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#solo affitti privati
3nding · 26 days
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C'è nessuno in casa?
Tornati in Polonia per impegni familiari, riviviamo un copione già visto che eccede il deja vu.
Questa volta il quartiere dove alloggiamo è universitario, costruito da poco e come le precedenti esperienze:
- sembra di essere dentro un rendering
- buona parte del condomino sembra essere vuoto/dedicato ai soggiorni brevi
- le auto e le famiglie che vivono qui danno l'idea di un alto reddito
- Il nostro arrivo è partenza saranno gestiti senza interazione umana ma solo tramite messaggi e cassetti con combinazioni meccaniche/digitali.
Quindi eccoci qui in un appartamento con tutto (tranne il bidet) mentre l'erede dorme e io cerco di combattere la congestione nasale/auricolare con un ramen istantaneo recuperato nella vicina Lidl (fornita di roba per universitari appunto).
Anche questo insieme di palazzi si presenta quasi perfetto: i parcheggi sono disposti attorno a uno spazio comune coi giochi per i bambini, nascosta da un gabbiotto c'è l'area per la differenziata, i marciapiedi sono tutti perfettini con gli autobloccanti e le rampe dedicate in prossimità degli stalli per disabili (non come da noi che spesso c'è il cordolo dioporco).
Eppure..
Eppure se questi sono i nuovi quartieri che abbiamo visto ormai in diverse città della nazione, dove è l'edilizia popolare? Se società e privati possono affittare buona parte di nuovi condomini per farne affitti brevi, le persone che non hanno simili disponibilità finiscono a contendersi appartamenti come quello di mia suocera risalente al periodo comunista. A New York è stato imposto ad airbnb di richiedere a chi mette a disposizione un appartamento di essere presente durante il soggiorno. Però una soluzione simile non tiene in considerazione prestanome o altre soluzioni di comodo. Nessun politico polacco attualmente si sognerebbe di regolamentare la proprietà privata (ad eccezione del famoso divieto di acquisto di terreni mirato sopratutto ad evitare un ritorno dei discendenti dei tedeschi espulsi dalla Prussia e altrove dopo la seconda) perché sarebbe percepita come una misura altamente impopolare.
La domanda alla fine è sempre la stessa: le case possono essere intese come un investimento laddove vi è necessità abitativa?
Il Giappone intanto ci guarda coi suoi milioni di appartamenti disabitati..
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mancanza di posti letto e appartamenti, non è una conseguenza diretta di un mercato saturo ma espressione di un controllo dell’offerta immobiliare da parte di privati, palazzinari ed istituzioni pubbliche disposte a tenere chiusi alloggi, incentivare riparazioni e ammodernamenti, affinché il prezzo delle singole unità possa alzarsi. Il comune e le istituzioni private (dalle fondazioni alle ditte edili e immobiliari) non sono sorde rispetto alle richieste abitative, anzi, da qualche anno hanno strumentalizzato la richiesta del corpo studentesco per incentivare la costruzione di nuovi alloggi, studentati e case per l3 student3 nei diversi quartieri di Torino da San Paolo con Taurasia, edifici Edisu e Camplus su lungo Dora e Vanchiglietta, dove The Student Hotel rimane l’esempio più lampante per cui l’impegno sociale si fa maschera di speculazione e cementificazione incontrollata. Il problema però rimane connesso al prezzo dei nuovi alloggi privati, dove le camere si aggirano in media sui 900 euro. Penseresti davvero di poter permettere all3 tu3 figl3 una camera del genere per studiare senza dover aprire un mutuo? Questo per noi è un furto che impedisce alla maggior parte delle persone di studiare non solo a Torino ma in Italia perché ognun ha il diritto di spostarsi per studiare ovunque sia meglio andare senza ostacoli economici, di genere o di razza.
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paolosala · 1 year
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Cedolare secca sugli affitti 2023: come funziona
Cedolare secca sugli affitti 2023: come funziona
La cedolare secca sugli affitti è un regime di tassazione facoltativo alternativo a quello tradizionale; prevede due aliquote del 10 e 21 per cento sull’affitto percepito per gli immobili ad uso abitativo, pertinenze comprese, nei contratti d’affitto stipulati tra privati. Per il solo 2019 la cedolare secca è stata allargata agli affitti su immobili commerciali di categoria C1 fino a 600 mq.,…
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soloaffitti · 6 years
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Solo Affitti Nel 2019 arriva la cedolare secca anche per uffici e negozi?
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All’ipotesi l’introduzione della cedolare secca anche per gli immobili commerciali nella prossima Finanziaria.
Cedolare secca su negozi e uffici a partire dal 2019: il Governo sta vagliando l’ipotesi di ridurre l’imposizione fiscale sugli immobili commerciali attraverso l’introduzione della tassazione alternativa per una platea che potrebbe riguardare inizialmente solo i contratti di nuova stipula, secondo quanto reso noto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Guido Guidesi. A trarne vantaggio non sarebbero soltanto i proprietari di immobili affittati a fini commerciali, che avrebbero la possibilità di optare per una tassazione sostitutiva dell’Irpef risparmiando sulle imposte dovute, com’è successo a molti proprietari di abitazioni, ma anche lo Stato in termini di risultati sul contrasto all’evasione fiscale e contributiva. A partire dall’introduzione della cedolare secca sugli affitti abitativi nel 2011, infatti, il divario tra gettito teorico ed effettivo nel comparto residenziale è diminuito del 42%, con una riduzione del 40% anche della propensione all’inadempimento. Pubblicato da annunci Solo Affitti annunci
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Diventare medico in Italia nel 2020
è vero, diventare medico in Italia non è per tutti,
segue elenco di ragioni materiali e umane, un vademecum spietato per chi pensa di intraprendere questo cammino:
STEP 1:
 Paga per fare il test d’ingresso e prega di entrare subito. Concorri con gente che ha fatto corsi privati anche di due anni per farti il culo;
STEP 2:
 Paga tasse di iscrizione, tasse regionali e altre amenità burocratiche che finiscono nel famoso “buco nero” dei finanziamenti pubblici italiani e che, per qualche strana ragione, non eviteranno alla tua aula di allagarsi per la pioggia (tratto da una storia vera);
STEP 3:
 Paga ogni anno tasse, libri, sbobine, studiale e fai gli esami.
Riassunto brutalmente in una riga sembra una cosa facile, beh non lo è .
P.S: io sto alla fine e sticazzi, lo dico per i piccoli kamikaze che non sanno ancora a cosa andranno incontro;
STEP 4:
Obbligo di frequenza, tirocini obbligari(che diventano spesso una farsa), tirocini di abilitazione(3mesi totali) da svolgere prima della laurea e studio.
Bene, qualcuno non ha notato che le nostre strutture cerebrali siano rimaste grosso modo immutate rispetto alle stesse di chi ci ha preceduti in questa facoltà anche solo 30 anni fa, tutto questo anche se abbiamo smartphone e megacazzi. Allora, svolgere più attività a parità di tempo, con conoscenze anche sempre più vaste nelle materie di studio, non è assolutamente semplice. Indice di quanto detto è il tempo medio di laurea ad oggi, che è superiore a 7 anni. 
STEP 5:
Professori italiani e modalità di esame.
Poco da aggiungere provare per credere, le umane parole sono inutili nel descriverli.
STEP 6:
Se studi in una grande città da fuorisede, affitti con prezzi indegni anche in doppia;
STEP 7:
Maggiore incidenza di depressione e malattie psichiatriche tra gli studenti di medicina, non solo in Italia.
Diversi studi lo confermano, stacce.
STEP 8:
Incertezza del futuro e borse di specializzazione non garantite in Italia. 
Dopo 6 o più fottuti anni di sacrifici umani e materiali, lo Stato non finanzia borse a sufficienza malgrado la disperata urgenza di nuovo personale medico e la selezione già a monte del percorso di studi, alimentando una spirale disfunzonale per cui si crea un imbuto di “camici grigi” che servirebbero al sistema ma che vengono bloccati all’esterno costringendo i “fortunati” che sono entrati a lavorare per 2 o 3 volte di più per supplire la carenza.
CONCLUSIONI:
medicina è oggi una facoltà per ricchi, studiarci è privilegio di classe che in ogni caso ad oggi non garantisce un futuro certo malgrado la peculiarità selettiva in ingresso e che, se sei “fortunato”, ti porta a lavorare con turni massacranti tacitamente imposti con il ricatto meschino che ne è della salute del paziente.
Non ultimo, la pandemia in corso, ci mostra come il sistema sanitario sia stato vergognosamente depotenziato, ad un punto tale che ben 163 medici sono morti perchè non avevano una mascherina.
SIAMO MEDICI, 
NON SIAMO INTERESSATI AL MARTIRIO E ALLA SANTITA’,
SIAMO ESSERI UMANI, COME TUTTI
P.S: mercoledi 27 sciopero generale per il futuro della sanità in Italia.
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corallorosso · 4 years
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Milano, si continuano a tagliare alberi per costruire: ecco la città ‘cool’ che fa tendenza di Elena Grandi, portavoce Verdi, assessore a Milano Sono arrivati in una città deserta e stordita dai botti di fine anno. Sono arrivati alle prime luci dell’alba, come fossero topi d’appartamento. Solo che ladri non erano. Tutt’altro, erano lavoratori. C’erano addirittura decine di poliziotti in tenuta anti sommossa per difendere il loro lavoro: tagliare 57 alberi sani del Campus Bassini – una magnifica area verde che non ha mai visto una costruzione – a Città Studi, Milano: la città che fa tendenza e controtendenza (funzionano i mezzi pubblici, la sanità, i servizi, le mostre…), la città campione, la città cool e un po’ smart, qualunque cosa voglia dire a questo punto. Sarà. Sarà il caso, piuttosto, di riscrivere il racconto: di questa metropoli, di questo Sindaco, di questa giunta, di questa amministrazione (di cui, a volte con orgoglio, faccio parte). Milano oggi è molto fumo e poco arrosto, purtroppo, e il concetto di bene comune assume sfumature opinabili – voglio essere prudente – perché dominano gli affari, gli interessi economici, i business dei costruttori. La lotta in difesa dell’ambiente non è solo una borraccia consegnata nelle mani di bimbi innocenti a beneficio delle telecamere, non è una lunga teoria di proclami roboanti, non sono tre milioni di alberi da piantare entro dieci anni. La lotta in difesa dell’ambiente è molto altro ancora, e ci vuole poco a capirlo in un clima di onestà intellettuale. Al di là del fatto singolo (piccolo? troppo piccolo? di poco conto?), a Milano si continua a costruire, a consumare suolo, ad abbattere alberi, a sopravvivere in un luogo tra i più inquinati al mondo, a lasciare le periferie nel degrado, a trascurare il tema delle case popolari, degli affitti per i giovani, degli edifici pubblici e privati vuoti e abbandonati. Non m’importa nulla delle week (ho perso il conto, quante sono? Dieci, cinquanta, cento?), dei Fuorisalone, delle Olimpiadi e del nuovo stadio Meazza. Quella è la facciata. Voglio una città da vivere e non da bere, voglio una città per tutti, giovani e anziani, uomini e donne, lavoratori e pensionati, e bambini. Una città da abitare, una città davvero sostenibile. E prometto tolleranza zero per chi inquina e attenta all’ambiente, taglia alberi e prende per i fondelli (do you remember, Beppe Sala, la dichiarazione di emergenza climatica e ambientale?), assicurando improbabili compensazioni: che senso ha abbattere per ripiantare? E lo dico in nome della logica come categoria prepolitica, che è accessibile a tutti, a quelli della maggioranza e a quelli dell’opposizione, silenti come non mai, intrappolati nelle loro ridicole parole d’ordine, nei loro trucidi slogan, nel loro esiguo vocabolario: “Vergogna! Prima gli italiani!”. ...Quello che è successo a Milano, al Bassini, per garantire il via libera alla devastazione di oltre seimila metri quadrati di suolo mai costruito, succede ovunque in Italia. E dimostra che alcune istituzioni e quasi tutti i partiti politici – e sì, anche quelli del centrosinistra – sono piegati al potere economico e non viceversa, come dovrebbe essere e non è. Se siamo in emergenza, dobbiamo dare valore e contenuto alle parole. E che emergenza sia, allora, e una volta per tutte, prima che sia troppo tardi. Sala si affacci al balcone di Palazzo Marino e chieda scusa. Se l’ha fatto un Papa, può farlo anche lui.
