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#sorrisone
vlahovic · 11 months
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ribelleribelle · 4 months
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ogni singola volta che arriva fiorello amadeus c'ha un sorrisone scemo stampato in faccia è imbarazzante
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lesbicona · 4 months
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che sorrisone ad annunciare fiorello
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ninna--nanna · 5 months
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Ieri giornata strana a lavoro. Tralasciando il fatto che stavo per mettere le mani addosso ad una mia collega, che io dico: gioia santa se sei esaurita perché lavori qua dentro da 18 anni non è un problema mio e non per questo devi scassare la minchia a tutti, no?
A parte questo, ieri stavo lavorando al secondo piano (cosa che odio, ma dettagli) e, nel delirio più totale, mi chiamano ad aiutare delle persone alle casse automatiche. Aiuto questo ragazzo con degli occhi pazzeschi, ma alla fine si scopre che per il buono che ha deve andare alle casse normali. Mentre è in coda continua a fissarmi. Passato il suo turno si avvicina alle scale per scendere e mentre mi passa di fianco sorride. Sulla punta delle scale lo vedo che torna di corsa verso di me e mi chiede quanti anni ho. Alla mia risposta mi fa: "ma posso chiederti l'insta, perché sono rimasto colpito, ci sentiamo poi stasera se ti va".
La faccia del mio collega che si è visto la scena ahah.
Poi, stacco dal turno e vado in metro. Arrivata a destinazione vedo un ragazzo che avevo già visto giorni e giorni prima e che mi sembrava mi guardasse, ma non ne ero sicura. Qualche giorno fa mi aveva fatto un sorrisone e non era la prima volta che lo vedevo lì. Mentre usciamo mi supera, io ridacchio, perché continuava a guardarmi e non capivo. Ad una certa usciti dalle scale della metro si gira e mi fa: "senti, ora basta, io devo sapere almeno come ti chiami che è da giorni che continuo a guardarti".
Alla fine ci siamo messi a parlare un bel po' e ho scoperto che anche lui lavora in centro, però è stato divertente questo incontro.
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nonsaremodellestar · 3 months
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Sorrisone bello❤
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curiositasmundi · 5 months
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Tema: Il mio vicino che fa casino
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Il mio vicino che fa casino abita di fronte a me, nel condominio dall'altra parte della strada allo stesso piano, l'ultimo.
A guardarlo sembrerebbe affetto da una qualche sindrome cromosomica: sotto una zazzera di capelli e dietro a occhiali con la montatura grossa gli guizzano occhi piccoli chiari molto reattivi, a dispetto di una stolidità facciale che a volte si adombra, a volte s’incanta e talaltre si allarga in un ebete sorriso estatico.
Ha movenze scimmiesche e si sposta nello spazio in maniera bizzarra come per prender la rincorsa con la parte inferiore del corpo mentre quella superiore non sembra ancora preparata, o se qualcuno lo chiama o si è ricordato di botto di una cosa che doveva fare, parte tuffandosi con la parte superiore mentre quella inferiore sta ancora dirigendosi in un'altra direzione.
Lui non parla, urla, perché ha una voce nasale che deve compensare col volume, così da raggiungere il timbro di un elettroutensile da cantiere. Le telefonate le fa tutte col vivavoce a palla in modo tale che l'intera via sappia tutti i suoi cazzi e controcazzi. Lui non chiude le porte, le sbatte. Non tira giù le tapparelle, le schianta. Non lava i piatti, li fracassa nell'acquaio. Quando la domenica fa le pulizie si sentono boati sordi, agghiaccianti stridii di mobili trascinati e l’aspirapolvere fuori giri e vicino all'implosione, come se stesse aspirando dentro un sacchetto di plastica. Il mio vicino ha uno scooter che non si avvia, ed è capace di stare sotto casa dieci minuti col motorino di avviamento che singhiozza in agonia finché miracolosamente il motore parte con una latrato lancinante e una fumata che la Terra dei fuochi lévati. Lui grugnisce soddisfatto e parte a palla di fuoco attraverso il quartiere e lo si sente per un po' in lontananza, come poi lo si sente ritornare, dove si ferma davanti al suo box a basculante che lui ha motorizzato con un accrocchio che trasmette le vibrazioni a tutti i box di lamiera adiacenti al suo, cosicché quando lo apre pare che si apra il ponte di un traghetto. L'apertura impiega un minuto buono e la chiusura anche, minuti in cui lui assiste contemplando soddisfattissimo il movimento del basculante col dito piantato sull'interruttore apri/chiudi. Poi entra nel portoncino d'ingresso del condominio, lo sbatte per bene e sale le scale pestando i piedi per tre piani fino a richiudersi il portone blindato di casa con una detonazione da mina navale. Il mio vicino che fa casino quando m'incontra mi fa un sorrisone salutandomi con la mano come i bambini e con un caloroso Tao! Infatti ha una dizione tutta particolare, T e C si interscambiano volentieri come le B e P e forse altre lettere, cosicché se ne esce con esilaranti frasi tutte da interpretare e dai suoni fanciulleschi e al tempo stesso aramaici.
