Tumgik
#me ne sono reso conto dopo
pgfone · 11 months
Text
Stasera rientro a casa a piedi e vi porto pochi secondi con me.
190 notes · View notes
kon-igi · 5 months
Text
CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
67 notes · View notes
burnphoenix · 7 months
Text
Per te
La parte più difficile di ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo bene che all’inizio di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi sono detta -Ora o mai più-.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei semplicemente rimasto. 
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. 
Era troppo tempo che non davo fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. 
Non sono abituata a stare bene, o comunque, non realmente. Ho sempre avuto relazioni sbagliate, relazioni dove quella fiamma magari si accendeva ma non mi riscaldava abbastanza.
Così sono rimasta lì, con le mani ghiacciate, e ho capito in fretta che a tenerle in tasca si scaldavano di più.
Poi sei arrivato tu, che magari non sei perfetto, ma sei reale. E’ bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo se tu non mi avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici. Siamo così simili ma in certi casi diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l’unica persona che mi restituisce tutto l’amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla. 
Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato. 
Ti ho amato fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto. 
Ormai occupi tutto, tutto lo spazio che c’è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto. Hai reso tutto pieno di significato, pieno d’amore e di timori. 
Lo so che è un casino. Che siamo sempre troppo impegnati per dedicarci tutto il tempo che meriteremmo. Però io dico di tenere duro, non dico che sarà una passeggiata o che sarà tutto perfetto, ma sarà più facile e sarà nostro.
29 notes · View notes
elperegrinodedios · 9 months
Text
Testimonianza di un convertito...
(Terza parte)
Ora, questa non era un'idea nuova, già prima di essere fatto Grande Druido io avevo pensato di tirarmene fuori, e cosi pure una giovane attrice in California, della quale, era già stata ordinata l'esecuzione e che era stata lasciata appesa per un piede con la gola tagliata ch'è una delle carte dei tarocchi, per informare tutte le streghe, che aveva tradito la stregoneria ed era morta per tal motivo. Dopo aver visto questo e quello che era già successo a Sharon Tate decisi di restare, ma ora volevo andarmene a tutti i costi. Tutti i costi.
Non sapevo come uscirne, ma non consideravo per niente il Cristianesimo, come una sicura via d'uscita. Ma volevo venirne fuori, ad ogni costo. Cosi passò un mese ed io rimasi più coinvolto in varie droghe. Anzi, la notte che mi sono salvato pesavo 67 kg. perchè facevo 150$ al giorno di metredina "speed" in vena, quella che, la gente della strada chiama "cristalli". Ero letteralmente in uno stato di paranoia a causa di questa droga e tutti questi piani mi avevano reso ancor di più irrequieto. Poi un sabato pomeriggio un pastore battista mi venne a trovare in uno di quei nostri negozi di occultismo. Si trovava là perchè da un giorno all'altro, si era reso conto, che la famosa Stregoneria era reale, mentre lui l'aveva sempre considerata una favola di streghe che volano su manici di scopa con porri sul naso e i cappelli a cono. L'aveva scoperto, perchè aveva scoperto che sua figlia, era una sacerdotessa iniziata di una congrega della Stregoneria! L'aveva vista e sorpresa in una notte, mentre lanciava sortilegi nella sua camera da letto. Non riusciva a parlare e nè comunicare con sua figlia, cosi pensava di dover andare alla radice e, se loro si salvavano, forse si sarebbe salvata anche sua figlia. È cosi che mi trovò in un nostro negozio di occultismo, lo "Spanish Bazaar" a San Antonio e cominciò a testimoniarmi. Lui sapeva chi ero, perchè io mi presentavo sempre con il mio nome di stregone, Lance, e quasi tutti in città mi avevano già visto alla televisione o avevano letto di me su giornali in servizi sulla Stregoneria. Cominciò a parlarmi e testimoniarmi e in parole molto profane io gli dissi, che non me ne importava proprio nulla, e che volevo che se ne andasse. Cosi quando fallì in questo, decise che non riusciva a passare su quei demoni che erano in me ed iniziò allora ad ordinare a quei demoni di stare zitti e poi subito procedette a pregare per me, che mi piacesse o no, e quella preghiera era qualcosa del genere:
Tumblr media
"Esigo che Satana smetta ora di darti i suoi benefici, compreso le droghe; ordino che sia cosi nel nome di Gesù! E comando ora a Satana di smettere di comunicare con te, soprannaturalmente ed ora spezzo il tuo forte potere di Stregoneria, fino a che verrai faccia a faccia con il Vangelo e poi comando che la tua mente venga liberata, cosi che tu, possa ricevere il Vangelo, e prendere da solo la tua decisione".
Poi se ne andò. Nelle mie condizioni questo era necessario, indispensabile perchè io non avevo una mente mia. Pensai che fosse pazzo e cosi andai di sopra e presi molta altra droga, perchè non riuscivo a capire come mai mi sentivo in tal modo e cioè, non molto bene. Quella sera, usai tutta la droga che avevo, perchè aspettavo una grossa partita che doveva arrivare da Laredo in Messico. Successe però, una cosa che non era mai successa prima: si, la droga fu sequestrata! Quella notte al confine c'era la guarda sbagliata, che non era pagata da noi, e usarono persino la macchina sbagliata, pure con il numero di targa sbagliato. Tutto quello che poteva andare storto andò storto e la spedizione fu sequestrata ed io ero senza droga. Feci alcune telefonate in varie zone degli USA, cercando di trovare della roba che mi potesse arrivare in fretta. Nulla. Dovevo aspettare il martedì mattina, per me era troppo tempo da aspettare per una persona assuefatta come lo ero io! Il lunedì sera poi, dato che stavo avendo dei sintomi piuttosto forti di astinenza, salii sulla mia auto, feci per uscire dal posteggio e quasi finii nel fiume! Cosi la lasciai lì e andai a fare una passeggiata. Camminai per quattro o cinque isolati e arrivai ad un cinema normale e là pagai ed entrai, mi sedetti in terza fila deciso a pensare solo al film. Era intitolato: "La croce e il pugnale". Può sembrare divertente, ma non lo era per me a quei tempi.
Fine terza parte
lan ✍️
21 notes · View notes
gcorvetti · 4 months
Text
Conto alla rovescia.
Inizia oggi il secondo mese dell'anno, per me inizia il conto alla rovescia e sono -10. Da un certo punto di vista mi sono un pò pentito di questa cosa di tornare, ma oramai è fatta.
Ieri era il compleanno di Philip Glass, un compositore 'minimalista' che mi piace parecchio, le sue musiche sono come delle nuvole, sia bianche che piene di pioggia naturalmente, e mi fanno stare bene. Avrei molto da scrivere sui fatti che vi tormentano molto, ma su certi argomenti mi sono reso conto che sono un pò come il calcio durante la settimana non ci sono partite quindi prendete un pretesto per litigare, poi al fine settimana arriva il campionato e si dimentica tutto, volete un esempio? Quella tizia che è detenuta in Ungheria perché ha picchiato dei nazi, fino a una settimana fa non sapevate neanche che esistesse mentre in questa settimana dopo la foto in catene avete iniziato con commenti e litigi sui social. Vi ricordate dei due tizi che in Germania hanno fatto il saluto romano e sono stati arrestati? Qualcuno ne sa qualcosa? E i marò, beh sono passato 10 anni e quei poracci stanno ancora in galera in India, chi li ricorda? La melona all'epoca se la prese col governo Renzi ma non mi sembra che stia facendo qualcosa per sta tizia, che poi se vogliamo dirla tutta se vai a menare la gente in qualsiasi paese ti arrestano perché non esiste ragione per menare le persone anche se sono di destra e le odi, io vi odio tutti cosa dovrei fare una strage ogni 5 minuti?
