Tumgik
#non so alla fine se una cosa non la vuole fare non la fa - non voleva andare a sanremo e non ci è andato
sonego · 3 months
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comunque "(jannik) si concede troppo a tutti, è troppo generoso, non è sostenibile come cosa" sì ma avete considerato che lui è fatto così e non so se ci si può fare molto 😭
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belladecasa · 7 months
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Allora voi dovete sapere (come dite? Ma che ce frega accanna co ste stronzate il tuo blog è ormai una pattumiera?) che mia mamma è dotata di ottime qualità: grande senso pratico, quinta di seno, bel naso, estroversione, assoluta assenza di ogni imbarazzo, pudore, timidezza, non sa cosa sia l’ansia. Poi, a questo si accompagna un pessimo senso del denaro, che viene dissipato senza pietà pur non essendo noi dei borghesi, tendenza a farsi abbindolare per la troppa bontà e soprattutto tendenza all’eccentricità che in lei sfocia spesso nel kitch più hardcore. Il caso (avverso) ha voluto che io ereditassi da lei solamente l’essere un’abbindolabile eccentrica scialacquatrice, tratti che cozzano con il patrimonio ereditario paterno di disturbi d’ansia, tra cui l’ansia sociale. Questa lunga premessa per far capire perché oggi ho passato la mattina (che per me inizia alle 12) in giro per fiorai di Bologna a cercare qualcuno che potesse farmi un bouquet per la mia laurea che contenesse delle piume di pavone. Dunque, a causa del mio patrimonio genetico mal assortito vago per ore a stomaco vuoto con la tachicardia alla ricerca vana di queste piume finché non giungo nel negozio della signora Maria Rosa in zona Murri. Entro poco fiduciosa e mi ritrovo una settantenne minuta e bassina e le esprimo il mio piumato desiderio che la basisce del tutto (signora le piume signoraaaaaa). Proprio la signora Maria Rosa non si capacitava della mia richiesta, soprattutto perché, secondo lei:
- Le piume di pavone portano sfortuna! Ma come le viene in mente
- Ah non lo sapevo, comunque a me piacciono tantissimo e poi sono già una sfigata non mi interessa, sfiga più sfiga meno ahahha
- lei non ride proprio schifa il mio umorismo noir
- Guarda davvero non si trovano io adesso chiamo il mio fornitore (chiama fornitore che dà risposta negativa)
- Ma poi perché le vuole io davvero se fosse mia figlia glielo vie te re i
Mi veniva troppo da ridere per la sua disapprovazione così sentita ma allo stesso tempo per la sua premura nel contattare i suoi fornitori per cercare di rimediarmele. Chiama fornitore che gli manda fiori dall’Olanda e lui risponde che le farà sapere domani se può farle arrivare insieme alle calle (altra mia richiesta precisa).
Nel frattempo lei continua ad oscillare tra disapprovazione e curiosità.
- Mah guardi io faccio la fioraia da 72 anni, e una volta si usavano, ma proprio tanto tempo fa, è una roba vecchia
- Eh lo so signora ma a me piacciono le cose vecchie e poi le mode si ripetono quindi torneranno
- mmmm
…..
- Io tra l’altro sono cristiana, credo in Dio ma non nella Chiesa….
- ….si capisco ognuno ha una sua spiritualità
- (lei sempre: mmm seguito da) quindi per la religione cristiana non va bene questa cosa della fortuna…..
- Eh sì è più un’influenza pagana
- ….però io a volte non ce la faccio tipo se devo fare qualcosa non riesco ad indossare che ne so il viola. Quando presi la patente volevo mettere un pantalone viola bellissimo che avevo cucito (perché sono anche sarta!) ma già mi avevano detto di non presentarmi perché il giorno prima avevo sbagliato tutto ma ci sono andata lo stesso e alla fine ho passato
- :)))))
- comunque anche con le medaglie del papa si dice che portino sfortuna ma quelle le vendo
(Cerco su google e mi piacciono)
- ok, le voglio
- va bene gliele prendo dal contadino, avrà un bouquet unico in tutta Bologna, chissà come sarà il suo matrimonio
- Ma sì già organizzare la laurea mi sta facendo impazzire, non mi sposerò mai
- Ma come non si sposaaaaaaaa 😰😰😰😰😰😰
Vabbè raga ho volato signora Maria Rosa ti amo
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yomersapiens · 1 year
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Tumblocalypse
- Da quanti anni sei chiuso qua dentro? - Saranno più di quindici. - E nessuno è mai riuscito ad entrare? - Ci provano sempre. Cambiano aspetto. Nome. Tipologia d'attacco. Li ho studiati tutti. Ho visto vecchi amici cadere e prendere il loro posto. Si reinventano, ma qua dentro non entreranno mai. È l'ultima barricata.
Mi avvicino alle assi di legno inchiodate davanti a quella che sembra essere stata una porta, una piccola fessura mostra quello che c'è fuori. Sono tantissimi, alcuni sono corpi nudi, portatori di seni enormi creati per attirare l'attenzione. La maggior parte sono pagine vuote, facce numeriche con nomi umanoidi. - Saranno migliaia... centinaia di migliaia... - Continuano ad aumentare. Si mettono qua fuori e aspettano di seguirmi. - Riesci a bloccarli tutti? - Ci provo, ma sta diventando impossibile, non riesco più a distinguerli da quelli veri, guarda laggiù - Indica una ragazza vestita in stile anime che urla sbracciandosi, sembra in pericolo. - Dobbiamo aiutarla! Non è una di loro! - È qui ti sbagli! Hanno capito come fare, si stanno evolvendo. Lei è esattamente come tutti gli altri, se non peggio, perché crede di essere umana. - Come diavolo è possibile? - Da quando è arrivato lui, tutto è cambiato. - Lui chi? - Non lo vedo da un po' ma prima era qua fuori ogni giorno. L'uomo giallo, dalle orecchie a punta. Sembrava un mostro creato dalla mente malata di un disegnatore giapponese. È stato lui a raggrupparli, loro lo seguivano mentre ripeteva pika-pika. Ho ancora i brividi a pensarci. Quegli occhi minuscoli e neri mi perseguitano. - Che fine ha fatto? - Una volta radunato il suo esercito si è nascosto, penso sia laggiù, in un castello. - Da quanto non mandi un segnale verso l'esterno? - Ho provato a postare una settimana fa, una gif, ma nessuno sembra averla notata. - Quindi potrebbe non esserci più nessuno di vivo davvero qua fuori. - Talvolta ricevo un segnale da parte di un gruppo che vuole insegnarmi come essere un dinosauro. - L'ho ricevuto anche io, è stato terribile, sembrava divertente e invece... - Invece era solo un altro stratagemma architettato da pika-man. - Così si chiama? - Così abbiamo cominciato a chiamarlo noi della resistenza. - Cosa fate voi di preciso? - Alcuni scrivono. Pensieri. O hanno bisogno di compagnia. Alcuni si confessano. Pochi creano. Sempre meno. Altri mandano fotografie. Didascalie. Citazioni. Ogni tanto un messaggio anonimo, una risposta secca per chiudere il discorso. Potrebbe non essere qualcuno di reale, potrebbe essere uno di loro. - Chiedono aiuto? - No, in genere chiedono foto piedi. - Ah. E i troll? - Ci sono ancora ma stanno tra di loro. Quando serve li distraiamo con una nuova teoria complottista che li tiene impegnati per mesi. - Quindi di attivo, non fate nulla? - Non ha senso. Guarda fuori. Sono in troppi. Hanno vinto loro. Questo posto è in mano ai bot adesso. - È un peccato. - Lo è, ma guarda che tette hanno alcuni. - Sono davvero fatte benissimo. - Le hanno studiate per anni e ci sono riusciti, meglio delle originali. - E quindi che farai, li lascerai entrare? Cederai anche tu? Mollerai tutto? - Ogni tanto, quando ho voglia, lancerò un segnale. Qualcosa di breve magari. Una battuta o una frase romantica del cazzo, come quelle che scrivevo una volta. - Niente più photoset? - Sono troppo vecchio per quelle cose. Ci sono persone bellissime e preferisco guardare loro. Poi ho paura di essere utilizzato. Studiato. Copiato. Riprodotto. Clonato. - Potrebbero farlo? - Oramai non mi sorprendo più di nulla... - Senti ancora qualcuno della vecchia guardia? - Ogni tanto l'anziano dottore grigio rimette in funzione il segnale morse. Mi manda un audio lungo una decina di minuti fatto di bip biiip.
Delle urla spaventose provengono da fuori. Corriamo alla porta per guardare che accade ma un fascio di luce intenso quanto un laser ci acceca. - Cosa sta succedendo??? - Non lo so!!! È terribile!!! - È tornato pika-man??? - Forse è lui! Ma non vedo più niente!!! - Corri a prendere dell'acqua, c'è una tinozza piena vicino alle bozze salvate. Bagnati il viso. Torno a vedere ma tutto è offuscato, le urla sono finite. C'è una strana calma nell'aria. Odore di sangue e brandelli di bot porno ovunque. - Non è stato pika-man. Questa non può essere opera sua. - È allora di chi diavolo si tratta? - Guarda! Laggiù! su quel cavallo! - È la signora bianca! Quella della profezia!!! - Non può essere vero. È solo una leggenda... - È lei! Guardala! Imbraccia la lunga spada argentea! È stata lei! È venuta a liberarci! - Vuol dire che, possiamo uscire? Te la senti? - Non so se sono capace. Da quanti anni è che parlo da solo? - Ho perso il conto. - Dobbiamo uscire. Unirci a lei. Insieme forse possiamo farcela a sconfiggere pika-man. - Scrivi all'anziano dottore. Smetto di guardarmi allo specchio e parlare al mio riflesso. Inizio a togliere i chiodi dalle assi sulla porta. È arrivato il momento di fare qualcosa.
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CIAO, SONO L’ANSIA. (Leggetela tutta)
So che ti senti male ogni volta che mi avvicino,
che ti disperi e vorresti mandarmi via subito, so
che se potessi… mi uccideresti, soprattutto
perché credi che sia io quella che ti vuole fare del
male, ma credimi, non è così.
Non sono qui per arrecarti dolore, tanto meno
per farti impazzire, penso di avertelo dimostrato
ogni volta che arrivo.
È vero delle volte sono spaventosa ma è la mia
natura.
Però come vedi alla fine della giornata, non ti ho
ucciso e non sei impazzito.
La verità è che quando arrivo tu stai male, senti
questa sensazione dolorosa nel petto.
Purtroppo non ho altro modo per farmi ascoltare.
Sei così impegnato a cercare successo, ad essere
produttivo a dimostrare agli altri che sei degno di
essere amato… e non ascolti i miei piccoli segnali.
Ricordi quella volta che hai sofferto di
mal di testa?
O quando hai avuto l’insonnia per più di 2 ore e
ti giravi nel letto?
O che ne dici di quella volta che senza un motivo
apparente hai pianto?
O ancora, di quella volta che ti sei sentito
oppresso dentro e ti mancava l’aria e non capivi il
perché?
Beh, tutte quelle volte ero io, volevo solo che tu
mi ascoltassi, ma non l’hai fatto.
Hai continuato a seguire il tuo ritmo frenetico di
vita.
