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#roma a mano armata
giallofever2 · 2 years
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curiositasmundi · 5 months
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Nei giorni in cui sono state scritte tante parole su Toni Negri, deceduto nella sua casa di Parigi lo scorso 16 dicembre, appare davvero una grande occasione questo docu – film per ripercorrere, partendo proprio dalle vicende dell’Autonomia Operaia di cui lui è stato uno dei protagonisti, cosa sono stati quei giorni, quegli anni. Seppure siano passati oramai diversi decenni da quel 7 aprile del 1979, quando decine di persone, appartenenti o simpatizzanti o considerate vicine alla formazione di sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia, furono arrestate in un’operazione che diede inizio a uno dei capitoli più discussi e controversi della storia giudiziaria italiana degli scorsi decenni. Una vicenda che coinvolse centinaia di persone ma che ebbe come protagonisti da una parte proprio il professor Toni Negri, dall’altra il magistrato Pietro Calogero. Siamo nei cosiddetti “anni di piombo” e delle stragi fasciste. Un anno prima c'è stato il rapimento di Aldo Moro e la sua uccisione. Vennero così adottate “leggi speciali” tra cui quella che permetteva di applicare il reato di associazione a delinquere alle organizzazioni politiche, e non solo a quelle mafiose. Negri fu accusato di aver partecipato direttamente al rapimento Moro, e addirittura di essere stato il telefonista delle Brigate Rosse che condusse le trattative. In realtà si dimostrò dopo che la voce brigatista era di Valerio Morucci. A denunciarlo fu un docente dell'Università, iscritto al Pci, che dichiarò di aver riconosciuto la voce di colui che teneva i contatti tra le Br e la famiglia del dirigente democristiano, come quella del collega. 
Il processo si svolse con tempi lunghissimi e, secondo Amnesty International, in violazione dello stato di diritto. Gli imputati furono detenuti preventivamente in carcere per anni. Il processo cominciò soltanto nel 1983. A difendere ben 54 imputati di quel processo denominato 7 aprile e che fu diviso in due tronconi tra Padova e Roma, emerge la grande abilità di un giovane "compagno" avvocato: Enrico Vandelli. E proprio attraverso la sua esperienza che nella prima delle tre puntate si affronta la questione degli Autonomi padovani. E per la prima volta sono i diretti protagonisti a raccontare quegli anni. E sono davvero tanti visto quanto popolare era il movimento ai tempi, in pieni anni Settanta, è raro che ne parlino o concedano interviste. C'è una sorta di patto non scritto che da un lato obbedisce a un principio di lealtà, che non può comunque essere tradito anche se la storia si può dire ormai chiusa, un po' perché non la si vuole svendere, svilire, o rappresentare con una sola immagine consapevoli che nessuno ne è il solo custode visto che quanto vissuto è generato da una esperienza collettiva. Hanno sempre lasciato farlo ad altri ed è inevitabile poi che passi una sola fotografia della storia, in cui inevitabilmente c'è per forza una molotov. 
Dal punto di vista giudiziario il processo si chiude quasi quattro anni dopo con la sentenza della Cassazione che elargisce pene miti e assolve imputati come Toni Negri perché crollano le accuse più gravi insieme al teorema Calogero. Nel film lo scontro tra due magistrati, Calogero appunto e Palombarini, viene ben illustrato.
La docu serie mette bene a fuoco il fatto che come ogni vicenda è fatta di persone e di vite. E il film, soprattutto nel primo episodio che è completamente dedicato alla vicenda degli Autonomi, rende bene l'idea di cosa fossero quegli anni. Affronta il tema della repressione, della carcerazione e pure della latitanza, che è tutto fuorché una vacanza. Racconta di giovani donne costrette a lasciare i figli per sfuggire a una nuova detenzione, come il caso della docente di scienze politica, Alisa Del Re. Se il racconto della sua fuga e come evita l'arresto ricorda la trama di un film di spionaggio, poi c'è la vita non vissuta, sospesa, che forse colpisce ancora di più. Nel film si sceglie di non parlare dei decessi dopo la carcerazione, come il caso del Professor Ferrari Bravo, ma si sente nelle parole di coloro che vengono coinvolti in questo racconto che le scelte convintamente fatte e portate avanti sono state tutte pagate. Anche alla giustizia. 
