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#sentirsi diversi
atlantidekids · 1 year
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Else-Marie e i suoi sette piccoli papà
Else-Marie ha sette piccoli papà, alti quanto un vaso da fiori, coi loro cappelli e le loro valigette da ufficio, le loro abitudini, e bravi lettori di storie prima di andare a letto. Fin qui nulla di strano, non fosse che la mamma di Else-Marie è alta almeno un metro e settanta. Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni Sembra che quello di Else-Marie sia…
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kvara si rende conto che forse la rivalità che sente per davide non è esattamente platonica. enjoy!
Lui non era mai stato un tipo molto aperto, anzi, fin da piccolo era stato un ragazzo di poche parole, che faticava a fare amicizia con gli altri. Impacciato, taciturno, goffo.
Khvicha non aveva molti posti nel mondo da chiamare casa. Certo, c'era la sua terra natale, ma ormai la Georgia si trovava a migliaia di kilometri si distanza da lui. E quella grande e strana città nella quale ora viveva, dove tutti lo trattavano come un dio, dove inneggiavano il suo nome e dove avevano esposto foto, bandiere e murales con la sua faccia e quelle dei suoi compagni, non poteva certo essere considerata davvero casa, o perlomeno non ancora. Si sentiva più come un re nel suo palazzo dorato pieno delle sue chincaglierie: bello, anche divertente viverci, ma gli mancava quel calore, quella familiarità che solo un posto che veramente si considera casa potrebbe dare.
Ma il campo. Il campo da calcio era tutta un'altra storia.
Forse era lì, solo lì, che si sentiva veramente nel luogo dove poteva essere completamente libero. Senza paranoie, senza pensieri. Gli bastava avere un pallone tra i piedi e nient'altro per tornare a respirare con leggerezza. Per tornare a sentirsi di nuovo vivo.
E non c'era momento in cui si sentiva più vivo che durante i big match, quelli contro le altre grandi squadre, quelli che contavano davvero, quelli dove giocano i fuoriclasse che ti spingono a dare il meglio di te per non esserne da meno, che ti fanno sudare ogni centimetro conquistato, ogni pallone, l'adrenalina alle stelle.
Era da poco più di un anno al Napoli, eppure già si era scontrato con alcune delle più grandi squadre europee, contro diversi calciatori che gli avevano dato filo da torcere e che gli avevano regalato la soddisfazione di un vero duello.
Eppure.
Eppure c'era qualcosa di diverso con quel Calabria.
Dal primo momento in cui si erano ritrovati faccia a faccia, con lo sguardo intenso dell'altro completamente concentrato su di lui, Khvicha era stato investito da una scarica di adrenalina diversa dalle altre. Era come se Calabria fosse il suo doppio, anticipava quasi ogni sua mossa, gli era costantemente col fiato sul collo. Khvicha era suo, e non se lo sarebbe fatto scappare per nulla al mondo.
Anche questo primo scontro di stagione non era stato diverso. Khvicha avrebbe mentito se non avesse ammesso di aver aspettato con ansia proprio il momento in cui lui e Calabria si sarebbero di nuovo ritrovati sullo stesso campo.
Alla fine però, questa volta, nessuno dei due aveva davvero vinto. Un pareggio, forse evitabile, forse no, ma comunque un pareggio. La frustrazione gli bruciava dentro. Aveva deluso i loro tifosi, per giunta in casa, e se solo quella palla fosse entrata in porta all'ultimo momento, allora –
«Hey, great match!»
Khvicha si girò verso Calabria. Gli si stava avvicinando ancora col fiatone, ma con un sorriso compiaciuto sulle labbra. Inspiegabilmente, il suo primo, irrazionale pensiero fu che gli mancava vederlo coi suoi vecchi capelli ricci.
Scosse la testa. «Yeah, you've been very good, man» gli rispose, ricambiando il sorriso.
Questa volta Calabria rise di gusto. «You're pretty good yourself!» disse, per poi avvicinarglisi ancora di più, a braccia aperte. E per quanto solitamente lui non fosse il tipo da contatto fisico ravvicinato con persone che conosceva poco, aprì a sua volta le braccia e ricambiò l'abbraccio senza un attimo di esitazione. Poteva giurare di sentire Calabria sorridere mentre gli stringeva un braccio intorno alle spalle, la mano che si alzava ad accarezzargli la testa.
