cela molto spesso grandi insicurezze e incolmabile esigenza di riconoscimenti e conferme.
Veniamo all’ultima parte del tuo commento: “Certe riviste emanano aria stantia. Si avvalgono di giovani vecchi dentro e servili alla geriatocrazia poetica”. Chiariscimi il punto.
La rivista è solitamente la meta per chi inizia a scrivere, o per chi vuole continuare a far circolare il proprio nome tra un libro e l’altro. Dovrebbe anche essere un mezzo per tenersi aggiornati sulle novità e per conoscere le tendenze. Purtroppo, oggi, le riviste non offrono molto spazio a chi non ha conoscenze, a chi non è amico di uno dei redattori, a chi non è stato “raccomandato”. Non si può più sperare di mandare qualcosa a una redazione che liberamente selezioni, senza una mediazione. E questo vuol dire che la rivista è anch’essa uno strumento in cui si ritrovano determinate dinamiche dell’editoria, dei “circoli intellettuali”, dei festival letterari. Forse nei blog c’è più autenticità: chi pubblica altri autori lo fa semplicemente seguendo il proprio gusto personale.
E i giovani nati vecchi?
Mi capita di incontrarli, leggerli, di ricevere i loro manoscritti e mi dispiace a volte riscontrare che si tratta già di ombre, emuli o potenziali portaborse di chi ha raggiunto una posizione in ambito letterario. Il coraggio di osare, di distinguersi, di non avere un protettore, di usare un linguaggio e uno stile propri, mi pare sia andato perduto. Forse interessa di più avere una voce seguita e sostenuta che possedere una voce unica. A me è capitato di ricevere e leggere scritti in cui un giovane autore autodefiniva il proprio stile, per esempio “alla Cucchi” o “alla Magrelli”, e lo faceva con orgoglio. Tutto ciò è abbastanza triste, perché ti chiedi su chi riporre le speranze se non sui giovani, temi che anche la poesia viva di corsi e ricorsi storici e che tutto rimanga identico a oggi. Le nuove generazioni avranno le stesse aspirazioni di quelle che le hanno precedute. Questo demone del riconoscimento credo sia la bestia più difficile da sconfiggere.
Scusa ma tu ritieni che queste riviste siano fucine entro cui vengono allevati dei cloni?
Io dico che quando s’incominciano a vedere spuntare come funghi queste realtà di aggregazione, con un unico e rigido modo di pensare, di scrivere, di concepire la letteratura… non è molto rassicurante. In economia si parla di monopoli e cartelli… Ci vedo molte similitudini. Quando nasce quella che io chiamo una triade (vale a dire una casa editrice, una rivista, un premio), allora dubito che si possa parlare di una realtà aperta, democratica, libera, a disposizione di chi ha qualcosa da proporre. Diventa un accumulo d’influenze che ovviamente si autoalimenta. Che oggi si debba essere obbligati, quando si ha il desiderio di partecipare a un premio letterario, di controllare chi è in giuria, chi è l’editore di riferimento, vuol dire che sussiste un problema. Spesso sai già che in alcuni casi sarà inutile partecipare (non sempre l’anonimato è rispettato come si dovrebbe), perché non sarà il tuo testo a essere valutato, ma ciò che tu rappresenti.
Matteo Fais
*In copertina: Gabriella Montanari con Dan Fante, il figlio di John Fante, lo scrittore, geniale, di “Aspetta primavera, Bandini” e “Chiedi alla polvere”
L'articolo “Andare contro lo slam poetry è da reazionari e troppe riviste sono servili alla gerontocrazia poetica”: Gabriella Montanari risponde alle posizioni avanzate da Matteo Fantuzzi proviene da Pangea.
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