L'avvocato Enrico Vandelli negli anni di quel processo accresce la sua fama, il suo volto finisce sui giornali e telegiornali nazionali di continuo. E come è ovvio che sia attira le attenzioni soprattutto di chi è malavitoso o detenuto. Tutti quelli che hanno bisogno di un buon avvocato. E lui ha dimostrato di esserlo. Così quando molti anni dopo arriva la chiamata la vede solo come una grande occasione, l'avvocato Enrico Vandelli. Anche economica visto che dal processo 7 aprile non ha certo guadagnato nulla. A rivolgersi a lui è infatti il boss della mala del Brenta, "faccia d'angelo", Felice Maniero. Sono anni completamente diversi in cui l'eroina insieme a un certo diffuso benessere prendono il posto delle contestazioni. E qui comincia una storia, soprattutto umana, completamente diversa. A tenere insieme la banda Maniero sono i soldi, la violenza, i ricatti. Non c'è una figura a lui vicina, madre esclusa, a cui non abbia fatto o procurato del male. Ha tradito chiunque lo ha servito, fino ad arrivare proprio al suo avvocato che di certo errori ne ha commessi ma non quanti gliene sono stati imputati. Eppure ha pagato più di Maniero. La condanna per mafia, l'addio forzato alla toga ma anche la latitanza e la detenzione. Straordinaria la testimonianza del figlio Michele, che racconta con la consapevolezza dell'adulto che è oggi come il passaggio da avvocato dei "rossi" a quello di un mafioso ha cambiato per sempre la sua vita. Nel docu-film il contributo dello scrittore Massimo Carlotto che rende omogeneo tutto il racconto e poi i protagonisti delle due vicende giudiziarie, non solo avvocati ma anche magistrati e procuratori. Una delle contraddizioni che emergono da quella fetta di storia italiana, è che lo Stato che ha trattato centinaia di giovani come criminali solo perché non volevano pentirsi né di ciò che non avevano commesso ma neppure di ciò che praticavano con convinzione, si è invece fidato di uno, Felice Maniero, che non si è fatto problema alcuno nel tradire tutti. Centinaia di persone. Se non fosse che si può comunque scappare da tutto ma non da quel che si è, Maniero in questi anni non l'avrebbe mai vista una cella e si sarebbe potuto godere tutti i giorni in libertà, perfino con una nuova identità.
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sabinesybill · 8 months
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No senti quando ho visto quel post per la prima volta l'ho fissato per almeno 2 minuti buoni perchè ero convinta fosse un'allucinazione E INVECE HA TUTTO COSÌ SENSO.
Riesco proprio a vedere Alicent che cerca di milanesizzare il povero Aegon perchè "se continui così poi finisci in brutti giri come tuo zio Daemon" 🫠
Rhaenyra invece ha le vibes di quella che si è trasferita a Milano per fare carriera, finge di aver preso l'accento e si vergogna di dire da dove arriva.
Ha tutto senso ed è questa la cosa più bella?!?! Questa Italian au si può fare!!
Alicent assolutamente cercherebbe di tenere Aegon lontano dai giri dello zio Daemon (Alicent: "Viserys ti ho detto che tuo fratello non mi piace..." E Viserys: "ma è un cucciolo 🤠"
Alicent: "... è ai domiciliari per spaccio, rapina a mano armata e tentato omicidio. Ha tre cause in sospeso. Non dichiara niente allo stato ma casa sua è tutta oro e marmi e porta il Rolex al polso."
Viserys: "Non puoi provarlo" e corre a chiamare gli avvocati. Questo è il cucciolo di mastino napoletano di Viserys signorə.)
Rhaenyra assolutamente è andata a Milano, va alla Fashion Week e a tutti gli eventi in, ha un brand proprio ma lei effettivamente è soltanto una facciata perché 1) non ne capisce niente 2) la laurea gliel'hanno comprata 3) riciclaggio baby!!
Finge di aver perso l'accento ma quando si incazza esce tutto, magari qualcuno l'ha ripresa a qualche evento mentre scazza con uno dei suoi impiegati e da allora finge di essere orgogliosa delle sue radici campane. Ci tiene a precisare che però ha antenati normanni e longobardi.
Plot twist: Viserys è contento che sia a Milano e le dà soldi perché ok che Daemon è il suo cucciolotto ma non lo vuole vicino alla figlia. Vicino gli altri figli no prob, lui ha la sua prefe.
Adesso chiedendomi Harwin di dove può essere, it's a toss up tra Puglia, Abruzzo e Lazio (ha la faccia da ultras della Roma e fan di Totti, grazie a cui ha letto i primi ed unici libri della sua vita).
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lamilanomagazine · 5 days
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Cordoglio del ministro Crosetto per la scomparsa del Luogotenente dei Carabinieri Coira, medaglia d'oro al valor militare
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Cordoglio del ministro Crosetto per la scomparsa del Luogotenente dei Carabinieri Coira, medaglia d'oro al valor militare "Apprendo con grande tristezza la notizia della scomparsa del Luogotenente Coira, un uomo, un Sottufficiale dei Carabinieri, che pur fuori servizio mise a repentaglio la sua stessa incolumità personale per sventare una rapina e proteggere la popolazione, meritando la massima onorificenza prevista per un militare". Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto in una nota di cordoglio per la scomparsa del Luogotenente dei Carabinieri Marco Coira, Medaglia d'Oro al Valor Militare. "La Difesa - ha aggiunto il Ministro Crosetto - si stringe attorno alla famiglia del Luogotenente Coira e a tutta l'Arma dei Carabinieri in questo momento di dolore. Ricordiamo con gratitudine il suo straordinario servizio e sacrificio per la sicurezza del Paese. Il suo coraggio e determinazione resteranno per sempre nella memoria della Difesa, dei Carabinieri e di tutta la Nazione". Il Luogotenente Marco Coira, nel 1999, dimostrò straordinario coraggio e dedizione quando, pur essendo privo dell'arma in dotazione, affrontò con audacia tre malviventi durante una rapina a mano armata in un supermercato di Roma. Nonostante le gravi ferite inflitte dai rapinatori, continuò a contrastarli, fornendo poi elementi cruciali per le indagini che portarono alla cattura dei responsabili.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Rapina a mano armata in una banca di San Basilio
AGI – Rapina in banca a mano armata in zona San Basilio, alla periferia di Roma. Due uomini si sono introdotti questa mattina alle 8.40 all’interno dell’istituto di credito di via Donato Menighella minacciando con le pistole i dipendenti. Sul posto i poliziotti del commissariato San Basilio che hanno arrestato un uomo all’interno e l’altro all’esterno. Trovate anche le armi utilizzate per la…
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roma-sera-giornale · 4 months
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Roma a Mano Armata
Ragazzo ucciso
De Ficchy Giovanni Ucciso a revolverate ragazzo di14 anni nel parcheggio metro di Roma Pantano.  “C’è un ragazzino a terra, sta morendo” Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il 118, ma per la vittima non c’è stato nulla da fare: il ragazzo è morto nonostante i tentativi di rianimazione pochi minuti dopo l’arrivo dei sanitari. Non si esclude una lite fra due gruppi. Sul posto anche il…
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artemideofficial · 6 months
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Il massacro del Circeo
Quando si parla del massacro del Circeo ci si riferisce ai fatti avvenuti tra il 29 e il 30 settembre del 1975. Quando due giovani ragazze, Rosaria Lopez e Donatella Colasanti, furono rapite, stuprate e torturate fino alla morte della Lopez. Colasanti, invece, riuscì a salvarsi fingendosi morta.
