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#stragismo
gregor-samsung · 9 months
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“ Dobbiamo avere la consapevolezza che noi conosciamo solo pezzi di verità, sull’assassinio di Moro, sulla P2, sulla strage della stazione di Bologna – l’elenco, ahimè, potrebbe continuare –, e che non abbiamo ancora chiarito i collegamenti tra gli uni e gli altri. Siamo nel tempo della dimenticanza assurta a valore, quasi che chi coltiva la memoria sia una persona desiderosa di vendetta, piena di rancori e meschinità, ingabbiata nel passato, che non guarda al futuro. Eppure non è forse attraverso il passato, ciò che siamo o non siamo stati, che possiamo intuire dove stiamo andando? Non viene forse anche da una mancanza di consapevolezza delle nostre radici – salvo esaltarle in contrapposizione a quelle degli altri – l’illusoria certezza che la democrazia sia un bene di consumo come un altro, facilmente esportabile, magari con una guerra? La nostra storia di italiani ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati. E concimati attraverso l’assunzione di responsabilità di tutto un popolo. Ci potrebbe far riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni – quanto libere? –, non è soltanto progresso economico – quale progresso e per chi? È giustizia. È rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. È tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. È pace. “
Tina Anselmi con Anna Vinci, Storia di una passione politica, prefazione di Dacia Maraini, Chiarelettere (Collana Reverse - Pamphlet, documenti, storie), 2023; pp. 93-94.
Nota: Testo originariamente pubblicato da Sperling & Kupfer nel 2006 e nel 2016.
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mercantedispezie · 1 year
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Livia, sono gli occhi tuoi pieni che mi hanno folgorato un pomeriggio andato al cimitero del Verano. Si passeggiava, io scelsi quel luogo singolare per chiederti in sposa – ti ricordi? Sì, lo so, ti ricordi. Gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sapevano, non sanno e non sapranno, non hanno idea. Non hanno idea delle malefatte che il potere deve commettere per assicurare il benessere e lo sviluppo del Paese. Per troppi anni il potere sono stato io. La mostruosa, inconfessabile contraddizione: perpetuare il male per garantire il bene. La contraddizione mostruosa che fa di me un uomo cinico e indecifrabile anche per te, gli occhi tuoi pieni e puliti e incantati non sanno la responsabilità. La responsabilità diretta o indiretta per tutte le stragi avvenute in Italia dal 1969 al 1984, e che hanno avuto per la precisione 236 morti e 817 feriti. A tutti i familiari delle vittime io dico: sì, confesso. Confesso: è stata anche per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Questo dico anche se non serve. Lo stragismo per destabilizzare il Paese, provocare terrore, per isolare le parti politiche estreme e rafforzare i partiti di Centro come la Democrazia Cristiana l’hanno definita “Strategia della Tensione” – sarebbe più corretto dire “Strategia della Sopravvivenza”. Roberto, Michele, Giorgio, Carlo Alberto, Giovanni, Mino, il caro Aldo, per vocazione o per necessità ma tutti irriducibili amanti della verità. Tutte bombe pronte ad esplodere che sono state disinnescate col silenzio finale. Tutti a pensare che la verità sia una cosa giusta, e invece è la fine del mondo, e noi non possiamo consentire la fine del mondo in nome di una cosa giusta. Abbiamo un mandato, noi. Un mandato divino. Bisogna amare così tanto Dio per capire quanto sia necessario il male per avere il bene. Questo Dio lo sa, e lo so anch’io.
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santuariomobile · 2 months
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Tav. CXLI - La potente benzina italiana
Nel 1953 nasceva l’Eni, fondata da Enrico Mattei sulle macerie dell’Agip. Mattei rivoluzionò il mercato mondiale dell’energia, rompendo l’oligopolio delle ‘Sette sorelle’ occidentali. Ucciso nel 1962 in un attentato, il successore Eugenio Cefis ne ribaltò la politica economica affondando l’Ente. Presunto fondatore della Loggia P2, sospettato di un ruolo nello stragismo fascista e tra i mandanti dell’omicidio di Mattei, Cefis è il protagonista nascoso del libro incompiuto ‘Petrolio’ di Pasolini.
