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#ermeneutica
crazy-so-na-sega · 2 months
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quel che ho visto, udito, appreso...
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sono i fili che oggi mi permettono di vedere certe cose e non altre, di udire certe voci e non altre, di sapere certe cose e non altre. In breve: il sapere.
Giorgio Agamben
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esoterismo · 2 years
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Hermes Trismegisto
È vero senza menzogna, certo e verissimo. Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la meditazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il vento l’ha portata nel suo ventre, la Terra la sua nutrice. Il Padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza dalle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. È la forza forte in ogni forza, poiché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Hermes Trismegisto, avendo io le tre parti della filosofia di tutto il mondo.
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Rivelazione ed ermeneutica in Joseph Ratzinger: un libro di don Mauro Gagliardi
Nel volume “Rivelazione, ermeneutica e sviluppo dottrinale in Joseph Ratzinger”, don Mauro Gagliardi presenta l’approccio complessivo alla fede, alla teologia e al dogma del grande teologo tedesco, divenuto papa Benedetto XVI. Continue reading Rivelazione ed ermeneutica in Joseph Ratzinger: un libro di don Mauro Gagliardi
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anticattocomunismo · 1 year
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«Benedetto XVI ha strappato il Concilio dalle grinfie dei modernisti»
Ratzinger ha corretto gli errori e vanificato i tentativi dei modernisti di falsificare il Vaticano II, contrapponendo «alla loro ermeneutica della rottura la sua ermeneutica della continuità». La maggior parte dei teologi tedeschi lo odia anche perché Benedetto «ha preteso una de-mondanizzazione della Chiesa». La Bussola intervista lo storico Michael Hesemann, amico personale di…
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donaruz · 9 months
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Ti ho pensato proprio ieri, quando ho scritto il mio post sull'Acca Laurentia e il possibile collegamento con la nostra Sacra Accabadora.
Ho pensato a quanti inorridiscono a sentirne parlare, come se fosse un'assassina legalizzata da una comunità di incivili, come spesso, ancora ci definiscono.
Pensavo a quanta Bellezza nelle tue parole, per raccontarla, e a quanto le parole hanno potere.
Parole che non si vogliono sentire.
Perché certe verità sono scomode, e la donna deve restare sempre un passo indietro.
Hai deciso di andare via e ritornare alle stelle, da cui sei arrivata, proprio nella notte di San Lorenzo.
Forse la tua 'Accabadora interiore, ti stava chiamando.
Perché ogni vera Donna Sarda, lo è.
Colei che capisce i Misteri della Vita e della Morte, perché è "bogadora" e "accabadora".
"Come sopra, sotto"
L'equilibrio è stato ristabilito
A me, mancherai. Tanto.
Grazie per tutta l'abbondanza e la dignità.
Buon ritorno, Michela💖🌟
"Parlare è un potere e dare potere alle donne è sempre stata una cosa problematica nei monoteismi. «L’unico femminismo che ci piace è quello silenzioso della Madonna, – scriveva nell’editoriale prenatalizio del 2020 il giornalista di un quotidiano sovranista improvvisatosi teologo, per poi proseguire – è una madre giovane, semplice, dolce, il cui pianto non diventa mai piagnisteo e che ci insegna l’importanza della riflessione interiore». Il silenzio è una virtú, ma solo se sono le donne a praticarlo. Agli uomini nessuno chiede di tacere le loro riflessioni interiori, anzi sono cosí sollecitati a condividerle che è lecito sospettare che prima di parlare parecchi di loro non abbiano riflettuto a sufficienza. Invece al sesso femminile è consigliato di fermarsi alla fase del pensiero afono, proprio come la Maria di Nazareth che, secondo una certa ermeneutica strumentale tradizionalista, ci venne raccontata come creatura talmente annichilita dalle conseguenze dell’unica volta che ha aperto bocca da non voler aggiungere piú una parola per tutta la vita, dalla mangiatoia di Betlemme alla croce del Golgota".