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I tre responsabili del crimine provenivano da famiglie della borghesia romana. Andrea Ghira, 22 anni, era figlio di un imprenditore edile. Angelo Izzo, 20 anni, studiava medicina. Mentre Gianni Guido, 19 anni, studiava architettura. Tutti e tre erano vicini agli ambienti neofascisti e missini.
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Ghira e Izzo avevano anche precedenti penali: nel 1973 avevano compiuto insieme una rapina a mano armata per la quale avevano scontato venti mesi nel carcere di Rebibbia. Izzo, un anno prima del Circeo, aveva violentato due ragazzine insieme a due amici ed era stato condannato a due anni e mezzo di reclusione, mai scontati.
Rosaria Lopez e Donatella Colasanti avevano rispettivamente 19 e 17 anni all'epoca dei fatti. Provenivano da famiglie residenti nel quartiere popolare della Montagnola. Le due conobbero i loro aguzzini qualche giorno prima del massacro, al bar della torre Fungo dell'Eur. In occasione di questo appuntamento, Izzo e Guido proposero alle ragazze di incontrarsi di lì a qualche giorno per una festa.
Nel tardo pomeriggio del 29 settembre i quattro arrivarono a Villa Moresca, di proprietà della famiglia di Ghira, che sorgeva sul promontorio del Circeo, in zona Punta Rossa. Dopo qualche ora passata a chiacchierare e ad ascoltare musica, Izzo e Guido cominciarono a fare esplicite avance sessuali alle ragazze, le quali rifiutarono provocando la reazione furiosa dei giovani.
Ghira tirò fuori una pistola e, minacciandole, disse che apparteneva al Clan dei marsigliesi, un'organizzazione criminale di stampo mafioso dedita a rapimenti e traffico di stupefacenti negli anni ’70. Secondo Ghira, il capo Jacques Berenguer aveva ordinato di rapire due ragazze.
Le due ragazze furono violentate, seviziate, massacrate e insultate dai tre. Furono legate e chiuse in uno dei bagni della villetta dove ruppero un lavandino nel tentativo di liberarsi. Quando i tre scoprirono il tentativo di fuga, decisero di ucciderle.
I tre le drogarono cercando di addormentarle, ma, come raccontò Colasanti nella sua deposizione: “Io e Rosaria eravamo più sveglie di prima e allora passarono ad altri sistemi”. Nel mezzo delle torture, Guido si assentò per cenare a Roma con i suoi familiari, poi in serata fece ritorno al Circeo e si riunì ai suoi amici aguzzini.
Lopez venne trascinata al piano di sopra. Dalla testimonianza di Colasanti: “La sentivo piangere e urlare, poi silenzio all'improvviso. Devono averla uccisa in quel momento”. Si scoprì che la 19enne venne annegata nella vasca da bagno.
Poi si scagliarono contro la 17enne. Le legarono una cintura al collo e la trascinarono sul pavimento nel tentativo di strangolarla. Sentì uno dei tre lamentarsi: "Questa non vuole morire". Fu allora che capì che per salvarsi doveva fingersi morta. Fu colpita con una spranga alla testa e non reagì.
La rinchiusero insieme al cadavere della ragazza nel bagagliaio di una Fiat 127 bianca.
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I tre poi partirono verso Roma, intenzionati a disfarsi dei cadaveri. Arrivati in viale Pola, nel quartiere Trieste, i tre decisero di andare a cena. Colasanti iniziò a gridare e a battere colpi alle pareti del bagagliaio.
I rumori attirarono un metronotte che diede l'allarme ai carabinieri.
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La ragazza fu portata in ospedale dove fu ricoverata, con prognosi di oltre trenta giorni. Izzo e Guido furono arrestati entro poche ore, mentre Ghira, messo in allarme da una soffiata, riuscì a fuggire.
