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#tempio di Era
mariobadino · 3 months
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«Pandora». Perché gli dei invidiano i mortali
Un piccolo video nel quale recito la poesia «Pandora», un testo ancora inedito su carta, ma che già gode di una certa fortuna online, dal momento che è stato uno dei più citati nel corso della Giornata mondiale della poesia badina, letto da Eric Zimmerman e interpretato graficamente da Silvana Quintavalle (si veda l’immagine qui sotto). Fa inoltre parte dei cinque componimenti tradotti in inglese…
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crazy-so-na-sega · 3 months
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Che il "conosci te stesso" abbia assunto valore proverbiale è attestato da Teofrasto nell'opera "Sui proverbi".
Camaleone nell'opera "Sugli Dei", la attribuisce a Talete
i più assumono invece che questo detto sia di Chilone.
Ermippo a sua volta, nel I libro "Su Aristotele", dice che a pronunciarlo sia stato Labi, un eunuco di Delfi che era ministro del tempio.
Clearco, nei libri Sui proverbi asserisce che si tratti di un ammonimento di Apollo Pizio, trasmesso ccome un responso oracolare a Chilone.
Aristotele, invece, nei libri "Sulla filosofia", lo ascrive alla Pizia: già prima di Chilone, infatti, stava scritto sul tempio eretto a Delfi dopo il cosiddetto alato e dopo quello di bronzo.
Antistene, nelle sue "Successioni di filosofi", dice che il "Conosci te stesso" è di Femonoe (la prima Pizia) e che Chilone se ne sia appropriato.
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più o meno come i nostri...:-)
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canesenzafissadimora · 4 months
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Facevano l'amore per un'ora, forse più, poi lui si staccava lentamente e guardandola accendeva una sigaretta per entrambi. A volte si accontentava di sdraiarsi al suo fianco, senza smettere mai di accarezzarla. Poi tornava ad affondare dentro di lei, sussurrandole parole dolci all'orecchio mentre la prendeva, baciandola tra una frase e l'altra, tra una parola e l'altra, le braccia intorno alla sua vita, attirandola a sé e sprofondando in lei.
E allora lei cominciava a ripiegarsi su se stessa, a respirare più in fretta, e si lasciava trasportare là dove lui abitava, e abitava in luoghi strani, tormentati, molto addietro nelle ramificazioni della logica di Darwin.
Con il viso sepolto contro la spalla di lui, le loro epidermidi a contatto, percepiva il profumo di fuochi di legna e di fiumi, sentiva i treni che lasciavano sferragliando stazioni invernali di molte notti addietro, vedeva viaggiatori ammantati di nero che avanzavano lungo fiumi gelati e pascoli estivi, diretti alla fine di tutte le cose. Il leopardo infuriava sopra di lei, ancora e ancora, come il vento incessante sulla prateria, e lei fremeva, travolta dal suo slancio, cavalcava quel vento come una vergine del tempio che avanza verso le fiamme miti e compiacenti che delimitano la dolce curva dell'oblio.
E bisbigliava piano, senza fiato: "Oh, Robert... Robert... mi sto perdendo".
Lei, che da anni non aveva più un orgasmo, ne ebbe una lunga serie con quella strana creatura che era per metà uomo e per metà qualcosa di completamente diverso. Si stupì di lui e della sua resistenza, ed egli le disse che poteva spingersi in quei luoghi lontani con il corpo come con la mente, e che gli orgasmi della mente avevano una loro qualità distintiva.
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Dal romanzo "I ponti di Madison County"
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kon-igi · 9 months
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DIVIETO DI CERVO
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Attenzione, questo post parlerà di responsabilità genitoriale ma in un modo leggero e, soprattutto, coinvolgente anche chi genitore non è.
Non che ci fosse bisogno di specificarlo ma io sono tendenzialmente una persona scherzosa che trova motivo per sorridere di tutto ciò che ha attorno.
Esiste, però, un vulnus profondo che il genitore non si rende conto di infliggere alla propria prole, la quale si porterà dentro cicatrici profonde per il resto della propria vita... e per vulnus intendo le cazzate raccontate ai propri figli spacciandole per vere.
Il fatto è che il genitore cazzone (me compreso) sottovaluta la capacità di dirimere la veridicità dei propri racconti da parte dei figli, i quali, giocoforza, ripongono un'incrollabile fiducia epistemica nei pilastri che li hanno messi al mondo.
Per esempio, quando da giovane mi allenavo con la katana o a lanciare coltelli e shuriken, alla domanda delle mie figlie sul perché fossi così bravo, io rispondevo sempre - Perché da bambino i nonni mi hanno mandato al Tempio del Dragone Dorato per l'addestramento da monaco Shaolin.
Idem quando insegnavo loro a sbucciare l'arancia con il Qiúrén Jiǔ Rèn (囚人九刃) cioè la Sacra Tecnica delle Nove Lame del Recluso.
Tutto bene, finché alla mensa della materna figlia piccola non ha comiciato a urlare che voleva un coltello per insegnare questa tecnica ai suoi amici e quando le maestre l'hanno sgridata, figlia grande (la mensa era unica per materna ed elementari) si è alzata e ha detto che era una cosa che il loro papà aveva imparato in un monastero di monaci guerrieri shaolin.
Non capisco perché una volta cresciute non siano venute a pugnalarmi nel sonno.
Comunque io sono sicuro che ognun* di voi abbia una balla traumatica conficcata nel proprio cuore da raccontare qua su tumblr e per quanto possa valere, io ho passato i mesi antecedenti all'esame di teoria per la patente a ripetere ogni giorno alle mie figlie -
Vi prego! Quel cartello non vuole dire che è vietato fare il verso del cervo! Dimenticate quello che vi ho detto, VI PREGO!
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sofysta · 4 months
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Scrivere una lettera d'amore nella libreria più romantica della città, dichiararvi a casa di Serge Gainsburg e Jane Birkin, alloggiare in loft bohemien con il pianoforte a coda o scambiarvi un bacio davanti alla finestra di Coco Chanel al Ritz?
Dire “ti amo a Parigi”. Vi è mai capitato?
È il luogo in cui si può emozionare pazzamente e provare la joy de vivre. Parigi è detta la città dell'amore ed è indubbiamente il posto giusto dove gridare "Je T'Aime!"
Ed in quali luoghi potremmo dire quindi “Ti Amo” a Parigi? Non si può essere scontati, ma al tempo stesso, se si sceglie la Ville Lumiere l''ideale sarebbe trovare nuove prospettive per ammirarla e viverla.
