Tumgik
#letteralmente mai stata così messa male
apettaa · 19 days
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In my glow down era 🧚🏻‍♀️
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ariannaniccoli · 4 months
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Parto con la premessa che non ho mai dato importanza a queste cose, ma sento che devo pur condividere, sfogarmi, scrivere, raccontare questo amore, perché può sembrare strano ma è come mi fossi innamorata per la prima volta.
L'ultima relazione stava per tagliare il traguardo dei miei 4 anni, invece, no, il destino aveva per me un'altro piano, un'altra destinazione. A quanto pare " TE ". Mi stavo staccando dal mondo, gente che come in un supermercato, entra ed esce, ma si arriva sempre alla cassa dove i conti bisogna pur sempre farli. Non ho mai ben capito perché ho trattato il mio cuore peggio di un albergo. Ma ad un certo punto, quando si tocca il fondo, risalire sembra quasi impossibile. Non avendo amici che tirano su il morale. Non mi sarei mai aspettata che mi avresti mandato un messaggio su Instagram. Non so cosa letteralmente cosa mi era preso. Vedere la tua faccina sorridente, con gli occhiali, pochi chilometri di distanza tra noi, davvero messa male ero che sognavo già la nostra conversazione. Non so quanto tempo ero stata lì imbambolata a fissare la tua fotografia, finché non mi avresti scritto. Quante paranoie mi stavano affollando la mente e solo per averti seguito. Avevo messo perfino la suoneria e aspettavo invano qualche notifica. Niente per qualche ora. Un suono. Diiiin. Instagram mi avverte che ho un tuo messaggio.
Non ci potevo credere, la mente appannata, il cuore fluttuava nell'aria, lo stomaco già si stava popolando di piccole farfalline; finché mi aveva perfino inviato un messaggio. Ciao. Non avrei mai osato immaginare che questa situazione si sarebbe trasformata in qualcosa di così straordinario. Sentimento. Amore. Qualcosa di inaspettato. Forte. Travolgente. Un ragazzo quasi d'altri tempi. Delicato. Dolce. Tenero. Premuroso. È un qualcosa che non avevo mai provato mai provato prima nemmeno nella precedente relazione durata quasi 3 anni. Non riesco ad esprimere con tutte le parole presenti nel dizionario, quello che provo per te. Lo amo. Mi ama. Questa reciprocità spero che continui, abbattendo le barriere del tempo. Sono ben 8 mesi di noi ❤️
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❤️ 1 mese di noi ❤️
Parto con la premessa che non ho mai dato importanza a queste cose, ma sento che devo pur condividere, sfogarmi, scrivere, raccontare questo amore, perché può sembrare strano ma è come mi fossi innamorata per la prima volta.
L'ultima relazione stava per tagliare il traguardo dei 10 anni, invece, no, il destino aveva per me un'altro piano, un'altra destinazione. A quanto pare " TE ". Mi stavo staccando dal mondo, gente che come in un supermercato, entra ed esce, ma si arriva sempre alla cassa dove i conti bisogna pur sempre farli. Non ho mai ben capito perché ho trattato il mio cuore peggio di un albergo. Ma ad un certo punto, quando si tocca il fondo, risalire sembra quasi impossibile. Non avendo amici che tirano su il morale, avevo deciso di affidarmi ad un sito di incontri. Ad una applicazione. Tinder. Non avevo mai fatto niente del genere, anche perché con il mio carattere non potevo permettermi di conoscere gente "all'aperto". 9.10.2021 iscrizione a tinder. 11.10.2021 me lo ricordo molto bene. Nello scorrere i vari ragazzi, vedo te con al tuo fianco un cagnolino. Non so cosa letteralmente cosa mi era preso. Vedere la tua faccina sorridente, con gli occhiali, un amante degli animali, pochi chilometri di distanza tra noi, davvero messa male ero che sognavo già la nostra conversazione. Non so quanto tempo ero stata lì imbambolata a fissare la tua fotografia, finché non avevo schiacciato quel cuore maledetto di like. Subito uscita dall'applicazione, quasi delusa perché non avevamo fatto match ma disintegrata dal fatto che sapevo benissimo non mi avresti mai cagatodistriscio. Quante paranoie mi stavano affollando la mente e solo per aver messo un like. Avevo messo perfino la suoneria e aspettavo invano qualche notifica. Niente per qualche ora. Un suono. Diiiin. Tinder mi avverte che ho fatto un match. No, non era lui. Avevo cominciato a mettere altri like e mi arriva la notifica di un'altro match. LUI.
Non ci potevo credere, la mente appannata, il cuore fluttuava nell'aria, lo stomaco già si stava popolando di piccole farfalline; finché mi aveva perfino inviato un messaggio. Ciao. Non avrei mai osato immaginare che questa situazione si sarebbe trasformata in qualcosa di così straordinario. sentimento. Amore. Qualcosa di inaspettato. Forte. Travolgente. Un ragazzo quasi d'altri tempi. Delicato. Dolce. Tenero. Premuroso. È un qualcosa che non avevo mai provato mai provato prima nemmeno nella precedente relazione durata quasi 10 anni. Non riesco ad esprimere con tutte le parole presenti nel dizionario, quello che provo per lui. Lo amo. Mi ama. Questa reciprocità spero che continui, abbattendo le barriere del tempo. Un mese di noi. Un frammento di vita. Avanti a tutta birra verso l'infinito.
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stellastjamessongs · 2 years
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18 Ottobre 2011
Caro Diario,
ancora non posso crederci, ma è successo davvero! Non solo ho superato le audizioni per il musical di fine anno, ma sono stata scelta per essere la protagonista! La professoressa dice che ho stabilito un record perché di solito le matricole non vengono MAI scelte per ruoli così importanti, ma è ufficiale. IO sarò Anastasia!
Superfluo dire che mamma e papà sono eccitatissimi e anche Lizzie e Quinn che mi hanno letteralmente TRASCINATA fino alla bacheca perché io non ne avevo il coraggio. Naturalmente ho promesso a tutti che darò il massimo per non deludere le loro aspettative... non ti nascondo di avere un po' di ansia, ma in fondo è questo a rendere tutto ancora più eccitante, non è così?
Purtroppo la mia nomina ha creato anche diversi malumori, soprattutto tra le ragazze dell'ultimo anno che avevano l'ultima occasione per essere protagoniste. Ho sentito una di loro, Debby Coventry, insinuare che io sia stata scelta per “meriti di altri”, alludendo chiaramente a mamma e a papà. Ho fatto finta di nulla, ma ho sentito un nodo in gola e ho dovuto trattenere le mie amiche dall'andare a rimbeccarla. Seppur più piccole, Lizzie è alta quasi quanto lei e Quinn da arrabbiata... fa paura quasi quanto la mamma!
Sapevo che avrebbe potuto succedere, il nonno mi aveva avvertita, ma ho tutta la vita per dimostrare che anche io sono qualcuno e a prescindere da chi mi ha messa al mondo. Certo, non negherò che nascere in una famiglia amante dell'arte, mi abbia dato stimoli e possibilità che non tutti i miei coetanei possono sognare, ma non ho intenzione di arrendermi!
Saranno mesi molto impegnativi, ma prometto che cercherò di non trascurarti 😉
до свидания! (Se non ho copiato male da Google Translator dovrebbe stare per “arrivederci” in russo 😝 ).
PS: se te lo stessi chiedendo, il protagonista maschile è Adam Green, un ragazzo dell'ultimo anno... uno dei più “cute” in assoluto, parola di Tiffany 😝
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m0rgan-sims · 3 years
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Prima di tutto è necessario fare una premessa: non difendo James Dashner in quanto persona - sono perfettamente consapevole delle accuse che sono state mosse nei suoi confronti e, per tal ragione, non parlo dell'uomo; certo è che la situazione non si è più mossa, non sono stati presi altri provvedimenti, né la questione è finita in tribunale. Prendo tutto con le pinze, perché internet - twitter in particolare - è un posto strano and I have trust issues, quindi niente. Ribadisco: mi riferisco al Dashner-autore, non alla persona.
TW: si parlerà di suicidio, quindi be careful guys. 
Ora, io non so voi cosa vi aspettiate dalla rappresentazione lgbt+ nei libri, nei film, nelle serie tv e in qualsiasi altra forma di intrattenimento. Pensate che i personaggi queer debbano essere esclusivamente buoni, carini e coccolosi, tenuti sotto una campana di vetro per proteggerli dai mali del mondo? Fatemelo dire: non funziona così. E' VERISSIMO che abbiamo un serio problema di rappresentazione - basta citare il fenomeno del "bury your gays", secondo il quale i personaggi lgbt+ sono inevitabilmente destinati, come dice il nome, ad essere seppelliti - e che spesso i personaggi queer siano relegati ad essere a. semplici comparse; b. personaggi secondari, spesso la spalla comica o stuff like that. E' il caso di Newt e di The Maze Runner? NO. Seguo la trilogia da molti anni, so come si evoluta la cosa e come, di conseguenza, si sia evoluto Newt: Newt non nasce per essere gay, non muore perché è gay. Dashner ha sempre detto, citando quasi testuali parole: il mio personaggio è questo, leggo i commenti dei fan e se vedete Newt in questo modo non c'è assolutamente nessun problema; evidentemente c'è qualcosa e va bene così. Come potete vedere, nessuna erasure alla J. Terf Rowling, né si è mai strappato i capelli dalla disperazione perché NeWt NoN è GaY, nOn PoTeTe VeDeRlO cOsI'. No, anzi. E' un autore che si è reso conto che i personaggi diventano inevitabilmente dei fan. La sua morte rientra nel trope "bury your gays"? Di nuovo: no. Dato che Dashner, per l'appunto, ha dichiarato solamente l'altro giorno che Newt è gay e che non era stato concepito così, non è morto in quanto tale. La sua morte, per quanto mi abbia fatto male, è inevitabile: è coerente con la trama - perché era altamente improbabile che un personaggio del gruppo non fosse immune al virus -,  ed è coerente col personaggio stesso. Non è una morte a cazzo di cane come Lexa in The100, uccisa tanto per; non è una morte simile a quella di Castiel - l'ultima, per intenderci - in cui è stato fatto fuori dopo essersi dichiarato e spedito nel megainferno. No, signori. Newt, anche se morto, è stato trattato benissimo da Dashner: era un personaggio principale, il ( testuali parole ) collante del gruppo che li teneva tutti insieme; la sua morte è ben scritta, così come il suo character development che non lo riduce a semplice spalla di Thomas, ma è il suo migliore amico e la persona che lo comprende meglio di chiunque altro. Dunque: un personaggio fondamentale per lo sviluppo non solo della trama, ma dello stesso protagonista. Dashner avrebbe potuto uccidere qualcun altro? Sì. Avrebbe avuto lo stesso effetto? Diciamocelo: no, affatto. Newt è sempre stato il preferito del pubblico. C'era Thomas, c'era Minho, c'era persino Gally che col suo essere insopportabile alla fine ha avuto il suo development, ma avrebbero avuto lo stesso effetto? Nah. Con Newt si era creata empatia, le persone lo amavano, ragion per cui il totomorte era puntato su di lui sin dall'inizio. Inoltre, la sua morte non solo non è improvvisa, ma frutto di tanti fattori che si protraggono per 250 pagine di libro, e viene addirittura anticipata: Newt ha provato a suicidarsi in passato, prima ancora dell'arrivo di Thomas. Perché era gay e quindi cadiamo nel "gayngst-induced suicide" (ovvero: spingere un personaggio lgbt+ al suicidio perché è, per l'appunto, lgbt+ )? Per carità, no. Siamo in un mondo distopico e Newt è chiuso in un maledetto labirinto da quando ne ha memoria, senza sapere che al di fuori di quelle mura c'è un mondo completamente diverso da quello che ha davanti. 
«You wanna know why I have this limp, Tommy? [ ... ] I tried to kill myself in the maze. Climbed halfway up one of those bloody walls and jumped right off. Alby found me and dragged me back to the Glade before the doors closed. I hated that place, Tommy. I hated every second of every day.»
C'è la spiegazione direttamente dalle sue parole, quindi non posso aggiungere altro.
Anche quando riesce a scappare dalla Radura e dal Labirinto, si ritrova in un mondo completamente devastato, che mai si sarebbe immaginato. Ci stupiamo, quindi, se chiede al suo migliore amico, la persona di cui si fida di più al mondo, di ucciderlo prima di diventare un mostro ed entrare a far parte del "sistema" malato da cui vorrebbe scappare? No. 
Ora, la dichiarazione di Dashner è stata una paraculata? Forse sì, forse no. Penso che se fosse stata una paraculata allora l'avrebbe messa molto più in mostra, un po' alla Rowling, e invece ha semplicemente risposto al tweet di un* fan dicendo che sì, crede che Newt sia gay. E' rivoluzionario? Tecnicamente no, ma che vi aspettate? Non può semplicemente esistere, ma deve fare chissà quale grande impresa legato all'essere queer per essere validato? Ma vi sentite? State letteralmente relegando Newt all'essere gay, quando è un aspetto più che secondario del suo personaggio. Dashner non ha mai messo al centro della propria narrazione le coppie e le relazioni romantiche: è vero che c'è la cosa di Thomas / Teresa / Brenda, ma anche questa è solo accennata; non ci sono dichiarazioni eclatanti, non c'è mai stata conferma e, inoltre, è un finale aperto anche da quel punto di vista. Non sappiamo se Thomas abbia deciso di intraprendere una relazione o meno. Non sappiamo nulla. 