Il processo iniziò nell’estate del 1976. La famiglia Lopez rinunciò a costituirsi parte civile dopo aver accettato un risarcimento di cento milioni di lire dalla famiglia Guido. Donatella Colasanti scelse di andare a processo sostenuta da centinaia di attiviste femministe, rappresentata dall'avvocata Tina Lagostena Bassi.
Izzo e Guido furono condannati all’ergastolo in primo grado. Dopo un tentativo di evasione nel 1977, in appello nel 1980 la condanna di Guido venne ridotta a 30 anni. Riuscì comunque a evadere nel 1981 e a fuggire in Sud America. Fu rintracciato nel 1994 a Panama ed estradato in Italia. Ha concluso la sua detenzione nel 2009 godendo di uno sconto di pena grazie all'indulto.
Nel novembre del 2004 Izzo conquistò la semilibertà. Il 28 aprile 2005, rapì e uccise Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), moglie e figlia di Giovanni Maiorano, un pentito della Sacra Corona Unita che Izzo conobbe in carcere a Campobasso. Nel 2007 Izzo fu nuovamente condannato all’ergastolo per il duplice omicidio premeditato.
Ghira riuscì a fuggire in Spagna e adottò il falso nome di Massimo Testa de Andres. Nel 2005 un cadavere sepolto a Melilla nel 1994 venne identificato come quello di Ghira, ma le famiglie delle vittime non credettero a questa ricostruzione. Nel corso degli anni, presunti suoi avvistamenti sono stati segnalati in Brasile, Kenya, Sudafrica e nel quartiere romano di Tor Pignattara.
Donatella Colasanti è morta il 30 dicembre 2005, all'età di 47 anni, a Roma a causa di un tumore al seno, ancora duramente sconvolta per la violenza subita trenta anni prima. Avrebbe voluto assistere al nuovo processo contro Izzo. Non smise mai di chiedere giustizia. Le sue ultime parole furono: "Battiamoci per la verità".
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badolasblog · 6 months
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Perchè quelli che hanno la Giulietta guidano tutti come Maurizio Merli in Roma a mano armata?
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jacopocioni · 8 months
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Alessandro Pavolini
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Nasce il 27 settembre 1903 a Firenze e muore il 28 aprile 1945 a Dongo Fiorentino, giornalista, politico, scrittore, ma Pavolini è più conosciuto per essere stato un gerarca fascista italiano. Ebbe cariche importanti tra cui essere Ministro della Cultura Popolare del Regno d'Italia e segretario del Partito Fascista Repubblicano. Nel 1922 partecipò alla Marcia su Roma, e nel 1929 divenne Federale di Firenze. Siamo verso il tramonto del fascismo, l’Armistizio è già stato firmato, Pavolini cerca di salvare il salvabile, con il fiato sul collo dei tedeschi cerca di creare una sua polizia autonoma. Viene così costituita la Guardia Nazionale Repubblicana. Cessa l’esigenza delle Squadre del partito che teoricamente  sciolte sono trasformate in Squadre di Polizia Federale. Ma la confusione è tanta in questo momento storico, infatti il mese successivo arriva un contrordine. Siamo già nel 1944. Come sottolinea Pavolini per volontà di Mussolini presso ogni federazione viene costituito un centro di arruolamento volontari al quale devono far parte tutti i fascisti repubblicani compresi tra i 17 e i 37 anni. I più anziani saranno destinati alla Guardia Nazionale Repubblicana.
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Pavolini è un uomo ambizioso, porta un maglione nero con la zip fino al collo e sopra un pellicciotto. Per difendersi quando va in ispezione, tiene stranamente (non essendo mancino), la pistola sul lato sinistro. Nato a Firenze è un ex bersagliere della classe 1903; scrittore di poesie e commedie, figlio di Paolo, un famoso indianista e orientalista accademico d'Italia. Ha realizzato due romanzi: “Giro d’Italia” e “Scomparsa di Angela”. È stato squadrista al tempo della Marcia su Roma, deputato del parlamento, volontario in Africa orientale, presidente della Confederazione dei Professionisti ed Artisti, Segretario della Federazione Fiorentina del Partito Nazionale Fascista, Ministro della Cultura Popolare. Ha fatto parte del clan di Galeazzo Ciano e ha diretto anche il Messaggero, il famoso quotidiano romano. È un fanatico squadrista ed è molto amico dei nazisti, Già negli anni ‘30 elogiava Hitler e la sua politica.
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Renato Ricci Da sempre contrapposto alla Democrazia Repubblicana, al Marxismo Comunista. Così come all’Internazionalismo Ebraico. Un suo odiato rivale è Renato Ricci, uno squadrista carrarese anche lui ex bersagliere Capo dell'Opera Nazionale Balilla e comanda la Guardia Nazionale. Probabilmente lo invidia perché ha in mano un comando armato e pensa che se avesse lui quel potere potrebbe essere un elemento attivo nella guerra. La sua polizia di partito ha infatti perso quel potere e questo controllo è passato sotto la Guardia Nazionale. Pavolini ha così perso la sua occasione d’oro, dunque tappandosi il naso stringe accordi con questo Renato Ricci. L’accordo prevede che le sedi del fascio vengano sorvegliate e protette permanentemente da militi della Guardia Nazionale Repubblicana armata di moschetto e mitra, mentre i dirigenti del fascio dovranno provvedere ad istituire singole sedi con dormitori, refettori e servizi adeguati. Ma questo  sodalizio tra i due avrà breve durata. I fascisti non hanno le armi per imporsi politicamente e militarmente e per ottenerle hanno dovuto saccheggiare le caserme come hanno fatto già i partigiani. Dipendono sotto questo aspetto dai tedeschi, i quali però evitano accuratamente di rifornirli. Pavolini e Ricci tornano così ad essere rivali, mentre i tedeschi cercano di fermare le loro ambizioni personali.