Allora ho provato qualcosa di più forte, ho
provato a farti tremare l’occhio, fischiare
l’orecchio, sudare le mani, ma anche in queste
occasioni non mi hai voluto ascoltare.
Conosci bene la mia presenza, è per questo che
quando sei tranquillo o sei da solo e in
solitudine… o ti fermi, mi presento,
semplicemente per parlarti.
Ti disperi sempre, perché con la mente non
comprendi cosa ti succede, e ovviamente, con la
mente razionale non mi comprenderai.
Ecco perché mi sono arresa e ho deciso di
scriverti.
E mi congratulo con te se stai leggendo ciò che
ho da dirti, perché significa che hai finalmente il
coraggio di ascoltarmi, e credimi, nessuno meglio
di me sa della tua grande capacità di evitarmi e
scappare via, come scappare dal mostro nella
foresta oscura.
Come quelle volte in cui mi eviti e ti distrai per
ore davanti alla tv, vivendo la vita di altre persone
che non conosci pur di non affrontare ciò che
non ti piace.
O che ne dici di quelle volte che con un paio di
pillole hai intorpidito i tuoi nervi e le tue
preoccupazione; e cosa dire di quelle altre
sostanze che ti inducono lo stordimento
annebbiando ogni tipo di sentimento.
Spero che ora tu sia pronto.
Pronto ad affrontare la tua realtà, pronto ad
affrontare la verità nella tua vita senza maschere,
senza scorciatoie… senza pretese.
È così che deve essere.
L’ unica cosa che ho cercando di comunicarti per
tutto questo tempo: che è ora di evolversi andare
avanti.
Devi attuare cambiamenti molto profondi dentro
di te, perché non ti stai godendo della vita e non
ti senti appagato.
Per questo motivo che sono qui, per aiutarti a
recuperare quella pienezza che vive dentro di te;
per riuscirci dovrai liberarti da tutto ciò che ti
ostacola.
Sono qui per aiutarti a capire cosa esattamente
impedisce alla tua vita, alla tua passione di vivere
la gioia.
Ogni volta che entro nella tua vita, ti ricordo che
non è piena e felice, quindi se dovessi tornare,
non spaventarti, ma ascoltami.
E se davvero mi ascolterai non ci metterai molto
ad apportare i cambiamenti, li farai subito.
Se vuoi sentirti bene, tutto dipende solo da te.
So che lo desideri, ma allo stesso tempo so che
vuoi rimanere nel tua zona comfort, nella
comodità, pur di evitare ciò che ti fa male.
Preferisci continuare a cercare l’approvazione e
l’accettazione degli altri, facendo l’impossibile
per attirare attenzione; preferisci che gli altri
siano responsabili della tua persona, meno che tu
di te stesso... e naturalmente ti capisco, tutti
desideriamo fuggire dalle responsabilità.
Ma ho una notizia per te!
Solo entrando nel problema potrai avvicinarti a
quell'esperienza di liberazione.
Tu sia responsabile di te stesso e quando mi
ascolterai, credimi, me ne andrò.
Solo tu hai il dono di mandare via queste
sensazioni spiacevoli.
C’è qualcosa di molto importante che voglio dirti,
in realtà me ne andrò non appena intravedrò che
stai facendo cambiamenti nella tua vita, quando
vedrò che stai andando verso la tua evoluzione,
pronto a crescere e a riprendere in mano la tua
essenza.
Finché non lo farai, io ci sarò, sempre.
In conclusione, se oggi sono qui, perché hai
bisogno di me.
Hai bisogno di me, per modificare il tuo modo di
interpretare la tua realtà, lascia che ti dica che è
un po’ ‘distorta’.
Devi liberarti di credenze che non ti aiutano e ti
limitano; perdonare tutta la rabbia e riprenderti la
tua libertà interiore.
Soprattutto, hai bisogno di me per riconquistare
il piacere di vivere, per essere te stesso, perdere
la paura di rifiuto o di abbandono.
Hai bisogno di me per mettere dei limiti alle
persone che ti fanno del male, affinché tu possa
impugnare coraggio e imparare a dire “no”.
Hai bisogno di me per allontanare chi non ti
merita; per smettere di dipendere dall'esistenza
del tuo partner per essere felice.
Una volta per tutte, bada alle sensazioni del tuo
corpo.
In che altro modo avresti fatto attenzione al tuo
corpo?
Probabilmente in molti altri modi, ma questa sta
funzionando.
Dai al tuo corpo il cibo di cui hai bisogno, smetti
di criticare il tuo fisico e ringraziarlo, per te fa
tanto.
Corri, muoverti, passeggia riprendi i tuoi ritmi.
Perché esplodere sempre?
Perché la tristezza?
Perché pretendere così tanto?
Non capisco perché lo fai, hai tutto, sei tutto, hai
le capacità di cui hai bisogno per creare la tua
realtà, ma ti tratti come uno schiavo, sei troppo
severo con te stesso.
Sono qui per dirti di smetterla di farlo.
Chiediti come mai non hai più equilibrio interiore.
Chiediti davvero come vuoi vivere e per cosa
lottare: è la tua vita!
L’ unico controllo che puoi pretendere è quello di
te stesso, ma per conquistarlo, devi accettare che
l’hai perso, e lasciare che finalmente mi esprima,
dirti che quei sintomi così orribili che ho
inventato era per sostenere tutto questo e se
ancora non mi accetterai, sarò ancora più forte.
Quindi, la prossima volta che mi sentirai arrivare,
chiudi gli occhi, spegni la mente razionale per un
momento, lasciati andare... respira e cerca di
comprendermi.
Poi inizia il cambiamento nella tua vita con azioni
chiare e specifiche, vedrai che me ne andrò.
Spero di non dover entrare molte volte nella tua
vita, ma se ritorno… ricordati che non voglio farti
del male, voglio aiutarti a recuperare la tua
strada, quella che ti renderà felice.
E per finire, spero che tu possa vedermi come
sono: la tua Essenza.
Sono te stesso che urlo disperatamente e
imploro di ascoltarmi, ti parlo dal profondo del
tuo cuore, che scoraggiato cerca di farsi notare.
Quello che senti non è ‘tachicardia’, sono io, la
tua Essenza, che vuole semplicemente venir fuori
e vivere.
Con affetto,
la tua Essenza mascherata da Ansia.
Carla Babudri
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Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro. E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te, questo amore per te mi fa male e mi fa bene allo stesso tempo, ma io come te capisci che non possiamo più stare male. Ci sono troppe cose in mezzo, la tua ex soprattutto che in un modo o nell’altro si intromette nella tua vita cosa che tu in primis non dovevi renderlo possibile, ho perdonato quello che hai fatto ho accetto le tue scuse, ma io francamente non me ne faccio nulla. So, che odi quando riprendo il discorso però a volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero mi merito tutto ciò?” E mi rispondo con un “no, non lo merito però per qualche ragione ci finisco sempre in queste situazioni che mi fanno stare davvero male” il mio cuore è stanco, stanco di litigare, di discutere, di piangere e di amare. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché in un certo senso completi i miei gesti quando non siamo ognuno per cazzi nostri. Quello che è successo ieri, mi ha fatto molto male.. ho subito pensato che non te ne fregasse niente di me, ed ho pensato tanto ed ho pianto tanto perché non voglio questo per me stessa io voglio solo essere felice. Perché me lo merito e perché te lo meriti anche tu dopo tutte le sofferenze che abbiamo avuto, domani noi possiamo anche vederci possiamo anche parlarne ma la mia decisone rimane quella. So, so quello che ho detto ma magari questo tempo lontane potrebbe farci capire davvero quello che vogliamo, non voglio essere una seconda scelta per te perché mi ci sono sentita un po’ di volte e non te l’ho mai detto, ma sono stanca di fingere che vada tutto bene anche quando non è così. Ti chiedo di rispettare la mia decisione, ti chiedo di rimanere in buoni rapporti e so che ho detto che non ha senso ma non ha senso nemmeno fare finta di niente giusto? Come se questi tre mesi non fossero mai esistiti, io so quanto ti amo e quanto tu ami me proprio per questo ti chiedo del tempo ti chiedo di stare un po’ lontane e capire quello che si vuole davvero. Io per adesso voglio tempo, perché sono delusa e arrabbiata, per quanto posso volerti e posso amarti non riesco a stare così adesso. Amare per due persone come noi è difficile e complicato dopo tutto quello che abbiamo passato, e tu lo sai e il lo so cosa significa amare più di se stessi. Ma voglio che tu capisca, l’importanza che ha ogni azione che fai con quella persona, ogni parola, ogni gesto compiuto, voglio che tu capisca tutto. Perché so, che tu sei intelligente ma a volte non ci capiamo per niente e invece di andarci incontro ci scontriamo facendoci solo del male ed io non voglio questo per noi. Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora. Ma posso farlo per sempre? Dimmi, se il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò. Quanto costa essere felici in questo mondo che per noi non sarà mai facile trovare un po’ di pace, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro sei tormentata. Ecco, la parola giusta è “tormentata” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone di blanco, dove mi ci ritrovo tantissimo anzi dove ritrovo me e te. Tormentate, ecco come siamo noi due
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gcorvetti · 2 months
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Torno a parlare di Musica.
Lo so che l'idea era quella di aprire un blog parallelo dove parlavo solo di musica, ma è ancora la e non so se la attuo perché alla fine posso mettere un bel tag e chi vuole si legge i post musicali. Comunque, oggi vedo un video di Silvestrin dove nella foto iniziale c'è Bruce Dickinson (per chi non lo sapesse è il cantante degli Iron Maiden), allora che fa non lo guardo? Nel video Enrico loda, in questo caso, il frontman dicendo che la sua proposta su come tirare su la musica è decisamente la migliore fin'ora. Avevo parlato tempo fa del video sempre di Silvestrin dedicato all'idea di Kanye West, riassumo : lui dice che come nel cinema quando esce un disco per il primo mese lo si trova in vendita e passato quel periodo pure in streaming. Mentre Bruce (la faccio breve, per chi è curioso si può guardare il video che metto sotto) dice che i fan, cioè quelli che tengono alla musica devono avere più spazio, come per esempio quello davanti al palco che ormai è destinato a VIP e influencer solo per far vedere che erano all'evento, perché un fan che compra il disco e poi viene al concerto non ha tutti quei soldi per poter stare in prima fila; per gli altri, cioè gli ascoltatori della domenica, quelli che non gli frega un cavolo della musica e per loro è solo un sottofondo, quelli possono andare a fanQ. Più o meno il discorso è questo, cioè ridare la musica a chi la ama veramente e non a chi si ascolta brani random e non sa neanche chi e cosa sta ascoltando. L'idea non è male di per se, forse non tutti hanno voglia di svilupparla, cioè i due artisti hanno proposto qualcosa che forse alle case discografiche non interessa, oppure a quelli che organizzano i concerti non conviene, anche se lo spazio davanti al palco è grande se ci metti tavolini e bar perdi spazio prezioso dove poter mettere centinaia di persone che anche se pagano 50€ di biglietto sono centinaia, beh questo dipende da come si calcolano i costi, se fai l'area VIP e ci guadagni di più è ovvio che non si potrà mai fare. Ma la cosa che noto è che finalmente qualcuno che sta ai piani alti si sta facendo sentire, se fino a poco fa nessun artista si era fatto avanti adesso si vede che c'è in qualche modo l'intenzione di cambiare le cose dall'alto, questo anche perché attraverso lo streaming (spotify è solo uno dei tanti) nessun artista guadagna, forse le case discografiche ma forse poco, questo è un campanello d'allarme che suona sempre nei momenti di crisi o quando il conto in banca non sale ma scende e basta.