Tratto da "Stai zitta" di Michela Murgia
Sei nata tu forse da sola, Maria? Sei uscita con le tue forze dal ventre di tua madre? O non sei nata con l'aiuto di qualcuno, come tutti i vivi?
- Io ho sempre... - Maria accennò a replicare, ma Bonaria la fermò con un gesto imperioso della mano.
- Zitta, non sai cosa dici. Ti sei tagliata da sola il cordone? Non ti hanno forse lavata e allattata? Non sei nata e cresciuta due volte per grazia di altri, o sei così brava che hai fatto tutto da sola?
Richiamata alla sua dipendenza con quello che le parve un colpo basso assestato con cattiveria, Maria rinunciò a replicare, mentre la voce di Bonaria si abbassava fino a diventare una litania priva di qualunque enfasi.
- Altri hanno deciso per te allora, e altri decideranno quando servirà di farlo. Non c'è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada, Maria, e tu dovresti saperlo più di tutti.
L'anziana sarta parlava con la sincerità con cui si fanno le confidenze agli sconosciuti sul treno, sapendo che non si dovrà sopportare mai più il peso dei loro occhi.
- Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguì, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il seno, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve. Anche io avevo la mia parte da fare, e l'ho fatta.
- E quale parte era?
- L'ultima. Io sono stata l'ultima madre che alcuni hanno visto.
Tratto da "Accabadora" di Michela Murgia
Maldalchimia.blogspot.com
Tiziana Fenu ©®
Figlie della Madre
*Un grande libro che non si dimentica *
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SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
LA VIOLENZA DELLA TRADIZIONE
Non è mai semplice, per il nostro tempo, comprendere l’opera d’arte che risale nei secoli, la sua origine, la sua ragione, la sua finalità. Si dimentica che l’artista solo tra Ottocento e Novecento ha realizzato la propria libertà d’espressione e soprattutto di scelta dell’oggetto rappresentato. E si tralascia anche la sottile distanza che ha sempre connotato il contenuto, frequentemente richiesto e riproposto, dallo stile della composizione: il medesimo “oggetto” muta attraverso pochi cenni delle figure, la scena, lo sfondo, la luce, i colori. Così, l’oblio della memoria consuma anche il vero significato della tradizione: non pedissequa ripetizione dell’immutabile ma sempre il riflesso di un’interpretazione. L’interpretazione configura il tradimento: la stessa etimologia del tardo latino lascia scivolare la “consegna” in un passaggio che altera di per sè la cosa rimessa. Si tratta di un tradimento necessario, pena la fine stessa dell’espressione d’arte. Ma un tradimento che poggia le sue radici su un’interpretazione che precede: ermeneutica di un’ermeneutica. Non importa che sia un testo letterario o un testo pittorico: lo sguardo abbraccia sempre un’immagine. L’origine scompare. Così, al “Parnaso” (1495 - 1497, Louvre, Parigi) di Andrea Mantegna (1431 - 1506) che trasuda esibita regalità, si contrappone il “Festino degli dei” (1514, National Gallery of Art, Washington) di Giovanni Bellini (1429 - 1516) dal quale emerge il riflesso sorprendente di una nascosta “ricreazione” delle figure divine: appartate, finalmente lontane dagli occhi mortali, abbandonano la loro funzione regale, la partecipazione alle vicende umane fino a raccogliersi nella modestia dei gesti. Pochi anni dividono questi due dipinti. Eppure, lo spazio temporale non giustifica l’abisso della dissonanza. Tra i due, il “Parnaso” (1510 - 1511) della Stanza della Segnatura (Musei Vaticani), l’affresco realizzato da Raffello (1483 - 1520) che mostra dei e mortali uniti nella celebrazione della poesia. Ecco l’anello di congiunzione. Ma è di nuovo un tradimento. Ancora la violenza dell’interpretazione. Il trascendimento della tradizione è, infine, il segno di un passaggio d’epoca. Che fa violenza al passato. A similitudine del processo naturale di nascita e di morte. Nulla permane. Niente è mai assoluto. Nella vita come nell’arte.
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abatelunare · 5 months
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Il riposo del filosofo
Ha comprato un letto con rete ermeneutica.
