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#la ragazza con la valigia
elena-ferrante · 10 months
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la ragazza con la valigia (valerio zurlini, 1061)
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falsenote · 2 years
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Girl with a Suitcase (1961)
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tempestainmare · 9 months
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Vacanze Romane
Ultima settimana di agosto e settembre del turismo straniero. La colonizzazione inglese è stata una delle migliori strategie atletiche della storia contemporanea se non fosse per Gianno il "Piccino" mai più. Tutto si è compiuto, deus.dei, vestali, ninfe dei boschi, malocchio. Caos generale. Una settimana ancora da #MeCannot. Non vi sta bene niente. Volevate le sue scarpe 37 e mezzo e vi siete comprati il negozio, il magazzino e il magazziniere; #obag senza cambiare gli accessori (costo elevato per #cannot); le perle con la sirena di Ulisse e tutti i proci del baraccone; la #barbie SENZA accessori e... OH MY GOOD VIBES! Come se una visione cinematografica bastasse a capire o meglio dire comprendere la questione circa... NIENTE. Lo voglio e basta! E adesso? Ci vuoi giocare con tutti questi accessori dato che costano le #barbie? Fatto è una pattumiera e tutto nell'indifferenziato. Anni ed anni di sudatissimo lamento per cosa? Atomico nulla. 27 agosto è #latte+ indossato sempre peggio. Noi sempre abbronzatissimi e??? Il vestiario da mandare in esilio con pasta, pane e pizzette. Come vi siete ridotti. Lo volevo a tutti i costi. Adesso hai tutti i costi senza spese di spedizione e... NOIA NOI NOIA +. Come fare amici di Gianni? Tutti a casa di Giuseppe, già in ALTO (per nascita). Non sarà quel solito noioso post di come fare per ma solo e solamente uno scambio di sillabe. Non sono te, giusto e poi?
L'AMORE è proprio questo, fatti non parole.
E' proprio lei.
Dal 28 agosto al 10 settembre: time to School Shop.
Per gli amici di Gianni, acquistare tutto l'occorrente per l'anno scolastico che deve cominciare. Tutto ma proprio tutto. Noi non condivide nulla tranne una sola cosa.
Fatto è: PREPARATEVI BENE. Niente corse dell'ultimo minuto. Impreparati alla vita mai.
L'inizio della scuola coincide con la stesura invernale. Settembre è mese numero 09 non 06. Si prega di essere precisi con il pagamento. Non ti devo sentire NOVE mesi.
Vi anticipo le date da segnare in ROSSO. Non si accettano errori di forma, tantomeno di contenuto. I giorni che si fa festa a scuola, per intenderci.
01.10 Santi
02.10 Morti
08.12 Immacolata
22.12 Christmas Holiday
Festa del Santo patrono.
Cameretta a prova di College.
Nulla da dire alla collezione #potter. Il maghetto che non sbaglia mai un colpo.
E per le mamme?
L'AMORE è anche questo, che fatica la BIBBIA.
L'arrivo della cadente stagione vede l'arrivo di un Mood legato alla mitologia esoterica: #pavonemaschio. La femmina è bianco shock termico. Mai essere presi alla sprovvista. Le spese che rendono Noi un Noi group Art.
Arredo Casa- Autumn in Alaska City.
#bluelettrico -> #verdeprato
E per le feste non programmate? Sfoglia i registri degli anni precedenti.
27 agosto 2001 like 27 agosto 2024.
Easy?
L'AMORE è anche questo, caro vita.
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ornithorynquerouge · 7 months
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Claudia Cardinale in “La Ragazza con la valigia”, Dir Valerio Zurlini. 1961
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i-am-a-polpetta · 11 months
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stamattina mi sono svegliata con la mia ragazza che mi dormiva addosso e le ho accarezzato la testina fino a quando non si è svegliata anche lei. mi sono alzata e sono andata in cucina a preparare i pancakes per lei, sua sorella e la coinquilina. sono venuti veramente ma veramente brutti ma buoni raga, considerato che lì ho fatti con mezzi di fortuna tipo una forchetta e un cucchiaio. dopo colazione ci siamo vestite e siamo andate in aereoporto che lei doveva partire per andare in Irlanda per quella selezione che ha vinto qualche mese fa. mi mancherà un botto ma so che lei è felice e sta facendo un' esperienza bellissima che si è meritata tutta. è bellissimo sentirla così: vederla euforica, carica, piena di aspettative, di sogni, di desideri.
dentro la valigia le ho nascosto un piccolo quadernino per i viaggi e le ho scritto un pensiero nelle prime pagine. non vedo l'ora che la svuoti per trovarlo.
"mi ritrovo qui quando tornerai"
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Claudia Cardinale in La Ragazza con la valigia, Valerio Zurlini, 1961
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gatutor · 1 year
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Jacques Perrin-Claudia Cardinale "La chica con la maleta" (La ragazza con la valigia) 1961, de Valerio Zurlini.