Una calda sensazione che proveniva da qualche parte nella sua pancia gli risalì fino al petto. Cercò di ignorarla, focalizzandosi solo sul calore dell'abbraccio dell'altro. Respirò a fondo l'odore di sudore dell'altro per calmarsi. Sudore, erba falciata, terreno umido: quelli erano gli odori del campo, odori di casa, che non mancavano mai di farlo stare meglio. Calabria sapeva di tutti questi messi insieme, e di un altro odore che non riusciva a classificare ma che doveva essere semplicemente lui. Era un buon odore, pensò.
Quando si separarono – e oddio, quanto tempo era passato? Gli era sembrata passata un'eternità, ma dovevano essere stati solo pochi secondi – Calabria gli stava ancora sorridendo, tutto denti. Khvicha notò che quando sorrideva gli si formavano delle rughe di espressione intorno agli occhi. Perché le trovava adorabili?
Dopo un attimo di quella che per un momento gli era sembrata esitazione – doveva essere un abbaglio, esitazione per cosa? – Calabria si allontanò, salutandolo con una mano. «To the next match!» urlò, prima di raggiungere i suoi compagni.
Khvicha restituì il saluto, anche se ormai non gli stava più prestando attenzione. Al prossimo match, di nuovo. Sarebbero passati mesi prima di riscontrarsi. Non era una novità.
E allora perché il cuore gli si era stretto in petto a sentire quelle parole?
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Khvicha non aveva idea del perché, ma quell'abbraccio era stato ripreso da praticamente tutti gli account sportivi italiani.
Cioè, era solo un abbraccio. Un sacco di avversari si salutano alla fine di una partita, no? Però tutti sembravano voler elevare quel momento a picco massimo della sportività tra due avversari, per qualche strana ragione. Forse era proprio perché la rivalità tra lui e Calabria era ormai nota, e quell'abbraccio a qualcuno poteva essere sembrato strano per quello. Sbuffò. Per certe persone era davvero difficile distinguere la rivalità sul campo dalla vita vera. Lui era esattamente l'opposto, e una rivalità così sentita non poteva portargli altro che avere maggior ammirazione del suo avversario, e quell'abbraccio non ne era stato che la naturale conseguenza. Semplice rispetto reciproco. Nulla di più.
Il fatto che si fosse andato a cercare e salvare tutte le angolazioni possibili in cui i giornalisti avevano scattato quel momento era un altro discorso. Era un bel ricordo da mantenere, ecco tutto.
Fu proprio mentra scollava il feed di Instagram che si accorse che Calabria aveva messo una nuova storia. Toccò l'icona rotonda colorata senza neanche pensarci su e si ritrovò davanti la foto di loro due che si abbracciavano, con la caption Respect.
Di nuovo quella sensazione di calore in fondo allo stomaco. E stava pure sorridendo come un deficiente.
Mise un cuore alla storia e gli mandò un messaggio.
Respect to you too, brother
It was a fun match
Chiuse Instagram e bloccò lo schermo del telefono. Aspettò la bellezza di dieci secondi netti prima di sbloccarlo di nuovo per controllare se ci fosse un messaggio di risposta. Ma che cazzo gli stava prendendo.
Stava per ribloccare il telefonino e andarlo a chiudere a chiave in un cassetto per non toccarlo mai più, quando il suono di una notifica echeggiò per la stanza. Erano due messaggi di Calabria.
Li aprì subito.
It's always fun to play against you! 😉
I wish we could do it more often... ☹
Oh. Quindi anche a Calabria mancava scontrarsi con lui. Sentì il cuore iniziare a battere più forte.
Me too
Si fermò un secondo, poi aggiunse un altro messaggio:
I really like how we fit together on the field
Ecco, l'aveva inviato. Oddio, sperava di non essere andato troppo oltre con quel commento. E se avesse frainteso? Se gli avesse dato fastidio? Se –
Oh you bet we fit well together 😉
Khvicha dovette ripetersi più volte che stavano parlando solo ed esclusivamente dei loro scontri sul campo di calcio. Nient'altro.
Uno scontro sul campo particolarmente allusivo.
Cazzo cazzo cazzo.
Il suono di una nuova notifica gli evitò un crollo mentale imminente riportandolo alla realtà.