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telefonamitra20anni · 6 months
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Dalle spalle al profilo, storia iconografica.
Riconoscere, identificare, collocare nella giusta immagine qualcosa che possa parlarci, lasciando spazio all'eterno, alla forza comunicativa di quel momento, qualcosa che divenga il tangibile esempio di tempo che resta, come l'esatto momento sospeso, in cui una freccia viene scoccata dal suo arco, reso teso, pronto, per arrivare e fare il suo centro. Questo, il potere di un immagine icona, in metafora riassunta. Marcello si fa iconografia riconoscibile per la sigaretta, il telefono, le spalle e il suo profilo. Quando un tratto distintivo si fa riconoscibile? Quale momento, diventa l'esatto input di riconoscibilità? in lui puoi rivedere l'esempio carismatico in un tempo recitativo, sommesso, un istante sorretto anche dalla recitazione nascosta dalle sua spalle. Eccola la prima immagine iconograficamente potente, che lascia parlare di se, coaudivata dal movimento complice di una macchina da presa, vogliosa di raccontarci iperscrutabilmente e lasciare che resti impressa nei nostri occhi quell'immagine così determinante. Raffigurate una sequenza, che sposti l'ottica sequenziale, volando fluida dalle sue spalle, rivolgendosi al profilo, altro tratto distintivo di Marcello, che lui stesso riteneva infantile, inadeguato, ma che ha tanto disegnato il centro esatto per quella freccia, scoccata per lasciare che fosse icona, come la sua sigaretta accesa, che lasciava spazio al gesto maschile, erotico, seduttivo, complice in causa di un tempo attoriale da recuperare, da riempire, da soddisfare. Una sigaretta tra le sue mani aveva il potere di tutto questo. Era il suo linguaggio, senza esaltazione, estremamente naturale, involontariamente faceva centro senza arco, frecce e bersaglio. Il suo parlarci funzionava, comunicava e diveniva icona senza coscienza assoluta. La sua consapevolezza d'essere era ermeneutica, asciutta, ma impattante tanto quanto la sua immagine iconograficamente riconoscibile anche in penombra, anche di spalle, con qualche rivolo di fumo che si sposta un pò da quel profilo di "infantile identità italiana". Antonioni, Zurlini, Scola ne hanno colto il potenziale veicolando la loro voglia comunicativa attraverso le spalle di Marcello, il profilo e quella sigaretta accesa, rendendo altrettanto iconiche quelle sequenze potenti e comunicative che hanno regalato al cinema italiano diverse frecce scoccate per fare centro. A che punto ci si rende conto di esere icona? nel caso di Marcello, mai consciamente, ma indirettamente conscio di un potenziale che talvolta faticava a sorreggere, a figurare, a collocare, come una pedina di identificazione in uno status d'appartenenza socialmente riconoscibile in superficie. Icona, Vip, Latin Lover, maschio italiano, seduttore, tutti confini, etichette, "bersagli" a cui Marcello non aspirava a far centro. Confini, appunto detestabili, intollerabili determinanti, a suo dire, ad involgarire la sua natura, vera essenza iconografica di identità fruibile dai suoi occhi bambini, vispi, furbi e malinconici. Occhi bersaglio pronti per restare il centro, la comunicazione, la fruibilità, l'essenza. De Sica, Fellini, Archibugi, Ferreri, Visconti, questo lo sapevano. Nelle loro immagini, il racconto esatto della comunicabilità di quegli occhi, utilizzando campi stretti, primi piani che disegnavano il bersaglio più opportuno da sfruttare, che li coadiuvasse a trovare il punto esatto per cogliere nel segno, e il segreto iconografico nascosto, di cui solo Marcello aveva le frecce più opportune da scoccare, per centrare quel bersaglio e riuscire poi, a fare centro.