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agrpress-blog · 3 months
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Il grande giornalista, saggista e sceneggiatore romano, esperto di terrorismo, intelligence, mafie e criminalità organizzata, compirebbe settantuno anni. Nato a Roma il 1° febbraio 1953 - è morto il 19 luglio 2023 dopo una breve malattia -, giornalista professionista dal ’74, Andrea Purgatori consegue il master of Science in Journalism presso la Columbia University di New York nel 1980. Inviato del «Corriere della Sera» per circa venticinque anni (dal 1976 al 2000), è noto per le sue numerose inchieste e reportages su casi scottanti del terrorismo internazionale italiano dei cosiddetti “anni di piombo” e sullo stragismo, come il caso Moro (1978) e la strage di Ustica (1980 - A. Purgatori è stato il giornalista d’inchiesta che più di ogni altro si è battuto per la ricerca della verità sulla strage di Ustica). Ha raccontato molti delitti da mafia dal 1982 fino alla cattura di Totò Riina (1993). Ha realizzato reportages su numerosi conflitti, fra cui la guerra in Libano (dal 1982 al 1985), la guerra fra Iran e Iraq (1980-88), la prima guerra del Golfo (1991), l’intifada e le rivolte in Tunisia e in Algeria. Oltre che per il «Corriere della Sera», ha scritto per «l’Unità», «Vanity Fair», «The Huffington Post», «Le Monde diplomatique». Ha collaborato fino all’ultimo con il «Corriere della Sera» e «Style». È stato autore e conduttore di Uno di notte (1998). Ha realizzato servizi televisivi per Dossier, Spazio Sette, Focus (RaiDue 1978-88). In tv ha condotto anche Confini (1996, RaiTre). Ha scritto molte fiction per la tv - Caravaggio (2008), Lo scandalo della Banca Romana (2010), Il commissario Nardone (2012), Lampedusa (2016). Per la saggistica ha scritto A un passo dalla guerra (1995), Il bello della rabbia (1997), I segreti di Abu Omar (2008). Nel 2019 ha pubblicato il romanzo Quattro piccole ostriche (HarperCollins). Per il cinema ha scritto Il muro di gomma (1991) di Marco Risi, dedicato alla sua inchiesta sulla strage di Ustica, Il giudice ragazzino (1994) di Alessandro Di Robilant - film sulla vita del giudice siciliano Rosario Livatino (1952-1990) dal suo ingresso in magistratura al suo impegno nella lotta alla mafia fino al suo assassinio -, L’industriale (2011) di Giuliano Montaldo. Ha vinto, fra gli altri, il Nastro d’Argento per il Miglior Soggetto con Il muro di gomma, il Premio Hemingway per il giornalismo (1993), il Premio Crocodile - Altiero Spinelli per il giornalismo (1992), il Globo d’Oro (1994) per la Miglior Sceneggiatura di Il giudice ragazzino e il Premio Sergio Amidei (2009), con Marco Risi e Jim Carrington per la Migliore Sceneggiatura Internazionale di Fortapasc (2009) di M. Risi, film sulla vita e la tragica fine del giornalista Giancarlo Siani (1959-1985). Nel 1987, oltre a partecipare al soggetto ed alla sceneggiatura del film Spettri di Marcello Avallone, vi appare come attore. Nel 2002 partecipa al programma televisivo Il caso Scafroglia (RaiTre), interpretando la voce off che dialoga con il conduttore (Corrado Guzzanti), mentre nel 2006 prende parte al film Fascisti su Marte di C. Guzzanti e Igor Skofic. Sempre con C. Guzzanti ha realizzato Aniene (SkyUno). È stato coatore del programma tv di Antonio Albanese Non c’è problema (2002, RaiTre). Dal maggio 2014 al giugno 2020 è stato presidente di Greenpeace Italia. È stato membro dell’Accademia del Cinema Italiano e dell’Accademia Europea del Cinema, presidente delle Giornate degli Autori e, dal marzo 2015, membro del Consiglio di Gestione della SIAE (Società Italiana degli Autori e Editori). Dalla stagione 2017/18 ha condotto la nuova edizione di Atlantide (La7), per cui riceve il Premio Flaiano (2019) come Miglior Programma Culturale. Fra i sui ultimi lavori, nell’autunno 2022, la docu-serie Netflix Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi. Nel 2018 Andrea Purgatori ha partecipato, con una sua preziosa testimonianza, alla realizzazione del libro fotografico Aldo Moro. Memoria, politica, democrazia
(Archivio Riccardi, 2018), da cui è tratta la mostra fotografica omonima, formata da oltre cento scatti del grande fotografo Carlo Riccardi (1926-2022).
