Tumgik
#folk psichedelico
flavioscutti · 10 months
Text
Tumblr media
Flavio Scutti - CANZONE ITALIANA - Speciale Folk Psichedelico 1970-1980
https://www.mixcloud.com/radioraheem_milano/flavio-scutti-canzone-italiana-speciale-folk-psichedelico-1970-1980-12-05-2023/
Nel Folk Psichedelico i testi diventano favole che parlano di un mondo naturale e amore. I suoni acustici della chitarra sono arricchiti da arrangiamenti sperimentali e improvvisazioni che costruiscono un immaginario molto particolare. Canzoni forse poco conosciute che qui si esprimono in tutta la loro bellezza.
Tengo molto a questa selezione, a cui ho lavorato per tanto tempo, perché il folk in Italia è diventato un fenomeno molto grande che si è espresso maggiormente in quello dei cantautori, dove la parte musicale è stata forse sempre messa in secondo piano. Si pensa in favore dei testi, ma più altro perché il mercato e soprattutto la critica musicale ha preferito cose che riusciva meglio a comprendere. Alla RCA Italiana che ha gestito quelli che sono diventati gli artisti più seguiti abbiamo delle bellissime produzioni, ma quasi sempre semplificate in una forma pop, io ho voluto cercare nei dischi quel qualcosa che si legasse alla sperimentazione, ma allo stesso tempo con quella che è la tradizione musicale popolare, con il simbolismo nelle culture, spesso arrivando ad artisti e dischi poco conosciuti che ritengo importanti
Brani
Giorgio Laneve - La Leggenda Del Mare D'Argento (1971)
Leone Tieri - Il Sogno Di Leone (1970)
Gianfranca Montedoro - La Cavallerizza (1974)
Equipe 84 - Io Ero Là (1971)
Alan Sorrenti - Vorrei Incontrarti (1972)
Maria Monti - La Pecora Crede Di Essere Un Cavallo (1974)
Mauro Pelosi - Con Te (1973)
Maurizio Arcieri - Per Amore (1973)
Bruno Lauzi - In Campagna (1974)
Gino D'Eliso - I Santi Sui Muri (1976)
Maurizio Fabrizio - Storia Di Qualcuno (1975)
Grazia Di Michele - A Giorni Verrai (1978)
La Stanza Della Musica - Pensiero Buono Del Mattino (1978)
Celeste - Favole Antiche (1976)
In diretta su Radio Raheem il 12/5/2023 alle 10:00
Ascolta tutti gli speciali
https://www.radioraheem.it/artists/flavio-scutti/
2 notes · View notes
diceriadelluntore · 1 year
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #274 - AA.VV., Easy Rider (O.s.t.), 1969
Le storie di musica di Maggio le ho scelte pescando da un oceano immenso: le colonne sonore. Sono comparse già in passato in questa rubrica, ma non in senso organico. Nemmeno stavolta sarà possibile essere esaustivi, occorrerebbero centinaia di domeniche, ma ne ho scelte 4, particolari, dove il rapporto con la canzone rock è decisivo, anche e soprattutto come genesi dell’intero accompagnamento musicale al film. Easy Rider era uno slang un po’ sboccato per definire un playboy, ma dopo che Dennis Hopper decise di usarlo per il titolo del suo primo film, è divenuto sinonimo di motociclista, che vive la vita in libertà da antieroe. Hopper insieme a Peter Fonda firma la sceneggiatura di uno dei più grandi film degli anni ‘60, manifesto della stagione hippie americana, e nel 1969 esce nelle sale Easy Rider (che in italiano ha un sottotitolo Libertà E Paura): Wyatt e Bill, dopo avere trasportato un carico di cocaina dal Messico agli Stati Uniti, investono parte del guadagno in due motociclette nuove con l'intenzione di attraversare il paese, dalla California a New Orleans, per andare a vedere il carnevale. Le due moto, Captain America che aveva la bandiere a stelle e strisce sul serbatoio, e Billy Bike, che aveva il motivo a fiamme, sono i due nuovi carri della frontiera, in un viaggio dove i nostri sono visti sempre di cattivo occhio, vengono arrestati, incontrano altri personaggi bizzarri (come George Hanson, interpretato da un leggendario Jack Nicholson), sperimentano le droghe, un finale tragico (che lascio a chi non ha visto il film di scoprire). Hopper si dice che volesse in un primo momento usare come commento sonoro le canzoni che passava la radio mentre era in lavorazione in film. In un secondo momento, vennero contattati  Crosby, Stills, Nash & Young, ma non si fece più nulla. Peter Fonda chiese al suo amico Bob Dylan di usare It’s Alright Ma (I’m Only Bleeding) per una delle scene decisive, ma Dylan declinò (per poi cedere all’utilizzo in un secondo momento), e leggenda vuole