Va bè, vi lascio con una trascrizione per due marimbe di uno dei brani di Glass, mi piace molto il suono poi i ragazzi sono bravi.
youtube
5 notes · View notes
arreton · 7 months
Text
Credo che sia stato ingenuo da parte dello psicologo voler intraprendere la carriera da psicologo perché la psicoterapia che aveva iniziato da ragazzo si era rivelata inefficace. In questo modo ha reso i pazienti una proiezione di sé stesso, una estensione del suo dolore: curando loro cura se stesso, ma credo fallendo più spesso di quanto lui stesso si voglia rendere conto. Ed infatti a me aveva dato il suo istinto paterno – nel senso di complesso di edipo, imitare il padre fino ad ucciderlo, essere come lui fino ad essere migliore di lui – destabilizzandomi ulteriormente. Io comunque faccio autoanalisi e per natura sono parecchio introspettiva, ad un certo punto ho saputo grossomodo staccare (con tutti i suoi limiti, visto quanto è presente in me l'assenza del padre) le due figure: lui era il padre immaginario che ho sempre desiderato (benestante, rassicurante, tenero con sua figlia, aperto al dialogo e che dà consigli grossomodo inutili ma che indicano comunque che ha ascoltato) e di cui in quel momento avevo bisogno per delle questioni familiari che si erano riaperte, ed infatti inizialmente lo psicologo era la mia "cotta borghese" che schifavo ma che desider(av)o. Solo dopo qualche tempo (con delle forti crisi) ho iniziato a staccare le figure: dottore e persona. E solo adesso, a terapia ormai conclusa da tempo con lui e re-iniziata con una donna, mi rendo conto di quanto avessi proiettato in lui una mancanza infantile. Il legame almeno mentalmente tendo a conservarlo lo stesso poiché tendo ad attaccarmi agli altri, ma razionalmente so che non ha più motivo di esistere quel legame ed infatti vado contro la mia inclinazione. Un altro paziente, come me nel senso dei miei stessi bisogni o peggio di me, non so se alla fine riuscirebbe a fare lo stesso percorso di distacco, e se ne sarebbe incapace credo che i rischi sarebbero: una incapacità di concludere la psicoterapia (e di renderla quindi utile); una incapacità di individualizzarsi, di irrobustirsi come individuo; un continuo ri-mettere in scena il trauma originario senza riuscire a superarlo.
Ecco perché storcervo il naso quando mi diceva: quando io vado a toccare i traumi dei pazienti e li vado a risvegliare, io cosa ci faccio con quei traumi? Chi mi assicura che toccandoli non vado a fare ancora più del male al paziente? Domande legittime ma anche qui ingenue, dal mio punto di vista. Sono legittime se pensi che quel che è stato non si ripresenta sotto mentite spoglie, se escludi cioè un inconscio. Io non glielo avevo detto che avevo bisogno di un padre, né lo avevo detto a me stessa anzi: quando la psichiatra – che ci aveva visto giusto – me lo aveva chiesto, io mi ero pure arrabbiata. Ma intanto il bisogno infantile, la mancanza infantile, il trauma originario si era comunque ripresentato in una maniera sottile, che nemmeno io riuscivo al tempo a riconoscere e a parlare né a parlarmi. Ed infatti credo che eravamo l'una la cotta dell'altro, dato che ho il sospetto che io sia incarnavo il suo ideale di ragazza, sia stimolavo in lui (come grossomodo quasi tutti i suoi pazienti) la necessità di prendersi cura degli altri per curare se stesso. Le nostre sedute non erano insomma delle sedute tra terapeuta e paziente, ma tra paziente e paziente. A lui non so se hanno portato qualcosa di positivo, anche se mi disse che era stato un piacere avere una paziente come me, che i nostri scambi erano stati molto stimolanti (ed infatti era capitato più volte che volesse il mio parere per capire alcune cose, credo che un terapeuta non dovrebbe dirlo così esplicitamente ad un paziente); a me hanno fatto prendere coscienza di quanto io ho sofferto e soffro tutt'ora l'assenza di una figura paterna. Cosa che sapevo già ma non in questi termini e fino a questo punto. Per questo motivo, anche, storco il naso nei confronti di una psicoterapia cognitivo-comportamentale, in certi casi: siamo anche stimolo-risposta come gli animali, ma non siamo solo quello, indipendentemente da come lo si chiami (inconscio, sé ecc). Insomma la trovo efficace ma solo per determinati problemi. Per dire: la mia ansia non ha ricevuto alcun beneficio dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale là era e là è rimasta, nonostante dicano che la terapia cognitivo-comportamentale sia utile per il disturbo d'ansia. Credo che dipende molto dal paziente, a me non fai fessa dicendomi pensa questo piuttosto che questo, fai questo, cambia questi pensieri con questi altri pensieri: tendo a razionalizzare moltissimo (il rischio dell'introspezione e di una autoanalisi fatta male) e cioè: grossomodo so in anticipo quello che mi dirai. E qui concludo con una bella domanda che mi ha fatto a primo incontro la nuova psicologa: con quale parte del corpo hai razionalizzato?
7 notes · View notes
chaosdancer · 2 months
Note
Mi dispiace molto per ciò che hai passato, sono colpito dalla profondità con cui hai scritto certi passaggi. Ora ti chiedo, come si risale? Come si torna ad avere una visione pulita e positiva della vita? Ma soprattutto, perché non ne sei uscito prima, nonostante tutto il male che vi siete fatti? Da come l’hai descritto sembra atroce, viste anche le tue condizioni…
Questa è la tipica domanda da un milione (almeno per me ahahahah). Non ho mai avuto nessuno che mi abbia offerto soluzioni e/o ricette "pronte", come tantissime altre cose nella vita del resto. Credo che ogni situazione, ogni persona, ogni "legame chimico" tra le persone sia unico ed irripetibile. Poi c'è anche da considerare il "quando" una cosa avviene. Col senno e la maggior maturità di adesso forse saprei stare alla larga da certe cose bloccandole sul nascere. Il "quando" è maturo oggi ma non lo era in passato. Insomma, non siamo mai realmente pronti al 100% nella vita, è tutto una grandissima incognita e questo è ciò che ho imparato dopo 24 anni e mezzo tra felicità e sofferenze (a partire dalla famiglia che per fortuna/sfortuna ho avuto, oggi la apprezzo nei suoi mille difetti, probabilmente non avrei la testa di adesso e che sarà sempre più matura con gli anni a venire).
Sto divagando.
Ho pensato tante volte a cose come: "e se ne fossi uscito prima?", "e se avessi ascoltato i miei amici e mia madre?". Col tempo ho capito che è inutile pensare ai vari "se" ma reagire direttamente davanti alla realtà delle cose, prendendo anche delle decisioni drastiche a volte (come una rottura). Io penso che le cose siano dovute andare come sono andate, né chiudendola prima, né chiudendola dopo, la "vita" ha voluto così (so che parlo molto da buddhista o credente dell'universo ma ti assicuro che non lo sono in senso lato ahaha)
E la cosa più buffa è che non sono nemmeno stato io ad uscirne. Lei mi ha scritto mentre ero ricoverato e dopo la dimissione le ho dato un'altra chance nonostante avessi TUTTI contro (psichiatri inclusi). Siamo durati per altri sei mesi circa e alla fine ha chiuso lei (dopo che era evidente che si stesse spegnendo il nostro "fuoco", ci credo, ero apatico ed ero ancora sotto abbondanti dosi di cinque psicofarmaci diversi). Insomma l'ha chiusa lei ed io ci sono rimasto male ma non come le nostre precedenti due rotture. Non ci sentiamo dal mese in cui abbiamo rotto e va benissimo così. Però questo è per dire che io ero talmente cieco al punto che ha dovuto chiuderla lei, altrimenti io ci sarei stato ancora. E lei ha chiuso definitivamente (cosa che avrei dovuto fare io dopo i primi tre mesi, non dopo due anni). Ma io, da bravo scemo (e da persona cieca, testarda, che non ascoltava nessuno in mezzo a quel vortice) sono andato contro a tutto e tutti, pure contro al mio evidente stato di salute mentale.
Questo discorso è per dire che anche il mio "quando" risalire non era una cosa per cui fossi esattamente pronto, soprattutto perché il "quando" l'ha scelto l'altra persona. È stata lei a farmi uscire, non sono io che sono uscito da quella situazione, sono stato obbligato a farlo
Io vorrei veramente aiutarti ma ogni situazione è a sé stante e le persone che ne fanno parte sono diverse, ognuno con le proprie storie e i propri trascorsi. Poi nemmeno cose come il gaslighting sono belle, anzi, ti distruggono nel tempo senza che nemmeno tu ne sia consapevole e inizi a diventare una persona che non sei. Io mi sono riguardato indietro e mi sono reso conto di essere stato una persona che non ero. Ma mentre succedeva non me ne sono neanche accorto. Ci ho fatto caso solo mesi dopo essere uscito da quel tornado.