Newt è un personaggio meraviglioso, l'essere gay o meno non influisce su nulla della sua caratterizzazione. Sembra un po' the word of god visto che è detto fuori dal canon? Un po', sì, ma ciò non significa che in tutti - e dico tutti - i libri dedicati alla storia di Newt - quindi, oltre alla trilogia, anche The Fever Code e Crank Palace - non ci siano dei segnali che ti possano far pensare: oh, però questa dichiarazione non è poi così out of context, specialmente nel rapporto tra Newt e Thomas. Noi li abbiamo sempre shippati, Dashner non ci ha mai detto "NO NON FATELO AIUTO AAAAA", anzi, ci ha detto di fare quel che ci pare. Anche perché, insomma, scrivere una lettera solo e soltanto al tuo bff per dirgli che stai morendo e chiedergli di spararti, supplicandolo con l'iconico «Please, Tommy, please...» ( dove, sottolineo, Newt è l'unico a chiamarlo Tommy ) non può non essere considerato un hint di un eventuale interesse romantico. Però, onestamente, l'essere gay e le relazioni che ne conseguono non sono sicuramente la principale preoccupazione di Newt, visto che ha già molto, troppo, a cui pensare.
Quindi, riprendendo un quesito che ho visto girare su twitter e tumblr: la canonizzazione di Newt come un personaggio lgbt+ è rivoluzionario per la comunità? Beh, no. E' rivoluzionario per i fan? Fanculo, sì, per me lo è, perché Newt è sempre stato un mio comfort character, così come di tanti altri, e sapere che è più simile a me di quanto lo sia mai stato in precedenza mi rende non felice, di più. Non cambierà il mondo, né il modo di vedere i personaggi lgbt+ in qualsiasi prodotto mediatico e d'intrattenimento ( anche se secondo me un po' potrebbe farlo ), ma onestamente ne avevo bisogno. E va bene così, quindi smettetela di far sentire in colpa le persone che sono felici di questa scelta, soprattutto se non sapete cosa e quanto abbia rappresentato Newt per loro. 
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veronica-nardi · 4 years
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Oh! My Emperor Commento
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Beh, che dire... Ho voluto vedere questa serie solamente per Xiao Zhan - perché se non si fosse capito è l'amore della mia vita - e sapevo fin dall'inizio che non sarebbe stato un capolavoro, però pensavo di potermelo godere lo stesso e di farmi due risate.
Effettivamente qualche risata qua e là me la sono fatta, e un po' me lo sono goduto, ma non più di tanto. La serie in sé è carina, così come i personaggi, nulla di eccezionale o spettacolare, ma comunque carina.
La protagonista, la nostra Fei Fei, si ritrova teletrasportata nel tempo in un mondo fantastico chiamato Regno dello Zodiaco, in cui ogni persona - quelle importanti della corte, non i poveracci - ha un potere specifico: c'è chi si può sdoppiare, chi può spostare gli oggetti, chi si può muovere a massima velocità, chi può predire il futuro ecc ecc. Questa cosa l'ho trovata da subito molto figa. Dei superpoteri del genere sono sempre belli da vedere, ci sono anche alcune scenette divertenti al riguardo, e non ho potuto fare a meno di chiedermi incuriosita quale potere avrei voluto, o vorrei, io.
Dunque, la serie si divide in due stagioni da 21 episodi ciascuna, per un totale di 42 puntate. Può sembrare lunga, ma ogni episodio dura una ventina di minuti, quindi è abbastanza facile mangiarsela. Personalmente, posso anche dire di essermela "mangiata", ma non tanto perché fossi emotivamente presa e innamorata, ma piuttosto volevo solo arrivare alla fine.
Per quanto riguarda la trama, la prima parte è tenuta in piedi dal Principe Chen/Zio Imperiale, che a quanto pare è l'unico a fare qualcosa per venti puntate mettendo alla prova l'imperatore (Dio benedica Xiao Zhan, se non fosse stato per lui sarebbe stata una noia pazzesca). Mentre la seconda parte riesce a reggere grazie ai complotti del Regno nemico dei Cacciatori, che vogliono metterla in quel posto ai nostri, mentre il povero Xiao è occupato a essere friendzonato dalla protagonista.
Qui lo dico e qui NON lo nego: se fossero riusciti a sconfiggere il nostro imperatore a me non sarebbe importato nulla, non ho mai tifato per lui.
E qui veniamo a una delle più grandi pecche di questa serie: il protagonista, dotato del fascino di un tronco d'albero e dell'espressività di una marionetta. Ero convinta che il premio come Peggior Attore dell'anno sarebbe andato ad Arthur di Ever Night, ma questo qui lo batte. Arthur non riusciva a trasmettere nelle scene emotive, ma quando si trattava di combattere o di fare lo sbruffoncello, gli riusciva anche bene. Questo attore qui invece è carente in TUTTO.
Nel finale, quando Fei Fei si sacrifica per salvare tutti e piano piano gli scompare davanti, questa è la sua faccia:
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Ora io voglio sapere... CHE CAZZAROLA DI FACCIA È QUESTA???!!!
E il ragazzo ha esattamente questa faccia SEMPRE, in ogni situazione, in ogni luogo, con ogni personaggio, indipendentemente da cosa sta succedendo.
HA QUESTA FACCIA PURE MENTRE STA ANDANDO ALL'ALTARE PER SPOSARSI CON LA DONNA CHE AMA. CIOÈ.......... Lì mi sono messa a ridere perché la cosa era diventata ridicola.
Più che andare a sposarsi sembrava che stesse andando a un funerale:
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Io capisco che il personaggio è un impedito per quanto riguarda l'amore, ma pure il protagonista di Metti la testa sulla mia spalla era un completo caso umano, eppure era riuscito a conquistarmi in pochi episodi.
Questo personaggio è completamente privo di fascino, carisma, e anche sulla caratterizzazione è abbastanza piatto.
Fei Fei invece è stata meglio. Molto più espressiva rispetto al suo collega (in confronto lei è da Oscar), l'ho trovata carina e simpatica. Non è riuscita a conquistarmi perché l'ho trovata un po' troppo buffa a volte, però non è stata male. Ho apprezzato il suo lato pigro, la sua golosità, e il fatto che fosse una piccola arraffa soldi, piccoli dettagli che me l'hanno resa più umana.
Sulla loro storia d'amore, io non so davvero cosa dire. Non mi ha presa per niente. Lui pare innamorato quanto uno struzzo, e non sono mai riuscita a tifare per loro.
Per quanto riguarda il finale, ci hanno dato l'happy ending, cosa che mi aspettavo, ma il modo in cui ci sono arrivati è stato un vero bordello. Visto il genere e lo stile della serie, mi aspettavo un lieto fine molto banale, e quando negli ultimi tre episodi i personaggi hanno cominciato a cadere come mosche, per un momento ci sono rimasta di sasso.
Quando ho visto il corpo di Shang Yu mi è preso un colpo e non ci potevo credere, ma la cosa mi andava anche bene perché mi sono detta "ma non sarà che magari mi danno il lieto fine per la storia d'amore, ma con la perdita di alcuni personaggi per prendere un po' triste la cosa?" Se fosse stato così, avrei adorato.
Tuttavia non ci ho mai creduto fino in fondo, uno o due passi, ma non potevano davvero far fuori tutti quei personaggi. Sarebbe stato un finale davvero troppo tragico. Ed ecco che ho cominciato a pensare:
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La fregatura è che arriva la protagonista insieme a quelli del suo Clan, e si mettono a guarire letteralmente decine di persone avvelenate, sacrificandosi. Dopo di che Fei Fei scompare, torna nel presente (nota di merito all'attrice per la scena sulla depressione), dove riesce a rincongiursi con il suo amato NON SI SA BENE COME.
Seriamente, da dove cavolo è spuntato? Ha viaggiato pure lui nel tempo? Ma come ha fatto? E che fine hanno fatto tutti gli altri personaggi?
Domande che mai avranno risposta.
Un altro difetto della serie è a livello tecnico: a quanto pare in Cina fanno fatica a fare degli effetti speciali come si deve, le scene di combattimento sono ridicole, quando vanno a cavallo si vede lontano sei chilometri che fanno finta, e il doppiaggio è fatto male in più punti.
Carini i costumi e le scenografie. Carina anche la colonna sonora, anche se la canzone della protagonista l'hanno messa su tante di quelle volte che alla fine mi è uscita dalle orecchie.
Le cose che mi sono piaciute di più di questa serie sono stati i personaggi (alcuni), e tutti i complotti orditi dal Regno dei Cacciatori che hanno dato un po' di pepe alla serie.
Partendo da questi ultimi, il villain numero uno (non ho idea di come si chiami) non mi è piaciuto perché l'ho trovato molto piatto e banale: un cattivo che vuole conquistare il mondo. Mi sono piaciute molto di più la Grande Imperatrice Vedova o come si chiama, mossa dalla vendetta ma anche arrabbiata con lo stesso villain suo complice per aver ucciso parte della sua famiglia, e la principessa Xia Bing, disposta a seguire i piani del cattivo ma con sensi di colpa, scontata nel suo innamorarsi di Tang Tang ma tuttavia umana e sfaccettata.
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(Anche se continuo a pensare che sia stata anche un po' stupida nel chiedere di risparmiare la vita del suo amato: come puoi pensare che possa ancora amarti od essere felice se hai contribuito a fargli ammazzare la famiglia? Ma su questa serie non voglio farmi troppe domande).
Tutti i personaggi di contorno sono carini e simpatici, i miei preferiti sono stati:
- il principe Chen/Zio Imperiale. Vabbe, ovvio, un personaggio interpretato da Xiao Zhan non può non essere bello. Lui che è Mister Espressività, ha facilmente rubato la scena al suo collega il protagonista, e in generale si vede che il suo lavoro è molto più attento e studiato degli altri. Non mi stupisce che abbia fatto strada.
Xiao mi ha conquistata fin dal primo momento in cui ha messo piede in scena: Fei Fei è caduta nella piscina dell'Imperatore e si sta decidendo di condannarla a morte credendola una spia, ma arriva il principe Chen che in tutta la sua magnificenza capovolge la situazione.
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XZ riesce a mettere in scena un personaggio che da solo manda avanti la storia, un personaggio che non ha paura a sfidare l'imperatore arrivando addirittura a sedersi sul suo trono, un giovane uomo freddo e determinato su cui sono ricadute tante responsabilità, ma tuttavia leale, fedele e coraggioso.
Wei Wuxian rimane il suo personaggio più caratteristico, ma anche qui Xiao non è stato assolutamente una delusione, e tutte le sue espressioni camaleotiche sono state una gioia per gli occhi.
Essendo il second lead della situazione, sapevo che prima o poi avrebbe avuto il cuore spezzato, così come sapevo che avrebbe poi volto lo sguardo verso la second lead da sempre innamorata di lui. Questa parte era molto scontata, quindi riguardo il personaggio di Xiao è la cosa che mi è piaciuta di meno.
- Shang Yu. Lui è stato il mio personaggio preferito insieme allo Zio Imperiale. Non ho assolutamente notato la sua esistenza fino a poco prima di metà serie, perché Shang Yu è un ragazzo con un viso da bambino che passa inosservato, ma quando gli hanno dato un po' di spazio, mi sono innamorata. È stato la mia gioia.
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Ingenuo e inesperto come un bambino, ma allo stesso tempo un fedele amico disposto a rischiare tutto. Ho fatto il tifo per lui quando si è messo in gioco per salvare Xi Feng Lie, mi ha fatto sorridere, mi ha fatto tenerezza, mi ha stupito mostrandosi anche sveglio e intelligente.
Insomma, questo personaggio è stato la luce di questa serie.
- molto carino anche il personaggio di Su Xun Xian e la sua bromance con XZ (in realtà sono convinta che Xun Xian fosse proprio innamorato del principe Chen).
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- Tang Tang è stato un personaggio carino e simpatico, ma che alla lunga mi ha un po' stancata, perché è rimasto così dall'inizio alla fine, senza mai avere una vera evoluzione o profondità nella caratterizzazione.
- molto carina la bromance al femminile tra Fei Fei e la fidanzata dell'imperatore Xie Yu Ran. Quest'ultima l'ho trovata un po' "lagnosa" come personaggio, ma mi ha fatto piacere vedere le due ragazze diventare addirittura "sorelle" piuttosto che vederle una contro l'altra.
Vorrei parlare anche della coppietta della guerriera e del tizio col dono della psicocinesi, ma la loro storia non mi ha mai preso, e alla fine sono semplicemente caduti nell'assurdo quando hanno annunciato davanti ai membri della corte che si sarebbero sposati dopo la nascita del bambino, diventando la coppia più emancipata che abbia mai visto in un drama storico, al che io:
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(Grazie Bonolis per queste gif trash).
Detto questo, non mi vengono in mente altre cose importanti da dire. È una serie carina, a tratti divertente e interessante, che risulta un po' lunga nonostante la brevità degli episodi perché in alcune parti è davvero poco interessante e risulta noiosa. Per fortuna nell'ultima decina di episodi si riprende un po' e si lascia vedere fino alla fine.
Punteggio: 6.4
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Riflessione sulla DAD
La didattica a distanza (DAD) nasce come strumento per permettere all’insegnamento di raggiungere comodamente tutti gli studenti.
Attualmente la DAD è entrata a far parte delle vite di tutti gli studenti in Italia e nel mondo, a causa della pandemia di Covid-19 che da settembre 2019 minaccia l’intero pianeta. Dapprima si è rivelato una soluzione pratica per permettere a tutti gli alunni di proseguire il programma e non perdersi nulla di questo anno scolastico. I primi mesi è stata dura un po’ per tutti questo è vero, spesso c’erano problemi di connessione, altre volte alcuni professori si sono ritrovati faccia a faccia con la tecnologia che prima d’ora non avevano mai sfruttato a pieno. Dopo un paio di mesi di adattamento, finalmente si è riusciti a trovare un equilibrio e sembrava che una volta per tutte la scuola funzionasse a dovere. Però, è arrivato il mese di maggio, il mese in cui finalmente si iniziava a lasciare un po’ di libertà ai cittadini e i ragazzi, dopo due mesi di reclusione, finalmente potevano uscire a respirare un po’ di quell’aria che gli era mancata. Eppure, sebbene il Governo dopo un DPCM abbia permesso finalmente le uscite, i ragazzi restano chiusi in casa. Come mai? Cosa spinge i ragazzi a restare in casa? Perché non escono a camminare? Perché quei ragazzi, che si criticavano sempre perché uscivano troppo, ora non si vedono quasi più per le strade?
