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#giocattoli fatti a mano
scontomio · 6 months
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solisjetflights · 8 months
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Scoprite I 5 Migliori Mercatini Di Natale In Europa Con Un Jet Privato
Con l’avvicinarsi delle festività natalizie, l’atmosfera magica dei mercatini di Natale inizia a riempire l’aria in Europa. Ma perché accontentarsi di un viaggio tradizionale quando si può elevare la propria esperienza visitando questi incantevoli mercatini con stile – in jet privato? In questo articolo vi porteremo alla scoperta dei cinque migliori mercatini di Natale in Europa che potrete esplorare nel massimo del lusso e della comodità, assaporando lo spirito della stagione.
1. Vienna, Austria – Mercatino di Natale di Rathausplatz
Vienna, la capitale dell’Austria, è rinomata per la sua ricca storia, la sua splendida architettura e, durante il periodo natalizio, per il suo straordinario mercatino di Natale di Rathausplatz. Arrivare a Vienna con un jet privato non solo vi fa risparmiare tempo, ma vi offre anche un ingresso esclusivo in questo mondo magico.
Il Mercatino di Natale di Rathausplatz è un capolavoro di decorazioni festive, con una gigantesca pista di pattinaggio su ghiaccio, alberi splendidamente illuminati e oltre 150 bancarelle che offrono delizie e regali artigianali. Dalle caldarroste al vin brulé, questo mercatino offre un vero assaggio delle tradizioni natalizie austriache.
2. Strasburgo, Francia – Christkindelsmärik
Strasburgo, spesso chiamata la “Capitale del Natale”, ospita uno dei mercatini di Natale più antichi e pittoreschi d’Europa, il Christkindelsmärik. Arrivare a Strasburgo con un jet privato vi permette di scoprire l’affascinante architettura medievale e i canali della città prima di immergervi nello spirito natalizio.
Il mercato, sullo sfondo della splendida Cattedrale di Strasburgo, offre una serie di tesori per le vacanze. I visitatori possono esplorare le tradizioni natalizie alsaziane attraverso l’artigianato e le prelibatezze regionali. Non perdete l’occasione di assaggiare i famosi biscotti bredele e il vino caldo speziato.
3. Norimberga, Germania – Christkindlesmarkt di Norimberga
Norimberga, situata nel cuore della Baviera, in Germania, ospita il Nuremberg Christkindlesmarkt, uno dei mercatini di Natale più famosi e tradizionali del mondo. Volare a Norimberga con un jet privato vi permette di sfruttare al meglio la vostra visita a questa incantevole città.
Il Christkindlesmarkt di Norimberga è rinomato per i suoi giocattoli artigianali, gli intricati ornamenti e le deliziose salsicce di Norimberga. L’atmosfera medievale della città, unita allo spirito di festa, la rende una meta imperdibile durante le festività natalizie.
4. Budapest, Ungheria – Fiera di Natale di Budapest
Budapest, con la sua splendida architettura lungo il fiume Danubio, offre un’esperienza unica di mercatino di Natale. La Fiera di Natale di Budapest, che si tiene di fronte alla Basilica di Santo Stefano, è un gioiello della stagione natalizia in Ungheria.
Arrivare a Budapest con un jet privato è l’introduzione perfetta a questa città di terme e grandezza. Alla Fiera di Natale si possono acquistare regali e oggetti d’artigianato tradizionali ungheresi, assaporare torte da camino e vin brulé, assistere a concerti festosi e pattinare sul ghiaccio.
5. Praga, Repubblica Ceca – Mercatini di Natale di Praga
Praga, con la sua fiabesca Piazza della Città Vecchia, si trasforma in un paese delle meraviglie invernale durante il periodo natalizio. Volare a Praga con un jet privato vi assicura un arrivo in grande stile e pronto a esplorare gli incantevoli mercatini della città.
I Mercatini di Natale di Praga offrono una miscela di tradizioni natalizie ceche e di stile internazionale. Potrete acquistare splendidi ornamenti in vetro di Boemia fatti a mano, assaggiare i dolci tradizionali cechi come il trdelník e assistere a presepi e cantanti dal vivo.
Esplorare i migliori mercatini di Natale in Europa a bordo di un jet privato aggiunge un tocco di opulenza alle vostre vacanze. Dalla Rathausplatz di Vienna alla Piazza della Città Vecchia di Praga, ogni mercatino offre una miscela unica di spirito festivo, tradizioni locali e delizie artigianali.
Viaggiare con un jet privato non solo fa risparmiare tempo, ma migliora anche l’esperienza complessiva, permettendovi di immergervi completamente nella magia della stagione. Quest’anno, quindi, prendete in considerazione l’idea di portare le vostre avventure natalizie a un livello superiore e scoprite la gioia dei mercatini di Natale in Europa nel lusso.