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purpleavenuecupcake · 3 years
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Digitalizzare sì ma senza sacrificare   l’Human factor
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Argomento di cogente attualità e, similmente, di impatto divisivo. (di Biagio Costanzo - Direttore di Azienda e Socio Aidr) Provo ad andare controcorrente… Siamo caduti oramai nel limbo dello Smart Working., o meglio telelavoro, o meglio Home Working (che poi è quello che è), insomma queste modalità di prestazioni lavorative, che fino al dicembre 2019 erano argomenti di progetti pilota e che riguardavano solo il 13% delle imprese, ma con lo scoppio dell’emergenza sanitaria hanno riguardato la maggior parte della popolazione dipendente e non, sia pubblica che privata e oggi solo il 4% non lo ha mai sperimentato.  Molti gli aspetti positivi quali per esempio l’aspetto ambientale, secondo una ricerca effettuata da Confindustria e Federmanager, il lavoro agile ha causato minori spostamenti contribuendo sensibilmente a ridurre le emissioni di anidride carbonica e consentendo a ciascuno risparmi economici non sottovalutabili. Inoltre l’aumentata capacità di innovazione delle aziende, grazie alla formazione, ha potuto sostenere in smart working e contemporaneamente il 56% dei suoi lavoratori. Ecco perché più della metà delle aziende, il 54% per l’esattezza, si dice certa di utilizzare lo smart working non soltanto durante questa lunga fase di emergenza sanitaria, ma anche dopo, in misura permanente. Poi vi è anche una platea vasta di chi afferma che, da casa, l’organizzazione del lavoro e della tempistica in cui mediare attività lavorativa e supporto alla famiglia sia più gestibile. Di contro c’è tutto il resto. Credere di archiviare le prestazioni in presenza con un tratto di penna è utopistico. Innanzitutto non si riflette a fondo sul fatto che sì, vi sono risparmi ingenti su affitti e spese correlate ma questo confligge con la contemporanea crisi economica dei settori dell’indotto, da quello immobiliare/edile, appunto, ai servizi di pulizie/manutenzioni/impiantistica a quello della ristorazione sia esterna, bar, ristoranti, bistrot etc. etc, che interna, le mense aziendali. Poi vi è l’effetto sociale come viene chiamato.  Come si fa a sottovalutare, dal punto di vista antropologico e delle nostre identità, gli effetti del rapporto umano/fisico che deve esserci tra esseri umani e quindi tra colleghi? La mancanza di rapporti sociali e l’impossibilità di interagire fisicamente con il proprio gruppo di lavoro, interazioni non sostituibili definitivamente da presenze in video, a volte solo in voce per conservare un senso di privacy dell’ambiente dal quale uno si collega. E proprio soffermandoci sui “collegamenti” non dimentichiamoci alcuni problemi tecnico-logistici, come i problemi di connessione, gli spazi limitati a disposizione e l’assenza di infrastrutture e strumenti idonei al lavoro da casa. È evidente il rischio di un ricorso eccessivo a videoconferenze, sull’alienazione del lavoro, e sull’operare senza limiti di orari. E non soffermiamoci sulla DAD e sul recente report proveniente dai reparti di Neuropsicatria infantile di due grandi nosocomi della Capitale che indicano l’aumento esponenziale di ansia, paura  e depressione dopo un anno di teledidattica. Ora siamo in una bolla, siamo ancora some sospesi ma prima o poi la questione della sicurezza del lavoro, non più solo presso gli uffici ma dai “nuovi “uffici che sono le proprie abitazioni, emergerà in modo esponenziale e succederà quando inevitabilmente un evento di rischio avverrà e quindi bisogna non farsi cogliere impreparati anche su questo ma studiare e prevenire. Si parla anche di nuova mobilità, ben venga anche per programmare la “rivoluzione ecologica” così tanta decantata ma che rischia di rimanere un semplice vuoto slogan, se intendiamo rivoluzionare abitudini ed esigenze consolidate con monopattini e biciclette in assetti urbanistici poco consoni o se non si compie davvero uno sforzo di investimenti corposi sui trasporti pubblici che sostituiscano i mezzi privati per la mobilità. “Zoombare” di qual e di là…e la sicurezza? Come dicevamo, dallo scoppio della prima ondata di questa crisi sanitaria, i sistemi di videoconferenza hanno avuto un vero proprio boom, in questo periodo di pandemia, ed è questo il motivo per cui si sono evidenziati i più significativi problemi di sicurezza, afferenti a questi applicativi. Come me credo che la maggior parte dei professionisti, dei dipendenti di aziende private e pubbliche, nell’ultimo anno abbia utilizzato più volte al giorno sistemi di videoconferenza. L’utilizzo intenso di sistemi di videoconferenza, quali webinar, live straming con piattaforme come Zoom, Teams, Skype, Google Meet Jitsi, Live YouTube, WebinarNinja, JetWebinar, GoToWebinar, WebEx, GetResponse, Livestream,Slack,  ha messo subito in evidenza le vulnerabilità di questi sistemi, addirittura creando nuove parole anglosassoni, ad esempio del tipo “Zoombombing”. Certamente, in materia di violazione dei dati, si conferma che molti applicativi di videoconferenza sono già dotati di alcune misure di sicurezza e protezione, come ad esempio l’utilizzo di parole chiave o l’attivazione di “sale d’attesa”, dove il partecipante alla conferenza viene fatto attendere, in attesa di essere collegato ma il rischio è, in questi mesi, con le infrastrutture informatiche clonatesi dai server centrali dei CED aziendali ai portatili collegati al Wi-Fi di casa, reale. Certo, molti applicativi sono dotati anche di protezione crittografica ma non vi è certo garanzia di una totale possibilità di mettere sotto controllo la sicurezza fisica delle reti cosi come diventa ancor più complesso mettere sotto controllo il comportamento degli utenti. Le aziende pubbliche e private devono quindi non solo mettere a disposizione l’applicativo, ma occorre avviare dei rapidi programmi di formazione, che permettono agli utenti di non incappare in comportamenti anomali, purtroppo frequenti. Alcuni programmi di educational sul tema sono già disponibili sui social media e potrebbe essere opportuno che l’amministratore della videoconferenza richieda a tutti i partecipanti di aver preso buona nota di questi comportamenti corretti. Altra cosa per esempio è la volontà da parte degli amministratori nell’esaminare politiche di sicurezza, dirette all’utente, le quali devono essere non troppo invasive e facilmente rispettabili, in maniera da non conferire un aspetto negativo all’intera videoconferenza. Il rischio a medio-lungo termine riguarda l’area concernente l’archiviazione dei contenuti di una  videoconferenza. È risaputo che le videoconferenze producono una grande quantità di dati, che comprendono anche documenti aziendali, progetti grafici, schizzi tracciati sul computer, calcoli matematici, dati economici, registrazioni audio e video della conferenza, disegni, schemi. Ecco quindi la necessità di introdurre procedure e processi che provvedano alla cancellazione di questi dati, quando non sia più necessario conservarle, sia per motivi legati al riesame di quanto discusso, sia per rendere disponibile il contenuto ad eventuali operazioni di audit, sempre se non siano documenti classificati quindi coperti da sw di massima affidabilità e altamente impenetrabili. Infatti tutto questo chiaramente riguarda anche coloro che lavorano per aziende o apparati che operano nel settore militare, della difesa, della sicurezza nazionale o delle infrastrutture critiche, argomento ancor più delicato che, per comodità, per chi ne fosse interessato, agevolo un mio recente intervento  https://www.aidr.it/sicurezza-digitale-una-nessuna-e-centomila./ . Vi sono altri strumenti quali il “geofencing” che, per esempio, vista l’attuale sospensione dell’accordo Privacy shield con gli Stati Uniti e con l’entrata in vigore della Brexit, potrebbe essere indispensabile al fine di impedire che i dati relativi ad una videoconferenza possano essere archiviati negli Stati Uniti o nel Regno Unito. Ritornando al Home Working, bisogna riflettere anche sulla presenza di telecamere e microfoni nell’abitazione del partecipante i quali potrebbero essere non sufficientemente protetti e potrebbero consentire a terzi di catturare le immagini e l’audio della conversazione in corso. È di questi giorni la notizie che le grandi aziende Google e Microsoft iniziano a richiamare in ufficio, smart working solo su autorizzazione. La direzione HR di Google ha annunziato che dal 1 settembre sarà richiesto ai dipendenti di lavorare in azienda almeno tre giorni alla settimana. Inoltre, dalla stessa data, chi volesse lavorare più di 14 giorni l’anno fuori sede (e fino a un massimo di 12 mesi, in casi eccezionali) dovrà presentare domanda e attendere un via libera caso per caso. Inoltre  Google si riserva inoltre la possibilità di richiamare il personale in ufficio in ogni momento. Anche in Italia le grandi aziende sono alla ricerca di una quadratura del cerchio tra presenze fisiche e  “a distanza”, in vista dei prossimi mesi. Su un piatto della bilancia ci sono i tanti risparmi come sopraindicato ma a fare da contrappeso, il timore di una minore coesione interna. Viene spesso citato l’Articolo 1 della nostra Carta Costituzionale ma vorrei citare gli articoli 3 e 4 dove il lavoro non viene solo concepito come diritto, che deve garantire “il pieno sviluppo della persona umana”, ma anche come un dovere che deve contribuire “al progresso materiale o spirituale della società” appunto! E per far ciò la vera sfida è saper coniugare la sopravvenuta flessibilità di tempi e luoghi che è una rivoluzione che ci libera da consuetudini dispersivi, con l’interazione umana. Non possiamo farci travolgere da tutto questo, bisogna tornare all’Uomo e alla sua identità, ogni cambiamento deve trovare una società capace di interpretarlo, preparata, che vada oltre l’emergenza, anche questa è una rivoluzione che potrebbe, se non regolata e compresa fino in fondo, portarci ad altri mali più nocivi nel tempo e questo, poi, potrà sembrare tutto meno che “smart”. Read the full article
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paoloxl · 6 years
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Tutti condannati nel processo di primo grado i tredici attivisti del Cua che nel novembre del 2012, mentre era in corso il Cda di Ateneo, interruppero la seduta e contestarono l'allora rettore Ivano Dionigi (alcuni di loro sono stati accusati di aver tentato di appendere al collo del rettore un cartello con la scritta "Ivano Dionigi non vuole mettere i soldi"). Per i tredici studenti le accuse erano: violenza privata, oltraggio, interruzione di pubblico servizio, imbrattamento e manifestazione non autorizzata. Il giudice ha accolto, per tre di loro, le richieste del pm Gustapane, condannandoli a un anno e sei mesi, per altri 10 attivisti la condanna è stata di 10 mesi anzichè un anno e due mesi come chiedeva la Procura. Per otto di loro è stata stabilita la sospensione condizionale della pena, mentre le motivazioni della sentenza dovrebbero essere depositate nel giro di 90 giorni.
Dal collettivo la risposta non tarda ad arrivare. Questo il comunicato, dal titolo "Ci dovete ancora pagare le tasse", diffuso nel pomeriggio sulla pagina Facebook dal collettivo: "Condanne a un anno e mezzo e a dieci mesi per 13 compagni del nostro collettivo. Nel 2012 interrompemmo assieme ad altri giovani studenti e studentesse un Consiglio d’amministrazione d’Ateneo per contestare la solerzia dell’allora cda nell’applicare senza batter ciglio la riforma Gelmini. Poche parole e chiare: pagateci le tasse, studiare stava ed è diventato impossibile. Chiedevamo una giusta distribuzione delle risorse, contestavamo gli interessi delle aziende, degli imprenditori, dei finanziatori privati nella gestione dell’Alma Mater, dei corsi di studio, dei progetti di ricerca. Sì, dal basso salimmo in cima alla Torre D’avorio con negli occhi i cortei oceanici che per due anni avevano riempito le strade di Bologna e di tutto il paese. E gli anni successivi, i recenti e recentissimi giorni non hanno in alcun modo smentito le paure, le previsioni di allora: l’Università fa marketing, business a tutto discapito delle condizioni di vita, dei bisogni dei suoi studenti. Un piccolo cartello come una cartolina dal futuro: ci servono ancora soldi, non vogliamo lavorare a 3,50 euro l’ora per pagarci tasse e libri, affitti e servizi, vogliamo fare quello che ci piace e che ci ha portato in queste mura: studiare senza lo strazio della precarietà, dello sfruttamento, della competizione, della meritocrazia, delle guerre 'per un posto di lavoro disponibile' tra amici e colleghi. Un giorno un cartello, l’altro un tornello, un giorno un dito l’altro un pasto in mensa: gli studenti e le studentesse di Bologna sanno che succede, chi è colpevole, dove si deve cambiare".
E infatti "i 6 anni che sono seguiti a quell’iniziativa hanno dimostrato non solo che avevamo ragione ma hanno anche confermato che c’è una sola strada se si vuole percorrere la direzione del futuro e di un tempo davvero differente da quello che oggi viviamo: la lotta, l’antagonismo, il collettivo autonomo come spazio e progetto di sovversione della fabbrica del sapere e degli uomini e donne usa e getta per il trita carne capitalistico. Lontano chilometri e chilometri dalla politica praticata come opinionisti o intellettuali senza arte né parte, o come dalla così detta alternativa imbelle, c’è l’autonomia dei comportamenti e l’antagonismo del sapere, la conflittualità delle pratiche di riappropriazione, e c’è l’entusiasmo di vivere un’esperienza collettiva capace di variare le dimensioni del 'noi' lotta su lotta, assemblea dopo assemblea,festival, scontri e vertenze. Senza duri mesi di lotta, ne siamo convinti, le nostre condizioni di vita quotidiane sarebbero ben peggiori, e di tutta un’altra storia parleremmo mettendo il naso fuori di casa: polizia in piazza Verdi, biblioteche blindate, muri silenziosi, zona universitaria senza spazi di aggregazione e controculturali, caro vita alle stelle. E invece dopo aver lottato contro l'approvazione della riforma Gelmini, abbiamo portato la battaglia contro la stessa riforma nelle aule, nei corridoi dell’ateneo, nelle mense e nel territorio partecipando a importanti lotte insieme ad altre figure dello sfruttamento e della rivolta di oggi nella nostra città: occupanti di case, studenti medi, operai e operaie, migranti e giovani precari. Al posto di dare indicazioni con le parole, noi le diamo con i fatti confrontandoci insieme a quanti con noi condividono la direzione del futuro antagonista e delle possibilità. Noi non diciamo ad altri di andare, noi andiamo ed è questa la ricchezza con cui rilanciamo di volta in volta i percorsi dei conflitti sociali nella zona universitaria e all’Alma Mater senza mai conoscere la solitudine perfino quando finiamo dietro alle sbarre, come nel caso del nostro compagno Lorenzo, che anche in carcere a modo suo è riuscito a mettere a servizio della comunità carcerata il bagaglio di esperienza collettiva accumulato negli anni di lotta. Anche per questo commentiamo oggi le condanne applicate dal tribunale di Bologna con il sorriso di chi sa di essere nel giusto e che le lotte non finiscono mai. Noi continueremo ad indicare la luna, voi a fissare ossessionati il dito. A buon rendere!
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giancarlonicoli · 4 years
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22 apr 2020 13:12
I RAS DELLE RSA - DITE A SAVIANO DI PRENDERE APPUNTI SU CHI COMANDA LA SANITÀ LOMBARDA: DE BENEDETTI, ANGELUCCI, BLASONI (ACCUSATO DI TRUFFA AGGRAVATA). UN BUSINESS CHE FINO AL DISASTRO CORONAVIRUS ERA POCO RISCHIOSO E ASSAI REDDITIZIO, TANTO DA PORTARE IN ITALIA ANCHE I BIG QUOTATI DALLA FRANCIA
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Nicola Borzi per il “Fatto quotidiano”
Gli esperti la chiamano "economia d' argento", perifrasi consolatoria che indica il business costruito sugli anziani. L' Italia, che nel 2017 era il secondo Paese più âgée del mondo dopo il Giappone con il 29,4% della popolazione oltre i 60 anni, 17,43 milioni di persone, nel 2050 ne avrà 22,2 milioni, il 40,3%. Secondo una ricerca di Pio De Gregorio di Ubi Banca, nel 2035 gli anziani non autosufficienti in Italia saranno circa 560mila e la domanda di posti letto nelle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) crescerà tra le 206mila e le 341mila unità che richiederanno un investimento tra 14,4 e 23,8 miliardi.
Il settore fa gola perché le Rsa sono un investimento "assicurato" e assai redditizio. Ecco perché, anche se a oggi valgono solo un quinto dell' offerta complessiva, i gruppi privati stanno investendo grandi somme sia per creare nuove strutture che per acquistare concorrenti: i principali player sono Kos del gruppo Cir (De Benedetti), Tosinvest (Angelucci), Sereni Orizzonti della famiglia friulana Blasoni, ma dalla Francia sono già arrivati i giganti quotati Korian e Orpea.
Da circa 15 anni l' Europa e il Canada hanno seguito gli Usa nella privatizzazione delle case per anziani.
I governi hanno incoraggiato gli operatori privati attraverso i meccanismi di accreditamento. In Italia a fine 2017 nelle Rsa e Rsd (residenze per disabili) operavano 1.271 imprese, 702 delle quali private e profit, ma i quattro quinti del settore sono gestiti da istituzioni pubbliche e Onlus. L' offerta dei privati profit però è in costante crescita, trainata da rette mensili medie molto più alte di quelle del non profit poiché contengono la quota alberghiera.