Nel sottobosco le cose vanno diversamente, se ti va bene vendi qualche cd, qualche copia digitale su bandcamp, ma l'incasso lo fai andando sul palco e questo non cambierà mai, ci saranno sempre concerti e ci saranno sempre band che suonano, non importa se si guadagna tanto o poco, se si campa o meno, l'importante è comunicare le proprie idee attraverso la musica, come gli artisti di altre discipline fanno, anche se il periodo è turbolento per tutti.
Un nota personale, non ci sono più movimenti (musicali o culturali) e questo fa si che ci sia poco interesse da parte del pubblico perché ognuno fa per se e così si è da soli a cercare di emergere, coi movimenti si andava tutti in una direzione (tutti quelli che facevano parte del movimento).
A voi il video
youtube
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tma-traduzioni · 4 months
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TMAGP003 - Mettere radici
[Episodio precedente] [Indice TMAGP]
[Un computer dell’O.I.A.R. inizia a registrare]
[Qualcuno scrive velocemente su una tastiera, poi un invio deciso]
[Suono di un errore]
[Un agonizzante lamento di frustrazione]
COLIN
(a denti stretti) Ma dai.
ALICE
Che cosa sarebbe di preciso un errore .jmj? Che vuol dire?
COLIN
Niente. È solo una scusa del sistema per rovinarmi la giornata, ecco che cos'è.
ALICE
Potrei provare un altro computer–?
[Colin continua a scrivere mentre parla]
COLIN
No. Lo sta facendo apposta e cambiare computer lo incoraggerà. Non c’è niente di sbagliato, è solo che non accetta i comandi.
ALICE
Cioè – (una risatina divertita) mood, ma comunque…
[Colin pigia altri tasti]
[Errore]
[Colpisce il lato del monitor, forte, più volte]
ALICE
Devo chiamare Lena prima che tu spacchi Freddie? Questa è quasi un’aggressione.
COLIN
(Distratto per la concentrazione) A me o al computer? E cosa potrebbe fare Lena di preciso?
ALICE
Non so. Potrebbe essere utile avere un’altra testimone per quando la situazione degnera in omicidio.
[Tasti. Errore.]
COLIN
E che testimone. Non saprebbe riconoscere un comando DOS nemmeno se le mordesse il culo. Senti, hai messo mano alla directory o qualcosa del genere?
ALICE
Certo che no! Perché dovrei mettermi a litigare con Freddie? Quello è il tuo lavoro.
[Colin scrive ancora]
COLIN
(implorando) Dai funziona, ti prego!
[Pigia invio con l’attenzione con cui si disinnesca una bomba]
[Errore]
COLIN
Bastardo! (scrive) Dimmi solo quale è l’errore! Ti serve qualcosa? Devo prendere un disco di avvio? Ti serve un cavolo di massaggio? COSA?
[Alice ridacchia]
[Tasti. Poi di nuovo errore.]
ALICE
Vuoi fare una telefonata a un amico? Magari al dipartimento di informatica?
[Una sedia con le rotelle viene spostata]
COLIN
Non sono amici amici miei, nemmeno tuoi. Ti seppelliscono di scartoffie solo per sostituire un tappetino per il mouse - lo sai. 
[Colin s’infila sotto la scrivania]
Conosco questo sistema meglio di chiunque altro ancora in vita e ciò nonostante non capisco come funziona! Quindi posso garantirti che nessuno di quegli idioti non sa nemmeno da dove iniziare con questa fumante pila di me-
ALICE
(al computer) È tutto okay, Freddie-piccino. (Lo accarezza) Andrà tutto bene, tesorino.
COLIN
Non provarci con il computer mentre ci sto lavorando.
ALICE
Hey, non sono io quella a pecora…
COLIN
(riemerge da sotto la scrivania) Sono serio. Non dargli una personalità. Non dovresti nemmeno chiamarlo “Freddie.”
ALICE
Uh-huh. Perché FR3-D1 è così facile da dire.
COLIN
Fare amicizia con questo stramaledetto programma che prova ad annientarsi ogni volta che apro una finestra non è “carino”. Già è abbastanza difficile dedicare ogni secondo della mia vita a impedire che questo intricato casino sporchi il letto senza che tu ti incazzi.
ALICE
Oh andiamo, non è poi così male. 
COLIN
Hai almeno idea di che cosa succederebbe se questo coso alla fine riuscisse ad estinguersi?
ALICE
(tono piatto) …Andremmo a casa prima?
[Colin fa un suono irritato]
[Scrive]
ALICE
Forse ha solo bisogno di un po’ di incoraggiamento.
COLIN
O forse solo ha solo bisogno di un bel calcio nelle p-
[Dei rumori indistinti diventano un audio]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
Caso: Omicidio Data: …
COLIN
Grazie a Dio!
[Colin schiaccia la barra dello spazio per metterlo in pausa]
[La registrazione si interrompe]
ALICE
Hey, l’hai aggiustato! Ed eccccccco Freddie!
COLIN
Hai sbagliato film.
ALICE
Meh, sappiamo entrambi che Robert Englund sarebbe stato più bravo. Complimenti, Colin, sei una star.
[Si sposta e gli dà un colpetto sulla schiena]
Devo processare delle montagne di roba stasera, quindi fallo partire, io vado a mettere su il bollitore! Vuoi niente?
COLIN
Uno scotch doppio.
ALICE
Vada per del caffè vecchio di due giorni.
COLIN
(con la testa tra le mani) Eurgh.
[Colin schiaccia di nuovo la barra spaziatrice con aggressività]
[Passi mentre si allontana]
[Il computer inizia a parlare da solo]
VOCE DEL COMPUTER (NORRIS)
….zero- tre, zero-quattro, duemilanove. 8:45 a.m.
[Norris come l’altra volta sembra umano ma ha una cadenza robotica]
Racocolta: Deposito CID del Kent.
Oggetto: Diario del Dr. Samuel Webber, età 46 anni. Rilasciato da Harriot Manning, counselor specializzato nell’elaborazione del lutto. Ritrovato all’interno di una ventiquattrore nera danneggiata dall’acqua, parzialmente sotterrato, attraversato da delle radici ammuffite.
Ulteriori contenuti: Uno smartphone danneggiato dall’acqua. Un portafoglio con la carta di identità del Dr.Webber e la sua carta di credito. Le chiavi del n.13 di Marigold Drive con un portachiavi d’oro. Parti delle cartelle mediche di Gerald Andrews - età 37 anni, al n.12 di Castlehill Avenue - e Maddie Webber - età 39 anni, deceduta.
Caso: 1201/19
Numero di serie: 72003210
Raccolto da: Agente Speciale Caroline Jennings, 2911
Diretto a: Deposito Prove Sud-Est – Lewisham
Seguono passaggi del diario di interesse:
Data: 07-12-09. 10:03 p.m.
[La voce di Norris si fa completamente umana non appena inizia a leggere dal diario]
La giornata di oggi è stata da manicomio. Avevo pianificato tutto, tutto quanto! E poi un attacco di panico mi ha soffocato lasciandomi senza determinazione. È stato così umiliante! Mi sono sentito come se il terreno si sarebbe aperto sotto i miei piedi con tutti che mi fissavano, solo per alzare gli occhi al cielo davanti alla mia “isteria,” per usare le parole dei paramedici. Loro non capiscono. Ero quasi sul punto di essere preso… Ma è fatta. Ora devo soltanto sparire.
Non posso tornare a casa. Per lo meno non per qualche giorno. E dovrò evitare i soliti posti finché non si saranno nuovamente scordati di me. Non dovrebbe essere difficile, che sarà mai un altro dottore stressato. Solamente un uomo grigio in mezzo alla folla, mai degno di nota finché non necessario.
Un uomo nella metro continuava a fissarmi. Sembrava che stesse cercando di connettere i puntini… sono paranoico, lo so, a starmene sdraiato in mezzo ai fiori di campo in un giardino dimenticato. Il fango mi ha rovinato le scarpe.
Non ho molto nella valigetta. Comunque, fare un elenco aiuta a mantenere l’ordine:
Fascicoli su “gli amanti sventurati”
Il turno di lunedì mattina - spero che l’operazione della signora Mrs. Campbell’s sia andata bene
Nove caramelle Werther’s Originals (perché a un certo punto sono diventato un vecchietto senza rendermene conto)
Penne, blocchetti per le ricette
Tessera Oyster – sempre valida
23 sterline e 22 in contante– pensavo fossero 24, ma una delle monete era un euro consumato. Non sono certo del tasso di cambio…
Questo diario, ovviamente. Molte grazie, counselor - è più probabile che lo usi come esca per il fuoco che per “esprimere i miei sentimenti”
E il mio telefono. Batteria al 43%, 1 tacca… Possono rintracciare le SIM, no? Dovrei probabilmente distruggerla. Meglio rimanere isolato che essere beccato.
È quasi mezzanotte. (Perché non è più buio?) Non mi sono portato dietro un pranzo, non pensavo che mi sarebbe servito. Non pensavo che sarei riuscito ad arrivare a questo punto. Mi chiedo per quanto dovrò rimanermene qui prima che smettano di cercare. Probabilmente dovrei mangiare una Werther’s. Solo una però. Cristo, mi sono ridotto a dover razionare le caramelle.
Devo trovare un posto asciutto. (Per quale motivo ho mai scelto di nascondermi qui?) Potrei provare in un ostello? Dovrei mostrare un documento? Potrei mentire, usare un nome finto.
Potrei essere Gerald Andrews. Sono certo che a Maddie sarebbe piaciuto molto.
Adesso ricordo. Era per il gelsomino. Quel profumo nella pioggerella sottile mi ha attirato. Me la ricorda così tanto.
[Una musica molto leggera inizia a crescere]
Maddie amava il profumo del gelsomino. Avrebbe adorato questo posto, nascosto tra i brutti vicoli di mattoni.
Mi avrebbe fatto delle domande sulle piante, e io le avrei risposto che non sapevo. Non sapevo nemmeno che i giardini potessero fiorire così tardi.
Non stavo ragionando quando mi sono fatto strada oltre il cancello. Stavo solo seguendo il mio naso verso i ricordi di tempi più felici, suppongo. L’odore è molto più pungente qui dentro di quanto non lo fosse da fuori, e quasi eccessivamente dolce-quasi-marcio vicino alle piante. Maddie avrebbe saputo che cosa è. Ma è buio e silenzioso, questa è la cosa più importante.
Sembra che nessuno si prenda cura del giardino, cosa che mi va benissimo. Cresce selvatico attorno alle rovine di una qualche chiesa distrutta dalle bombe. È bello vedere la natura che guarisce delle vecchie ferite.
Mi sono graffiato le mani e la faccia lottando per farmi strada tra i cespugli sotto uno dei vecchi archi. Ho freddo ma ne vale la pena; qui non mi troverà nessuno.
C’è un tale silenzio. Il fitto fogliame soffoca il rumore della città in un sussurro. Posso a malapena sentire le sirene. Dubito che siano per me, ma rimango comunque fermo.