Infine: la vita è bella e la positività sta ovunque. Tutte le cose che sto dicendo non sono successe in una settimana. Sia le cose brutte che quelle belle post rottura si sono create in tanto tempo. Secondo me bisogna partire dall'avere più positività possibile intorno (tra ambiente, amici, famiglia, relazioni...) per poi diventare tu quella fonte di positività per gli altri. E poi anche allenarti a vedere le cose belle e positive intorno a te aiuta (rimanendo anche un po' coi piedi per terra). A volte siamo fin troppo concentrati sulle brutture e storture della vita e perdiamo di vista il fatto che l'obiettivo finale è sentirsi realizzati ed essere felici. Ma per raggiungere questo bisogna anche uscire dalla propria comfort zone e dai nostri circoli viziosi malsani facendo qualche sacrificio (e a volte bisogna proprio andarsene da certe situazioni, certe persone e certi ambienti)
Scusa ma hai toccato un argomento molto ampio e io ne avrei ancora da dire, sono in modalità sintetica ahahah
4 notes · View notes
orotrasparente · 1 year
Text
sto preparando due esami insieme nel giro di pochi giorni e vabe volevo bere il caffè quindi penso ora preparo sto caffè e lo bevo, mi lavo i denti e ricomincio a studiare, peccato che però sto così fuso che nel mio cervello funzionava il processo logico inverso quindi non so perché ho lavato prima i denti e poi ho bevuto il caffè e me ne sono reso conto ora dopo un quarto d’ora
16 notes · View notes
Text
Leggimi alla fine.
Un angolo di luce buia.
26/11/21
Se sei appena arrivato su questo blog, leggi questo post per ultimo, dopo aver letto almeno uno dei precedenti (preferibilmente più di uno)
Ho spolverato questa pagina dimenticata da dio dopo anni pubblicando due post rimasti nelle bozze a nascondersi e pubblicando questo qui adesso.
E ho capito perché l'ho abbandonata.
Ebbi l'idea di creare questo blog dopo aver scritto il primo post di questa pagina nel lontano 2014, in un periodo non particolarmente felice della mia vita, con l'intento di scrivere un post per ogni "situazione orribile" da me provata. Accomunavo i tratti comuni di tutte le volte in cui mi ero sentito parecchio giù di morale per isolare ed esorcizzare lo stato d'animo stesso.
Avevo creato un format. Un misto tra un programma televisivo e un appuntamento dallo psicologo. Avanti un'altro (problema)
Con il tempo, però, mi accorgevo di non riuscire a scriverci.
Sebbene il primo post l'avessi scritto tutto di getto in pochissimo tempo, per scrivere gli altri impiegavo di più, molto di più, sempre più tempo.
Immagina un foglio bianco. Io disegno un punto e ti dico di tracciare una linea retta o curva che lo intersechi. Hai infinite soluzioni.
Poi però ne disegno due di punti e ti chiedo di unirli allo stesso modo, con una linea qualsiasi. Le soluzioni possibili iniziano a diminuire.
Poi ne disegno 3 e ti chiedo lo stesso. Poi 10. Poi 350. Poi 42 milioni.
I punti sono le situazioni che mi sono accadute, mentre le linee i miei racconti.
È logico quindi che con meno situazioni tracciare coerentemente i contorni dell'emozione è esponenzialmente e drasticamente più semplice. Più aumentavano le situazioni che vivevo, più era difficile farle combaciare con il format che avevo creato all'inizio.
Quindi mi sono reso conto e sono giunto alla conclusione di non aver nulla da dire, o forse di non riuscire a dirlo perché non avevo mai provato veramente sensazioni orribili.
O almeno era così, fino ad un giorno.
Un giorno qualunque scopro che mia madre ha una malattia terminale. Ho 27 anni quando mi succede, lei 51. E questa è veramente una sensazione orribile che ho provato, e più che orribile direi disgustosa e vomitevole sopra ogni limite, perché da quando lo scopri devi vivere con la consapevolezza di un dolore che proverai e nei confronti del quale sei totalmente inerme. Vorresti fare tanto, tutto, ma non puoi fare un cazzo, niente. A volte parliamo delle situazioni spiacevoli definendole "una merda". Questa non è una merda perché la merda a qualcosa serve. Osservare impotenti una persona che soffre e si spegne lentamente di fronte ai tuoi occhi, dimmi, a cosa serve veramente? È come essere legati ad un palo ed assistere ad una persona che sta per venire trafitta da una lama. Ma chi infliggerà il colpo mortale si muove molto lentamente, al punto che non riesci bene a distinguere il fatto che si stia muovendo davvero, guardandolo tutti i giorni. E tu sei lì, ma è come se non ci fossi veramente perché non puoi fare nulla, se non stare a guardare, immobile, impotente, inerme.
A questo punto quindi, penso che dovrei aver tanto da scrivere, di cui parlare. Questa situazione così spiacevole dovrebbe essere combustibile altamente infiammabile per il fuoco dei miei pensieri. Eppure mi sento in un paradosso, come se avessi oltrepassato l'asintoto verticale della funzione dell'intensità dei miei stati d'animo e mi trovassi dall'altra parte dell'infinito, quindi con segno opposto; come se quel combustibile così tanto infiammabile lo fosse sì infinitamente, ma ad un punto tale di esserlo "troppo" non essendo quindi più in grado di prendere fuoco.
E mi ritrovo a vedere il riflesso delle mie volontà nascoste nei comportamenti quotidiani: vorrei che niente finisca davvero, così come questo post che sto scrivendo, al quale non riesco a dare una degna conclusione, la stessa conclusione che manca e che non riesco a vedere nella vita di mia madre che si sta lentamente spegnendo davanti ai miei occhi.
E questa è in assoluto la peggiore sensazione orribile che io abbia mai provato.
8 notes · View notes
kon-igi · 2 years
Text
IL CASTELLO SULLA COLLINA
Questo post sembra parlare di me ma parla a un’altra persona.
L’altro giorno sul gruppo whatsapp della famiglia una delle mie figlie ha mandato il video divertente di una bambina che trattava il suo Roomba come un cucciolo, facendogli pure la torta per la festa di compleanno, e io memore di tutti i pipponi socio-etologici di @salfadog ho ricordato che non solo ogni essere vivente ha un fortissimo istinto accuditivo ma che la base stessa della nostra espressione biologica è quella della CONNESSIONE...
Non siamo fatti per rimanere isolati dagli altri.
Ora immagino che fra chi mi legga ci siano degli indignati esemplari di Homo anacorensis che hanno alzato l’indice per controbattere ma io credo che la maggior parte delle volte il desiderio di vivere al margine dell’umanità, limitando al massimo i contatti, derivi da una forte delusione esistenziale che ha portato suddetta persona a isolarsi non perché non voglia compagnia ma perché è rimasta ferita nelle aspettative della sua ricerca.
Io ho conosciuto centinaia di persone nei miei 50 anni di vita (e intendo conosciute bene... sennò direi migliaia) e con ognuna di esse ci siamo ‘toccati’ anche solo per un giorno, per poi non vederci mai più.
Con loro ho riso come se avessi visto il volto di dio e avessi scoperto che aveva i denti storti, ho pianto come se avessi sentito il pianto di mille bambini mai nati, ho bevuto fino a contare i sassi del cortile mentre vomitavo dal naso e ho cantato, odiato, baciato, spinto, abbracciato, spaccato nasi e visto albe su ogni orizzonte.
E poi non ci siamo incontrati mai più.
Gli unici che mi sono resistiti accanto sono le quattro persone che hanno vissuto con me quella manciata di anni sul confine tra il sogno e la realtà, quattro eroi del quotidiano di cui se solo dovessi cominciare a cantarvi le gesta vi dovrei dire di mettervi molto comodi e tenervi accanto un pacco di kleenex formato famiglia.
Ma non intendo parlare dei miei quattro amici di una vita, se non per dirvi che loro, come me, ricordano tutti i nomi delle persone che furono e che adesso sono andate, di tutti coloro che noi crediamo perduti e che invece ci hanno reso la frammentata interezza che ora cammina dentro le nostre scarpe.
Io sono le labbra di quella ragazza che mi ha baciato senza che io potessi fissare il suo volto nella memoria eterna che meritava, io sono il braccio che sferrava il colpo con la mazza da baseball e mi fratturava lo zigomo, io sono il bicchiere di vino allungatomi da un tipo con l’impermeabile che un attimo prima mi aveva tirato su da sotto la folla che mi stava calpestando, io sono l’urlo di gioia di una scuola intera mentre farfugliavo in hangover dentro a un megafono, io sono la delusione di chi mi credeva diverso e l’amore di chi mi trovava simile.
Io sono lo scoglio solitario su cui si schianta la forza di un oceano intero di emozioni.
Ma sono davvero solo?
Socialmente parlando sì. 
Non frequentiamo più nessuno da anni e ci siamo ritirati in una sorta di castello sulla collina (che però non è quello del titolo) ma con mezzo secolo di vita suonato a testa, io e la mia compagna ci siamo resi conto di una cosa: nessuno ci è veramente lontano.