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Intanto Mussolini liberato da Campo Imperatore è diventato a tutti gli effetti un prigioniero illustre dei tedeschi, che lo tengono costantemente sott’occhio sul Lago di Garda, elegendolo come capo fantoccio della Repubblica di Salò. Intanto gli Alleati spingono su tutti i fronti. Questo è uno dei momenti più tristi dell’Italia che sprofonda in una cruenta guerra civile.
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Pavolini continua a inseguire il sogno di un suo esercito personale, facendo pressione su tutti i capi di provincia per sapere quanti volontari possono raccogliere per formare le sue Compagnie della Morte. Arriva a sollecitare lo stesso Mussolini, che si muove per lui e gli fa ottenere ottenere un censimento degli uomini disponibili. Intanto gli Alleati sono sbarcati ad Anzio e lambiscono Littoria (Latina), la città orgoglio del fascismo. Mussolini spinge che questi volontari vengano mandati al fronte, ma i tedeschi se ne guardano bene, sanno di non potersi più fidare dopo l’armistizio firmato a tradimento dagli ex alleati. Mussolini allora spinge gli italiani al mito della “bella morte”, ma questi sono e rimangono impreparati, scarsamente equipaggiati e molti di loro si sono risvegliati dal sogno dell’ Italia fascista.
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Dunque le Compagnie della Morte vengono ridotte a mero servizio d’ordine pubblico e finiscono per opprimere i loro stessi connazionali. Intanto Roma cade e Pavolini pensa di farne una città martire, da usare per rinvigorire i suoi fedeli sperando in una loro dura reazione. A questo punto Pavolini sa e teme una diserzione di massa dell’Esercito di Salò, gira mezza Toscana visitando le caserme delle Camicie Nere nella speranza che la sua presenza possa spronare e rinvigorire i suoi uomini. Con gli Alleati vicini, i partigiani si sono fatti più audaci e questo è il momento che Pavolini cerca di sfruttare per rianimare i suoi. I suoi proclami sono molto duri, da pugno di ferro, Pavolini chiede di nuovo aiuto ai tedeschi che continuano a glissare. Allora con circolari segrete dà ordine ai commissari federali e ai delegati regionali e provinciali di prelevare tutte le armi e le munizioni dei Carabinieri per armare i suoi. Al suo fianco c’è un caddetto ufficiale, tale Puccio Pucci, anche lui fiorentino, Segretario Generale e Commissario del CONI. Insieme si dedicano alle azioni contro I ribelli, ovvero i partigiani.
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Mussolini si incontrerà con Graziani il Ministro delle Forze Armate che odia Pavolini e le Camicie Nere riuscendo a strappargli un decreto che istituisce Le Brigate Nere, che hanno come scopo principale lo stroncare il ribellismo. Diventeranno la mano armata del partito e un organo locale di polizia. Sono gli “Schwarzen”, come li chiamano i tedeschi i “Neri”… privi di qualsiasi esperienza militare, poco stimati dai tedeschi, si fanno portatori di una bandiera di onore che non però non hanno. Diventeranno dei semplici predoni che mostrano gradi inventati e divise raffazzonate. Camicia, un maglione nero su pantaloni grigio verdi alla zuava. Il distintivo che portano è quello di partito posto sul petto a sinistra, un’insegna macabra ripetuta anche sulla bustina. Ogni Brigata Nera porta il nome di un caduto per la causa fascista.
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Intanto nel canavese Pavolini subirà un attentato e verrà colpito ai glutei, ferita umiliante che lo tormenterà per almeno un mese. Essere colpito ai glutei significa con molta probabilità essere stato colpito alle spalle, mentre fuggiva. Ma la propaganda ovviamente dice ben altro e sottolinea l'esempio dato dal comandante durante un conflitto a fuoco in cui è stato colpito, parlando però di ferita alla gamba. Quando la situazione peggiora, manda la sua amante, la bellissima attrice Doris Duranti in Svizzera, poi cerca di convincere il Duce ad un'ultima memorabile resistenza nella Valtellina che non si realizzerà mai. Pavolini seguirà Mussolini in fuga su un camion dell’esercito tedesco, nascosto tra i militari travestito da soldato tedesco. La colonna viene però intercettata a Dongo dai partigiani, Pavolini viene prima arrestato e poi fucilato.