Non ho molta scelta; dove altro potrei andare? Non posso andare a casa, quello è il primo luogo che controlleranno. Tra l’altro lì ci sono troppi ricordi, e - (inspira) ci sono i vicini… Sempre a ficcanasare con i loro volantini sulla sicurezza del vicinato.
Lista di altri possibili nascondigli:
Il terreno dello Zio T. Sicuro, ma a circa 9 miglia - troppo lontano. Le uova fresche di giornata sono un plus, ma non esattamente di proprietà. Tra l’altro, il gallo potrebbe essere un problema.
La cantina dell’ospedale. Sarebbe stata la soluzione migliore, ma arrivare lì senza essere visto è un problema eccetera, e non sarebbe facile trovare del cibo. Di sicuro sarebbe stata più calda e asciutta, con il boiler acceso tutto il giorno.
Sono più al sicuro qui nel mio piccolo santuario. Sudicio e dolorante, ma al sicuro.
Suppongo ci sia un’altra possibilità.
Il magazzino.
Ho sempre una chiave. Il mio nome non è più sul contratto, ed è riparato e asciutto, ma… Maddie ha messo lì tutte le sue cose dopo che se n'è andata. Non so se ce la faccio ad essere circondato da tutta quella storia, anche se sarebbe più comodo.
Non riesco a dormire. Questo fastidio mi sta uccidendo! Lo sento anche se standomene sdraiato a terra ho perso la sensibilità per il freddo. Deve essere una reazione allergica a qualcosa. L’irritazione si estende per tutto il lato sinistro. Proverò a cercare un posto migliore con la luce.
Credo di aver sentito qualcuno che mi chiamava per nome. Niente torce però, nessun movimento, solo la voce. Sembrava Maddie. Le mie mani non la smettono di tremare.
La mezzanotte è passata da un pezzo. Dovrebbe - essere buio pesto, ma riesco ancora a distinguere delle sagome grigie nell’ombra. La voce mi sta ancora chiamando. Devo rimanere immobile anche se il mio cuore sta battendo all’impazzata. Mi sa che dei rami si sono spezzati, ma non so dove.
Manca poco alla mattina, ma la sento ancora là fuori, che si muove nel giardino. Per poco non rispondevo mentre sonnecchiavo.
Il mio cellulare è morto. Proprio la mia fortuna. Riesco a vederci abbastanza per scrivere, quindi dovrebbe mancare poco all’alba… Dio solo sa se mi serve del calore.
L’irritazione sta peggiorando e i graffi finiranno per infettarsi se non li pulisco. Ne ho controllato uno sul mio avambraccio e sembra che stia secretando qualcosa pieno di filamenti semitrasparenti e a spirale. Sottili come capelli, le radici sono venute via facilmente quando ho tirato con uno strappo che ho sentito sia fisicamente che come rumore. Non ho mai visto niente di simile prima d’ora, ma d’altronde la dermatologia non è mai stata il mio forte. 
Se avessi gli strumenti giusti, sarebbe molto più facile. Devo trovare un bisturi e uno specchio. Ho pulito i graffi alla meno peggio, ma adesso quando mi muovo ho delle fitte all’addome.
Condizioni attuali:
Sento il sapore dell’anice.
Mi sta colando il naso. Muco normale, grazie a dio.
L’irritazione si è diffusa su tutta la mia schiena adesso, e se mi muovo, riesco a sentire la zona irrigidita che si apre e gocciola come una crosta.
Mi sento molto stanco. Probabilmente l'ipotermia. Brutto segno.
Le mie unghie sono nere per il terreno, anche se non mi ricordo di aver scavato…
I graffi stanno tutti gocciolando adesso.
Fatico a non ricadere in sogni vividi.
Devo alzarmi, uscire di qui per trovare delle cure. Per lo meno devo rischiare in una farmacia. Ne ho vista una a qualche strada di distanza. Non sono di questa zona, quindi dubito che mi riconosceranno. Ho ancora il mio blocchetto delle ricette con me, ma usare i miei stessi fogli sarebbe incredibilmente stupido.
Questo luogo è di gran lunga più grande di quanto non avessi pensato.  Ho seguito le betulle e le chiome lungo quel sentiero di ghiaia vicino al muro. Bordato di muschio. C’è una fitta parete di boscaglia che schiaccia la recinzione. Lo so, io - me lo ricordo. Non riesco più a sentire il traffico adesso. È difficile continuare a muoversi.
Non riesco a trovare un ingresso. Mi sono rassegnato a farmi strada a forza nei cespugli ingarbugliati come prima. È stato molto doloroso, ma ce l’ho fatta. Solo per scoprire che il giardino continua dall’altra parte. Sembra lo stesso. Credo anche che Maddie sia sempre lì.
Gelsomino ovunque. L’odore mi punge dove mi tocca, ma - questo non ha senso. Mi chiedo se sia psicosomatico? Una coscienza sporca abbinata alla polmonite…
Sono di nuovo tra la vegetazione bassa. Non sono sicuro di essermi mai alzato. Non ricordo di esserci tornato - i miei piedi sono gonfi.
C’è qualcosa di molto sbagliato. Devo andare alla farmacia ora o mai più. Sono riuscito a infilare a forza i piedi nelle scarpe con qualche puntura, ma… fatico a stare in piedi. 
Maddie ha ragione, però. I dottori sono i peggiori pazienti. Siamo sempre ad auto-diagnosticarci, e la vediamo sempre nera. Si è offerta di andare e prendermi le medicine. È sempre stata gentile.
Cercherò di mantenermi caldo e dormire finché non spunta il sole. Desidero così tanto vederlo di nuovo.questa notte sembra infinita. Voglio sentire nuovamente il calore.
Ho così tanta paura. Grazie a dio c’è Maddie. Devo trattarla meglio. Tornerà presto con le medicine.
Aggiornamento delle condizioni:
Bocca secca e gola gonfia. Adesso sento il sapore di anice bruciato.
Le dita sulla mano sinistra sono quasi immobili. La destra non è messa molto meglio. (fa scattare la penna) Non so per quanto ancora riuscirò a scrivere.
Il dolore all’addome è passato e le perdite sono pressoché finite, ma mi fa male la schiena.
Ho senza dubbio un’infezione. Nei graffi stanno germogliando qualche sorta di polipi e anche toccandoli molto delicatamente sembra di picchiare un nervo scoperto.
Puzzo di gelsomino. O almeno credo.
Devo solo riposare, e questo posto è abbastanza sicuro. Maddie però non è ancora tornata. Spero stia bene. Mi manca la sua risata. E quel sorriso.
Mi preoccupo quando esce da sola. Potrebbe parlare con chiunque, come Gerald. Non mi è mai piaciuto lui. Dovrei dedicarle più tempo; sono troppo impegnato e lavoro fin troppo. Arrivo a casa e - vado diretto a dormire! Devo fare attenzione o finiremo per allontanarci. Non so cosa potrei fare se pensassi di averla persa.
Ma qui non sono solo. Sono coperto di insetti. Sembra piacergli mangiare dalle mie ferite, quindi glielo lascio fare. Tra l’altro grattano il prurito.
Il braccio destro adesso è del tutto insensibile e la pelle si sta aprendo fino all’osso. Ho rimosso le falangi - tirandole via come il nocciolo da una pesa. Le ho piantate in profondità. Le mosche hanno assalito la ferita, e presto ci saranno le larve a mangiare solamente la carne morta, lasciando quella viva. La natura è così meravigliosa, così efficiente; niente nel giardino viene sprecato.
Posso vedere che le mie ossa sono avvolte dagli stessi strani filamenti sottili delle ferite. È una cosa così affascinante da osservare. Dovrei scrivere un articolo. Ovviamente se l’infezione dovesse raggiungere il midollo ci potrebbero essere delle complicazioni. Potrei prendere delle contromisure più drastiche, ma mi servirebbe qualcosa con cui tagliare. Qualcosa di duro e pesante. Una roccia forse? Potrei? Dovrei?
Non saprei per quanto ho dormito. Sempre niente sole.
Maddie, sei tu?
Hai ragione. Dovrei rimanere.
È tornata da me! Solo un sussurro ma è proprio lei! Sapevo che non mi avrebbe mai abbandonato. Dice che c’è un punto dove posso sedermi al sole e sentire il vento sul volto. Cosa farei senza di lei?
Abbiamo deciso di non asportare più niente di me mentre la mia condizione è in fase di sviluppo. A Maddie non sembra prudente, adesso che il vomito è passato. È stata una situazione delicata per un po’ di tempo, ma credo di aver espulso la maggior parte del marcio, e creato abbastanza spazio per crescere.
Monitoneremo il progresso, ovviamente con un rigido regime di aria fresca, luce del sole e riposo. (Sorridendo) I polipi dovrebbero fiorire tra poco.
Aggiornamento delle condizioni:
Ho acquisito un bel po’ di peso e la mia pelle sta venendo via bene, come un pomodoro cotto.
Le gambe saranno presto non reattive. Devo rendere definitiva la mia posizione prima di allora, ma ci sono moltissime variabili da prendere in considerazione. Maddie mi sta dando consigli.
Le radici si sono liberate del peso della mia carne, e questa si stacca dalle ossa e cade nel terreno.
Niente afidi o altri parassiti. Sono piuttosto sano.
(Con gioia) Le nubi si sono finalmente aperte e i cieli azzurri sono così luminosi, quasi accecanti! Siamo benedetti con una tale raggiante gioia di calore e amore, seduti insieme nel nostro giardino. Il pensiero di tutti quegli anni alle mie spalle, a faticare nel buio, ignorando il nutrimento per mè stesso e gli altri, così riservato… Ma non più. Ho così tanto tempo adesso, qui nella luce. Ma - stranamente, nel profondo del mio animo, sotto le radici, c’è qualcosa che ancora trema di paura.
Non capisco perché. Il sole è luminoso, le mie radici sono profonde, e la brezza e fresca e pulita. (La voce rallenta, diventando più robotica) Credo che rimarrò qui per un bel po’.
[Il computer si spegne con un bip e dei rumori]
[I rumori della CCTV per una nuova registrazione]
[La macchinetta del caffè si avvia]
[Sam fa un piccolo sospiro]
[Versa il caffè]
ALICE
Versane anche agli altri, se non ti dispiace.
SAM
Certo.
[Continua a versare]
[Sam sospira di nuovo, un po’ frustrato]
ALICE
Già. Non ho sentito tutto, ma è sembrato divertente.
SAM
Com’è che lo devo classificare? Dubito ci sia un codice per “giardino-pasrassita-che-gli-sussurra-all’orecchio-con-la-voce-della-donna-che-ha-palesemente-ucciso-e-poi-ti-trasforma-tipo-in-albero.” 
ALICE
“Infezione” comma“arborea”? Incrociato con “colpa” se sei ispirato.
SAM
(divertito) Ovviamente.
[Sam versa il caffè]
[Passi quando lo serve]
ALICE
Alla salute.
[Bevono]
SAM
(Notando la sua espressione) …Cosa?
ALICE
Stavo solo pensando. Ti dispiacerebbe farmi un favore?
SAM
Dipende.
ALICE
Niente di osceno -
SAM
Oh bene.
ALICE
– è solo…
Ti dispiacerebbe chiamare il dipartimento informatico per conto mio?