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lamilanomagazine · 1 year
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Campobasso, orgoglio per il successo dell’iniziativa solidale “Un giocattolo sospeso”
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Campobasso, orgoglio per il successo dell’iniziativa solidale “Un giocattolo sospeso”.   In concomitanza con l’Epifania e con la susseguente fine del periodo delle festività natalizie, il Comune di Campobasso ha iniziato, nei giorni scorsi, la distribuzione dei doni raccolti attraverso l’iniziativa “Un giocattolo sospeso”, attivata nel periodo natalizio dallo stesso Comune di Campobasso, tramite gli Assessorati alle Attività produttive e alle Politiche sociali. L’iniziativa, di carattere esplicitamente solidale e giunta alla seconda edizione, ha avuto l’obiettivo di permettere a tutti i bambini, compresi quelli le cui famiglie versano in condizioni di difficoltà, di vivere la magia delle feste, rafforzando al contempo lo spirito di comunità. Attraverso “Un giocattolo sospeso”, chiunque lo desiderava poteva acquistare un regalo nei negozi di giocattoli, librerie e cartolerie di Campobasso che hanno aderito all’iniziativa, lasciando il dono in custodia all’esercente stesso. Ebbene, ancora una volta, i campobassani non si sono fatti pregare per dedicare un gesto concreto e altruistico destinato ai più piccoli. I tantissimi “doni sospesi” sono stati così raccolti dagli operatori comunali in questi giorni, a ridosso del 6 gennaio, e man mano vengono distribuiti alle famiglie in difficoltà e alle associazioni che si occupano dei più bisognosi, su indicazioni del Settore Politiche Sociali. “Un grazie sentito e particolare – hanno dichiarato all’unisono l’assessore alle Attività produttive, Paola Felice, e l’assessore alle Politiche Sociali, Luca Praitano, - va alle tante attività commerciali cittadine che hanno aderito all’iniziativa con vera partecipazione ed entusiasmo e, ovviamente, un ringraziamento altrettanto forte va fatto a tutta la nostra comunità che ha dimostrato, se ve ne fosse ancora bisogno, quanto è sentito e diretto il desiderio di aiutare il prossimo, sostenendo chi vive momenti di difficoltà non solo economica.”... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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rossellausaiworld · 5 years
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Schema Doudou ad uncinetto gratuito
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a-tarassia · 2 years
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C’è stato quel momento in cui eravamo a casa da sole che io le stavo facendo da baby sitter e lei ancora era in pigiama con la vestaglia che non voleva vestirsi, stavamo giocando con non so che cosa quando ad un tratto mi fa: zia, vuoi vedere come ballo? E io certo, fammi vedere! Alexa, metti frozen, fa con la sua vocina da bimbetta di quasi quattro anni e Alexa fa partire la canzone famosissima di Fronzen e la baby inizia a ballare nella stanza, tutta concentrata con salti, piroette, inchini, pose da ballerina e la vestaglia che vola come un mantello e chissà dove ha imparato tutte ste mosse da danzatrice vissuta alla Carla Fracci e quando finisce mi fa un bellissimo inchino finale: ti è piaciuto zia?
Io mi sono messa a piangere, mi sono letteralmente commossa alla scena di mia nipote, che ha i miei occhi e la mia scemenza totale che balla solo per me e mi chiedevo come sarà quando sarà grande, quando non mi correrà in braccio appena entro dalla porta di casa e non vorrà farmi vedere tutti i suoi giocattoli e non mi racconterà dei suoi amori e non mi dirà più zia facciamo il circo che tu mi presenti e io salto come un’acrobata e io come una cretina intono una musica di presentazione e la introduco ad un pubblico finto, che non si dipingerà coi pennarelli tutta la mano per farsi un tatuaggio come zia perchè avrà i suoi tatuaggi veri e lo so che crescono e infatti le lacrime mi son scese perchè mi stavo rendendo conto del momento che stavamo vivendo da sole io e lei a casa e del fatto che ci fosse quel momento, che lo stessimo di fatti vivendo e io potrò poi raccontarglielo quando sarà adulta e dirle che c’era stata quella mattina in cui lei era felice di ballare per me soltanto e che se vuole nel suo cuore può trovarla ancora quella leggerezza e sfacciataggine, quando le cose non vanno o sarà triste o qualcuno la farà soffrire, perchè io ce l’ho quel momento dentro e lo uso quando mi viene da chiedermi perchè.
(poi mi dicono come mai non voglio figli, non c’ho il cuore io di infliggermi così tanto amore)
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spokenitalics · 4 years
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"Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciriddo si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.
Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e ‘stampato’, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire."
Il giorno che i morti persero la strada di casa, da I racconti quotidiani di Andrea Camilleri
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Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio.
Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre.
I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo.
Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine.
Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si
può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.