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nineteeneighty4 · 6 months
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Sogni d'oro.
Sono nella mia città natìa, solo che non mi trovo né nel presente, né nel futuro. Credo siano su per giù gli anni sessanta. A casa sono tutti morti, non ho più nonni, zii e cugini. È rimasta in vita solo mia madre. La cosa strana è che il mio sguardo osserva la realtà intorno come quando si guarda una vecchia fotografia dai colori poco nitidi e sbiaditi, i toni delle piante e degli oggetti, infatti, appaiono tenui. Entro in casa dove non si sente nulla se non il soffio del vento, nonostante tutte le finestre siano spalancate. Provo una sensazione bellissima, a me già nota, mista a una felicità immotivata. L'atmosfera è quella tipica dell'alba e non si ode nulla se non lo stridìo dei gabbiani che vanno, di tanto in tanto, a posarsi sugli archi medievali poco distanti dal mio balcone. È come se la città fosse abbandonata e tutti gli abitanti si fossero trasferiti altrove. D'improvviso, poi, mi affaccio alla finestra della stanza dov'ero solita dormire con mia madre e mi accorgo che il mare, un tempo abbastanza distante da poterlo scorgere in lontananza, adesso è piuttosto vicino. Posso sentire le onde, la brezza marina, l'odore di salsedine che si diffonde nell'aria. Posso osservarne il colore che varia dal blu più intenso al verde. Sono stupita dall'emozione che mi suscita, talmente contenta che provo ad immortalare il tutto in una fotografia. Quindi prendo il cellulare e cerco di mettere a fuoco. Zoommo, una volta,due fino a quando nell'obiettivo della fotocamera scorgo una persona. È una ragazza dai lunghi capelli scuri, la sola che stia nuotando tra le correnti. La osservo meglio, benché sia girata di spalle, e in quel momento capisco che si tratta di me. Entusiasta dell'atmosfera, dei ricordi che iniziano a riaffiorare alla memoria e delle sensazioni provate, chiamo mia madre, allora, e la informo su come tutto sia mutato. La cerco a voce, come se fosse lì presente e di fatto mi risponde subito ma il suo tono è insolito,la sua persona non si lascia vedere. Di lei percepisco solo la presenza. Poi la scena cambia ed è pomeriggio. Dalla finestra percepisco molta confusione. Il chiacchiericcio è quello tipico degli adolescenti in spiaggia e ogni tanto, le parole, le grida, le risate, sono interrotte da un brindisi, da colli di bottiglia che urtano tra loro. Mi affaccio nuovamente e adesso sotto la finestra il mare ha lasciato posto a dei blocchi di scogli artificiali e su questi tantissimi ragazzi sono seduti a prendere il sole, intenti a godersi l'estate, leggere o sono presi dal fare tuffi più in là, verso quella che una volta era una strada. Mi domando che senso abbia tutto ciò, nonostante stia dormendo. È il tramonto e la città ora è ancora più bella, perché di essa rimane immutata solo la struttura, persistono soltanto gli edifici invasi dagli uccelli che entrano ed escono dai vetri rotti degli appartamenti. Successivamente sono nel soggiorno. Lì la visuale è diversa, normale. Stranamente però mi accorgo che di fronte al mio balcone c'è una sorta di altalena piuttosto ampia sospesa nel vuoto e poggiata su un filo d'acciaio sottilissimo con sopra : una valigia antica, una coperta e un gattino bianco e nero a cui hanno legato il muso e le zampe. L'altalena oscilla a destra e a sinistra e il gatto prova a non scivolare giù. La coperta e la valigia passano prima da un lato e poi dall'altro. Capisco che devo fare qualcosa. Non è più il quarto piano. Le dimensioni del palazzo assomigliano ora a quelle di un grattacielo, sfioriamo le nuvole, superiamo i tetti degli altri. Dopo essere uscita fuori, quindi, provo a sporgermi nel tentativo di afferrare il filo d'acciaio ma mi accorgo che non ci riesco perché è troppo distante, non mi resta che una soluzione: arrampicarmi sulla ringhiera a mio rischio e pericolo. Senza pensarci due volte, decido di provarci. Tiro più forte che posso per avvicinare la dóndola ma qualcosa va storto. Il filo si rompe e il gattino, la valigia e la coperta precipitano giù, come me.
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crazy-so-na-sega · 6 months
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ricapitolando
un maledetto disadattato con evidenti problemi sociali ammazza una ragazza dall’anima buona e compassionevole. Nei confronti di un mostro del genere automaticamente tutti gli uomini devono sentirsi in colpa e scusarsi per lui?
Ci sfugge qualche passaggio, carissime femministe, e anzi, vorremmo farvi accuratamente notare, che è tutto questo vittimismo, questa sensibilità estrema, questa necessità di scusarsi sempre e comunque per lo schifo che fanno altri, ad aver partorito questi subumani.