SAM
Pensavo che Colin fosse riuscito ad aggiustarti il computer.
ALICE
L’ha fatto, con tanto di ramanzina, e onestamente sono piuttosto stufa di doverci rimettere ogni volta che Freddie fa le bizze. Sappiamo tutti che il sistema è un casino, Colin ce l’ha detto tipo un miliardo di volte, ma è lui che quello che mette sempre mano al sistema, e, beh…
SAM
Pensi che sia lui a causare i problemi?
ALICE
È solo che ho iniziato a chiederme se ha idea di cosa sta facendo con tutto quel - groviglio di codici. Chiederei io al dipartimento ma, se Colin dovesse beccarmi, darà di matto!
SAM
(sarcastico) Oh giusto, ma io e lui adesso siamo così vicini proprio dopo il tuo scherzetto la mia prima sera.
ALICE
Ahhh, ma tu sei nuovo.  Puoi sempre appellarti all’ignoranza! Per l’amor del cielo quella sì che è una scusa credibile. Sei praticamente un puledrino appena nato che gira per la stalla sulle sue zampette a grissino.
SAM
Beh, grazie mille.
ALICE
(punzecchiando) Non c’è di che.
SAM
Guarda, Alice – in questo momento l’unica cosa che voglio è alzare un polverone, mi sembra che ci sia già troppa tensione così com’è.
ALICE
Sto solo dicendo che è Colin ad armeggiare sempre con questo sistema, e non ho mai visto della supervisione. 
Se tu fai delle domande ai piani alti su questa situazione, con gli occhioni da Bambi e così innocente,  potrebbe partire un campanello d’allarme! Potrebbero anche venire giù e fare un aggiornamento o un reboot, o che ne so.
SAM
Hmmmmmm. La tua argomentazione non è niente male…
ALICE
Grazie.
SAM
Ma è comunque un no, temo.
[Una pausa]
ALICE
(scherzando) Ti sei fatto una potente nemica stanotte.
SAM
(bevendo) Ho più paura che Colin mi faccia mangiare a forza la mia tastiera.
[Passi di Gwen che entra]
ALICE
(ridacchia) Onesto.
GWEN
Alice il 27 sei a lavoro? Ho un impegno, e sai com’è Lena.
ALICE
(grandiosa e snob) Buona sera, Gwendolyn!
GWEN
Devi fare così ogni singola volta?
ALICE
(normale) Va bene. Di quale “impegno” si tratta?
GWEN
Proprio non ti riguarda. Dimmi solo, sei a lavoro o no?
ALICE
Vedi, adesso proprio devo saperlo. Tu che ne pensi, Sam?
SAM
Non ho intenzione di farmi trascinare in questa discussione.
GWEN
Alice, non ho tempo per queste cose. È facile: sì o no.
ALICE
Non sarebbe un vero peccato se non potrai andare solo perché ti sei rifiutata di dirmelo. Sarebbe davvero infantile, non è vero, Sam?
SAM
Bastaaa.
GWEN
(trattenendosi) Si tratta di una cena con degli amici, se davvero devi saperlo. Tutto qua.
ALICE
Fammi indovinare. (Con un accento da alta borghesia) Abiti meravigliosi, champagne, bagni nel sangue dei poveri – quel genere di cosa?
GWEN
(con voce ferma, neutra) Sai che abbiamo lo stesso stipendio, Alice. Una vecchia amica è appena diventata partner nel suo studio legale. Vuole festeggiare.
ALICE
Proprio non stai nella pelle.
GWEN
Oh, non vedo l’ora di chiacchierare con loro e raccontargli che lavoro sempre nella stessa latrina in cui ero la scorsa volta che me lo hanno chiesto.
ALICE
Oh andiamo, non è così male.
GWEN
Sei a lavoro o no? Il 27, sì o no?
ALICE
(tono piatto) Va bene. Sì, quella notte sono a lavoro. Sono a lavoro ogni singola notte. Sono nata qua sotto e qua morirò. Felice?
GWEN
(sospirando) Chi di noi lo è?
SAM
Accidenti.
[La registrazione della CCTV s’interrompe]
[Traduzione di: Victoria]
[Episodio successivo]
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spacciolacrimee · 7 months
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e alla fine è arrivato, quel gesto che tanto aspettavo da parte tua che mi portasse a smettere di provare qualsiasi cosa io provassi per te. e ti ringrazio, perché se non fosse stato per questo avrei continuato a sentire la tua mancanza, ad immaginarti con me, a volerti far cambiare idea su noi due e invece ora, l’unica cosa a cui penso è che sei stato solo l’ennesimo errore di percorso. e sai? mi dispiace per te, perché avrei fatto la qualunque e non te ne sei neanche accorto o forse l’hai fatto, ma non te n’è importato. non troverai mai altri occhi che ti guardavano come la cosa piu bella al mondo, nonostante tutti i tuoi demoni e difetti, nonostante il tuo essere così maledettamente strafottente di fronte al mio cuore. non ci siamo salutati nuovamente, prima che ripartissi, di nuovo e questo mi ha fatto capire tutto ciò che c’era da capire: non ti interessava farlo. e va bene, va benissimo in realtà perché è grazie a questa consapevolezza che ora posso lasciarti finalmente andare. e mi dispiace davvero tanto per te, non sai quanto, perché prima o poi ti verrò in mente e penserai alla gran cazzata che hai fatto e rimpiangerai ogni momento che non hai potuto passare con me per un tuo stupidissimo orgoglio maschile. e quando mi cercherai tra la folla come ho fatto io giorni fa, in quel maledettisimo concerto a cercare il tuo sguardo fra migliaia di persone (perché lo farai) e non mi troverai, allora li saprai che mi hai persa davvero, perché mi sarei sempre fatta trovare da te. non verrò più nei posti dove so di poterti incontrare, con la speranza che ciò accada, rigirandomi costantemente tra la folla per scorgere il tuo sguardo o il tuo profumo. ti ho amato in modo totalizzante sai? neanch’io pensavo che avrei riscoperto un sentimento simile, e non così profondamente e intensamente, ma è successo e ti ringrazio perché pensavo che non sarei più stata in grado di farlo. mi hai insegnato a perseverare più di quanto non facessi già di mio, anche se nelle situazioni di cuore forse non si dovrebbe fare, perché in fondo, se una cosa è destinata ad essere, sarà, senza che noi ci mettiamo per forza lo zampino. ma tu sai quanto io non segua le regole e quanto caparbia io sia stata con te, quanto abbia provato a trattenerti il più possibile nella mia vita e già li sbagliavo, perché non si trattiene una persona che non vuole restare, dovrebbe essere una scelta sua farlo. ma la tua assenza mi rendeva così maledettamente instabile, come un atomo che aveva perso uno o più nucleoni, e quindi ho fatto di tutto affinché non “decadessimo” come il nucleo di ogni cosa che è destinata a finire, che alla fine però è finita davvero.
grazie, perché se non fosse stato per te, non ti avrei mai lasciato andare.
via ( @spacciolacrimee )
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solobrividiecoraggio · 2 months
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Stanotte credo di aver sognato diverse cose, molte con A. Per certo ricordo di averla vista in macchina, dall'interno. E poi anche dall'esterno, era stata coinvolta in un incidente stradale. Una scena di salvataggio da film. Il mio modo di tranquillizzarla.
Ricordo anche un'altra scena, in cui mi ringraziava non ho capito per cosa, scrivendomi.
Lei non è la persona giusta da sognare. Tra l'altro, da quel che ho capito nelle ultime settimane, credo che sia molto presa se non innamorata di non so chi, uno di un'altra città. Stamattina caso vuole che io ne abbia avuto un'altra piccola conferma. Alla fine mi fa anche piacere. Ovviamente non ho deciso di sognarla, non posso farmene una colpa, però vorrei fare meno fatica.
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Allora, questo weekend è andato relativamente bene.
Sabato ho avuto un corso in più di canto, organizzato dal mio ex insegnante di canto all'associazione del mio ragazzo, ma nonostante fossimo quasi tutte ragazze ho tanta paura di non riuscire a socializzare e fare amicizia, perché ho visto che fra loro hanno iniziato a parlare e io come al solito in disparte e poi molte già hanno studiato canto quindi mi sento di gran lunga inferiore a loro, già parto demoralizzata. Poi ho avuto un forte mal di testa, che nel giro di qualche ora è passato. Io e lui ci siamo fatti una cioccolata calda, buonissima e abbiamo cenato al sushi, ero abbastanza tranquilla, senza troppa ansia, ho mangiato tutto e sono stata bene, poi a casa abbiamo fatto l'amore dopo più di un mese che non lo facevamo, questo perché in realtà ho scalato di molto le gocce che mi intorpidiscono lo stimolo sessuale e ho l'impressione che un po' abbia funzionato, anche se so che dovrei sentire lo psichiatra per queste cose... Mi sono addormentata a metà di un film abbracciata a lui e domenica mattina abbiamo festeggiato il compleanno di mamma da zia, ho giocato con mio nipote che mi ha dato ben 2 bacini e mi si è colmato il cuore di gioia, solo che il pranzo mi è rimasto un po' pesante nonostante non abbia mangiato chissà quanto e questo mi ha fatta preoccupare un bel po'. Ho realizzato un video con foto per mamma e tutti hanno notato (soprattutto Riccardo) che io nelle foto passo da sorridente a seria nel corso degli anni, questa cosa mi fa riflettere un bel po'...
Nel pomeriggio abbiamo giocato in associazione e mi sono ripresa un po', il problema è stato che a una certa ho avuto l'ansia, così a caso, ma ho preso le gocce e dopo un po' stavo benissimo, tant'è che mi era tornata pure fame ma ho solo mangiato un pezzetto di pizza, non me la sentivo di riempirmi dopo il pranzo un po' così. Siamo stati coi suoi amici fino a mezzanotte praticamente e mi ci rompe un po' che comunque l'unico momento insieme a loro è stato durante il gioco e non al di fuori, cioè c'erano due che sono migliori amiche e ci sta che parlino fra loro, scherzano, ridono, però mi scoccia non avere anche io un'amicizia così lì dentro, infatti nei momenti morti mi annoiavo o finivamo per giocare solo io e lui, non è che venivamo coinvolti in altro dagli altri, che poi boh ci sta che uno vuole fare altro o non ci pensa, però boh. E poi niente, torno a casa e poco fa di nuovo una sensazione strana addosso, mi sentivo bloccata, credo sia di nuovo l'ansia perché non so spiegarlo, però ho già preso le gocce e non capisco che cosa mi prenda. Dovrei sentire lo psichiatra ma ho paura che tanto non cambia un cazzo. Il fatto è che sono stata bene, mi sono divertita, ero in compagnia e il mio corpo avverte comunque un malessere generale, senza motivo perché non è successo nulla di che. Vabbè, l'importante è che non sono stata a casa come settimana scorsa, depressa, con lui a non fare niente. Siamo stati bene, conta questo. Per un fine settimana non ho pensato alla mia depressione, peccato per l'ansia.