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garadinervi · 1 year
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Fabio Minazzi, L'epistemologia come ermeneutica della ragione. Studi sul razionalismo critico da Antonio Banfi ad Evandro Agazzi, Contributions by Fulvio Papi and Jean Petitot, «Consiglio Nazionale delle Ricerca. Centro di Studi sulla Filosofia Contemporanea presso l'Università di Genova», vol. 64, Erga edizioni, Genova, 1998
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unquadernino · 11 months
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Lo so, mi ripeto, ma c'è sempre qualcosa che mi trattiene dal non parlare più con mio padre. È una mancanza di coraggio, o forse una speranza, che mai come ora mi viene da chiamare "microbo rilucente" come faceva cortázar non ricordo dove, forse nei racconti di cronopios e di famas. Non ricordo mai espressioni particolari, ma questa definizione mi torna in mente ogni volta. La speranza si sposa bene con una realtà che ha bisogno di interpretazione e non è inequivocabile. Il bene può essere male e il male può essere bene in un istante, nel tempo di un pensiero neanche troppo cosciente, nel tempo di una sensazione. Ma quel giudizio non è mai conclusivo, la lettura della realtà resta sempre qualcosa di aperto e di possibile: lì la speranza si annida come un microbo rilucente. Io mi sento esattamente così, sento che questa possibilità della realtà in questo momento non la so abitare, sento che questo ventaglio di interpretazioni possibili deve ridursi al più presto. Ho bisogno di sapere cosa è male e cosa è bene, e so che non posso avere questa presa ermeneutica sulla mia vita
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lamilanomagazine · 14 days
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Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023
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Cultura, consegnati a Roma i “Premi Nazionali per la Traduzione” 2023 Sono stati consegnati il 16 aprile, a Roma, al Ministero della Cultura, i “Premi Nazionali per la Traduzione”, edizione 2023. I riconoscimenti, istituiti nel 1988, sono destinati a traduttori ed editori italiani e stranieri che abbiano contribuito, con le loro opere, ad elevare la quantità e la qualità degli scambi reciproci fra la cultura italiana e le altre culture. La commissione, presieduta dalla professoressa Tiziana Lippiello e composta da Maria Cristina Assumma, Michele Bernardini, Daria Galateria, Emma Giammattei, Camilla Miglio, Franca Poppi e Barbara Ronchetti, con il supporto della Direttrice generale Biblioteche e diritto d’autore del MiC, Paola Passarelli, ha conferito 8 premi, 4 maggiori e 4 speciali. Alla premiazione era presente il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Il lavoro del traduttore è un vero e proprio impegno creativo, una maestria artigiana che supera per sublimarlo il mero esercizio linguistico. Si tratta di alte professionalità artistiche, letterati capaci di trasmettere non solo i pensieri ma anche le emozioni degli autori tradotti. Per citare Josè Saramago: mentre lo scrittore rende la letteratura nazionale, il traduttore la rende universale”, ha detto la Direttrice Passarelli. I premi maggiori sono andati a: Francesco Zambon (Italia): vanta un altissimo profilo di filologo romanzo e di traduttore letterario. Sue le traduzioni di alcuni tra i più importanti trattati cristiani del XII secolo tra cui il “De Contemplando Deo”, il “De natura et dignitate amoris” di Guglielmo di Saint Thierry e il “De diligendo Deo” di Bernardo di Clairvaux. Le tre opere presentate sono collegate