How about we see each other for a rematch next time we both have a free day? I could come to Napoli or you could come to Milano
What do you think? 😁
Khvicha rilesse quelle parole.
Cosa ne pensava? Pensava che forse, forse, quello che provava per Calabria non era solo ammirazione da avversario e che forse aveva un principio di infatuamento...
(Ripensò ai suoi occhi azzurri, ai suoi capelli ricci, al suo sorriso che gli arrivava fino agli occhi: forse il forse era un eufemismo)
...e forse questo suo infatuamento era ricambiato.
I would like that very much, Cala
La risposta arrivò dopo qualche istante.
And please, call me Davide 😉
Khvicha sorrise. Forse poteva anche trovarsi a migliaia di kilometri da casa sua, ma chi lo diceva che non se ne poteva costruire una nuova dalle fondamenta?
Thank you, Davide
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i-am-deli · 4 months
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Heidegger chiamava “uneigentlich” (inautentica) la vita di coloro i quali rifiutavano di costruire sé stessi e di progettare la propria esistenza. Ciò genera infelicità: essere intrappolati nel presente e sentirsi incapaci di immaginarsi diversi. Heidegger ci mostra lo sconfinatezza delle nostre possibilità e il potere del nostro scegliere. Se ci sentiamo insoddisfatti, scegliamoci diversi! Costruiamoci.
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aurozmp · 4 months
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so cosa vuol dire sentirsi diversi
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sarahpch · 7 months
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Amore immaginato
Nella tranquilla via di un quartiere pittoresco, tra le foglie che iniziano a tingere d'arancione, abitava Anna, una donna matura di 48 anni. Aveva sempre vissuto da sola, senza famiglia o storie passate che potessero definire il suo presente. Anna era una donna di bellezza serena, una bellezza che non conosceva l'età e che rifioriva con il passare degli anni.
Un giorno, un giovane uomo si trasferì nell'appartamento di fronte a quello di Anna. Emanava un'energia giovane e vivace che faceva vibrare l'aria attorno a lui. Anna notò il suo arrivo e iniziò a immaginare la vita che poteva condurre, la sua intimità. Immaginò anche il suo nome, Luca. Luca rappresentava la freschezza dell'inizio, un futuro che lei non aveva mai vissuto.
Anna, con un misto di audacia e timidezza, iniziò a mostrarsi dalla finestra ogni sera. Danzava con grazia e sensualità, indossando abiti che esaltavano la sua femminilità senza però svelare troppo. Movimenti dolci e avvolgenti che incantavano lo sguardo di Luca. Le luci soffuse del suo appartamento creavano un'atmosfera magica, una sorta di connessione emotiva invisibile tra loro.
Gli sguardi si incrociavano, profondi e intensi, come se si parlasse un linguaggio senza parole. Era un dialogo di desiderio e di sogni, di unione che non poteva mai realizzarsi. Anna sperava che quelle danze accendessero una passione in Luca, che potesse sentirsi affascinato e attratto da lei.
Ma quella storia rimase solo nella mente di Anna, un segreto custodito nel suo cuore. Non si parlarono mai, non si incontrarono mai, eppure tra di loro c'era una connessione che andava oltre il visibile. E così, quella dolce illusione fu un modo per entrambi di esplorare mondi diversi, di sognare e di sperare in un amore che, forse, avrebbero solo immaginato.
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un-intruso-nel-mondo · 5 months
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C'è l'ho fatta! è tutto vero. Ancora non ho realizzato, ma nei prossimi giorni senz'altro lo farò. E' stato un cammino moooolto lungo e impegativo, pieno di insidie. Sono stato il primo ad esporre la tesi e l'emozione dentro di me era molta ma son riuscito a non farlo vedere alle persone "sembravi non renderti conto di ciò che stava accadendo, sembravi freddo" mi ha detto papà alla fine di tutto. Tornando all'esposizione era andata bene, i professori soddisfatti, il pubblico e gli altri laureandi pure, tranne...il prof di ortopedia. Lui ha voluto mettere zizzania, dicendo la sua opinione e facendomi una domanda come giusto che sia. Peccato che era tutt'altro che fuori luogo, dato che mi ha """""""accusato""""" di aver fatto una tesi su un argomento che non aveva senso, anzi, non ci ha capito nulla e lo ha detto esplicitamente. Fortunatamente sono intervenute sia la mia relatrice che la presidentessa di commissione nel prendere le miei difese e puntualizzando che i tempi di "oggi" sono diversi da quelli della sua epoca (si, perchè il prof era "anziano" e dunque ragionava ancora "ai suoi tempi"). Mi è dispiaciuto queste sue parole, perchè anche se annuivo e cercavo di spiegargli il mio punto di vista, lui era fermo sulla sua. Vabbè...