che scrisse su un foglietto questi versi: ”The river flows, it flows to the sea/Wherever that river goes, that's where I want to be/Flow, river, flow” con questo consiglio “Portalo a Roger McGuinn”. Fonda così fece e McGuinn scrisse Ballad Of Easy Rider, partendo da quel verso, che divenne la canzone colonna portante del disco. Hopper, che in verità all’inizio aveva problemi di bugdet, cerco di limitare le canzoni. Ma il film, che ebbe successo incredibile fin da subito, spinse la ABC Dunhill a pubblicare la colonna sonora. Dato l’alone mitico della pellicola, finì che le canzoni in essa contenuta diventeranno altrettanto mitiche: caso emblematico furono i due brani scelti degli Steppenwolf, The Punisher ma soprattutto Born To Be Wild, una delle prima canzoni proto metal, uscita un anno prima (1968) nell’album d’esordio della band e che è associata ormai a qualsiasi viaggio su una autostrada un po’ libera. Hopper scelse la magia di Hendrix, nella suggestiva If 6 Was 9, da Axis: Bold As Love del 1967, dove la chitarra di Jimi sembra un uccello magico spaziale nel finale, e poi altre chicche della stagione psichedelica musicale: il folk psichedelico dei The Holy Modal Rounders con If You Want To Be A Bird (Bird Song), l’ode all’erba di Don’t Bogart That Joint dei Fraternity Of Men (che fu il nucleo primitivo da cui poi nacquero gli stupefacenti Little Feat), la musica da carnevale di Kyrie Eleison/Mardi Gras (When The Saints) degli Electric Prunes che inizia come il kyrie delle messe preconciliari. Chiudono il tutto la ripresa di McGuinn di It’s Allright Ma (I’m Only Bleeding), i Byrds, che rifaranno come singolo di successo Ballad Of Easy Rider, che riprendono con garbo Wasn't Born To Follow (del magico duo Carole King/Gerry Goffin) e uno dei brani simbolo degli anni ‘60 della stagione americana, The Weight de The Band, che nel film è nella versione originale della mitica band canadese, nel disco è cantata da un gruppo che si chiama Smith, perchè la Capitol Records che aveva i diritti non li cedette per la colonna sonora su disco. Il disco fu anch’esso un successo, arrivando al numero 6 della classifica di Billboard e diventando disco d’oro nel gennaio 1970. Il film, che vincerà due premi Oscar a Nicholson come attore non protagonista e per la sceneggiatura originale, finirà per creare due archetipi: uno dal punto di vista visivo, l’altro sullo stesso uso della musica per i film, contribuendo anche all’idea stessa di una certa America, che continua ancora oggi a suggestionare, a confondere, ad affascinare ed impaurire.
11 notes · View notes
lucasmasala86 · 16 days
Text
Hippie Music Day 2024": Un Tuffo nella Rivoluzione Culturale e Musicale degli Anni '60
Il 22 e 23 giugno, il “Hippie Music Day 2024” si prepara a riaccendere lo spirito ribelle e visionario degli anni ’60 con un festival dedicato alla musica, arte e cultura hippie. Situato in una location pittoresca, il festival offre un palinsesto denso di esibizioni musicali che spaziano dal rock psichedelico al folk, evocando l’atmosfera di Woodstock e l’impegno per la pace. Oltre alla musica,…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 4 months
Text
Gruppi musicali anni 70: un decennio di rivoluzione
Gli anni 70 sono stati un decennio di grande fermento musicale, caratterizzato da una profonda rivoluzione dei generi e dei suoni con dei gruppi musicali entrati nella leggenda. In questo periodo, si affermarono nuovi movimenti musicali, come il rock progressivo, il punk rock e la disco music, che ebbero un impatto duraturo sulla musica popolare. Il rock progressivo Il rock progressivo è un genere musicale che si sviluppa a partire dal rock psichedelico degli anni 60. Si caratterizza per la complessità delle strutture musicali, l'uso di strumenti esotici e l'attenzione alla sperimentazione. Tra i gruppi di rock progressivo più importanti degli anni 70 si possono ricordare: - Pink Floyd - Genesis - Yes - King Crimson - Emerson, Lake & Palmer Il punk rock Il punk rock è un genere musicale che nasce in Inghilterra alla fine degli anni 60 come reazione al rock progressivo e al pop mainstream. Si caratterizza per la semplicità delle strutture musicali, il rifiuto delle convenzioni e l'atteggiamento provocatorio. Tra i gruppi di punk rock più importanti