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#matteo maffucci
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“La felicità è una scelta. Non è una condizione, non è un umore, non è prendere il massimo alla maturità e neanche innamorarsi. È una lotta che cerchi di combattere ogni giorno, ogni istante. La vita non può essere sempre un compromesso. Quello non è vivere, è subire...”
— Matteo Maffucci, “Prometto a me stesso la felicità”.
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fuoridalcloro · 3 years
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“La felicità è una scelta. Non è una condizione, non è un umore, non è prendere il massimo alla maturità e neanche innamorarsi. È una lotta che cerchi di combattere ogni giorno, ogni istante. La vita non può essere sempre un compromesso. Quello non è vivere, è subire…”.
Matteo Maffucci - Prometto a me stesso la felicità
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cosmicfiasco · 3 years
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Io e Matteo Maffucci siamo sposati da anni ma lui non lo sa ancora
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Sarah Felberbaum & Matteo Maffucci
Sarah Felberbaum è stata fidanzata di Matteo Maffucci, una metà del duo Zero Assoluto, per diverso tempo. 
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giftvitaliana · 7 years
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daoggiallavvenire · 7 years
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E pensare che da ragazzina restavo sveglia fino a tardi per ascoltare il programma di sti due deficienti e il giorno dopo mi alzavo a fatica e andavo a scuola.
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levysoft · 4 years
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Cosa c’è di divertente nel guardare una persona che gioca ai videogiochi?
“Ti rispondo con un’altra provocazione. Cosa c’è di divertente nel guardare una persona che gioca a calcio? Se lo faccio, è perché mi piace il gioco del calcio. Succede un po’ la stessa cosa con i videogiochi: piace vedere chi gioca bene ed è talmente bravo da crearne uno spettacolo. Lo strumento dei videogiochi permette di intrattenere il pubblico, come se fosse uno show. Questi giocatori, alla fine dei conti, sono degli intrattenitori. Sono i Fiorello della situazione. Fiorello sembra più “sano”? Ma è uno che spara cavolate come lo è Pow3r (lo streamer italiano più seguito del momento, ndr)”.
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favoritelineblog · 2 years
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Frase celebre di Matteo Maffucci
Frase celebre di Matteo Maffucci
«So che prima o poi passerà stasera | e che tutto ritornerà com'era | sarebbe bello durasse almeno mezz'ora | comunque andrà dovrà tornare | com'era.» (Zero Assoluto)
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urlrate · 2 years
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Frase celebre di Matteo Maffucci
Frase celebre di Matteo Maffucci
«So che prima o poi passerà stasera | e che tutto ritornerà com'era | sarebbe bello durasse almeno mezz'ora | comunque andrà dovrà tornare | com'era.» (Zero Assoluto)
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prevaledj · 3 years
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Prevale vs. Zero Assoluto - Svegliarsi la Mattina ( Prevaloso Slow Break Mix ) Teaser del remix in versione [ Prevaloso Slow Break Mix ] del brano di Zero Assoluto: Svegliarsi la Mattina, realizzato dal disc jockey, produttore discografico, remixer e conduttore radiofonico italiano Carlo Prevale (P) & (C) 2021 Universo - All Rights Reserved Worldwide. Vocals Performer: Zero Assoluto Composer, Author: Matteo Maffucci Composer, Author: Thomas De Gasperi Composer, Author: Danilo Pao Composer, Author: Enrico Sognato. Producer, Arranging, Mixing: Carlo Prevale • — www.prevale.net — • #prevale #zeroassoluto #svegliarsilamattina #breakmix #djs #carloprevale #electropop #radiodeejay #radiom2o #edm #electronic #dance #music #remixes #italy #electronica #tanzenmix #dj #slowstyle #lentoviolento #wearethemusic #prevaloso #svegliarsilamattinaremix #musicacheunisce #lamusicanonsiferma (presso Rome, Italy) https://www.instagram.com/p/CTSyGsmgmKo/?utm_medium=tumblr
