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Vento
Vento che impavido e feroce come una tigre in difesa di quei preziosi doni della vita, e del suo ventre e del suo cuore materni, resti agli occhi di una giovane donna un portatore di carezze ai suscettibili della tua erranza.
Nella tua danza orchestrante che porge soffi invitanti ogni cosa a lasciarsi trasportare, nel tuo concerto non unico di soli suoni ma di mutamenti nelle coreografie del tao che a te si fonde nel ballo, una donna sente, con la pelle increspata, un amore invisibile: non sempre vieni compreso con agile immedesimazione quando armato di furia e tempesta porti la tua luna scura in dono alla dea Kali.
Sei espressione di un paradosso perfetto nell’imperfezione, un paradosso vivente, capace di strappare la vita, capace di diffonderla.
Sei tu vento, che sperimenti gli opposti sconvolgendo anche il caos più ordinato.
Sei tu vento, allo sguardo acuto di una imprevedibile donna, selvaggia al tuo pari, la coesistenza del sanguinario e del missionario intrinseca e riscontrabile in ogni parte dell’intero creato, sei manifesto nella lieve brezza marina che sfiora il granello di sabbia e nel violento uragano che lascia devastazione e paura simili alla guerra.
Un attimo solletichi le foglie delle piante secolari, quell’altro scateni il tuo inferno irabondo, sradicando i giganti guardiani della foresta come fossero fili d’erba strappati da un bimbo.
E dopo aver sfogato la tua ira senza preavviso torni a uno stato di quiete, passando oltre alla distruzione con cui hai tinto i tuoi strascichi maledetti, dimenticando il passato che ti rubò il ciel sereno.
Protettrice del bosco in cui plachi le tue raffiche mortali, la lupa giunge calma e sicura e socchiude i suoi occhi illuminati di mistero come a mostrare lungimiranza e comprensione.
Ti avvicini con fare rispettoso, o vento amico: lei rivolge ora lo sguardo alla luna piena nel cielo e d’amore e magia si riempie la voce, sprigionando nel suo canto ululato parole per te:
“Non mancare mai di r-incontrarti in silenzio nella più profonda e consapevole accettazione della tua somiglianza ad un Dio.” (Tutti i diritti di testo e foto sono riservati)
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La triste bellezza di ogni fine
Amori sfioriti, giacché appena nati, come bianche rose secche ed appassite e riposte in un quadro di vetro che ne incornicia la bellezza dalle sfumature del non ritorno, dai malinconici tratti dell’eterno percepito e per un istante afferrato in cui mi trovai coi nostri corpi inabissati l’uno nell’altro, una cosa sola, un battito e due cuori vicini da incontrarsi senza ostacoli di carne ed ossa, un unico respiro per due vite e i loro nasi, al ritmo del nostro fonderci, alimentatosi dal voler sentire quel tuo ansimare sul mio collo che nel profondo tanto amai rasserenandomi nella sensazione in cui potei saperti al sicuro ad ogni tuo ispirar la vita dentro di te. (Tutti i diritti di testo e foto sono riservati)
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