A dispetto delle sembianze e del suo portamento il mio vicino non solo ha un'attività in proprio che gli dà da vivere, ma ha anche una figlia avuta con una bella donna, penultima di una serie di belle donne che dopo pochi anni o anche solo mesi lo hanno lasciato. Che sia per una questione di decibel, modalità irruente, o magari anche doti amatorie che compensano le sue balzane caratteristiche -le quali nel tempo però mal si conciliano con la vita di coppia- non è dato sapere. Di sicuro è un tipo con molti amici che gli vogliono bene e talvolta lo riportano a casa anche nel cuore della notte e che lui saluta festosamente in mezzo alla strada con altisonanti Tao, ti veghiamo domagni, tao, tao, tao! Tirando giù dal letto i tre condomini adiacenti, tra cui il mio. Ma al mio vicino che fa casino non gli si può voler male, è semplicemente il contrario di chi attraversa la vita sottovoce e in punta di piedi, lui l’attraversa come un uomo-orchestra, solo che con tutti gli strumenti musicali indossati inciampa, ruzzola, sbatte, sfascia, facendo un casino pazzesco che allarma, fa soprassaltare e indigna tutta quella quieta e brava gente che si pasce nella pigra routine delle cose che non accadono, lui gli entra nel sonno svegliandoli almeno per un po’ sautantogli tangissimo con un fottissimo tao! Quando andrò via da questa casa, a differenza di altri, il mio vicino che fa casino un po’ mi mancherà.
Tao!
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givemeanorigami · 5 months
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(iniziare l'anno con nipotina che di tarda mattina ti guarda sorpresa di vederti per casa per poi farti un sorrisone correndoti incontro tutto sommato non mi fa sentire la mancanza dei postumi di aver bevuto.)
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Alla fine a questo concerto del coro non farò più da solista, stasera ci ho provato ma in alcuni punti ho stonato e ho espressamente detto "mi arrendo", ma il direttore prima di andare via mi fa "insisteremo, insisteremo!" e io ho sfoggiato un sorrisone che mi porto tutt'ora appresso, perché se da un lato sono un po' delusa da me dall'altro so che c'è qualcuno che vuole farmi migliorare e in più ora prenderò lezioni di canto quindi spero vivamente che la mia voce possa finalmente essere messa a posto. E comunque è bene riconoscere i propri limiti, a casa da sola e con la base sotto la so fare abbastanza bene e sicuramente intonata, ma da sola è tutta un'altra storia e con questa canzone purtroppo non ci riesco. Dai, speriamo bene.
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Complici.
You are everything, everything! Tu sei la prima donna del primo giorno della creazione. Sei la madre, la sorella, l'amante, l'amica, l'angelo, il diavolo, la terra, la casa... ah, ecco cosa sei, la casa!" (Cit.La dolce vita)
"Anita, mi spiace, posso spiegarti, non è come sembra!"
con Sofia era così, insieme erano complici, due alchimisti capaci di sfiorarare le proprie anime, senza mai toccarsi. Erano Platone e Atena. Se per Fellini Platone fu scomodato per essergli "compagno di banco", per Marcello, Platone aveva bisogno di fare proprio un grande sforzo! Scherzi a parte, c'è da restare ammirati quando due anime scelgono di restare unite, in purezza di intenti. l'Attrazione non è necessariamente da mischiare al piacere di un momento, due anime possono scegliersi e restare lontano. Hanno saputo dosare quella distanza. Lei, preparava il suo piatto preferito, e lui, di quel piatto, non ne sarebbe mai straordinariamente stato sazio. Quando, in qualche intervista, chiedevano di Marcello a Sofia, lei rispondeva, "Marcello è Marcello, è un uomo speciale, aggiungendo orgogliosamente, un attore eccezionale mi fido molto di lui". Quando chiedevano a Marcello di Sofia, lui rispondeva, con occhi luminosi e un sorrisone, che nulla c'era da aggiungere, che era straordinaria. Il loro affetto platonico, era tutto racchiuso in quei piccoli gesti semplici, il piatto preferito sempre pronto, uno sguardo di complicità, e un sorriso che avrebbe parlato da solo. Per Marcello dal cuore vagabondo, Sofia era la "casa".