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ultimaedizione · 11 months
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Falcone e Borsellino: mafia e ben altro
Come tutti gli anni, ieri, si è tornati a Capaci e allo stragismo mafioso. Tante le sincere commemorazioni e la sottolineatura della responsabilità delle organizzazioni criminali che, in un delirio d’onnipotenza, si misero in lotta aperta contro lo Stato nel biennio ’92/’93. Cosa che costituì uno degli antefatti, con la contemporanea “Mani pulite”, per il passaggio dalla Prima alla Seconda…
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lamilanomagazine · 11 months
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31 anni fa la strage di Capaci. Mattarella: "la mafia li ha uccisi"
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31 anni fa la strage di Capaci. Mattarella:" la mafia li ha uccisi" «Magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno demolito la presunzione mafiosa di un ordine parallelo, svelando ciò che la mafia è nella realtà: un cancro per la comunità civile, una organizzazione di criminali per nulla invincibile, priva di qualunque onore e dignità». Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione in occasione del 31/mo anniversario della strage di Capaci. «L'azione di contrasto alle mafie va continuata con impegno e sempre maggiore determinazione. Un insegnamento di Giovanni Falcone resta sempre con noi: la mafia può essere battuta ed è destinata a finire», aggiunge. «Il 23 maggio di trentuno anni fa - ricorda il capo dello Stato - lo stragismo mafioso sferrò contro lo Stato democratico un nuovo attacco feroce e sanguinario. Con Giovanni Falcone persero la vita sua moglie Francesca Morvillo, magistrata di valore, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, che lo tutelavano con impegno. Una strage, quella di Capaci, che proseguì, poche settimane dopo, con un altro devastante attentato, in via D'Amelio a Palermo, nel quale morì Paolo Borsellino, con Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. A questi testimoni della legalità della Repubblica, allo strazio delle loro famiglie, al dolore di chi allora perse un amico, un maestro, un punto di riferimento, sono rivolti i primi pensieri nel giorno della memoria. Quegli eventi sono iscritti per sempre nella storia della Repubblica. Si accompagna il senso di vicinanza e riconoscenza verso quanti hanno combattuto la mafia infliggendole sconfitte irrevocabili, dimostrando che liberarsi dal ricatto è possibile, promuovendo una reazione civile che ha consentito alla comunità di ritrovare fiducia. I criminali mafiosi pensavano di piegare le istituzioni, di rendere il popolo suddito di un infame potere. La Repubblica seppe reagire con rigore e giustizia». «La mafia li ha uccisi - dice ancora Mattarella - ma è sorta una mobilitazione delle coscienze, che ha attivato un forte senso di cittadinanza. Nelle istituzioni, nelle scuole, nella società civile, la lotta alle mafie e alla criminalità è divenuta condizione di civiltà, parte irrinunciabile di un'etica condivisa», conclude.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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samdelpapa · 1 year
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​COSA ERA LA STRATEGIA DELLA TENSIONE E PERCHÉ ARRIVÒ ALLO STRAGISMO Di Maurizio Barozzi «Fu così che in quel periodo si incontrarono le necessità dei nostri egemonizzatori Atlantici di ispirare attentati destabilizzanti, con quella di certi criminali inebriati di anticomunismo viscerale e “superomismo” che per una loro demenziale prospettiva rivoluzionaria, speravano di innescare un colpo di Stato o la proclamazione di uno stato di emergenza. Vi era l’alibi di difendere dal comunismo il “mondo libero” quale male minore, quando invece era il peggior nemico dell’uomo. Si sparse così sangue italiano innocente che poi non si potè più fermare». Nella ricorrenza del mese di