La risposta è semplice, in questo mese di maggio i ragazzi sono letteralmente sovrastati da una quantità di compiti non coerente con il tempo che hanno a disposizione. In questo momento sono in crisi, da una parte sono spinti dalla voglia di ricominciare e riprendere in mano almeno una piccola parte della loro vita normale, dall’altra hanno paura di uscire, perché quella mezz’ora di passeggiata gli toglierebbe tempo prezioso per fare i compiti o studiare. Le verifiche e le interrogazioni si accumulano, arrivano i compiti, le scadenze sono tutte vicine, ci sono le videolezioni e il tempo di fare tutte queste cose non c’è. La DAD, nasce come strumento per non abbandonare la scuola in queste situazione, eppure è stata messa in mano a persone che la stanno utilizzando come mezzo per invadere completamente le vite degli studenti. Si lavora più che a scuola per il semplice fatto che i professori pensano che siamo sempre in casa, non pensano al fatto che finalmente si possa uscire, non pensano al fatto che i ragazzi sono stanchi psicologicamente dopo tutta la pressione subita a causa della quarantena, non pensano al fatto che passare la mattina a fare videolezioni e il pomeriggio a fare i compiti sia stancate e poco salutare per i ragazzi. In questo momento, pare quasi che i professori stiano cercando di recuperare ciò che nel corso degli anni non sono mai riusciti a fare. Ormai se le sono inventate tutte: fare interrogazioni invece di verifiche scritte giustificandosi dicendo che necessitano di almeno un voto orale, cosa che in questo periodo non mi sembra una priorità, assegnano compiti da svolgere a coppie o gruppi, nonostante sia complicato trovare il tempo essendo che spesso gli studenti sono occupati a dover studiare per le interrogazioni, caricare compiti su diverse piattaforme, creando confusione, assegnare compiti ad orari inimmaginabili, andando a quasi violare la privacy dello studente e tanto altro ancora. Durante le videolezioni si dimostrano ossessivi sul fatto di dover accendere la webcam senza tenere conto della privacy della famiglia dello studente che non sempre ha uno spazio dedicato a sé in cui sistemarsi e lasciare all’esterno la sua quotidianità famigliare. Gli studenti si stanno cercando di impegnare nonostante il periodo terribile in cui stanno passando, eppure non sembra mai abbastanza. È così necessario un voto orale? Non lo si può sostituire con una verifica da fare tutti in una volta? È indispensabile dare tutti quei compiti? È necessario fare lezione alle 8 del mattino? È così indispensabile doversi comportare come se non si avesse un cuore?
Gli studenti si sono stancati, questa situazione li ha portati a vivere costantemente nell’ansia, la scuola non deve incutere timore, la scuola serve per imparare, per crescere, eppure si deve sempre arrivare a far odiare la scuola agli studenti che anno dopo anno diventano svogliati e alle volte sfacciati.
I professori dovrebbero cercare di capire come si sentono gli studenti ora. Avete mai provato a parlare singolarmente con i vostri alunni? Avete mai chiesto ad uno studente come mai la sua webcam sia sempre spenta? Vi siete mai chiesti se qualcuno dei vostri studenti si senta in ansia costantemente?
Ormai siamo al limite, c’è chi spesso ancora prima di aprire il libro piange sapendo che non riuscirà a finire tutto in tempo o a memorizzare le cose fondamentali a prendere un buon voto all’interrogazione.
Parlando da studentessa avrei solo una cosa da dire:
Cari professori,
non ne possiamo più. Siamo stanchi. Vogliamo poterci godere questa poca libertà concessaci dal Governo, invece di dover passare le giornate al computer a fare i compiti che ci assegnate senza tenere conto delle altre materie. I nostri occhi sono stanchi, la vista ne risente, la nostra testa è colma di informazioni confuse e spesso ci fa male la sera, la nostra schiena si sta inarcando a causa della postura che dobbiamo mantenere per diverse ore al giorno. Non vi chiedo tanto, solo un pochino di comprensione. Sappiamo che quest’anno è stato difficile anche per voi, ma per favore smettetela di caricarci, sta diventando un abuso psicologico e non ne possiamo più.
Una volta la scuola mi piaceva perché imparavo cose nuove, ora è diventato un posto da cui non vedo l’ora di poter fuggire, un posto che mi sta privando degli anni migliori della mia vita, o almeno così mi dicono perché io fin’ora ho solo fatto compiti e interrogazioni… non so se potrà mai essere meglio di così l’adolescenza di un ragazzo ai giorni nostri.
Spero che possiate capire una volta per tutti che siamo persone come voi, non burattini.
Distinti saluti.
Una studentessa che ormai odia la scuola
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     🥀📸     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐥𝐚𝐮𝐫𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭   &     𝐤𝐚𝐥𝐞𝐛       ❪    ↷↷     mini role ❫       cafè        michelangiolo       29.04.2020  —  #ravenfirerpg       #ravenfireevent #ravenfireilconfine
La quiete dopo la tempesta. Era così le piaceva credere dopo gli ultimi avvenimenti in città, che avevano scosso nel profondo gli abitanti di Ravenfire, ma in primis lei: Laurel Seered. Il più delle volte si sentiva un pesce fuor d'acqua, lasciata in disparte dalla famiglia, sentiva il bisogno di trovare il suo posto nel mondo, ma qualcosa le diceva che v'era ancora tempo per cotale motivo. La giovane dai capelli rossi si dedicava il più delle volte ai suoi disegni, ai suoi scatti che sembravano non abbandonarla mai, o quegli studi che sembravano non essere così tanto adatti a lei. Come quel martedì mattina, rannicchiata sul divano vicino alla finestra, con in grembo quel blocco da disegno che avrebbe custodito con la vita. Tracciava linee, alcune più decise e altre meno marcate, ma fu solo quando incrociò lo sguardo di una persona tremendamente famigliare, che la giovane Seered si bloccò. Si ritrovò a serrare le labbra, incapace di distogliere lo sguardo altrove come si faceva quando ci si trovava di fronte ad un incidente. Avrebbe dovuto andarsene, alzarsi, prendere la propria roba e andar via ma a che cosa sarebbe servito? Chiuse di scatto il blocco, come se mantenere le mani occupate potesse servirle a qualcosa, chiedendosi silenziosamente chi avrebbe dovuto fare il primo passo.
Kaleb Mieczyslaw Walker
* Non vi era tempesta in cui la vita di Kaleb non fosse stata messa in pericolo. Tra tempeste del cuore, tempeste cittadine e quelle tra lui e l’altro io, le tempeste che l’affliggevano sembravano infinite. Kaleb, figlio di uno sceriffo che aveva dato in pasto degli innocenti a chissà chi, ma anche un ragazzo come tanti su di una carrozzina, sembrava vedere lontano. Era una persona comune, un umano come tanti, ma con la consapevolezza dell’esistenza dei soli dooddrear. Si, perché Ivy non ce l’aveva fatta a mantenere il segreto con lui e si era rivelata segretamente, ma questo non l’avrebbe mai detto. Kaleb non avrebbe detto una sola parola al riguardo, mai, anche sotto minacce. In realtà, sotto minacce quel ragazzo non sarebbe mai stato, perché l’altro mostruoso io non avrebbe mai lasciato che rompessero le ossa a quel corpicino. Ed eccolo il nostro Kaleb, un po’ scemo come sempre, un po’ fuori dal coro eppure con una grande voglia di sperare e di mangiare qualunque cosa. Quel giorno aveva voglia di mangiare davvero qualcosa di buono, qualcosa di dolce che soltanto il caffè Michelangiolo avrebbe potuto offrirgli. Di solito andava al Raven’s Café, ma spesso cambiava. La verità era che Kaleb andava in qualunque luogo si trovassero cibo e persone. Spinse la sua sedia a rotelle lentamente, ultimamente era sempre più pesante e non comprendeva quale fosse il motivo, ed entrò. Il suo sguardo curioso si posò ovunque, ma quando riconobbe la figura della giovane Seered le mani incominciarono a rincorrersi tra loro, ansiose come non mai, e deglutì più volte. Era in evidente imbarazzo, difficoltà, TUTTO. Non si parlavano e non si incontravano da una vita, dalla vita che Kaleb aveva quasi dimenticato. Scostò lo sguardo, ma quando ritornò di nuovo a guardarla notò quello sguardo su di lui. Innocente, arricciando le labbra in un accenno di sorriso o forse in un “esisto ancora”, il ragazzo alzò una mano come per salutarla. D’altra parte, Kaleb era tanto educato, non avrebbe mai fatto a meno della sua educazione. *
Laurel Tempest A. Seered
Orgoglio, una qualità che la giovane dai crini cremisi conosceva piuttosto bene, eppure sapeva che vi erano situazioni in cui doveva metterlo da parte. Scendere a compromessi non era mai stato semplice, soprattutto per una persona come Laurel, il cui pregio era quello di seguire le regole in modo assolutamente esemplare. Seduta sul quel divano era impossibile non notare l'amico appena entrato, e quando s'intrecciarono i loro sguardi, un senso di imbarazzo avvolse la giovane Seered. Osservò il suo gesto di saluto, ricambiò sentendosi perfino stupida a farlo e solo quando si maledisse per il suo essere così troppo orgogliosa, ella riuscì ad alzarsi per andargli incontro. Avrebbe voluto incontrare Kaleb magari in altra circostanza, ma non sempre i desideri venivano esauditi. Con un lungo sospiro, si alzò, schivò un paio di tavoli prima di ritrovarsi l'uno di fronte all'altro. « Ehi... » Poteva essere più banale? Sorrise distrattamente, un movimento appena accennato con le labbra ma i suoi occhi nocciola rivelavano qualcosa di più, qualcosa che difficilmente sarebbe riuscita a dire ad alta voce. « Sarebbe stupido continuare ad evitarci, no? Ravenfire in fondo non è così grande... Dunque, facciamo le persone mature e civili, come stai? »
Kaleb Mieczyslaw Walker
* Il giovane moro non era mai stato orgoglioso, o meglio non la sua parte originale, perché per quanto riguardava l'altra parte di sé tutte le accezioni negative sembravano assolutamente contraddistinguerlo. Nonostante quel piccolo particolare, Kaleb non era per niente un tipo orgoglioso. Egli era sempre stato un pasticcione, eppure era uno di quelli sempre pronti a collaborare e a scendere a compromessi se per il bene della gente, Infatti, egli sembrava essere controllato dal voler salvare gli altri anche a costo di se stesso, era intrinseco nel suo essere e aveva già agito in quel modo facendosi male, ma questo non se lo ricordava. Rivedere Laurel fu davvero strano, fu come se dentro di lui oltre all'imbarazzo si facesse strada per la prima volta un senso strambo di fuga, o almeno fu quello che avvertì durante i primi secondi. Si meravigliò quasi nel vedere la mano della ragazza ricambiare il saluto, ma quando si alzò i suoi occhi uscirono letteralmente fuori dalle orbite. Cosa significava quello? Cosa... Oddio. Le sue mani continuarono a rincorrersi l'una contro l'altra e prese un respiro abbastanza profondo prima di rispondere. Non ci credeva, non sapeva neppure come comportarsi perché alla fine non ricordava neppure niente di lei se non il fatto che si era ridotto così per andarla a cercare e non era riuscito a salvarla. Tutto il resto era stato dimenticato a causa del coma e nessuno mai gliel'aveva raccontato. * << Ehi, Laurel. Ciao.. >> * La voce del ragazzo sembrava essere quella di un ragazzino adolescente, pieno di imbarazzo eppure pronto a chiacchierare e a chiedere mille cose diverse. La banalità di quell'inizio non venne neppure percepito, perché non vi era assolutamente nulla di male in qualcosa di banale, di semplice, come d'altro canto anche lui stesso era. All'intervento successivo inclinò appena il capo e la guardò, cercando i suoi occhi. * << Non ti sto evitando, Laurel... Io.. beh, non ti evito e.. Sto bene, forse. Tu? >>
Laurel Tempest A. Seered
Non le dispiaceva aver fatto il primo passo, in fondo era quello che chiunque si sarebbe aspettato dalla giovane Seered, ma non l'aveva fatto pensando ad un possibile tornaconto. Nulla di più lontano poteva appartenere a Laurel, la quale aveva sempre avuto un pensiero per il prossimo. Ella, tuttavia, si sentiva in imbarazzo, una sensazione che odiava, e quella sua parlantina sciolta sembrava essere l'arma migliore per abbattere quello stato d'animo che non voleva in alcun modo interferisse. Le cose tra Laurel e Kaleb sembravano essere giunte ad un punto morto ed evitarsi era la cosa peggiore che potessero fare. Incontrò i suoi occhi in un rapido sguardo e solo quando mostrò un mezzo sorriso, si sentì decisamente meglio. « Io... Sto bene, sì. » Avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? Assolutamente no, e il suo essere così riflessiva e introversa finiva spesso per far sì che tutte le sensazioni venissero represse, tuttavia era impossibile non pensare a quello che stava succedendo in città. Eppure ciò che realmente premeva alla rossa era il fatto che quello fosse il loro primo vero incontro, almeno dopo ciò che era successo mesi prima. « Ascolta, Kaleb... Non so nemmeno da dove cominciare, ma sono contenta che tu stia bene. Ero preoccupata. » Il solo fatto che si trovassero l'uno di fronte all'altra era strano, ma soprattutto vedere come il giovane stesse sulle sue fece riflettere ancor di più la Seered. Laurel s'era sempre tenuta in disparte, ad osservare come Kaleb si stesse riprendendo dopo l'incidente avuto tempo prima, rendendosi conto che quel rapporto amicale, che li aveva tenuti legati, sembrava essersi cristallizzato in quel momento.