È come se esistesse una ragnatela invisibile tra noi e il resto del mondo, i cui fili ci restituiscono i desideri, i dolori, i sogni e le lotte di chi si muove su questa bella terra e noi, così, viviamo anche le loro vite.
A volte la porta cigola e qualcuno entra nell’atrio del castello, si scalda al fuoco del camino e poi riparte subito senza mai più tornare, a volte si mette a sonnecchiare su una panca di legno con un cuscino morbido, a volte si fermano a mangiare e scordano la via di casa ma tutte le persone, nessuna esclusa, lasciano un po’ della loro felicità e ne ricevono di nuova, in uno scambio che alla fine lascia senza risposta chi si domanda chi ne abbia ricevuta e data di più.
Qualcuno ci ha deluso?
Tutti.
Perché nessuno ci ha mai avvertito che dopo la sua partenza noi avremmo perso delle certezze e ci saremmo dovuti arrovellare pieni di dubbi a chiederci cosa avessimo sbagliato, fino a capire che l’unico sbaglio commesso era quello di credere che una persona accolta nelle nostre vite dovesse risuonare per similitudine.
Noi viviamo per far risuonare i nostri vuoti con i vuoti dell’altro, sempre diversi nella forma e nella melodia affinché la sinfonia finale canti i nomi dei dimenticati e celebri quelli di chi verrà dopo di noi.
P.S.
Il Castello sulla Collina è quello del video seguente e la canzone la dedico a Salfadog, a Bishop, a Totenkrantz e al Selvaggio... che ognuno di noi continui a non trovare la risposta e che la treccia delle nostre vite rimanga stretta e salda ben oltre la lontana Fine.
youtube
45 notes · View notes
beevean · 1 year
Note
Non so nulla di castlevania ma leggere i tuoi rant sulla serie di netflix mi ha invogliato a giocarci
Se non è di disturbo, mi potresti indicare da quale gioco dovrei iniziare?
Awww, questa è una delle cose migliori che qualcuno potrebbe dirmi 😂 sì l'unica nota positiva di NFCV è che ti fa capire quanto siano divertenti i giochi che scimmiotta 😬
Allora! Ci sono tre stili di gioco:
Classic: i giochi 2D usciti tra gli anni '80 e '90. Questi sono i tuoi tipici platformer Nintendo Hard, dove i controlli sono limitati, hai solo la frusta e qualche subweapon a disposizione, e il platforming ti farà piangere l'anima. Hanno comunque il loro fascino se ti piace una sfida tosta e se sei pratic* con i platformer dell'epoca. Tra tutti i giochi, ti consiglio:
Castlevania 1, molto semplice nella struttura e un'ottima introduzione allo stile in generale;
Castlevania 3, o meglio Akumajou Densetsu perché per l'amor del cielo gioca la versione giapponese che è difficile ma non cattiva come quella americana: questo è il gioco su cui NFCV in teoria si basa, uno dei più amati dal fandom, e ha un gimmick carino dove puoi scegliere i tuoi alleati e i livelli a cui giocare;
Super Castlevania IV, famoso per avere la frusta a 8 direzioni quindi più approcciabile;
Rondo of Blood, difficilino ma interessante, anche qui puoi decidere che percorso prendere e puoi sbloccare un secondo personaggio. Molto più importante, è il gioco che precede direttamente Symphony of the Night, e verrà adattato in Nocturne 😬
Metroidvania: i giochi 2D usciti negli anni 2000. Lo stile più famoso per i fan più giovani, reso iconico da SoTN. Sono quei giochi dove esplori tutto il castello, trovi armi nuove da equipaggiare, aumenti di livello come in un RPG, e sblocchi muove mosse/poteri che ti permettono di accedere a più aree. Sono inoltre parecchio più facili e plot heavy dei classici. Tra tutti i giochi, ti consiglio:
Symphony of the Night, ovviamente :P è il Castlevania per eccellenza, un classicone al giorno d'oggi. Ha qualche difettuccio qua e là, ma lo trovo comunque avvincente. È il gioco che ha reso Alucard un'icona e ha dato una storia tragica a Dracula.
Aria of Sorrow, che prende tutti i difettini dei giochi precedenti e li lima per un'esperienza pulitissima. Il gimmick che lo contrassegna è che puoi ricevere anime dai mostri che uccidi.
Portrait of Ruin, molto sottovalutato in mia opinione :P è molto carino, né facilissimo né difficilissimo, e come C3 ruota attorno al gimmick di avere un partner con te (sempre l* stess* lol). Tecnicamente è il sequel di Bloodlines, che non ho menzionato, ma non c'è bisogno che ci giochi.
3Dvania: giochi in 3D che tentano di replicare lo stile Metroidvania ma con severe limitazioni. Qua devo ammettere che non ho giocato a tutti i giochi, solo ai due per PS2: Lament of Innocence e Curse of Darkness.
A me non è piaciuto molto Lament, ma ad altri sì quindi de gustibus 😂 ha una struttura più alla Megaman, dove scegli tu la progressione. È uno dei pochi giochi post-SoTN dove controlli un Belmont, e quindi la tua arma principale è la frusta. Atmosfera resa estremamente bene per un gioco del 2003, level design memorabile, ed è la origin story di tutta la timeline.
Curse è il mio gioco preferito della serie e credo che ormai se ne siano resi conto tutti 😂 aggiusta quasi tutto quello che non mi era piaciuto in Lament e ha una storia molto, molto intrigante per me. E ho adottato Hector e Isaac come miei figli e odio NFCV con la forza di mille soli per come ha massacrato i miei ragazzi 💖 ha un gameplay loop innovativo e uno stile di combattimento divertente, al prezzo di un level design molto più piatto. Tecnicamente il sequel di C3, ma basta che tu sappia chi sia Trevor lol.
Okay, dopo tutta questa pappardella :P tl;dr:
se te la senti di provare i classici, inizia con SCIV è il più facile di tutti, poi RoB per apprezzare ancora di più la storia di SoTN. Se non ti piacciono, passa direttamente a SoTN e AoS, che sono relativamente facili e beginner-friendly. Dopodiché, prova i giochi che ti ho menzionato a seconda di quali ti attirano di più. Poi, se la serie ti piace davvero, provi anche quelli che non ho menzionato.
Divertiti e spero che ti appassioni anche tu ❤ mi fa molto piacere che i miei rant ti abbiano incuriosito!
3 notes · View notes
gcorvetti · 5 months
Text
Sognare?
In questi giorni sto cercando di capire cosa dovermi portare nella valigia, che non deve superare i 23kg che beh mi sembra anche un buon peso, ancora non ho il biglietto o una data, anche se non sarà prima del 5 Febbraio, anzi dopo è molto meglio semplicemente perché il 5 c'è la festa di S.Agata, patrona di Catania. Levando tutto quello che è la festività in se religione e mafia si fondono come i ceroni portati dai devoti sul basolato di pietra lavica, per me è solo un casino da evitare, la città diventa impossibile da vivere per circa una settimana tra i vari rituali più o meno religiosi, se siete curiosi potete cercare sul tubo ci sarà sicuramente qualche video. Ma oggi dopo un pò, bel pò di tempo, ho sentito mia sorella e comunicato il mio desiderio di passare un periodo a CT, non lo nascondo che non abbiamo avuto mai un bel rapporto, comunque non sto qua ad ammorbarvi e passo al sogno che ho fatto qualche giorno fa. Era proprio così, che scrivevo su whatsapp sta cosa e che in prima battuta lei mi diceva bene ma in che periodo, visto che di solito ho un arrivo e una partenza però non sta volta e lei si, diciamo, inalberava perché di solito quando sono in vacanza non faccio niente, quindi avermi per mesi come peso morto non le piace, nel sogno ah. Fatto sta che dopo un pò di battibecchi mi manda a fanQ dicendomi che ha da fare, allora chiamo mia madre e anche lei mi rompe le palle con frasi tipo "che vieni a fare?" o "si ora vieni tu e ti danno il lavoro a te", quest'ulima legata al fatto che io sono quello stupido, va bè discorso lungo e legato alla mia infanzia.
Spock, che in questi anni mi ha fatto un supporto morale e psicologico, mi ha detto che è solo una paura o qualcosa che sento perché ho questo sintomo dell'abbandono, sarà, però conoscendole potrebbe anche verificarsi. Onestamente me ne sbatto, anche se non vogliono io vado lo stesso che vogliano o no.
Per scrivere altro vi dico che nevica, wow che novità, mi sono rotto fortemente di sta neve, mi sa che oggi se non è eccesiva la lascio dov'è, il tempo che perdo a spalare mi serve ad altro.