dalla straordinaria perizia del traduttore, un filologo che tiene a restituire al lettore “il sapore massimo di ogni parola”; Carlos Ortega Mayor (Spagna): ha presentato tre proposte di altissimo interesse per l’originalità dei testi e per la qualità della traduzione, traducendo in spagnolo “La Bella Estate” di Cesare Pavese, “Riccardino” di Andrea Camilleri, pubblicato postumo, “Dopo il Divorzio” di Grazia Deledda; Casa Editrice Edicola (Italia): casa editrice indipendente, specializzata nella pubblicazione di opere di autori cileni contemporanei tra i più apprezzati e premiati, quali Andrés Montero, Maria José Ferrada e Nona Fernández. Pregevole la collana “Al tiro”, che raccoglie racconti e romanzi brevi degli autori cileni di maggior talento; Casa Editrice Colibrì (Bulgaria): casa editrice fondata nel 1990, con sede a Sofia, offre variegate proposte letterarie, dai classici moderni italiani quali Italo Calvino, Elena Ferrante, Dino Buzzati e Umberto Eco tradotti in bulgaro, a traduzioni di classici senza tempo, grazie alla collana che raccoglie i “Classici del mondo” come Dante Alighieri. Degna di essere ricordata infine, la collana “Amarcord”, che ospita le memorie di illustri protagonisti del cinema, tra i quali, Marcello Mastroianni, Franco Zeffirelli, Claudia Cardinale, Federico Fellini; I premi speciali sono andati a: Anna Isabella Squarzina: professore associato di lingua e traduzione francese è dotata di una sensibilità non comune. Traduttrice di un testo raro di Jean Starobinski, intitolato “Poetiche della nostalgia”, riproduce, al di là delle fedeltà ermeneutica, il ritmo “malinconico” della scrittura del grande critico. Di massimo rilievo inoltre, è la sua prima traduzione mondiale dei “Settantacinque Fogli” di Marcel Proust, curatissima in ogni dettaglio e caratterizzata da una eccezionale eleganza stilistica; Annelisa Alleva: da anni apprezzata nel panorama italiano e internazionale come poeta, saggista e traduttrice, ha tradotto con grande abilità autori di spicco della tradizione russa come Lev N. Tolstoj ed Aleksandr Puškin. Le sue traduzioni puškiniane costituiscono l’approdo di un importante lavoro durato decenni. “Scrittrice che traduce”, come lei stessa preferisce definirsi, Alleva intreccia competenze diverse. Ha pubblicato varie raccolte di versi, tra cui “La casa rotta”, insignita del premio “Sandro Penna” nel 2010. Fulvio Bertuccelli: studioso caratterizzato da un’intensa attività come traduttore, soprattutto rivolta alla letteratura turca contemporanea. Si segnala la capacità di resa in italiano di opere turche abbastanza rare, mai tradotte in lingue europee con un valore aggiunto importante: l’attenzione per i problemi sociali della Turchia odierna. Tra le opere da lui tradotte in italiano, “Yusuf di Kuyucak” di Sabahattin Ali e “Zamir” di Hakan Gűnday, autori molto apprezzati dal pubblico turco, tradotti in italiano con una resa estremamente convincente. Guia Minerva Boni: traduttrice con un ricco curriculum di traduzioni e di interventi sulla traduttologia, traduce dal portoghese, dal francese e dall’inglese. Ha tradotto “La divina irrealtà delle cose. Aforismi e dintorni” di Fernando Pessoa, “La donna che scrisse la Bibbia” del brasiliano Moacyr Scliar, “Peregrinazione” del portoghese Fernão Mendes Pinto. Particolarmente lodevole quanto presentato sia per la complessità del testo tradotto che per il suo valore storico-culturale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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crazy-so-na-sega · 7 months
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la taggo "ermeneutica"?