La retta sanitaria a copertura pubblica, che "pesa" tra il 30 e il 50% della retta totale, varia a livello regionale e vale dai 29 ai 64 euro al giorno.
Tra gli operatori italiani delle Rsa svetta Kos del gruppo Cir con il marchio "Anni Azzurri". Gestisce 77 strutture in 10 regioni italiane, in Gran Bretagna e in India per oltre 7.300 posti letto: 48 Rsa, 12 centri di riabilitazione, 11 comunità terapeutiche psichiatriche, quattro cliniche psichiatriche, due ospedali, 24 sedi centri diagnostici e terapeutici, 23 centri ambulatoriali. Kos dà lavoro a oltre 6.400 persone, fattura 550 milioni e ha acquisito da poco la tedesca Charleston (48 Rsa, 4.200 posti, 3.800 dipendenti).
I dati della Tosinvest della famiglia Angelucci, che conta alcune decine di Rsa col marchio San Raffaele, non sono noti a livello consolidato perché schermati dietro una holding lussemburghesi. Sereni Orizzonti (il cui fondatore Massimo Blasoni, arrestato a ottobre e tornato libero a gennaio, è accusato di truffa aggravata al Ssn proprio un' inchiesta sulle Rsa) tra Italia, Germania e Spagna ha 80 strutture con 5.600 posti letto e fattura 200 milioni (+150% in quattro anni), sta realizzando una ventina di nuove Rsa per 2.400 posti in cinque regioni con un investimento di 180 milioni e punta 30 milioni per acquisizioni in Ue.
Tra gli operatori esteri, dopo la fusione dell' agosto 2016 con la Aetas del gruppo Definancements, oggi il gruppo francese Korian in Italia conta 44 Rsa con circa 4.800 posti letto, otto centri diurni, 110 appartamenti per anziani con 200 posti letto, 12 case di cura riabilitative per 1.200 posti letto, tre servizi post acuzie, 19 centri ambulatoriali e diagnostici, tre comunità psichiatriche (65 posti), tre centri residenziali per disabili (200 posti) e due hospice. Il gruppo nel 2019 nel mondo aveva oltre 82.600 posti letto in 600 strutture, ricavi per 3,6 miliardi (+8,3% annuo), un utile netto di 136 milioni (+10,4%), con 353 milioni investiti nell' acquisto di 20 strutture e un portafoglio immobiliare di oltre 2 miliardi.
Grazie alle acquisizioni, in Italia i suoi ricavi sono cresciuti del 9,3% e i clienti sono aumentati del 150% in tre anni. L' altro gigante è la francese Orpea , primo operatore mondiale con 96.577 posti letto autorizzati in 950 strutture di 14 Paesi tra Europa, Cina e Brasile. In Italia possiede 18 strutture, 1.980 posti letto e 1.422 collaboratori tra Rsa e cliniche di riabilitazione in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Sardegna. A livello consolidato nel 2019 ha realizzato un fatturato di 3,74 miliardi (+9,4%) e un utile netto di 245,9 milioni (+11,6%). Ha da poco acquisito le olandesi September e Allerzorg e la tedesca Axion con un portafoglio immobiliare da oltre 6 miliardi.
Proprio gli immobili delle Rsa, grazie agli affitti garantiti da rette sostenute dal settore pubblico, ingolosiscono la finanza che dal 2006 vi ha investito un miliardo. In Italia una ventina di Sgr e Sicaf hanno in portafoglio strutture sanitarie, tra cui 50 Rsa per circa 5.600 posti letto inserite in 21 fondi immobiliari. Secondo Il Sole 24 Ore a comprare c' è la Zaffiro del gruppo Mittel che ha preso sei immobili di Rsa già operative e punta ad acquisti per 120 milioni nei prossimi anni.
Il Fondo innovazione salute di Cattolica Assicurazioni , gestito da Savills Investment Management, punta a comprare 10 Rsa per 800 posti letto investendo 150 milioni. Ream Sgr (fondi Geras) sta facendo acquisizioni e ha 1.300 posti letto di Rsa in portafoglio. Il motivo è semplice: l' affitto di immobili alle Rsa genera rendimenti medi lordi annuali tra il 6 e il 7,5% l' anno.
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antonio-giangrande · 4 years
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Quelli che…o tutti o nessuno e poi vogliono la secessione!
Quelli che…o tutti o nessuno e poi vogliono la secessione!
Lo sproloquio del saggista e sociologo storico Antonio Giangrande. Da far riflettere…
2 e 3 giugno: Si festeggiano il giorno della Repubblica ed il giorno della libera circolazione tra regioni.
Il tutto sotto diktat della Padania.
I Padani hanno voluto l’Unità d’Italia per depauperare l’Italia meridionale.
I Padani comunisti hanno voluto la Repubblica per continuare a saccheggiare l’Italia Meridionale.
I Padani con le sedi legali delle loro aziende nei paradisi fiscali vogliono continuare a dettar legge con la scusa della secessione.
L’Italia divisa in due.
MAGGIO 1860, IL RUOLO DELLA GRAN BRETAGNA NELL’ATTACCO ALLA SICILIA E AL REGNO DELLE DUE SICILIE.  Michele Eugenio Di Carlo, Giovedì, 28 Maggio 2020 su retegargano.it. Uno dei più dettagliati resoconti della spedizione garibaldina - tanti ne hanno tratto informazioni senza citare la fonte - resta quello di Giacinto de’ Sivo. Con precisione assoluta lo scrittore di Maddaloni descrive l’apparato di sicurezza che il Governo aveva disposto per proteggere la Sicilia dall’invasione ritenuta certa: quattro fregate a vapore, due a vela, nove piroscafi da guerra, che navigavano incessantemente lungo le coste siciliane. Considerate anche le forze di Polizia e le Guardie Urbane, supporre che Giuseppe Garibaldi, nel caso fosse riuscito a sbarcare, potesse andare oltre Marsala non era proprio possibile. Per de’ Sivo era del tutto chiaro: la forza di Garibaldi era stata costruita a tavolino, in particolare dalla potentissima macchina della propaganda inglese. E quanto Cavour, convintosi a favorire la spedizione, cercò di metterne a capo Nino Bixio, «allora dolentissimo il Nizzardo, scordò la venduta patria, e scrisse umilissime lettere al La Farina, scongiurandolo d’aiutarlo… ». Sicuramente era stata proprio l’azione di mediazione di Giuseppe La Farina a spingere Garibaldi ad incontrare Camillo Cavour e Vittorio Emanuele II a Bologna il 2 maggio, al fine di addivenire ad un accordo, come già supposto dallo storico Pietro Pastorelli. Ed è così che «quel marinaio già dalla stampa mazziniana magnificato, quasi promesso da’ fati, per patti segreti tra reggitori di popoli potenti, con l’oro del Piemonte indebitato a posta, doveva lanciarsi a portar guerra civile nelle Sicilie».
Dopo l’unificazione artefatta e truffaldina dell’Unità d’Italia venne la nascita della Repubblica, altrettanto artefatta e truffaldina voluta sempre dalla gente del nord.
L’Italia divisa in due.
REGIONE NORD
SEZIONI
REPUBBLICA
MONARCHIA
Piemonte
3529
1.250.070
938.945
Liguria
1470
633.130
284.692
Lombardia
5241
2.270.335
1.275.183
Venezia Tridentina
(Escluso Bolzano e Trieste)
465
191.450
33.728
Veneto
3636
1.403.441
954.372
Emilia Romagna
2928
1.526.838
454.589
Toscana
2781
1.280.815
506.167
Marche
1126
498.607
213.621
Umbria
631
301.209
117.755
TOTALE
21.807
9.355.895
4.779.052
 REGIONE SUD
SEZIONI
REPUBBLICA
MONARCHIA
Lazio
2212
753.978
795.501
Abruzzo e Molise
1264
347.578
459.478
Campania
2770
435.844
1.427.038
Puglie
1950
465.620
954.754
Lucania
394
107.653
158.210
Calabria
1337
337.244
514.633
Sicilia
2827
708.109
1.301.200
Sardegna
859
206.098
319.557
TOTALE
13613
3.362.124
5. 930.371
Con la Repubblica inizia il declino dell’Italia Meridionale e la differenza tra le due Italie si perpetua.
Lo scippo della Spesa Storica che toglie al Mezzogiorno e regala al Nord è l’origine del declino italiano. E tutti i Governatori del Sud tacciono. Come sempre. Roberto Napoletano il 30 aprile 2020 su Il Quotidiano del Sud. Tutti tacciono. Come hanno fatto negli ultimi venti anni. Hanno sempre qualche emergenza di cui occuparsi. Spicciano pratiche. Hanno una conference call dietro l’altra (prima incontravano gente). Zitti e muti. I soldi loro vanno da un’altra parte, ma loro non se ne accorgono. Se glielo spieghi, ti guardano strano. Preferiscono il silenzio. Dopo diranno che non hanno capito. Si spartiranno le briciole – se ci sono – che i ricchi lasceranno cadere dai tavoli imbanditi con le pietanze rubate ai poveri. Che sono loro. Quelli che stanno zitti quando dovrebbero urlare e strepitano o piagnucolano quando non serve a nulla. Facciamo presente che se avere chiuso un occhio con 60 e passa miliardi di spesa pubblica dovuti al Sud e regalati al Nord ogni anno negli ultimi dieci anni è stato grave. Lo scippo della Spesa Storica che toglie al Sud e regala al Nord – è l’origine del declino italiano – lo si vuole replicare approfittando della Pandemia, nonostante il disastro della superforaggiata Lombardia. Mi raccomando  – lo dico provocatoriamente ma vale per tutti e per chiunque abbia un po’ di sale in zucca della classe dirigente meridionale – non disturbiamo il manovratore e occupiamoci di distanze in casa e al bar.
Quando il Governo Letta penalizzò le Università del Sud per favorire quelle del Nord. Michele Eugenio Di Carlo su I Nuovi Vespri il 6 maggio 2020. La sottrazione di risorse alle Università povere (quelle del Sud) per favorire le università ricche (quelle del Nord, che non sono affatto le migliori) ha determinato la migrazione di studenti (e di risorse finanziarie) dal Sud al Nord. Una vergogna infinita e uno scandalo ignorato. Sentire che tanti nostri studenti universitari, e i propri familiari, in questi giorni si lamentano di dover pagare affitti mentre le università sono praticamente chiuse, mi fa proprio male e mi costringe a riferire quello di cui pochi sono a conoscenza. Fu un provvedimento del governo di Enrico Letta e della ministra dell’Istruzione di allora, Maria Grazia Carrozza, a penalizzare fortemente le università del Sud con una sorta di decreto ammazza università meridionali che ha dato soldi alle università ricche e li ha sottratti a quelle povere. Badate bene, non a quelle migliori, a quelle più ricche. Lo scrive peraltro l’amico Pino Aprile nel suo ultimo testo “L’Italia è finita”, come sempre una miniera di informazioni. Tanto che l’economista barese Gianfranco Viesti – ricordo che è anche cittadino onorario della città di Vieste – ne scrisse un libro di denuncia: “La laurea negata”, arrivando a dire che tanto valeva farle chiudere. Un decreto che andò a peggiorare le già antimeridionali norme dei precedenti ministri Profumo e Gelmini. Ora uno studente meridionale su due (8 su 10 in Basilicata) sceglie un università del Nord e questo comporta l’ennesimo esborso di miliardi che passano da Sud a Nord, quasi non bastasse la tristissima e abominevole emigrazione sanitaria.
Michele Emiliano a Stasera Italia su Rete4 (Rete Lega) del 3 maggio 2020. «Innanzitutto noi abbiamo aumentato di millecinquecento posti i posti letto autorizzati da Roma. E abbiamo subito approfittato di questa cosa. Devo essere sincero: il sistema sanitario pugliese è un sistema sanitario regolare. Noi non abbiamo mai avuto problemi sulle terapie intensive. Quindi però, Pomicino evidentemente è intuitivo, capisce che questo è il momento per cui le sanità del Sud…siccome i nostri non possono più andare al Nord per curarsi perché è troppo pericoloso, devono essere rinforzate per limitare la cosiddetta mobilità passiva. Quindi io l’ho detto chiaro: io non terrò più conto dei limiti, posti letto, assunzioni, di tutta questa roba, perché non siamo in emergenza. Farò tutte le assunzioni necessarie, assumerò tutte le star della medicina che riuscirò a procurarmi, cercherò di rinforzare i reparti. Manterrò i posti letto in aumento. Anche di più se possibile. Chiederò ai grandi gruppi privati della Lombardia per i quali c’è una norma che li tutelava in modo blindato. Immaginate: io potevo pagare senza limite i pugliesi che andavano in Lombardia presso queste strutture, se queste strutture erano in Puglia c’era un tetto massimo di spesa  fatto apposta…Siccome questo tetto deve saltare, io sto proponendo a questi grandi gruppi di venire e spostarsi al Sud per evitare il rischi Covid, ma soprattutto per evitare il rischio aziendale per loro. Perché è giusto che questa mobilità passiva: 320 milioni di euro di prestazioni sanitarie che la Puglia paga alla Lombardia in prevalenza, solo perché quel sistema è stato supertutelato. Adesso tutti dovremmo trovare il nostro equilibrio e la nostra armonia». 
Tgnorba Il Fatto del 29-05-2020. Editoriale a cura del direttore Enzo Magistà di venerdì 29 maggio. Nel presentare il “decreto rilancio” e le riaperture del 18 maggio il presidente Conte annunciò che il 3 giugno, cioè da mercoledì prossimo, sarebbe stato possibile prevedere la ripresa anche della libera circolazione tra le regioni italiane. Però precisò: tutto sarebbe stato collegato alle condizioni della pandemia territorio per territorio, regione per regione. Tanto che si creò una specie di misuratore che indicava il rischio: alto, medio, oppure, assente. Le regioni a rischio alto, disse Conte, sarebbero rimaste chiuse; quelle senza rischio sarebbero state riaperte. Avrebbero potuto collegarsi fra loro. In pochi giorni, però, le cose sono cambiate. Ieri le regioni hanno fatto sapere al Governo di non essere d’accordo sulle riaperture differenziate. O tutti o nessuno. Il Governo si è un po’ spazientito, però, sembra essere disponibile. Però non tutte le regioni italiane sono a rischio controllato, è molto probabile che la libera circolazione sull’intero territorio nazionale possa slittare di una settimana: non più il tre, ma il 10 giugno. Non ci cambia la vita, però ci fa rabbia lo stesso. Perché ancora una volta ci si inchina al volere, per non dire al diktat, delle regioni del nord: Lombardia e Veneto in particolare. Sono le regioni italiane più a rischio. E quindi Fontana e Zaia sono stati loro a cavalcare la tesi del “tutti o nessuno”, perché, altrimenti, sarebbero rimaste chiuse. A loro, stavolta, fa comodo, sposare questa tesi, “tutti o nessuno”. Ma in altre occasioni non è stato così. Anzi, in tantissime altre occasioni non hanno fatto altro che rivendicare il contrario, fino a chiedere una autonomia esagerata. Vogliono l’autonomia su tutto: sulle tasse, sulla salute, la scuola, ecc.. Però quando si deve riaprire, siccome loro non possono riaprire: no! O tutti o nessuno. Sarebbero le sole a restare chiuse: allora no! O tutti o nessuno. Purtroppo, però, questo è il dramma: vincono sempre loro.     