Tornando a posto è stato bello sentirsi dire dalla mia relatrice "bravo, complimenti" dopo quello che mi ha fatto passare in questi sei giorni. Anche le persone che mi hanno ascoltato, come detto prima, mi hanno fatto i complimenti, così come gli altri colleghi che dovevano esporre dopo di me.
Quando alla fine di tutto, la prisidentessa mi ha chiamato, sentendomi pronunciare la nomino dottore in Scienze Motorie, Sport e Salute, dentro di me ero un mare di gioia e soddisfazione pura. Pensai evvai! ci sono riuscito e i miei sforzi mi hanno ripagato. Sono riuscito a regale questa grande gioia ai miei genitori, finalmente!
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withoutskin · 6 months
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Andare ad una festa di laurea e sentirsi diversi dagli altri, vabbe' ma allora i 13 anni non finiscono mai
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elenascrive · 1 year
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Alla vigilia del Mio Compleanno, ciò che più desideravo ricevere era di essere travolta da un fiume d’Amore da coloro i quali mi vogliono bene, per sentirmi addosso questo stesso Amore per rigenerarmi, sentendomi più Amata che mai. Ebbene, sono felice di poter annunciare oggi che questo desidero è stato esaudito e questo Post è per esprimere l’immensa gratitudine e riconoscenza che sto provando per aver ottenuto questo Regalo Immenso insieme agli altri che sono giunti, perfino via posta, e sono stati parecchi, tutti quanti bellissimi e speciali, per non parlare degli auguri, uno più toccante e commovente dell’altro. Vicini e persino lontani, in carne ed ossa e pure virtuali, siete andati ben oltre ogni Mia possibile aspettativa, sorprendendomi ed emozionandomi un sacco. I festeggiamenti sono durati diversi giorni, con un prima e un dopo, persino a lavoro, che hanno fatto si di farmi sentire anche stavolta come una Principessa osannata. Ammetto che Io Stessa mi sono parecchio coccolata, concedendomi un nuovo look ed una indimenticabile gita fuori porta. Devo ancora riprendermi da questa Profonda Meraviglia e a dirla tutta non mi va neanche un po’ di farlo. Ho intenzione di godermela dunque il più a lungo possibile, poiché la scia profumata che emana è deliziosa, lasciandomi addosso una carica prorompente. Non c’è sensazione più bella e coinvolgente di questa quanto quella di sentirsi importanti per gli altri, soprattutto in un giorno così particolare come quello del Compleanno quando per forza di cose ci si ritrova a fare dei piccoli, grandi bilanci sulla propria Esistenza. Quegli stessi bilanci che possono arrivare addirittura a sconvolgerti quando iniziano ad essere numerosi, incerti e pesanti, provocando pure ansia e paura. Ed ecco che L’Amore arriva puntuale per dirmi che nonostante ciò posso stare comunque tranquilla, poiché per Me Stessa e le Persone a cui sono legata la Mia Presenza continua a contare ed ad essere importante, perché di spessore e quindi per nulla irrilevante. Ed è proprio da questa certezza che devo riprendere il Mio cammino, cavalcando a galoppo questa nuova Stagione della Mia Vita senza età, come Peter Pan, e senza pietà.
@elenascrive
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stregamorganablog · 1 year
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L’amante spesso non è solo una cosa di sesso.
A volte comincia così…e poi diventa anche uno stare accanto all’altro in tutti i sensi.
E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l’amore o sesso che sia ma ci si ascolta.
Esistono amanti e amanti.
Amanti che sono diversi da una escort o da un gigoló o da una botta e via.
Un amante… beh… chiedete alle camere d’albergo…ai vicoli fuori mano…ai portieri di notte…ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio.
Chiedete ai letti sfatti…alle donne addette alle pulizie che trovano i preservativi usati.
Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere.
A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci.
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco.
Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l’appuntamento.
Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e donne piangere e sentirsi in colpa.
Chiedete ai “Dio mio… che sto facendo?”
per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare.
Chiedete alle valigie fatte e disfatte.
Alle scrivanie degli uffici.
Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato.
Chiedete.
Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più.
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla.
Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi.
Chiedete cosa sia un amante a chi lo è stato in un modo o nell’altro.
Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie.
Chiedete ai telefoni e alle chiamate di nascosto.
Chiedete al Natale o ai giorni di compleanno non vissuti.
Chiedete alla pazienza.
Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà.
Cosa è un amante…???
Ecco è qualcuno che seppur costretto al silenzio spesso oltre al sesso prova a costruire un paio di ali all’altro per farlo volare…ancora…
dal web🫀
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crystal0-1rose · 8 months
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È da un po’ che non scrivo. O meglio dire che non mi perdo a scrivere.
Pensieri e riflessioni sciolte, libere di correre e volare; a differenza mia.
Per struttura fisica non siamo dotati di ali. Forse è per questo che si lascia correre la mente. Pensieri disconnessi, pazzi. Super discutibili, inconcludenti.
𖧷
Stavo pensando alle case delle persone.
Sì, proprio alle case delle persone😂.
Quando un amico ti mostra una foto o entri dentro casa sua e della sua famiglia e inizi a guardarti un po’ attorno com’è giusto che sia…
Poi se sei puntiglioso/a (tipo me) noti una cyclette piazzata dietro al divano in soggiorno (magari con la speranza che nessuno la noti, nonostante sia al centro del passaggio praticamente), il pavimento in netto contrasto coi mobili uno di colore diverso dall’altro.
Sul tavolo una tovaglia con una stampa che non metteresti nemmeno su un tavolo da giardino di una villetta abbandonata, magari dove batte il sole tutto il giorno, sperando così che il sole sbiadisca quell’affare.
Soprammobili giganti, foto con cornici che vanno da quella più minimal alla più intarsiata e colorata.
Poi parli con le persone, entri nel calore famigliare. O semplicemente a contatto con loro.
E con la gentilezza ogni oggetto sembra bello nel posto in cui si trova e nemmeno quella tovaglia stampata la sostituiresti o la toglieresti da dove si trova.
Passi avanti sui gusti particolari della gente, alla fine quello è esteriore.
𖧷
Con questo penso a me stessa. L’esteriore conta poco. Soffermarsi all’esteriore conta poco.
Devo curare più la bellezza e l’ordine dentro la mia anima, nei miei sentimenti e nei miei pensieri.
Pensare a risplendere dentro ed irradiare col sorriso sincero ogni persona accanto a me che mi ama e che per me ci sarà sempre, per sempre.
𖧷
Si accettano molte cose nella vita, perché quando ami passi oltre e copri una moltitudine di difetti, di dossi, di cose che magari anche non piacciono.
Smussi ogni angolo, perché quando ami abbracci, e l’abbraccio è il primo luogo che chiami casa. Una casa deve essere senza spigoli, senza critiche, fatta di parole gentili, comprensione ed ascolto.
Piccole cose, un miliardo di piccole belle cose, di gesti, parole e sguardi quotidiani.
Dettagli che arricchiscono la vita, la bellezza di un quadro completo la costituiscono solo un miliardo di dettagli diversi.
Perciò è stupendo essere tanto diversi, avere un miliardo di sfaccettature in cui ci si perde a conoscersi. Dettagli che completano quel quadro. È naturale che se approfondisci non troverai che differenze. Ma sono differenze che rendono una persona unica, un quadro unico, una bellezza unica. Un incastro perfetto è fatto di legami creati da combinazioni uniche e irripetibili. Non ci sono legami uguali, unici modi e strade per sentirsi connessi ed uniti.
L’amore trasforma il modo di pensare, e quando cambia la nostra mente perché pensa in positivo siamo cambiati anche noi, e con noi cambia anche il nostro destino.