Kaleb Mieczyslaw Walker
* Nessuno di quei due ragazzi aveva mai agito per il proprio tornaconto e, seppure Kaleb di primo acchito non lo ricordava, poteva comprenderlo da come Laurel si era avvicinata, o almeno aveva tentato un banale contatto. Stava pensando proprio in quel momento che la giovane non gli avrebbe fatto nulla, anzi, la paura era proprio il contrario di tutto quel ragionamento distorto. Aveva paura Kaleb, seppure da sempre era visto da chiunque come il paladino, come quello pronto a buttarsi nella mischia. Quella volta la paura di poter ferire la ragazza in qualche suo modo anche involontario lo rendeva vulnerabile, ma in fondo, la verità era che quell'umano era già così tanto vulnerabile e fragile che qualsiasi cosa l'avrebbe... spezzato. Kaleb era tenero come un filo d'erba appena rinato e allo stesso tempo ignaro dei pericoli del mondo, degli stessi pericoli che, invece, conosceva precedentemente. Le mani di Kaleb non riuscivano a frenarsi, si ricorsero ancora per un po', d'altra parte era normale per chiunque vedere quelle reazioni in lui, perché sembravano ordinarie La sensazione di estraneità e la consapevolezza di aver perso una parte dei suoi ricordi lo immobilizzarono per un attimo. Doveva parlare però, forza Kaleb, forza. * << Mi fa....molto piacere. >> * La pausa naturale di quell'essere umano in quella banale frase sembrò ricca di significati. Fu in quel secondo di silenzio che mille sfumature dei suoi pensieri sembrarono messi a nudo, fragili com'erano, forse perché neppure si accorse di fare quella pausa e di dire una cosa poi cos' tanto banale. Quando la ragazza parlò e gli disse di essere stata preoccupata, le emozioni contrastanti si amplificarono e dovette concentrarsi per non inciampare nelle parole, per non balbettare. * << Io..Laurel.. beh, grazie.. E' sempre bello pensare che qualcuno si preoccupi di qualcun'altro, non è... banale... io..grazie. Anch'io ti ho pensata, ma.. non volevo disturbarti.. >> * E neppure ferirti, avrebbe aggiunto, ma Kaleb decise di non andare oltre, perché già tentare di parlare e di dire cose sensate era già uno sforzo. Non voleva apparire come un pasticcione né voleva fare pasticci. Erano forse gli occhi a parlare di più di ogni altra cosa. *
Laurel Tempest A. Seered
Fu un lungo momento quello che intercorse tra loro, pregno di un qualcosa che sembrava impossibile da descrivere a parole. Era come se ogni cosa fosse stata catapultata avanti e indietro senza nessuno dei due ne fosse consapevole, eppure l'uno di fronte all'altra adesso dovevano fare i conti con qualcosa più grande di loro. Una certa tensione trasudava dalle loro parole, il bisogno di dire qualcos'altro collimava con quello di godersi solamente la presenza dell'altro ma fu la veggente ad alzare lo sguardo. Aveva pensato a lei? Dopo tutto quello che era successo? Sentì nascere un nodo in gola sempre più grosso, delle dimensioni di una noce che la impossibilitava a parlare, eppure le uniche parole che disse furono semplici, una parola dopo l'altra. « Io... » Una parola dopo l'altra, un corno ecco cosa. Era bloccata, come non le succedeva da fin troppo tempo. Incontrare Kaleb nel bel mezzo di quella caffetteria non era stata la scelta migliore, e le conseguenze di quel semplice incontro erano proprio lì, dietro l'angolo. « D-devo andare. » S'affrettò a dire la rossa distogliendo lo sguardo, incapace di guardare quegli occhi che avevano condiviso così tanto con lei. Non era giusto per lei né per lui, e mai avrebbe voluto fargli del male, in alcun modo. Ecco perché doveva andarsene, per salvare il salvabile, per fare ciò che lei avrebbe continuato sempre a fare, pensare a lui.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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I genitori di Giovanni Paolo II verso gli altari
I futuri genitori di Giovanni Paolo II “si rubarono il cuore” e, a Cracovia, presso la chiesa militare della città, intitolata ai santi Pietro e Paolo, si unirono in matrimonio.
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di Costanza Signorelli (20-10-2019)
Nel corso del suo pontificato ha elevato agli altari 1.338 beati e 482 santi, cioè: un numero superiore a tutti i santi proclamati dai suoi predecessori messi insieme. E' senza dubbio, il Papa che ha più contribuito a rendere la santità un affare d'attualità, nonché una concreta aspirazione per tutti i battezzati di ogni tempo.
E’ chiaro che Giovanni Paolo II non poteva che essere un santo, ma ciò che oggi ci giunge come notizia ufficiale è che fu tale, anche perché circondato da una intera famiglia di santi.
Detto in altre parole: l’arcidiocesi di Cracovia, nei giorni scorsi, ha ottenuto da parte della Conferenza episcopale polacca, l’assenso a rivolgersi alla Santa Sede per l’avvio del processo di beatificazione dei genitori di papa Wojtyla: Karol Wojtyla e Emilia Kaczorowska.
Vi è da dire però che, se da un lato, la santità del papa polacco si è consumata sotto gli occhi di tutti, suscitandone la stima persino nel mondo più laico, dei genitori dello stesso Pontefice si è detto pochissimo, se non per via di qualche aneddoto che ne ha fatto presentire un grande affetto nel cuore dei fedeli.
Tra i non molti documenti pubblicati a disposizione, ve n’è uno che riassume con semplicità e grande efficacia la vita di questi speciali coniugi del ventesimo secolo. Si tratta del libro: “Le due madri di papa Wojtyla”, di Renzo Allegri che, a vantaggio del lettore, vogliamo citare in alcuni suoi stralci. Nel testo infatti, che mutua il titolo dallo stretto parallelo tra la madre di Giovanni Paolo II e la figura di santa Giovanna Beretta Molla, canonizzata e tanto amata dallo stesso Pontefice per via della grande somiglianza con la sua mamma. Ebbene, dal libro emergono numerosissimi particolari sulla famiglia Wojtyla, tutta investita dallo spirito di santità.
SI RUBARONO IL CUORE
«Emilia Kaczorowska era figlia di un sellaio lituano ed era nata in Slesia il 26 marzo 1884. Aveva otto fratelli. La famiglia si era trasferita a Cracovia quando lei era ancora piccola. Ebbe un’infanzia piuttosto triste, funestata da dolori e disgrazie. In pochi anni perse quattro fratelli e la madre. Crebbe in un collegio delle suore della Misericordia. Poté frequentare solo le scuole elementari, poi dovette pensare a guadagnarsi da vivere. (…) Quando aveva 18 anni, conobbe un soldato, Karol Wojtyla e se ne innamorò.
Karol aveva cinque anni più di lei, era nato a Lipnik, in una famiglia di sarti, e anche lui aveva imparato il mestiere del sarto, ma lo aveva poi abbandonato per la carriera militare. (…) Secondo un rapporto militare austriaco, il sottoufficiale Karol Wojtyla era giudicato dai suoi superiori “onesto, leale, serio, educato, modesto, retto, responsabile, generoso e instancabile”. Emilia lo conobbe nella chiesa cattolica di Cracovia, che entrambi frequentavano».
I due giovani presto si rubarono il cuore e il 10 febbraio del 1994, a Cracovia, presso la chiesa militare della città, intitolata ai santi Pietro e Paolo, si unirono in matrimonio.
Nel 1906 nacque il loro primo figlio, Edmondo. Per qualche tempo la famiglia Wojtyla trascorse giorni felici e spensierati, prima a Cracovia e poi a Wadowice, dove si dovette trasferire a causa del lavoro di Karol. Ma qui, ben presto, iniziò il tempo della dura prova.
L’ORA DELLA DECISIONE ESTREMA
Già gracile e cagionevole di salute, Emilia aveva faticato a riprendersi dal primo parto: i medici le avevano perciò consigliato di accontentarsi di quell’unico figlio. Ma nel 1914, la donna rimane incinta una seconda volta e la nuova nata, non visse che poche ore o, forse, pochi giorni. Quasi nulla si sa di questa seconda figlia, chiamata Olga, se non il fatto che dalla sua gravidanza e morte, Emilia ne usci pesantemente compromessa nel fisico e profondamente segnata nell’animo. I medici questa volta furono tassativi: la donna avrebbe dovuto condurre una vita di massimo riserbo e, nemmeno lontanamente, avrebbe dovuto pensare ad una ulteriore gravidanza. Ebbene, alla fine del 1919, Emilia si accorse di aspettare un nuovo bambino.
«Aveva già trentacinque anni  e mezzo– racconta Allegri – e la nuova gravidanza si preannunciò subito difficile. I medici dissero che sarebbe stata fatale per lei e per il nascituro: doveva quindi interromperla. Doveva cioè abortire. Il problema era grave. Emilia conosceva bene le proprie condizioni di salute. Sapeva il rischio che correva e avrà pensato a suo marito, a suo figlio Edmondo, che aveva allora quattordici anni, e anche a se stessa. Non è facile accettare di morire a trentacinque anni. Ma era una donna di grande fede. Neppure per un attimo prese in considerazione la prospettiva dell’aborto. Con semplicità estrema si affidò al buon Dio. Mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe impedito a quel suo bambino di nascere: per lui era disposta a morire. I nove mesi di gestazione furono pieni di complicazioni per la salute di Emilia. Il parto si presentò difficile, ma il bambino nacque sano e robusto. Era il 18 maggio 1920».
Lo stesso Giovanni Paolo II raccontò di essere nato verso il tramonto del 18 maggio e che sua madre, finito il travaglio, disse alla levatrice di aprire le finestre della camera affinché il bambino potesse sentire i canti mariani che i devoti eseguivano nella chiesetta vicina, durante la funzione religiosa del mese di maggio.
Come detto, la gravidanza che dette alla luce il futuro Pontefice, fu fatale per la madre: da quel momento Emilia visse nove anni di autentico martirio. I disturbi al cuore e ai reni peggiorarono drasticamente. Le emicrania le imponevano giorni interi a letto, al buio. Il mal di schiena aumentava sempre più e le gambe si gonfiavano a tal punto, che raramente ormai riusciva a reggersi in piedi. «Eppure - raccontò la vicina di casa – la signora Wojtyla sopportava il dolore con fede. Non parlava mai dei suoi disturbi e riusciva sempre a mantenere un sorriso dolce e sereno sulle labbra, anche nei momenti di maggior sofferenza. (...) Era sempre molto educata, tipica donna di quei tempi. Era benvoluta da tutti e anche le persone sconosciute, si accorgevano di questa sua tranquillità interna e della sua profonda religiosità”. Il 13 aprile 1929, Emilia Kaczorowska, letteralmente consumata dal male, salì al Cielo a soli quarantacinque anni.
UN SEMINARIO DOMESTICO
Così come la madre aveva donato la vita due volte per il suo figlio, partorendolo e facendolo venire al mondo, a costo della sua stessa vita. Ugualmente fece il santo papà del futuro Pontefice, divenedo insieme padre e madre del piccolo Karol, dopo la morte di Emilia.
Dopo la mamma, infatti, anche il fratello Edmondo li lasciò: divenuto medico, egli morì a soli 26 anni pur di curare una giovane paziente affetta da scarlattina settica e letale, che contrasse lui stesso. Nonostante fosse d'obbligo, in tali casi, l’isolamento e la sospensione delle cure, il giovane medico in coscienza preferì rischiare e perdere la vita, ma non abbandonare la povera sofferente.
Ebbene, da quel momento la vita di Karol senior fu interamente spesa per crescere quell'unico figlio rimasto e, sebbene ancora giovane, il vedovo mai volle risposarsi. Racconta Allegri: «Costruì con il figlio un nucleo familiare affiatato e armonioso, ma guidato da un orario ferreo e militare. Sveglia alle sei, colazione e Messa in parrocchia. Poi Lolek (così usavano chiamare papa Wojtyla in famiglia, ndr) andava a scuola e Karol (allora in pensione) provvedeva a rassettare la casa, a fare il bucato, a rammendare i vestiti e a cucinare. Nel pomeriggio, dopo pranzo Lolek poteva dedicarsi per due ore a giocare con gli amici, quindi studiava con il padre. Verso sera, andavano di nuovo in chiesa insieme, cenavano, facevano una breve passeggiata e andavano a dormire”.
All’amico giornalista francese André Frossard, il Papa Karol Wojtyla confidò: «Mio padre era una persona meravigliosa e quasi tutti i miei ricordi dell’infanzia sono legati a lui, i fatti dolorosi che lo hanno colpito, hanno aperto in lui immense profondità d’animo. Tutti i suoi pensieri e grattacapi si trasformavano nella preghiera. Lo vedevo spesso inginocchiato a pregare. (…) Il suo esempio bastava per insegnare la disciplina e il senso del dovere era una persona eccezionale. (…) Tra noi non si parlava di vocazione al sacerdozio, ma il suo esempio fu per me in qualche modo il primo seminario, una sorta di seminario domestico”.
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keirauor · 5 years
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~Choose your last words,
This is the last time
'Cause You and I
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~
Roma, 12 marzo 2017
Ho provato a sperare, a credere che sarebbe stato diverso. A credere a quella promessa, per quanto al tempo stesso non volessi illudermi troppo.
Promessa che ho visto sbriciolarsi tra le mie mani senza nemmeno una parola.
Solo silenzio.
Quel vuoto che è stato lasciato nel mio cuore e che fa male.
Forse perché prima d'ora non avevo mai sofferto veramente così, non avendo mai amato nessuno come invece ho amato lui. Perché sì, è amore quel sentimento così alieno che è riuscito ad accendere in me... questo la dice lunga sul mio essere poco normale.
Innamorarmi del Mostro, il mio primo e unico amore.
Sono pazza vero?
Ho qualcosa di strano, una mente deviata o che altro?
Eppure posso solamente dire di non averlo mai visto come un mostro... diverso da me sì, ma mai un mostro.