Dr Antonio Giangrande
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ultimavoce · 5 years
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I lavoratori sfruttati del ragusano: il caporalato come stile di vita
#Caporalato, sfruttamento del lavoro, paghe bassissime, affitti esagerati per vivere in catapecchie prive di qualsivoglia comodità. Ma non solo. Bambini e ragazzi privati del diritto all'#istruzione, mezzi di trasporto monopolizzati dagli stessi caporali e manodopera straniera "catturata" nei paesi di origine e, in taluni casi, privata con la forza dei #documenti personali. La situazione, per i lavoratori sfruttati, sembra semplicemente irrecuperabile.
E’ stato calcolato che, nella provincia di Ragusa, vi sono lavoratori sfruttati nel 50% delle aziende agricole.
Caporalato, sfruttamento del lavoro, paghe bassissime, affitti esagerati per vivere in catapecchie prive di qualsivoglia comodità. Ma non solo. Bambini e ragazzi privati del diritto all’istruzione, mezzi di trasporto monopolizzati dagli stessi caporali e manodopera straniera “catturata”…
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soloaffitti · 4 years
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Solo Affitti Acconto Imu, solo il 20% dei Comuni proroga la prima rata.
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Tutti i Comuni che hanno slittato la scadenza dell’acconto Imu.
  Solo 21 su 102 Comuni capoluogo di provincia hanno accettato di prorogare i termini per il versamento dell’acconto Imu 2020, un’agevolazione attesa dai contribuenti colpiti, in molti casi, anche a livello economico e lavorativo dall’attuale situazione dovuta al Coronavirus. Ecco la lista emersa dall’analisi di Solo Affitti.
Pubblicato da annunci Solo Affitti annunci
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tmnotizie · 5 years
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SAN BENEDETTO – E’ sempre il Centro Agroalimentare Piceno ad essere oggetto della critica da parte del Movimento Cinquestelle. Questa volta il consigliere regionale Peppe Giorgini punta l’indice accusatorio sulla Regione Marche. Questo il testo del comunicato stampa che riportiamo integralmente, un altro resoconto particolarmente dettagliato.
“Parliamoci chiaro! La Regione Marche che ha buttato montagne di soldi pubblici in partecipate definite strategiche come Aerdorica, IRMA, Svim o come per l’Interporto di Jesi, non ha mai messo un centesimo di finanziamento pubblico nel Centro Agroalimentare Piceno, neanche proveniente dall’Europa, se non per gli aumenti di capitale e per la quota iniziale. L’Interporto di Jesi, ritenuto giustamente “strategico” per lo sviluppo e la crescita del territorio, è stato addirittura acquistato dall’ASUR con un investimento di circa € 15.000.000,00 (Determina N. 531/2017) per realizzare il “deposito unico del farmaco” e il “numero unico delle emergenze 118/112”, ripianando praticamente i debiti storici dell’Interporto – circa 11 milioni di euro – e salvandolo quindi da sicuro fallimento, evidentemente per il PD il Centro Agroalimentare non è strategico per lo sviluppo del Piceno!
Ora la Regione Marche vuole anche liberarsi delle quote del Centro Agroalimentare Piceno, come aveva anticipato nel CDA del 14 maggio 2019 il dirigente regionale dott. R. Luciani, intenzione confermata poi a mezzo lettera firmata di un dirigente e di un dirigente vicario, dove si comunicava di “… dare corso all’alienazione delle azioni del Centro Agroalimentare Piceno…”
A testimoniare la volontà distruttiva della giunta regionale a marchio PD nei confronti del territorio Piceno e dei suoi cittadini, giunge in questi giorni la chirurgica disdetta della sede ASSAM presso il CAAP, per la quale pagava poco più di € 36.000,00 l’anno di affitto, quando per la sede di Osimo paga più di € 230.000,00 all’anno, per i locali uso garage/archivi e uffici di Ascoli Piceno in Via Indipendenza, dove paga affitti per più di € 150.000,00.
L’Italia è al primo posto nell’Unione Europea grazie ai 288 prodotti DOP, IGP e STG e il suo settore Agroalimentare è senz’altro il più rilevante nell’ intero sistema manifatturiero italiano, è in forte sviluppo grazie alla eccellenza dei suoi prodotti e alla qualità dei suoi sistemi produttivi. La Regione Marche ed in particolare il territorio Piceno è da sempre considerato un punto di riferimento del comparto, pertanto ci si chiede come mai si stia facendo di tutto per affossare la sua struttura forse più strategica, certamente la più importante del Sud delle Marche e cosa stia facendo la vicepresidente Anna Casini, eletta nell’ascolano,  per il bene del suo territorio, quando il suo presidente non lesina appoggi, denari, sostegno alle unità di cui sopra, come Aerdorica o Interporto.
Alla luce dei fatti, ci sarebbe da disperarsi di tale e tanta miopia verso una comunità intera ma, poiché come Movimento 5 Stelle crediamo fortemente che un’altra gestione della cosa pubblica sia possibile, abbiamo organizzato l’incontro fra CAR di Roma e ItalMercati con il CAAP, certi che quest’ultimo possa risorgere nonostante le trame distruttive della politica locale.
Crediamo fortemente nel piano di risanamento che è logico e di buon senso dove possa avere un ruolo il progetto di fotovoltaico mai partito per contrasti con il collegio sindacale, crediamo nell’imminente ingresso nella rete di imprese Italmercati che potrà fornire nuova linfa e tutelerà le 85 aziende già presenti nel centro, crediamo finalmente nella risoluzione del contenzioso con l’ex direttore verso cui il CAAP vanta crediti per circa €500.000,00.
Crediamo inoltre sia opportuno, allo scopo di abbassare ulteriormente i costi gestionali, trasformare la S.p.a. in S.r.l. perché riteniamo comunque inutile spendere € 26.000,00 per un collegio sindacale quando si potrebbe avere un revisore unico cambiando semplicemente la ragione sociale (come è stato fatto per tutte le partecipate pubbliche) cosi come hanno fatto presente i soci privati nell’assemblea del CDA del 14 maggio.
Questi i costi annuali del collegio sindacale:
Presidente del CS Dott. De Vecchis – onorario 055,57€
Sindaco effettivo 1 Dott. Renzi – onorario 041,37€
Sindaco effettivo 2 Dott. Gagliardi – onorario 041,37€
Da cui si deduce che il costo annuo è di € 26.138,31.
Inoltre, nei riguardi del CAAP va sottolineato che:
Circa i componenti del collegio sindacale (come abbiamo già fatto per Picenambiente), secondo il Movimento 5 Stelle la posizione del dott. Guido Renzi presenta un conflitto di interessi, poiché da quanto risulta egli è dipendente part-time del Comune di San Benedetto del Tronto (mercato ittico), visto il D.Lgs 165/2001 “norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle Amministrazioni Pubbliche” ed in particolare all’art. 53 comma 5 “Incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi” che in pratica afferma che trovasi in situazione di conflitto di interessi il dipendente della Pubblica Amministrazione controllante o partecipante, ancorché part time, che svolga le funzioni di membro del collegio sindacale in una società partecipata o controllata dalla medesima PA.
il contenzioso ancora in itinere con l’ex direttore Elio Spinozzi ha procurato gravi danni al CAAP avendo dovuto sborsare più di € 650.000,00 (vedi elenco al punto 4.) accendendo un mutuo per far fronte al decreto ingiuntivo!
In base alla sentenza della Corte di Appello di Ancona n. 663/2011 – pubblicata il 13/09/2011 e la conferma definitiva di questa da parte della Corte di Cassazione con la sentenza n. 15314 del 26 luglio 2016 – le somme che il sig. Elio Spinozzi deve ancora rimborsare al Centro Agroalimentare Piceno, ammontano a € 422.449,50 (al 1/7/2011).
A decorrere dal 1° agosto 2011 sull’importo da restituire per somma non spettante, maturano gli interessi giornalieri al tasso legale per un valore di € 17,36 fino alla data di pagamento inclusa, fatta salva l’eventuale variazione del tasso di interesse legale, ciò vuol dire che quanto dovuto è ovviamente levitato (dati estratti dalla “Perizia di quantificazione del credito del Centro Agroalimentare Piceno nei confronti del sig. Elio Spinozzi”)
La situazione attuale è che nessuna somma è stata recuperata – a parte qualche spicciolo dai conti corrente – e nel frattempo il Centro Agroalimentare Piceno continua a pagare il mutuo acceso per far fronte al decreto ingiuntivo del sig. Elio Spinozzi, in seguito alla sentenza di primo grado, con soldi pubblici, soldi dei cittadini del Piceno.
Alla sentenza di primo grado del Tribunale di Ascoli Piceno, […il sig. Spinozzi per incassare i 400.000,00 euro aveva posto in essere pignoramenti e iscritto ipoteche giudiziali “a tappeto” paralizzando di fatto la società attrice, cioè il Centro Agroalimentare, mettendola non solo in ginocchio, ma sull’orlo del fallimento. Solo grazie all’abilità degli amministratori di quel tempo si riuscì ad ottenere un finanziamento – tutt’ora gravante nel bilancio della società – per chiudere la partita e poter ripartire con la normale operatività. Ma il CAAP ne sta ancora oggi scontando le conseguenze, e non ottenne all’epoca dall’allora creditore Elio Spinozzi nemmeno 1 centesimo di sconto, né alcuna dilazione o possibilità di trattare], come recita il testo estratto dalle conclusioni del legale del CAAP nella causa civile n. 701111/2012.
In base alla sentenza di primo grado n. 553/2009 del Tribunale di Ascoli Piceno, il CAAP ha corrisposto al sig. Elio Spinozzi le seguenti somme:
28/01/2010  –   79.595,55€     x n. 15 mensilità di € 5.306,37
19/02/2010  –   43.030,41€     integrazione cedolino gennaio 2010
20/10/2010  – 431.990,53€     sorte decreto ingiuntivo n.111/2010
20/10/2010  –   41.989,49€     interessi e rivalutazione
20/10/2010  –   16.602,45€     spese onorari e competenze legali
20/10/2010  –     8.402,50€      interessi e rivalutazione dal 13/01/2010 al 14/10/2010
11/02/2011  –   36.290,00€      quota contributi INPS a carico lavoratore
Il totale percepito dal sig. Elio Spinozzi in base alla sentenza n. 553 ammonta a €657.900,93, di cui circa € 115.000,00€ erano somme effettivamente spettanti all’ex direttore.
Appare chiaro che dalla sua fondazione e fino all’arrivo della dirigenza attuale che finalmente sembra avere a cuore le sorti del Centro, il CAAP è risultato essere un abbeveratoio per gli amici degli amici della politica del Piceno: tanti sono quelli che hanno placato la loro sete attingendovi.
Ci auguriamo che i cittadini Sambenedettesi e del Piceno in genere, ricordino con esattezza e al momento opportuno quale sia stato il contributo della politica locale e di quali trame si siano resi protagonisti: il Centro Agroalimentare del Piceno deve sopravvivere e finalmente prosperare nonostante loro! È l’impegno del MoVimento 5 Stelle di San Benedetto del Tronto.
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agnestiggs · 6 years
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Investimenti Immobiliari: Psicologia e marketing per comprare e vendere casa
(Come ho venduto casa in 2 settimane a 30.000 Euro in più della media e come ho comprato casa al 30% in meno del suo valore)
Qualche mese fa ero nel bel mezzo di una crisi totale: dovevo vendere casa e comprarne un’altra. Dopo anni di business di ogni tipo, anche investimenti immobiliari mi son trovato di fronte a un problema enorme, quello di vendere la propria casa e di sceglierne un’altra in cui abitare. E dove sarebbe il problema? Te lo dirò subito, in questa che sarà una mega guida completa di psicomarketing per gli investimenti immobiliari.
Cominciamo col rispondere subito alla domanda principale: quali sono i problemi di comprare e vendere casa? Eccoli:
Comprare casa: I problemi più comuni
Oddio, quando è meglio comprare? In che stagione? Non è che se aspetto il mercato scende e faccio un affare migliore?
Dove la compro la casa, in che zona?
È meglio spendere di più per una casa già a posto o di meno per una casa da mettere a posto?
La voglio già arredata o no?
Quanti soldi posso spendere rispetto al mio budget totale?
Compro da privato o da agenzia?
Come faccio a sapere se funziona tutto nella casa che voglio comprare?
Come saranno i miei vicini e come mi troverò in quel quartiere?
Riuscirò a trovare un buon affare?
Vendere casa: i problemi più comuni
Vendo tramite agenzia o faccio da solo?
Come seleziono gli acquirenti e come capisco se vogliono davvero comprare o vogliono solo farmi perdere tempo?
Come faccio vedere la casa e quando?
Devo sistemare la casa o lasciarla così? Devo lasciarla vuota o arredata?
A quanto la metto sul mercato? Sparo un prezzo altissimo o mi tengo un po’ più basso degli annunci simili?
Come faccio a spiegare tutti i punti di forza della mia casa? E come faccio a passare in secondo piano i punti deboli?
Queste sono solo alcune delle domande che ti potrebbero passare per la testolina quando decidi di vendere o comprare casa, che sia per motivi personali o per un investimento immobiliare. La compravendita di un immobile è un affare serio: si tratta di un bene, che come dice il nome stesso, non è mobile, ma fermo, teutonico, con due “palle così”.
Una casa, un appartamento, un ufficio o un negozio, sono tutti investimenti immobiliari stabili e duraturi, per i quali si spendono cifre molto importanti e che in molti casi possono far finire le persone sul lastrico… oppure farle arricchire notevolmente.
Il mercato immobiliare è un mercato molto particolare. I valori delle case dipendono da moltissimi motivi e possono essere volatili come pochi. Dopo l’ultima crisi economica americana, che ha infettato tutti i mercati del mondo, abbiamo assistito a fenomeni al limite dell’assurdo. Ricordo che da un giorno all’altro alcune banche avevano messo in vendita case nuove di zecca in Florida per soli 14.000 dollari. Le stesse che, fino al giorno prima potevano valere anche 10 volte di più.
O, al contrario, il 2012 per il mercato immobiliare di Londra è stato come una mazza ferrata dritta nel bel mezzo degli occhi. Affitti, già cari, saliti alle stelle e ruderi in zone periferiche venduti a un paio di milioni di Sterline grazie alle Olimpiadi. Alla faccia! Alle volte gli andamenti del mercato sono prevedibili, come nel caso di Londra, ma altre no.