Vi siete lamentate fino ad oggi del fantomatico patriarcato, dell’uomo padre e padrone, criticando ogni accenno di virilità e mascolinità nell’uomo, e ora?!
 Ora vi rendete conto che questi senzapalle, frignoni, fragili ed effemminati hanno un carattere così debole che non sanno accettare un no? Che sono gelosi se non vivete in funzione di loro e che hanno così poca fiducia in  in se stessi che non vi lasciano uscire con le amiche senza la loro supervisione?
Abituati ad avere tutto e subito, in tempi facili, nell’abbondanza, nella pigrizia del corpo e dello spirito. Proprio i figli della vostra società ideale.
Avete ripudiato voi l’Uomo vero: forte, capace di difendersi e difendere, protettivo verso la sua famiglia, mascolino, virile, esempio per i figli, in favore di questi ometti, che vanno in depressione se  li lasciate, quando vi rendete conto che non ricoprono per niente, il ruolo che la natura gli ha designato.
Siete degli sciacalli! Usate la tragedia e questo fantomatico patriarcato per aizzare le persone comuni le une contro le altre, in una realtà parallela in cui gli uomini sono tutti assassini e le donne tutte vittime. Tuttavia, non si può notare come manchiate di coerenza e di sincero interesse verso la difesa di tutte le donne ma che selezioniate accuratamente i casi più adatti alla vostra propaganda. 
Dov’erano le vostre “passeggiate arrabbiate” e i vostri deliranti slogan “kill all men” quando Pamela Mastropietro, diciottenne romana, venne stuprata, accoltellata, fatta a pezzi e infilata in una valigia da una delle vostre risorse, il pusher nigeriano Innocent Oseghale?
In quel caso nessuna di voi si era strappata le vesti, più comodo era fingere di non sapere. 
Oppure nel caso di Lola Daviet, dodicenne parigina stuprata e uccisa per trafficare gli organi da una donna algerina presente irregolarmente sul territorio francese.
Perché non vi abbiamo sentite starnazzare allora? 
Sarà mica, care le nostre kompagne, che la vostra è mera propaganda? Che il patriarcato è solo una scusa per sfruttare e avere visibilità da un tremendo fatto di cronaca? 
Notizia flash: il mondo non è, e non sarà mai, un’isola felice e sicura.
La nostra è una nazione ricolma di delinquenti, spacciatori, stupratori, criminali di bassa lega, quasi sempre importati da altrove.
NOI DONNE, siamo le prime responsabili della nostra sicurezza.
NOI DONNE non ci ubriachiamo senza ritegno in una bettola in cui non conosciamo nessuno, perché sappiamo che, purtroppo, qualcuno potrebbe non aspettare altro.
E questo non significa che non siamo libere, che abbiamo meno diritti degli uomini o stronzate varie, ma che CI AMIAMO e PROTEGGIAMO NOI STESSE dalla VOSTRA società di babbei.
Insegnate alle ragazze a difendersi, invitatele a non uscire da sole la notte e a circondarsi di Uomini veri che, ad esempio, le difenderebbero a spada tratta a qualsiasi accenno di molestia.Perché questo purtroppo non è il mondo delle fiabe e, privo di valori e morale, può solo che peggiorare.
Contro il delirio femminista, riemerga l’identità femminile, e le Donne, quelle vere, imparino ad andarsene al primo segno di squilibrio.
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Casarhea
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dudewayspecialfarewell · 10 months
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Musicultura
Mia madre mi trovò un posto a Musicultura. Si riferiva a questo festival musicale come una grande possibilità che “ Faceva curriculum”, ma spoiler, a nessuno o quasi interessa se hai fatto il volontario nella logistica di un festival musicale. A meno che non sei un facchino o non ti occupi di logistica nei festival musicali, ma queste cose in provincia non si sanno.
Lo feci per dimostrare qualcosa a mio padre. Mio padre ha raccontato storie, io lo sono stato ad ascoltare per vent’anni. La storia che mi aveva spinto a partecipare era quella di un ragazzo che era stato chiamato in un bar per dare una mano. E questo ragazzo quando c’era da scaricare l’acqua non la scaricava a meno che non lo si pregasse. E stava tutto il tempo a guardare il suo telefono, per cui dopo due settimane lo era stato licenziato.
Sottinteso nel discorso di mio padre che io fossi come lui, perché non ero andato a lavorare a tredici anni come aveva fatto mio padre. Mio padre a tredici anni ci era stato portato in cantiere con mio nonno, dove mio nonno lavorava come muratore, per dare una mano in casa, con i soldi. E mio padre imbiancava le case e le balaustre, le balaustre del quartiere dove poi avremmo vissuto. E mi ricordo che mi raccontava di come si respirasse le vernici mentre dava lo sarai. Poi in quel quartiere ci siamo andati a vivere anni dopo.
E mio padre li capi una lezione importante, che poi passò a me. C’era un muro da dipingere, e mio zio che stava li gli disse “ Non devi solo fare il lavoro bene, ma devi anche farlo in fretta”. E io questo ho pensato tutta la vita, che non solo bisogna lavorare bene ma bisogna anche lavorare nei tempi previsti.