degli anni 70 si possono ricordare: - Sex Pistols - The Clash - Ramones - The Damned - The Buzzcocks La disco music La disco music è un genere musicale che nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni 60. Si caratterizza per i ritmi ballabili, le melodie orecchiabili e le atmosfere sensuali. Tra i gruppi di disco music più importanti degli anni 70 si possono ricordare: - Bee Gees - Donna Summer - Gloria Gaynor - Chic - KC and the Sunshine Band Altri generi musicali Oltre al rock progressivo, al punk rock e alla disco music, gli anni 70 furono anche un periodo di grande fermento per altri generi musicali, come il soul, il funk, il jazz, il country e il folk. Tra i gruppi musicali più importanti di questi generi si possono ricordare: - Stevie Wonder - Marvin Gaye - Aretha Franklin - James Brown - Earth, Wind & Fire - Miles Davis - John Coltrane - The Allman Brothers Band - The Grateful Dead - Bob Dylan L'impatto dei gruppi musicali anni 70 sulla musica popolare I gruppi musicali degli anni 70 hanno avuto un impatto duraturo sulla musica popolare. I loro generi e suoni hanno continuato a influenzare la musica di generazioni successive, fino ad oggi. I gruppi di rock progressivo hanno contribuito a portare la musica rock a nuovi livelli di complessità e sperimentazione. Gruppi di punk rock hanno rivoluzionato il modo di fare musica, portando un nuovo senso di energia e ribellione. I gruppi di disco music hanno diffuso la musica dance in tutto il mondo. L'impatto della musica degli anni 70 è ancora oggi evidente nella musica popolare. I suoi generi e suoni continuano a ispirare artisti di tutto il mondo. Foto di Pexels da Pixabay Read the full article
0 notes
gianlucacrugnola · 7 months
Text
Blind Melon - Blind Melon
Blind Melon, eponimo debutto della band di Los Angeles, un lavoro spesso trascurato e lentamente dimenticato ma fondamentale per comprendere la musica lontano da Seattle nei primi anni ’90. Un lampo, Shannon Hoon e i Blind Melon nel disco d’esordio tanto bello quanto sottovalutato riescono a mescolare dolcezza e melodia, un delicato equilibrio tra folk-rock e rock psichedelico che lascia un solco…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
fard-rock-blog · 1 year
Text
C+C=Maxigross | Cosmic Res
Etichetta: Dischi Sotterranei / Trovarobato Tracce: 9 – Durata: 32:08 Genere: Psichedelia, Folk Sito: ccmaxigross.com  Voto: 7/10 Il collettivo veronese C+C=Maxigross, paladino del folk psichedelico del nostro Paese, ha pubblicato l’ottavo numero di un catalogo il cui primo capitolo, Singar, è uscito nel 2011. Cosmic Res (come si evince dalle esplicite Aquila bianca e  Io me sto fermo ad…
youtube
View On WordPress
0 notes
musicletter · 1 year
Text
Les Apaches con il nuovo singolo «Jane»
Direttamente dai lidi e dalle paludi ravennati, arrivati Jane, il nuovo singolo e videoclip dei Les Apaches. Trattasi della seconda anticipazione dall’imminente album d’esordio di questo interessante progetto musicale che mescola rock sperimentale, folk psichedelico e altro ancora. Il tutto registrato e prodotto da Francesco Giampaoli e la sua Brutture Moderne, label di culto che ha partorito…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
blumi-tripodi · 2 years
Link
0 notes
Photo
Tumblr media
30 notes · View notes
levysoft · 3 years
Link
In uno strano modo tutto suo il Mellotron è diventato uno degli strumenti più iconici nella storia del rock. Migliaia sono infatti gli artisti che hanno utilizzato questo proto-campionatore che a quasi 60 anni dalla sua invenzione continua ad affascinare vecchi e giovani. Nonostante tutta la tecnologia di cui disponiamo l’arcano suono del Mellotron resiste imperterrito a ogni moda.
Inventato nel 1963 a Birmingham, il Mellotron si evolve da un precedente strumento di fabbricazione americana chiamato Chamberlin, tastiera elettromeccanica originariamente ideata per l’uso casalingo e religioso. Nel 1962, un agente della Chamberlin, Bill Fransen incontra in Inghilterra Norman e Les Bradley che possiedono la Bradmatic, società che si occupa di nastri magnetici. Questi insieme al conduttore BBC Eric Robinson decidono di formare la compagnia The Mellotronics per migliorare il design e le prestazioni del Chamberlin e offrirne una sua versione 2.0 chiamata appunto Mellotron.