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francescafiorini · 3 years
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Esce venerdì 19 febbraio 2021, su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica “Astronave” , il nuovo singolo degli Zero Assoluto
Esce venerdì 19 febbraio 2021, su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica “Astronave” , il nuovo singolo degli Zero Assoluto
ZERO ASSOLUTO ESCE IL 19 FEBBRAIO  SU TUTTE LE PIATTAFORME DIGITALI E NELLE RADIO “ASTRONAVE” IL NUOVO SINGOLO SCRITTO INSIEME A GAZZELLE Esce venerdì 19 febbraio 2021, su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica“ASTRONAVE” , il nuovo singolo degli ZERO ASSOLUTO. Gli Zero Assoluto, il duo formato da Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi, sono tornati nel 2020 sulla scena musicale…
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giancarlonicoli · 3 years
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7 dic 2020 19:39
CLAUDIO CECCHETTO REGOLA I CONTI CON LINUS – “QUANDO C'ERO IO DEEJAY ERA LA RADIO NUMERO UNO IN ITALIA. ORA È TERZA, A DUE MILIONI DI ASCOLTATORI DALLA PRIMA - ME NE ANDAI NEL 1984 PERCHÉ CAPII CHE MI STAVANO FACENDO FUORI. PECCATO PERCHÉ RADIO DEEJAY DOVEVA DIVENTARE UNA MULTINAZIONALE, ERA UN BRAND FORTISSIMO, NON DOVEVA DIVENTARE UNA PICCOLA APPENDICE DI UN GRANDE GRUPPO: DOVEVA ESSER LEI A COMPRARE IL GRUPPO L'ESPRESSO DI DE BENEDETTI. OGNUNO INVECE L'HA UTILIZZATA PER SE STESSO…”
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Maria Elena Barnabi per “il Messaggero”
Quarant' anni fa ha cambiato faccia alle radio private italiane inventando Radio Deejay e portando la musica da discoteca in Fm Ha creato fenomeni musicali come Sandy Marton, Jovanotti e 883. Ora Claudio Cecchetto, 68 anni, sembra che voglia provare di nuovo a influenzare il mercato della musica giovane italiana.
Come? Si è inventato il Cecchetto Festival, una kermesse digitale di tre giorni riservata agli under 33 in contemporanea al Festival di Sanremo (dal 2 al 6 marzo). Sarà una manifestazione trasmessa solo via web attraverso la piattaforma A-Live, in cui si esibiranno una ventina di musicisti con un certo seguito sui social, scelti da Cecchetto, e come ospiti ci saranno tiktoker e youtuber. A presentarla, probabilmente, ci sarà un'altra webstar, cioè suo figlio Jody (26 anni, ha un seguito di 600 mila follower).
Per mettere insieme tutto ciò, il talent scout ha coinvolto due agenzie che gestiscono quasi la metà delle giovani webstar italiane: la One Shot Agency di Matteo Maffucci (Elisa Maino, Marta Losito, Gordon), e la NewCo Management di Francesco Facchinetti (Rocco Hunt, Frank Matano, Giulia De Lellis, Ricky). Sia Facchinetti che Maffucci (Zero Assoluto), per inciso, sono stati tenuti per mano da Cecchetto quando erano agli esordi e ora curiosamente si sono trasformati in imprenditori digitali.
Ha 68 anni, chi glielo fa fare di buttarsi in questa avventura?
«Perché dovrei andare in pensione? Mica faccio sollevamento pesi. Nella mia vita la musica è stata la mia guida, come talent scout ho avuto qualche successo. Voglio continuare a farlo finché qualcuno di più grande mi dirà: Claudio, stop».
L'anno scorso si era parlato di lei come consulente di Amadeus, una sua creatura, per Sanremo. Invece niente. E quest' anno organizza un Festival nelle stesse date. Una vendetta?