(da Racconti quotidiani di Andrea Camilleri)
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love-nessuno · 3 years
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ALLORA SE HO CAPITO BENE:POSSIAMO ANDARE AD ACCOMPAGNARE I NOSTRI FIGLI A SCUOLA (scuole aperte), CON I CAPELLI FATTI ( barbieri e parrucchieri aperti)E LA BUSTA DELLA SPESA IN MANO (negozi di alimentari aperti), CON UNA SIGARETTA ( tabaccai aperti) E IL CELLUARE NUOVO ( negozi di elettronica aperti), IL PROFUMO E SHAMPOO (negozi per la cura della persona aperti) LE MEDICINE ( farmacie aperte), IN MACCHINA CON LA BENZINA APPENA MESSA( benzinai aperti), PRIMA DI ANDARE A LAVORO ( comprovata motivazione per uscire di casa) POSSIAMO ANDARE A CORRERE UN POCO SOTTO IL PALAZZO PER STARE ALLENATI( tuta e scarpette comprate da Decathlon aperto) QUANDO TORNO LA SERA COMPRO UN BEL MAZZO DI FIORI A MIA MOGLIE ( fiorai aperti), DEI GIOCATTOLI PER I MIEI FIGLI ( negozi di giocattoli aperti), RITIRO I VESTITI IN LAVANDERIA ( aperta), SE MI RIMANE DEL TEMPO MI FERMO IN FERRAMENTA (aperta) per fare qualche lavoretto a casa, E FINALMENTE MI LEGGO UN GIORNALE LA SERA ( edicole aperte) CON I MIEI NUOVI OCCHIALI ( negozio di ottica aperto) TUTTO QUESTO CON TANTE BELLE AUTOCERTIFICAZIONI STAMPATE CON IL TONER E LA CARTA COMPRATA IN CARTOLERIA  ( aperta )”PERÒ NON ANDATE AL BAR,al ristorante,in palestra, in pizzeria, al cinema, a teatro, alle giostre......C'È IL VIRUS Copia e incolla.Vergogna!!RIDICOLI!!!!!!
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clacclo · 4 years
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World Tour Rehearsals, Hollywood Center Studios, June 5th, 1992:
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World Tour, Unknown location, 1993:
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MAN'S JOB
Well you can go out with him
Play with all of his toys
But takin' care of you darlin'
Ain't for one of the boys
Oh there's somethin' in your soul
That he's gonna rob
And lovin' you baby lovin' you darlin'
Lovin' you woman is a man's man's job
Lovin' you's a man's job baby
Lovin' you's a man's job
Lovin' you's a man's job baby
Lovin' you's a man's job
Well now his kisses may thrill
Those other girls that he likes
But when it comes to treatin'
A real woman right
Well of all of his tricks
No they won't be enough'
Cause lovin' you baby lovin' you woman
Lovin' you darlin' is a man's man's job
Lovin' you's a man's job baby
Lovin' you's a man's job
Lovin' you's a man's job baby
Lovin' you's a man's job
You're dancin' with him he's holding you tight
I'm standing here waitin' to catch your eye
Your hand's on his neck as the music sways
All my illusions slip away
Now if you're lookin' for a hero
Someone to save the day
Well darlin' my feet
They're made of clay
But I've got something in my soul
And I wanna give it up
But gettin' up the nerve
Gettin' up the nerve
Gettin' up the nerve is a man's man's job
Lovin' you's a man's job baby
Lovin' you's a man's job
Lovin' you's a man's job woman
Lovin' you's a man's job
MTV UnPlugged, Rehearsals - Live at Warner Hollywood Studios, Los Angeles, CA - September 22nd, 1992:
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MTV UnPlugged - Live at Warner Hollywood Studios, Los Angeles, CA - September 22nd, 1992:
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UN LAVORO DA UOMO
Bene tu puoi uscire con lui
Giocare con tutti i suoi giocattoli
Ma prendersi cura di te dolcezza
Non è una cosa da ragazzini
Oh c'è qualcosa nella tua anima
Che ti sta rubando
E amarti piccola amarti cara
Amarti donna è un lavoro da vero uomo
Amarti è un lavoro da uomo piccola
Amarti è un lavoro da uomo
Amarti è un lavoro da uomo piccola
Amarti è un lavoro da uomo
Bene ora i suoi baci possono elettrizzare
Quelle altre ragazze che gli piacciono
Ma quando si trova a dover trattare
Con una vera donna
Beh tutti i suoi trucchetti
No non saranno sufficienti
Perché amarti piccola amarti donna
Amarti dolcezza è un lavoro da vero uomo
Amarti è un lavoro da uomo piccola
Amarti è un lavoro da uomo
Amarti è un lavoro da uomo piccola
Amarti è un lavoro da uomo
Stai ballando con lui ti sta stringendo
Sono fermo qui aspettando di incrociare il tuo sguardo
La tua mano è sul suo collo mentre la musica vi culla
Tutte le mie illusioni scivolano via
Ora se stai cercando un eroe
Qualcuno che salvi la situazione
Bene cara i miei piedi
Sono fatti di argilla
Ma io ho qualcosa nella mia anima
E voglio tirarlo fuori
Ma tenere i nervi saldi
Tenere i nervi saldi
Tenere i nervi saldi è un lavoro da vero uomo
Amarti è un lavoro da uomo piccola
Amarti è un lavoro da uomo
Amarti è un lavoro da uomo donna
Amarti è un lavoro da uomo
Shea Stadium, New York City, 01/10/2003:
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Mönchengladbach, DE, 05/07/2013:
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Werchter, Belgium, 13/07/2013:
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goodbearblind · 6 years