febbraio che nel 1969 si ebbe a Roma, un attentato dinamitardo dimostrativo senza feriti, ad un ingresso secondario di Palazzo Madama, spacciato come “anarchico” dopo la visita di Nixon a Roma, arrivato il giorno prima, il 27 febbraio, seguito a marzo da un attentato contro la sede del ministero della Pubblica istruzione e sempre a fine a marzo, un altro contro il palazzo di Giustizia, quest’ultimo rivendicato come “anarchico”, vogliamo ricordare e precisare una volta per tutte cosa fu la “strategia della tensione” un intensificarsi di violenze diffuse nella società per far degenerare manifestazioni e scioperi, quindi attentati dimostrativi, sui treni, in un crescendo arrivato fino alla strage, bomba di Piazza Fontana il 12 dicembre 1969, madre di tutte le stragi che da quel momento non fu più possibile interrompere. Come vedremo con questo articolo, la Strategia della tensione in Italia ha avuto due fasi con due finalità: una fase per così dire “autoritaria” (1969 1974), dove le false flag che le bombe fossero di natura anarchica, sovversiva, doveva innescare reazioni autoritarie, e una fase successiva di natura “progressista” (1974 – 1993), dove invece, dietro lo spauracchio di una fantomatica “eversione nera” contribuire a incanalare la cultura nazionale, borghese e cattolica su sponde progressiste neoradicali spostando in tal senso anche tutta la società. Non di rado gli esecutori erano pescati negli stessi ambienti della destra neofascista, tranne forse qualche Servizio segreto, attraverso https://www.instagram.com/p/CopTSaWNJ4H/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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tettasinistra · 1 year
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Un altro porn bot tra le mie notifiche e mi do allo stragismo
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gianfrancozucchi · 4 years
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2 agosto 1980 Strage di Bologna. L'apoteosi dello Stato orditore. #2agosto1980 #accaddeoggi #bomba #stragedibologna #vittime #bologna #stazionedibologna #2agosto #Stato #dc #pci #servizisegreti #servizisegretideviati #destra #sinistra #stragismo #annidipiombo #strategiadellatensione #strategiadelterrore #Italia #Storia #storiacontemporanea #Italy #Italie #Italien #picoftheday #picsoftheday #blackandwhite #instagood #instalike (presso Stazione Bologna Centrale) https://www.instagram.com/p/CDYT4ErKpUJ/?igshid=nr8r5lpmyjb2
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abr · 3 years
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Fin dai tempi dello stragismo avevano dimostrato la che dico vicinanza, meglio dire la DIPENDENZA dei gruppetti della estrema destra dai Servizi Speciali Segreti (aggiungere “deviati” per rimanere statalisti ma mantenere le distanze). Vale ancora, giusto Lamorgese?
Ah, cosa non si farebbe per compiacere il Grande Capo !
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radheidiloveme · 3 years
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Siamo un Paese violento. La paura e la risposta alla paura dominano tutto. Il nostro colore non è l’azzurro, è il blu del doppiopetto. Così rassicuriamo l’ingiusto, ci lasciamo incatenare con rassegnazione, intimiditi con la minaccia del fascismo (arma sempre alla mano). No a qualsiasi cambiamento.
Noi permaniamo benissimo …
Hanno tollerato il tentativo comico di un comico, ma all’apparire di uno sconosciuto più serio il proiettile blu lo ha colpito immediatamente.
Sdoganano a tratti tutto: l’innominabile, la morte, il sangue, lo stupro, lo stragismo, la tortura per poterci dire ‘non è propio il caso’, ( ah?), e così spiegarci la inevitabilità della normalizzazione blu.
Cartabia for President ? Comunione e Liberazione alla Presidenza della Repubblica Blu ?
A Cl mancava solo questa per poter dire di controllare, garantire, e pregare per il quieto proseguimento dell’orrore velato che domina le stagioni curiali d’Italia.