Alloggiate alla suite del Ritz a Place Vendôme dove risiedeva Coco Chanel
Siamo negli anni 20 quando Coco Chanel, pseudonimo di Gabrielle Bonheur Chanel, è già una delle stiliste più in vista di Francia, pur vivendo nella Ville Lumière come una vera parigina si rifiuta di acquistare un appartamento. Preferisce alloggiare all’Hotel Ritz e affacciarsi (spesso di notte) sulla mitica Place Vedôme che in seguito ispirerà la boccetta e il tappo di Chanel n.5, il profumo tutt'oggi più venduto al mondo. Nel 1937 si decide ad affittare una suite al terzo piano tutta per lei e trasferirvisi definitivamente. Il cielo stellato che vedrà da quella posizione privilegiata le ispirerà alcune delle sue più belle collezioni di gioielli. Oggi la suite del Ritz a lei dedicata, lussuosissima, con salotto e hammam privato, arredata da Karl Lagerfeld, si può affittare per 25 mila euro a notte (ma si arriva anche a 40) ed è tra le più richeste. Non una cifra per tutti ma per una dichiarazione d'amore tutto è concesso. Ma si può anche scegliere un'alternativa all'inverso: ammirare la finestra di Coco da place Vedôme magari mentre con una visita nella boutique Chanel Joaillerie che si trova proprio di fronte, al numero 18 del piazza. Pura magia!
Scrivete una lettera d'amore seduti nella libreria Shakespeare and Company
Passeggiando nel 5° arrondissement, in Rue de la Bucherie, al n.37, c'è la libreria più romantica e celebrata di Parigi: Shakespeare and Company. Una libreria anglosassone con scale di legno dipinte da citazioni letterarie. Negli anni ’50 era il ritrovo della Beat Generation ed è stata scelta da Woody Allen per il suo film Midnight in Paris. Ci si immerge nella storia e nella letteratura e si può tranquillamente sedersi e scrivere una poesia o una lettere d’amore con le macchine da scrivere che sono a disposizione
Sussurrate all'orecchio “Je t'aime” nella casa di Serge Gainsbourg e Jane Birkin
Lui è il compositore di "Je t'aime... moi non plus" e la sua storia con Jane Birkin ha ispirato intere generazioni e la cultura pop francese. La sua casa parigina è un luogo incredibilmente sentimentale in cui Gainsbourg visse dal 1969 fino alla sua morte. Si trova nel 7° arrondissement, a pochi passi dal Café de Flore ed è ormai un luogo di culto. La facciata è coperta di scritte, disegni e messaggi di amore e di omaggio all'artista. Qui ha vissuto anche la moglie Jane Birkin e le figlie Kate e Charlotte. Ed è stata proprio Charlotte a volerla trasformare in una casa-museo. Al numero 5 bis di rue de Verneuil c'è la casa vera e propria, dall'altro lato della strada, al civico 14, è aperta una libreria-boutique e un café piano-bar chiamato Gainsbarre.
Godete di una vista mozzafiato dal belvedere delle Buttes Chaumont
Dal parco Buttes Chaumont si gode di una delle più belle viste sulla città. Bisogna salire 173 gradini ma alla fine non rimarrete delusi. Immenso e misterioso il parco è popolato da una moltitudine di uccelli delle più svariate specie. All’interno si trova il Tempio della Sibilla, centro di un pentagono mistico da cui affacciarsi sulla maestosità di Parigi. I momenti migliori per visitarlo sono l’alba o il tramonto.
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lisia81 · 11 months
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FINITO!
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Cosa posso dire? di sicuro sale prepotentemente al secondo posto tra i miei drammi preferiti (il primo è inspodestabile) e la puntata 33 si colloca in cima alla classifica di quelle in cui ho pianto più a lungo. 20 minuti ininterrotti e un magone che mi sa resteranno a lungo un record.
Ma è tutta la serie che crea uno sconvolgimento emotivo fortissimo e ti lascia quella consapevolezza che a breve non troverai qualcosa del medesimo livello.
The Untamed è difficile da gustare lentamente, ti incalza a proseguire. L'unico rallentamento l'ho avuto nelle ultime 3 puntate al tempio. Mi continuavo a chiedere: “ma quanto ancora deve tirarla per le lunghe Lan Xi Chen?”Ringraziamo il cielo che è intervenuto Nie Hauai Sang con il suo escamotage, perchè se no, nel 2023, fra Jin Guang Yao con la sua incredibile resistenza e l'indecisionismo di big brother Lan saremmo ancora li al tempio ad aspettare una fine.
Sicuramente lo rivedrò con più calma e maggiore attenzione, perchè nella testa ho alcuni punti interrogativi a cui, per ora, non ho trovato risposte. E spero di trovarle. 😬 Per fare due esempi stupidi: Lan Zhan come fa a riconoscere Wei Ying quando ritorna dall'oltretomba? dalla spada? dall'ombra che scappa? perchè quella poteva essere benissimo Nie Hauai Sang. Quando arrivano alla tomba e lo sente suonare, sapeva già che era lui. La loro canzone è solo una conferma indelebile. Dall’espressione lo sapeva anche nel bosco. Quando We Wuxian glie lo chiede l'imperturbabile Lan risponde sempre: “pensaci”. Beh, siamo in 2 a pensarci!
Per non parlare del piccolo Ah Yuan. Mi sembrava folle che i Wen lo avessero portato con loro a "chiedere perdono". E continuavo a chiedermi, ma sto bimbo che fine ha fatto? Si scoprirà che Lan Zhan lo ha trovato nella caverna febbricitante e lo salvato e adottato. Ma in quella stessa caverna non è stato bloccato per 3 giorni We Wuxian? quando si è liberato, il bimbo non lo ha visto? Lo ha lasciato li da solo, convinto di tornare? da mamma di una bimba più o meno di quell’età la cosa mi allibisce abbastanza.
Ho letto che quando è andato in onda su Tecent trasmettevano 4 puntate settimana. Quello che è l'antefatto (non posso chiamarlo flashback, vista la durata) è lungo più di 32 puntate. A finire la serie ci ho impiegato circa una settimana. Quando la storia è ritornata al presente, io giuro non mi ricordavo quasi più nulla della storia di Mo il pazzoide e della spada. Sono stata tentata di tornare indietro (cosa che ho fatto a fine visione). Sono 32 puntate focali. Il nucleo solido del drama. Le ultime 20 sono belle, ma stile caso di Benoit Blanc e mi mancavano i pezzi 😅. Comunque stavo dicendo, gli spettatori ordinari hanno dovuto attendere 8 settimane e poi racappezzarsi. Poveri loro.
Altra cosa per cui dovrò rivederlo è l'infinità di nomi. Verso la fine tra titoli, soprannomi, appellativi facevo veramente fatica a identificare chi chiamasse chi o di chi stessero parlando.
Non voglio stare qui a scrivere molto altro. Mi ritrovo molto nelle recensioni e nei commenti delle due cultrici su questo drama @veronica-nardi e @dilebe06. Voglio solo aggiungere 3 cose.