Musicultura è un evento di musica, dove artisti di fama nazionale e internazionale vengono ad esibirsi. è un festival enorme. Un giorno ho conosciuto il fondatore, che quando era giovane l’aveva fondato nel mio paese. La sede della direzione era vicino alle poste, in paese. Poi si era spostato, a Macerata.
Mi ricordo di aver incontrato una volta il fondatore mentre scendevo dal treno con una valigia pesante e nell salire le scale per uscire dalla stazione mi aveva visto faticare e sudare. Credo che in quel periodo non riuscissi a muovere un braccio. Lui venne verso di me per aiutarmi a sollevare la valigia, ma la moglie lo fermo e lui si scuso dicendo che “ Una volta lo avrebbe fatto, ma adesso” e io senza fiato non risposi, troppo incazzato con il destino che mi aveva tolto un braccio, e a me un braccio serviva proprio. Pensai poi che fosse proprio una brava persona a buttarsi per prendere la valigia, anche se non poteva.
Il mio compito in questo grande Festival era quello di aiutare nella logistica degli eventi del pomeriggio, e avevo accesso a tutte le serate, persino all’after, cioè al party organizzato per gli artisti dopo il concerto. Grazie ad un amico avevo trovato un posto dove stare, lo chiamavano “La stalla” , anche se si chiama Vicolo Accorretti. Per terra in casa non c’era la moquette ma gattine di polvere pressate dai piedi, al primo piano c’era una cucina con piatti e fornelli incrostati da anni. Al secondo piano c’era una tripla e io dormivo nel terzo letto in fondo dove mi avevano garantito, qualcuno ci aveva scopato. Quanto doveva essere ubriaca una ragazza per entrare in un posto del genere, o quanta voglia di cazzo deve aver avuto? Io di sicuro ho usato l’internet della casa per farmi una sega sull’ultimo letto in fondo alla stanza, sotto la finestra, con il vecchio telefono che mia madre mi aveva regalato.
Il mio compito era seguire Paolo che era il capo della logistica e anche la seconda persona presente al mio colloquio. Non c’era una vera e propria routine. Il piano avrebbe voluto che ci fossero degli eventi nel pomeriggio, in cui di solito l’eta media era cinquant’anni perché i giovani o stavano a lavorare o uscivano più tardi.
In pratica ciò significava sistemare le sedie. E dio solo sa come non sapessi sistemare le sedie. Le sedie negli eventi vanno sistemate a semicerchio, a partire dal palco in modo da dare spazio a tutti di sedersi e dare la migliore visione possibile. Io la prima volta le sistemai a rettangolo rispetto al palco e dovettero rimetterle tutte a posto. E pensai “Non so nemmeno sistemare le sedie”. C’erano continuamente cose da fare che non erano in programma ma che avvertivamo sarebbero avvenute. Non ero solo, c’era un ragazzo arrivato coi barconi a Lampedusa, che era inserito in un programma di inserimento regionale e chiamava “ Zia” la signora che lo aveva adottato a 24 anni e fumava sigarette senza filtro. Per farle un regalo spese quei due spicci che aveva per comprare il CD di una band che si esibì un giorno. C’era un italiano emigrato in Francia un un francese di Grenoble che era venuto per farsi una vacanza in Italia, c’era una studentessa universitaria che cercava di alzare crediti per la laurea, c’era un ragazzo che voleva fare volontariato a trent’anni che veniva dalla Toscana e aveva i genitori ricchi.
La solita accozzaglia di gente senza casa o fissa dimora in cerca di avventure. E poi c’ero io che cercavo di dimostrare qualcosa a mio padre o forse a me stesso.
Il secondo giorno mi spedirono ad inviare inviti a dei negozi, e non sapevo dove fossero. Mi diedero una mappa approssimativa del centro. Il significato di “ approssimativo’ è del tutto relativo, dato che un luogo o è in un posto o non c’è e quindi bisognava giare a caso, e andare per tentativi fino a trovare il posto.
Gli inviti erano per partecipare gli eventi e facevano 40 gradi all’ombra. Sudavo. Sudavo sempre. Ma non mollai, manco per il cazzo. Col cazzo che mi sarei fatto dire dietro che ero come quello che non portava le bottiglie d’acqua. Avrei dovuto metterci due ore. Ce ne misi sei. Tornati talmente sudato che la mia maglietta sembrava piena di scritte che in realtà erano le macchie di sudore che si erano create sopra.
Ma c’erano anche dei lati positivi nel fare quel lavoro, ad esempio ebbi la possibilità di incontrare persone. Incontrai Paolo Villaggio, che quasi non camminava, e all’epoca era già mezzo rincoglionito, e inarrivabile con tutti che lo tormentavano con domande intellettualoidi, mentre lui credo, volesse solo il suo cachet e andarsene. Poi, il poeta americano Marc Stand. Gli parlai dopo un evento. In quel periodo non parlavo ancora inglese e quindi mi feci aiutare nella traduzione dalla ragazza che faceva d’università e chiesi
“Pperché la gente al mondo soffre tanto. Come la sente un poeta oggi tutta questa devastazione?”