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corallorosso · 4 years
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«Prigionia, tortura, omicidio, i campi fascisti furono 900» Italiani brava gente. Spesso ma non sempre. È di qualche giorno fa la notizia che nel virtuoso Nord alcuni coltivatori si sarebbero avvalsi di braccianti extracomunitari, con salari da fame e condizioni di lavoro degradanti. Sappiamo bene che al contributo di 600 euro per le partite IVA in difficoltà hanno avuto accesso centinaia di studi notarili e legali. E che dire della sempre più invasiva difficoltà a fare i conti con il passato fascista del paese? Con la tendenza via via più diffusa a derubricare la dittatura a una forma di autoritarismo all’acqua di rose? Chi non si è trovato coinvolto in discussioni da bar in cui sono affiorati commenti come, “Piove, governo ladro”, “Europa tiranna” e via dicendo? Oppure come “Il Duce ha fatto anche cose buone”? Peccato che, per farle, abbia portato distruzione e morte in Albania, Corno d’Africa, Libia, Slovenia e Croazia, abbia stroncato il dissenso, varato le leggi razziali, fatto piazza pulita di rom e omosessuali. E se tutto questo strepitare non fosse, in fondo, figlio del peccato originale italico, ovvero la mai completa accettazione di una semplice verità storica, l’assuefazione a un tipo di governo che ha sempre sbandierato efficienza e decisionismo, gettando fumo negli occhi di una popolazione alla disperata ricerca di parole tranquillizzanti, una popolazione a cui creava, non risolveva, problemi? Una guerra persa in partenza, l’alienazione dei favori di paesi leggermente più illuminati di noi, l’infamia dell’antisemitismo, l’autarchia fattasi miseria nazionale, la soppressione di qualsiasi forma di dissidenza e, in ultima analisi, della libertà? Ecco che la pubblicazione di un libro come Campi Fascisti – Una vergogna italiana... di Gino Marchitelli assume un valore prezioso, mettendo ordine tra le “cose buone” che il fascismo avrebbe fatto. ... raccontare la verità alle nuove generazioni e depotenziare l’infame politica sovranista e fascista che avanza nel paese per colpa dell’ignoranza dilagante. ... Un errore madornale della democrazia in capo a molti, al Pd in particolare, che con alcuni dirigenti, capi del governo e ministri ha sottovalutato il fatto innegabile che i fascisti “buoni” non esistono. Il fascismo è stragismo, è repressione, è tirannia, è braccio armato del padronato. Per questo motivo non mi sogno nemmeno per scherzo di diventare talmente “democratico” da confrontarmi con certe destre che raccontano un mucchio di balle (come la storia strumentalizzata delle foibe), che cercano continuamente di accusare l’antifascismo, negando perfino l’esistenza dei campi di sterminio ... Bisogna raccontare tutto, comprese le stragi, a partire da Portella della Ginestra fino a piazza Fontana, raccontare la verità su Pinelli, sull’Italicus, su Piazza della Loggia, sulla bomba alla stazione di Bologna. Occorre riportare i giovani a vedere non solo i campi di sterminio, cosa peraltro giusta e necessaria, ma pure i luoghi italiani in cui il fascismo ha esercitato la propria indole violenta e guerrafondaia. Oggi sappiamo che quei luoghi furono non 200 bensì 904. Abbiamo tutto: documenti, nomi, cognomi, luoghi, storie. Dobbiamo realizzare una memoria generale costruttiva che veda al centro i fari guida della Costituzione, della repubblica, della democrazia e della libertà, nati con l’antifascismo. ... diciamo la verità su Mussolini che ha utilizzato il potere personale per arricchirsi e arricchire chi gli stava vicino, che dietro al delitto Matteotti si nascondono documenti che comprovano una strana partecipazione azionaria di Mussolini in società che dovevano svendere le concessioni petrolifere nazionali e libiche ad altre nazioni, che i documenti riservati e il dossier che aveva Matteotti è scomparso, che Amerigo Dumini, capo del commando che sequestrò e uccise Matteotti, fu graziato e inviato in confino alle isole Tremiti perché “non parlasse”. Raccontiamo la prigionia, la tortura e l’assassinio dei confinati cinesi in Italia, la deportazione degli istriani e dalmati, le violenze delle camicie nere contro camere del lavoro e sindacalisti per aiutare i padroni contro le rivendicazioni sindacali. (intervista a Gino Marchitelli di Rock Reynolds) http://campifascisti.it/
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ultimaedizione · 2 years
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I terroristi di destra e lo stragismo della mafia
I terroristi di destra e lo stragismo della mafia
Bene fa la magistratura a voler approfondire le rivelazioni di Report che, se definitivamente confermate, costringerebbero a rivedere tutto il significato della strage di Capaci che, proprio trent’anni fa, portò alla morte del giudice Falcone, della moglie e di una parte degli uomini della sua scorta. Nella strage può essere stato coinvolto quel Delle Chiaia che già da anni rappresentava la punta…
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samdelpapa · 1 year
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Ecco un perché del martirio di Piazza Fontana
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dueagosto · 4 years
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Dolore, ricordo, verità
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“Dopo il gesto di omaggio alla lapide che ricorda le vittime della barbarie degli stragisti, vi sono poche parole da poter pronunziare, e sono: dolore, ricordo, verità.