«Guardi, è uscito sui giornali, ma a me la richiesta non è mai arrivata. Comunque è normale: Amadeus ha Lucio Presta e quindi, di conseguenza, ha già una direzione artistica e i suoi consulenti».
Negli ultimi anni però Sanremo ha puntato molto sui giovani talenti del web. Come quelli che sceglierà lei.
«Nessuna concorrenza: Sanremo ormai è uno show, non è una manifestazione musicale. Quando lo presentavo io gli ospiti erano gli Status Quo e i Dire Straits. Ora ci sono attori e personaggi del gossip. Ma lo capisco: devono fare 13,14 milioni di ascoltatori. Il mio Festival sarà invece un evento musicale online dedicato ai Millennial e alla generazione Z: verranno quelli che a Sanremo non troveranno spazio. E che hanno rigorosamente meno di 33 anni».
Chi sono gli artisti selezionati finora? Saranno tutti trapper, la musica che va più forte tra i giovani? «No, per carità. La trap è ripetitiva: le canzoni sembrano tanti vestiti uguali, cambia solo il colore. Io spingo i ragazzi a sperimentare con il suono. C'è un gruppo che fa rock che mi piace molto, vedremo.
Comunque per farsi un'idea, sulla mia pagina Instagram sto pubblicando quelli che mi hanno segnalato. Poi ne selezionerò 60. Il 1° febbraio del 2021, 38 anni dal giorno in cui ho acceso Radio Deejay, dirò chi sono i 20 o i 24 in gara.
Nei tre giorni finali ci saranno poi i voti della giuria fino ad arrivare al vincitore. Forse il primo premio sarà la possibilità di fare un concerto digitale».
Lei negli Anni Ottanta e Novanta ha scoperto alcuni degli artisti di maggior successo in Italia, diversissimi tra di loro: Jovanotti, Sandy Marton, gli 883, Sabrina Salerno Cosa li accomuna?
«Per me la musica deve servire a rallegrare gli animi. Quando l'atmosfera è pesante, c'è sempre qualcuno che dice: Dai mettiamo un po' di musica. Ti deve emozionare.
Tutte queste persone avevano una forte personalità: quando ho visto Lorenzo a una rassegna di provincia, io ero lì con un gruppo che vinse la manifestazione. Mollai la band su due piedi, andai da lui e gli proposi di lavorare assieme. Stessa cosa Sabrina Salerno: aveva 18 anni, ma nel mio studio dove venne con il suo manager, si alzò e cominciò a cantare, senza vergogna».
A proposito di Jovanotti, lei lavorò con lui fino a Lorenzo 1992, l'album che ne segnò la svolta. Come produttore ha ancora introiti?
«Ho le edizioni. Non sto male, ecco».
Si favoleggia di ricavi eccezionali
«Quello che guadagnavo l'ho sempre reinvestito in Deejay. A quei tempi stavo nella foresteria della radio, un appartamento nel quale passavano un po' tutti: Fiorello, Baldini».
Fiorello e Baldini negli Anni 90 sono sinonimo di feste pazze e droga. Lei ne faceva uso?
«Allora era normale, ma io ne facevo poco uso: ero preoccupato che venisse compromesso il buon nome della radio. So che avevo la nomea di un grande consumatore, ma non era così».
Torniamo al Festival: inviterà come ospiti anche tutti gli artisti scoperti da lei?
«Certo, i miei li invito tutti, anche Amadeus. Tanto basta anche un saluto virtuale: Sanremo è impegnativo, bisogna andare fisicamente, farsi massacrare in sala stampa, esibirsi. Da me invece basta collegarsi con il telefonino. Tutto gratuito ovviamente. Mi piacerebbe che la visione fosse interattiva: mentre guardo uno che canta, magari riesco a sapere di che marchio è il cappello che porta».
Che fa, sta già pensando di monetizzare con il click and buy di Amazon?