La recente crisi dei migranti ha scombussolato per vie indirette anche il mercato immobiliare di alcune zone di confine della cara vecchia Europa. È questo il caso di alcune isole greche, come ad esempio Lesbo, porto di arrivo di svariate migliaia di migranti negli ultimi due o tre anni.
Cos’è successo da quelle parti? In una cittadina come Mytilene, dove l’offerta di immobili era molto alta a causa della diminuzione della popolazione e delle nuove costruzioni, gli affitti sono più che raddoppiati, mentre i prezzi medi per la compravendita sono calati drasticamente. Perché mai?
Il flusso dei migranti che passavano per l’isola ha creato un boom di domanda di affitti a breve o medio termine: di colpo migliaia di giornalisti, volontari, poliziotti e altri professionisti europei hanno deciso di trasferirsi nella cittadina. Si tratta quasi sempre di persone benestanti, abituate alle comodità e agli spazi delle grandi città del Nord.
Sull’isola ci sarebbero migliaia di vecchi appartamentini minuscoli e scomodi in casette bellissime, ma molto vecchie, con infissi obsoleti, senza gas e con arredamenti demodé. Nessuno di questi è stato messo in affitto, ma il mercato immobiliare ha approfittato della situazione di necessità per spingere la gente ad affittare solo gli appartamenti migliori, che non sono moltissimi. Questo ha fatto alzare gli affitti alle stelle e, sulla scia di questo fenomeno, anche gli hotel e gli “Airbnb” si sono adeguati, proponendo camere a prezzi assurdi in queste zone.
D’altra parte, le compravendite sono calate ulteriormente, vuoi perché il crollo del turismo causato dagli sbarchi dei migranti ha scoraggiato molti stranieri, vuoi perché i rapporti con la vicina Turchia sono sempre più difficili.
Questo per dire cosa? Che il mercato è “immobile qual piuma al vento?” Che il segreto per un buon investimento immobiliare è racchiuso in una sfera di cristallo o nei tarocchi di qualche zingara?
No, no e no! Questo era solo un esempio per farti capire quanto conti la psicologia nella vendita immobiliare. Se nel marketing in generale la psicologia è fondamentale, negli investimenti immobiliari lo è ancora di più. E adesso ti spiego perché.
Ma prima voglio che rispondi a una mia domanda: secondo te, come si può valutare il prezzo di un immobile da mettere in vendita per ottenere un valore affidabile?
Confrontando i prezzi degli annunci immobiliari simili su internet;
Chiedendo una valutazione a un’agenzia immobiliare;
Chiedendo una valutazione a un geometra, architetto o costruttore;
Vorrei risponderti, ma prima giurami che non hai risposto 1)!
Perché?
Il ragionamento più diffuso tra i privati che mettono in vendita un immobile, al momento di decidere il prezzo è questo: “beh, guardo a quanto lo mettono gli altri”, poi cercano di fare un aggiustamento e a seconda delle personalità vien fuori che:
Il tipo burbero e sicuro di sé dice: “Pota, io la mia casa la vendo a 50 mila in più, ne, che la mia è”
Quello dimesso e timido pensa: “Se gli altri la mettono a 10, allora è meglio che io la metta a 7, così ho più possibilità di venderla”
Nessuno dei due, con tutta probabilità, venderà la sua casa al prezzo desiderato e comunque non entro tempi brevi. Confrontare gli annunci su Subito.it o su un altro sito non serve a molto. Alla fine dell’articolo ti darò la risposta giusta e tutte le spiegazioni del caso. Ma adesso andiamo al succo del discorso.
Sotto al titolo di questo articolo hai letto bene: “Come ho venduto casa in 2 settimane a 30.000 Euro in più della media e come ho comprato casa al 30% in meno del suo valore”. Non è solo una frase per attirare la tua attenzione, ma la pura verità e ti spiegherò come fare lo stesso in dettaglio. Cominciamo dalla vendita.
Come vendere casa da privato e non: Tutte le strategie avanzate
È tutta una questione di psicologia. Non si scappa. È proprio per questo che mi son trovato in crisi nel vendere casa mia. Non stavo vendendo un oggetto a caso, ma il luogo dove ho vissuto per anni, il mio nido d’amore, il mio rifugio e il luogo di mille avventure (la puoi vedere anche in alcuni miei video su YouTube). È tutta psicologia!
Per vendere casa non devi far altro che far sentire l’acquirente a casa propria. Che vuol dire? Sì, sì, proprio così: devi fare in modo che il futuro compratore si senta a casa propria. E come si fa, se la casa non è sua?
Devi alterare la sua percezione. È tutta una questione di percezione, sì, ma non pensare a cose come “gli metto una goccia di LSD nel caffè”. Potrebbe vedere un drago al posto della tua tazza del cesso e scappare a gambe levate piantandoti in asso.
Se ben ricordi, all’inizio dell’articolo ti ho elencato i problemi più comuni di quando ci si ritrova a comprare o vendere casa. Bene, entriamo nel dettaglio dei problemi che riguardano la percezione del tuo probabile acquirente.
Quando una persona vuole comprare casa, nella maggior parte dei casi non è un esperto, non è un investitore di professione, non è un agente immobiliare. Si tratta quasi sempre di persone comuni che si affacciano a questo mondo, quello dell’investimento immobiliare, per la prima volta, e forse per l’unica in tutta la loro vita.
Cosa conta nella percezione del futuro acquirente?
Paura. Sì, gli acquirenti sono felici e sorridenti alle volte, molto disponibili, ma se sono davvero decisi a comprare casa, se la fanno sotto. Chi più, chi meno. Stanno per fare uno dei più grandi acquisti della loro vita, stanno per spendere cifre astronomiche e probabilmente stanno per sobbarcarsi un mutuo per 20 o 30 anni per la scelta che stanno per fare. Hanno paura, hanno il terrore di fare la scelta sbagliata. Alcuni possono anche reagire d’impulso e comprare a caso, ma sono pochi e sono la manna dal cielo per ogni agente immobiliare.
Diffidenza. Deriva direttamente dalla paura e ha a che fare con la naturale diffidenza del compratore e dell’essere umano in generale di fronte alle scelte. Siamo tutti diffidenti – e facciamo bene! Perché il nostro cervello, di fronte alle scelte importanti, non ragiona con perfetto rigore logico, ma si affida moltissimo alle emozioni. Così, un venditore particolarmente abile, o una venditrice particolarmente scollata, potrebbero farci fare delle grandi “cappelle”!
Chi vuole comprare casa non sta comprando quattro mura e un tetto, ma la sua dimora, il posto dove farà le puzzette in pace, senza che nessuno lo giudichi, il posto dove si ubriacherà con gli amici e si farà le più grandi sco… rribande degli anni futuri. Comprare casa per una persona significa comprare il contesto della sua vita futura. (tatuati questa frase sul petto!)Il compratore non cerca uno spazio, un locale da riempire di oggetti, ma, dal momento in cui decide di comprare, si porta dietro già un enorme bagaglio di aspettative, sogni, desideri e scenari che fanno parte di ciò che vuole per il suo avvenire. Ecco, la casa che cerca dovrà contenere tutte quelle cose.
L’acquirente vede già nel futuro, indossa una specie di occhiali per la realtà aumentata che gli permettono di vedere come sarà la sua vita in una determinata casa. Questo è Ma non pensare che l’immaginazione di chi vuole comprare casa sia sterminata. Tutt’altro! Il principale difetto del compratore è quello di non essere affatto in grado di “visualizzare”. Si tratta di un’abilità che hanno davvero in pochi, ma bisogna allenarla assolutamente per poter vivere meglio. E tu dovrai aiutare l’acquirente a migliorare la sua.
Allora, come si può far fronte a questi “deficit” di chi è sul punto di comprare casa? Se vuoi vendere la tua casa devi per forza tenere in considerazione tutti questi aspetti. Sarai proprio tu a guidare il compratore nella sua scelta. È quello che fanno gli agenti immobiliari: devono essere abili a intercettare i sogni e le aspettative dei loro clienti per poterle indirizzare. Dovrai essere un po’ come Spongebob:
Non basterà essere un bravo cacciatore di sogni, dovrai anche saperli inserire al meglio nel contesto che vuoi vendere al compratore: la tua casa. E come si fa? Beh, ci sono alcune tecniche importanti da seguire:
Prepara il contesto prima di vendere il tuo immobile
La casa dovrà essere preparata per accogliere i possibili compratori, sì. Non dimenticare che non verranno mai da soli, ma si porteranno dietro tutte le aspettative e i sogni, anche quelli che non sanno ancora di avere. Prima di tutto prepara la casa in modo da poter accogliere le persone che vogliono comprare casa, quindi:
Puliscili quei vetri! Le manacce di tuo figlio o le mosche morte non fanno una bella impressione. La prima impressione è quella che conta, ricordalo sempre! Leggi questo mio articolo interessante che ne parla e tieni in considerazione l’importanza estrema di alcuni dettagli di igiene.Te li elenco. Vetri puliti, pavimento e superfici pulite. L’igiene deve essere curato, devi dare l’impressione che in quella casa ci potrebbero abitare subito i tuoi acquirenti.
Arieggia e profuma. L’odore di stantio, di chiuso, o peggio ancora quello di fumo, di animali o di sporco, allontanano le persone. Non possiamo dirlo con certezza, ma molto probabilmente una buona fetta di vendite va in fumo a causa della puzza che regna in alcune case.Prima di una visita, assicurati di far circolare l’aria e spendi 25 Euro per un profumatore delicato e raffinato. No, non basta l’AirWick che di solito metti accanto alla spazzatura. L’esperienza olfattiva deve essere di alto livello.
Luce: cerca di fare le visite nelle ore più luminose della giornata. Ma cerca anche di preparare la casa in modo da avere tutta la luce naturale disponibile in ogni stanza. Se ciò non fosse possibile, investi in delle buone lampadine per illuminare artificialmente gli ambienti.
Orari: quando devi fare le visite? Beh, non di certo quando sai che c’è il picco di traffico, quando è matematico che il vicino usi il trapano o quando i bambini del piano di sopra tornano dall’asilo urlando come degli indemoniati. Studia il momento migliore e proponi ad ogni cliente due fasce orarie in due giornate diverse. È una strategia che funziona sempre. Proporre una sola data e un solo orario potrebbe suonare come un’imposizione rigida, oppure potrebbe spingere il cliente a fissare un orario che per te non è ottimale.“Le va bene giovedì mattina alle 10.30? Altrimenti possiamo fare sabato pomeriggio alle 15.” Non fissare orari astrusi come le 6 del mattino o le 9 di sera.
Ostacoli: se vuoi scoraggiare il tuo compratore, lascia pure in giro i giocattoli dei tuoi bambini, le tue riviste porno, le lettiere costellate di wurstel neri dei tuoi gatti e qualche paio di scarpe puzzolenti. Tempo fa, visitando una casa, son capitato dentro l’antro delle perversioni di un ingegnere single che metteva ad asciugare in casa una sfilza di canottiere gialle di sudore. Mi disse: “vado spesso a correre, ma per risparmiare lavo le canottiere ogni 5 o 6 volte.”. Volevo morire: immagina l’odore che c’era in quella stanza. Questo è un ostacolo. Eliminali tutti, prepara la tua casa come se dovesse farti visita la Regina Elisabetta. Anzi, facciamo pure Belen Rodriguez, così sei più motivato.
Ok, dopo aver preparato la casa per le persone reali, dovrai prepararla per le loro aspettative e per i loro sogni.
Ecco come si fa:
Profumo: ti ho detto di comprare un profumatore d’ambienti da 25 Euro e non uno da 1 Euro e 50. Perché? Beh, i profumi sono in grado di sollecitare ricordi ed emozioni come pochissimi altri stimoli al mondo. Sono la retina di Spongebob con i quali puoi cogliere i sogni dei tuoi compratori. Scegli delle note semplici, non troppo complesse. Ti consiglio di usare un po’ di aromaterapia e puntare sull’olio essenziale di lavanda nelle camere, per stimolare la sensazione di calma e riposo. Gli agrumi vanno benissimo in soggiorno, mettono allegria e vitalità. In cucina punta tutto sul cibo. Non ti sto dicendo di preparare una parmigiana e di piazzarla sul tavolo, anche se non sarebbe male come idea… ma ad alcuni potrebbe non piacere. Prova invece con i semplici profumi delle spezie e delle erbe aromatiche. Una bella e sana piantina di basilico, una di rosmarino e dei mazzetti di origano potrebbero andare bene. Vicino a una bella terrina piena di frutta fresca puoi piazzare una decina di bastoncini di cannella.
Luce: quella naturale è la migliore in assoluto, ma se non fosse disponibile, spendi qualche Euro in più per delle lampadine efficienti e dalla luce calda. Tieni acceso un piccolo abat jour vicino al divano, per evocare nei compratori l’immagine di loro che si rilassano a leggere alla sera. Fai lo stesso sui comodini in camera da letto.
Oggetti: sono importantissimi! Se hai acceso le luci come ti ho detto, piazza un bel libro sul comodino in camera, illuminato dalla lampada da lettura. Una copertina calda in lana colorata sul divano susciterà delle bellissime emozioni nei visitatori, così come una bella crostata fatta in casa in un contenitore in vetro (quelli hipster che vanno tanto di moda) in cucina. La noteranno subito e tu coglierai al volo l’occasione per fargliela assaggiare e dirgli qual è il segreto della tua ricetta. Se non la sai fare, comprala, o fattela fare dalla nonna! Esponi i tuoi oggetti più belli, ma non esagerare. Come nel design del tuo sito, non dovrai sovraccaricare la tua casa di stimoli, ma decorarla con oggetti dall’elevato valore simbolico ed evocativo.
Colori: prendi esempio dalla cerimonia del tè giapponese. Un maestro zen, centinaia di anni fa, ha dato vita a una grande cerimonia rituale per bere il tè Sono nate tre scuole, ancora attive, di cui una ha sedi in tutto il mondo. Come puoi ben immaginare, non insegnano solo a bere il tè. Non sono così matti. Insegnano tutto il contesto che va preparato per creare la perfetta armonia durante la cerimonia. Insegnano ad esempio a preparare la stanza seguendo i desideri intimi delle persone: in inverno bisogna decorarla con colori caldi e simboli estivi, perché fuori c’è la neve e le persone hanno il bisogno di calore. In estate, invece, i colori migliori sono quelli freddi, freschi, che facciano sentire la cerimonia del tè come un momento per rinfrescarsi e ripararsi dall’afa.
Scommetto che incominci a notare i vari dettagli che ti ho appena esposto in ogni casa che hai visitato oppure quando sei andato da Ikea.
Come intercettare e guidare i sogni delle persone
Non è semplice, lo ammetto, ma bisogna provarci.