Dalla scorsa settimana ho ripreso gli esercizi di mantenimento, eh si li avevo tagliati nonostante non faccio niente e ho tempo per farli, devo dire che stavo preso male, oggi mi sono reso conto appena alzato dal letto che invece ne ho proprio bisogno perché mi sento fisicamente molto meglio, nessuno mi obbliga a farli e nessuno mi spinge a farli, devo essere io a impormi sta cosa, si, impormi se no perdo quel poco di fisico che ho e che teoricamente mi serve per suonare, in teoria perché sarà più di un mese che non tocco la chitarra, sono andato a montare la batteria, ora non ricordo il giorno, ci sta ma occupa molto spazio, spazio che posso recuperare se sposto il tavolo nella parte opposta. Ieri però sono salito e mi sono seduto sullo sgabello e girando in tondo mi sono fatto una domanda "ma se ora parto a che serve sistemare lo studio?", lo so, non parto domani, infatti pensavo a giorno 10 o 11, quindi più o meno ci voglio comunque sempre 25 giorni. Ieri mi è venuto il dubbio su sta cosa di partire e se non fosse la cosa giusta? Nel dubbio mi faccio gli esercizi e sistemo la cucina.
In questi giorni sto ascoltando qualcosa più tranquilla, ne ho bisogno, mi è venuta in mente questa giovane pianista molto brava, se non erro polacca, che fa un pò svariati generi tra minimalismo e loop e cose simpatiche per un ascolto leggero.
youtube
2 notes · View notes
seoul-italybts · 1 year
Text
[✎ ITA 🔊] Album Commentary : [Episode 1 : Love] di So!YoON! feat. RM dei BTS | 13.04.23⠸
Tumblr media
[Episode 1 : Love] So!YoON!
ALBUM COMMENTARY con RM dei BTS
Spotify | Apple Music | MelOn | YouTube | Trascrizione ENG
02. Smoke Sprite
So!YoON!
State ascoltando il Commentary del secondo album di So!YoON!
Se dovessi scegliere una parola chiave per questo progetto, probabilmente sarebbe 'desiderio'. Quest'album è intriso di vari tipi di desiderio, ma credo quello descritto in "Smoke Sprite" sia unico, in quanto racconta di una storia a metà tra il sogno e la realtà, quindi piuttosto irrealistico. Persino il titolo fa riferimento ad un tipo di effetto visivo in cui abbiamo un'esplosione di fumo che poi scompare.
Vorrei, quindi, presentarvi il mio collega ed amico, RM, che mi ha accompagnato nel mio tentativo di fare di questa fantasia, realtà. Faremo due chiacchiere insieme. Benvenuto!
RM: Ciao
SY: Credo ti conoscano ormai tuttə, in tutto il mondo, ma, per favore, presentati.
RM: Certamente. Ciao, sono RM, il leader di un gruppo chiamato BTS, e sono un musicista ed autore. Piacere di conoscervi.
SY: Senza neppure esagerare troppo, penso tu sia una delle persone più indaffarate, in Corea, quindi ti sono molto grata per aver partecipato al mio album e anche a questo commentary.
RM: Hai un'ottima intuizione perché me l'hai sbolognato proprio quando ero libero
SY: Io non ho sbolognato proprio nulla!
RM: Ma è andata bene così
SY: Era il momento perfetto, sì. Grazie!
RM: Scherzo.. in parte. Forse lo sapranno già, ma ci siamo conosciutə nel 2019.
SY: Ora le cose sono un po' diverse, rispetto ad allora.
RM: Già, è un onore enorme poter lavorare con te perché sono sempre stato un grandissimo fan, sia tuo che dei SE SO NEON, fin da 'Summer Plumage'.
SY: Grazie. Ma il nostro primo vero incontro ufficiale è stato nell'estate 2022.
RM: Giusto. Era il 7 luglio, al listening party di j-hope.
SY: Tu eri super impegnato, ma dopo esserci salutati, abbiamo potuto ritagliarci un momento per parlare.
RM: In quell'occasione, abbiamo parlato un sacco. Abbiamo parlato delle nostre vite ecc e, pur in pieno party, sono riuscito a concentrarmi ed abbiamo discusso davvero di tantissime cose.
SY: Esatto, c'era molta confusione ed un sacco di persone, tanto che stavo iniziando a sentirmi un po' fuori luogo, ma ricordo ancora che, mentre parlavamo, tutto ciò che ci stava attorno è come sfumato.
RM: Il fatto è che io sono un estroverso introverso. Mi piace andare a quel tipo di eventi, ma quando poi ci sono, mi trovo in difficoltà.
SY: Anche io!
RM: E non so rapportarmi con così tante persone, come quelle che c'erano alla festa. Non so, immagino moltə pensino io me la sappia più che cavare in occasioni simili, data la mia immagine pubblica.
SY: Come se fossi un amministratore delegato
RM: Esatto, ma non è assolutamente così. Non sono il direttore generale della Toyota, solo un passeggero che lo accompagna in auto.
SY: Un "passeggero di accompagnamento" è un gran bel modo di mettere la cosa.
RM: Credo sia la definizione che mi si addice di più.
SY: In quel periodo, RM stava preparando il suo album solista, ['Indigo'], e, guarda caso, anche io stavo lavorando al mio, quindi eravamo entrambə in una fase di transizione e abbastanza liberə.
RM: Eravamo a metà strada.
SY: Ci siamo incontrati a metà processo ed abbiamo ascoltato l'una la musica dell'altro. Sono rimasta molto sorpresa. Forse te ne sarai reso conto, ma era la prima volta che sentivo davvero la tua voce. Ho pensato, "Ah, questa è la voce..."
RM: Suona un po' come la voce in una sala giochi VR
SY: Un po'. Ma credo di esser rimasta molto colpita e ho realizzato, "Ah, quindi questa è la sua voce, è questo il suo modo di pensare".
RM: Ricordo che anche io ho ascoltato tutte le tue demo.
SY: Ma non avevo praticamente ancora niente, in quel periodo.
RM: Alcune erano solo strumentali e altre erano cantate con testi a caso. Non sto cercando di prenderti in giro, ma alcune sembravano veramente in linguaggio alieno. Mi era già piaciuto molto il tuo primo album, ma ricordo di aver pensato che, con il secondo, stavi imboccando una direzione totalmente diversa.
SY: In quell'occasione, ti ho fatto ascoltare quella che sarebbe poi diventata "Smoke Sprite" e tu hai detto che ti piaceva molto. Quindi ti ho chiesto se poteva interessarti lavorarci insieme e tu mi hai detto semplicemente "okay", credo il tono fosse proprio questo.
RM: Ero davvero commosso e grato per l'opportunità di lavorare con te, una delle più grandi rock star di questa generazione.
SY: Ma devo dire che, dopo averti conosciuto ed aver lavorato insieme, non sono più tanto sicura di essere una rock star. Certo, forse tu sei più una star del pop, ma secondo me sei entrambe le cose e hai davvero qualcosa, una grandissima passione, che ti brucia in petto. Ho anche imparato molto dal tuo approccio artistico e mentale.
RM: Credo di essere nella mia fase/modalità rock star, in questo periodo.
SY: Allora, se penso a questo brano ed al processo creativo che vi sta dietro, la cosa più memorabile, per me, è stata la stesura del testo, cui abbiamo lavorato insieme
RM: Totalmente d'accordo, credo sia stato il momento clou.
SY: Esatto. Quel giorno ero qui, nello studio – come ora - e poi tu sei arrivato e, non appena sei entrato, ti sei inginocchiato e hai chiesto, "Che ne pensi di 'Take on my knees'?". Quello è stato il momento più memorabile nella scrittura di questa canzone.
RM: Se devo essere sincero, non ricordo di essermi mai inginocchiato di fronte a qualcuno come quel giorno
SY: Era solo il nostro secondo incontro, tra l'altro
RM: Il nostro secondo incontro ufficiale
SY: Esatto.