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a-tarassia · 2 years
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Mia mamma mi ha chiamato l'altro giorno e mi ha raccontato che innaffia l'orto con l'acqua che raccoglie dalle verdure che lava nel lavandino e mi diceva che anche nonna a suo tempo innaffiava i fiori per esempio con l'acqua con cui lavava i vestiti a mano e io mi sono un attimo stranita dico ma il sapone? Mamma dice che una volta nonna usava quello che faceva lei in casa per quanto anche se era sugno di maiale comunque aggiungeva un poco di sapone commerciale e alla fine non è mai morto nessuno per avvelenamento
Mia mamma fa la differenziata da che ricordo, lo faceva per principio, anche se raccoglievano comunque tutto insieme alla fine, poi hanno introdotto per davvero la differenziata e allora mamma è stata contenta Mia mamma ha sempre fatto il compost e dato l’umido alle galline.
I miei genitori per innaffiare la terra si sono scavati un pozzo artesiano più di quindi anni fa che da noi in Calabria la siccità è un problema da decenni, luglio e agosto usavamo le bottiglie di acqua che mettevamo da parte la sera quando dalle 19 da rubinetti l'acqua ricominciava ad uscire fino mezzanotte ora in cui la richiudevano per razionarcela, dicevano che era per colpa della corruzione e della mafia e del resto è così La gente andava con le bottiglie vuote sotto casa del sindaco perché non poteva lavarsi o cucinare, io per evitare mi lavavo al mare alle docce e mio padre costruì un bagno nel sottoscala esterno e in cima mise un serbatoio in vetro resina e noi ci lavavamo così, era bellissimo, ma non potevamo capire che mentre noi vivevamo di privazioni nessuno  di quelli che dovevano si occupava di risolvere il problema che io ricordo sempre esistito. Le case al sud hanno i serbatoi di acqua sui tetti. Da sempre.
I miei mi hanno detto che mentre prima il pozzo per riempire 300litri di serbatoio impiegava circa mezz’ora, adesso ci vuole più di un’ora.
Mi mamma mi ha detto che ha deciso di fare come me e lavarsi di meno.
Io non so come dirlo a mia mamma che tutte le volte che si è privata di qualcosa c’è sempre stato qualcuno che quella cosa l’ha presa da lei e da altri milioni di persone per farci un profitto che non gli serviva.
Come glielo dico a mamma che lei innaffia i fiori con l’acqua delle verdure e l’Europa vuole riattivare le centrali a carbone perché nessuno è stato in grado di prendere sul serio il disastro a cui stavamo andando incontro e non hanno investito nelle cose più importanti in cambio di voti e potere e che la mafia di cui tutti accusavano i vari sindaci andava ben oltre i sindaci sempre più in alto e ancora in alto così in alto che non possiamo più prenderla.
Noi al sud l’emergenza acqua l’abbiamo sempre avuta e prima di noi l’hanno avuta i popoli ancora più al sud del mondo, c’è gente che muore da sempre a causa della mancanza di acqua e però visto che adesso scorre di meno dai rubinetti di chi conta iniziano a suonare i campanelli.
A me non importa, accada quel che accada non riusciranno mai a farmi sentire in colpa per come ho vissuto o come vivo, per quello che sta succedendo. Questo volevo dire alla fine, non è colpa nostra. È colpa mia che non sto ancora piazzando bombe in nome di mia madre per le attenzioni che ha avuto inutilmente e di mia nipote per il mondo che le stiamo lasciando.
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libero-de-mente · 11 months
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𝗜𝗹 𝘀𝗮𝗯𝗮𝘁𝗼 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘃𝗶𝗹𝗹𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 - 𝟮𝟬𝟮𝟯 𝗲𝗱𝗶𝘁𝗶𝗼𝗻
Il donzelletto vien dalla casa,
In sul sorger del sole,
Con la sua borsa della spesa; e reca in mano
Lo comunicatore digitale.
Così alle otto in punto, all'apertura del supermercato, mi reco a prendere cibarie et pozioni alcoliche per lo sabato caloroso.
La prole chiede che cucini io questa sera, ci sarà anche il cuore di figlio 2 a passare il fine settimana da noi.
Dovrò accendere il forno, se dovessimo trasportare questo sabato sera in un film io sarei il macchinista, quello tutto sporco e sudato, che fa l'impossibile per far si che il motore della nave, o del treno, non si fermi. Mentre gli attori protagonisti dalla cabina di comando si prendono gli onori di aver salvato la situazione.
Alla fine non ci saranno inquadrature per me, ridotto a una pezza mi farò una doccia.
Però come gli eroi che si immolano per la compagnia al barbecue sotto un sol leone, verrò ricompensato dalla birra ghiacciata che avrò nel frigorifero.
Con questi pensieri giro tra le corsie cercando di ricordarmi cosa manca tra gli ingredienti che dovrò utilizzare.
Passo per una corsia, dopo pochi minuti ci ripasso, sembro perso. Invece no, il mio disordine cerebrale da neuro divergente mi fa fare percorsi alternativi e panoramici.
Incontro una signora che vedendomi mi sorride, alza il dito nell'atteggiamento tenero che hanno alcune persone prima di farti una domanda. Percepisco questa cosa e comincio a entrare in modalità ansia.
Solo io so quante persone che mi hanno chiesto indicazioni stradali sono finite a "Chi l'ha visto?".
Una volta una coppia in auto si fermò e mi chiese "Scusi sa dov'è Via Roma?"; "Non lo so, mi dispiace" - risposi repentinamente.
Mentre si allontanavano mi chiedevo dove fosse Via Roma, l'avevo già sentito il nome di quella Via.
Poi mi ricordai che in Via Roma ci abitavo, oltre al fatto che ero appena uscito da casa.
La signora si avvicina e mi chiede se io fossi (nome di mio cugino).
Mio cugino. Un anno meno di me, le nostre madri sono sorelle e i nostri padri erano fratelli tra loro. Madre natura si è divertita molto con i cromosomi e geni. Così spesso mi chiedono o mi chiamano con il suo nome. Però questa cosa non capitava da decenni.
La signora si ricorda di me e di mio cugino, abitavamo anche nello stesso condominio da piccoli, perché abitava appunto nella nostra stessa Via.
Le rispondo che non sono cugino ma Rino, lei mi dice che mi segue qui su Facebook.
Poi mi guarda, nota che non sono come quello nella foto.
Le dico che generalmente uso da ventordici a trentanta filtri per essere decente. Lei mi fissa e mi dice: "Se posso, lei è meglio dal vivo. Con i suoi capelli e quel viso da buono".
Il "viso da buono", me lo dicono spesso. Si tratta dell'eredità più forte che mi ha lasciato mio padre. Un buono, che fu paraculato dalla vita e dal sangue del suo sangue. Ma per lo meno è morto credendo in una vita migliore. Secondo me fu per questo motivo che sorrise esalando l'ultimo respiro.
Arrivo alla cassa, oltre le cibarie metto sul nastro il bottino di guerra: birre. Diverse tra di loro.
La cassiera mi guarda, le dico - "Sono per la mia colazione"; "Se questa è la colazione non voglio sapere cosa si beve a pranzo e cena" - risponde lei.
"Però accompagno la birra con biscotti integrali e senza glutine" - aggiungo, ma credo di aver peggiorato la mia posizione nei suoi confronti. A far lo spiritoso puoi anche essere frainteso.
Esco di corsa, sulla strada di ritorno mi fermo in un altro negozio per le bombolette di ricarica per un gasatore di acqua. Consegno quelle vuote e prelevo quelle piene, a una delle mie due bombolette vuote manca il tappo di protezione di plastica.
Lo faccio notare alla commessa: - "È stato il gatto, si è preso il tappo e chissà dove lo ha portato. Se vuole glielo porto dopo".
"Ma no si figuri" - mi risponde gentile - "Ci mancherebbe, per un tappo".
"Io intendevo il gatto" - le dico serio.
Mi guarda, la guardo, si gira dandomi le spalle, la guardo, lei scoppia a ridere e si rigira verso di me, io già ero pronto con il telefonino aperto su una foto "coccolosa" di Alvin.
"Ma è lui il colpevole?" - Mi chiede.
"Si" - le rispondo.
I suoi occhi diventano dolci - "Se me lo porta poi lo terrò con me però, io l'avviso".
Rientro a casa con due convinzioni: la faccia da buono va bene solo con le signore d'antan, per il resto se ne approfittano in molti.
I gatti domineranno il mondo, dato che riescono a dominare i cuori delle donne.
Altro dirvi non vo’; ma la mia testa
Cincischia fino a tardi, speriam che a pensar troppo non sia grave.
ps ai due richiedenti informazioni sulla Via Roma, poi, corsi appresso. Lui mi vide dallo specchietto retrovisore e si fermò.
Mi avvicinai ansimando per la corsa: - "Anf anf, s-so dov'è Via anf anf Roma. Me lo sono ricordato"; E la lei della coppia: - "Bene! Dov'è?". La guardai fissa negli occhi "È questa!" - risposi trionfante.
So che non riuscirono a salutarmi dalle risate che si fecero, solo lei riuscì a farmi "ciao ciao" con la mano, mentre lui ripartì con l'auto.
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aalessiaa2 · 2 years
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Non sono mai stata molto brava a tradurre in parole concetti di un certo spessore che richiedono l’utilizzo della lettera maiuscola, come quello di Amicizia.
Ne è la prova evidente il fatto che io non sia riuscita nemmeno a scrivere i ringraziamenti nella mia tesi di laurea.
E dire che quella sarebbe stata la parte più bella; pagine e pagine di diritto, numeri e parole che si affastellavano gli uni sulle altre, pareri della dottrina, articoli di legge, exploit della Corte Costituzionale e alla fine, dopo tutto questo ambaradan, nemmeno due righe di carattere personale.
“All’amore in tutte le sue forme”, ho azzardato nella dedica, dimostrandomi panteista, filo-cristiana e paraculissima.
Che significava? La mia dedica era seguita da una specificazione: “Alla famiglia, agli amici, a Te”, laddove il Te stava ad indicare la persona che mi stava affianco in quel momento.
Era troppo difficile spiegare quanto fosse importante per me che le mie più care amiche, grazie ad una fortunata combinazione di irripetibili congiunzioni astrali, si trovassero tutte lì con me; il destino ci aveva già divise geograficamente, e continua a farlo, ma nonostante le nostre strade non incrocino più il loro percorso, quel giorno erano tutte al mio fianco.
Era forse troppo difficile spiegare che mi sarei offesa a morte se mio fratello avesse preferito andare a quel concerto di uno dei suoi gruppi death-metal piuttosto che assistere alla mia discussione; era forse troppo difficile spiegare che il sorriso felice che aveva mio padre quel giorno è stata -e continuerà ad essere- la cosa che maggiormente in tutta la vita mi abbia stretto il cuore di gioia e di orgoglio; era forse troppo difficile spiegare che sapevo benissimo che mia madre avrebbe pianto, perché accade molto più spesso che pianga per qualcosa di bello, perchè le cose brutte ha imparato ad affrontarle rimboccandosi le maniche fin troppo tempo fa.
Quindi me la sono cavata con quella dedica vaga e generale, che non mi ha costretta ad entrare nel merito di precisazioni che non mi sentivo di fare, e a cui non posso di certo rimediare cinque anni dopo, con questo articolo del blog.
Uno degli amici più cari che abbia mai avuto, e che ho incontrato qualche sera fa, quando eravamo adolescenti mi scrisse in un SMS: “Dirti che ti voglio bene, per me, è come mangiare un piatto di spine”. Era vero.
Per me, più o meno, è la stessa cosa.