L’idea è ambiziosa: arrivare a sostituire in modo convincente un’orchestra con suoni creati da veri archi, flauti, cori, ecc che vengono registrati isolatamente nota per nota. In pratica l’idea primigenia dei moderni campionatori, con i tasti dello strumento collegati a un loop di nastro magnetico. Quando si preme un tasto corrispondente a una nota, il nastro viene spinto contro una testina di riproduzione che permette l’ascolto del suono registrato. Quando il tasto viene rilasciato il nastro ritorna alla sua posizione originale. Attenzione però, il suono può essere tenuto solo per otto secondi, passato tale lasso di tempo il loop di nastro compie la sua corsa e deve ricominciare da capo, bisogna quindi rilasciare il tasto e pigiarlo nuovamente. A ciò si aggiungono ulteriori particolarità: ogni volta che una nota viene riprodotta si verificano lievi fluttuazioni di intonazione e variazioni di ampiezza. Questo significa che la stessa nota uscirà in modo diverso ogni volta che viene suonata, uno dei fattori che rende il Mellotron così speciale. Lo strumento alla fine non diventerà famoso per avere riprodotto fedelmente certi suoni, ma per averne fornito una sua particolare versione che andrà a caratterizzare una miriade di dischi.
Il 1963 è l’anno della creazione e commercializzazione del modello MK I, messo in vendita a circa 1000 sterline, pesante oltre 50 chili e assai sensibile a calore, umidità, luci e fumo, tutti fattori che contribuiscono a deteriorare i nastri. Tuttavia queste e altre difficoltà non fanno altro che aumentare il fascino del nuovo strumento presso i musicisti.
A poco a poco il Mellotron diventa richiestissimo. Il primo a usarlo è il bluesman Graham Bond che lo piazza nella sua hit Baby Can It Be True. Dopo di lui arriva Mike Pinder, tastierista dei Moody Blues. Proprio questi ultimi decidono di sfruttarne le peculiarità andando a ispessire la componente sinfonica della loro musica grazie alla riproduzione dell’orchestra permessa dallo strumento. Ma non solo archi, fiati e cori sono caratteristica del Melltoron, cambiando i nastri si possono avere a disposizione altri suoni orchestrali come violoncelli, fiati e percussioni. Poi effetti sonori tra i più strambi, voci umane e non, rumori, proto-drum machine e moltissimo altro.
Mike Pinder fa inoltre conoscere lo strumento a John Lennon e a Paul McCartney che non perdono tempo a utilizzarlo e a renderlo famoso in tutto il mondo, soprattutto grazie a Strawberry Fields Forever, probabilmente il più celebre utilizzo del Mellotron di tutti i tempi. I Beatles continueranno poi a usarlo in Magical Mystery Tour e nel doppio bianco, così come cominceranno a interessarsene anche i Rolling Stones, i Bee Gees, i primi Pink Floyd, i Pretty Things a molti altri alfieri psichedelici.
Il genere che però consegnerà il Mellotron alla storia è il prog rock. Saranno i King Crimson a renderlo strumento-simbolo del genere, dopo di loro i Genesis e gli Yes. Ma non solo nel prog il Mellotron trova fortuna, sono anche diversi artisti pop a sfruttarne le qualità, uno su tutti David Bowie.
Con il passare del tempo lo strumento si evolve, nel 1970 viene messo in commercio il modello M400, più compatto e leggero, usato da altri proggers e da corrieri cosmici come i Tangerine Dream, che influenzeranno la scuola elettronica dei decenni a venire. Quando poi esplode la new wave saranno band come Orchestral Manoeuvers in the Dark, XTC, addirittura Joy Division a farne uso.
Con lo scoccare degli anni ’80 e il crescente sviluppo della tecnologia a uso di sintetizzatori e campionatori digitali il Mellotron diventa obsoleto, le sue caratteristiche di inaffidabilità lo relegano a un passato oramai tramontato. Nei ’90 però lo strumento viene riscoperto. Gli Oasis lo usano in (What’s the Story) Morning Glory?, in particolare nella hit Wonderwall, caratterizzata da un notevole uso del suono di violoncello. Poi ci saranno Radiohead, Air, Smashing Pumpkins, Belle and Sebastian, Muse, Kula Shaker, R.E.M., Coldplay, Lana Del Rey e moltissimi altri.