Se usi tutte le strategie precedenti, approfitta dei segnali che i clienti si lasciano scappare quando sentono un profumo, quando vedono un oggetto o quando assaggiano la fetta di torta. Ad esempio. “Oh, ma che bella quella bambina nella foto!” – questi amano i bambini, li hanno o li vogliono. Quindi concentrati sulle caratteristiche migliori della tua casa per i bimbi, come le stanze per giocare, il quartiere con le scuole, il giardino, bla, bla, bla… Se fai una lista dei pro e dei contro della tua casa, scritta su carta per davvero, ti sarà più facile essere sempre pronto a sfoderare l’una o l’altra caratteristica.
Parla e interagisci: non dire subito tutto di te, ma fornisci qualche dettaglio indicativo e generale. Sfrutta le risposte dei tuoi visitatori per capire cosa vogliono.
Già al telefono o via mail, chiedi qualche informazione generale, cerca di conversare abbastanza per capire che persone sono e che intenzioni hanno.
In prima persona
Sarai tu – e nessun altro – a fare la visita, in prima persona. Sì, tu, non un agente immobiliare. Non ti sarà facile vedere la tua stessa casa come un oggetto di vendita, ma dovrai farlo. Il tuo investimento emozionale sulla casa è un’arma a doppio taglio. Ti potrebbe indurre in errori drammatici, ma puoi anche utilizzarlo a tuo favore.
Come? Beh, sei il detentore del sapere totale su quella casa. Forse sei meno preparato di un agente immobiliare nel lato della vendita e nelle questioni burocratiche, ma sai tutto delle emozioni che quella casa ti può dare.
Per te, magari dopo anni, possono essere scontate. Sforzati e cerca di vederle chiaramente per poterle offrire al tuo acquirente e vendere casa!
Dovrai programmare un vero e proprio tour della casa. Non improvvisare, ma butta giù su carta, come se fosse un copione, tutte le caratteristiche centrali della tua casa da far vedere al cliente. Digliele tutte, soffermandoti per più tempo sui punti di forza e tornandoci su un paio di volte.
Se il visitatore è diffidente, comincia la visita dalla cucina, offrigli qualcosa e si scioglierà. Come l’Espresso Strategy di cui parlo nel mio libro Aida.
Sarai tu a gestire la visita e tutto quello che avverrà prima e dopo. Solo così potrai conoscere bene i visitatori per poter guidare la loro percezione e trasformarli in acquirenti!
Vuota o arredata?
Senz’ombra di dubbio la casa dovrà essere arredata. Non solo, dovrà essere preparata al meglio, seguendo i consigli che ti ho dato. Bando alle scelte Kitsch: investi un po’ di danaro per sostituire vecchie poltrone, lavelli malridotti o tappeti logori. Una spesa di 1.000 Euro in tutto potrebbe fruttarti 30.000 Euro come a me! Tra poco ti svelo tutti i dettagli della mia compravendita…
Fotografala
La prima impressione conta? Bene, allora investi un po’ di soldi per un servizio fotografico professionale. Foto fatte bene, con la giusta luce e con i giusti dettagli fanno la differenza. Quando guardi le foto degli hotel, rimani sempre sorpreso nel vedere un letto ben fatto, con le coperte già pronte ad accoglierti e un vassoietto con due calici di champagne e delle fragole?
I dettagli, più sono evocativi, più funzionano per la vendita della casa. In cucina il tavolo potrebbe essere preparato per una bella colazione, con spremuta, biscotti, cornetti, cappuccini e frutta fresca. In camera da letto una camicia da notte in seta da donna potrebbe far colpo, così come un bell’accappatoio in bagno, vicino a una vasca piena d’acqua con petali di rosa e candele.
Lettera di presentazione: La parte chiave degli investimenti immobiliari
Qui ti voglio. Questo è uno dei punti fondamentali. Prepara una lettera personalizzata da consegnare ad ogni visitatore. È quello che ho fatto io stesso e questa tecnica si è dimostrata particolarmente vantaggiosa: in sole 2 settimane ho venduto la mia casa (in un periodo di crisi nera) e son riuscito a mantenere il prezzo più alto di 30.000 Euro rispetto al mio vicino, che aveva un immobile identico al mio e con un bagno in più!
Qual era la differenza tra la mia casa e quella del mio vicino? Formalmente nessuna, anzi, lui aveva uno stanzino in più. Quei 30.000 Euro me li sono guadagnati mettendo in pratica tutte le tecniche che ti ho descritto fin qui. Tutte, compresa quella della lettera di presentazione.
In cosa consiste? Devi introdurre il tuo visitatore nel tuo mondo, in quel contesto in cui lui potrà adagiare tutti i sogni e le aspettative sulla sua dimora. Devi prenderlo per la manina e accompagnarlo gradualmente e con molta delicatezza fino a casa tua.
Spiegagli quindi:
Dove si trova la tua casa: com’è la zona, quanto è buono il vicinato, quanti negozi ci sono, dove sono le scuole per i bambini e quali sono i mezzi di trasporto. In quanto tempo si raggiungono le principali destinazioni e qual è la situazione delle vendite in quella zona.
Fai il punto sulla tranquillità della zona, sulla sicurezza e sulla facilità di parcheggio. Sottolinea i momenti in cui c’è meno traffico e segnala gli eventi e le iniziative che riguardano il tuo quartiere. Parla della vicinanza con ospedali, università, musei o edifici pubblici, parchi, località turistiche, naturali o centri sportivi.
Sottolinea i punti di pregio della posizione per ogni categoria di persona: quelli per chi lavora ed è pendolare, per chi ha figli, per i momenti di relax o shopping, per il tempo libero e lo sport, per i giovani e gli adolescenti, per gli anziani, ecc…
Descrivi la casa, prima in generale e sottolineando alcuni aspetti tecnici di rilievo, ma non tutti e senza essere tedioso. Menziona i pannelli solari, l’isolamento o gli impianti nuovi.
Parla delle caratteristiche al top della casa, mettendoti in prima persona. “Un ambiente sempre caldo nelle fredde giornate invernali, grazie all’isolamento ecologico e al caminetto, davanti al quale io e mia moglie abbiamo passato moltissime piacevoli serate in compagnia di amici.”
Parla dei “plus” che lasci nella casa, come una cantinetta per vini, gli elettrodomestici, la tv figa da 55 pollici, il tappeto orientale e il servizio di piatti di design.
Descrivi le emozioni e sii esplicito nel menzionarle quando parli della tua casa.
Comincia la lettera in maniera formale, ma cordiale, esprimendo quando ci tieni alla casa dove hai vissuto momenti speciali e che devi lasciare a malincuore per le tue scelte di vita, che siano il lavoro, fare altri 9 figli, diventare una cavia umana o così via.
Termina la lettera con un riassunto dei punti più importanti per cui dovrebbero comprare la tua casa e ricorda che, senza voler essere invadente, vorresti ricevere notizie dai tuoi acquirenti entro una settimana dalla visita, vista l’alta richiesta del tuo immobile. Rinnova la tua disponibilità e auguragli di trovare la casa dei loro sogni, sperando che sia la tua.
Guarda il video dove spiego come creare una lettera di presentazione per la tua casa, le varie parti di cui è composta e quali tecniche psicologiche di vendita usare per fare leva sulla mente del compratore.
Come comprare casa: le regole d’oro per fare un ottimo investimento immobiliare
Comprare casa è davvero un investimento importante e può rivelarsi l’affare della tua vita. Se riesci a entrare nell’ottica di chi vuole vendere casa, come ho cercato di spiegarti finora, allora ti sarà più facile fare la scelta giusta nel momento di comprare.
Ecco le strategie migliori per comprare casa:
Compra solo da chi è davvero motivato a vendere. Non perdere tempo dietro agli indecisi, avrai solo noie!
Compra solo da chi vuole vendere presto. Il mercato vacilla e cambia da un giorno all’altro. Tu devi poter comprare nel giro di un mese al massimo dalla tua decisione. Se cominci ad attendere, aspetterai in eterno!
Compra solo da chi è disposto a trattare. È arrivato finalmente il momento di spiegarti qual è il prezzo giusto per una casa. Ecco la risposta alla domanda iniziale: “Secondo te come si può valutare il prezzo di un immobile da mettere in vendita per ottenere un valore affidabile?”Gli annunci online mostrano il prezzo che i venditori espongono, ma quello non è un dato reale per il mercato. Non vale niente. Gli unici dati affidabili sono i dati di vendita. A quanto è stato venduto l’appartamento gemello al tuo? Se provi a verificare, noterai che nel 99% dei casi i prezzi di vendita sono diversi da quelli mostrati negli annunci. E sono sempre, ma sempre, più bassi. Nemmeno i geometri o gli architetti possono darti una valutazione realistica del tuo immobile. Loro non hanno a che fare col mercato. Rivolgiti a un’agenzia (questa è la risposta esatta), che fa delle compravendite il suo pane quotidiano.Le agenzie si basano anche sui borsini immobiliari, che raccolgono i dati reali delle vendite in determinate zone. Chi non vuole trattare non ha intenzione di vendere, punto.
Compra solo se il venditore è disposto a trattare il prezzo del 20 o 30%. Si stima che i prezzi all’origine (come negli annunci) siano gonfiati più o meno in percentuali simili rispetto ai prezzi finali di vendita. Chiedi ad un agente immobiliare, te lo confermerà.
Non fissarti: non innamorarti di un immobile, potresti fare un pessimo affare. Spesso è così. Guarda prima quali sono i margini e considera l’acquisto solo se il venditore rispecchia tutti i requisiti già accennati.
Cerca di capire cosa vuoi: anche in questo caso, stila una lista di tutte le caratteristiche che desideri di più e compra solo quell’immobile che le soddisfa tutte.
In bocca al lupo!
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sharonkesler · 6 years
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Investimenti Immobiliari: Psicologia e marketing per comprare e vendere casa
(Come ho venduto casa in 2 settimane a 30.000 Euro in più della media e come ho comprato casa al 30% in meno del suo valore)
Qualche mese fa ero nel bel mezzo di una crisi totale: dovevo vendere casa e comprarne un’altra. Dopo anni di business di ogni tipo, anche investimenti immobiliari mi son trovato di fronte a un problema enorme, quello di vendere la propria casa e di sceglierne un’altra in cui abitare. E dove sarebbe il problema? Te lo dirò subito, in questa che sarà una mega guida completa di psicomarketing per gli investimenti immobiliari.
Cominciamo col rispondere subito alla domanda principale: quali sono i problemi di comprare e vendere casa? Eccoli:
Comprare casa: I problemi più comuni
Oddio, quando è meglio comprare? In che stagione? Non è che se aspetto il mercato scende e faccio un affare migliore?
Dove la compro la casa, in che zona?
È meglio spendere di più per una casa già a posto o di meno per una casa da mettere a posto?
La voglio già arredata o no?
Quanti soldi posso spendere rispetto al mio budget totale?
Compro da privato o da agenzia?
Come faccio a sapere se funziona tutto nella casa che voglio comprare?
Come saranno i miei vicini e come mi troverò in quel quartiere?
Riuscirò a trovare un buon affare?
Vendere casa: i problemi più comuni
Vendo tramite agenzia o faccio da solo?
Come seleziono gli acquirenti e come capisco se vogliono davvero comprare o vogliono solo farmi perdere tempo?
Come faccio vedere la casa e quando?
Devo sistemare la casa o lasciarla così? Devo lasciarla vuota o arredata?
A quanto la metto sul mercato? Sparo un prezzo altissimo o mi tengo un po’ più basso degli annunci simili?
Come faccio a spiegare tutti i punti di forza della mia casa? E come faccio a passare in secondo piano i punti deboli?
Queste sono solo alcune delle domande che ti potrebbero passare per la testolina quando decidi di vendere o comprare casa, che sia per motivi personali o per un investimento immobiliare. La compravendita di un immobile è un affare serio: si tratta di un bene, che come dice il nome stesso, non è mobile, ma fermo, teutonico, con due “palle così”.
Una casa, un appartamento, un ufficio o un negozio, sono tutti investimenti immobiliari stabili e duraturi, per i quali si spendono cifre molto importanti e che in molti casi possono far finire le persone sul lastrico… oppure farle arricchire notevolmente.
Il mercato immobiliare è un mercato molto particolare. I valori delle case dipendono da moltissimi motivi e possono essere volatili come pochi. Dopo l’ultima crisi economica americana, che ha infettato tutti i mercati del mondo, abbiamo assistito a fenomeni al limite dell’assurdo. Ricordo che da un giorno all’altro alcune banche avevano messo in vendita case nuove di zecca in Florida per soli 14.000 dollari. Le stesse che, fino al giorno prima potevano valere anche 10 volte di più.
O, al contrario, il 2012 per il mercato immobiliare di Londra è stato come una mazza ferrata dritta nel bel mezzo degli occhi. Affitti, già cari, saliti alle stelle e ruderi in zone periferiche venduti a un paio di milioni di Sterline grazie alle Olimpiadi. Alla faccia! Alle volte gli andamenti del mercato sono prevedibili, come nel caso di Londra, ma altre no.
La recente crisi dei migranti ha scombussolato per vie indirette anche il mercato immobiliare di alcune zone di confine della cara vecchia Europa. È questo il caso di alcune isole greche, come ad esempio Lesbo, porto di arrivo di svariate migliaia di migranti negli ultimi due o tre anni.
Cos’è successo da quelle parti? In una cittadina come Mytilene, dove l’offerta di immobili era molto alta a causa della diminuzione della popolazione e delle nuove costruzioni, gli affitti sono più che raddoppiati, mentre i prezzi medi per la compravendita sono calati drasticamente. Perché mai?
Il flusso dei migranti che passavano per l’isola ha creato un boom di domanda di affitti a breve o medio termine: di colpo migliaia di giornalisti, volontari, poliziotti e altri professionisti europei hanno deciso di trasferirsi nella cittadina. Si tratta quasi sempre di persone benestanti, abituate alle comodità e agli spazi delle grandi città del Nord.
Sull’isola ci sarebbero migliaia di vecchi appartamentini minuscoli e scomodi in casette bellissime, ma molto vecchie, con infissi obsoleti, senza gas e con arredamenti demodé. Nessuno di questi è stato messo in affitto, ma il mercato immobiliare ha approfittato della situazione di necessità per spingere la gente ad affittare solo gli appartamenti migliori, che non sono moltissimi. Questo ha fatto alzare gli affitti alle stelle e, sulla scia di questo fenomeno, anche gli hotel e gli “Airbnb” si sono adeguati, proponendo camere a prezzi assurdi in queste zone.
D’altra parte, le compravendite sono calate ulteriormente, vuoi perché il crollo del turismo causato dagli sbarchi dei migranti ha scoraggiato molti stranieri, vuoi perché i rapporti con la vicina Turchia sono sempre più difficili.