«No, sto pensando di dare più servizi all'utente. Ma è tutto un work in progress. Questa non sarà l'unica edizione: vorrei farne tre all'anno. Una in concomitanza con il Festival, una in estate e una dedicato alle cover band, un fenomeno che in Italia ha raggiunto una qualità altissima. A volte il repertorio vale più dell'artista. Speriamo che nessuno mi rubi l'idea. E se me la rubano, meglio per loro perché avranno successo».
Due sue progetti di successo, Deejay e Capital, sono passati in altre mani.
«A dir la verità quando c'ero io Deejay era la radio numero uno in Italia. Ora è terza, a due milioni di ascoltatori dalla prima e un po' ci rimango male».
Era il 1994: è ancora una ferita aperta?
«Me ne andai perché capii che mi stavano facendo fuori. Mi avrebbero lasciato divertire per quattro o cinque anni e poi sarei andato via con niente. Peccato perché Radio Deejay doveva diventare una multinazionale, era un brand fortissimo, non doveva diventare una piccola appendice di un grande gruppo: doveva esser lei a comprare il Gruppo L'Espresso di De Benedetti.
Ognuno invece l'ha utilizzata per se stesso, non c'è stata la voglia di evolvere».
Con quei soldi lei fondò Radio Capital, che poi nel 1996 vendette nuovamente a De Benedetti. Perché?
«Mi sono detto: almeno rimangono assieme. E poi la mia richiesta era davvero assurda. Ma l'accettarono».
Quanti soldi fece?
«Una settimana prima di firmare l'accordo si fece avanti il Corriere. Ma non avevano abbastanza soldi. Non dico quanto, ma monetizzai molto di più con Capital che con Deejay».
Nicola Savino, Fiorello, Jovanotti e Amadeus la seguirono. Linus e suo fratello rimasero e presero in mano la radio.
«Non mi aspettavo niente di diverso da Linus. Come ha detto lui, gli chiesero di diventare il condottiero della radio e rispose di sì».
I giovani spettatori che seguiranno il suo festival ascoltano la radio?
«No, i giovani sono abituati a guardare le immagini. Come dice il mio amico Lorenzo Suraci di Rtl 102.5, il futuro è la radiovisione. Certo finché ci sposteremo in auto, la radio potrà sopravvivere così come è oggi, solo ascoltata. Ma ormai non è più rivoluzionaria. È diventata una cosa seria, una cosa con cui fare soldi. E poi è rimasta in mano alle persone che l'hanno inventata tanti anni fa. Tutti sessantenni. Io a un certo punto il microfono l'ho mollato, questi no».
Dovrebbero mollare?
«È il pubblico che decide. E finché hanno un pubblico, fanno bene a restare. E poi la radio si fa per passione. Chi sono io per dire che gli altri devono rinunciare alle proprie passioni? Io non lo faccio».
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musicvilla · 4 years
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Chi meglio di Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi può raccontare perché la nuova scena cantautorale italiana non sarebbe esistita se non ci fossero stati gli Zero Assoluto? via Rockol Music News
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giftvitaliana · 7 years
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fashioncurrentnews · 6 years
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Rivoluzione YouTuber
Cos’è YouTube? Una piattaforma su cui vedere video musicali, trailer cinematografici e altri filmati di repertorio? E chi sono gli YouTuber? Ragazzi che parlano davanti a una videocamera per hobby? Intrattenitori più o meno improvvisati desiderosi di una vetrina che li lanci? Le risposte a queste domande sono ben diverse da quello che potreste immaginare.
Perché potrebbe sorprendervi scoprire che YouTube non è una piattaforma ma contemporaneamente un social network, il broadcaster più grande del mondo, una “macchina per soldi” e soprattutto un punto di arrivo. Non un trampolino di lancio.
Questa innegabile e importante verità è contenuta e spiegata nel libro Rivoluzione Youtuber. Sogni e affari. Le star del web si raccontano, edito da Paper First e realizzato da Andrea Amato e Matteo Maffucci: un volume leggero da leggere ma solido nei contenuti, che spiega l’universo del “Tubo” e soprattutto i suoi protagonisti, scavando con spirito reportageristico all’interno dei suoi dati e intervistando alcuni dei nomi più importanti della piattaforma divisi, in maniera molto funzionale, in Veterani, Seconda Generazione e New Entry.