A seguito di ciò l’industria del Mellotron risorge, nel 2007 viene addirittura costruito un nuovo modello M400 che combina parte delle caratteristiche originali con un selettore di banco digitale. Per chi non vuole l’ingombro dello strumento sono però disponibili decine di plug-in che emulano il suono in maniera perfetta, con tanto di sfasamenti, leggere stonature e la caratteristica tenuta della nota per otto secondi.
Il Mellotron continua quindi ad affascinare, per questo siamo ancora qui a parlarne e per questo vi offriamo 10 tracce tra le più rappresentative di quello che vuole dire l’uso di tale strumento. Per tutti i “mellotronomani” che vorranno poi approfondire c’è solo da farsi un giro nell’incredibile sito Planet Mellotron, con liste e recensioni sempre aggiornate di tutti gli album della storia nei quali lo strumento è stato utilizzato. 
“Strawberry Fields Forever” The Beatles (1967)
Il Mellotron in modalità flauti inaugura il celeberrimo brano dei Beatles con un particolarissimo riff che dona una sensazione di incertezza, come se le note fossero un poco zoppicanti. Lo strumento mostra infatti da sempre qualche lieve difficoltà nelle parti più ritmiche a causa dei suoi meccanismi interni che devono mettere in moto e fermare il suono in breve tempo. Per questo è maggiormente usato nei cosiddetti “tappeti” di accordi. La sensazione di cui sopra è però una delle caratteristiche principali di Strawberry Fields Forever, una vaga e ipnotica incertezza che lo rende un sogno psichedelico a occhi aperti.
“Nights in White Satin” Moody Blues (1967)
Pur utilizzando un’orchestra nel loro secondo album Days of Future Passed, per la hit Nights in White Satin i Moody Blues scelgono di sostituirla con il Mellotron. Il suono usato per creare i temi in risposta alla voce è quello denominato “3 violins” che appunto si basa sull’unione di tre strumenti a corda. Il suono viene poi riverberato a creare un alone magico che nel ritornello “And I love you…” si ampia come un’orchestra in crescendo. Dopo questo momento arriva una parte strumentale con il suono dei flauti a introdurre la seconda strofa e il resto della canzone che vede il ritorno dei violini.
“2000 Light Years From Home” The Rolling Stones (1967)
I Rolling Stones nel loro (breve) fulgore psichedelico. Contenuta in Their Satanic Majesties Request, un album che è un unicum nella loro discografia, la straniante 2000 Light Years From Home ha un Mellotron suonato da Brian Jones e settato in modalità 3 violins. Lo strumento è protagonista di tutto il brano e rende ancora più lisergico questo viaggio spaziale a 2000 anni luce dalla Terra.
“Space Oddity” David Bowie (1969)
La prima hit di Bowie vede la presenza del futuro Yes Rick Wakeman a manovrare il Mellotron (sempre in modalità 3 violins) il cui suono spalanca letteralmente il ritornello rendendolo arioso e spaziale al punto giusto.
“In the Wake of Poseidon” King Crimson (1970)
Un vero festival del Mellotron, dall’inizio alla fine di uno dei brani più belli dei King Crimson. Tutta la canzone è basata sui 3 violins (più alcuni brevi intermezzi di flauti e brass, ovvero ensemble di fiati, sempre mellotronizzati) che spadroneggiano tra tappeti e parti soliste facendo da contraltare alla voce angelica di Greg Lake e alla sezione ritmica di Peter e Mike Giles. Il leader Robert Fripp si dà da fare alla chitarra acustica. E il Mellotron chi lo suona? Ma sempre Fripp chiaramente.
“The Fountain of Salmacis” Genesis (1971)
Qui è come se il Mellotron creasse una scenografia teatrale per un palcoscenico nel quale vengono narrate le gesta (mutate da Le metamorfosi di Ovidio) di Hermes e Afrodite, la cui fusione di carne e spirito darà vita al nuovo essere Ermafrodito. Sin dall’inizio le folate di violini creano lo scenario, con un Peter Gabriel più intenso che mai ad accompagnare gli strumenti che si muovono in svariati cambi di tempo o in maniera ampia e sinfonica. Su tutto il Mellotron di Tony Banks a caricare il brano di arcana magia mitologica.
“And You and I” Yes (1972)
Gli Yes in uno dei loro apici, una mini suite in continuo movimento tra folk ed esplosioni sinfoniche nelle quali la voce di Jon Anderson è libera di ergersi. Tali momenti non possono che essere caratterizzati dal Mellotron di Rick Wakeman che nella parte centrale suona il tema in tandem con il Minimoog. Potenza su potenza fino ad altezze vertiginose.