Il dolore per le vittime, per tante donne, uomini e bambini assassinati dalla violenza del terrore stragista. Ognuna di queste persone aveva una storia, una prospettiva di vita, un futuro che è stato rimosso, sottratto loro e cancellato.
È stata sconvolta la vita di molti familiari delle vittime. Questo ha indebolito il nostro Paese nella sua società, complessivamente, privandolo di storie di futuro dei suoi cittadini e di tante persone che erano qui in quel 2 agosto, come queste foto manifestano e ricordano.
Questo dolore non è estinguibile; è una ferita che non può rimarginarsi e che per questo motivo chiede ricordo. Il ricordo delle vittime, anzitutto, di quel che è avvenuto, per essere vigili, per evitare che si ripetano, che si ripeta qualunque avvisaglia di strategie del terrore come quella che allora fu messa in campo.
Nel ricordo rientra anche rammentare la reazione di Bologna e dei bolognesi. Una reazione immediata di soccorso per i feriti; una reazione civile, determinata, composta, con molta forza, a difesa della vita, della libertà, della democrazia contro lo stragismo e la strategia del terrore. Una reazione che è stata accompagnata da tutta Italia; una reazione che ha rafforzato la nostra democrazia e ha sconfitto lo stragismo e le sue strategie criminali.
Questo ricordo, naturalmente, sarebbe incompleto e inefficace se non accompagnato, come è stato fatto in questi anni costantemente dai familiari delle vittime e dall’Associazione che li rappresenta, dalla richiesta di verità piena.
E questo è il terzo elemento che vorrei sottolineare: l’esigenza di piena verità, l’esigenza di giustizia, di verità completa che è stata perseguita con determinata e meritoria ostinazione dall’azione giudiziaria, dalla sollecitazione dei cittadini, dei familiari delle vittime contro ogni tentativo di depistaggio e di occultamento.
Questo richiede, naturalmente, che si faccia di tutto, con impegno completo e senza alcuna riserva, perché la verità venga raggiunta in pieno.
Quindi la mia presenza qui, caro Presidente e rappresentanti dei familiari delle vittime, ha questo significato: partecipazione al dolore che rimane, per quanto avvenuto; solidarietà della Repubblica per questo dolore; ricordo, dovere del ricordo e della memoria, perché non si smarrisca mai la consapevolezza di quanto avvenuto e della sua gravità, e di quanto va impedito per il futuro; ribadire l’esortazione, la sollecitazione a sviluppare ogni impegno per la verità, con ogni elemento - documentale o non documentale - che possa contribuire a raggiungere pienamente la verità.
Dolore, ricordo e verità piena: sono queste le sollecitazioni che raccolgo e che esprimo per solidarietà nei vostri confronti e nei confronti di Bologna, della città ferita, che non dimentica questa ferita e che ha reagito in maniera esemplare a quel che è avvenuto.
È questo il significato della corona di fiori davanti alla lapide e del nostro breve incontro in questo luogo che raccoglie la memoria di quanto avvenuto: partecipare al dolore, ripetere il dovere della memoria e ripetere e ribadire l’impegno per la verità.” Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
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