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Fino al 1943, nella nottata che passava tra il primo e il due di novembre, ogni casa siciliana dove c’era un picciliddro si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto, consunti, il mezzo sorriso d’occasione stampato sulla faccia, il vestito buono stirato a regola d’arte, non facevano nessuna differenza coi vivi. Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini (la grandezza variava a seconda dei soldi che c’erano in famiglia) che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio. Eccitati, sudatizzi, faticavamo a pigliare sonno: volevamo vederli, i nostri morti, mentre con passo leggero venivano al letto, ci facevano una carezza, si calavano a pigliare il cesto. Dopo un sonno agitato ci svegliavamo all’alba per andare alla cerca. Perché i morti avevano voglia di giocare con noi, di darci spasso, e perciò il cesto non lo rimettevano dove l’avevano trovato, ma andavano a nasconderlo accuratamente, bisognava cercarlo casa casa. Mai più riproverò il batticuore della trovatura quando sopra un armadio o darrè una porta scoprivo il cesto stracolmo. I giocattoli erano trenini di latta, automobiline di legno, bambole di pezza, cubi di legno che formavano paesaggi. Avevo 8 anni quando nonno Giuseppe, lungamente supplicato nelle mie preghiere, mi portò dall’aldilà il mitico Meccano e per la felicità mi scoppiò qualche linea di febbre. I dolci erano quelli rituali, detti “dei morti”: marzapane modellato e dipinto da sembrare frutta, “rami di meli” fatti di farina e miele, “mustazzola” di vino cotto e altre delizie come viscotti regina, tetù, carcagnette. Non mancava mai il “pupo di zucchero” che in genere raffigurava un bersagliere e con la tromba in bocca o una coloratissima ballerina in un passo di danza. A un certo momento della matinata, pettinati e col vestito in ordine, andavamo con la famiglia al camposanto a salutare e a ringraziare i morti. Per noi picciliddri era una festa, sciamavamo lungo i viottoli per incontrarci con gli amici, i compagni di scuola: «Che ti portarono quest’anno i morti?». Domanda che non facemmo a Tatuzzo Prestìa, che aveva la nostra età precisa, quel 2 novembre quando lo vedemmo ritto e composto davanti alla tomba di suo padre, scomparso l’anno prima, mentre reggeva il manubrio di uno sparluccicante triciclo. Insomma il 2 di novembre ricambiavamo la visita che i morti ci avevano fatto il giorno avanti: non era un rito, ma un’affettuosa consuetudine. Poi, nel 1943, con i soldati americani arrivò macari l’albero di Natale e lentamente, anno appresso anno, i morti persero la strada che li portava nelle case dove li aspettavano, felici e svegli fino allo spàsimo, i figli o i figli dei figli. Peccato. Avevamo perduto la possibilità di toccare con mano, materialmente, quel filo che lega la nostra storia personale a quella di chi ci aveva preceduto e “stampato”, come in questi ultimi anni ci hanno spiegato gli scienziati. Mentre oggi quel filo lo si può indovinare solo attraverso un microscopio fantascientifico. E così diventiamo più poveri: Montaigne ha scritto che la meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà, perché chi ha appreso a morire ha disimparato a servire.
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Il cassetto
Storico
Parte 1
Kendra le afferrò il braccio e la trascinò giù dal letto.
Ancora addormentata, Becca correva a occhi chiusi, inciampando e cadendo ad ogni gradino della scala. Le due sfrecciarono accanto al salotto ma la bambina si bloccò.
Non poteva andarsene senza.
Si precipitò sul mobile della radio e aprì il terzo cassetto, l'unico senza manico. Quel cassetto.
"CHE STAI FACENDO!" urlò la sorella, rincorrendola.
"NON POSSO ANDARMENE SENZA QUELLE!" replicò Becca "NON POSSO LASCIARLE QUI!"
"MI DISPIACE TANTO, MA DOVRAI FARLO!"
Kendra le afferrò la mano per ricominciare la fuga, ma Becca la ritrasse immediatamente.
"NO, INVECE!"
La guardò con fermezza e aggiunse categoricamente:"IO NON ME NE VADO SENZA QUELLE!"
Kendra non sapeva cosa fare e iniziò a sudare. Pochi secondi dopo, disse a Becca che l'avrebbe aiutata e insieme si misero a cercare freneticamente.
Lo sguardo della bambina cadde subito su un paio di forbici dal manico blu, ma la sua mente vide altro:lei e i suoi fratelli che tagliavano angeli di carta attorno al tavolo, mentre i suoi genitori e la piccola Myliane addobbavano l'albero.
Spostavano cianfrusaglie e le rispettive mani dal punto in cui stava cercando l'altra, ma niente. Eppure il cassetto non era così pieno, avrebbero dovuto trovarle subito!
Le sorelle continuavano a cercare ma non le trovavano da nessuna parte.
Dov'erano?
Macrina e sua madre avevano già messo al sicuro il resto della famiglia. Bellamy si accovacciò in fondo al bunker con Holly e Macrina aiutò Myliane a scendere le scale. La madre guardava fuori agitata, in attesa che le sue altre due figlie li raggiungessero.