“River of Life” Premiata Forneria Marconi (1973)
A proposito di sinfonismo, i nostrani alfieri della PFM avranno sicuramente preso spunto dalle parti più orchestrali di And You and I per concepire la loro Appena un po’ che trova perfezione nella versione inglese River of Life, contenuta in Photos of Ghosts. Come il brano degli Yes, anche quello della PFM ha una parte centrale nella quale si aprono le cateratte del rock sinfonico, qui il Mellotron di Flavio Premoli (suonato in modalità brass e 3 violins insieme a un’ulteriore tastiera ARP String Ensemble e al Minimoog) è un’orchestra fatta e finita.
“Kashmir” Led Zeppelin (1975)
Il Mellotron non si adatta solo alle atmosfere soffuse del prog, ma ben si sposa al suono dei Led Zeppelin. Kashmir con il suo ritmo marziale vede l’inserimento degli staccati di violini che caratterizzano l’intero brano insieme a ulteriori parti eseguite con i brass. A 3:25 e sulla coda finale il Mellotron prende ancora più campo con una sezione per violini di stampo mediorientale.
“Exit Music (For a Film)” Radiohead (1997)
Superati gli anni ’80, è nei ’90 che i suoni vintage tornano ad affascinare tanti giovani artisti, in questo caso i Radiohead che nel capolavoro Ok Computerpiazzano inaspettatamente tanto Mellotron, in maggioranza in modalità 8 choirs. I cori umani riprodotti dalla tastiera sono uno dei suoi must in ambito prog (vedi la parte strumentale di The Cinema Show dei Genesis) e trasmettono una sensazione immediata di grande epicità. In questo caso i Radiohead li usano per il momento più enfatico di Exit Music (For a Film), che, a 3:22, grazie ai cori del Mellotron esplode in maniera commovente.
1 note · View note
brusiocostante · 4 years
Video
youtube
Syd Barrett
2 notes · View notes
diceriadelluntore · 1 year
Photo
Tumblr media
Storia Di Musica #253 . AA.VV. - I’M Not There (O.S.T.), 2007
Bob Dylan, che è stato anche attore (14 film come attore protagonista o co-protagonista), non concesse mai la sua autorizzazione per un film biografico su di lui. Con una unica, spettacolare eccezione: Todd Haynes, creativo cineasta canadese, che ha grande passione per la musica nei suoi film (cito per esempio Velvet Goldmine sul mondo glam, o un documentario sui Velvet Underground uscito nel 2021), ha il suo placet per un film su di lui, I’M Not There, che esce nel 2007. Dove per tutta la pellicola non viene mai citato Bob Dylan per nome, ma dove è rappresentato da 6 storie potenti e profonde da 6 personaggi diversi, ognuno a raccontare un aspetto del Dylan leggenda: il Poeta Arthur Rimbaud, il Profeta Jack Rollins / Padre John, il fuorilegge Billy McCarty, il falso Woody Guthrie, il "martire del rock and roll " Jude Quinn e la "stella elettrica" Robbie Clark. Il cast è stellare: Marcus Carl Franklin, 11 anni, in una prova magistrale per Guthrie, ossessione adolescenziale di Dylan; Christian Bale come Jack Rollins\Padre John, per il primo Dylan acustico e folksinger; Cate Blanchett come Jude Quinn, che rappresenta il Dylan della svolta elettrica ‘65-’66, accusato di tradire lo spirito della musica folk, per questo “martire”; Richard Gere è il Dylan che interpreta Billy The Kid nello storico film di Sam Peckinpah Pat Garrett E Billy Kid, e del ritorno alla musica country e folk; Heath Ledger è il Dylan febbrile e martoriato dalla fine del suo matrimonio con Sara di Blood On The Tracks; Ben Whishaw è un Rimbaud decadente e immaginifico, e Dylan non ha mai nascosto il suo amore per la poesia del grande francese. Il film ebbe grande eco, e vinse a Venezia il Premio Speciale della Giuria (presieduta dal regista cinese Zhang Yimou) e la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile andata a Cate Blanchett (il quale premio fu ritirato, data l'assenza dell'attrice, da Heath Ledger, in una delle sue ultime apparizioni pubbliche prima della morte avvenuta il 22 gennaio 2008). Haynes pensa ad una colonna sonora degna di tale progetto, chiamando una serie di artisti a reinterpretare il catalogo dylaniano, pescando in alcuni dei momenti non solo più classici, ma anche minori della sua lunghissima carriera. Il materiale è così tanto che viene utilizzato solo in parte per il film e viene raccolto in una colonna sonora da 2 cd, che esce con lo stesso titolo del film. I’m Not There è infatti un’altra perla di quel tesoro infinito che furono i Basement Tapes e qui è presentata in due versioni: la prima dei Sonic Youth, quella di Dylan chiude il secondo disco quasi a dire che