Non un volume enciclopedico ma un libro completo che permette a tutti di entrare nel mondo del nuovo intrattenimento. Abbiamo avuto  modo di intervistare i due autori per entrare ancora di più nel mondo di YouTube e delle sue dinamiche.
  

Guardando la lista degli YouTuber selezionati si può notare come manchino alcuni nomi di spicco del panorama (penso a YoTobi, CiccioGamer89, i Mates o FaviJ). Lungi dal far puntiglio su chi c’è o chi non c’è, comprendendo peraltro che il completismo sarebbe semplicemente impossibile, mi chiedevo: qual è stato il criterio di scelta che vi ha portato a inserire alcuni YouTuber rispetto ad altri?
“Inevitabilmente abbiamo dovuto fare delle scelte, altrimenti invece di un saggio avremmo pubblicato un’enciclopedia. Abbiamo pescato tra le varie generazioni di youtuber i profili che ci sembravano più interessanti, non solo dal punto di vista numerico, ma anche per la storia personale che potevano raccontarci. Poi, non tutti sono stati disposti a mettersi a nudo, senza paracadute, in un’intervista.”
  
Nell’ultimo anno mi sono “applicato” nello studio sistematico di YouTube, immergendomi nella piattaforma non solo per quanto riguarda i contenuti ma anche le dinamiche dell’utenza. Mi sono trovato tra le mani non tanto una piattaforma, quanto un vero e proprio social network le cui atmosfere a volte risultano davvero oscure, non solo in
termini di poca comprensibilità, quanto proprio di “tonalità buie”. La vostra indagine si è spinta anche in questo senso? Dalla vostra esperienza a contatto con gli YouTuber, qual è il rapporto tra un creator e la sua community?
“Ovviamente abbiamo indagato anche il rapporto che gli youtuber hanno con la loro audience, dal punto di vista virtuale, ovvero se rispondono personalmente ai messaggi e con che frequenza, come si comportano con gli hater e via dicendo, e poi dal punto di vista reale. Ci affascinava molto sapere le reazioni di queste celebrità digitali al primo bagno di folla fisico. Ovvero la prima volta in cui i numeri di visualizzazioni sono diventate persone reali sotto un palco. Quello che ci hanno raccontato rispecchia molto questa generazione di nuovi intrattenitori.”
  
Osservando gli YouTuber italiani spesso si nota come loro stessi sottolineino la peculiarità di YouTube Italia rispetto alle altre piattaforme mondiali: avete anche voi riscontrato questa cosa? Se sì, in cosa differisce YouTube Italia dal resto del mondo?
“Il nostro è un piccolo Paese, con una lingua unica, che parliamo solo noi in tutto il mondo. Questa peculiarità ha influenzato negli ultimi 50 anni tutti i nostri mass media: noi due abbiamo lavorato tanti anni in radio e sappiamo che il panorama italiano è unico nel suo genere. Stesso discorso per la tv, tant’è che importiamo alcuni prodotti dall’estero, ma non riusciamo a esportarne. Questo non perché siano di cattiva qualità, ma perché il gusto italiano per l’intrattenimento è unico nel suo genere. Quest’unicità è presente anche su Youtube. I nostri vlogger o gamer sono molto diversi da quelli americani o inglesi, perché riescono a contaminare diversi generi e la contaminazione è una peculiarità prettamente italiana.”
  Essere YouTuber significa finire spesso vittima di veri e propri attacchi quotidiani a opera di persone che si celano dietro ad avatar, magari ragazzini incapaci di comprendere il peso di alcuni insulti che vengono ripetuti costantemente sotto ogni video (considerando che alcuni creator pubblicano anche più volte al giorno si può solo
immaginare la dose di stress a cui sono sottoposti): parlando con gli YouTuber intervistati avete avuto il sentore che questo possa essere un “lavoro usurante”? E, se sì, si stanno prendendo provvedimenti da parte dei network/management che li rappresentano?