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affogonellamarmellata · 4 months
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mi spiace confermarmi ancora una volta sottona per amadues ma a me tutte le volte che si parla dei record che sta infragendo questo sanremo viene un sorrisone proprio 😄😊
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manozingara · 5 months
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sogno-pensiero mattina 01/01/2024, casa
davanti ad una scuola c'è Gabriella, psichiatra conosciuta, molto sorridente e provocante. Che fai qui, lavoro ad un progetto. Cerco di starle vicino mi piace. Soliti capelli nero corvino sorrisone labbra rosse da rossetto e occhi scintillanti neri. Poi fuori ad un altro edificio la rincontro in mezzo ai ragazzi sotto alle finestre attraverso una rete ha un soprabito verde forse va via. Mi dispiace.
Poi dopo mi sono svegliato con una bella erezione.
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natsuyuki-w · 10 months
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Serenitea Shop | Sparkling Berry Juice
Kaveh x f!reader
italiano
Modern AU
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Serenitea shop >
Diedi un veloce sguardo all'entrata e quando vidi il ragazzo che stavo aspettando, posai una mano tremante al petto come se quel gesto mi aiutasse a frenare i battiti accelerati. - Argh, non ci posso credere che sto per farlo... Ti sembro decente?-  chiesi al mio amico mentre controllavo il mio riflesso alla finestra vicina. Capelli morbidi e pettinati, ma con evidenti ciuffi disordinati per via del viaggio in bici. I vestiti ben scelti e curati ma con l'altra mano a stropicciarli per il nervosismo. E infine, un bel sorriso timido di accompagnamento.
"Stupenda" poteva solo pensare, ma non si sarebbe permesso di fare commenti così imbarazzanti in quell'esatto momento. Per evitare balbettii, il ragazzo biondo annuì convinto, senza togliermi gli occhi di dosso. Nervosismo, gelosia, imbarazzo, riversati in quella forte stretta intorno alla sua tazza. I pettegolezzi arrivati che parlavano del mio weekend, erano stati una coltellata dietro l'altra per Kaveh. - Eccolo,...- sospirai pesantemente. Mi girai e diedi un'ultima sorrisone al mio amico. Mi abbracciò forte, e quando con la coda dellocchio vide quei capelli grigi, capì che era il momento per togliersi dalla scena.
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Trattenni il fiato per qualche istante e dopofichè presi coraggio nel rispondere alla chiamata - Pronto? - era chiara una certa rottura nella mia voce. - Sono io, Kaveh. Sei a casa adesso? - rumori stradali facevano da colonna sonora alla sua voce un po' affannata. Un intera giornata era passata senza mie notizie, dovevo aspettarmi che avrebbe provveduto. - Ah... sì. Scusami se non ti ho salutato prima di andare, ero un po' di fretta. - ci ridacchiai su, il nodo alla gola sempre più fastidioso. - Sto venendo a trovarti. - affermò conclusivo. -  Ah...davvero... e come mai? Non hai altro da fare? Di sicuro di meglio che perdere il tuo tempo con me. - e saltellò un piccolo singhiozzo.  - Voglio vederti. Siamo amici giusto? E lo siamo perché mi piace passare il tempo con te. - rispose di nuovo con decisione. - V-va bene,... Ma ne sei sicuro? V-va tutto bene sai. E poi s-s sono un po' stanca non vorrei annoiarti...-
- E tu?- mi interruppe - Vuoi che io venga o preferisci stare da sola? -  chiese. Questa volta il tono era molto più calmo e accomodante delle precedenti risposte. - non voglio... essere sola. - - Arrivo - *Ding dong
La chiamata interrotta e sentii dal piano di sotto mio padre accogliere qualcuno e chiamare il mio nome. - C'è Kaveh che ti cerca. - Con grande sforzo riuscii a dirgli di lasciarlo entrare senza sembrare completamente affranta. Era tutto da tutto il giorno che avevo il mal di pancia, ma ancora le lacrime non sembravano voler scendere.
I leggeri passi si avvicinarono e lo vidi fermo davanti alla porta d'entrata. - Posso? - chiese per sicurezza e gli risposi con un cenno di assenso. - Chiudi pure, grazie. - Si addentrò, e nell'avvicinarsi i suoi occhi curiosi girovagavano involontariamente, il suo occhio da architetto era sempre vigile.
Mi rannicchiai ancora più su me stessa e gli feci cenno di sedersi sul mio letto, e troppo immersa nei miei pensieri non notai il graduale aumento di saturazione sulle sue guance ad ogni passo verso di me. Prima che potesse aprire bocca iniziai una casuale conversazione: "Come e andata a scuola?" "Cosa hai mangiato a pranzo?" "Oggi era propria una bella giornata."...  E lui decise di assecondarmi per un po'.