beffardamente che “lui non sta davvero là”. In mezzo altri 32 brani, dove amici ed estimatori prendono e reinterpretano, la maggior parte in modo interessante, il catalogo di capolavori. Parto subito dal dire che si poteva fare meglio sulla versione che Charlotte Gainsbourg fa di Just Like A Woman (uno dei massimi di Dylan), per il resto il disco è pieno di gioiellini, soprattutto quelli che riscoprono brani del Dylan minore: tra questi, emozionante sono le riprese di Goin' To Acapulco di Jim James e i fantastici Calexico (da The Basement Tapes,1975), che con il loro tocco psichedelico-tex-mex sono favolosi, anche in Dark Eyes con gli Iron & Wine (brano dal disco Empire Burlesque,1985). Molti dei brani sono suonati dalla Million Dollar Bashers, supergruppo che prende il nome dal titolo di una canzone di Dylan - The Million Dollar Bash - composto da Lee Ranaldo e Steve Shelley degli Sonic Youth, il chitarrista Nels Cline degli Wilco, la chitarra magica di Tom Verlaine, Tony Garnier, bassista di fiducia di Dylan, il chitarrista Smokey Hormel e il tastierista John Medeski. Ci sono prove di classe di grandi vecchi: One More Cup Of Coffee di Roger McGuinn con i Calexico, Tombstone Blues cantata da Richie Havens, Just Like Tom Thumb's Blues reinterpretata dal grande Ramblin' Jack Elliott, Senor (Tales of Yankee Power) da Willie Nelson (da Street Legal, del 1978, uno dei primi dischi del Dylan convertitosi al cristianesimo).  Caratteristiche sono le riletture mariachi dei Los Lobos di Billy 1, dalla colonna sonora di Pat Garret,  I Wanna Be Your Lover dei Yo La Tengo (questa presa da Biograph, disco del 1985). Non mancano i super classici: All Along The Watchtower cantata da Eddie Vedder con i Millon Dollar Bashes, The Times They Are a Changin' da Mason Jennings, Highway 61 Revisited cantata da Karen O degli Yeah Yeah Yeahs con i Million Dollar Bashers, Simple Twist Of Fate cantata da Jeff Tweedy. Da ricordare una tenebrosa Man In The Long Black Coat di Mark Lanegan, brano tratto da Oh Mercy! del 1989 e la bella ripresa di The Wicked Messenger dei The Black Keys. Vennero scelti anche due brani particolari all’epoca: Can't Leave Her Behind, registrato incompleto su nastro e in video nel maggio 1966 in una stanza di hotel durante la mitica tournée nel Regno Unito di quell’anno, riarrangiata in parte e cantata da Stephen Malkmus & The Million Dollar Bashers ; Mama, You've Been on My Mind / A Fraction of Last Thoughts on Woody Guthrie, qui uniti insieme da Jack Johnson, erano usciti separatamente nel primo volume della Bootleg Series (1991), Vale l’ascolto anche You Ain't Goin' Nowhere di Glen Hansard & Markéta Irglová, che in due si chiamano The Swell Season, i quali nel 2008 vinceranno l’Oscar per la miglior canzone originale, Falling Slowly tratta dal film Once. Rimane un tentativo unico e davvero interessante di carpire l’essenza di Dylan, da sempre misteriosa e sfuggente, il quale nel brano omonimo dice: Sì, credo che sia giusto, oh, nell’animo lo credo\mi hanno detto, come ho detto io, quando prima portavo io il peso del delitto\quando lei è tutto quello che le hai detto, come ho detto, tira dritto\vorrei essere lì ad aiutarla ma non ci sono, me ne sono andato.
16 notes · View notes
nonecosiimportante · 3 years
Text
youtube
OMNIPOTENT YOUTH SOCIETY - INSIDE THE CABLE TEMPLE (Autodistribuito, 2020)
Signori, lo so che spendo parole su parole per consigliarvi dischi basandomi principalmente sul mio gusto personale. Questo disco non fa eccezione. Perché è un disco a dir poco eccezionale. Concepito, arrangiato e suonato splendidamente. Loro sono cinesi. Di loro non so praticamente nulla se non che sono pazzeschi. In otto tracce spaziano tra rock, jazz, prog spruzzando il tutto con sapienti gocce di folk dall’intenso sapore psichedelico. Un disco pieno di bellissima musica, capace di sfiorare momenti epici per poi rallentare per arrivare nei pressi della pura poesia. Cantano in cinese, quindi non ho idea di cosa dicano, ma le traduzioni arrivate a noi denunciano anche un certo impegno, soprattutto nella difesa della natura, inteso sia come elemento imprescindibile di ciò che ci circonda che come filosofia di vita. Ma vi assicuro che conta poco. Questo è un capolavoro che se uscisse nei comuni mercati arriverebbe in vetta a qualunque classifica. Concludo con il solito consiglio: andate oltre, guardatevi intorno, non fermatevi ai mercati discografici usuali. Troverete gemme, capolavori e magie come questo disco.