“Gli youtuber di prima generazione, pionieri in questo mondo, hanno sofferto molto, anche perché non erano attrezzati per affrontare questi nuovi fenomeni, come l’hating o il cyberbullismo. Quelli di seconda o terza generazione, invece, hanno le spalle molto più larghe e sanno bene come trattare questi leoni da tastiera, senza farsi intimidire, anzi. C’è chi li ignora, chi li banna e chi li blandisce, scoprendo che alla fine sono i primi fan, perché non si perdono mai un post. La maggior parte sono in cerca di attenzione e basta.”
  
Guardando l’ascesa e la comparsa di alcuni fenomeni, c’è l’impressione che la piattaforma sta sviluppando una sorta di insofferenza verso se stessa: possibile che si sia arrivati a un punto di svolta di Youtube? Anche solo per questioni prettamente generazionali?
“YouTube è una piattaforma in continua evoluzione, che cambia pelle e target alla velocità della luce. Chi fa critica di YouTube su YouTube è solo perché ha scoperto che la cosa interessa e quindi diventa un contenuto come un altro. Prendi il programma TvTalk di Rai 3: fa critica della televisione in televisione, è lo stesso meccanismo. I social network: YouTube, Facebook, Instagram, Twitter, Musical.ly, Snapchat, si dividono il pubblico in base ai target, ma questi non sono scolpiti nella pietra, anzi, cambiano completamente. Fino a qualche mese fa Facebook era un social per i più giovani, oggi invece è per adulti e domani chissà. Instagram è partito adulto e oggi invece è molto giovane. Questo è un mondo che cambia continuamente e gli stessi programmatori dei social sono costretti ad adeguare i loro algoritmi in base a movimenti di audience, che non riescono assolutamente a controllare.”
  
Uno YouTuber medio è in grado di muovere vere e proprie folle di ragazzini per eventi come incontri nei centri commerciali o “tour” di conoscenza/firmacopie. Come si spiegano, secondo la vostra opinione, pertanto i tonfi commerciali di film come Game Therapy con due veri giganti come FaviJ e Clapis (Clapis prima dell’abbandono della piattaforma)?
“Semplicemente perché li si è portati fuori contesto. I The Jackall sono i più bravi sul digitale, ma al cinema hanno fatto un bagno di sangue, per lo stesso motivo. Questo è il problema dei “vecchi” che governano i media tradizionali: si rendono conto che è in atto una rivoluzione e hanno la presunzione di controllarla, senza avere però gli strumenti per farlo: non conoscono quel mondo e i loro modelli di business sono sempre gli stessi, che cercano di replicare a prescindere da chi hanno di fronte. Non puoi portare FaviJ fuori contesto e con un linguaggio che non è il suo, perché i teenager, rispetto a com’eravamo noi negli anni 80, che ci guardavamo qualsiasi cosa passasse su Italia 1, oggi sanno che possono scegliere liberamente e l’offerta è infinita.”
  
Qual è la quotidianità di uno YouTuber? Sfatiamo una volta per tutte il mito dei ragazzini senza talento che si mettono davanti a una videocamera e parlano del nulla.
“La cosa che ci ha stupito dal primo minuto è scoprire che hanno un’agenda serratissima: Il lunedì concepiscono il video, il martedì lo girano, il mercoledì e il giovedì lo montano, venerdì lo postano e lo promuovono, mentre nel week end fanno gli eventi live. Hanno un senso del dovere e del lavoro molto sviluppato, anche perché sanno che ci vuole costanza, altrimenti si sparisce in un battito di ciglia.” [alcuni YouTuber pubblicano anche più video al giorno n.d.r] Parlando del caso Logan Paul e dell’Adpocalypse che ha colpito YouTube recentemente: secondo voi e per quello che avete potuto osservare, è forse giunta l’ora che YouTube definisca delle linee di comportamento al netto dell’algoritmo che penalizza la monetizzazione? Oppure è giusto che rimanga una terra libera per libera espressione?