Questo per dire cosa? Che il mercato è “immobile qual piuma al vento?” Che il segreto per un buon investimento immobiliare è racchiuso in una sfera di cristallo o nei tarocchi di qualche zingara?
No, no e no! Questo era solo un esempio per farti capire quanto conti la psicologia nella vendita immobiliare. Se nel marketing in generale la psicologia è fondamentale, negli investimenti immobiliari lo è ancora di più. E adesso ti spiego perché.
Ma prima voglio che rispondi a una mia domanda: secondo te, come si può valutare il prezzo di un immobile da mettere in vendita per ottenere un valore affidabile?
Confrontando i prezzi degli annunci immobiliari simili su internet;
Chiedendo una valutazione a un’agenzia immobiliare;
Chiedendo una valutazione a un geometra, architetto o costruttore;
Vorrei risponderti, ma prima giurami che non hai risposto 1)!
Perché?
Il ragionamento più diffuso tra i privati che mettono in vendita un immobile, al momento di decidere il prezzo è questo: “beh, guardo a quanto lo mettono gli altri”, poi cercano di fare un aggiustamento e a seconda delle personalità vien fuori che:
Il tipo burbero e sicuro di sé dice: “Pota, io la mia casa la vendo a 50 mila in più, ne, che la mia è”
Quello dimesso e timido pensa: “Se gli altri la mettono a 10, allora è meglio che io la metta a 7, così ho più possibilità di venderla”
Nessuno dei due, con tutta probabilità, venderà la sua casa al prezzo desiderato e comunque non entro tempi brevi. Confrontare gli annunci su Subito.it o su un altro sito non serve a molto. Alla fine dell’articolo ti darò la risposta giusta e tutte le spiegazioni del caso. Ma adesso andiamo al succo del discorso.
Sotto al titolo di questo articolo hai letto bene: “Come ho venduto casa in 2 settimane a 30.000 Euro in più della media e come ho comprato casa al 30% in meno del suo valore”. Non è solo una frase per attirare la tua attenzione, ma la pura verità e ti spiegherò come fare lo stesso in dettaglio. Cominciamo dalla vendita.
Come vendere casa da privato e non: Tutte le strategie avanzate
È tutta una questione di psicologia. Non si scappa. È proprio per questo che mi son trovato in crisi nel vendere casa mia. Non stavo vendendo un oggetto a caso, ma il luogo dove ho vissuto per anni, il mio nido d’amore, il mio rifugio e il luogo di mille avventure (la puoi vedere anche in alcuni miei video su YouTube). È tutta psicologia!
Per vendere casa non devi far altro che far sentire l’acquirente a casa propria. Che vuol dire? Sì, sì, proprio così: devi fare in modo che il futuro compratore si senta a casa propria. E come si fa, se la casa non è sua?
Devi alterare la sua percezione. È tutta una questione di percezione, sì, ma non pensare a cose come “gli metto una goccia di LSD nel caffè”. Potrebbe vedere un drago al posto della tua tazza del cesso e scappare a gambe levate piantandoti in asso.
Se ben ricordi, all’inizio dell’articolo ti ho elencato i problemi più comuni di quando ci si ritrova a comprare o vendere casa. Bene, entriamo nel dettaglio dei problemi che riguardano la percezione del tuo probabile acquirente.
Quando una persona vuole comprare casa, nella maggior parte dei casi non è un esperto, non è un investitore di professione, non è un agente immobiliare. Si tratta quasi sempre di persone comuni che si affacciano a questo mondo, quello dell’investimento immobiliare, per la prima volta, e forse per l’unica in tutta la loro vita.
Cosa conta nella percezione del futuro acquirente?
Paura. Sì, gli acquirenti sono felici e sorridenti alle volte, molto disponibili, ma se sono davvero decisi a comprare casa, se la fanno sotto. Chi più, chi meno. Stanno per fare uno dei più grandi acquisti della loro vita, stanno per spendere cifre astronomiche e probabilmente stanno per sobbarcarsi un mutuo per 20 o 30 anni per la scelta che stanno per fare. Hanno paura, hanno il terrore di fare la scelta sbagliata. Alcuni possono anche reagire d’impulso e comprare a caso, ma sono pochi e sono la manna dal cielo per ogni agente immobiliare.
Diffidenza. Deriva direttamente dalla paura e ha a che fare con la naturale diffidenza del compratore e dell’essere umano in generale di fronte alle scelte. Siamo tutti diffidenti – e facciamo bene! Perché il nostro cervello, di fronte alle scelte importanti, non ragiona con perfetto rigore logico, ma si affida moltissimo alle emozioni. Così, un venditore particolarmente abile, o una venditrice particolarmente scollata, potrebbero farci fare delle grandi “cappelle”!
Chi vuole comprare casa non sta comprando quattro mura e un tetto, ma la sua dimora, il posto dove farà le puzzette in pace, senza che nessuno lo giudichi, il posto dove si ubriacherà con gli amici e si farà le più grandi sco… rribande degli anni futuri. Comprare casa per una persona significa comprare il contesto della sua vita futura. (tatuati questa frase sul petto!)Il compratore non cerca uno spazio, un locale da riempire di oggetti, ma, dal momento in cui decide di comprare, si porta dietro già un enorme bagaglio di aspettative, sogni, desideri e scenari che fanno parte di ciò che vuole per il suo avvenire. Ecco, la casa che cerca dovrà contenere tutte quelle cose.
L’acquirente vede già nel futuro, indossa una specie di occhiali per la realtà aumentata che gli permettono di vedere come sarà la sua vita in una determinata casa. Questo è Ma non pensare che l’immaginazione di chi vuole comprare casa sia sterminata. Tutt’altro! Il principale difetto del compratore è quello di non essere affatto in grado di “visualizzare”. Si tratta di un’abilità che hanno davvero in pochi, ma bisogna allenarla assolutamente per poter vivere meglio. E tu dovrai aiutare l’acquirente a migliorare la sua.
Allora, come si può far fronte a questi “deficit” di chi è sul punto di comprare casa? Se vuoi vendere la tua casa devi per forza tenere in considerazione tutti questi aspetti. Sarai proprio tu a guidare il compratore nella sua scelta. È quello che fanno gli agenti immobiliari: devono essere abili a intercettare i sogni e le aspettative dei loro clienti per poterle indirizzare. Dovrai essere un po’ come Spongebob:
Non basterà essere un bravo cacciatore di sogni, dovrai anche saperli inserire al meglio nel contesto che vuoi vendere al compratore: la tua casa. E come si fa? Beh, ci sono alcune tecniche importanti da seguire:
Prepara il contesto prima di vendere il tuo immobile
La casa dovrà essere preparata per accogliere i possibili compratori, sì. Non dimenticare che non verranno mai da soli, ma si porteranno dietro tutte le aspettative e i sogni, anche quelli che non sanno ancora di avere. Prima di tutto prepara la casa in modo da poter accogliere le persone che vogliono comprare casa, quindi:
Puliscili quei vetri! Le manacce di tuo figlio o le mosche morte non fanno una bella impressione. La prima impressione è quella che conta, ricordalo sempre! Leggi questo mio articolo interessante che ne parla e tieni in considerazione l’importanza estrema di alcuni dettagli di igiene.Te li elenco. Vetri puliti, pavimento e superfici pulite. L’igiene deve essere curato, devi dare l’impressione che in quella casa ci potrebbero abitare subito i tuoi acquirenti.
Arieggia e profuma. L’odore di stantio, di chiuso, o peggio ancora quello di fumo, di animali o di sporco, allontanano le persone. Non possiamo dirlo con certezza, ma molto probabilmente una buona fetta di vendite va in fumo a causa della puzza che regna in alcune case.Prima di una visita, assicurati di far circolare l’aria e spendi 25 Euro per un profumatore delicato e raffinato. No, non basta l’AirWick che di solito metti accanto alla spazzatura. L’esperienza olfattiva deve essere di alto livello.
Luce: cerca di fare le visite nelle ore più luminose della giornata. Ma cerca anche di preparare la casa in modo da avere tutta la luce naturale disponibile in ogni stanza. Se ciò non fosse possibile, investi in delle buone lampadine per illuminare artificialmente gli ambienti.
Orari: quando devi fare le visite? Beh, non di certo quando sai che c’è il picco di traffico, quando è matematico che il vicino usi il trapano o quando i bambini del piano di sopra tornano dall’asilo urlando come degli indemoniati. Studia il momento migliore e proponi ad ogni cliente due fasce orarie in due giornate diverse. È una strategia che funziona sempre. Proporre una sola data e un solo orario potrebbe suonare come un’imposizione rigida, oppure potrebbe spingere il cliente a fissare un orario che per te non è ottimale.“Le va bene giovedì mattina alle 10.30? Altrimenti possiamo fare sabato pomeriggio alle 15.” Non fissare orari astrusi come le 6 del mattino o le 9 di sera.
Ostacoli: se vuoi scoraggiare il tuo compratore, lascia pure in giro i giocattoli dei tuoi bambini, le tue riviste porno, le lettiere costellate di wurstel neri dei tuoi gatti e qualche paio di scarpe puzzolenti. Tempo fa, visitando una casa, son capitato dentro l’antro delle perversioni di un ingegnere single che metteva ad asciugare in casa una sfilza di canottiere gialle di sudore. Mi disse: “vado spesso a correre, ma per risparmiare lavo le canottiere ogni 5 o 6 volte.”. Volevo morire: immagina l’odore che c’era in quella stanza. Questo è un ostacolo. Eliminali tutti, prepara la tua casa come se dovesse farti visita la Regina Elisabetta. Anzi, facciamo pure Belen Rodriguez, così sei più motivato.
Ok, dopo aver preparato la casa per le persone reali, dovrai prepararla per le loro aspettative e per i loro sogni.
Ecco come si fa:
Profumo: ti ho detto di comprare un profumatore d’ambienti da 25 Euro e non uno da 1 Euro e 50. Perché? Beh, i profumi sono in grado di sollecitare ricordi ed emozioni come pochissimi altri stimoli al mondo. Sono la retina di Spongebob con i quali puoi cogliere i sogni dei tuoi compratori. Scegli delle note semplici, non troppo complesse. Ti consiglio di usare un po’ di aromaterapia e puntare sull’olio essenziale di lavanda nelle camere, per stimolare la sensazione di calma e riposo. Gli agrumi vanno benissimo in soggiorno, mettono allegria e vitalità. In cucina punta tutto sul cibo. Non ti sto dicendo di preparare una parmigiana e di piazzarla sul tavolo, anche se non sarebbe male come idea… ma ad alcuni potrebbe non piacere. Prova invece con i semplici profumi delle spezie e delle erbe aromatiche. Una bella e sana piantina di basilico, una di rosmarino e dei mazzetti di origano potrebbero andare bene. Vicino a una bella terrina piena di frutta fresca puoi piazzare una decina di bastoncini di cannella.
Luce: quella naturale è la migliore in assoluto, ma se non fosse disponibile, spendi qualche Euro in più per delle lampadine efficienti e dalla luce calda. Tieni acceso un piccolo abat jour vicino al divano, per evocare nei compratori l’immagine di loro che si rilassano a leggere alla sera. Fai lo stesso sui comodini in camera da letto.
Oggetti: sono importantissimi! Se hai acceso le luci come ti ho detto, piazza un bel libro sul comodino in camera, illuminato dalla lampada da lettura. Una copertina calda in lana colorata sul divano susciterà delle bellissime emozioni nei visitatori, così come una bella crostata fatta in casa in un contenitore in vetro (quelli hipster che vanno tanto di moda) in cucina. La noteranno subito e tu coglierai al volo l’occasione per fargliela assaggiare e dirgli qual è il segreto della tua ricetta. Se non la sai fare, comprala, o fattela fare dalla nonna! Esponi i tuoi oggetti più belli, ma non esagerare. Come nel design del tuo sito, non dovrai sovraccaricare la tua casa di stimoli, ma decorarla con oggetti dall’elevato valore simbolico ed evocativo.
Colori: prendi esempio dalla cerimonia del tè giapponese. Un maestro zen, centinaia di anni fa, ha dato vita a una grande cerimonia rituale per bere il tè Sono nate tre scuole, ancora attive, di cui una ha sedi in tutto il mondo. Come puoi ben immaginare, non insegnano solo a bere il tè. Non sono così matti. Insegnano tutto il contesto che va preparato per creare la perfetta armonia durante la cerimonia. Insegnano ad esempio a preparare la stanza seguendo i desideri intimi delle persone: in inverno bisogna decorarla con colori caldi e simboli estivi, perché fuori c’è la neve e le persone hanno il bisogno di calore. In estate, invece, i colori migliori sono quelli freddi, freschi, che facciano sentire la cerimonia del tè come un momento per rinfrescarsi e ripararsi dall’afa.
Scommetto che incominci a notare i vari dettagli che ti ho appena esposto in ogni casa che hai visitato oppure quando sei andato da Ikea.
Come intercettare e guidare i sogni delle persone
Non è semplice, lo ammetto, ma bisogna provarci.
Se usi tutte le strategie precedenti, approfitta dei segnali che i clienti si lasciano scappare quando sentono un profumo, quando vedono un oggetto o quando assaggiano la fetta di torta. Ad esempio. “Oh, ma che bella quella bambina nella foto!” – questi amano i bambini, li hanno o li vogliono. Quindi concentrati sulle caratteristiche migliori della tua casa per i bimbi, come le stanze per giocare, il quartiere con le scuole, il giardino, bla, bla, bla… Se fai una lista dei pro e dei contro della tua casa, scritta su carta per davvero, ti sarà più facile essere sempre pronto a sfoderare l’una o l’altra caratteristica.
Parla e interagisci: non dire subito tutto di te, ma fornisci qualche dettaglio indicativo e generale. Sfrutta le risposte dei tuoi visitatori per capire cosa vogliono.
Già al telefono o via mail, chiedi qualche informazione generale, cerca di conversare abbastanza per capire che persone sono e che intenzioni hanno.
In prima persona
Sarai tu – e nessun altro – a fare la visita, in prima persona. Sì, tu, non un agente immobiliare. Non ti sarà facile vedere la tua stessa casa come un oggetto di vendita, ma dovrai farlo. Il tuo investimento emozionale sulla casa è un’arma a doppio taglio. Ti potrebbe indurre in errori drammatici, ma puoi anche utilizzarlo a tuo favore.
Come? Beh, sei il detentore del sapere totale su quella casa. Forse sei meno preparato di un agente immobiliare nel lato della vendita e nelle questioni burocratiche, ma sai tutto delle emozioni che quella casa ti può dare.
Per te, magari dopo anni, possono essere scontate. Sforzati e cerca di vederle chiaramente per poterle offrire al tuo acquirente e vendere casa!
Dovrai programmare un vero e proprio tour della casa. Non improvvisare, ma butta giù su carta, come se fosse un copione, tutte le caratteristiche centrali della tua casa da far vedere al cliente. Digliele tutte, soffermandoti per più tempo sui punti di forza e tornandoci su un paio di volte.