~ 25/09/23
CR diary
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kon-igi · 8 months
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Buon pomeriggio, Kon. Spero, con questo messaggio, di non violare la regola numero 7. La salute di mia madre è in peggioramento da quando, un anno fa, ha perso sua madre. Non si occupa più di sé stessa, non c'è modo di portarla da un dottore per un controllo o le cure di cui necessita. Ho parlato con il suo medico di base e mi pare abbia liquidato la situazione: non è un pericolo, lasciala fare. So che esiste il libero arbitrio e non la posso portare di forza, però vederla in queste condizioni è sfinente sia perché è mia madre (nonostante mi odi mi sento responsabile di restituire le cure che ha avuto per me) sia perché alcuni suoi comportamenti sono verbalmente violenti ed alla lunga difficili. Però ho l'impressione di aver percorso ogni strada possibile, e mi sembra che l'unica opzione, quello che dicono tutti con i quali ho parlato, sia di lasciarla in balia di sé stessa e che essendo sua figlia troverò il modo di farmi ascoltare e farla stare meglio. Mi sono giocata il lupo nero, quello bianco, tutto il pack, mi sento come Gandalf bloccato davanti all'ingresso delle miniere perché non sa come entrare. Sono biologicamente sua figlia (sentimentalmente no) ma questo non basta, non ho i mezzi per farla stare meglio. Mi chiedo se dovrei rispettare il suo desiderio e lasciarla così, come dicono tutti.
Grazie.
Se senti di aver percorso tutte le strade possibili, allora... siici senza esserci.
Non conosco tua madre né la sua e le vostre storie, però lasciarle vivere la sua vita non esclude che tu non possa far sentire la tua presenza in modo discreto.
A volte le persone hanno bisogno di non avere bisogno di qualcuno che sia lì fremente e pronto a intervenire... molto spesso hanno la necessità di un loro spazio privato per sentirsi miserabili e inutili, forse anche buttarsi via ma sono sicuro che nel momento del vero bisogno - che non è quello che presuppongono e prevedono gli altri - tua madre possa accorciare le distanze e farti rientrare nella sua vita.
E intanto comincia a elaborare il distacco, quello definitivo, che prima o poi si verificherà.
Non lasciare nulla di intentato ma colma i vuoti che non ti permettono di lasciarla andare in modo sereno, perché sentire di dovere qualcosa a qualcuno non è il pagamento della cambiale di un prestito affettivo ma tenere per un po' il passo accanto a quella persona dalla quale hai avuto e restituirle in cambio la tua presenza, anche silenziosa, finché le strade non si separeranno perché i passi diventeranno troppo diversi per poter continuare assieme.
Buona fortuna e non temere, alla fine ricorderà e ti riconoscerà.
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3nding · 8 months
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Nemmeno io ci capisco, ho un amico statunitense non binary ma a parte ricordarmi quali pronomi usare non mi cambia la vita A dire il vero si può dire che sia normale etero omo e non binary. Non è che la cosa tolga qualcosa a qualcuno. Per me i problemi sono due 1. Con la scusa della pansessualità si può sempre dire "sarà meglio la prossima volta" così da non avere più rapporti stabili e duraturi 2. Ste cazzo di cimici di merda quest'anno sono tantissime e dappertutto porcamadonna Poi si può pure sentire Gerri Scotti finché non dice che devono farlo gli altri pure sticazzi Da qualche anno uno dei bagni in aeroporto a Bergamo è per tutti. Non è ancora successo niente. Ma mica c'è da spiegare molto eh, quella persona si sente diversa. Fintanto che non obbliga altri a sentirsi diversi a loro volta amen oh Perché si sente diversa? Boh. Ci sono due scuole di pensiero: 1 chiediglielo 2 cazzi suoi Io tratto sta cosa al pari delle religioni. Finché non mi vieni a fare proselitismo va bene così Io bestemmio e mangio maiale e già sono contro 3 delle maggiori religioni mondiali (quindi sono in minoranza) e mi va bene di essere in Italia nel 2023, che prima qui si bruciava gente con molta facilità. Ovvio rischio la pena di morte in Arabia saudita e Afghanistan ma non sono nella mia lista di viaggio al momento. Il mio dovere di genitore è provare a crescere un figlio, sta a ogni genitore decidere cosa e come spiegare filtrando alcuni contenuti. Cioè noi siamo cresciuti con le barzellette sugli omosessuali! Baci lesbo/gay sui media italiani sono arrivati credo attorno al 2005?