E lui rispose “ Parli inglese?” evidentemente no, e poi disse “Al mondo esiste la bellezza. La bellezza batte le armi. Ma gli uomini con le armi hanno il potere e la possono distruggere”.
Il che significa che si, gli uomini col potere possono fare un sacco di cose tremende, ma sono un artista e me ne sbatto il cazzo e continuo a fare cose belle anche senza soldi e potere.
Avevamo i buoni pasto per mangiare nel bar del centro, la sera o rubavo qualche pizzetta ad un rinfresco o andavo dal kebabbaro. Per sdebitarmi nell’ospitalità nella Stalla decisi di pulirla tutta. Ogni sera tornato a casa lavavo e pulivo per una o due ore. Nel corso di un vero e proprio restauro dell’abitato, non solo riuscii a scrostare i fornelli, ma anche a ritrovare sette o otto libri sotto un cartello stradale e una pila di bottiglie di birra vuote in cantina, e pulii la vasca da bagno, il quale aveva la finestra su un cortile interno che qualche genio aveva lasciato aperta, per cui erano entrati i piccioni in bagno e avevano cagato su tutta la vasca, macchiando il finto marmo plasticato che la componeva.
Ci misi ore a ripulire la vasca e nonostante i miei sforzi rimasero gli aloni stampati delle cagate dei piccioni. Mi lavai in quella vasca il terzo e il quinto giorno, poi quasi tutti i giorni della settimana seguente.
Mi ricordo lo schifo e il disgusto della primo lavaggio, cercando di mettere il telefono della doccia sopra di me, con le imposte della finestra che davano sul cortile interno che non si chiudevano. Cercando di non guardare in basso e non pensare cosa avrebbe potuto tirare fuori la vasca una volta che l’acqua avesse toccato il tappo, avrebbe potuto buttare fuori chissà quale schifezza, come un rigurgito.
Feci l’errore di lamentarmi della mia condizioni esistenziale con il mio ex professore di matematica che era un pezzo grosso dell’evento, e fu cosi che conobbi Pino Daniele.
La mattina ero uno dei pochi operativi perché la sera la passavo a pulire casa invece di fare come gli altri che andavo ai concerti e poi si presentavano alle 10.00 o alle 15.00. Ero li per dimostrare quello che ero capace di fare: spoiler. Non ricevetti mai un certificato né mi padre cambiò idea su di me: ero un giovane sfaticato, che non aveva lavorato quanto lui. Lezione numero quaranta sette: le persone tendono in maggioranza a non cercare prove che mettano in discussione le proprie convinzioni.
Pino Daniele aveva diritto ad un cestino, e glielo andai a sistemare nell’hotel in cui alloggiava e in cui sembrava ci fosse solo lui. Per chi non lo sapesse, il cestino fa parte delle condizioni contrattuali e gli organizzatori dell’evento devono soddisfare le richieste dell’artista. Per fortuna Pino, o “Tony” per gli amici in quel periodo era già mezzo cieco per via del diabete quindi non poteva richiedere granché ( snacks e alcolici tipo) il suo cesto era fatto di frutta e basta. Scendendo le scale dell’hotel dove alloggiava passai di fronte ad un divano, sul divano c’era un tipo che era appoggiato con le gambe distese e a fianco aveva una chitarra. Inciampai sulle gambe finendo a terra e mi rialzai bestemmiando. Le gambe erano quelle di Pino Daniele che faceva finta di niente. Lo guardai e smisi di bestemmiare.
Dato che mi ero lamentato, un pomeriggio mi fecero chiamare allo Sferisterio, dove la sera si esibivano gli artisti importanti. Il tizio che aveva costruito lo Sferisterio era un artista e un pazzo aveva costruito il palco del teatro che era un a cosa strana che si apriva a meta ed era piena di botole.
Entrai nel retro dello Sferisterio per andare nel sottopalco e c’erano tre ragazze in vestiti estivi che stavano gonfiando i palloncini. Erano le nipoti del tipo che aveva costruito il palco dello Sferisterio. Mi sembrava di essere in paradiso a gonfiare palloncini al fresco sotto il palco circondato di belle ragazze.
Avrei voluto poter usare il fatto di non stare a casa per portarmi qualche ragazza nel posto dove dormivo ora che stava diventato una tana igienizzata. Ma sudavo letteralmente tre magliette in un giorno. Puzzavo perennemente e ringraziavo di trovarmi all’aperto cosi le persone non se ne accorgevano. Puzzavo di sudore e dei sigarilli che mi fumavo. Il che mi rendeva impossibile ogni rapporto ravvicinato con il gentil sesso, inoltre per motivi a me sconosciuti, le ragazze riuscivano sempre a profumare anche se andavano in giro sotto il sole a quaranta gradi, mentre io odoravo di aringa affumicata lasciata a marcire sotto al sole.