E' da qualche giorno che mi domando: se @dilebe06 non mi avesse acculturato sulla questione BL, bromance, censura ecc.. cosa avrei pensato del rapporto Wei Ying/ Lan Zhan? Una risposta chiara non me la dare. Vi è una frase che viene ripetuta spesso nella serie: "nessuno conosce fino in fondo il cuore di qualcun altro". Questo non è vero per i due protagonisti, perchè il loro spirito è lo stesso. Nel loro essere agli antipodi, vi è un affinità e complementarità unica. Che credo sia anche soggetto di gelosia da parte di Jiang Cheng. Probabilmente è più giusto dire che, per buona parte della serie non conoscano veramente cosa c'è nel loro cuore. Per carità indizi ce ne sono molti. Al di la delle dichiarazioni, degli sguardi, dei gesti più o meno ecclatanti, mi rimarrà il dubbio di quanti ne sarei riuscita a cogliere. Per fare un esempio stupido: dopo la fuga dalla stanza degli orrori, Lan Zan porta Wei Ying ferito nella stanza del silenzio. Li lo ritrovo profumato e impigiamato e appena si sveglia, il nostro tenero padrone di conglietti bianchi gli spalanca la camicia e controlla la ferita. Segno di un'intimità che mai ti aspetteresti dal pudicissimo Lan Zhan, ma che c'è. Comunque che sia amore, è fuori di dubbio. Il tipo di amore, sinceramente mi interessa e non mi interessa perchè è bello così come ci viene mostrato.
C’è da dire che tra i due protagonisti vi è una chimica unica. Ed è quella che copre ogni magagna della trama e lo ha reso così popolare. Se sti due a distanza di anni non possono neppure incrociarsi con lo sguardo in pubblico, per il caos che ne è uscito, un motivo ci sarà. O si amano (99% si) o c’è dietro qualcuno di così geniale da aver capito che mantenere la fiamma fra i due farà sempre presa sul pubblico.
Santo Wen Ning che ha rivelato a Jiang Chen la verità sul nucleo d’oro. Ti ho sgamato subito che sei andato al tempio a cercare We Wuxian, per restituirgli il flauto come protezione. Lo avrai odiato, ma alla fine nel momento di maggior rabbia, non sei riuscito a trafiggerlo e alla fine come lo cercava Lan Zhan, lo stavi cercando pure tu e non certo per fare quello che non avevi fatto 16 anni prima! E comunque come in tutti i drammi: il non detto scava fosse profonde come le Marianne!
Ultima cosa il finale.
Quelle benedette collinette me le sono guardate e riguardate. Il punto è sempre lo stesso, solamente spostato di poco. L'idea che mi sono fatta è che non siano passati anni e We Ying sia ritornato. Lui si mette subito a suonare e Lan Zhan lo sente, dice fra se se che il titolo lo conosce già e torna indietro. Da li quello splendido il sorriso da contrapporsi allo sguardo affranto delle scene precedenti quando sembrava dovessero separarsi.
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libero-de-mente · 2 months
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POVERO CRISTO
Mia madre si chiama Maria. Mio padre, oggi, è nell'alto dei cieli. Credo. Oppure si è reincarnato in una trave di legno o di cemento armato. Era un carpentiere, gli piaceva tanto esserlo. Mia madre aveva, ha, un utero retroverso. All'epoca le dicevano che era difficile rimanere incinta. Ci vollero 7 anni, sette come i sacramenti, per rimanere incinta. Al settimo anno, come al settimo giorno della Creazione quando Dio si riposò, rimase incinta. Evidentemente mio padre stoicamente non si fermò per riposare. Un miracolo disse il ginecologo. La mano di Dio disse il parroco. Credo che mio padre non ebbe la malizia di pensare a qualcosa d'altro, oltre a Dio dico. Troppo credente mio padre. Venni al mondo dopo dieci ore di travaglio, dieci come le piaghe d'Egitto inflitte da Dio agli egizi.
- L'annunciazione A quel tempo, durante il parto, un messaggero del Primario del reparto di neonatologia, tal Ostetrica la levatrice, annunciò a mio padre che solo uno si sarebbe salvato. Che si doveva scegliere tra la madre o il nascituro. Tipo come se dovessero finire il foglio del censimento, ma c'era spazio per un solo nome. Mio padre scelse sua moglie, come volevasi dimostrare.
- La nascita Dalla terra del reparto neonatale tornò mia madre, con essa il bambino, cioè io. Le voci del paese già raccontavano che il figlio di Maria era bello come Gesù bambino. Primo miracolo, amen.
- Ritrovamento del piccolo povero Cristo al tempio Quando avevo dodici anni i miei genitori traslocarono, non dicendomi nulla. Tornato da scuola trovai la casa vuota. Andai al tempio della focaccia, ne presi un pezzo con i soldi che mi erano avanzati dalla merenda a scuola. La proprietaria del negozio, tal signora Rosina, chiamò mia madre, vedendo che non sloggiavo dal suo negozio e sbavavo guardando focacce e brioche. I miei genitori mi vennero a riprendere, rassegnati. Secondo miracolo.
- I miracoli del povero Cristo Nella vita da povero Cristo riuscii a compiere dei veri e propri miracoli. Riuscii a far risorgere il Big-Jim dopo che era caduto dal terrazzo al quarto piano. Riuscii a non comprendere il desiderio di una ragazza, assai posseduta, che saltò addosso al primo che le capitò, la stessa sera che uscimmo, per disperazione della mia inerzia. Tramutai i soldi in birra, per consolarmi. Moltiplicai i vuoti interiori e le mancanze affettive. Toccai il braccio amputato a un reduce di guerra, dicendo a gran voce "ricresci". L'anziano reduce mi prese a sberle, così veloce che sembrava avesse due mani. Miracolo.
- Trentatré anni Al compimento del trentatreesimo anno mio padre morì. Avevo davvero i capelli lunghi (come nell'immagine). Portai sulle mie spalle la bara che lo conteneva, fu come portare la Croce. La mia Croce. La sua scomparsa mi fece iniziare un lungo calvario. "Elì Elì lemà sabactàni", Padre mio, padre mio, perché mi hai abbandonato?
- Il tradimento Sono stato tradito da mio fratello, il quale possiede dodici personalità una più borderline dell'altra. Dodici come gli apostoli. Con un delirio di onnipotenza oltre l'umana immaginazione. Sono finito in croce. In verità vi dico che lo perdonai, allora lui saputo questo mi impalò. Allora lo ignorai. Lui mi umiliò lo stesso. Allora giunse il tempo in cui, aprendo gli occhi ciechi, capii che era veramente uno cattivo. Miracolo.