Sembrava che fossero scomparse magicamente.
Non c'erano, ma dovevano essere lì! L'ultima volta che le aveva usate, era stata lei stessa a posarle nel terzo cassetto del mobile della radio, lei personalmente!
Al loro posto trovò la piccola chiave di ferro che serviva a far muovere i giocattoli a molla di Myliane. E, poco dopo, infatti, vicino ad essa vide i quattro piccoli passerotti meccanici che, una volta azionati, saltellavano da tutte le parti come se fossero vivi.
Lei e Bellamy li imitavano sempre, spalancavano le braccia come fossero ali e correvano per tutto il salone saltellando e cinguettando. Il divertimento aumentava quando il padre fingeva di essere un'aquila che gli dava la caccia e li inseguiva comportandosi, a sua volta, come un predatore.
In quelle occasioni, Myliane e il resto della famiglia si facevano le migliori risate.
Dopo troppo tempo Kendra si arrese e fece per trascinarsi Becca con sè.
"REBECCA, ANDIAMO! DOBBIAMO RAGGIUNGERE LA MAMMA E GLI ALTRI!"
"PRIMA DEVO TROVARLE!"
La bambina era disperata e, di certo, la paura e la fretta non aiutavano.
Scorse una torcia di ottone nera e lucida, ma al posto di una fonte di luce portatile vide le ombre che suo padre proiettava contro la parete per fare divertire lei e i suoi fratelli, in attesa che ritornasse la corrente, durante i black-out.
Vide anche le passeggiate di famiglia, che faceva ogni domenica dopo la messa, i biscotti, riservati al dopocena, che ogni volta mangiava di nascosto con i suoi fratelli, le rane e le lucciole catturate e liberate subito dopo, le fiabe della buonanotte.
Vide tutto tranne quelle.
"SE LE BOMBE COLPISCONO LA CASA, RIMARREMO SEPOLTE QUI SOTTO!" Kendra cercò nuovamente di portarla fuori, stavolta con più forza, ma Becca si ostinava a rimanere con i piedi piantati sul pavimento.
Sentirono un forte rumore di passi e si voltarono di scatto, urlando terrorizzate.
"CHE DIAVOLO CI FATE ANCORA QUI DENTRO?!"
La madre le raggiunse in un batter d'occhio e afferrò le braccia di entrambe.
"NON POSSO ANCORA ANDARMENE!" supplicò la bambina con gli occhi umidi "DEVO TROVARLE!"
"NE COMPREREMO DI NUOVE" sentenziò la madre "ORA NON C'È PIÙ TEMPO! ANDIAMO!"
Becca scoppiò in lacrime.
Erano quasi uscite dalla stanza quando, all'improvviso, la bambina si fiondò ancora una volta su quel cassetto, seguita dalla madre.
Le aveva trovate! Finalmente!
Non poteva crederci.
Erano in bella vista davanti alla torcia. Come avevano fatto lei e Kendra a non accorgersene?
Fece appena in tempo a prenderle che sua madre la prese in braccio e afferrò il polso di Kendra in una morsa stretta. Poi attraversò freneticamente il giardino, lasciando dietro di sè la porta spalancata, e sfrecciò dentro il bunker.
Mentre la madre e Macrina sigillavano l'entrata, Becca si mise in fondo alla parete, accanto ai suoi fratelli, e fissò il mazzo di carte che aveva in mano.
Era scolorito e sul dorso di alcune c'erano degli scarabocchi colorati fatti da Myliane.
Sciolse il sottile nastro giallo che le legava insieme.
Mentre le contava ad una ad una, nella speranza che fossero tutte, vide suo padre che le insegnava a giocare a Spades.
Era l'ultima cosa che avevano fatto insieme prima che lui partisse.
Erano passati sette mesi da quel giorno. Non sapeva se fossero tanti o pochi ma sapeva con certezza che aveva tanti ricordi felici con lui.
Lo avrebbe rivisto?
Forse no. Forse sì.
Erano tutte, per fortuna.
Le mischiò e preparò il gioco, mentre i suoi ricordi si immergevano nei boati.