Oscar.
Però ho lasciato che tutto ciò avvenisse, senza preoccuparmi delle conseguenze o di come mi sarei sentita dopo la scottatura.
Ora so come ci si sente... svuotati. In un limbo dal sapore agrodolce.
Travolta da una tempesta di forti emozioni, che una volta passata, ha lasciato solo un vuoto.
Non volevo innamorarmi, però è inevitabilmente successo e non è piacevole quello che sto provando ora.
Credevo fosse diverso... diverso lo era ovviamente, due nature completamente differenti, due mondi opposti, ma destinati ad incontrarci.
Il filo rosso sangue che tanto temevo di recidere con qualche mio comportamento sbagliato, è stato spezzato da lui. Dai suoi silenzi. Dal suo non cercarmi. Dal suo sparire così di punto in bianco...
Perché?
Dopo tutti i discorsi affrontati, alle sue rassicurazioni sul ritrovarci assieme sempre, anche di fronte alla fine del mondo, lui mi ha abbandonato.
Io che per lui sono arrivata pure a vedermi accusata di un omicidio non commesso. Io che per lui ho mentito e tradito... perché non vedevo affatto il mostro, l'ho accettato e amato per quello che è... o era.
Nonostante il dolore e la disillusione, non rimpiango nulla... non rimpiango i momenti passati assieme, le promesse non mantenute, i progetti non realizzati per quanto sognati, i sentimenti e le sensazioni forti provati.
Nulla.
Non rimpiango nulla, perché sono certa, che se avessi modo di tornare indietro, rifarei ogni singola cosa, finendo con lo sbagliare di nuovo e vederlo ugualmente svanire nel nulla senza una parola.
Perché se anche se quel giorno non ci fossimo incontrati tutto sarebbe andato nello stesso modo. Ci eravamo incontrati perché doveva succedere, e anche se non fosse stato quel giorno, prima o poi ci saremmo sicuramente incontrati da qualche altra parte...
L'assenza, poi quel ritrovarci alla Corte sperando di averlo di nuovo con me, di poter continuare a stargli accanto.
Quando siamo rincasati, con nuove promesse sul non dividerci più, mai avrei pensato che invece sarebbe stata l'ultima notte che avremmo condiviso con la solita travolgente passione, come se non ci fossimo persi di vista nemmeno per un attimo.
Ora sono già passati due mesi da quella notte e non ho più avuto sue notizie.
Te ne sei andato in Russia senza di me, alla fine?
Oppure ti è successo qualcosa di brutto?
Abbandono volontario?
Abbandono voluto da altri?
O non sei più di questo mondo, Oscar?
Sinceramente alla fine non so quale tra queste motivazioni, sarebbe più dolorosa per me... quindi forse è un bene che io non abbia una risposta in merito, continuando a vivere nel dubbio.
Ma il coraggio è anche questo. La consapevolezza che l'insuccesso sia comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.
E diciamocelo, le probabilità di successo, non erano molte ed ero stata più volte messa in guardia da Zoe. Ma l'ho forse ascoltata? No. Ed è stato meglio così, nonostante il dolore che provo.
Tempo.
Solo quello ora potrà essermi di aiuto a guarire queste profonde ferite che hanno lacerato la mia anima.
Ma quanto tempo?
Potrei arrivare alla fine dei miei giorni senza essere riuscita a guarire, a voltare letteralmente pagina...
Senza mai esserci detti veramente addio.
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All my heart, it breaks every step that I take
But I’m hoping that the gates,
They’ll tell me that you’re mine
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97-tomboy · 3 years
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A volte capita di ritrovarti completamente sola, non cerchi il conforto di nessuno, le braccia di nessuno, ti isoli totalmente. Sei lì nella tua stanza, un foglio bianco e la musica in sottofondo.
Pensi a tutto a quello che hai, ripensi e vedi tutto ciò che vorresti avere e che ormai non hai più. Ti chiedi quanto difficile sei da non essere capita. Perché la tua fragilità, quell'essere troppo "sentimentale" come spesso ti viene detto con tono dispregiativo, viene vista come una cosa così orribile. Perché essere te stessa viene rifiutato.
Hai passato tutti i tuoi anni a far di tutto per diventare una roccia. Da tutti quei problemi, da quel passato troppo grande per una persona così piccola, ti sei trasformata in qualcuno che non sei pur di proteggerti. In fondo lo hai sempre saputo che saresti stata l'unica a prendersi cura di sé stessa.
Hai passato anni allontanando persone per quello scudo che hai messo su nel tempo e quando qualcuno ha provato ad oltrepassarlo hai fatto di tutto per rovinare ogni cosa. Non hai mai concesso a nessuno di conoscere a fondo chi fossi, non hai mai dato tutta te stessa perché la paura di essere ferita non ti ha mai lasciata libera.
Ma il tempo passa e quando inizi a sottovalutare quel che ti eri creata, quando ormai credevi che nessuno mai potesse farti così bene tanto quanto male, è proprio lì che arriva quel qualcuno a buttar giù quei muri. Inizi a sentirti persa ma allo stesso tempo bene. Non vedi questa persone come un essere umano ma quasi come un angelo, li per te. Ti ha tirato fuori da quel guscio, ha dato un colore a quel cuore spento ormai da tempo e per la prima volta, senza alcuna paura ti sei messa completamente a nudo davanti a lei. Le hai dato tutto di te: il tuo corpo, la tua anima, il tuo cuore.
Continui a conoscere questa persona e te ne innamori follemente, di ogni suo pregio ma anche di tutti quei difetti che ha. Perché sì, ha un carattere che ti fa uscire letteralmente fuori di testa ma non riesci più a farne a meno. Guardati, le hai permesso di entrare nella tua vita e le hai lasciato fare quello che non hai concesso mai a nessuno. E poi ascoltati, sei lì a cantare davanti a lei, sei lì che balli per lei. Sei accanto a lei mentre legge quel che scrivi nella tua stanza, sei lì mentre guarda quei disegni incompleti, esattamente come ti stai sentendo tu in questo momento...
Quante volte ti hanno detto che la vita non è una favola? Ma tu testarda come sei continui a crederci ancora. Credi ancora che li fuori ci sia qualcuno che possa amarti così come sei.
E sì, ti sei presa l'ennesima pugnalata dalla vita. Adesso come ti senti? Ti starai incolpando perché per la prima volta ti sei lasciata completamente andare, ma questa persona ha preso il tuo cuore e lo ha fatto a mille pezzi, come piccoli coriandoli sparsi e persi a se stessi.
Fa male vero?
...
-🌹
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geminicolecollins · 4 years
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[James & Gabriel _ #Ravenfirerpg _ Hospital _ 30/04/2020 ]
* Non vi era arma letale che potesse uccidere James Collins se non la sua stessa anima, i suoi stessi occhi che ora come ora vedevano cose dolorose, vedevano, percepivano, odiavano, soffrivano, quasi fuoriuscivano dalle loro stesse orbite e così anche il proprio cuore sembrava rispettare quel percorso così violento. La sua vita era stata messa a repentaglio per ben due volte, era vivo per miracolo, non marciva in una galera per miracolo, ma la sua testa e tutti i suoi sensi erano sull’orlo di vacillare, o probabilmente lo stavano già facendo. Sarebbe impazzito? Questo, nessuno poteva saperlo, o forse James stava valutando in maniera troppo affrettata. C’era qualcuno che avrebbe potuto saperlo e quel qualcuno era colui che gli aveva dato del Dooddrear nell’ospedale l’anno precedente. Era l’unico ciarlatano a cui poteva chiedere delle spiegazioni più o meno scientifiche. D’altra parte egli era sempre stato attratto dal sapere, voleva fare perfino il giornalista, dunque, cercarlo e chiedere qualcosa non gli sarebbe costato molto. Il problema in fin dei conti era proprio il suo barcollare. James si era appoggiato ad una parete di quel reparto, prima di esortare se stesso con il suo solito linguaggio. * « Stronzo di un Marshall... dove sei? » * Disse, ma l’intensità della sua voce era sempre più basso. Portò le mani agli occhi. Nulla era più come prima, nulla lo sarebbe mai stato, perché umani lo si poteva essere soltanto una volta. * Gabriel Marley Marshall Gabriel era di turno in ospedale, ultimamente era /di nuovo/ incastrato tra lavoro e pensieri e tra i due, preferiva di gran lunga chiudersi in quella struttura ed aiutare chi ne aveva bisogno piuttosto che tornare a casa e pensare quanto Desiré potesse mancargli o Chris farlo incazzare. Camminava lungo il corridoio con una cartella in mano, quando una delle infermiere, indicando James, lo avvisò di averlo sentito fare il suo nome. Gabriel sollevò lo sguardo lungo il corridoio e vide quella sagoma che pensava di avere già visto, ma avvicinandosi a lui, si rese conto di ricordare una cartella e delle informazioni private sottratte. Si fermò a breve distanza, sistemando la penna nel taschino del camice bianco, lasciò la cartella all'infermiera e si rivolse a James. - Cole? Pensavo che mi odiassi, addirittura vieni a farmi visita? Seguimi.- L'espressione cordiale non aveva attecchito sul volto del tirocinante che senza indugiare aprì la porta di un ambulatorio e attese che entrasse l'altro. James Cole Collins * Se solo avesse saputo che la libertà significava sacrificare ogni suo pensiero e piegarlo al dolore, James non si sarebbe fatto neppure liberare. Invece, era lì, colpito da ferite che gli bruciavano dentro. Fuori sembrava letteralmente sano come un pesce, ma dentro ogni minuto che passava sembrava come se qualcuno scavasse, scavasse tra i ricordi più dolorosi. Ricordare in quel caso, ma in realtà lo era in tutti i casi per James, era davvero orribile. Ancora appoggiato alla parete, una mano raggiunse le tempie per cercare di alleviare il dolore, ma nulla sembrava migliorare la situazione se non la speranza di trovare, di incontrare quello stronzo. E lo stronzo non tardò ad arrivare, fortunatamente. Lo sguardo di James si sollevò su quella figura quando a breve distanza il dottore da quattro soldi e una marcia sovrannaturale non gli rivolse la parola. * « Inf..atti ti odio. Ma penso di morire.. » * Disse, sforzandosi addirittura di parlare, prima di entrare chissà dove. Chissà dove perché non capiva letteralmente più niente. * Gabriel Marley Marshall Gabriel ricordava bene di avere visitato Collins, lo aveva fatto di nascosto e tutto quello che riusciva a fare senza avere un permesso scritto era la parte che preferiva, tuttavia, in quel momento vide in difficoltà il Dooddrear, ecco perché non esitò un momento. - Morire tu? Nah, non sei destinato a questo lusso, a meno che tu non sia ferito a morte. Stenditi sul letto e parla. - Braccia conserte, le iridi chiare che scrutavano quel volto che sembrava contratto da un dolore che aveva poco di fisico. - Dovrai comunque farti visitare.- Annunciò lapidario, infilando i guanti sterili, perché non percepisse il calore delle sue mani. Era curioso, certo che fosse un Dood, si chiedeva quale sofferenza poteva averlo colpito, darò che sangue non ne perdeva e i traumi guarivano in fretta in tali soggetti. James Cole Collins * I ricordi che legavano quell’incontro così strambo non erano di certo qualcosa che James aveva dimenticato eppure la persona che pensava non avrebbe mai pensato era stata proprio la prima a cui recarsi. James aveva compreso in quella lontana visita che quel tipo sicuramente ne sapeva più di lui. * « Preferirei morire. È truce... Vedo cose.. è tutto così.. truce.. » *Ripetendo non rendendosi neppure conto che stava usando le stesse parole per la seconda volta. Stava male, totalmente male che anche stendersi sul letto sembrava un’azione da supereroe. Non si seppe come, ma ci riuscì. * « Tutto.. visitami.. dimmi cos’ho.. » * Quella non era una richiesta, bensì una vera e propria preghiera* « La testa... » * Disse emanando un piccolo urlo di dolore. Era insopportabile e proveniva da dentro, dal suo interno. * Gabriel Marley Marshall Gabriel ricordava bene, James era stato chiuso in una stanza dell'ospedale in cui lui non sarebbe dovuto entrare, aveva letto cartelle che non avrebbe dovuto leggere, quindi, aveva pensato bene di andare da lui a prelevare del sangue e aveva visto la sua pelle cicatrizzarsi dopo aver inflitto un taglio con un bisturi. Ora era di nuovo davanti a lui , ma questa volta, sembrava disperato e non sprezzante come l'ultima. - Stenditi sul lettino, ma se non hai traumi interni e non persi sangue, devi spiegarmi da quando hai questo.. dolore alla testa. È dolore Collins? - Chiese prendendo una piccola luce per guardare i riflessi delle pupille. No, un Dooddrear con un ictus non era neppure immaginabile. Doveva esser stato qualcosa a provocare tale stordimento in lui e visti i riflessi non erano state droghe. - Posso darti un sedativo per farti dormire , almeno avrai qualche ora di tregua, ma prima scopriamo la causa..- Se davvero stava pensando e vagliando ogni possibilità, fomentato dalla possibilità di scoprire di più su quella razza all'apparenza inattaccabile da patologie. - Concentrati, sei caduto? Perché qualsiasi danno fisico si ripara da solo .. se non è davvero grave e la tua testa è ancora attaccata al collo.-
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   🥀📸     —      𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐥𝐚𝐮𝐫𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐞𝐬𝐭   &     𝐤𝐚𝐥𝐞𝐛       ❪    ↷↷     mini role ❫       cafè        michelangiolo       29.04.2020  —  #ravenfirerpg       #ravenfireevent #ravenfireilconfine