I palloncini andavano portati dal sotto palco a delle casse che si trovavano fuori e che sarebbero state aperte la sera. ma faceva caldo, e i palloncini messi dentro quelle casse giganti scoppiavano, facendo pensare a Tony che ci fosse ogni 30/40 minuti un tentativo di assasinarlo, dato che essendo mezzo cieco, tutto quello che capiva era che c’era un botto a pochi metri da dove stava provando.
Quella sera andai al suo concerto, lo vidi girare per lo Sferiserio con due guardie del corpo. Le ultime due sere mi godetti il concerto di De Gregori e di Ian Anderson che erano davvero bravi a suonare. Tutti quegli anni gli avevano insegnato qualcosa.
Mi ricordo che i miei compagni mi invitarono ad andare all’ultimo after che era il blu della festa, ma rifiutai. Ho sempre avuto un problema con le feste “ufficiali” o dove almeno all’inizio bisogna tenere un contegno. Non so fare una conversazione di circostanza, né avrei saputo rapportarmi alle ragazze più grandi. O almeno così mi dicevo, anni dopo avrei scoperto la verità/
L’ultima notte dormii nella Stalla perfettamente pulita, senza più gattine di polvere e con un cemento ( il vero pavimento della casa era semplice cemento non piastrellato), in bella vista.
Tornai a casa con il bus e lo zaino pieno di panni sporchi, e tornati ad essere considerato, da lì a poco il solito stronzo di sempre.
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tempestainmare · 9 months
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Vacanza d'amore
Cosa si mangia stasera a cena? Avrei proprio voglia di una bella carbonara per non parlare di quello spaghettino con soffritto di frutti di mare. Insieme o separati nei giorni? Entrambi, è solo pasta. Mattinata in giro tra tavole adibite al commercio alla ricerca di quel particolare che sorprende la massa (Spese). La giornata più calda della bella stagione e quella richiesta assurdamente assurda. Data l'assenza dettata da una richiesta di forza maggiore, come fare...? Richiesta o dovere? Le figlie son capite a pieno ma le belle procreatrici, da rifletterci su (Voto). La mia vita in un oblò. Cattivi insegnamenti Pinocchio, dai ascolta al babbo! Fatto è che i gatti piacciono proprio a tutti, figuriamoci fox. Vorrei tanto accontentarvi ma non posto più da tempo. Spese legali, spese assistenziali, spese accessorie, SPESE. Colore dei capelli? Non è rosso, lo giuro. Mogano è quel legno che si avvicina al nocciola in fiore. Paese extra comunitario e... Ma che dici! E' come il Regno Unito. Fa parte della comunità senza appartenerla mai.
L'AMORE è anche questo, come mai SOLITUDINE se...
Effectly, I'm ANGRY BIRDS.
Giuseppe, quello in alto, MIO figlio, mi sta letteralmente sfinendo. Potter e la College School. Diario di Harry, quadernoni di Harry, portacolori Harry, calzini Harry, penne Harry, Ermione e tutti gli amici del Grifondoro. Data designata: 11 settembre.
11 settembre- Memoria caduta TORRI GEMELLE.
Come ben avrete ascoltato alla tv locale e non, Pozzuoli TREMA. Tutta colpa del padre. Lui e la sua nuova fiamma ruggente. La londinese voleva la casa di Elisabeth. Giuseppe voleva stare con lui e... si sono lasciati.
L'AMORE è anche questo, proprietario del castello di Harry (film&libro) IO CI SONO.
Come avrete sentito alla tv nazionale, stanco delle centinaia di persone in visita al sito (turismo) ha deciso di vendere tutto. Pensami... Giuseppe ha un padre, non sarà mai d'ostacolo al nostro VENALE amore.
Cosa potrei mai farci? Un OSTELLO.
Figli sono spese. Più semplice la vacanza e la pasta alle ore 13:00.
Fatto è ACQUISTARE TUTTO.
1 settembre: planner mensile da aggiornare
5 settembre: ripresa attività commerciali
10 settembre: tutto pronto per
11 settembre: at school!
23 settembre: CAMBIO CASA- CAMBIO MOGLIE
L'AMORE è anche questo, dove ci siamo conosciuti?