- La resurrezione Mi sono rialzato, non del tutto ma tutto rotto. Questo è un mezzo miracolo. Lotto ogni giorno per arrivare al tramonto. Altro mezzo miracolo. Da qui a dire che sono risorto ce ne vuole ancora. Oggi se vieni messo in croce e ricoperto di melma a carriole, con l'intenzione di lederti, poi per ripulirti e dimostrare la tua buona fede devi davvero sperare nel buon Dio e in un miracolo. La gente preferisce Barabba, che più li fotte e più lo si osanna. Ho fatto una mezza rima. Bravino ve'?
Domenica farò la mia ultima cena, intesa di cena ipercalorica, poi mi metterò a dieta. Tipo quaranta giorni nel deserto. Che oggi sono più un povero Cristo curvy. Se fosse stato così il povero Gesù, oltre a tutto quello che soffri e patì, avrebbe dovuto sopportare anche del body shaming.
Sono un povero Cristo, ma ricco di sentimenti e buone intenzioni. Ma che nel non concedere il mio cuore in amore ha fatto danni, provocato dolori. Delusioni molte.
Pasqua è tempo di risurrezione, ecco questo auguro a tutti voi... di risorgere. Chi invece è già risorto e viaggia alla grande si sposti un po' più in là, che deve far spazio a me, anzi a noi. Che risorgeremo, come diceva mia zia Concettina: come la raba fenice.
Buona resurrezione.
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susieporta · 4 months
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Il giorno in cui è morta mia madre ho scritto nel mio diario: "È arrivata una grave disgrazia della mia vita. " Ho sofferto per più di un anno dopo la morte di mia madre. Ma una notte, negli altipiani del Vietnam, stavo dormendo nella capanna nel mio eremo. Ho sognato mia madre. Mi sono visto seduto con lei e stavamo facendo una bellissima chiacchierata. Sembrava giovane e bella, i suoi capelli scorrevano giù. Era così piacevole sedersi lì e parlarle come se non fosse mai morta. Quando mi sono svegliato erano circa le due del mattino, e sentivo fortemente di non aver mai perso mia madre. L'impressione che mia madre fosse ancora con me era molto chiara. Capii allora che l'idea di aver perso mia madre era solo un'idea. Era ovvio in quel momento che mia madre è sempre viva in me.
Ho aperto la porta e sono uscito. L'intera collina è stata immersa nel chiaro di luna. Era una collina coperta di piante di tè, e la mia capanna era posizionata dietro il tempio a metà strada. Camminando lentamente al chiaro di luna tra le file di piante di tè, ho notato che mia madre era ancora con me. Lei era il chiaro di luna che mi accarezzava come aveva fatto spesso, tenerissima, dolcissima... Fantastico! Ogni volta che i miei piedi toccavano la terra sapevo che mia madre era lì con me. Sapevo che questo corpo non era mio ma una continuazione vivente di mia madre e mio padre e dei miei nonni e bisnonni. Di tutti i miei antenati. Quei piedi che ho visto come "miei" piedi erano in realtà "nostri" piedi. Insieme io e mia madre stavamo lasciando impronte nel terreno umido.
Da quel momento in poi, l'idea di aver perso mia madre non esisteva più. Bastava guardare il palmo della mano, sentire la brezza sul viso o la terra sotto i piedi per ricordare che mia madre è sempre con me, disponibile in qualsiasi momento. ~Thich Nhat Hanh
(Libro: Nessuna morte, nessuna paura: saggezza confortante per la vita [ad] https://amzn.to/3OkUyqt )
(Arte: Fotografia di Nell Dorr)
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Disperato erotico stomp!
Disperato. capitolo 1.
Per Marcello, la disperazione è un sentimento da evitare, l'emotività che ne consegue, è alienante al punto tale da farlo sentire fisicamente male. Quando ci si è trovato di fronte, si è lasciato colpire. Succede, di non essere pronti. Succede, di non saper recitare la parte del cavaliere indomito e coraggioso. È successo anche a lui, di fronte all'amore. Si lasciava legare, e si accertava che il nodo fosse ben stretto ma, quando quel nodo veniva sciolto, violentemente slegato non per suo volere, era immediato smarrimento. Vuoto attorno.
" Ho sentito sofferenza. In quale altro modo si sente la passione?"
Si interrogava, su come chi amava avrebbe potuto vivere senza la sua protezione, come l'occhio di qualcun'atro avrebbe potuto essere così attento, se non fosse stato il suo.
"Lungamente Eros mi ha guardato coi suoi occhi lunghi, in me è solitudine e io nel mio letto resto sola...". "Saffo".
Appunto.
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Erotico. capitolo 2
L'eros, il motore. Marcello di passioni si nutriva, chi non lo farebbe?! A lui, di "eros" gliene hanno attribuito molto. Il connubio visivo di un gesto da seduttore navigato, le "conquiste", e di nuovo, le etichette da sconfiggere fanno la somma. Suo malgrado, erotico, lo era innatamente, a suo modo. Senza esserlo in modo disturbante, tanto da "star simpatico" anche agli uomini, mentre le loro donne sognavano. Eroticamente innocente, quasi in modo "femminile", da rasentare una certa delicata e non sfacciata "ambiguità". Nonostante la stereotipia, la giacca scura, le spalle larghe, la camminata sicura, lo sguardo seduttivo indossato apposta per l'occasione, era delicato. Erotico, per lui, era tutto ciò che precedeva l'atto, il momento. Erotica era l'intelligenza della sua donna.
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Stomp. Capitolo 3.
"Smick, Smack, smick Smack", lo vedi giocare mentre si parla di sesso. In ogni film che toccava l'argomento, l'ironia era la chiave vincente. L'apoteosi dell'ironia si fa sequenza in " Città delle donne" di Federico Fellini, il vecchio Snáporaz, si ritrova nel tempio di "Sante Cazzonius", dove si fa strada tra un cimitero di orgasmi e donne di tutti i tipi. Marcello asseconda il percorso, si intimidisce, ma curioso alimenta il suo voyeurismo sull'argomento. Quasi, non fosse altro, che una parabola della sua vita privata. In molti si sono messi in cattedra per approfondire la materia e a domanda, rispondeva sempre geniale con ironia, e Fellini, suo complice se ne veicolava. In realtà lo facevano entrambi. Sgulp! E il curiosone era additato, tutti i riflettori erano sulla sua malizia.
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dipendenteconad · 4 months
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I will translate this one soon, but I'd also like to share it like this.