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Riccardo Massaro Read the full article
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wdonnait · 1 year
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Daniele De Rossi, arrestata l'ex moglie e condannata a più di 7 anni di reclusione
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Daniele De Rossi, arrestata l'ex moglie e condannata a più di 7 anni di reclusione
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Tamara Pisnoli, 39 anni e ex moglie del calciatore della Roma Daniele De Rossi, è stata condannata a 7 anni e 2 mesi di reclusione per tentata estorsione e rapina aggravata dai giudici della quarta sezione del tribunale di Roma. Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Messaggero, Pisnoli avrebbe richiesto un bonifico di 150.000 euro all’imprenditore Antonello Ieffi, ex compagno di Manuela Arcuri, dopo aver già ricevuto da lui 84.000 euro. Pisnoli avrebbe fatto uso di violenza fisica per costringere Ieffi a effettuare il trasferimento.
Due altre persone sono state condannate per gli stessi reati: Francesco Camilletti e Francesco Milano. Si sarebbero resi responsabili di aver costretto Ieffi a recarsi presso la casa di Pisnoli e poi averlo picchiato per convincerlo a effettuare il bonifico richiesto.
Gli avvocati di Francesco Milano, Valerio Balsamo e Miguel Caccamo, hanno dichiarato che attendono le motivazioni della sentenza per poi presentare ricorso in appello.
Pisnoli ha espresso la sua sorpresa per la condanna e ha dichiarato che la sua buona fede verrà accertata alla fine del processo. Ha anche sottolineato che si tratta di una vicenda che risale a dieci anni fa e che in essa si riconosce solo come colpevole di aver frequentato le persone sbagliate, che sono scomparse dalla sua vita da tempo. Pisnoli è figlia di Massimo Pisnoli, ucciso a Roma nel 2008 in una rapina a mano armata.
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«Se la violenza colpirà Crosetto non mi strapperò i capelli», le minacce in Tv sull’addio Reddito di cittadinanza. La solidarietà al ministro – Il video
«Se la violenza colpirà Crosetto non mi strapperò i capelli», le minacce in Tv sull’addio Reddito di cittadinanza. La solidarietà al ministro – Il video
«Quella mano, di uno che teoricamente è un pacifista, è stata armata da alcuni politici che da due mesi ci chiamano mercanti di armi. Mi riferisco anche a Conte» Quarta repubblica, programma televisivo di Nicola Porro. Il conduttore mostra al ministro della Difesa un video girato durante una protesta pacifista a Roma, sabato 3 dicembre. Un manifestante, intervistato dal programma, a una domanda…
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bumbaro · 2 years
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Cervantes in "Armi".
Non tutti sanno che a Lepanto c'era anche lui
tra i combattenti che parteciparono a una delle più grandi battaglie che l'occidente fu chiamato ad affrontare.
Cervantes, uomo d'arme e dal carattere bellicoso, fu ferito a una mano e prese il soprannome di "Monco di Lepanto" ma conosciamo meglio la sua vita d'arme ai più sconosciuta data la grandezza della sua opera letteraria.
Universalmente noto per essere l'autore del romanzo Don Chisciotte della Mancia, uno dei capolavori della letteratura mondiale di ogni tempo, egli è non di meno un uomo d'armi e soldato di ventura.
Miguel de Cervantes Saavedra nasce a Alcalá de Henares, il 29 settembre 1547, figlio di Rodrigo e di Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. Nella sua vita piena di viaggi e avventure è ricordato come scrittore, romanziere, poeta, drammaturgo e militare spagnolo.
Per tutta l’infanzia è costretto a seguire la sua famiglia in lunghi viaggi a causa degli scarsi guadagni del padre, da un paese all'altro, finché nel 1568 egli si trova a Madrid dove frequenta il collegio "El Estudio" diretto da Juan López de Hoyos.
Nel dicembre del 1569 arrivò a Roma, in fuga per l'accusa di aver partecipato a un duello, cercando d’evitare la condanna al taglio della mano destra e a dieci anni d'esilio data l’accusa di aver ferito un certo Antonio de Segura.
In Italia è prima cortigiano alla corte degli Acquaviva e successivamente nel Ducato di Atri in Abruzzo.
Sempre nel 1570 si arruola nella compagnia comandata da Diego de Urbina, capitano del reggimento di fanteria di Miguel de Moncada, famoso militare statista spagnolo che parteciperà alle cosiddette “Guerre italiane”
e sarà tenente di Juan de Austria nella guerra di Granada e nella battaglia di Lepanto , oltre che viceré di Maiorca e della Sardegna, che allora serviva sotto Marcantonio Colonna grande Ammiraglio Italiano e viceré di Sicilia grande protagonista della battaglia di Lepanto, sia come politico sopraffino in grado di appianare i dissapori tra Spagnoli e Veneziani ( a lui si deve l’alleanza) sia come condottiero, tanto che nella battaglia di Lepanto guidando la nave ammiraglia dei Colonna e affiancato dalla imbarcazione reale di Giovanni d'Austria catturarono l'ammiraglia della flotta turca. Cervantes, dedicò al figlio di Marcantonio Colonna, Ascanio ( cardinale e vescovo Cattolico), La Galatea, un romanzo pastorale che può essere considerato,, tra le sue opere giovanili, la più impegnativa della sua produzione.