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lamilanomagazine · 1 year
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Modena, Palazzo Solmi sarà completamente riqualificato
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Modena, Palazzo Solmi sarà completamente riqualificato. A Modena c'è un progetto per un palazzo Palazzo Solmi tutto nuovo. Nel Camerino degli specchi, al posto del parquet industriale, sarà posato un pavimento antico in noce-ciliegio e verrà realizzata una cornice perimetrale in lastre di cristallo retroilluminate. Al centro della sala sarà appeso un lampadario in vetro di Murano completo di lampade a led dimmerabili (regolabili in intensità), così come dimmerabili saranno tutti gli apparecchi illuminanti del piano nobile. Su tutti i piani verranno integrati e predisposti gli access point wifi e saranno installate 14 telecamere di videosorveglianza. Nelle scale di servizio, inoltre, la ringhiera inizialmente prevista in ferro sarà sostituita con una balaustra in cristallo antisfondamento, mentre nei cortili esterni al pian terreno verrà effettuato un trattamento idrorepellente e antivegetativo per tutelare la pavimentazione in cotto. Il valore dell'intervento Il cantiere è stato consegnato oggi, martedì 20 dicembre, dal Comune di Modena al Consorzio Innova Società cooperativa e alle ditte consorziate esecutrici As Costruzioni e Servizi srl di San Felice sul Panaro e Baschieri srl di Sassuolo. L’intervento, che ha ottenuto il via libera dalla Soprintendenza, ha un valore di circa 2 milioni 600 mila euro, di cui 2 milioni 500 mila derivanti da mutuo erogato dall’Istituto per il Credito sportivo, e avrà una durata intorno all’anno e mezzo. La consegna del progetto Al momento della consegna hanno partecipato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, gli assessori ai Lavori pubblici e alla Cultura Andrea Bosi e Andrea Bortolamasi e i rappresentanti di enti e associazioni rappresentative delle tradizioni e dell’identità di Modena che troveranno sede nell’area dell’edificio trasferita al Comune dal Demanio, destinata a diventare sempre più la “Casa della Modenesità”. Alla consegna hanno preso parte infatti Daniele Francesconi, direttore del Festival Filosofia; Giancarlo Iattici, presidente della Società del Sandrone; Ermanno Zanotti delle Società Centenarie; Roberto Fazzini, collezionista di riproduzioni in latta di allestimenti circensi. All’iniziativa erano presenti anche i familiari di Maria Grazia Badiali cui sarà intitolata una sala all’interno del Palazzo, come riconoscimento per il suo impegno e profondo spirito di solidarietà nei confronti delle persone più deboli attraverso le tante iniziative promosse dall’Associazione internazionale Regina Elena onlus. Le associazioni Gli spazi dell’edificio del XVIII secolo oggetto di riqualificazione saranno destinati per circa 220 metri quadrati a sede del Consorzio Festival Filosofia, per 456 metri quadri alla Società del Sandrone, mentre altri 920 metri quadrati, di cui metà nei cortili interni, rimarranno a disposizione per esposizioni temporanee ed eventi aperti ad altri soggetti e alla città. Tra le raccolte dal forte legame con il territorio che potranno essere ospitate nello storico edificio, potrà esserci anche la collezione di giocattoli e modellini in latta che riproducono decine di circhi di tutto il mondo del collezionista Roberto Fazzini, divenuto negli anni il più grande collezionista al mondo di riproduzioni in latta di allestimenti circensi. I modellini, che Fazzini ha espresso la volontà di donare al Comune, che si impegna a valorizzarli, sono fatti a mano e vanno dall’Ottocento fino alla prima metà del Novecento. Read the full article
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rossellausaiworld · 5 years
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ALLORA SE HO CAPITO BENE: POSSIAMO ANDARE AD ACCOMPAGNARE I NOSTRI FIGLI A SCUOLA (scuole aperte), CON I CAPELLI FATTI ( barbieri e parrucchieri aperti)E LA BUSTA DELLA SPESA IN MANO (negozi di alimentari aperti), CON UNA SIGARETTA ( tabaccai aperti) E IL CELLUARE NUOVO ( negozi di elettronica aperti), IL PROFUMO E SHAMPOO (negozi per la cura della persona aperti) LE MEDICINE ( farmacie aperte), IN MACCHINA CON LA BENZINA APPENA MESSA( benzinai aperti), PRIMA DI ANDARE A LAVORO ( comprovata motivazione per uscire di casa) POSSIAMO ANDARE A CORRERE UN POCO SOTTO IL PALAZZO PER STARE ALLENATI( tuta e scarpette comprate da Decathlon aperto) QUANDO TORNO LA SERA COMPRO UN BEL MAZZO DI FIORI A MIA MOGLIE ( fiorai aperti), DEI GIOCATTOLI PER I MIEI FIGLI ( negozi di giocattoli aperti), RITIRO I VESTITI IN LAVANDERIA ( aperta), SE MI RIMANE DEL TEMPO MI FERMO IN FERRAMENTA (aperta) per fare qualche lavoretto a casa, E FINALMENTE MI LEGGO UN GIORNALE LA SERA ( edicole aperte) CON I MIEI NUOVI OCCHIALI ( negozio di ottica aperto) TUTTO QUESTO CON TANTE BELLE AUTOCERTIFICAZIONI STAMPATE CON IL TONER E LA CARTA COMPRATA IN CARTOLERIA ( aperta )” PERÒ NON ANDATE AL BAR,al ristorante,in palestra, in pizzeria, al cinema, a teatro, alle giostre......C'È IL VIRUS Vergogna!! https://www.instagram.com/p/CJo7ztHhze2/?igshid=sa7r7536uc2k