“Purtroppo non esiste una storicità: quello che sta avvenendo è ogni giorno una novità e quindi si cerca di reagire in base alle tendenze, alle abitudini di consumo e ad altri fattori sociali. L’unica regolamentazione che deve essere blindata è quella che riguarda la tutela dei minori e in quella direzione YouTube deve modernizzarsi un po’. Per il resto la libertà di espressione è alla base della Rete, e del Tubo in particolar modo.”
  
I trentenni/quarantenni stanno vivendo in un’epoca d’oro in cui sono sia il target di riferimento che i “produttori di contenuti” per quel target (guardiamo all’ondata nostalgica sugli anni 80/90). Quanto è importante, per i creativi di oggi, immergersi in YouTube per scoprire quelli che saranno gli stilemi narrativi della prossima ondata generazionale? Nello snobbare YouTube, non si rischia di creare un gap generazionale ben più “immediato” di quello che separa i genitori dai figli?
“In realtà i 30-40enni di oggi sono l’ultima audience per i media tradizionali, oltre sarà tutto diverso. La frattura generazionale è proprio lì e questo i “vecchi” non l’hanno capito, ma lo capiranno in fretta e a un costo salatissimo: verranno spazzati via. Quella che è in atto è una vera e propria rivoluzione epocale, che stravolgerà per sempre il mondo dell’intrattenimento e dei media. Nel libro partiamo sempre da un esempio: se Fiorello ha 1,9 milioni di fan su Facebook e gli youtuber iPantellas hanno 3,5 milioni di iscritti su YouTube, secondo voi il futuro di chi è?”
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travelingadv16-blog · 4 years
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The Single Strategy To Use For New Zealand Vacations
All About New Zealand
Time commitment: Budget at the very least two days for the central city, and an additional couple of to see removed areas like the Kapiti Shore or Cape Palliser. Continue to 8 of 15 below. 08 of 15 agustavop/ Getty Images Sight Map South Island 7183, New Zealand +64 3-546 9339 Several travelers take the Interislander Ferry from Wellington to Picton, at the top of the South Island, and afterwards drive west to the Abel Tasman National Forest, New Zealand's smallest national park.
For longer walkings, get in the park from the little community of Marahau. You can additionally get in the park by kayaking from Kaiteriteri. Time commitment: If staying in neighboring Nelson or Motueka, it's very easy to just go to the park on a day journey. To complete the popular Shore Track walk, you'll require three to 5 days.
09 of 15 chrisadam/ Getty Images Sight Map Kaikoura, New Zealand On the eastern shore of the top South Island, Kaikoura is famous for its whale as well as dolphin watching. It's a marine-life hotspot as a result of the unique currents as well as deep trench simply offshore. Whale-watching cruise ships run all year, and while sperm whale sightings are never ever ensured, there's a very high chance you'll see them, as well as dolphins, seals, and albatross.
7 Easy Facts About New Zealand Travel Explained
You just need a day for a whale-watching cruise ship, yet added days in Kaikoura can be invested hiking or enjoying the coastlines. Remain to 10 of 15 listed below. 10 of 15 Francesco Maffucci/ 500px/ Getty Images View Map Akaroa, New Zealand Sticking out southeast from Christchurch, the Banks Peninsula is a volcanic land mass included several volcanos.
There are lots of 19th-century structures there as well as cute French coffee shops. The Hector's dolphin-- the world's tiniest and also rarest-- stay in the waters off the Financial institutions Peninsula. (Sea kayaking is an excellent way to see them.) There are additionally many biking and also treking routes on the peninsula. Time dedication: Akaroa as well as the Banks Peninsula are a very easy day trip from Christchurch, however staying a number of days will certainly allow you to drive to farther areas.