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lemandro-vive-qui · 2 months
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Signore in fila: Ho visto l'ultimo Fellini giusto martedì scorso... non è uno dei suoi migliori. È mancante di strutture coesive, si ha la sensazione che non sia del tutto sicuro di quello che vuole dire. Oddio, io l'ho sempre definito essenzialmente "un grande tecnico del cinema". D'accordo, La strada era un buon grandissimo film. Grandissimo nell'uso dell'energia negativa... Alvy[ad Annie]: Io sento che mi sta per venire un colpo. Annie: Be', smetti d'ascoltarlo. Alvy: Smetti d'ascoltarlo? Mi strilla le sue opinioni nelle orecchie. Signore in fila: Mettiamo ad esempio in Giulietta degli spiriti o nel Satyricon, io lo trovo incredibilmente indulgente, sai, veramente, uno degli autori più indulgenti, ma veramente, sai... Alvy[ad Annie]: La parola chiave è "indulgente". Indulgente... Ma cos'hai che sei depressa? Annie: Non ho fatto la terapia, ho dormito troppo. Alvy: Ma come hai potuto dormire troppo? Annie: È stata la sveglia. Alvy: Tu sai quanto mi offendono queste allusioni... Annie: Lo so. Per il nostro problema sessuale, vero? Alvy: Ehi senti, tutta questa coda deve conoscere il ritmo delle nostre copule? Signore in fila: È come Samuel Beckett, sai? Io ne ammiro la tecnica ma non mi colpisce mai a livello viscerale. Alvy[ad Annie]: Lo colpisco io a livello viscerale. Annie: Smettila, Alvy! Alvy: Ma mi sta sputando sul collo questo... mi sta sputando sul collo... Annie: Vuoi sapere un'altra cosa? Sei talmente egocentrico che se io non faccio la terapia tu pensi solamente a come può riflettersi su di te. Signore in fila: Troppo interiorizzato... Alvy[ad Annie, riferito al signore che continua a parlare e alla sua accompagnatrice]: Forse è il primo appuntamento. Si saranno conosciuti con un'inserzione sulla rivista Vita ermeneutica. "Accademico trentenne desidera conoscere donna interessata a Mozart, James Joyce e sesso anale". Ma quale nostro problema sessuale? Io sono relativamente normale per uno cresciuto a Brooklyn. Annie: Ok, scusa tanto... Il mio problema sessuale! Il mio problema sessuale, eh? Alvy: Oh, non l'ho letto. Di chi è? Di Henry James? Che cos'è, forse il seguito di Giro di vite? "Il mio problema"... Non gridare! Annie: Eh, non grido. Signore in fila: Un certo Marshall McLuhan ha nei limiti angusti del suo essere una grande intensità, mi capisci? Lui è un grande mediatore... Alvy[rivolto alla telecamera]: Che cosa non darei per avere un'enorme palata di cacca di cavallo. Ma cosa fa uno quando si trova incastrato in una coda con un tipo del genere alle spalle? È una cosa da impazzire! Signore in fila[avvicinandosi anch'egli alla telecamera]: Ehi, un momento, ma cos'è, non posso dire le mie opinioni? Questo è un Paese libero! Alvy: Ma certo: lo può dire, ma deve dirlo a voce alta? Ma insomma, non si vergogna di pontificare così? E la cosa più buffa è Marshall McLuhan... Ma lei sa niente di Marshall McLuhan? Signore in fila: Ah, davvero? Senti, io tengo un corso all'università di Columbia, si chiama TV, media e cultura, e credo che le mie valutazioni sul critico McLuhan... be', abbiano una certa validità. Alvy: Ah, davvero? Signore in fila: Sì. Alvy: Oh, è buffo perché, guarda caso, il signor McLuhan è proprio qui... [va a prendere un uomo nascosto dietro un cartello] quindi... per favore... senta. Lei venga qui! Diglielo! Marshall McLuhan: Ho sentito quello che ha detto. Lei... lei non sa niente del mio lavoro. Lei sostiene che ogni mia topica è utopica. Come sia arrivato a tenere un corso alla Columbia è cosa che desta meraviglia! Alvy[rivolto alla telecamera]: Ragazzi, se la realtà fosse così...
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alemicheli76 · 3 months
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"Il quinto tempo” di Paolo Parrini Samuele Editore. A cura di Rita Bompadre
Il quinto tempo” di Paolo Parrini ( (Samuele Editore, 2023 pp. 92 € 13.00) ammette il trascorrere del tempo come concezione ermeneutica dell’esistenza e modello interpretativo degli eventi, carichi di significati spirituali ed emotivi. La poesia di Paolo Parrini esamina la realtà, ne vive l’inquietudine e ne preannuncia la solitudine, esplora il mondo soprasensibile attraverso l’esperienza…
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anticattocomunismo · 1 year
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L'eredità di Benedetto: proseguire nella ricostruzione post conciliare
L’eredità di Benedetto: proseguire nella ricostruzione post conciliare
L’eredità di Benedetto XVI consiste nel riprendere in mano l’intera questione del concilio e del post-concilio da dove egli l’ha lasciata, proseguendo nel fermo delle tendenze dissolutrici e proseguendo nella ricostruzione. Per Francesco invece il dibattito su concilio e post-concilio è finito e la Chiesa è ancora in posizione di conservazione e non di uscita. Il caso della Messa antica lo…
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nambros · 5 months
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Care Amiche e cari Amici, oggi incontriamo Cristian Guzzo per iniziare a conoscere Giuliano #Kremmerz , il suo pensiero e i suoi scritti. Una incursione nel mondo della #magia e dell’ #ermetismo contemporaneo.