Successivamente si mise al servizio del cardinale Giulio Acquaviva (1570) in quel periodo ufficiale relatore del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e lo seguì a Palermo, Milano, Firenze, Venezia, Parma e Ferrara. Nel 1571 entrò a far parte della Armata Cristiana contro i Turchi, sulla galea Marquesa che faceva parte della flotta della Lega Santa, che sconfisse quella Turca nella battaglia di Lepanto il 7 ottobre dello stesso anno.
La terza Lega Santa era una coalizione militare e politica, promossa nel 1571 da papa Pio V, dopo il saccheggio di Nicosia, città sull'isola di Cipro, da parte degli ottomani ma la causa scatenante dell'alleanza fu l'attacco turco alla città veneziana di Famagosta, il 22 agosto 1570.
Il papa mobilitò i sovrani cristiani in difesa della città, strenuamente difesa dalla guarnigione locale. Le nazioni che risposero all'appello furono la Repubblica di Venezia e la Spagna di Filippo II. Successivamente si aggiunsero i Cavalieri di Malta, la Repubblica di Genova, il Granducato di Toscana, il Ducato d'Urbino, il Ducato di Parma, la Repubblica di Lucca, il Ducato di Ferrara, il Ducato di Mantova ed il Ducato di Savoia.
L'alleanza dei principi cristiani venne ratificata a Roma il 25 maggio 1571, alla presenza del Papa. In rappresentanza di Filippo II erano presenti il cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, don Francesco Pacheco e l'ambasciatore Luis de Zúñiga y Requesens, mentre per la Serenissima presenziarono l'ambasciatore Michele Soriano ed il procuratore Giovanni Soranzo.
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mariocki · 3 years
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Roma a mano armata (The Tough Ones, 1976)
"It's not my career that's at stake, but my reputation!"
"Listen, Leonardo, I think -"
"No, Caputo, let me talk!"
"Enough! To be clear, I'm not the one putting your reputation in doubt - your methods are!"
"You care too much about the code, about politics and the press. Maybe you forgot that you got where you are by use of your fists."
#Roma a mano armata#The tough ones#Rome armed to the teeth#italian cinema#poliziotteschi#umberto lenzi#Dardano Sacchetti#Maurizio Merli#arthur kennedy#Giampiero albertini#Ivan rassimov#tomas milian#Maria rosaria omaggio#Biagio pelligra#Aldo barberito#Stefano patrizi#Luciano catenacci#Carlo alighiero#Gabriella lepori#Corrado solari#Maria rosaria riuzzi#Better known now by the (better) title of Rome Armed to the Teeth‚ this was distributed in most non Italian territories as The Tough Ones#Also in a recut form as Brutal Justice‚ and then in another re edit form as Assault With a Deadly Weapon; one of the most influential#Poliziotteschi‚ spawning separate sequels for both Merli's righteous cop Tanzi and Milian's kyphotic villain. Full of stunts and violent#Spectacle‚ it isn't hard to see why this was a success‚ but it took some work getting it to screen: Lenzi only started the film as a#Project to replace a script he'd abandoned‚ Merli and Milian clashed (Merli a staunch and dour jobbing professional‚ Milian an artist who#Valued improvisation and creative input). Politically‚ this is less focused than many of its contemporaries‚ failing to really come down#Firmly on whether Tanzi's unlawful practices and police brutality is ultimately acceptable in particular contexts: do the ends justify the#Means‚ basically. Lenzi flipflops back and forth without ever really committing‚ but jn the process provides enough wham‚ bam‚ and thank#You mam to keep the average viewer of Italian nonsense (me!) pretty happy. Plus lovely Ivan Rassimov is in this one so.. All is well
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lamilanomagazine · 7 months
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A Cerignola l'operazione "lockdown": rapine a mano armata e spaccio di sostanze stupefacenti
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A Cerignola l'operazione "lockdown": rapine a mano armata e spaccio di sostanze stupefacenti. Foggia. I Carabinieri del Comando Compagnia di Cerignola hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Foggia su richiesta di quella Procura della Repubblica, nei confronti di 11 persone – 7 di Cerignola e 4 residenti in altri comuni delle province di Foggia e B.A.T. - indagate a vario titolo dei reati di rapina, detenzione illegale e porto in luogo pubblico di armi, ricettazione, nonché detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il nome dell’operazione è legato al periodo di svolgimento delle indagini, condotte dalla Compagnia Carabinieri di Cerignola - con la direzione e il coordinamento della Procura della Repubblica di Foggia - durante la pandemia da covid 19. Gli elementi raccolti hanno consentito di delineare una solida piattaforma indiziaria in ordine a una serie di rapine a mano armata in danno di supermercati che ha interessato, da maggio 2019 a febbraio 2020, i territori di Cerignola e Orta Nova. I Carabinieri hanno accertato, in tre diversi episodi, il ricorso da parte dei rapinatori allo stesso modus operandi: durante le operazioni di apertura o di chiusura del locale, travistati da passamontagna, hanno fatto irruzione