RM: Ma è perché ultimamente, quando lavoro a della musica, trovo che il primo verso – fossero anche parole a caso – sia molto importante. Vi presto molta attenzione perché, anche dovesse sembrare un po' un linguaggio alieno, quando scegliamo la melodia e la abbiniamo alle prime parole, la trama sonora che nasce in quel momento, anche se solo inconsciamente, risulta spesso incredibile. Ovviamente, non bisogna fermarsi lì. Non so se ricordi, quando stavamo scrivendo il testo e l'inizio era "first, take on..", o qualcosa del genere, e tu mi hai detto che volevi iniziare con 'take on' perché, da appassionata di video e film, potevamo usare 'take one', che è un'espressione già belle che pronta. Però così sarebbe rimasto spazio solo per altre due sillabe, e non potevamo scrivere, tipo, "take one assassinate", o simili. Quindi ti ho detto che non credevo "take one" avrebbe funzionato. Poi, però, mi è venuta in mente 'Take a Chance on Me (Dammi una possibilità)' degli ABBA. Ma la cosa buffa è che 'take on' non è neppure una parola o espressione vera e propria, cioè.. esiste, ma non è molto usata. Però suona come 'affidarsi (mettersi nelle mani di)'. Affidarsi a qualcuno. Se ricordo bene, 'take on' è diventata un'espressione realmente esistente proprio grazie alla canzone degli ABBA, quindi "Take on my knees", di fatto, è una trasposizione aliena di un'espressione altrettanto aliena. Quindi, sì, ad ogni modo.. mi è venuta in mente una scena legata a 'take on my knees', prendendo in prestito quel concetto dagli ABBA.
SY: E credo, da quel momento , tutto abbia iniziato a filare. Ho provato a cantare "Take on my knees (in ginocchio [da te])", prendendo spunto dalle mie bozze di testo senza senso, e poi sono nati i versi "Take on like a beast (affrontami come una bestia)" o anche "Fire to the low (mira in basso)".
RM: "Tell me more, I could die (Dimmi di più, potrei morire)" era un altro verso senza senso. Ora, so già che tu non ne parlerai, ma ciò che vorrei dire ai/lle fan di SoYoon è che lei non usa spesso parole scurrili nel quotidiano o nelle sue canzoni, ma le sue bozze erano piene di parole con la 'F'. Ma la cosa ancor più divertente è che non se n'è resa neppure conto.
SY: Non avevo proprio realizzato!
RM: Mi ha chiesto, 'Questa è una parolaccia?' e dato che io uso spesso quel tipo di linguaggio nelle mie bozze, le faccio 'Niente meno!". Da lì ho capito che sei veramente una rock star perché te l'avrò fatta riascoltare 10 volte e, solo allora, mi fai, "Ah, hai ragione, ora lo sento anche io!"
Prima ancora che ci mettessimo a lavorare al testo, comunque, ho sempre considerato SoYoon una professionista. È una vera e propria professionista, e non solo a livello musicale, no! Aveva addirittura preparato un lungo PDF e vari file sul notepad con una mappa concettuale dell'album, dettagli riguardo a quale ruolo e spessore avrebbe avuto 'Smoke Sprite' nel progetto, e c'era pure una bozza ed una versione finale della mia parte. È una cosa che mi è rimasta particolarmente impressa.
SY: Era la prima volta che lavoravo con un altro artista, con un artista partecipante. Cioè, nel mio album precedente c'erano diverse collaborazioni, ma era la prima volta che, di fatto, lavoravo concretamente con l'altra persona. E poi non avevamo tante occasioni di vederci perché tu eri sempre impegnato, quindi non pensavo ci sarebbe stato abbastanza tempo per spiegare, ma era importante che capissi qual era la struttura ed il mio progetto per l'album così da entrarci in sintonia. Quindi non avevo nulla di completo o definitivo, ma ricordo di aver buttato giù tutto quanto in quei file e di averteli mandati.
RM: Il motivo per cui ho menzionato questa cosa è, chiaramente, per sottolineare quanto sia professionale SoYoon, ma anche perché, dopo aver letto gli appunti sul tuo notepad, poi non c'è voluto molto. Ci avremo messo cosa? Un paio d'ore? Non ci abbiamo messo tanto a scrivere il testo.
SY: No, infatti.
RM: Abbiamo scritto il ritornello. Credo ci siano volute tre ore o giù di lì, ma la cosa buffa è che io spingevo per andarci giù più pesante, per essere più direttə/esplicitə, come con 'Take on my knees', ma SoYoon si è fatta piccola piccola, tornando ad essere la solita SoYoon che conosco, e mi fa "E come...?"
SY: Ecco perché, come ho detto prima, secondo me qui la vera rock star sei tu, non io.
RM: Ci capiamo, sotto quel punto di vista.
SY: Lavorare con te a questa canzone mi ha trasmesso un sacco di energie. Ci terrei a dire che la canzone, di per sé, non è nulla di così speciale per me. Ho apprezzato l'aiuto, ma ciò che veramente conta è stato il supporto emotivo e le sensazioni che ho provato nel scrivere questa traccia - pienamente in sintonia con il mio io interiore – e non tanto il risultato finale. Una volta ti ho detto, "RM, sei davvero come un albero imponente"
RM: Sì, ricordo
SY: E, con l'andare del tempo, ti vedo come un albero sempre più maestoso
RM: Quindi vorresti dirmi che il processo creativo conta di più del risultato?! Scherzo, volevo prenderti un po' in giro.
SY: Sono molto grata del risultato, ma
RM: Per stemperare un po', anche io ho apprezzato il processo creativo ed è davvero divertente lavorare alle canzoni altrui, in un certo senso. Ovviamente mi piace anche lavorare alle mie, ma c'è un gusto particolare e completamente diverso nell'attivarmi così (su un progetto non mio). L'ho già menzionato più volte, anche con te, ma non ho molte occasioni per lavorare così a stretto contatto su opere di terzə. Ci scherzo spesso, ma nella maggior parte dei casi si è sempre trattato di lavorare separatamente e discutere a distanza i dettagli. Come ho detto, non sono che un passeggero nelle retrovie e, in quanto tale, lavorare a così stretto contatto ed entrare in sintonia è stato un po' spaesante, per me, all'inizio ero un po' timido, ma ne è valsa la pena. Mi hai aperto gli occhi.
SY: Nel mio caso, sono stati due i sentimenti predominanti. Innanzi tutto, ho capito che dovrò lavorare ancor più duramente, se mai avrò l'opportunità di partecipare alla musica d'altrə.
RM: Io ho lavorato davvero sodo!
SY: Sul serio! Ci hai messo passione..? Ciò che ho imparato da te e questo progetto è stata proprio quella serietà ed autenticità nel lavorare insieme.
RM: In realtà, penso che molto dipenda anche da te, perché non credo tutti i progetti cui lavoriamo possano sempre suscitare quel 200% di integrità e passione. Come ho già detto, a me la canzone piaceva molto e poi è di Hwang SoYoon – che è una tale star, una persona ed un'amica che ammiro molto – che stiamo parlando... Come posso dire? Credo che sia il lavoro di fantasia che il legame umano che viene a crearsi possano dar vita ad un'ottima sintonia, ed è così che ci siamo trovati. È grazie a quella connessione e sinergia che ho potuto spingere affinché tu potessi superare i tuoi limiti, poi la gente pensi ciò che vuole
SY: Grazie.
RM: Sei proprio fortunata [ad aver avuto questo supporto da me]... Scherzo!
SY: Oggi è il miglior giorno in assoluto, su 26 anni di vita!
RM: Sono io ad essere fortunato [ad aver lavorato con te]
SY: Che? No! Diciamo che entrambi siamo stati mediamente fortunati
RM: Siamo stati fortunati
SY: Comunque, non ho ancora finito. L'altra cosa che ho imparato è che amare e rispettare qualcuno – sia un/'artista, un/a musicista o un/'amicə – richiede molto più impegno. Ho imparato che è importante riuscire a trasmettere concretamente ciò che penso e provo. Fosse anche solo qualche parola, ma potrebbe diventare uno stimolo e motivazione molto importante per l'altrə e per i suoi progetti. In questo settore, è difficile mostrare appieno questo tipo di supporto, sincero e costante.
RM: Non è facile.
SY: Credo, il più delle volte, siamo noi ə primə a dire all'altra persona "È un gran bell'album", "Ottimo lavoro, sei statə fantasticə", ma è più difficile sentirsi dire altrettanto, tipo "Sei statə davvero in gamba, ottimo! Stai andando alla grande! Andrà bene".
RM: Sì, non è semplice. È quasi come donare il sangue. Sul serio, credo sia quasi come lasciare una porzione della nostra anima. È solo mettendoci cuore ed anima che si può essere onesti ed autentici. Perché parole simili, talvolta, vengono dispensate solo al fine di usare l'altrə, sfruttando la propria identità o figura pubblica. Ma tu te la stai già cavando egregiamente e non so quanto valore possano avere concretamente le mie parole - anche se sono RM -, e se la mia sincerità ti sia arrivata. Non so come la prenderai, ma io avevo completa fiducia [in te e nel progetto] e spero semplicemente sia riuscito a trasmettertela.