[ita] un altro headcanon con BiKang; relazione nascosta
(NSFW sottointeso. Questo testo è estratto da una conversazione che ho avuto con mia amica, ed è ciò che ha poi ispirato la mia fanfiction pubblicata su ao3, alcune cose potrebbero essere simili)
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Mi immagino Bi-Han come una persona molto riservata, infatti raramente parla di qualcosa che non abbia a che fare col suo incarico da Granmaestro; perfino in quel caso lì tende ad andare sempre dritto al punto, senza perdersi in conversazioni che ritiene inutili. Forse l'unica eccezione sono stati i suoi fratelli, ma fino ad un certo punto. Tomas menziona nelle intro un Bi-Han freddo e distaccato, quindi i due, seppur cresciuti insieme, non hanno mai condiviso momenti particolarmente intimi nonostante Bi-Han comunque tenesse a lui (a modo suo, ovviamente). Kuai Liang invece, quando ancora erano ragazzi, aveva avuto modo di conoscerlo in modo più approfondito, e con non poca fatica era riuscito a scalfire in superficie per intravedere una minima parte della sua interiorità. Nonostante ciò, andando avanti con gli anni Bi-Han aveva finito per chiudersi sempre di più in sé stesso, preferendo affrontare i propri problemi da solo, anche nei momenti in cui era evidente quanto avesse bisogno di una spalla su cui piangere. Allo stesso tempo, i due fratelli minori rispettavano il suo bisogno di privatezza.
Per questo motivo, nessuno aveva mai più sentito Bi-Han parlare di qualcosa che non fosse prettamente legato al suo lavoro. Addirittura, non considerava nessuna relazione al di fuori di quelle famigliari e lavorative come valide. Mai. Solitamente, se qualcuno provava ad avvicinarsi a lui, Bi-Han si irritava dopo i primi segni d'insistenza e cambiava argomento di conversazione, o optava direttamente per gli insulti.
Quindi nel mio stato delulu mi sogno la sorpresa di Kuai nel notare un comportamento insolito in suo fratello, da quando Liu Kang aveva chiesto loro aiuto. Bi-Han era sempre stato una testa calda e più di tutto non sopportava che gli venissero dati degli ordini; allo stesso tempo però, se Liu chiedeva loro un favore, Bi-Han lo eseguiva senza se e senza ma. Ancor meno Bihan amava i colloqui, ma se era Liu Kang a necessitarne uno si presentava anche agli orari più insoliti. Per non parlare del fatto che trascorreva una quantità di tempo immane lontano dai Lin Kuei per stare con i monaci che allenava Liu Kang. Inizialmente nessuno ci faceva nemmeno troppo caso, perché Bi-Han era solito sfiancarsi dal lavoro e tale dedizione era ormai normale da parte sua.
Kuai non è uno che ama particolarmente farsi gli affari degli altri, ma si fidava abbastanza di Bi-Han per sapere che quest'ultimo non gli avrebbe mai nascosto dettagli riguardanti il loro lavoro o le loro successive missioni. Ad esclusione, se Bihan non aveva nulla da nascondere, significava che la maggior parte degli incontri che teneva con Liu Kang non riguardavano il loro lavoro. Altrimenti, avrebbe sicuramente detto qualcosa anche a Kuai e Tomas.
Quindi beh, Kuai non si fa gli affari degli altri, no, ma se c'è da scartare un po' di drama non si tira certamente indietro, a maggior ragione se la persona coinvolta è suo fratello. Per settimane non aveva mai esternato i suoi dubbi, finché non fu Tomas, una mattina, a tirare fuori l'argomento, facendo notare a Kuai come Bi-Han avesse lasciato il tempio la sera ma non fosse più rientrato.
Da quel momento entrambi iniziarono a osservare Bi-Han con un occhio di riguardo, stando particolarmente attenti a dove diceva di andare e cosa faceva quando loro tre erano da soli; entrambi riuscirono a notare come Bi-Han cambiasse completamente approccio ogni qualvolta che Liu Kang era insieme a loro: diventava più tranquillo, meno sfacciato, e la sua espressione quasi si rilassava. Erano anni che Kuai non vedeva il volto di Bi-Han contorto in un'espressione che non fosse di concentrazine o rabbia. Tomas giurò perfino che una volta aveva visto Bihan sorridere sotto la maschera mentre parlava con Liu Kang, e ne aveva parlato come se avesse visto gli Dèi.
Kuai aveva racimolato abbastanza coraggio per affrontare Bi-Han a riguardo, spinto più da interesse che altro: certamente, non denunciava il fratello per essersi fatto un eventuale amico, ma era ben curioso di sapere come Liu Kang fosse riuscito nell'impresa. Dovette però parlare senza fare nessun tipo di accusa che potesse obbligare Bi-Han a mettersi subito sulla difensiva: quando gli chiese perché si lasciava sottomettere senza obiezioni da Liu, Bi-Han aveva semplicemente detto qualcosa simile a "perché ci stiamo guadagnando anche noi".
Eppure loro non ci guadagnavano un bel niente, ad aiutare Liu Kang; se non altro, ci perdevano su molto del loro tempo: c'erano giorni in cui il loro clan non aveva nessuno che potesse seguire i loro allenamenti, considerando che Bi-Han era sempre lontano dal tempio. Tempio che, tra l'altro, erano giorni che non veniva più seguito come prima, perchè il Granmaestro non aveva più tempo per dedicarsi alla cura della struttura. A quel punto era palese che, se Bi-Han ci stava effettivamente "guadagnando" qualcosa, era parallelo al loro lavoro, e che non ne aveva ancora fatto parola con nessuno.
Kuai aveva iniziato a sospettare che Bi-Han e Liu Kang fossero diventati amici stretti, anche se l'idea che Bi-Han potesse anche solo concepire una relazione di questo genere era già surreale. Eppure non c'erano altre spiegazioni, ed era evidente che Bi-Han stesse bene quando Liu Kang era al suo fianco. Forse, pensava che coltivando un'amicizia con Liu sarebbe riuscito in qualche modo a elevare lo status del loro clan, o ad accontentare le sue aspirazioni di potere.
Il dubbio fu presto smentito quando un giorno Kuai e Bi-Han si cambiarono insieme dopo un allenamento: era da un po' di tempo che i due non combattevano l'uno contro l'altro, e la loro seduta era durata ore. Erano entrambi talmente stanchi che Bi-Han non aveva neanche avuto la forza di lamentarsi quando aveva visto Kuai Liang entrare nello spogliatoio insieme a lui. Mentre si cambiavano, l'occhio di Kuai cadde involontariamente sul fisico del fratello: la sua pelle chiara era imperlata di sudore e coperta di lividi, alcuni che riconosceva essere opera sua, come quelli sul bacino e sulle spalle, ma altri erano in posti alquanto ambigui: sul suo petto, appena sotto le clavicole, sulle sue cosce, e alcuni più piccoli perfino sul collo, che fino a quel momento Kuai non aveva nemmeno notato. Ma più di tutto lo colpì una scottatura, che si trovava sull'interno coscia di Bi-Han, e che Kuai poté vedere solo quando il fratello gli stava dando le spalle. Non era grave, ma era stata comunque abbastanza potente da lasciare un'impronta scura sulla sua pelle; era stranamente grande, e Kuai quasi spalancò gli occhi quando vide che aveva la forma di una mano. Qualcuno aveva premuto con forza fino a lasciare un alone sulla sua gamba; e non era neppure l'unico segno, perché se ne potevano intravedere anche di più leggeri sui suoi fianchi.