nell’esercizio commerciale minacciando, in un caso con l’uso di un fucile, il responsabile o un addetto dell’attività costringendolo, anche con l’uso della violenza, a prelevare dalla cassaforte gli incassi - in una circostanza superiori ai 9.000 euro -, dileguandosi successivamente con la refurtiva a bordo di auto rubate. Tre sono gli arrestati indiziati di aver partecipato a vario titolo, in concorso con altri complici allo stato non ancora identificati, ad una o più rapine. Un determinante contributo all’individuazione di uno di loro è stato fornito da personale del R.I.S. Carabinieri di Roma, che è riuscito ad estrapolare un profilo genetico da uno dei passamontagna - secondo gli inquirenti utilizzati durante una rapina - rinvenuti nei pressi di un immobile rurale di proprietà di un indagato unitamente ad armi, munizioni, sostanza stupefacente, chiodi a tre punte, documentazione contabile di un supermercato rapinato, nonché dispositivi in uso alle Forze dell’Ordine. Nel corso della complessa attività investigativa è stato inoltre ricostruito un florido spaccio di ingenti quantitativi di stupefacente, gestito da alcuni destinatari della misura cautelare che rifornivano pusher sia della zona che provenienti da paesi limitrofi. Non sono mancate attività di riscontro agli elementi raccolti da parte dei Carabinieri, che durante le indagini hanno denunciato in stato di libertà 15 persone e sequestrato 3 pistole clandestine, circa 200 munizioni di vario tipo e calibro, 5 caricatori per pistola mitragliatrice “Skorpion” e 3 Kg circa di sostanza stupefacente tra hashish, cocaina e marijuana. Dei destinatari del provvedimento cautelare 4 sono stati tradotti presso la casa circondariale di Foggia e 2 agli arresti domiciliari, mentre è stato notificato ad ulteriori 4 indagati l’obbligo di dimora nel comune di residenza e ad 1 indagato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giallofever2 · 6 years
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1976 Roma a mano armata Also Known As (AKA) Argentina Roma a mano armada Brazil Roma Armada Spain Roma a mano armada France Brigade spéciale Greece (transliterated) Aftokratores tou eglimatos Greece (video title) Oi zorikoi Netherlands (video title) The Tough Ones Portugal Roma À Mão Armada Soviet Union (Russian title) Рим, полный насилия Turkey (Turkish title) Silah Elde Usa (Dvd Version) Rome Armed to the Teeth USA (reissue title) Assault With A Deadly Weapon USA (dubbed version) Brutal Justice Europe (English title) The Tough Ones West Germany Die Viper World-wide (English title) The Tough Ones/Roma a mano armata Directed by Umberto Lenzi... (English version) (as Bert Lenzi) Writing Credits Umberto Lenzi ... (story) (English version) (as Bert Lenzi) Dardano Sacchetti ... (screenplay) Release Dates Italy 25 February 1976 Turkey April 1977 Argentina 15 September 1977 USA July 1978 France 24 September 1980 West Germany March 1985 (video premiere) Filming Locations Rome, Lazio, Italy Filming Dates March 1977 Production Dates 1976 technical specifications Runtime 1 hr 35 min (95 min) Cast Maurizio Merli Maurizio Merli ... Inspector Leonardo Tanzi Maria Rosaria Omaggio Maria Rosaria Omaggio... Anna Tomas Milian Tomas Milian... Vincenzo Moretto Ivan Rassimov Ivan Rassimov ... Tony Parenzo Arthur Kennedy Arthur Kennedy ... Chief of Police Giampiero Albertini Giampiero Albertini ... Commissioner Francesco Caputo Fulvio Mingozzi Fulvio Mingozzi ... Agent Colantoni Luciano Pigozzi Luciano Pigozzi ... Moretto's Henchman Luciano Catenacci Luciano Catenacci ... Ferdinando Gerace Stefano Patrizi Stefano Patrizi... Stefano Ottaviano Dell’Acqua Ottaviano Dell'Acqua ... Stefano's Friend Biagio Pelligra Biagio Pelligra ... Savelli Aldo Barberito Aldo Barberito ... Detective Poliani Carlo Alighiero Carlo Alighiero... Savelli's Lawyer Carlo Gaddi Carlo Gaddi ... Ambulance Driver Claudio Nicastro Claudio Nicastro ... Fence Valentino Macchi Valentino Macchi ... Franco Alessandra Cardini Alessandra Cardini ... Sandra Moretto (as Sandra Cardini) Gabriella Lepori Gabriella Lepori ... Marta Assante Maria Rosaria Riuzzi Maria Rosaria Riuzzi ... Paola Corrado Solari Corrado Solari ... Albino Dante Cleri Dante Cleri ... Licenses and Permits Officer Mara Mariani Mara Mariani ... Widow Assante Ruggero Diella Ruggero Diella ... Stefano's Friend Tom Felleghy Tom Felleghy ... Judge Bennato Riccardo Petrazzi Riccardo Petrazzi ... Savelli's Henchman Gaetano Russo Gaetano Russo ... Stefano's Friend Franco Macchi Franco Macchi ... Thug Filippo De Gara Filippo De Gara ... Informer
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roma-sera-giornale · 4 months
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Roma a Mano Armata
De Ficchy Giovanni Ucciso a revolverate ragazzo di14 anni nel parcheggio metro di Roma Pantano.  “C’è un ragazzino a terra, sta morendo” Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il 118, ma per la vittima non c’è stato nulla da fare: il ragazzo è morto nonostante i tentativi di rianimazione pochi minuti dopo l’arrivo dei sanitari. Non si esclude una lite fra due gruppi. Sul posto anche il…
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