SY: È proprio per quello che, come ti ho già detto in precedenza, mi chiedo se tu riesca ancora a credere nelle persone, dopo aver incontrato così tanta gente ed aver fatto così tante esperienze
RM: Vero
SY: E tu mi hai detto di sì.
RM: Credo di amare la gente. Mi spiace solo dove usare quel 'credo'. Vorrei poter dire che amo la gente, senza se o ma.
SY: Ma come ci si può fidare?
RM: Ecco perché, di fatto, non sopporto la gente. Ultimamente, sono successe un sacco di cose.. ma, al di là di quello, vorrei potermi fidare delle persone. Voglio credere loro ed apprezzarle, perché là fuori è pieno di individui fantastici. Ma anche se le persone mi tradiscono, io non ce la faccio... Non ce la faccio ad odiarle e a portar rancore per sempre, senza contare che l'odio consuma un sacco di energie. Vorrei amare e fidarmi, ma di questi tempi sono il cinismo e la gelosia..
SY: Il calcolo e la freddezza...
RM: Sono queste cose ad essere apprezzate
SY: È un era in cui conta essere virtuosə (in tal senso)
RM: Virtuosə e fare gli/le splendidə. Ma credo che, in fin dei conti, non sia che un meccanismo di difesa. Ecco perché alla fine non ti resta niente, solo vuoto e disfattismo. Ma se si mostra amore, è facile essere attaccatə, guardatə con sprezzo e datə per scontatə. Ma io sono una pop star ed è mio compito dispensare amore e coraggio.
SY: Hai perfettamente ragione
RM: Io ci credo. È ciò che ho imparato dalle pop star che ammiro.
SY: Sul serio, credo che, al di là della tua influenza di pop star, tu sia una persona saggia. Immagino tu debba spesso fronteggiare cose come il cinismo, la freddezza e la falsità, ma penso tu sia il tipo di persona che sa affrontarle con saggezza.
RM: È per quello che, sì, abbiamo lavorato a "Smoke Sprite" insieme, ma ci siamo anche vistə [al di là del progetto] un paio di altre volte, nel mezzo. E quando ci troviamo, parliamo di come va la vita, di cosa fanno i/le nostrə amicə e simili. Ovviamente viviamo in ambienti diversi, proveniamo da contesti differenti e siamo molto diversi l'uno dall'altra, ma ogni volta che ci incontriamo, mi sento come rigenerato, imparo tanto ed è come se stessimo camminando insieme, anche se in luoghi differenti. Quindi, se posso, anche in minima parte esserti vicino, esserti d'aiuto, ci tengo a farlo. Perché tu mi stai aiutando a tua volta. Probabilmente non quanto te, ma anche io aspettavo con trepidazione l'uscita di questa canzone.
SY: Esatto e ti sono molto grata! Cosa hai pensato quando hai sentito che le parole chiave erano 'desiderio' e 'fantasia'?
RM: In un certo senso, è stato il momento perfetto perché è dalla scorsa estate che ho una vita frenetica e ora sto già lavorando al mio prossimo album. Da quel momento in poi, Kim Namjoon – o RM – è una persona totalmente diversa e quest'esperienza è stata davvero fantastica. Una delle cose che mi hanno colpito di più, e di cui sono parecchio invidioso, è la tua capacità di creare così tante identità alternative o, comunque, personaggi. Ho anche visto diverse tue interviste, e hai offerto molti spunti e metafore su come i progetti dei SE SO NEON siano diversi da quelli di So!YoON!. Io, al contrario, non posso essere che me stesso. Son sempre e solo potuto diventare me stesso, ma, questa volta, ho potuto vestire i panni di un nuovo personaggio. Per la prima volta è apparso un 'io' diverso. Quindi, sì, credo molte barriere e freni siano state distrutte ed allentati. Per essere più chiaro, molte delle cose che mi bloccavano, ad un certo punto, sono scomparse, diventando, piuttosto, motivo di accelerazione. Non volevo più "guidare quella macchina" e quando mi hai dato le parole chiave 'desiderio' e 'fantasia', mi hai fornito il terreno emotivo necessario affinché potessi essere più aperto ed onesto in un progetto che è molto vicino a quelle che sono le mie origini (musicali/tematiche). Quindi ipotizziamo, se tu mi avessi proposto questa collaborazione solo un anno fa, il testo sarebbe stato molto più codardo. Il personaggio che interpretavo, la vittima, sarebbe stato molto più insicuro. Certo, a suo modo sarebbe stato comunque bellissimo, ma a me piace 'Smoke Sprite' proprio perché ha quel che di "crudo" e "grezzo". Quindi, quando ho saputo che le parole chiave erano 'desiderio' e 'fantasia', la prima cosa cui ho pensato è stato proprio che non avremmo potuto lavorarci in un momento migliore.
SY: Vale più o meno lo stesso anche per me. Il motivo per cui ho scritto quest'album era per dar voce alla parte più bestiale di me, perché non sapevo per quanto ancora sarei riuscita a fingere con me stessa e ad essere in imbarazzo. È per questo che ho iniziato a creare quest'album intitolato "Episoe 1 : Love" e, sì, credo anche io questo sia stato un tempismo perfetto. Credo sia una sorta di resoconto, le nostre esperienze di questo momento raccolte in...
RM: Un archivio
SY: Sì, un archivio, proprio quello!
RM: È davvero un resoconto
SY: Credo sia stato il momento perfetto per dare vita a questa sorta di archivio
RM: È un modo per conservare e lasciarci dietro delle tracce, il resoconto della nostra vita e pensieri, dei ricordi che, così, durano a lungo e vengono trasmessi al prossimo; ed ognuna di queste persone ha una diversa concezione di questo lascito, e trovo sia una cosa fantastica! Ecco perché amo questo lavoro, è una fortuna poter creare qualcosa di simile e provare questo tipo di emozioni. È davvero una grandissima fortuna. E so che ci sono molte interpretazioni e speculazioni riguardo il testo, ma lascerò che vi formiate una risposta nei vostri cuori.
SY: È proprio a quello che serve la musica.
RM: Esatto, non voglio aggiungere troppe spiegazioni. Semplicemente, "Smoke Sprite" è il prodotto di quel momento in particolare. È pienamente calata – mi piacciono parole come 'intrisa', 'immersa', 'affogata' – ed inghiottita in quel momento. Chiaramente, non la si può separare completamente dall'interesse di pubblico e dai trend, perché comunque farà numeri (in classifica ecc.), ma, lasciando da parte tutto ciò, è un brano pienamente correlato al momento in cui è stato creato, pur essendo senza tempo. Credo quella dell'eternità sia una virtù ed è il meglio cui possiamo aspirare noi artisti e creativi.
SY: È il nostro biglietto da visita. Ho lavorato davvero sodo a questo progetto.
RM: Esatto, è una sorta di biglietto da visita, invisibile però, già..
SY: Ad ogni modo, è già nel passato. Peccato, vero?
RM: Ovviamente, è appena stata rilasciata, quindi per un po' creerà delle increspature, ma..
SY: Certo. Però il nostro processo creativo..
RM: Sì, il lavoro fatto è ormai alle nostre spalle...
SY: Ora non ci aspetta che il futuro, e credo continueremo a supportare, seguire e comunicare l'una con l'altro come adesso.
RM: Tu mi hai già aiutato un sacco, So!YoON!, sotto vari aspetti, sia dal punto di vista professionale che come amica. È stata estremamente di supporto sia emotivamente che più concretamente. Continuiamo a lavorare al meglio insieme.
SY: Sono molto felice di poterti essere d'aiuto. Dal canto mio, vorrei cogliere quest'occasione per ringraziarti davvero davvero davvero davvero di cuore.
RM: No, sul serio, è stato un piacere
SY: Ti offrirò dei pyeongyang naengmyeon (noodle di grano saraceno in brodo freddo con carne e verdure varie, n.d.t.).
RM: Sì, per favore, offrimi dei pyeongyang naengmyeon, ti sono grato. Spero aspetterete con entusiasmo di sentire la voce di So!YoON! in uno dei miei brani, prima o poi.
SY: Le nostre voci si sposano piuttosto bene insieme
RM: Perché non sono voci comuni
SY: Sono un po' sfumate e
RM: Tenebrose, sono un po' strane
SY: Sì, qualcosa del genere. Ad ogni modo, spero aspetterete con entusiasmo!
RM: Per favore, aspettate con trepidazione
SY: Allora, vogliamo concludere?
RM: Buona fortuna per tutto, Hwang SoYoon!
SY: Ciao!