Preso dalla curiosità, ma anche dalla preoccupazione, gli aveva chiesto cosa fosse successo. Appena finirono di cambiarsi, Kuai afferrò Bi-Han per un braccio chiedendogli se stesse bene; quando quest'ultimo gli chiese il perché della domanda, lui menzionò i segni che aveva sul corpo.
Suo fratello aveva aggrottato le sopracciglia, scazzato, incitandolo a farsi gli affari propri senza interessarsi tanto a quello che faceva lui nella sua vita privata. Già il fatto che Bi-Han avesse usato il termine "privata" era come ammettere che Kuai aveva ragione a pensare quello che pensava.
L'ultima, definitiva prova che Bi-Han stava apprezzando fin troppo la compagnia di Liu Kang arrivò quando i tre fratelli furono invitati da quest'ultimo a passare dei giorni al suo tempio per seguire gli allenamenti dei due campioni presi da Madam Bo.
Le notti erano particolarmente tranquille, ma Kuai aveva ugualmente fatto fatica ad addormentarsi in un letto che non era il suo. Così, aveva più volte passato le notti in piedi passeggiando per i giardini del tempio, osservando la loro struttura e godendosi la tranquillità che trasmettevano. Per arrivare ai giardini era obbligatorio passare davanti alle stanze dei monaci e conseguentemente davanti a quella di Liu.
Passando davanti alle varie porte, dei suoni catturarono l'attenzione del ninja. Kuai constatò di non essere l'unico sveglio, e preso dall'interesse aveva appoggiato l'orecchio sulla porta da cui provenivano per distinguere la voce che li emetteva. Si staccò immediatamente quando li identificò come gemiti di piacere. A maggior ragione, appena riconobbe la voce roca di suo fratello mescolarsi insieme a quella Liu Kang, si allontanò preferendo uscire dal corridoio senza intromettersi più di quanto non avesse già fatto...
Appena raggiunse i giardini il peso della scoperta gli gravava così tanto sulle spalle che non potè fare a meno di immaginarsi la faccia di Tomas appena gli avrebbe confidato il segreto.
Penso che Bi-Han sarebbe quindi uno riservato anche nelle sue relazioni, preferendo tenerle nascoste il più possibile. Di certo sarebbe l'ultima persona a mostrarsi romantico in pubblico. Inoltre, non vorrebbe di certo passare come "smielato" davanti al suo clan o ai suoi fratelli, in quanto Granmaestro ha pur sempre un'immagine da mantenere.
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generalevannacci · 6 months
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Peter Freeman
PRIMA DELLA SCALA - PARTE II
Succede dunque che dopo l'esecuzione del brutto inno dal petto di un loggionista entusiasta prorompa spontaneo il grido "Viva l'Italia antifascista". E che un paio di agenti della DIGOS accorrano per fermare e identificare l'incauto.
Chissà se in una simile incombenza i solerti funzionari non avranno provato un fremito di imbarazzo, se un minimo rossore ne avrà colorito il volto, sentendosi calati in un ruolo così simile a quello di sgherri di qualche ancien regime, sospesi tra senso del dovere e ottusità. Chissà. Dagli uffici competenti hanno poi fatto sapere che l'intervento era atto dovuto, che questo disponevano gli ordini di servizio, magari rafforzati dalle raccomandazioni del ligio questurino di turno, gerarchicamente superiore ai due funzionari.
Comunque la si veda tutto quanto è accaduto si allinea perfettamente con lo spirito dei tempi, di Meloni e Piantedosi. E l'invocazione all'antifascismo è dunque di per sé sospetta, fastidiosa, meritevole di indagine. Tutto questo è miserevole prima ancora che scandaloso.
Poi è arrivato il bifolco e ci ha messo la ciliegina. Il bifolco - bifolco e ignorante come una capra - è il ministro dei Trasporti del quale non merita fare il nome. "Alla Scala si viene ad ascoltare, non a urlare". Col che il nostro ha tirato una riga su un secolo e mezzo (almeno) di storia dell'opera lirica e del suo pubblico, in specie i loggionisti. I quali loggionisti, rappresentando la critica più competente e democratica, hanno sempre caratterizzato il proprio ruolo manifestando il proprio qualificato punto di vista: rumorosamente, senza curarsi degli eccessi, fossero anche di entusiasmo. Giubilo o lancio di ortaggi, all'occorrenza. Questa è l'opera lirica è questo è uno degli aspetti che la distingue da sempre: alla faccia del bifolco, il quale come è noto, era solito esibirsi in quel tempio del bon ton di nome Papeete, a torso nudo e ingurgitando mojitos, o presenziando ai raduni padani con annesse gare di rutti.
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NdNC: come solito, salvini è la ciliegina su una torta di merda...
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elperegrinodedios · 10 months
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Tanto Dio, quanto uomo.
E già. Se non fosse stato tanto uomo Gesù non avrebbe sofferto e patito le tentazioni e, se non fosse stato tanto Dio, non avrebbe camminato sopra le acque del Lago Tiberiade. Se non era tanto uomo non si sarebbe commosso e pianto con Maria per la morte di Lazzaro suo fratello e su Gerusalemme e nè si sarebbe adirato contro tutti gli scribi ed i farisei nel tempio. Se egli non fosse stato tanto uomo non avrebbe mai amato Maddalena e, non avrebbe mai potuto provare emozioni al punto di vivere tra i ladri, i lebbrosi, alle prostitute ed i reietti. Se poi non fosse stato tanto Dio, non avrebbe mai potuto risuscitare i morti e tanto meno, avrebbe potuto risuscitare sè stesso al terzo giorno, cosi che noi tutti oggi saremmo condannati e destinati alla polvere.
Tanto uomo e tanto Dio. Tanto uomo da soffrire la passione, quei chiodi e la croce, tanto Dio da donare la sua vita per la nostra. Conoscendo la natura dell'uomo dunque e tutte le tentazioni a cui è sottoposto, egli ci ha indicato la via e non ci ha chiesto niente altro che credere in lui. Chi crede in lui ottiene il perdono dei peccati di ieri, oggi e domani e per la sua grazia la vita eterna.
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Tanto uomo si, con un carattere forte, un ribelle da solo contro tutti quelli al potere e golosi solo di ricchezza, i falsi testimoni della Torah politici in maschera, finti seguaci di Dio che a parole si riempivano la bocca ed in privato occupavano i letti delle vedove, senza amore nè misericordia che colavano il moscerino e inghiottivano poi il cammello, finti testimoni dediti solo a se stessi.