Sono brava a parlare di quello che vorrei ma non posso avere, sono brava a crogiolarmi nella malinconia, sono brava a ricamare su aneddoti quotidiani, ma non sono in grado di affrontare concretamente un argomento così importante. Non so dire facilmente “ti voglio bene”, è stata dura imparare a dire “ti amo”, e soffro terribilmente quando devo dire “scusa”.
Ogni fibra del mio corpo si ribella a certe cose, ma stavolta vorrei dirlo.
Vorrei dire che tutti dovrebbero avere un’amica come te.
Sto parlando della persona che mi vuole un bene incondizionato. Senza remore, senza troppi perché, senza alcun beneficio in cambio. Non esistono spiegazioni per questa fortuna, e nemmeno grossi meriti.
Mi sono resa conto di quanto fosse importante quando mi sono scoperta e, scoprendomi, non mi sono piaciuta.
L’incontro con sè stessi e la conoscenza del proprio Io è qualcosa che prima o poi avviene per tutti gli uomini. Alcuni chiudono la porta, altri decidono di guardare dentro. Quello che essi vedono non sempre si rivela encomiabile o soddisfacente, tuttavia la natura umana è così.
Quando mi sono guardata dall’esterno, in tutte le mie piccolezze, meschinità e difetti, mi sono vergognata delle parti peggiori di me e mi sono domandata come potesse questa persona sopportarmi, rispettarmi ed apprezzarmi nonostante tutto.
Ho capito che, forse, l’essenza dell’amicizia disinteressata è proprio lì, e ho capito che non è da tutti.
Quindi grazie; grazie per la pazienza che usi quando faccio i capricci, grazie per ascoltare le mie inutili lamentele e i miei sofisticati sermoni senza regalarmi un biglietto di sola andata per Fanculandia; grazie per tutte le volte in cui hai usato tatto e dolcezza per dirmi che le mie pippe mentali erano solo esercizi di stile, per comunicarmi con fermezza che stavo commettendo un errore, o che stavo affermando fieramente una grandissima cazzata.
Grazie per la tua disponibilità nel venirmi incontro, per farmi sempre sentire accolta senza farmi avere mai nemmeno un briciolo di un’ombra di dubbio, grazie per farmi sentire aiutata e capita nelle piccole cose come nelle grandi, nelle volte in cui ho ragione come in quelle in cui ho torto.
Grazie per la tua sincerità, per la fiducia, per non esserti arrabbiata quando all’Università pulivo male, per tutte le volte in cui ti ho rotto le scatole tentando di imporre il mio pensiero o giudicando un tuo comportamento, e grazie per quella volta in quarto ginnasio, quando avvicinavi il tuo banco al mio nonostante io mi allontanassi di due metri, offesa perché mi avevi dato buca per la manifestazione contro la riforma della scuola (sono cose serie).
Ah, e scusa se ogni tanto ti frego il profilo Facebook,ma lo sai che ho manie di potere e controllo, e queste sono cose che succedono e devono succedere.
Per concludere ti direi qualcosa di spumeggiante e brioso, del tipo “hasta la vista amiga”, ma lo sanno tutti che sono miope, e detto da me suonerebbe strano.
Bye.
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theladyorlando · 6 months
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Il segreto della villanella
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Continuamente sento la mancanza dei libri. Mi mancano come fossero persone in carne ed ossa. Se passo una giornata senza averne uno accanto, lo sento. E non perché io legga molto, devo ammetterlo, però mi manca proprio il libro. È davvero una consolazione, una compagnia da toccare, da tenere in mano, o da sapere lì ad aspettare che uno arrivi e lo saluti. Il desiderio dei libri è paragonabile a una sete: nessuno di loro la fa passare del tutto, e ne mancherà sempre uno nuovo, più dissetante. E proprio come fosse una fiaschetta, di quelle che si vedono nei film americani, da un po' di tempo mi capita che quando esco di casa devo per forza averne uno in borsa, con me, anche pigliato a caso, di corsa, non so perché, forse una difesa contro il tempo sprecato ad aspettare in una qualche fila inutile, contro la solitudine sbagliata, quella senza libri, per l'appunto. L'altro giorno è toccato a Jonathan Swift, a Modest Proposal dei Little Black Classics della Penguin. Proprio un bellissimo formato-fiaschetta, con, sulla prima pagina, una autodedica di mio padre, "from my daughter, 2015". Per inciso, sono sicura che la gente si scandalizzerebbe di meno se io tirassi fuori una fiaschetta di whisky dalla borsa invece che un libro. immagino le risate all'uscita di scuola.
Ma veniamo alla fiaschetta di oggi.
Tu lo sai cos'è una villanella? io non lo sapevo, e poi mi è arrivato questo piccolo libro: un'antologia della Everyman's Library, Pocket Poets Series, hardcover. Vedessi che razza di fiaschetta succulenta che ho tra le mani. La apro e sul risguardo ci trovo scritto
Everyman, I will go with thee,
and be thy guide,
In thy most need
to go by thy side.
Queste, mi spiega Google (povera me), sono le parole di Knowledge a Everyman, e io qui, sulla soglia del risguardo, io già mi sento ubriaca, che cosa ci leggo a fare dentro a questa fiaschetta, oltre il risguardo? E invece. Invece dentro a questo libricino scopro che c'è una piccola e inaspettata meraviglia: c'è un segreto in mezzo alla raccolta di fiori, un segreto dentro all'antologia. E il fiore qui è bello da togliere il fiato.
L'introduzione mi spiega brevemente che la villanella, il mio fiore, è una composizione popolare, nata nel sedicesimo secolo in Italia, sorella del madrigale. Ma mentre quello diventa presto una cosa di letteratura, la villanella sfugge a tutte le definizioni della poesia di corte, continua a guardare alle sue origini dialettali con nostalgia, si resiste insomma alla letteratura: vuole restare così com'è, di campo. E nei libri di letteratura ci va a finire solo una volta che si è esaurita, quando ormai nessuno ne scrive o ne canta più di villanelle. A riscoprirla sono i collezionisti, gli antologisti, i catalogatori del 1700. Ma la villanella non ha delle belle radici piantate a terra come quelle del sonetto, e ogni volta è detta diversa, ogni volta è cantata nuova. E questo è un bel problema, perché la sua origine non si vuol far trovare, il nome del padre semplicemente non c'è: la villanella è incostante, è volubile, è cantata sempre in un altro modo. Allora quei catalogatori incalliti le trovano un bel padre putativo della fine del cinquecento, tale Jean Passerat, l'unica villanella con una parvenza di struttura regolare, e quella diventa La Villanella, La Forma Metrica: "J'ai perdu ma tourterelle". Cinque terzine e una quartina. Uno schema un po' difficile, e perciò molto gustoso. E più passa il tempo, e più diventa succulento, tanto da fare gola più di tutti ai nostri poeti, a quelli di oggi, pensa che cosa assurda. Perché la villanella è difficile. E questi poeti che si sono liberati dai legacci della rima e del metro a volte se ne vanno a pescarne di impossibili, di rime e di metri. E di solito lo fanno per dirci dentro il nome del padre, per dichiararcisi figli di uno, e invece. Invece qui del nome del padre non ce n'è neanche l'ombra: perché questo è uno schema del secolo ventesimo che si traveste da sedicesimo. Questo è esattamente il contrario di tutto quello che io ho studiato in poesia fino ad oggi, the anxiety of influence, the burden of the past: qui dentro il passato è leggero, incostante, volubile, e il presente lo prende e lo legittima, lo pianta saldamente a terra, come se fosse stato sempre lì: così il fiore di campo diventa un bell'albero, ma niente radici, solo infiorescenze. Questo in poche parole è un falso d'autore, di vari autori, per essere precisi, di tutti quelli che vorranno cantarsi una villanella, in effetti. Di tutti quelli che vorranno ballarla, a ben vedere. Perché la villanella è una danza. E qui viene il segreto, e mi fa impazzire: che i danzatori sono due versi, e si alternano alla fine di ciascuna terzina, sempre gli stessi, sempre uguali, l'uomo e la donna, e si fanno la corte, si cercano con piroette e riverenze, muoiono dalla voglia di incontrarsi insomma, e alla fine ce la fanno. Sono loro gli ultimi due versi della quartina, gli ultimi due versi della villanella, finalmente abbracciati. Ti rendi conto di cosa sta succedendo dentro alla mia fiaschetta? E pensare che nessuno lo immagina nemmeno, nessuno di quelli che incontro per strada lo sa, che ho una compagnia di balli popolari nascosta dentro alla borsa, mentre vado a prendere Agnese a scuola. Ma non è finito qui, il segreto, ché così qualunque fiaschetta dentro alla borsa basterebbe a farmi un po' canaglia, una piccola alcolista inconfessa e impenitente.
Invece dentro al segreto della villanella ce n'è un altro ancora, uno persino più bello. Perché tu la prendi, vedi, e la guardi, tra le pagine di questo libricino, quant'è impegnata a fare le sue cose, a dire le sue storie, le più disparate: c'è la villanella che ripete una lezione di grammatica, quella che insegna l'arte di perdere le cose, quella che racconta di un bacio al barista dato a trentasei anni e sentito come fossero sedici, quella che ti fa vedere l'alunna a letto col suo professore e che con gli occhi sbarrati riesce solo a pensare a un distico in inglese antico, quella che chiede al padre di non morire gentile, di lottare contro la luce che si spegne. E così impegnata com'è nelle sue figure, nei suoi circoli, nei suoi passi incrociati, non ti accorgi che tutto il tempo lei pensa a fare una cosa sola, in fondo a tutte le altre, dietro la superficie della coreografia: lei pensa tutto il tempo a far ballare i suoi due versi innamorati, che muoiono dalla voglia di incontrarsi. They die to get together. Eccolo, il segreto della villanella. Perché questo segreto è un po' anche il mio, forse anche il tuo e quello di tanti come noi, io lo spero proprio. Quei due versi innamorati ballano la nostra stessa danza. Con ostinata precisione si comincia col doppio fronte del rientro a scuola, a tutte le scuole; poi è il turno della carola delle sveglie all'alba e del traffico per arrivare dove dobbiamo arrivare, delle spese all'ora di chiusura dei supermercati; così arriva la volta della danza incrociata dei pranzi e delle cene, delle merende e delle colazioni; fino alle piroette degli amici, dei parcheggi difficili, degli esaurimenti nervosi e dell'erisimo in tintura madre, delle canzoni che passano alla radio impertinenti, delle lavatrici e delle case, dei quadrimestri, delle note e delle corse, di tutte le corse, di tutti gli aerosol, gli sciroppi, gli antibiotici e di tutti gli agognatissimi weekend senza risposo. E poi alla fine, ormai senza fiato, una riverenza.
Questo è il segreto della villanella. E sta lì, sotto agli occhi di tutti, ma rimane nascosto -hidden in plain sight- dietro alle coreografie superficiali, alle grammatiche, ai baristi, alle studentesse, alle cose perdute, ai padri che muoiono: dietro ai copioni diversi. Il segreto è che c'è qualcos'altro dietro alle nostre vite, c'è qualcosa in fondo a tutte le storie più diverse in cui ci affanniamo, in cui ci impegniamo a ballare per bene, a passare come si deve per tutti i nostri passi obbligati. In fondo, ma proprio in fondo a tutto, ci sono due versi. E quelli muoiono dalla voglia di abbracciarsi, di finire la danza l'uno davanti all'altra, una riverenza e un sorriso, compiaciuto sudato esausto. E poi finalmente di cadersi addosso, senza fiato e senza più vergogna.