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L'ora del tea #giocattoli fatti a mano #madhatter #scultura #sculpture #sculptingclay #pastadimais #gommaeva #gommacrepla #festa #unicorno #tortafintascenografica #festa #festadicompleanno #festainfantil #tortascenografica #tortafinta #torta #torte #cake #cakedesign #birthdaycake #instacake #cakes #tortedecorate #party #festa #festadicompleanno #fakecake #tortacompleanno #handmade #cappellaiomatto https://www.instagram.com/p/B_iA6BDqluB/?igshid=ak1gspkhkcs0
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13-reasonsofsuicide · 5 years
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Justin (Tape9)
Devo farti una domanda,Justin. Non quella che pensi tu,non ancora. Qual’è la cosa migliore delle superiori ?  Le amicizie che stringi ? Le storie d’amore ? No. Sappiamo tutti e due qual’è la cosa migliore... Le vacanze estive!  Un fantastico tasto riavvia,e dopo tutto quello che mi era successo al secondo anno,mi serviva proprio riazzerare tutto.  Strappare quello che ne restava del mio diario e dimenticare. Ma non sono andata molto lontano.. Sul lavoro il mio complice abituale passava le vacanze dai nonni,e il suo sostituto era abbastanza carino,ma.. decisamente troppo normale. Ed io non riuscivo a liberarmi dal passato.  Mi serviva un cambio,volevo essere una persona nuova.  Vi siete mai sentiti così ?  Non sarei mai più stata invisibile,avrei ricominciato da capo,rimosso il passato e mi sarei lasciata tutto alle spalle. Mi sarei data da fare,sarei stata più furba e più forte.  Perché non puoi cambiare gli altri,però,puoi cambiare te stessa. Una parte di me sapeva benissimo che forse era meglio non andare alla festa di Jessica,ma l’altra parte non smetteva di chiedersi che cosa si sarebbe persa.. e chi,se non ci fosse andata. Vi ricordate del cambiamento a cui vi ho accennato ? Per chi non ci fosse stato,quel giorno avevo deciso di tagliarmi i capelli. Mi sentivo cosi libera senza quelle chiome del passato,ed ero così felice di mostrarla ai miei.. però,nulla. Non si sono accorti minimamente di me. Di nuovo non riuscivano ad accorgersi di me. Ed ecco qua. La nuova Hannah.. con la stessa vita di sempre. Pensavo che ricominciare non dovesse per forza dire che dovessi isolarmi completamente,forse avevo incontrato le persone sbagliate. Forse potevo ricominciare con la persona giusta.  Però non è andata cosi,e inizio a pensare a tutte le teoria su che cosa sarebbe successo se io non avessi mai messo piede su quella festa. Se avessi saputo cosa sarebbe successo,che cosa aveva in servo per me quella serata,non sarei mai entrata da quella porta. Inizio a pensare,che questo nuovo effetto farfalla sia tutto partito da qui. Ma tutto ciò in un altra cassetta. Comunque. Le feste hanno una strana magia,sono come un universo parallelo,ti fanno credere che tutto sia possibile.  Ti fanno credere che forse ce l’hai fatta alla fine E invece no.. vero Justin ?  Non lo sapeva. E le persone non cambiano mai.  Benvenuto nella tua seconda cassetta,Justin Foley.  Quella sera,per la prima volta dopo tanto tempo,non mi sentivo invisibile. Ero nervosa,perché stavo bene.. e non volevo rovinare tutto. Cercavo di essere normale,ma non ero più abituata.  - Allora. Ci sono 3 storie da raccontare su questa festa. - Comincerò da questa.  La coppia del divano è entrata nella camera da letto. Anzi,ha fatto irruzione,sarebbe più adeguato. Ve li ricordate ? - Oh,come sono finita in quella stanza ? Fa parte di un altra storia. - Torniamo a noi,Justin. Sei stato con la stessa ragazza per tutta la serata,ma non ho intenzione di dire il suo nome. Anche se,chiunque sia stato a quella festa,sa chi è. Comunque. Pensavo che lei avesse finto di essere ubriaca e mi avesse preso a gomitate solo per farci alzare dal divano e costringerci ad andarcene.  Ho capito due cose in quel momento: Primo,ero ubriaca. Secondo,lo era anche lei. Il suo compagno di divano ha evitato per un pelo che lei travolgesse il comodino,e quando poi è rotolata già dal letto... due volte... lui l’ha rialzata. Da quel bravo ragazzo che è,ha anche cercato di ridere il meno possibile. Pensavo che l’avresti lasciata in pace,richiudendosi poi la porta alle spalle prima di andarsene. E quello sarebbe stato per me il momento ideale per sgattaiolare fuori. Fine della storia. Invece non è finita qui. Se cosi fosse,questa cassetta sarebbe davvero poco interessante,no ? Ormai,sono sicura che avete già capito che non poteva finire cosi. Anziché andarsene,il ragazzo ha cominciato a baciarla. Lo so,alcuni di voi avrebbero approfittato volentieri di una cosi incredibile opportunità. Un incontro ravvicinato del quarto tipo. Però. Due fatti mi hanno impedito di alzarmi dal pavimento. Con la fronte premuta contro le ginocchia,mi sono resa conto di quanto fossi sbronza e senza forze anche sono per provarci. E con un senso dell’equilibrio di una papera,attraversare la stanza di corsa sarebbe stata una mossa troppo azzardata. La situazione sembrava destinata a sfumare rapidamente. La ragazza non era solo ubriaca e goffa,ma anche completamente apatica. Da quello che potevo sentire,non si sono spinto oltre i baci. Anzi,sembravano baci a senso unico. La ragazza brontolava e si lamentava,stranamente non era ancora collassata del tutto.  