A Gesù non sono mai piaciuti nè i "santini" e nè gli smielati che vogliono piacere a tutti e non ha mai amato la religione, pur ricordandoci che la bilancia con sui piatti della giustizia e dell'amore deve sempre rimanere orizzontale perfetta cosi come dice il vecchio testamento. Lui è davvero stato un fuorilegge perchè la vecchia legge l'ha compiuta lui, no non l'ha abrogata ma compiuta traghettandoci dall'antica "era" della Pazienza di Dio con la legge del taglione, all'era della Grazia, dell'amore, del perdono e della "salvezza".
A te la lode, la gloria, la magnificenza, la maestà e la potenza nei secoli dei secoli. Amèn e Amèn!
lan ✍️
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crazy-so-na-sega · 8 months
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lo sberleffo
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Nel frattempo era diventato normale che fosse l'esercito a scegliere l'imperatore e grazie alla profezia dell'ebreo romano Giuseppe Flavio, Vespasiano non era stato colto di sorpresa. Ha accettato la nomina come se non ci tenesse granché ma, visto che l'imperatore qualcuno doveva pur farlo, tanto valeva che lo facesse lui. Non ha avuto fretta di tornare a Roma, non più di quanta ne avesse avuta di attaccare Gerusalemme. Come il generale Kutuzov in Guerra e pace, Vespasiano non amava agire di fretta, preferiva prendere tempo. Tutti facevano affidamento su di lui perché ristabilisse l'ordine, e lui l'avrebbe ristabilito con i suoi tempi, con la sua astuta bonomia da mulattiere. Si è fatto aspettare qualche mese, e alla fine è partito lasciando al figlio Tito il compito di liquidare i conti con Gerusalemme. Giuseppe Flavio aveva puntato sul cavallo vincente. In questo periodo, in omaggio al nuovo imperatore, ha sostituito il nome ebraico Yosef ben Matatyahu con quello romano con cui lo conosciamo noi, e la condizione di prigioniero di guerra con quella di una specie di commissario agli affari ebraici presso Tito, nominato generalissimo per l'Oriente. Nell'entourage di Tito Giuseppe ha ritrovato due vecchie conoscenze: il reuccio Agrippa e sua sorella Berenice - diventata amante del generalissimo. Possiamo dire che Berenice e Agrippa erano, come Giuseppe, collaborazionisti, ma non cinici farabutti. Erano spaventati da quello che accadeva sotto i loro occhi e hanno fatto tutto il possibile per difendere davanti ai romani la causa del loro popolo e davanti al loro popolo la causa dei romani. A parte questo, se la passavano bene, sempre dentro i palazzi del potere, sempre dalla parte giusta della barricata. Innamoratissimo di Berenice, Tito avrebbe voluto farle un piacere mostrandosi conciliante, ma da un lato è difficile mostrarsi conciliante quando si hanno di fronte dei pazzi scatenati, perché tali erano ormai diventati gli abitanti di Gerusalemme sotto assedio, dall'altro la tabella di marcia che gli aveva lasciato il padre prima di tornare a Roma era molto chiara: bisognava inaugurare il regno con una grande e significativa vittoria, e far vedere che non si poteva sfidare Roma impunemente. Bisognava, come ha detto Vladimir Putin a proposito della situazione non molto diversa in Cecenia, inseguire i terroristi fin dentro i cessi. Così è stato.
Giuseppe, che scriveva per celebrare la gloria di Tito, dice che questi aveva raccomandato di fare una strage, ma contenuta, e proibito di distruggere il Tempio. Ma Tito non poteva badare a tutto di persona: il Tempio è stato incendiato, e le donne e bambini che vi si erano rifugiati dentro bruciati vivi. Fra ribelli, abitanti e pellegrini, si sono contate alcune centinaia di migliaia di morti e i sopravvissuti venduti come schiavi a privati o, i più ribelli, risparmiati in vista del trionfo che si stava preparando a Roma.
Quando non è rimasto più nessuno da uccidere, il buon Tito ha fatto distruggere la città, abbattere le mura, radere al suolo il Tempio. Sul piano ingegneristico, non è stata una passeggiata. Bisognava pur mettere da qualche parte i colossali blocchi di pietra caduti a terra, ma dopo aver riempito fino all'orlo il burrone che all'epoca separava il Tempio dalla città alta, i romani si sono rassegnati a lasciare tutto ammucchiato alla rinfusa. I diversi invasori - romani, arabi, crociati, ottomani - che nel corso dei secoli successivi hanno conquistato e riconquistato la città hanno preso da quel mucchio il materiale per ricostruirla come volevano, rivendicando ogni volta il merito dell'opera. In quel gigantesco Lego l'unica cosa rimasta sempre in piedi è il muro di cinta occidentale del Tempio, al quale ancora oggi gli ebrei affidano le loro preghiere. La conclusione di Giuseppe (ma ricordiamoci chi era) è che "la città fu abbattuta dalla rivoluzione, e poi i romani abbatterono la rivoluzione". Vale a dire: a cominciare sono stati gli ebrei, e i romani, per ristabilire la pace, non hanno avuto scelta. Si può dire la stessa cosa anche in un altro modo, come fa il comandante bretone Calgaco di cui Tacito ci ha lasciato queste parole, riferite ai romani: "Dove fanno il deserto, lo chiamano pace".
-Emmanuel Carrère - Il Regno
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helianskies · 5 months
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After reading Bitter Teeth and knowing you speak Italian, are there scenarios and stories you'd still like to explore having Italy as your background? And what are you favorite Italian historical periods to play with?
holy moly, months later she's finally decided to give you some sort of answer to a very interesting ask! :'0
i'm sorry i'm on my knees i'm grovelling cake i'm so sorry
i'll be honest, i love italy, i love italian, i love italians, and i would love to use it as a setting more often if it suits a fic - in a heartbeat. having been to a fair few areas now (Puglia you're next on my list bby i promise) there are such beautiful places i would love to use as backdrops, even for short works. a little romantic trip to Verona, a wet weekend in Venice, a sea swim in the marina in Naples across the bay from Vesuvius...
i think it helps with writing when you've been somewhere and can weave in personal experiences or even memories. i'd like to do it more in general, though i find my mind is not programmed easily for fluffy encounters haha. but i have fond memories of italy and i'd love to use them more as inspiration.
(what i'm trying to say is i suffered climbing up Vesuvius after a morning spent walking Herculaneum and i want someone - toni, south italy, whoever! - to feel my pain!)
anywho. as for historical periods... i dunno. as a student i only ever studied Risorgimento onwards, and very politically-based. i think the Renascimento in Florence would be interesting. i really loved visiting Davide and Venere haha (my duomo experience on the other hand...). and i'd love to learn more of Venice as a kingdom. Roman Italy i guess is a must, though i've already dabbled. otherwise, i'm not too sure....
though, when in Rome... i could send toni to walk around the Colosseum and Roman Forum omgggg... let him walk around and have his thoughts... a lil' character study...
i am never getting over leaving the Colosseum and finding a public water dispenser with sparkling water.......