11 of 15 primeimages/ Getty Images View Map Canterbury 7999, New Zealand +64 3-435 1186 The Aoraki Mackenzie International Dark Skies Book is just one of the biggest dark skies gets worldwide. In the main South Island, far from any kind of major negotiations, it's virtually entirely devoid of light pollution, making it an unbelievable location for stargazing.
The Definitive Guide to New Zealand Travel
If you're lucky, you might additionally see the Aurora Australis (the Southern Lighting, similar to the North Lights). Mount Cook, New Zealand's highest hill (12,220 feet), is additionally around. Time dedication: The little communities within the get-- Lake Tekapo Town, Twizel, as well as Mount Chef Town-- are a lengthy means from anywhere, so these are not a fast getaway.
Remain to 12 of 15 listed below. 12 of 15 Puripat Lertpunyaroj/ Getty Images Sight Map Queenstown, New Zealand Queenstown is not a typical Kiwi town-- its realty is amongst the most pricey in the nation, as well as the style is more designer than farmer. Yet there's no rejecting that Queenstown is honored with beautiful geography as it's established on Lake Wakatipu with views of the Remarkables mountain array.
Popular tasks in the area consist of hill cycling, bungee leaping, speedboat rides, whitewater rafting, kayaking, canyoning, winter sports in winter season, or treking The Best Travel Agencies the several tracks. Time dedication: Queenstown city only requires a day to look around, however it's an excellent base for checking out the Central Otago wineries, attempting adventure sports, and also making excursion to Glenorchy, Wanaka, Arrowtown, or Fiordland.
The New Zealand PDFs
13 of 15 Bonita Cooke/ Getty Images Sight Map Dunedin, New Zealand Dunedin is an university community on the South Island's eastern shore. Dunedin is the Scots Gaelic name for Edinburgh, and also the Scottish impact is strong. The neo-gothic architecture of the College of Otago, the Dunedin Train Station, as well as some churches provide a Vintage visual to Dunedin.
( The first is in Harlech, Wales.) A brief drive from Dunedin is the hilly, windswept Otago Peninsula, one of New Zealand's finest eco-tourism as well as bird-watching locations. Drive (or take a scenic tour) bent on see the penguin, albatross, and seal swarms of the Otago Peninsula, making a stop at Larnach's Castle en route.
Remain to 14 of 15 below. 14 of 15 Matteo Colombo/ Getty Images Sight Map Fiordland National Park, New Zealand In the south-west of the South Island, the Fiordland National Park is New Zealand's largest, and also it becomes part of the Te Wahipounamu UNESCO-listed Globe Heritage Website. A vast location of woodlands, mountains, as well as antarctic fiords, visitors can be as energetic or kicked back as they like right here, on sightseeing and tour cruise ships, scenic trips, or multi-day treks.
The 10-Second Trick For New Zealand Vacations
Milford Audio is maybe one of the most well-known sight, with pointy Mitre Optimal rising from the water offering excellent representations on a clear day. Lake Te Anau and Lake Manapouri are lovely locations to cruise ship or kayak. Time dedication: Some vacationers visit the Fiordland National forest on a quick field trip from Queenstown or Wanaka while others stay for a lot longer to explore.
Remain to 15 of 15 listed below. 15 of 15 Wildnerdpix/ Getty Images Sight Map Stewart Island/ Rakiura, Southland 9818, New Zealand Off the southerly coastline of the South Island, Stewart Island/Rakiura is New Zealand's third-largest island. Around 85% of the island is a nationwide park, booked for penguins, kiwis, as well as seals.
Birdwatching and also hiking are prominent activities, specifically within the limits of the park. The Rakiura Track is a 20-mile (32-kilometer) hiking trail that circles the Rakiura National forest, and also it takes two to four days to hike the whole length. The tiny funding, Oban, is a welcoming community that dishes out seriously fresh fish and shellfish.
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