Alla fine lui ha capito che lei non era affatto in vena di romanticherie,cosi,l’ha infilata sotto le coperte,dicendo che sarebbe passato più tardi per vedere come stava. E se ne andato. A quanto punto vi starete chiedendo; Chi sono queste persone ? Hannah,hai dimenticato i nomi. Ma non è cosi,se c’è una cosa che ho ancora,è la memoria. Peggio per me. Se ogni tanto fossi riuscita a dimenticare qualcosa,forse saremmo tutti più contenti ora. So cosa state pensando,se quella ragazza non avesse bevuto così tanto,forse non sarebbe mai successo niente. Ma era una festa,tutti noi avevamo bevuto troppo. Mi sono alzata,tenendomi in equilibrio con una mano sul letto,mi sono staccata e ho cominciato a barcollare verso lo spiraglio di luce,in certa su cosa ti avrei detto una volta aperto. Però.. la porta si è aperta,ma tu l’hai subito richiusa dicendo di lasciarla riposare. In quel mezzo secondo,spaventata,sono corsa dentro l’armadio e mi sono nascosta. Io ero li,con il cuore che mi batteva forte,intrappolata in mezzo alla stanza. Hai lasciato che il tuo amico entrasse. Hai lasciato che facesse a pezzi la vita di quella ragazza. Patetico. Non ci potevo credere. E non ci potevo credere neanche il tuo amico,perché quando hai riafferrato la maniglia,non si è precipitato dentro. Ha aspettato che tu reagissi. In quel breve istante -in cui sei stato zitto- io sono caduta in ginocchio in preda al voltastomaco,coprendomi la bocca con le mani. Mi sono trascinata verso l’armadio,con le lacrime che offuscavano la luce. E quando sono crollata dentro,una pila di giubbotti sul fondo ha attutito il colpo. Avevo il sangue che mi pulsava nelle orecchie. E mi dondolavo avanti e indietro,avanti e indietro,sbattendo ogni volta la fronte sui giubbotti.  Ma con i bassi dello stereo,nessuno mi ha sentita. Ovviamente,con la musica alta,nessuno ha sentito pure lui. Salire sul letto,le molle del materasso che gridavano sotto il suo peso. Nessuno ha sentito.  Dovevo fare qualcosa,dovevo fermarlo,ma non riuscivo più a muovermi..e non importa quale sia la mia giustificazione,avere il cervello in pappa non è una scusa. Non ho scuse. Sarei potuta intervenire,fine della storia. Ma per fermarlo davvero,era come se dovessi fermare il mondo intero,come se le cose fossero ormai fuori controllo da cosi tanto tempo che qualunque gesto io compissi non aveva più alcun senso. Era buio li dentro,la musica era assordante.. sembrava che la terra mi stesse inghiottendo. Non ce la facevo più a sopportarlo,questo peso. Volevo che il mondo si fermasse,che finisse in quel preciso instante.  Basta. Questa cassetta non è su di lui,e su di me e te Justin. Per te era un amico,ma la tua ragazza aveva più bisogno di te.  La ragazza nella camera aveva due possibilità. Ma l’abbiamo abbandonata. Sia io che te. Vivrò con questo peso. E tu come farai Justin ? E lei come sopravvivrà ? Ma perché questa cassetta è su Justin ? E l’altro ragazzo,allora ? Quello che ha fatto molto peggio,no ? Certo. Mille volte. Ma le cassette devono raggiungere tutti i nomi della lista. E se le spedissi a lui,la catena si spezzerebbe. Pensateci bene. Ha violentato una ragazza,lascerebbe la città in un secondo se sapesse,se sapesse che noi sappiamo. Cosa pensi di lui ora,Justin ? Lo odi ? Il tuo amico che l’ha violentata è ancora tuo amico ? Si. Ma perché ? Deve essere un tentativo di negare l’evidenza. Per forza. Certo,ha sempre avuto un carattere di merda,certo colleziona ragazze come se fossero giocattoli,ma siete sempre stati buoni amici. Uscite assieme e più ti sembra di stare con il tuo vecchio amico di sempre,non è vero ? E se lui si comporta come prima,significa che non ha fatto niente di male. Il che vuol dire che anche tu non hai fatto niente di male. Ok,perfetto! Ottima notizia! Perché se lui non ha fatto niente di male,tu non hai fatto nulla di male,allora neanche io ho fatto niente di male. E non sai quanto vorrei non aver distrutto la vita di quella ragazza. Ma è stato così. O quanto meno,sono responsabile,come te. Si hai ragione,non sei stato tu che l’hai violentata,e nemmeno io. E stato lui. Ma tu.. e io.. abbiamo permesso che accadesse. E’ colpa nostra.
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