Passato un buon 10 minuti, fu lui ad interrompermi questa volta posando una mano sulle mie braccia incrociate strette al mio corpo. - Scegli tu quando me ne vuoi parlare, ma ti consiglio di farlo. Se non con me, chiama qualcuno  che ti fa stare a tuo agio, ma sfogati. - e come il ritorno violento dell'acqua in un fiume in secca, scoppiai in una cascata di lacrime. Da rannicchiata su me stessa mi ritrovai ben presto stretta a Kaveh in una naturale ricerca di conforto che il mio amico era volenteroso di offrire.
Il pianto e il supporto silenzioso erano riusciti a rischiarare la mia mente annebbiata dalle troppe emozioni. Ero pronta a sfogare il mio imbarazzo e confrontarmi alla delusione amorosa. Con più coscienza di ciò che mi accadeva intorno, fui colpita da un profondo senso in colpa. Avevo sfacciatamente stropicciato il povero biondo fra pianti e abbracci, come se fosse un fazzoletto.
Lo trascinai al piano terra del palazzo, dove si trovava il caffé di famiglia, il Serenitea, e mi sbrigai a preparare uno spuntino da offrirgli. Mi avvicinai al tavolo dove si era accomodato e invece di sedermi gli proposi: - Che ne dici se ci dirigiamo verso casa tua? Voglio dirti tutto ma qui e un po' affollato. - guardai l'orologio - Si sta anche facendo tardi, domani devi andare ancora a scuola no? Annuì e propose - Ci possiamo fermare a Vanarana. -
La grande serra era uno dei luoghi piu belli da visitare di Teyvat. Non era semplice da trovare, bisognava percorrere delle stradine secondarie strette strette. Una volta raggiunto il cuore di quel quartiere di periferia, la piazzetta era stata trasformata completamete e resa un enorme giardino coperto, ricco di piante rigogliose e fiori colorati.  - Sembra non ci sia nessuno sta sera. - commentai. - Dai sediamoci.- lo trascinai tirando leggermente la sua mano.
- Buon appetito. - mi sorrise ma con un sottotono di impazienza dopo aver "imbandito" uno dei tavolini di vetro e metallo con la nostra cena.
- Grazie Kaveh. - allungai d'un tratto la mano per prendere la sua. Il contatto, elettrico e le sue guance si tinsero di rosa. - P-per cosa? Sei tu che hai preparat...- - Hahaha non sto parlando della cena. Grazie per tutto. - gli dissi con sincerità, i miei occhi ancora arrossati e lucidi ma rivitalizzata dopo la breve risata.
Mi strinse leggermente la mano e sorrise a sua volta. - Senti,... sto trattenendo da tutto il pomeriggio gli insulti per quel tronco di quercia senza anima...- e scoppiai a ridere di nuovo, la delusione della mattina si stava alleggerendo e quindi iniziai a spiegare senza lasciare la sua mano. - Ehm... Non mi pare di averti aggiornato molto sulla serata di sabato... - - No, ma se Cyno ha spettegolato il vero,... Non voglio sapere dettagli. - mise il broncio ancora più rosso di prima. - Immagino di sì allora,... - cercai di riassumere dribblando il più possibile i dettagli più intimi. - Pensavo ci stesse insomma, ma oggi mi ha schiaffato senza rimorsodi come lo abbia fatto solo per farmi un piacere, o qualcosa del genere. -
- Cioè ti ha usata e poi...- era furibondo a dir poco, ma quando spostai la mano sulla sua guancia si sbollì immediatamente. - Va bene così, almeno adesso lo so che non sapeva da fa. - e il mio sorriso si allargò ancora di più - E poi da questa situazione, ho ho solo confermato quanto sono fortunata ad avere te Kaveh, e un sacco di amici a sostenermi in queste giornate di merda. - ridacchiai.
Prima che potessi vedere quanto era diventato rosso mi strinse forte e mormorò nel mio orecchio - Bene, ricordatelo perché sappi che non me ne vado da nessuna parte. - Qualcosa nel mio cervello scattò, e presto le mie guance erano tinte come le sue.
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nonsaremodellestar · 2 years
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Ciao Sorrisone.💓
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stabrowski · 1 year
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Grazie Laura la volevo davvero quella sigaretta… ma non me la sentivo di uscire. Mi sento proprio un canarino che vuole scappare tutto il tempo.
Non parlero dopo. Non ho niente da chiarire. Niente da dire.
Il massimo che posso fare è ascoltare, questo tuo atteggiamento da
“Ne parliamo e si risolverà” con un gran sorrisone mi fa proprio capire che pensi che restero qui per sempre.
Il mio cuore è a pezzi.
È come se non ci fossi già più.
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