OH THE TEMPLES! there were temples in the Forum! there's the Tempio di Antonino (e Faustina, ahem) and the Tempio di Romolo just across the way! i remember my mind working overtime with that nugget. the romespa was stalking me tirelessly on that part of my trip. and i'm yet to be cured!
anyways i hope that has in some way answered your question(?). i've not put much thought into the italies as characters themselves - i don't feel the same kind of draw to them that i feel with toni - but it would be curious to. i'd love to do more research into Venice during the times of the Ottoman Empire, in its sort of golden era. i'm sure i've seen a documentary or two, and i may even have a book... hmmm...
so many little threads to follow and not enough hours in the day, sadly, to do so :')
thank you for sending in the ask, it gave me an excuse to look back on some much loved holiday pics haha (and sorry again for taking my sweet time responding!) :)
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pettirosso1959 · 5 months
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Che il Sommo Faber mi perdoni...
Dal Web:
La chiamavano bocca di rosa
Faceva i milioni, faceva i milioni
La chiamavano bocca di rosa
Fregava i cojoni sopra ogni cosa
Con i proventi dell'inventiva
Del panettone beneficiario
Mise in saccoccia al netto dell'IVA
Quel milioncino precauzionario
C'è chi i cojoni li prende a noia
Chi li rapina dietro al bancone
Bocca di rosa né l'uno né l'altro
Lei li fregava col panettone
Ma la Lucarelli a cui di recente
Oltre a ballare insieme alle stelle
Piace indagare se il soldo versato
Finisce proprio a chi è stato dato
Si prese la briga e l'iniziativa
Di controllare se Chiara e consorte
I soldi della terapia intensiva
Li destinasse alla propria corte
E fu così che da un giorno all'altro
Bocca di rosa si tirò addosso
Pioggia dimmerda che le scendette
Ad inzupparla financo all'osso
Si sa che Chiaretta dà buoni consigli
Sentendosi come Gesù nel tempio
Si sa che Chiaretta dà buoni consigli
Ma non può dare più il buon esempio
Così una vecchia di Fedez moglie
Senza più filtri, ma con tante rogne
Ci fece una storia di poco gusto
Per dimostrare che era nel giusto
E rivolgendosi a figure togate
Le apostrofò con parole argute
"Non era indebita appropriazione
Bensì un errore di comprensione"
"Sì tratta di multa sproporzionata
E senza indugio verrà impugnata
E tuttavia un intero milione
Verrà versato in donazione"
Ma nonostante l'astuta premessa
La gente certo non è tutta fessa
Ed è anche stanca di farsi fregare
Dal bimbominkia e la sua comare
Che come i peggio geni del male
Ai bimbi malati rubaron il Natale....
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gregor-samsung · 6 months
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“ Eravamo nell'atrio, tutto rivestito di capelvenere. Dinnanzi m'era lo scenario che godevo da un mese e che mi sembrava di vedere ogni giorno per la prima volta. Il declivio verde di aranci, costellato di frutti d'oro, poi l'azzurro del mare, l'azzurro del cielo; e su quell'orizzonte a tre smalti diversi, i piú divini modelli che l'arte dorica abbia, col Partenone, tramandato sino a noi. Il Tempio della Concordia, e vicino il Tempio d'Era con la sua fuga di venti colonne erette e di venti colonne abbattute, e, piú oltre, il Tempio d'Ercole, ossario spaventoso della barbarie cartaginese, meraviglia ciclopica tale che la nostra fantasia si domanda non come sia stato costrutto, ma come sia stato abbattuto; e oltre ancora il Tempio di Giove Olimpico, il Tempio di Castore e Polluce: tutte le sacre rúine che Agrigento spiega a sfida tra l'azzurro del cielo e del mare, ecatombe di graniti e di marmi che sembra dover ricoprire tutta la terra di colonne mozze o giacenti, di capitelli, di cubi, di lastre, di frantumi divini. Ma dinnanzi a noi era quello che Miss Eleanor chiamava «il mio tempio», il tempio di Demetra, eretto ancora sulle sue cinquantaquattro colonne, l'unico intatto fra dieci altri abbattuti, l'unico sopravvissuto, per uno strano privilegio, al furore fenicio e cartaginese, al fanatismo cristiano e saraceno. — No, amico mio. Dobbiamo ai cristiani e ai saraceni se il tempio è giunto intatto fino a noi.
Fu San Rinaldo, nel IV secolo, che lo scelse fra «i monumenti infernali dell'idolatria» per convertirlo in una chiesa dedicata a San Giovanni Evangelista, chiesa che fu trasformata in moschea al tempo dell'invasione saracena. E l'edificio divino fu salvo, mascherato e protetto come un fossile nella sua custodia di pietra e di cemento. Quale grazia del caso! Pensate allo scempio che fu fatto degli altri! Pubblicherò un manoscritto di mio padre dedicato tutto allo studio di queste distruzioni nefande. Pensate a quel colossale Tempio d'Ercole che forni materiale per tutti i porti nel Medio Evo! Tutto fu abbattuto e spezzato. Abbattute le colonne ciclopiche, ogni scannellatura delle quali poteva contenere un uomo, come in una nicchia, abbattuti i giganti e le sibille alte dodici metri che reggevano l'architrave, meraviglia di mole titanica e di scultura perfetta. Pensate le teste, le braccia, le spalle divine, i capitelli intorno ai quali si gettavano gomene colossali, tese, tirate da schiere di buoi fustigati, mentre le seghe tagliavano, le vanghe scalzavano i capolari alle basi. E le moli precipitavano in frantumi spaventosi, con un rombo che faceva tremare le terra. Ora sulle nudità divine, tra le pieghe dei pepli, nidificano le attinie e i polipi di Porto d'Empedocle. — Cose da invocare un secondo toro di Falaride per i cristianissimi demolitori. — Il gregge! Il gregge dell'Abazia! — Miss Eleanor si interruppe ad un tratto, ebbe uno di quei suoi moti fanciulleschi di bimba sopravvissuta, — il gregge dell'Abazia! Guardate che incanto! Dall'interno del Tempio, sul grigio delle colonne immani, biancheggiarono d'improvviso due, trecento agnelle color di neve. Uscivano dal riposo meridiano, dalla fresca penombra, correvano lungo il pronao, balzavano sui plinti, scendevano con grandi belati e tinnir di campani. Tre pastori s'affaccendavano con i cani per adunare le disperse e le ritardatarie. Alcune, le piccoline, non s'attentavano a balzare dagli alti cubi di granito, correvano disperate lungo il pronao, protendevano il collo invocando soccorso, con un belato lamentevole. I pastori le prendevano tra le braccia, passandole dall'uno all'altro, tra l'abbaiare dei cani. “
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Brano tratto dal racconto di Guido Gozzano Alcina, pubblicato per la prima volta sulla rivista culturale milanese L’illustrazione italiana il 26 dicembre 1913.
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