La quiete dopo la tempesta. Era così le piaceva credere dopo gli ultimi avvenimenti in città, che avevano scosso nel profondo gli abitanti di Ravenfire, ma in primis lei: Laurel Seered. Il più delle volte si sentiva un pesce fuor d'acqua, lasciata in disparte dalla famiglia, sentiva il bisogno di trovare il suo posto nel mondo, ma qualcosa le diceva che v'era ancora tempo per cotale motivo. La giovane dai capelli rossi si dedicava il più delle volte ai suoi disegni, ai suoi scatti che sembravano non abbandonarla mai, o quegli studi che sembravano non essere così tanto adatti a lei. Come quel martedì mattina, rannicchiata sul divano vicino alla finestra, con in grembo quel blocco da disegno che avrebbe custodito con la vita. Tracciava linee, alcune più decise e altre meno marcate, ma fu solo quando incrociò lo sguardo di una persona tremendamente famigliare, che la giovane Seered si bloccò. Si ritrovò a serrare le labbra, incapace di distogliere lo sguardo altrove come si faceva quando ci si trovava di fronte ad un incidente. Avrebbe dovuto andarsene, alzarsi, prendere la propria roba e andar via ma a che cosa sarebbe servito? Chiuse di scatto il blocco, come se mantenere le mani occupate potesse servirle a qualcosa, chiedendosi silenziosamente chi avrebbe dovuto fare il primo passo. Kaleb Mieczyslaw Walker * Non vi era tempesta in cui la vita di Kaleb non fosse stata messa in pericolo. Tra tempeste del cuore, tempeste cittadine e quelle tra lui e l’altro io, le tempeste che l’affliggevano sembravano infinite. Kaleb, figlio di uno sceriffo che aveva dato in pasto degli innocenti a chissà chi, ma anche un ragazzo come tanti su di una carrozzina, sembrava vedere lontano. Era una persona comune, un umano come tanti, ma con la consapevolezza dell’esistenza dei soli dooddrear. Si, perché Ivy non ce l’aveva fatta a mantenere il segreto con lui e si era rivelata segretamente, ma questo non l’avrebbe mai detto. Kaleb non avrebbe detto una sola parola al riguardo, mai, anche sotto minacce. In realtà, sotto minacce quel ragazzo non sarebbe mai stato, perché l’altro mostruoso io non avrebbe mai lasciato che rompessero le ossa a quel corpicino. Ed eccolo il nostro Kaleb, un po’ scemo come sempre, un po’ fuori dal coro eppure con una grande voglia di sperare e di mangiare qualunque cosa. Quel giorno aveva voglia di mangiare davvero qualcosa di buono, qualcosa di dolce che soltanto il caffè Michelangiolo avrebbe potuto offrirgli. Di solito andava al Raven’s Café, ma spesso cambiava. La verità era che Kaleb andava in qualunque luogo si trovassero cibo e persone. Spinse la sua sedia a rotelle lentamente, ultimamente era sempre più pesante e non comprendeva quale fosse il motivo, ed entrò. Il suo sguardo curioso si posò ovunque, ma quando riconobbe la figura della giovane Seered le mani incominciarono a rincorrersi tra loro, ansiose come non mai, e deglutì più volte. Era in evidente imbarazzo, difficoltà, TUTTO. Non si parlavano e non si incontravano da una vita, dalla vita che Kaleb aveva quasi dimenticato. Scostò lo sguardo, ma quando ritornò di nuovo a guardarla notò quello sguardo su di lui. Innocente, arricciando le labbra in un accenno di sorriso o forse in un “esisto ancora”, il ragazzo alzò una mano come per salutarla. D’altra parte, Kaleb era tanto educato, non avrebbe mai fatto a meno della sua educazione. * Laurel Tempest A. Seered Orgoglio, una qualità che la giovane dai crini cremisi conosceva piuttosto bene, eppure sapeva che vi erano situazioni in cui doveva metterlo da parte. Scendere a compromessi non era mai stato semplice, soprattutto per una persona come Laurel, il cui pregio era quello di seguire le regole in modo assolutamente esemplare. Seduta sul quel divano era impossibile non notare l'amico appena entrato, e quando s'intrecciarono i loro sguardi, un senso di imbarazzo avvolse la giovane Seered. Osservò il suo gesto di saluto, ricambiò sentendosi perfino stupida a farlo e solo quando si maledisse per il suo essere così troppo orgogliosa, ella riuscì ad alzarsi per andargli incontro. Avrebbe voluto incontrare Kaleb magari in altra circostanza, ma non sempre i desideri venivano esauditi. Con un lungo sospiro, si alzò, schivò un paio di tavoli prima di ritrovarsi l'uno di fronte all'altro. « Ehi... » Poteva essere più banale? Sorrise distrattamente, un movimento appena accennato con le labbra ma i suoi occhi nocciola rivelavano qualcosa di più, qualcosa che difficilmente sarebbe riuscita a dire ad alta voce. « Sarebbe stupido continuare ad evitarci, no? Ravenfire in fondo non è così grande... Dunque, facciamo le persone mature e civili, come stai? » Kaleb Mieczyslaw Walker * Il giovane moro non era mai stato orgoglioso, o meglio non la sua parte originale, perché per quanto riguardava l'altra parte di sé tutte le accezioni negative sembravano assolutamente contraddistinguerlo. Nonostante quel piccolo particolare, Kaleb non era per niente un tipo orgoglioso. Egli era sempre stato un pasticcione, eppure era uno di quelli sempre pronti a collaborare e a scendere a compromessi se per il bene della gente, Infatti, egli sembrava essere controllato dal voler salvare gli altri anche a costo di se stesso, era intrinseco nel suo essere e aveva già agito in quel modo facendosi male, ma questo non se lo ricordava. Rivedere Laurel fu davvero strano, fu come se dentro di lui oltre all'imbarazzo si facesse strada per la prima volta un senso strambo di fuga, o almeno fu quello che avvertì durante i primi secondi. Si meravigliò quasi nel vedere la mano della ragazza ricambiare il saluto, ma quando si alzò i suoi occhi uscirono letteralmente fuori dalle orbite. Cosa significava quello? Cosa... Oddio. Le sue mani continuarono a rincorrersi l'una contro l'altra e prese un respiro abbastanza profondo prima di rispondere. Non ci credeva, non sapeva neppure come comportarsi perché alla fine non ricordava neppure niente di lei se non il fatto che si era ridotto così per andarla a cercare e non era riuscito a salvarla. Tutto il resto era stato dimenticato a causa del coma e nessuno mai gliel'aveva raccontato. * << Ehi, Laurel. Ciao.. >> * La voce del ragazzo sembrava essere quella di un ragazzino adolescente, pieno di imbarazzo eppure pronto a chiacchierare e a chiedere mille cose diverse. La banalità di quell'inizio non venne neppure percepito, perché non vi era assolutamente nulla di male in qualcosa di banale, di semplice, come d'altro canto anche lui stesso era. All'intervento successivo inclinò appena il capo e la guardò, cercando i suoi occhi. * Laurel Tempest A. Seered Non le dispiaceva aver fatto il primo passo, in fondo era quello che chiunque si sarebbe aspettato dalla giovane Seered, ma non l'aveva fatto pensando ad un possibile tornaconto. Nulla di più lontano poteva appartenere a Laurel, la quale aveva sempre avuto un pensiero per il prossimo. Ella, tuttavia, si sentiva in imbarazzo, una sensazione che odiava, e quella sua parlantina sciolta sembrava essere l'arma migliore per abbattere quello stato d'animo che non voleva in alcun modo interferisse. Le cose tra Laurel e Kaleb sembravano essere giunte ad un punto morto ed evitarsi era la cosa peggiore che potessero fare. Incontrò i suoi occhi in un rapido sguardo e solo quando mostrò un mezzo sorriso, si sentì decisamente meglio. « Io... Sto bene, sì. » Avrebbe potuto dire qualcosa di diverso? Assolutamente no, e il suo essere così riflessiva e introversa finiva spesso per far sì che tutte le sensazioni venissero represse, tuttavia era impossibile non pensare a quello che stava succedendo in città. Eppure ciò che realmente premeva alla rossa era il fatto che quello fosse il loro primo vero incontro, almeno dopo ciò che era successo mesi prima. « Ascolta, Kaleb... Non so nemmeno da dove cominciare, ma sono contenta che tu stia bene. Ero preoccupata. » Il solo fatto che si trovassero l'uno di fronte all'altra era strano, ma soprattutto vedere come il giovane stesse sulle sue fece riflettere ancor di più la Seered. Laurel s'era sempre tenuta in disparte, ad osservare come Kaleb si stesse riprendendo dopo l'incidente avuto tempo prima, rendendosi conto che quel rapporto amicale, che li aveva tenuti legati, sembrava essersi cristallizzato in quel momento. Kaleb Mieczyslaw Walker * Nessuno di quei due ragazzi aveva mai agito per il proprio tornaconto e, seppure Kaleb di primo acchito non lo ricordava, poteva comprenderlo da come Laurel si era avvicinata, o almeno aveva tentato un banale contatto. Stava pensando proprio in quel momento che la giovane non gli avrebbe fatto nulla, anzi, la paura era proprio il contrario di tutto quel ragionamento distorto. Aveva paura Kaleb, seppure da sempre era visto da chiunque come il paladino, come quello pronto a buttarsi nella mischia. Quella volta la paura di poter ferire la ragazza in qualche suo modo anche involontario lo rendeva vulnerabile, ma in fondo, la verità era che quell'umano era già così tanto vulnerabile e fragile che qualsiasi cosa l'avrebbe... spezzato. Kaleb era tenero come un filo d'erba appena rinato e allo stesso tempo ignaro dei pericoli del mondo, degli stessi pericoli che, invece, conosceva precedentemente. Le mani di Kaleb non riuscivano a frenarsi, si ricorsero ancora per un po', d'altra parte era normale per chiunque vedere quelle reazioni in lui, perché sembravano ordinarie La sensazione di estraneità e la consapevolezza di aver perso una parte dei suoi ricordi lo immobilizzarono per un attimo. Doveva parlare però, forza Kaleb, forza. * << Mi fa....molto piacere. >> * La pausa naturale di quell'essere umano in quella banale frase sembrò ricca di significati. Fu in quel secondo di silenzio che mille sfumature dei suoi pensieri sembrarono messi a nudo, fragili com'erano, forse perché neppure si accorse di fare quella pausa e di dire una cosa poi cos' tanto banale. Quando la ragazza parlò e gli disse di essere stata preoccupata, le emozioni contrastanti si amplificarono e dovette concentrarsi per non inciampare nelle parole, per non balbettare. * << Io..Laurel.. beh, grazie.. E' sempre bello pensare che qualcuno si preoccupi di qualcun'altro, non è... banale... io..grazie. Anch'io ti ho pensata, ma.. non volevo disturbarti.. >> * E neppure ferirti, avrebbe aggiunto, ma Kaleb decise di non andare oltre, perché già tentare di parlare e di dire cose sensate era già uno sforzo. Non voleva apparire come un pasticcione né voleva fare pasticci. Erano forse gli occhi a parlare di più di ogni altra cosa. * Laurel Tempest A. Seered Fu un lungo momento quello che intercorse tra loro, pregno di un qualcosa che sembrava impossibile da descrivere a parole. Era come se ogni cosa fosse stata catapultata avanti e indietro senza nessuno dei due ne fosse consapevole, eppure l'uno di fronte all'altra adesso dovevano fare i conti con qualcosa più grande di loro. Una certa tensione trasudava dalle loro parole, il bisogno di dire qualcos'altro collimava con quello di godersi solamente la presenza dell'altro ma fu la veggente ad alzare lo sguardo. Aveva pensato a lei? Dopo tutto quello che era successo? Sentì nascere un nodo in gola sempre più grosso, delle dimensioni di una noce che la impossibilitava a parlare, eppure le uniche parole che disse furono semplici, una parola dopo l'altra. « Io... » Una parola dopo l'altra, un corno ecco cosa. Era bloccata, come non le succedeva da fin troppo tempo. Incontrare Kaleb nel bel mezzo di quella caffetteria non era stata la scelta migliore, e le conseguenze di quel semplice incontro erano proprio lì, dietro l'angolo. « D-devo andare. » S'affrettò a dire la rossa distogliendo lo sguardo, incapace di guardare quegli occhi che avevano condiviso così tanto con lei. Non era giusto per lei né per lui, e mai avrebbe voluto fargli del male, in alcun modo. Ecco perché doveva andarsene, per salvare il salvabile, per fare ciò che lei avrebbe continuato sempre a fare, pensare a lui.
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attimieterni · 7 years
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Una malattia che ti mangia dentro
Ho 18 anni, da sempre mi sono trovata bene con il mio corpo. Sono sempre stata magra però al punto giusto. Pancia piatta e le forme definite, non mi sono mai lamentata. Due anni fa, purtroppo, è cominciata la svolta. Non ho mai desiderato dimagrire, non ho mai voluto avere quello spazio tra le gambe come molte ragazze desiderano, non ho mai voluto essere magra come le ragazze in passerella, amavo e amo tutt’ ora le forme in una ragazza. Amavo la carne. Non so cosa sia successo di preciso però un giorno mi sono guardata allo specchio e ho notato di essere dimagrita molto.
Non sapevo cosa stava succedendo però sapevo che ero triste, ero triste e avevo questa costante ansia che non mi faceva mangiare. Mi mettevo al tavolo e la mia mente viaggiava e l'ansia si faceva sentire, avevo lo stomaco sotto-sopra e di conseguenza non riuscivo a mangiare. Non me ne rendevo conto ma non mangiavo più come prima, avevo fame però nella mia mente dicevo; ‘mangio quando mi passa l'ansia’ e l'ansia non passava mai. Passavano mesi, io sempre con la solita storia. Mi rendevo conto che ci voleva poco per farmi mangiare, a casa non mangiavo, stando a casa da sola i miei pensieri si facevano sentire e quando ero fuori, a scuola o con amici ero molto più serena e mangiavo molto volentieri. Non avevo bisogno di tanto, solo di qualcuno che mi stesse vicino, avevo bisogno d'amore e sentirmi rassicurare.