Ho onestamente più problemi con una cultura tossica machista che dice alle ragazze stuprate che si vestono da troia
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mancino · 20 days
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L'Amore é sentirsi nello stesso luogo pur trovandosi in due posti ben diversi
E. Gatto
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gliamori-difficili · 10 months
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Il ripetere che ognuno ha ritmi diversi e percorre una strada sua in quanto diverso da tutti gli altri è razionale e anche abbastanza vero; cionondimeno, non allevia granché la solitudine scottante di sentirsi terribilmente indietro nella vita.
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arreton · 2 months
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"I sé scissi-dissociati sono visioni del mondo, filiere di idee, atteggiamenti verso l’esistenza.
Essi danno voce a un punto di vista, temuto e incapsulato, ma presente, tra tanti, nel mondo interno. Per Luigi questi comportamenti portavano con sé quello che lui sentiva come il suo profondo cinismo, la sua sfiducia nell’incontro, i suoi impulsi sadici a mortificare e schiacciare l’altro. Le pulsioni parziali rigettate e rinnegate erano andate a organizzare personalità alternative e coatte. Luigi non aveva bisogno di una analisi per raggiungere il suo interno bambino sofferente, ma per contattare e modulare questo sé alieno, precipitato di identificazioni con alcuni aspetti genitoriali. Contattarlo voleva dire, per l’analista, intuirlo nel mezzo dei discorsi sul “buco nero”, sul senso di soffocamento, sul sentirsi un alieno, era lì, in quei territori che Luigi aveva bisogno di un analista che accettasse di accostarsi e ambientarsi in questa zona oscura di mancanza di senso e di disprezzo per la vita, sormontando la sua vergogna a parlarne.
In definitiva una delle scoperte più fertili di Freud è stata proprio quella relativa ad un Io diviso, non padrone di sé, decentrato, e ad una concezione della mente come estesa. L’apparato psichico nel suo funzionamento è modellato tanto dal conflitto intrapsichico, quanto dai meccanismi di scissione fino alla dissociazione. Vale a dire che l’apparato psichico è caratterizzato da stati di consapevolezza mutevoli, discontinui e non lineari, e che il senso di un sé unitario è una illusione.
La caratteristica di base di questo funzionamento è un movimento dialettico tra diverse filiere di significato e tra diversi stati del sé; mentre la patologia sarebbe piuttosto connessa con l’irrigidimento su una posizione diventa statica e satura che tenta (invano) di tacitare le altre."
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a-dreamer95 · 3 months
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In una società che richiede di essere perfetti e performanti, e lo richiede subito, è difficile pensare di darsi il giusto tempo di fare le cose. Il motivo per cui è importante concentrarsi sulla possibilità di darsi tempo è per aiutarsi ad abbandonare il pensiero dicotomico tutto o nulla. Il pensiero dicotomico è una modalità che ci porta a pensare che tutto sia o bianco o nero / buono o cattivo, senza nessuna sfumatura o compromesso. Spesso succede che la persona, convinta di aver ormai trasgredito la dieta ferrea (dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo), guidata dal pensiero "ormai ho rovinato tutto", prosegue nell'abbuffata. Alla prima "scivolata" verso cibi proibiti, penserà di aver fallito e di aver buttato via settimane di lavoro (perché la trasgressione segna la fine della dieta). Il pensiero dicotomico porta a percepire una situazione non proprio perfetta come un completo fallimento: "tutto o nulla" infatti va a braccetto con un certo ideale di perfezione, non fa cogliere ciò che è già stato raggiunto nel percorso ma solo il non-raggiungimento dell'obiettivo finale.
Come si smonta questa dicotomia?
Attraverso l'educazione alla via di mezzo. È solo questa "via di mezzo" che aiuterà a mantenere nel tempo i diversi traguardi raggiunti: ciò vuol dire flessibilità ed equilibrio alimentare. La persona così riesce a riconoscere ciò di cui ha voglia o bisogno in quel momento, senza sentimenti di colpa. Questo modo di approcciarsi all'alimentazione permette di abbandonare il pensiero "sono a dieta - non sono a dieta": l'educazione è nei confronti della normalità, dove la "regola" rappresenta un riferimento o una linea guida e l'obiettivo è quello di sentirsi liberi di mangiare il cibo che riteniamo possa essere il migliore per noi in quel determinato momento.
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