A dainty thing's the Villanelle,
Sly, musical, a jewel in rhyme,
It serves its purpose passing well.
A double-clappered silver bell
That must be made to clink in chime,
A dainty thing's the Villanelle;
And if you wish to flute a spell,
Or ask a meeting 'neath the lime,
It serves its purpose passing well.
You must not ask of it the swell
Of organs grandiose and sublime--
A dainty thing's the Villanelle;
And, filled with sweetness, as a shell
Is filled with sound, and launched in time,
It serves its purpose passing well.
Still fair to see and good to smell
As in the quaintness of its prime,
A dainty thing's the Villanelle,
It serves its purpose passing well.
William Ernest Henley
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gcorvetti · 2 months
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4 anni.
Oggi cade l'anniversario della chiusura totale all'alcol, si sono quattro anni che non tocco alcol, neanche una goccia, solo acqua, niente bevande gassate o cavolate zuccherate, acqua e basta. Cosa è cambiato? Tanto, tantissimo. Per iniziare il mio fisico mi ha ringraziato, fegato in testa, il cuore ha smesso di darmi fastidio, le turbe psichiche sono scomparse. Un paio di anni fa ho fatto le analisi del sangue e la dottoressa mi ha detto che sono sanissimo, con stupore perché in Estonia gli uomini di 50 anni stanno con un piede nella fossa per via dell'alcol, ricordo che Jack mi diceva "Anticonformista al massimo, eh?", forse, ma non ho smesso per differenziarmi dalla massa, cosa che ho sempre fatto nella mia vita, ma per uscire da una dipendenza che mi stava distruggendo lentamente, infatti vi consiglio vivamente di smettere, da ex alcolizzato, anche il bicchiere ogni tanto, l'etanolo (la molecola che vi sballa) fa parte del gruppo 1 dei cancerogeni insieme ad amianto e naftalina (e tanti altri), voi ingerireste palline di naftalina ogni tanto? Beh no, allora perché bere. Certo ognuno fa quello che vuole nella sua vita, ci mancherebbe, ma io ho deciso che non sarà l'alcol ad uccidermi.
Mentre ieri scendevo verso casa di Spock pensavo ad un video che ho visto di Silvestrin, che parlava di Kanye West, Enrico che parla di West, ma il video era interessante (come sempre), perché il tizio che nonostante il successo non lo vedo molto in linea con la musica, ma è una mia visione, sta temporeggiando per fare uscire il suo album, il dilemma è se lanciarlo sulle piattaforme streaming o farlo anticipare per un mese solo per l'acquisto, che c'è di strano direte voi, nel video il VJ sottolinea una frase detta dal rapper "I canali di streaming sono il male" BOOM. Il tizio non sarà il più bravo musicista o rapparo del mondo, ma di sicuro sa vendersi e se dice una cosa del genere potrebbe creare non poco scompiglio nel mondo del mainstream, l'unica cosa che Enrico mette di suo sul piatto è che West avrebbe dovuto chiamare "alle armi" altri artisti, in modo da sovvertire questo sistema oramai malato e poco propenso a pagare gli artisti. Ad un certo punto nella mia mente mi è scattato come un campanello e mi è venuto in mente di aprire un altro blog, sempre qua, dove parlo solo di musica, così da differenziare i miei post-delirio da quelli musicali, non so ci sto ancora pensando, però potrebbe essere una bella cosa, alla fine non parlerei di quello che sapete già e non posterei la musica che volete ascoltare, darei le miei opinioni e vi farei ascoltare cose che non sapete neanche che esistono, vediamo. Tipo
youtube
In alternativa potrei aprire un blog dove posto foto di me nudo, tanto è una prassi normale oramai 😂😂 naturalmente non lo farei mai 😂.
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jamrisin · 2 years
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CIAO SONO L’ANSIA
So che ti senti male ogni volta che mi avvicino, che ti disperi e vorresti mandarmi via subito, so che se potessi… mi uccideresti, soprattutto perché credi che sia io quella che ti vuole fare del male, ma credimi, non è così.
Non sono qui per arrecarti dolore, tanto meno per farti impazzire, penso di avertelo dimostrato ogni volta che arrivo.
È vero delle volte sono spaventosa ma è la mia natura.
Però come vedi alla fine della giornata, non ti ho ucciso e non sei impazzito.
La verità è che quando arrivo tu stai male, senti questa sensazione dolorosa nel petto.
Purtroppo non ho altro modo per farmi ascoltare.
Sei così impegnato a cercare successo, ad essere produttivo a dimostrare agli altri che sei degno di essere amato… e non ascolti i miei piccoli segnali.
Ricordi quella volta che hai sofferto di mal di testa?
O quando hai avuto l’insonnia per più di 2 ore e ti giravi nel letto?
O che ne dici di quella volta che senza un motivo apparente hai pianto?
O ancora, di quella volta che ti sei sentito oppresso dentro e ti mancava l’aria e non capivi il perché?
Beh, tutte quelle volte ero io, volevo solo che tu mi ascoltassi, ma non l’hai fatto.
Hai continuato a seguire il tuo ritmo frenetico di vita.
Allora ho provato qualcosa di più forte, ho provato a farti tremare l’occhio, fischiare l’orecchio, sudare le mani, ma anche in queste occasioni non mi hai voluto ascoltare.
Conosci bene la mia presenza, è per questo che quando sei tranquillo o sei da solo e in solitudine… o ti fermi, mi presento, semplicemente per parlarti.
Ti disperi sempre, perché con la mente non comprendi cosa ti succede, e ovviamente, con la mente razionale non mi comprenderai.
Ecco perché mi sono arresa e ho deciso di scriverti.
E mi congratulo con te se stai leggendo ciò che ho da dirti, perché significa che hai finalmente il coraggio di ascoltarmi, e credimi, nessuno meglio di me sa della tua grande capacità di evitarmi e scappare via, come scappare dal mostro nella foresta oscura.
Come quelle volte in cui mi eviti e ti distrai per ore davanti alla tv, vivendo la vita di altre persone che non conosci pur di non affrontare ciò che non ti piace.
O che ne dici di quelle volte che con un paio di pillole hai intorpidito i tuoi nervi e le tue preoccupazione; e cosa dire di quelle altre sostanze che ti inducono lo stordimento annebbiando ogni tipo di sentimento.
Spero che ora tu sia pronto.
Pronto ad affrontare la tua realtà, pronto ad affrontare la verità nella tua vita senza maschere, senza scorciatoie… senza pretese.
È così che deve essere.
L’ unica cosa che ho cercando di comunicarti per tutto questo tempo: che è ora di evolversi andare avanti.
Devi attuare cambiamenti molto profondi dentro di te, perché non ti stai godendo della vita e non ti senti appagato.
Per questo motivo che sono qui, per aiutarti a recuperare quella pienezza che vive dentro di te; per riuscirci dovrai liberarti da tutto ciò che ti ostacola.
Sono qui per aiutarti a capire cosa esattamente impedisce alla tua vita, alla tua passione di vivere la gioia.
Ogni volta che entro nella tua vita, ti ricordo che non è piena e felice, quindi se dovessi tornare, non spaventarti, ma ascoltami.
E se davvero mi ascolterai non ci metterai molto ad apportare i cambiamenti, li farai subito.
Se vuoi sentirti bene, tutto dipende solo da te.
So che lo desideri, ma allo stesso tempo so che vuoi rimanere nel tua zona comfort, nella comodità, pur di evitare ciò che ti fa male.
Preferisci continuare a cercare l’approvazione e l’accettazione degli altri, facendo l’impossibile per attirare attenzione; preferisci che gli altri siano responsabili della tua persona, meno che tu di te stesso... e naturalmente ti capisco, tutti desideriamo fuggire dalle responsabilità.
Ma ho una notizia per te!
Solo entrando nel problema potrai avvicinarti a quell’esperienza di liberazione.
Tu sia responsabile di te stesso e quando mi ascolterai, credimi, me ne andrò.
Solo tu hai il dono di mandare via queste sensazioni spiacevoli.
C’è qualcosa di molto importante che voglio dirti, in realtà me ne andrò non appena intravedrò che stai facendo cambiamenti nella tua vita, quando vedrò che stai andando verso la tua evoluzione, pronto a crescere e a riprendere in mano la tua essenza.
Finché non lo farai, io ci sarò, sempre.
In conclusione, se oggi sono qui, perché hai bisogno di me.
Hai bisogno di me, per modificare il tuo modo di interpretare la tua realtà, lascia che ti dica che è un po’ ‘distorta’.
Devi liberarti di credenze che non ti aiutano e ti limitano; perdonare tutta la rabbia e riprenderti la tua libertà interiore.
Soprattutto, hai bisogno di me per riconquistare il piacere di vivere, per essere te stesso, perdere la paura di rifiuto o di abbandono.
Hai bisogno di me per mettere dei limiti alle persone che ti fanno del male, affinché tu possa impugnare coraggio e imparare a dire “no”.
Hai bisogno di me per allontanare chi non ti merita; per smettere di dipendere dall’esistenza del tuo partner per essere felice.
Una volta per tutte, bada alle sensazioni del tuo corpo.
In che altro modo avresti fatto attenzione al tuo corpo?
Probabilmente in molti altri modi, ma questa sta funzionando.
Dai al tuo corpo il cibo di cui hai bisogno, smetti di criticare il tuo fisico e ringraziarlo, per te fa tanto.
Corri, muoverti, passeggia riprendi i tuoi ritmi.
Perché esplodere sempre?
Perché la tristezza?
Perché pretendere così tanto?
Non capisco perché lo fai, hai tutto, sei tutto, hai le capacità di cui hai bisogno per creare la tua realtà, ma ti tratti come uno schiavo, sei troppo severo con te stesso.
Sono qui per dirti di smetterla di farlo.
Chiediti come mai non hai più equilibrio interiore.
Chiediti davvero come vuoi vivere e per cosa lottare: è la tua vita!
L’ unico controllo che puoi pretendere è quello di te stesso, ma per conquistarlo, devi accettare che l’hai perso, e lasciare che finalmente mi esprima, dirti che quei sintomi così orribili che ho inventato era per sostenere tutto questo e se ancora non mi accetterai, sarò ancora più forte.
Quindi, la prossima volta che mi sentirai arrivare, chiudi gli occhi, spegni la mente razionale per un momento, lasciati andare... respira e cerca di comprendermi.
Poi inizia il cambiamento nella tua vita con azioni chiare e specifiche, vedrai che me ne andrò.
Spero di non dover entrare molte volte nella tua vita, ma se ritorno… ricordati che non voglio farti del male, voglio aiutarti a recuperare la tua strada, quella che ti renderà felice.
E per finire, spero che tu possa vedermi come sono: la tua Essenza.
Sono te stesso che urlo disperatamente e imploro di ascoltarmi, ti parlo dal profondo del tuo cuore, che scoraggiato cerca di farsi notare.
Quello che senti non è ‘tachicardia’, sono io, la tua Essenza, che vuole semplicemente venir fuori e vivere.
Con affetto,
la tua Essenza mascherata da Ansia.
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