Certo è facile capire cosa vuoi però è difficile che qualcuno ti capisca. Ogni giorno mi sentivo dire 'quanto sei magra’ , 'come ti stanno male questi jeans’ , 'ti si vedono le ossa’. A volte quando mi incontravo qualcuno per strada la prima cosa che mi dicevano a posto del 'ciao’ era; 'ommioddio quanto sei dimagrita!’ e io mi sentivo sbiancare.
Mi veniva da piangere per la persona che ero diventata e nessuno capiva, continuavano a dirmi 'mangia’, 'mangia’.. come se fosse facile. Ho continuato così ancora per altri mesi, era estate, ero andata al supermercato a fare due spese finché all'improvviso mi sono sentita debole, sono andata alla cassa per far veloce e all'improvviso mi sono sentita spegnere, letteralmente, ho chiuso gli occhi e mi sono ritrovata sdraiata con tutta la gente intorno e una signora che mi diceva 'ho insegnato per 40 anni e ho visto morire una ragazza davanti ai miei occhi per colpa di questa malattia’, ho realizzato di essere messa male.
Da quel giorno ho cominciato a fare delle visite in un centro dei disturbi alimentari, vedevo ragazze e ragazzi come me e forse peggio. C'era una differenza tra me e loro. Loro desideravano essere magre, io desideravo ingrassare, era quella la bellezza per me, la carne. Però anche loro come me non avevano bisogno di tanto, un po’ d'affetto.
Molte persone non capiscono la gravità di questa malattia, una malattia che ti mangia dentro. Non è un capriccio, è un disagio che ti mangia nel vero senso della parola.
Fermatevi e riflettete.
Se avete una persona vicino a voi affetta da questa malattia per favore, non lasciatele sole. Non lasciatele mai sole con i loro pensieri perché è la cosa che più le distrugge.
Fate a loro complimenti e soprattutto sentire a loro agio.
Dite a loro che non servono chili in meno per farle diventare 'belle’.
Portatele fuori, fatele divertire.
Fatele ridere e urlare a squarciagola.
Mostrate a loro quanto sia bella la vita e che non mangiare porta solo alla morte.
Dovete farle sentire sicure, amate e belle, belle come solo loro sanno essere.
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veronica-nardi · 4 years
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My Country The New Age, Commento finale.
Questo è il primo drama che vedo nel 2020. Ho voluto vederlo perché avevo voglia di guardare un bel drama storico, e quando ho visto il trailer ne ho avuto subito una buona impressione.
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Una buona impressione che è andata a sfumare nel corso della visione.
Quando ho visto il primo episodio ho pensato: "è troppo lungo, è davvero un pippone". La serie non è noiosa (a parte qualche momento), mi ha intrattenuta bene, ma ho trovato gli episodi davvero troppo lunghi.
E questo è il primo difetto.
Già che ci sono, parto in quarta e vado giù con i difetti e le cose che non mi sono piaciute.
La presunta Love Story.
Tra i drama asiatici che ho visto finora, quella tra Hwi e Han Hee-jae è una delle storie d'amore che meno mi ha convinta. Ed è anche una di quelle che mi ha emozionato di meno. L'ho trovata forzata, finta, e a tratti noiosetta. Una storia messa in piedi con frasi fatte del tipo "torna da me", "ti aspetterò" e cose del genere. La cosa che più di tutte ho trovato quasi ridicola è quando al SECONDO episodio la protagonista, dopo aver scoperto di essere stata salvata da piccola dal padre di Hwi, se ne esce dicendo "noi siamo destinati a stare insieme".
Questo non lo accetto. Voglio dire... lo conosci da due giorni, non sai manco chi è! E poi dice così perché Hwi è un ragazzo giovane e bello, se era un uomo di cinquant'anni volevo vedere se parlava di destino.
Che sia chiaro, le loro scene, visivamente parlando, sono romantiche. C'è l'atmosfera, le luci, i colori, le lacrime, gli sguardi, le musiche, i paesaggi. Ma di questa bellezza estetica me ne faccio poco se non capisco nemmeno in base a cosa questi due si sono innamorati. Mi va bene che lei sia stata salvata dal padre di lui, può essere un punto di inizio, ma non ci può essere solo quello. Una storia va costruita, i due innamorati devono affrontare un percorso, un percorso che in questo caso non ho proprio visto.
E non mi si può dire che non li ho shippati perché non sono romantica. Io se voglio posso essere molto romantica. La scintilla per una ship mi può scoppiare nel giro di due secondi, ma la cosa deve essere fatta bene. Ho shippato come una fangirl in adorazione le coppie di Meteor Garden, di Strong Woman, la WangXian. Tutte coppie che affrontano un percorso e che si evolvono nel corso del tempo.
Qui la coppia in questione ha un'evoluzione inesistente e la profondità di una pozzanghera dopo che si è asciugata.
Bocciata.
La protagonista.
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Han Hee-jae vince due premi: è il personaggio meno interessante di tutti, ed è il più inutile della serie. Quello che fa lei avrebbe potuto farlo chiunque altro. È stata messa lì solo per creare la parte romance con il protagonista maschile.
Non ha profondità, non è interessante, non ha un'evoluzione.
Bocciata.
La bromance tra i due protagonisti.
Sono confusa. Mi aspettavo una bellissima e straziante storia d'amicizia. Sapevo che ben presto i due ragazzi avrebbero preso strade diverse finendo per scontrarsi, ma, come per la storia d'amore, non ho mai sentito l'angst, non mi sono mai sentita angosciata per loro. Il mio mood era tipo: "se fate pace mi fa piacere, altrimenti sticazzi".
Ho compreso quale fosse l'intento degli sceneggiatori, e l'idea di base ammetto che era molto buona. Ma ho difficoltà ad empatizzare per questa travagliata amicizia se i due ragazzi passano una cosa come dieci/dodici episodi senza quasi cagarsi.
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Come avevo previsto, la bromance è scoppiata sul finale e mi ha fatto piangere. La scena di loro che muoiono l'uno tra le braccia dell'altro è straziante, triste, amara, simbolica. Penso sia impossibile non commuoversi, ma non posso dimenticare i dieci episodi precedenti in cui i due o non si sono rapportati, o l'hanno fatto per guardarsi in cagnesco e infilzarsi a vicenda.
Bocciata.
Nam Sun-ho.
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Il motto di questo personaggio è: Bipolarismo Forever.
Ho avuto dei seri problemi a capire le azioni di questo personaggio per gran parte della serie. Ammetto che avevo riposto buone speranze in lui, l'ho trovato un personaggio potenzialmente interessante all'inizio, ma si è rivelato una delusione su tutto il fronte.
Anche qui: l'idea di base era buona. L'idea di questo ragazzo in cerca dell'approvazione del padre, desideroso di costruire una nuova Corea per le persone sfortunate come sua madre, combattuto tra la sua ambizione, la rabbia verso il padre e l'amicizia che lo lega a Hwi.
Per un attimo mi ha anche ricordato Jin Guangyao di The Untamed. Entrambi figli di una prostituta/schiava, entrambi derisi e umiliati, entrambi con dei padri che non li accettano, entrambi ambiziosi e desiderosi di farsi valere. Ma, mentre Jin Guangyao ha preso una strada ed è andato fino in fondo, Sun Ho passa gran parte della serie... a non fare sostanzialmente niente. È come se per quattordici episodi sia bloccato in un limbo indeciso su cosa fare, passando dall'odiare il padre a volerlo vendicare, dal proteggere l'amico e allo stesso tempo mandarlo a morte, tanto che a una certa ho cominciato a pensare che fosse bipolare.
Molto bello e doloroso il momento finale, quando, tra le braccia di Hwi, capisce di aver sempre pensato troppo in grande, di essere rimasto accecato dall'ambizione e dalla vendetta, senza vedere che il suo Paese, la cosa più importante per lui, erano il suo amico e la sorella.
Ma, anche qui, non posso fare finta di niente di fronte al bipolarismo che lo ha accompagnato fino al penultimo episodio.
E poi tre cose, anzi quattro:
Sun-ho innamorato della protagonista, qualcuno mi può dire a cosa è servito?
La storia di lui che recluta i "barbari" nel giro di un minuto (letteralmente!) l'ho trovata semplicemente assurda.
Sun-ho che si presenta tutto badass a casa di Bang Won per ucciderlo per poi finire in ginocchio perché, sai com'è, è protetto da decine di guardie, non mi è risultato altro che patetico. Ho sinceramente riso.
Lui che vuole uccidere Bang Won per vendicare la morte del padre è indecente, e non dico altro.
Bocciato (a malincuore).
Il protagonista.
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*fa un respiro profondo per non porconare*
No ok, non è finita tanto male. Alla fine non lo odio, ma vi assicuro che questo è il protagonista con cui ho empatizzato di meno nella mia vita.
L'ho trovato noioso e poco interessante, è il classico eroe dipinto da una buona dose di buonismo e prevedibilità che più volte mi hanno fatto venire voglia di prenderlo a sprangate sulle gengive dei denti. Non mi vergogno di dire che in più di un'occasione ho sperato che morisse.
Qui, però, devo ammettere che dipende anche dai gusti personali. Chi ama gli eroi, l'avrà di certo amato. E devo anche riconoscere che in tutte le storie ci deve essere equilibrio tra i personaggi, non possono essere tutti sfaccettati, profondi e interessanti, è normale che ci siano anche quelli più piatti. Ci sta.
Ma questo non cambia il fatto che Hwi e suo padre sono la famiglia eroica più noiosa mai vista.
Non lo boccio solo per il rotto della cuffia.
(Ps. Ma la ferita con il veleno, che senso ha avuto?)
La lealtà favolistica.
I personaggi di questa serie sono affiancati da amici dalla lealtà dalla dubbia provenienza e perennemente incrollabile, tanto che mi pare di aver visto una favola da questo punto di vista.
L'amico di Sun-ho, quello che io chiamo "il tipo delle tenebre", mi spiegate per quale dannato motivo si è attaccato a lui e lo segue fino alla fine arrivando a morire per lui??? Non riesco proprio a spiegarmi tutta questa lealtà.
E l'immagine delle donne che rimangono tutte unite al bordello ad affrontare insieme la morte, l'ho trovata forzata. Mi state dicendo che nessuna di quelle ragazze è voluta scappare per mettersi in salvo? È poco credibile come cosa.
Anche gli amici di Hwi li ho un po' visti come usciti da una favoletta. Sono carini eh, ma forse troppo. Sono sempre troppo uniti, leali, fedeli. Mai uno screzio, mai una litigata, mai un dissenso. Sono sempre pronti a salvare Hwi quando si trova in pericolo, e poi li vedi chiacchierare scherzosamente a tavola o attorno al fuoco, perfetta immagine da Mulino Bianco.
Perché partire col botto?
In questa serie le disgrazie partono già nei primissimi episodi, quando io ancora non conosco i personaggi e quindi mi risulta alquanto arduo empatizzare per loro.
Questo è un problema che ho riscontrato anche in altri drama come Vagabond o Shining Inheritance. Ci buttano addosso le tragedie fin dal primo episodio, quando io devo ancora capire di che genere di storia stiamo parlando.
Oggettivamente, riconosco che sono cose terribili e dolorose, ma a livello emotivo non mi sento presa, e questa è una cosa che odio: quando non costruiscono il rapporto tra personaggio e spettatore, quando non mi sento coinvolta, quando non mi hanno dato il tempo di affezionarmi e quindi quando il protagonista soffre, io rimango impassibile.
L'assurdità generale.
Ho perso il conto della quantità di combattimenti assurdi che ho visto in questa serie.
Hwi sembra una macchina da guerra anche quando viene trapassato da parte a parte, ma il premio lo assegno ai suoi amici. Loro stessi affermano di non saper combattere, eppure ogni volta che vengono attaccati alla fine quelli a rimanere in piedi sono sempre loro, illesi, circondati da una distesa di cadaveri.
Va bene una volta, va bene due, a una certa la trovo una cosa ridicola.
Bene. Penso di aver finito con i punti negativi, passiamo quindi ai punti positivi che altrimenti questa serie sembra un aborto naturale.
Bang Won.
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Ahhhh, mi sento rinascere. Ringrazio Dio per la presenza di questo personaggio, senza il quale questa serie sarebbe stata da buttare.
Di certo @dilebe06 riuscirà a descriverlo molto meglio di me visto che si è completamente innamorata di lui, ma voglio comunque elogiare la buona caratterizzazione di questo personaggio, credo l'unico coerente fino in fondo (ci avrei messo pure il re, ma quando l'ho visto mostrare un affetto paterno completamente a cazzum, mi sono cadute le braccia).
Bang Won c'è una cosa che vuole: il trono, ed è disposto a tutto pur di ottenerlo. Ed è quello che fa. Minaccia di uccidere i suoi stessi fratelli per avere il trono? Bene, lo fa. Non si limita a minacciare, lui agisce.
(E Hwi che casca dalle nuvole quando lo vede uccidere il fratello rimarrà la cosa più rincoglionita, ridicola e buonista di questa serie).
Bang Won è il personaggio meglio costruito e il più interessante di tutti. È una figura controversa e un personaggio estremamente grigio. Non è cattivo perché sì, non è il classico villain che vuole dominare il mondo e basta. Non è nemmeno un villain se è per questo. Come ho detto, è un personaggio grigio.
L'ho trovato affascinante, divertente, simpatico, sia nel bene sia nel male.
Interessante il suo rapporto col padre, il personaggio più paraculo della storia. A me piacciono i rapporti in cui non c'è un personaggio che ha ragione e l'altro torto, uno buono e l'altro cattivo, ma ci sono errori e motivazioni da entrambe le parti, e questo è un rapporto del genere.
(Anche se ammetto che i principi ereditari che spuntano fuori come funghi a una certa mi hanno davvero scassato i maroni).
La cosa che ho adorato di questo personaggio è stato il suo stile, e mi faceva semplicemente morire tutte le volte che apriva il suo ventaglio o scoccava le frecce.
La VERA bromance di questa serie.