Qui una bio di Cristian: Cristian Guzzo (Torino 1971), è un ricercatore indipendente in Storia Medievale. Ha conseguito la maturità classica presso il liceo Zucchi di Monza nel 1990; si è laureato in legge presso
l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con una tesi in Storia del Diritto Italiano - avente quale relatore il chiarissimo prof. Antonio M. De Robertis- dal titolo La teoria della sovranità imperiale nell’età di Federico II. Dal 1998 è segretario e cofondatore, insieme al Dr. Giuseppe Maddalena Capiferro (già socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia) dell’associazione Pavalon, Laboratorio di Studi templari per le province meridionali, che, fra il 1998 ed il 2001, si è fatta promotrice di tre convegni nazionali, dedicati alle vicende
dell’Ordine del Tempio, con particolare riferimento al Mezzogiorno d’Italia.
Guzzo è convegnista ed autore di numerosi saggi dedicati alla storia degli ordini monastico-militari, pubblicati su prestigiose riviste accademiche italiane ed estere. Nel 2009 è stato fra i relatori alla Fifth International Conference
organizzata dal Cardiff Centre for the Crusades, mentre, fra il 2011 ed il 2012, ha curato la rivista internazionale Deus Vult, dedicata alle vicende degli ordini militari, che ha per altro annoverato nel comitato scientifico, Anthony Luttrell (Università di Bath), Helen Nicholson (Università di Cardiff), Giovanni Amatuccio ed altri. Oltre all’approfondimento della storia degli istituti crociati di Terra Santa, si occupa di studi di storia militare medievale, con particolare riferimento al periodo normanno nel Sud Italia ed alle Crociate. Dal 2013, è socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia, Si occupa inoltre di archeologia sperimentale in ambito medievale e dal 2010 è coordinatore per il Sud Italia dei
Vikings, costola italiana della celebre associazione culturale anglosassone, organizzatrice della battaglia di Hastings, uno degli eventi di reenactment
medievale tra i più importanti d’Europa.
Qui il link al libro: https://amzn.to/49Ob1MR
Sinossi: A distanza di circa un anno dalla pubblicazione di Giuliano Kremmerz e i documenti riservati dell’Ordine Osirideo Egizio, Cristian Guzzo ed Ivan Dalla Rosa ritornano con una nuova pubblicazione dedicata all’Aureo Maestro di Portici. Il volume raccoglie scritti inediti e rari attribuiti al celebre Ermetista, fondatore della Fratellanza Terapeutico-Magica di Miriam ed esponente di punta di un milieu iniziatico di impostazione caldeo-egizia, che ebbe i propri natali nella Napoli ‘sotterranea’ prerisorgimentale.
Gli scritti contenuti nel testo sono stati arricchiti da ampie introduzioni storico-critiche, oltre che da un corposo apparato di note esplicative, necessarie a meglio inquadrarne i contenuti in una più ampia prospettiva ermeneutica. L’intento degli autori sembra piuttosto chiaro. Si tratta di restituire dignità a spessore al pensiero del Kremmerz, partendo da una analisi approfondita e rigorosa dei suoi saggi. Tutto ciò al fine di esiliare definitivamente dai radar spirituali degli Eternauti quelle interpretazioni fuorvianti che, a partire dagli anni 90’ del secolo XX, hanno tentato di contaminare i principi di una via verso il Sublime che, più di cento anni or sono, il Porticese tracciò con i suoi scritti pubblici e riservati.
Amore – Coraggio – Scienza
Lexicon Symbolorum
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