Se il visitatore è diffidente, comincia la visita dalla cucina, offrigli qualcosa e si scioglierà. Come l’Espresso Strategy di cui parlo nel mio libro Aida.
Sarai tu a gestire la visita e tutto quello che avverrà prima e dopo. Solo così potrai conoscere bene i visitatori per poter guidare la loro percezione e trasformarli in acquirenti!
Vuota o arredata?
Senz’ombra di dubbio la casa dovrà essere arredata. Non solo, dovrà essere preparata al meglio, seguendo i consigli che ti ho dato. Bando alle scelte Kitsch: investi un po’ di danaro per sostituire vecchie poltrone, lavelli malridotti o tappeti logori. Una spesa di 1.000 Euro in tutto potrebbe fruttarti 30.000 Euro come a me! Tra poco ti svelo tutti i dettagli della mia compravendita…
Fotografala
La prima impressione conta? Bene, allora investi un po’ di soldi per un servizio fotografico professionale. Foto fatte bene, con la giusta luce e con i giusti dettagli fanno la differenza. Quando guardi le foto degli hotel, rimani sempre sorpreso nel vedere un letto ben fatto, con le coperte già pronte ad accoglierti e un vassoietto con due calici di champagne e delle fragole?
I dettagli, più sono evocativi, più funzionano per la vendita della casa. In cucina il tavolo potrebbe essere preparato per una bella colazione, con spremuta, biscotti, cornetti, cappuccini e frutta fresca. In camera da letto una camicia da notte in seta da donna potrebbe far colpo, così come un bell’accappatoio in bagno, vicino a una vasca piena d’acqua con petali di rosa e candele.
Lettera di presentazione: La parte chiave degli investimenti immobiliari
Qui ti voglio. Questo è uno dei punti fondamentali. Prepara una lettera personalizzata da consegnare ad ogni visitatore. È quello che ho fatto io stesso e questa tecnica si è dimostrata particolarmente vantaggiosa: in sole 2 settimane ho venduto la mia casa (in un periodo di crisi nera) e son riuscito a mantenere il prezzo più alto di 30.000 Euro rispetto al mio vicino, che aveva un immobile identico al mio e con un bagno in più!
Qual era la differenza tra la mia casa e quella del mio vicino? Formalmente nessuna, anzi, lui aveva uno stanzino in più. Quei 30.000 Euro me li sono guadagnati mettendo in pratica tutte le tecniche che ti ho descritto fin qui. Tutte, compresa quella della lettera di presentazione.
In cosa consiste? Devi introdurre il tuo visitatore nel tuo mondo, in quel contesto in cui lui potrà adagiare tutti i sogni e le aspettative sulla sua dimora. Devi prenderlo per la manina e accompagnarlo gradualmente e con molta delicatezza fino a casa tua.
Spiegagli quindi:
Dove si trova la tua casa: com’è la zona, quanto è buono il vicinato, quanti negozi ci sono, dove sono le scuole per i bambini e quali sono i mezzi di trasporto. In quanto tempo si raggiungono le principali destinazioni e qual è la situazione delle vendite in quella zona.
Fai il punto sulla tranquillità della zona, sulla sicurezza e sulla facilità di parcheggio. Sottolinea i momenti in cui c’è meno traffico e segnala gli eventi e le iniziative che riguardano il tuo quartiere. Parla della vicinanza con ospedali, università, musei o edifici pubblici, parchi, località turistiche, naturali o centri sportivi.
Sottolinea i punti di pregio della posizione per ogni categoria di persona: quelli per chi lavora ed è pendolare, per chi ha figli, per i momenti di relax o shopping, per il tempo libero e lo sport, per i giovani e gli adolescenti, per gli anziani, ecc…
Descrivi la casa, prima in generale e sottolineando alcuni aspetti tecnici di rilievo, ma non tutti e senza essere tedioso. Menziona i pannelli solari, l’isolamento o gli impianti nuovi.
Parla delle caratteristiche al top della casa, mettendoti in prima persona. “Un ambiente sempre caldo nelle fredde giornate invernali, grazie all’isolamento ecologico e al caminetto, davanti al quale io e mia moglie abbiamo passato moltissime piacevoli serate in compagnia di amici.”
Parla dei “plus” che lasci nella casa, come una cantinetta per vini, gli elettrodomestici, la tv figa da 55 pollici, il tappeto orientale e il servizio di piatti di design.
Descrivi le emozioni e sii esplicito nel menzionarle quando parli della tua casa.
Comincia la lettera in maniera formale, ma cordiale, esprimendo quando ci tieni alla casa dove hai vissuto momenti speciali e che devi lasciare a malincuore per le tue scelte di vita, che siano il lavoro, fare altri 9 figli, diventare una cavia umana o così via.
Termina la lettera con un riassunto dei punti più importanti per cui dovrebbero comprare la tua casa e ricorda che, senza voler essere invadente, vorresti ricevere notizie dai tuoi acquirenti entro una settimana dalla visita, vista l’alta richiesta del tuo immobile. Rinnova la tua disponibilità e auguragli di trovare la casa dei loro sogni, sperando che sia la tua.
Guarda il video dove spiego come creare una lettera di presentazione per la tua casa, le varie parti di cui è composta e quali tecniche psicologiche di vendita usare per fare leva sulla mente del compratore.
Come comprare casa: le regole d’oro per fare un ottimo investimento immobiliare
Comprare casa è davvero un investimento importante e può rivelarsi l’affare della tua vita. Se riesci a entrare nell’ottica di chi vuole vendere casa, come ho cercato di spiegarti finora, allora ti sarà più facile fare la scelta giusta nel momento di comprare.
Ecco le strategie migliori per comprare casa:
Compra solo da chi è davvero motivato a vendere. Non perdere tempo dietro agli indecisi, avrai solo noie!
Compra solo da chi vuole vendere presto. Il mercato vacilla e cambia da un giorno all’altro. Tu devi poter comprare nel giro di un mese al massimo dalla tua decisione. Se cominci ad attendere, aspetterai in eterno!
Compra solo da chi è disposto a trattare. È arrivato finalmente il momento di spiegarti qual è il prezzo giusto per una casa. Ecco la risposta alla domanda iniziale: “Secondo te come si può valutare il prezzo di un immobile da mettere in vendita per ottenere un valore affidabile?”Gli annunci online mostrano il prezzo che i venditori espongono, ma quello non è un dato reale per il mercato. Non vale niente. Gli unici dati affidabili sono i dati di vendita. A quanto è stato venduto l’appartamento gemello al tuo? Se provi a verificare, noterai che nel 99% dei casi i prezzi di vendita sono diversi da quelli mostrati negli annunci. E sono sempre, ma sempre, più bassi. Nemmeno i geometri o gli architetti possono darti una valutazione realistica del tuo immobile. Loro non hanno a che fare col mercato. Rivolgiti a un’agenzia (questa è la risposta esatta), che fa delle compravendite il suo pane quotidiano.Le agenzie si basano anche sui borsini immobiliari, che raccolgono i dati reali delle vendite in determinate zone. Chi non vuole trattare non ha intenzione di vendere, punto.
Compra solo se il venditore è disposto a trattare il prezzo del 20 o 30%. Si stima che i prezzi all’origine (come negli annunci) siano gonfiati più o meno in percentuali simili rispetto ai prezzi finali di vendita. Chiedi ad un agente immobiliare, te lo confermerà.
Non fissarti: non innamorarti di un immobile, potresti fare un pessimo affare. Spesso è così. Guarda prima quali sono i margini e considera l’acquisto solo se il venditore rispecchia tutti i requisiti già accennati.
Cerca di capire cosa vuoi: anche in questo caso, stila una lista di tutte le caratteristiche che desideri di più e compra solo quell’immobile che le soddisfa tutte.
In bocca al lupo!
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purpleavenuecupcake · 3 years
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Lockdown alle tasse e rimborsi più pesanti per altri 80 miliardi di euro
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Per allentare la tensione sociale sempre più diffusa in molte categorie del lavoro autonomo, il Governo deve abbandonare  la politica dei micro aiuti attuata fino adesso, sostituendola con misure straordinarie in grado di mitigare gli effetti negativi che la crisi pandemica sta producendo. Vista l’urgenza, secondo l’Ufficio studi della CGIA è necessario, ad esempio, “applicare” per l’anno in corso il lockdown alle tasse erariali ed erogare rimborsi più pesanti rispetto a quelli distribuiti fino ad ora. Gli artigiani mestrini stimano in altri 80 miliardi di euro le risorse che il Governo dovrebbe mettere in campo entro la fine di luglio per salvare le attività economiche colpite dalla crisi pandemica. Salvo l’avvento di nuove varianti, grazie alle condizioni climatiche e alla campagna vaccinale, molto probabilmente in piena estate  dovremmo essere quasi definitivamente tornati alla “normalità”, ovvero alla situazione pre Covid. •             Il lockdown alle tasse costerebbe 28 miliardi Per evitare che i sostegni che verranno erogati nei prossimi mesi alle imprese siano utilizzati da quest’ultime per pagare imposte e contributi, è necessario “imporre” il lockdown alle tasse erariali, consentendo alle partite Iva e alle piccole imprese di risparmiare  quest’anno attorno 28 miliardi di euro. Un importo di dimensioni importanti che, ovviamente, potrebbe essere ridimensionato consentendo l’azzeramento del peso fiscale solo alle attività con ricavi al di sotto di una certa soglia o sulla base della perdita di fatturato. Questo mancato gettito di 28 miliardi è stato stimato ipotizzando di consentire a tutte le attività economiche con un fatturato 2019 al di sotto del milione di euro di non versare per l’anno in corso l’Irpef, l’Ires e l’Imu sui capannoni. Queste aziende, che ammontano a circa 4,9 milioni di unità (pari all’89 per cento circa del totale nazionale), dovrebbero comunque versare le tasse locali, in modo tale da non arrecare problemi di liquidità ai Sindaci e ai Presidenti di regione. Alleggeriti dal peso di un fisco spesso ingiusto, per un anno vivrebbero con meno ansia, meno  stress e più serenità. Non solo, ma con 28 miliardi risparmiati metteremo le basi per far ripartire l’economia del Paese. •             50 miliardi per rimborsi e la copertura dei costi fissi Il Premier Draghi l’ha dichiarato nelle settimane scorse: "Questo è un anno in cui non si chiedono soldi, ma si danno". Un’affermazione condivisibile che l’Ufficio studi della CGIA invita ad attuare in tempi ragionevolmente brevi. Oltre all’azzeramento delle tasse, auspica che l’esecutivo metta sul tavolo almeno altri 50 miliardi di euro entro luglio che consentano di rimborsare in misura maggiore le perdite subite dalle aziende e  permettano di compensare anche una buona parte dei costi fissi sostenuti. Modalità, quest’ultima,  che la Francia e la Germania hanno applicato da alcuni mesi, avendo recepito le nuove disposizioni introdotte  dall’UE in materia di aiuti di stato alle imprese. Costi, quelli fissi (come gli affitti, le assicurazioni, le utenze, etc.) che, nonostante l’obbligo di chiusura e il conseguente azzeramento dei ricavi, le attività economiche continuano purtroppo a sostenere. •             Altri 80 miliardi che si sommano ai 65 già stanziati In questo anno di Covid i governi Conte e Draghi hanno messo a disposizione delle imprese italiane 64,7 miliardi di euro di aiuti diretti . Soldi che in buona parte devono essere ancora erogati. L’Ufficio studi della CGIA stima che fino a ora gli imprenditori italiani hanno beneficiato di 27 miliardi di euro, mentre le risorse ascrivibili alla legge di Bilancio 2021 e quelle riconducibili al “decreto Sostegni” espleteranno i propri effetti principalmente nel corso di quest’anno. Gli 80 miliardi aggiuntivi proposti in questa nota porterebbero l’ammontare dei sostegni diretti alle imprese a una cifra che sfiorerebbe i 145 miliardi di euro. Un importo che inciderebbe meno dell’8 per cento sulla spesa pubblica sostenuta dall’Italia nel biennio 2020-2021. •             Il 60 per cento delle piccole imprese è a rischio Dall’indagine Istat tenutasi verso la fine del 2020 , il 62 per cento delle imprese intervistate ha dichiarato che prevedeva una diminuzione dei ricavi anche nei primi 6 mesi del 2021. La crisi, comunque, ha colpito soprattutto le piccole imprese. Quasi il 60 per cento delle realtà imprenditoriali con meno di 50 addetti ha segnalato di essere a forte rischio: gli effetti di questa situazione sarebbero da ascrivere a problemi di liquidità (58,1 per cento) e alla caduta della domanda interna (34,1 per cento). Le difficoltà delle piccole imprese sono presenti in tutti i settori produttivi, ma risultano relativamente più diffuse nelle costruzioni, nel commercio, nella ristorazione, nell’attività di intrattenimento e nei servizi alla persona. La loro distribuzione sul territorio le vede concentrate in particolar modo in 11 regioni: sette sono collocate nel Sud, una nel Nord (provincia autonoma di Bolzano) e tre nel Centro Italia (Lazio, Umbria e Toscana). •             Più debito pubblico per salvare l’economia I dati richiamati più sopra non lasciano dubbi: se non aiutiamo i piccoli imprenditori, questi ultimi rischiano di chiudere definitivamente e con loro una buona parte dei dipendenti privati rischia di trovarsi per strada. Rammentiamo che nelle aziende con meno di 50 addetti lavora, al netto dei dipendenti pubblici e dei servizi finanziari,  quasi il 65 per cento circa degli italiani. Se vogliamo aiutare economicamente le imprese non abbiamo alternativa: siamo costretti a “inondarli” con risorse che conseguentemente faranno crescere il nostro debito pubblico a livelli impressionanti (nel 2020 è stato del 155 per cento del Pil).  Grazie soprattutto all’azione della BCE, l’attuale situazione è comunque molto diversa da quella vissuta durante  la crisi del 2011-2012, dove molti operatori e istituzioni internazionali misero in discussione la solvibilità del nostro Paese. Come abbiamo segnalato più sopra, attualmente il 65 per cento circa del nostro debito è in capo a banche/assicurazioni, famiglie e imprese italiane. Le famiglie, inoltre, tra risparmi finanziari e patrimonio immobiliare possono contare su quasi 10 mila miliardi di euro di risorse. Una cifra superiore a circa 4 volte il valore assoluto del nostro debito pubblico. Questi numeri ci confortano e ci dicono che se vogliamo mantenere in vita le piccole imprese dobbiamo allargare i cordoni della borsa. Scelta difficile da prendere ma obbligata. Nei prossimi decenni infatti il debito pubblico lo riporteremo a livelli accettabili solo tornando a crescere, solo se riusciremo a produrre Pil. Condizioni che si verificheranno se avremo ancora le piccole imprese in vita e in grado di produrre ricchezza ed occupazione. Read the full article
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