Muti e zitti.
Siamo onesti: la vera bromance di questa serie non è quella tra i due lead maschili, ma tra Hwi e Bang Won.
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Un rapporto che definirei travagliato ma anche molto onesto. I due cominciano a collaborare per secondi fini personali, fino a quando Hwi finisce per credere davvero nel Paese che vuole costruire il principe, e Bang Won nutre un sincero rispetto per Hwi, per poi finire uno contro l'altro quando il ragazzo si rende conto che non c'è posto per lui nel mondo del futuro re.
Mi è piaciuto il loro rapporto basato molto sul rispetto. Anche se Hwi lavora per Bang Won, non gli lecca il culo e il principe non lo tratta come un servo. Li ho visti complici, compagni, e anche amici.
Diciamocelo: se non ci fosse stata Han Hee-jae di mezzo, sarebbero diventati amanti (come li avrei shippati!!)
La buona comicità.
Questa serie vanta due o tre personaggi piuttosto simpatici che mi hanno fatto fare due risate e che hanno dato un po' di leggerezza a questo drama pippone.
Mi ha fatto spaccare il fratello di Bang Won, e le scenette tra i due fratelli che si lanciano minacce più o meno velate e che si ridono in faccia, le ho trovate molto divertenti.
Simpatici anche gli amici di Hwi, soprattutto Moon-bok e Jung-beom con i loro battibecchi.
LA SCENA DI MOON-BOK CHE SPUTA L'UOVO PER DARLO A HWI NON LA SCORDERÒ MAI.
Ho riso fino alle lacrime.
Park Moon-bok.
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Parlando di lui, voglio dedicargli due righe perché è stato il mio secondo personaggio preferito e mi è piaciuto davvero tanto.
Quello che ho apprezzato di lui non è stata solo la sua simpatia. Non si è limitato a far ridere. A parte il fatto che più volte l'ho visto come la voce della ragione, ma vogliamo parlare del suo rapporto con la ragazza del bordello???
LA VERA LOVE STORY DI QUESTA SERIE.
Carini, adorabili, simpatici, divertenti, teneri, commoventi, ma sopratutto spontanei e naturali. Tutte cose che sono mancate alla love story principale. Mi dispiace ma non c'è gara.
Ammetto di essermi anche commossa fino alle lacrime quando Moon-bok è disposto a sacrificare tutti i suoi soldi e gioielli per liberare l'amata dal suo contratto. Un gesto veramente tenero ma anche molto potente, che ha regalato un certo spessore al personaggio. Non era vera avarizia la sua, voleva solo conservare quei beni preziosi per potersi prendere cura di coloro che ama, non essendo riuscito a salvare la sorella a causa della povertà.
Personalmente, ho anche visto un cambiamento in Moon-bok nel corso della serie. Quando conosce la ragazza, migliora il suo aspetto fisico per conquistarla, quando prima non se ne curava affatto. E a mano a mano che il suo rapporto con gli amici diventa più stretto, lui diventa anche più coraggioso. Vero eroe quando si mette davanti all'amico come scudo umano (un eroe genio, visto che era protetto dalla corazza XD).
Tutto ciò lo rende ai miei occhi molto più empatico e interessante degli stessi protagonisti.
Nam Jeon.
Sarò veloce.
Possiamo considerarlo il villain della serie, non un villain particolarmente interessante o di grande spessore, ma comunque un buon cattivo coerente fino, quasi, alla fine.
LO SLANCIO FINALE PATERNO POTEVATE ANCHE RISPARMIARVELO.
La colonna sonora.
L'ho trovata bellissima. Capisco quando una musica/canzone mi prende quando in seguito mi rimane nella testa, e qui è stato così.
Ci sono alcune OST che mi hanno caricato veramente un sacco, e questa è una cosa che apprezzo tantissimo in una serie. Peccato che la mia emotività durava solamente il momento della scena, per poi scomparire una volta finito il momento.
Come ho detto, in questa serie manca tanto sottotesto, quindi io posso pure emozionarmi nel vedere una scena con la bella musica di sottofondo, ma è un'emozione che dura poco. Se non c'è profondità, quello che mi porto dietro è poco.
Ma questo non cambia che sia una bella colonna sonora.
La parte tecnica.
Vedendo questo drama, per la prima volta ho pensato che i coreani non hanno nulla da invidiare a Hollywood. Forse Hollywood avrà effetti speciali migliori, ma My Country può sfoggiare un buon comparto tecnico: i costumi, le scenografie, i combattimenti, il sonoro, la fotografia.
Mi è rimasto impresso un piano sequenza veramente ottimo durante la guerra in uno dei primi episodi.
Detto ciò, è una serie che ho visto abbastanza volentieri, ma non credo la rivedrei.
La cosa che mi dispiace è il potenziale che aveva ma che secondo me o non è stato sfruttato, o è stato sfruttato male. Un vero peccato.
Nonostante i problemi, sono varie le scene che ho apprezzato. Bello anche il messaggio finale della protagonista, quando, alla fine di tutto, dopo che Sun-ho è rimasto incastrato prima nella sua ambizione poi nella vendetta, e Bang Won che riesce a ottenere il suo trono ma rimane da solo, pensa che ognuno di noi ha un Paese che vuole proteggere.
Hwi aveva lei e i suoi amici.
Lei aveva Hwi e l'Hiwaru.
Moon-bok ha sua moglie e la sua bambina.
Sun-ho aveva Hwi e Yeon, anche se l'ha capito troppo tardi.
Per me, il mio Paese sono mia madre, mia sorella e i miei fratelli.
Questa serie ci ricorda che prima di pensare a costruire qualcosa di grande, dobbiamo prima imparare a valorizzare e proteggere il piccolo mondo in cui viviamo ogni giorno.
E dopo questa parla posso anche chiudere.
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Consigliato? Sì. Oddio se non lo vedete non morite, ma se vi piace il genere potete anche dargli una possibilità.
Voto: 7.
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pleaseanotherbook · 4 years
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Preferiti del mese #1: Gennaio
Ho molto pensato a cosa fare per darmi una nuova carica qui sul blog, soprattutto quando mi sembra di affogare in un mondo che è andato troppo avanti e mi ha lasciato indietro. È inutile prenderci in giro, lavorare a tempo pieno per il proprio stipendio, vivere da sola lontano dalla mia famiglia, avere un minimo di vita sociale mi ha privato della prontezza che avevo qualche anno fa nel reperire informazioni, essere sempre aggiornata, stare sul pezzo di una attività che in più di un’occasione si è rivelata essere un vero e proprio salvagente. Il blog mi ha dato tantissimo, delle opportunità che non so se avrei mai avuto altrimenti, e mi ha dato la gioia di incontrare persone che sono al mio fianco da anni e che sono mie preziose amiche. È sempre quello no, quel misto di voglia di portare avanti un progetto così importante e allo stesso tempo sforzarsi di avere le idee per ravvivarlo, renderlo a misura di interessi e situazioni che sono inevitabilmente cambiati.
Per questo ho deciso di portare qui su questo spazio di web una delle rubriche che più mi piace guardare su Youtube e che sostanzialmente dimostra che non mi so inventare niente, ma che amo inglobare nel mio modo di essere espressioni, modi e idee che mi colpiscono l’immaginario. “I preferiti del mese” è un format che forse non si presta molto alla parola scritta ma ci proviamo, che tanto se non funziona lo facciamo funzionare a modo nostro.
MUSICA
Dovete sapere che sono davvero abitudinaria nelle mie passioni soprattutto per quanto riguarda la musica. Quando trovo un gruppo nuovo tendo ad ascoltarlo in loop fino a che non passo al successivo e tengo nella playlist solo le mie canzoni preferite. La mia playlist, che si chiama “L’indie è morto”, una brutta semicit, si arricchisce sempre di più di titoli mentre via via recupero consigli e inizio nuove fisse. A gennaio però ho finalmente iniziato ad ascoltare i Pinguini Tattici Nucleari per una strana congiunzione astrale e mi sono innamorata di Antartide. Tra l’altro l’accento bergamasco di Riccardo Zanoli mi fa impazzire. Naturalmente sono ancora infossata con i BTS (pensando di andare al concerto questa estate, tanto per dire) e una delle mie canzoni prefe è Euphoria. E forse è meglio che la chiudo qui perché potrei continuare a lungo…
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LIBRI
Gennaio è stato il mese della fine della mia lettura di Queste Oscure Materie. “Il cannocchiale d’ambra” mi ha completamente distrutta dal punto di vista emotivo. Ammetto che pensavo che ci sarebbe stata una fine differente. La lotta tra bene e male non ha confini netti, si confonde con il libero arbitrio, e la cosa giusta da fare. Il più delle volte la cosa giusta da fare non è la più facile, né quella che porta ad un finale felice, anzi. È proprio quella che strappa via il cuore e lo maciulla. Un altro tema molto importante è sicuramente l’amore in ogni sua forma e come viene percepito il tradimento. Quando la cosa giusta da fare significa ferire chi amiamo di più, è ancora la cosa giusta da fare? E quando diventare adulti coincide con la perdita della grazia, vale la pena non perdersi nel proprio egoismo? La conoscenza, la mela di Adamo ed Eva è davvero il mostro che ci hanno sempre lasciato credere? C’è sempre un pezzo da pagare e il bene del mondo ha un peso specifico non indifferente. Devastante sotto molti punti di vista.
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FILM & SERIE TV
Dopo aver completato il rewatch di Scrubs non sono più riuscita a guardare niente, compresi film. Già in generale non sono una che va al cinema, ma questo mese non mi ha proprio ispirato niente. Un po’ perché prima di vedere Piccole Donne, vorrei rileggere tutta la quadrilogia della Alcott e un po’ perché degli altri film in sala non mi ispirava nulla. Per quanto riguarda le serie tv invece ho iniziato a guardare Queste Oscure Materie, ma ne ho visto solo un episodio e aspetto di vedere altro per farmi un’idea completa. Per il momento il mio più grande rammarico e la mancanza delle atmosfere steampunk che mi sono sempre immaginata per l’ambientazione che imputo alla mancanza di budget.
BEAUTY
Non sono in realtà una vera fanatica del make-up anzi, sono abbastanza basic, solo recentemente ho iniziato ad impiastricciarmi la faccia con fondotinta e quant’altro, la mia pelle ormai risente del salto dalla ventina alla trentina. Sopra il fondotinta ho iniziato a mettere un blush in crema, nello specifico di Milk che ho visto sul canale youtube di BasicGaia e che ho comprato da Sephora. Si sfuma da dio e ha un’ottima resa, mi resta in faccia per ore, considerate che esco di casa alle nove del mattino e rientro dopo le sette di sera.
Per Natale e il compleanno sono solita farmi un autoregalo, soprattutto quest’anno che è stato pesantissimo e infinito. Poco prima di Natale sono andata in una profumeria bio che c’è sulla strada di casa più per curiosità che per reale bisogno. Entrando mi sono messa a curiosare e ho notato immediatamente la confezione di un profumo: Kaffa un Eau De Parfum di Helan che ha un mix straordinario di cui mi sono innamorata alla prima sniffata: in testa ci sono note di mandorla e caffè, mentre le note di corpo sono pepe rosa, gelsomino e fiori d’arancio. Quindi è fondamentalmente dolce con una nota piccante e aromatica. In breve? È diventato il mio profumo preferito. Uno dei miei colleghi se ne lamenta sempre perché ci faccio il bagno dentro.
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CIBO
Questo mese è uscita sul mercato la risposta dei Pan di Stelle ai Nutella Biscuits: i BiscoCrema e devo dire che mi è piaciuta moltissimo, è letteralmente un tripudio di cioccolato, c’è cioccolato ovunque, nel ripieno, nella frolla del biscotto, nella placca di cioccolato sopra, l’unica nota di colore diversa è la tipica stella che si trova in cima. Io big fan dei Pan di Stelle e big fan del cioccolato. Nella confezione ahimè ce ne sono pochi, impacchettati singolarmente, con due biscotti all’interno. C’è da dire che dopo che ne mangi due sei apposto ma come quantità i Nutella Biscuits sono molti di più.
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RANDOM
Per tutta una serie di casi fortuiti sono approdata sul canale youtube Space Valley, un gruppo di sei ragazzi bolognesi che mi sta mischiando tutta una serie di dialettismi (basti pensare a tutti i “bella vez” che sto buttando a caso). Cesare e Nelson sono i frontman dello show di intrattenimento che hanno messo su nel loro studio, mentre Tonno, Frank, Nicholas e Dario sono dietro le quinte e aiutano nella scrittura delle puntate, con la regia, le luci, l’audio, la realizzazione pazza dei progetti che ogni settimana portano sul web. Sono video divertenti, a tratti folli, a tratti sconclusionati che sto guardando avidamente da più di un mese. Naturalmente mi sono innamorata di Dario, che sul canale spesso fa il pazzo, con esplosioni abbastanza incandescenti, ma che ha una voce straordinaria. Navigando sul suo profilo Instagram personale, e iniziando a seguirlo assiduamente, oltre a scoprire che ahimè è fidanzato, sono approdata sul suo profilo Twitter e infine sul suo podcast: Secon Dario podcast che ho finito di ascoltare in poco meno di una settimana. È un podcast in cui Dario parla a ruota libera dei più disparati argomenti, non da risposte ma invita alla riflessione.
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A gennaio ho anche ripreso un progetto che avevo iniziato due anni fa e che vorrei cercare di portare a termine e cioè tenere una specie di diario, scrivendo una frase per ogni giorno dell’anno, per cinque anni per vedere cosa è cambiato nel corso del tempo. Grazie al mio profilo Twitter sto recuperando i pezzi che non ho segnato su carta e spero almeno quest’anno di riuscire a completare la missione. Rileggermi mi restituisce l’immagine spietata dello stress che mi ha mangiato lo stomaco negli ultimi anni di lavoro.
E voi, quali sono i vostri preferiti di gennaio?
Raccontatemelo qui sotto.
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