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ornithorynquerouge · 7 months
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Claudia Cardinale in “La Ragazza con la valigia”, Dir Valerio Zurlini. 1961
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danilacobain · 1 year
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Ossigeno - 11
11. Casa Ibrahimovic
I ragazzi arrivarono a casa di Zlatan per ora di cena. Sveva aveva parlato poco per tutto il viaggio ed era ancora di cattivo umore. Serena, la ragazza di Stephan, aveva parlato di Ibrahimovic per tutto il viaggio. Aveva detto di essere una sua grande fan e di essere impaziente di incontrarlo. Stephan a poco a poco si era rabbuiato, evidentemente non gradiva questo eccessivo entusiasmo da parte della sua ragazza. Ignazio e Valentina erano stati per tutto il viaggio da soli con Matteo a coccolarlo. Sveva non aveva sopportato a lungo quella vista. Non che fosse gelosa del fratello, era felice per Ignazio e Valentina, ma il ricordo delle parole di Logan sulla famiglia che voleva creare con lei era ancora troppo fresco e non ce la faceva a vedere altre persone felici. Mark di tanto in tanto le aveva rivolto qualche domanda ma si era accorto presto della sua poca disponibilità al dialogo e l'aveva lasciata in pace.
Quando arrivarono, Zlatan era tutto sorridente. Sveva ebbe un tuffo al cuore quando lo vide. Non si era mai resa conto di quanto fosse bello il suo sorriso. Era ipnotizzante. Per la prima volta in quella giornata si ritrovò a sorridere per pura voglia di farlo e non per circostanze. E si sentì ancora meglio quando lui pronunciò il suo nome e le diede due baci sulle guance. ‹‹Ciao Zlatan.›› ‹‹Come stai? Sei stanca dal viaggio?›› ‹‹Un po'.›› ‹‹Vuoi una mano con la valigia?›› ‹‹N...›› ‹‹No, lascia stare, ci penso io.›› intervenne Mark. ‹‹Oh mio dio! Zlatan!›› Il taxi con a bordo Stephan e Serena era appena arrivato e la ragazza stava correndo incontro a Zlatan. Lui la guardò perplesso. ‹‹Tu devi essere la fidanzata di Stephan.›› ‹‹Esatto. Sono Serena.›› ‹‹Ciao Serena.›› ‹‹Sono una tua grandissima fan! Vieni qui, fatti abbracciare!›› Non gli diede neanche il tempo di respirare, si gettò su di lui e lo strinse forte. Zlatan, imbarazzato, ricambiò l'abbraccio ridendo e guardò Stephan che si avvicinava con le valigie in mano e la faccia rossa per l'imbarazzo. ‹‹Wow quanto sei alto›› continuò Serena, squadrandolo dalla testa ai piedi. ‹‹Sei bellissimo.›› ‹‹Serena smettila dai, lascia stare Zlatan›› intervenne Stephan. Lei si avvicinò al fidanzato e gli diede un bacio. ‹‹Oh amore, sono così felice di essere qui.›› ‹‹Ma dove l'ha trovata questa scema?›› Disse Mark in tedesco a Sveva, sapendo che lei lo avrebbe capito. Sveva rise e rispose nella stessa lingua. ‹‹È una ragazza che ha appena incontrato il suo idolo, è comprensibile che sia così euforica.›› ‹‹Sarà, ma a me sembra tanto una scema.›› Un po' lo pensava anche Sveva e, a giudicare dall'espressione del suo volto, anche Zlatan. Quando anche Ignazio e la compagna furono arrivati, Zlatan mostrò loro le camere. Erano tutte grandissime, con una vetrata ampia che affacciava su un balconcino con vista sul giardino. ‹‹Se hai bisogno del bagno ce ne sono due su questo piano o puoi utilizzare quello in camera mia, che è questa porta di fronte alla tua›› disse Zlatan a Sveva dopo averle mostrato la sua stanza. ‹‹Grazie Zlatan.›› Lui le sorrise. ‹‹Quando hai finito di sistemarti scendi giù che ti faccio vedere il resto della casa.›› ‹‹Arrivo subito›› disse lei, ma Zlatan era già scomparso. Lo sentì chiacchierare con Mark e poi sentì la voce inconfondibile di Serena che lo chiamava. Si guardò intorno, la camera era bella, come il resto della casa di Zlatan per quel poco che aveva visto. Si avvicinò al balcone e scrutò fuori. Anche se era buio, le luci nel giardino erano accese e riusciva a vedere il gazebo illuminato e il bordo di una piscina. Disfece le valigie e andò a rinfrescarsi. Si cambiò d'abito e scese. Nel salotto c'erano già tutti, seduti sul divano che chiacchieravano. Lei si sedette accanto al fratello. Mark le fece un sorriso e continuò a parlare con Serena. ‹‹Quindi state insieme da quattro mesi›› stava dicendo ‹‹Strano, Stephan non ci ha mai parlato di te.›› ‹‹È un ragazzo riservato›› rispose lei, sorridendo al fidanzato. ‹‹Non è vero che non vi ho mai detto nulla, lo sapevate che uscivo con una ragazza.›› ‹‹È vero›› disse Zlatan. ‹‹E quanti anni hai?›› continuò Mark. ‹‹Diciotto.›› ‹‹Una bambina, praticamente.›› ‹‹Mark non è educato chiedere l'età ad una signora›› disse scherzando Valentina. ‹‹Hai ragione, scusatemi.›› ‹‹Stasera volevo portarvi a cena in un posto dove si mangia benissimo, ma quando ho telefonato per prenotare mi hanno detto che non c'era posto. Perciò ho ordinato a domicilio.›› ‹‹Mangeremo roba tipica svedese?›› domandò Ignazio. ‹‹Sì›› Zlatan rise ‹‹È d'obbligo›› si alzò dal divano ‹‹Vado a preparare la tavola, aspettatemi qui.›› ‹‹Aspetta, ti do una mano›› disse Sveva alzandosi. ‹‹Anche io!›› disse subito Serena. Zlatan guardò prima l'una e poi l'altra. ‹‹Okay, venite.››