RM: Ciao!
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
2 notes · View notes
ogni tanto ti ripenso ancora nonostante siano passati svariati anni. sei stato il mio primo amore e forse il più grande,per questo dopo tutto il male che mi hai fatto e dopo tutto gli anni che sono passati ancora non riesco a toglierti dalla testa. lo so che probabilmente tu non ti ricorderai nemmeno più di me,o perlomeno non come lo faccio io. non voglio dire che mi manchi,perché non penso sia così,ma se tornassi sicuramente mi sconvolgeresti la vita e sotto sotto,spero che succeda. mi hai fatto veramente tanto male,forse non te ne sei mai reso conto,ma da un lato ti ringrazio perché il carattere che ho ora me l’hai creato tu. per quanti aspetti negativi possa avere,mi hai insegnato a non affezionarmi troppo alle persone e questo mi ha salvata tante volte. spero che ogni tanto ripensi a me e spero,in fondo, di mancarti un pochino.
8 notes · View notes
Text
No… nel caso di un amore romantico è l’anima che parla, è un discorso fra anima e anima, e tutto il resto è comportamento, anche il sesso.
Sì, perché alla fine che cos’è il sesso? Se non un incastro, una fusione? E’ la realizzazione dei due nell’uno, il ritrovare un’unità perduta. Questo compresi quella notte, che lei e io eravamo – siamo – due parti di un tutto… io sono un frammento, un pezzo di qualcosa che si è rotto; sono incompleto, incompiuto… lei mi ha reso completo, ma io l’ho persa. E dopo aver conosciuto la fusione e l’interezza mi è diventato intollerabile vivere senza: avrei preferito non aver mai scoperto che tale condizione era possibile. E allora ho pensato: in cosa posso sperare adesso? La sola cosa che esiste è quell’uno, perché io non amo per bisogno, ma per la consapevolezza della profonda comunione spirituale che mi unisce a lei. E solo a lei…Nessuno, mi disse, l’aveva mai amata così. Decisi che non avrei permesso al ricordo di atrofizzarsi, di appassire e morire. Lo avrei mantenuto vivo, lo avrei nutrito, ne avrei fatto un oggetto di venerazione e avrei costruito nel mio cuore un altare sul quale offrire, ogni sera, i miei atti di devozione. Vedi, mi ero reso conto di essere una di quelle rare persone che, avendo amato, arrivano a considerare l'amore l'attività spirituale più alta cui un essere umano possa dedicarsi. L'amore, per me, non è effimero, non è un'emozione passeggera, uno stato transitorio, un tuffo o un volo nella follia o nell'estasi: io lo considero, piuttosto, una condizione sublime, o addirittura sacra, una condizione in cui vengono esercitate tutte le migliori e più elevate facoltà umane. Il libro di Keats che mi aveva regalato lei, che avevamo letto insieme davanti al fuoco, era un cristallo di ricordi, come pure il vaso di porcellana e i fiori (non avevo mai permesso alla signora Kelly di gettarli via): ormai, dopo tante settimane, erano appassiti e l’acqua marcia puzzava, ma io raccoglievo in un piattino i petali rinsecchiti che cadevano e li guardavo per ore e ore, perché li aveva toccati lei. La sua voce abitava i miei sogni, anche se non dormivo quasi mai, ma quando scivolavo nel torpore dopo aver dato sollievo a Spike… in quei momenti ero più sensibile alla sua presenza, al suono della sua voce e dei suoi passi sul pianerottolo; allora, nel cuore della notte, mi alzavo dalla poltrona, e con l’andatura grottesca di uno sciancato in preda all’esaltazione, un po’ zoppicando, un po’ saltellando, mi lanciavo verso la porta, la spalancavo e trovavo… il nulla.
Tumblr media
Patrick McGrath
3 notes · View notes
acciaiochirurgico · 1 year
Text
allora: ore 20:30 il mio capo sul gruppo del lavoro "haha non avete il coraggio di chiedermi gli orari!! 😜😜😜" subito dopo inoltra gli orari di Gennaio dove a me ha messo praticamente SOLO spezzati, ma non spezzati normali nono, orari come: 10:00-14- 14:30-18:05.
cioè, cosa dovrei fare in quei trenta minuti? andare a casa a pranzare che abito dall'altra parte della città? letteralmente poco meno di tre giorni fa gli ho chiesto se potesse farmi un contratto da 25 ore -nota: il mio è un contratto straordinario, praticamente quello standard del mio luogo di lavoro prevede 25 ore lavorative e tre giorni liberi, io ne faccio 40 e un giorno libero solo, ora + anche gli spezzati, per intenderci. all'inizio avevo accettato perché avrei dovuto lavorare li solo per tre mesi in quanto jolly che copriva le ferie, poi con tantissime false speranze e promesse hanno continuato a rinnovarmi facendomi credere che avrei fatto 25 ore anche io, ma agli atti dopo sei mesi sono ancora nella stessa merda- facendogli capire che fossi veramente fisicamente e mentalmente stanca e che non riuscissi più a ritagliare del tempo personale -nota n.2: perché poi come se non bastasse essendo l'ultima arrivata mi fa fare sempre chiusura, quindi dalle 14:00 alle 21:15 sono chiusa li dentro. da contratto i turni essendo vari e divisi per tutto l'arco della giornata prevedono una chiusura a testa ogni due settimane, ora io è sei mesi che faccio tre settimane CONSECUTIVE, OGNI SINGOLO TURNO, in chiusura. sono sei mesi che entro li con il sole ed esco con il buoi. poi ovviamente torno a casa così tanto stanca che non mi va di uscire, e alcune mattine dormo fino tardi perché letteralmente sono a pezzi e ho ancora meno tempo privato. e lui pensa di ovviare al problema dandomi ogni tanto qualche apertura, come stamattina che si, sono uscita da lavoro alle 15 (ero lì dalle 8) ma dopo tre settimane di inferno ho passato il pomeriggio ad dormire perché non ero fisicamente in grado di fare altro.- quindi avevo bisogno di cambiare orari o non sarei riuscita a continuare a lavorare li. lui "sisi" e ad oggi faccio ancora 40 e adesso questo. essendosi reso conto di avermi e averci fatto un torto molto grosso con questi orari pieni di spezzati -che nota n.3: sono stati introdotti, sentite bene, perché al sindacato non stava bene e non sembrava corretto pagar i quei quindici minuti, quindici non mezz'ora eh, di pausa. quindi hanno pensato di: •o rinunciamo alla pausa direttamente, •o la possiamo fare ma la dobbiamo recuperare (es. se fai dalle 08:00-15:00 ma vai in pausa devi stare fino alle 15:15), agghiacciante. poi nel mio caso visto che faccio sette ore ho diritto alla pausa ma mi becco gli spezzati, olè- prende e scrive, citando: -“Premesso visto che sono qui da questa mattina vorrei fare una serata tranquilla ..🙏🏻😊😅…quindi rimandiamo a domani dopo le ore 10 x ogni considerazione ..( lecita )..x spiegazioni o altro..GRAZIE MILLE„ e poi: -“Faccio già una premessa …x TRE GIORNI MI CANCELLERÒ DAL GRUPPO…x trascorrere un sereno Nataleee…ci ritroviamo dopo il 26…„ non mi invento ne parafraso nulla eh, sto copia incollando perché voglio proprio far trasparire il livello di schifo di questa persona e si quanto sia un uomo senza palle. cioè tu non solo rovini la serata a tutti, perché non so se lo hai notato ma 1) anche noi questa mattina siamo stati a lavoro sette/sei ore come te e 2) anche noi avremmo voluto passare una bella serata tranquilla ed invece io sono seduta in bagno a piangere dal nervoso per quanto mi sento presa in giro da ore e plus ci aggiungo anche il fatto che fino ad ora ti ho lavorato in TUTTI i festivi, compreso domani che è la vigilia (ovviamente in chiusura perché tanto io una famiglia con cui passare le feste non la ho, nono la hai solo tu, solo tu vuoi passare feste serene, vai tranquillo!) compreso capodanno (ovviamente in chiusurax2), e anche a pasqua sarò di turno, perché ripeto: io le feste serene e tranquille per riposarmi non le voglio passare, fossi matta, ti pare!
quindi niente, al momento io comunque il contratto di Gennaio non lo ho ancora firmato quindi se non mi licenzio stasera sicuramente lo faccio domani mattina, state tranquillissimi: la sottoscritta testa di cazzo ha bella e che finito di essere presa per il culo da un uomuncolo così vigliacco e senza palle che prima lancia il sasso e poi nasconde la mano, basta.
2 notes · View notes