1 note · View note
Text
Musica straniera negli anni '60: il trionfo nella cultura popolare
Gli anni '60 sono stati un periodo di grande fermento musicale in tutto il mondo, con molte band e artisti che hanno fatto la loro comparsa e hanno contribuito a creare un nuovo suono che ha cambiato la musica per sempre. La musica straniera degli anni '60 è caratterizzata da una grande varietà di generi, tra cui il rock 'n' roll, il soul, il blues, il folk, la musica psichedelica e il jazz. Musica straniera anni '60: i grandi artisti Uno dei movimenti musicali più importanti degli anni '60 è stato il rock 'n' roll, che ha visto la nascita di molte band che hanno fatto la storia della musica, come i Beatles, i Rolling Stones, i Led Zeppelin, i Pink Floyd e i Jimi Hendrix Experience. Queste band hanno influenzato la cultura popolare e la moda dell'epoca, diventando icone della generazione degli anni '60. La musica soul ha avuto un grande successo negli anni '60, grazie a artisti come Aretha Franklin, Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye. La musica soul è caratterizzata da un suono soulful e ritmato, con testi che esploravano temi sociali come la discriminazione razziale e la lotta per i diritti civili. Blues e Folk Il blues è stato un altro genere importante degli anni '60, con artisti come B.B. King, Muddy Waters e John Lee Hooker che hanno continuato a influenzare la musica per decenni a venire. Il blues è caratterizzato da un suono profondo e intenso, con testi che esploravano temi come l'amore, la solitudine e la povertà. La musica folk ha avuto una grande influenza sulla cultura popolare negli anni '60, con artisti come Bob Dylan, Joan Baez e Pete Seeger che hanno creato canzoni che hanno ispirato i movimenti per i diritti civili e la pace. La musica folk è caratterizzata da testi che esploravano temi come la giustizia sociale, la povertà e la politica. Il grande fascino della musica psichedelica La musica psichedelica è stata un altro genere importante degli anni '60, con band come i Beatles, i Doors e i Pink Floyd che hanno creato canzoni che erano caratterizzate da un suono sperimentale e psichedelico, con testi che esploravano la consapevolezza di sé e l'esperienza psichedelica. Il jazz ha continuato ad avere una grande influenza sulla musica degli anni '60, con artisti come John Coltrane, Miles Davis e Charles Mingus che hanno creato una nuova forma di jazz che è stata chiamata "free jazz". Il free jazz è caratterizzato da un suono sperimentale e improvvisato, con un'attenzione particolare alla libertà espressiva e all'improvvisazione. Read the full article
0 notes
gianlucacrugnola · 2 years
Text
Blind Melon
Blind Melon, eponimo debutto della band di Los Angeles, un lavoro spesso trascurato e lentamente dimenticato ma fondamentale per comprendere la musica lontano da Seattle nei primi anni ’90. Un lampo, Shannon Hoon e i Blind Melon nel disco d’esordio tanto bello quanto sottovalutato riescono a mescolare dolcezza e melodia, un delicato equilibrio tra Folk-Rock e Rock Psichedelico che lascia un solco…
youtube
View On WordPress
0 notes
coeursandchoeurs · 4 years
Text
(recensione) : Isobel Campbell - There is no other...(Cooking Vinyl, 2020)
A quattordici anni di distanza da Milkwhite Sheets, There is no other... segna l'atteso ritorno solista di Isobel Campbell. Un disco splendido fra folk, pop psichedelico e venature gospel. La nostra recensione !
Tumblr media
Musicista raffinata ed elegante, dotata di grande sensibilità e di una voce bella ed eterea, Isobel Campbell è protagonista di un’avventura musicale tanto ricca quanto complicata.
Per sei anni vocalist e violoncellista dei conterranei Belle & Sebastian e, successivamente, impegnata in feconde collaborazioni con Mark Lanegan (con il quale ha inciso ben tre album) e il jazzista Bill Wells, la…
View On WordPress
2 notes · View notes