Zlatan condusse le ragazze in cucina e insieme iniziarono ad apparecchiare la tavola. La fidanzata di Stephan era una ragazzetta tutto pepe e spesso l'aveva beccata a guardarlo con insistenza. Non era insolito che le persone lo guardassero così, ma questa ragazza, per essere così piccola, era veramente sfacciata. Ma probabilmente il mondo della moda, del quale lei faceva parte, faceva perdere l'innocenza troppo presto. Sveva invece era triste. Lo aveva capito dal primo momento in cui aveva incontrato il suo sguardo quando era scesa dal taxi. Mark non le staccava gli occhi di dosso e lei non sembrava nemmeno curarsene. Quando fuori le aveva parlato in tedesco a lui aveva dato profondamente fastidio non sapere cosa si erano detti. Vederla ora così concentrata su quello che stava facendo gli fece desiderare di essere solo con lei e di potersi soffermare a guardare ogni suo gesto, le espressioni del suo volto, le sue movenze... magari poi l'avrebbe fermata e l'avrebbe attirata a sé per un bacio... ‹‹E quindi ti sei lasciato con Megan.›› La voce di Serena lo riportò bruscamente alla realtà e si rese conto che, ancora una volta, stava fantasticando su Sveva. Lei alzò gli occhi dal tovagliolo che stava piegando e lo guardò. ‹‹Sì›› rispose senza guardare nessuna. ‹‹E come mai?›› ‹‹Non andavamo d'accordo.›› ‹‹Quindi adesso sei single... o c'è già qualcuna?›› ‹‹No, non c'è nessuna. Mi stai facendo il terzo grado?›› Serena rise. ‹‹Scusami, ero curiosa. E tu invece Sveva? Ce l'hai il fidanzato?›› Questa volta fu Zlatan a guardare nella sua direzione. Sicurmente c'era un ragazzo nella sua vita, quello che aveva visto con lei in clinica... ‹‹No›› fu la sua risposta. Involontariamente, Zlatan sorrise. Era sola. Dunque, chi era quel tipo dell'ospedale? ‹‹E come mai? Sei così bella›› continuò Serena. Già, vero. Era bellissima, pensò Zlatan. ‹‹Sono uscita da poco da una relazione.›› ‹‹Oh... era una storia importante?›› ‹‹Serena perché non vai a chiamare gli altri di là?›› la interruppe Zlatan, allarmato dalla reazione di Sveva a quelle parole. ‹‹Okay›› rispose la ragazza rivolgendogli un ampio sorriso, ed uscì dalla stanza. ‹‹È tutto okay?›› chiese poi a Sveva, che era rimasta silenziosa e a testa bassa. ‹‹Sì. Tutto okay.›› Voleva chiederle di più, ma gli altri arrivarono un secondo dopo e per il resto della serata non ebbe più occasione di rimanere solo con lei.
Cenarono e trascorsero la serata in giardino, al fresco, tra risate e birre. Zlatan ogni tanto rivolse qualche occhiata fugace a Sveva che sembrava essersi ripresa. Sorrideva e lui pensò che gli sarebbe piaciuto tanto poterla conoscere meglio. Che peccato che presto sarebbe andato via da Milano e lei sarebbe tornata alla sua vita a New York.
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Valerio Zurlini, 19 marzo 1926 – 26 ottobre 1982.
Con Jacques Perrin e Claudia Cardinale durante le riprese di "La ragazza con la valigia" (1961).
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Claudia Cardinale e Gian Maria Volontè in La ragazza con la valigia, Valerio Zurlini, 1961
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mermaidemilystuff · 2 years
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No, per tutta la dinamica. Hai fatto tutto da sola, la ragazza non ti ha chiesto né detto nulla e tu hai avuto un pensiero davvero poco carino nei suoi confronti
La ragazza completamente a caso ci ha tenuto a rassicurarmi che passando per la via con la valigia e facendo del normalissimo rumore non svegliavo suo figlio. Come se, fosse andata diversamente, potesse essere un problema. Cos'è, rassicura tutte le persone che accendono e partono/arrivano con la macchina sotto casa sua per parcheggiare, che non disturbano suo figlio? Cafona non sono perché mi sono bella e buona tenuta le parole per me. Lei, invece, da neomamma ci ha tenuto a dare inutili informazioni non richieste su suo figlio.
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