“skater at sunset”
photo by Fabrizio Pece
(tumblr | 500px | instagram)
Il sole stava già iniziando la sua lenta discesa dietro gli edifici di mattoni rossi e intonaco che costellavano il centro della città. Una luce dorata tingeva il cielo, facendo brillare le finestre dei grattacieli come pezzi di vetro spezzato. Jack, un uomo di mezza età dalle spalle curve e dallo sguardo stanco, si trascinava lungo le strade trafficate, cercando di raggiungere casa dopo una giornata di lavoro che sembrava non avere mai fine.
Mentre si avvicinava al suo appartamento, passò davanti a un negozio di dischi di seconda mano che aveva sempre ignorato. Qualcosa, quella sera, attirò la sua attenzione. Una copertina sgargiante spiccava tra gli svariati album impolverati esposti nella vetrina. Era un disco di qualche band indie locale, ma ciò che catturò l'occhio di Jack fu l'immagine sulla copertina.
Al tramonto, su una pista da skate, in quella che sembra una città europea, uno skater si muoveva fluido con la sua tavola sotto i piedi. La silhouette nera del ragazzo si stagliava contro il cielo dai colori invecchiati dal passaggio del tempo. Il movimento della tavola da skate e del ragazzo disegnavano un'ombra allungata sulle piastrelle di cemento. Era un momento intrappolato nel tempo, un istante di pura grazia e abilità, catturato in una frazione di secondo.
Senza pensarci due volte, Jack varcò la soglia del negozio e chiese al commesso dietro al bancone di vendergli quel disco. Il giovane commesso, con una pettinatura alla moda e un paio di occhiali da sole sul naso, gli sorrise e accettò di buon grado la sua richiesta.
Tornato a casa, Jack mise il vinile sul giradischi polveroso che aveva ereditato da suo padre. Il suono scricchiolante della puntina che si posava delicatamente sulla traccia iniziò a riempire la stanza. Le note di chitarra si diffusero nell'aria, e Jack si ritrovò avvolto dalla melodia malinconica.
Chiuse gli occhi e si immaginò sul bordo di quella pista, al tramonto, mentre uno skater sconosciuto danzava con il pavimento in un perfetto equilibrio tra gravità e libertà. Sentì la brezza tiepida sulla pelle, assaporò la sensazione di libertà che solo uno skate e una strada deserta possono offrire.
La musica continuava a suonare, e Jack si lasciò trasportare in quel mondo di movimenti eleganti e sfide audaci. Quella copertina diventò per lui un portale, un ricordo che sfuggiva alle mani ma che, grazie alla musica, poteva rivivere ogni volta che lo desiderava. E così, nella sua solitudine quotidiana, trovò un rifugio in un tramonto urbano immortalato su una copertina di vinile.
Nessun poeta può scrivere
una poesia su Taormina
perché Taormina è già poesia
nel suo essere cielo e mare
nella luce che la veste
nella sua infinita primavera
nei mille colori che l’accendono
nel suo solare abbraccio
perché qui nessun cuore
può essere straniero o triste
o vestirsi di malinconia
o non credere nei sogni
mentre parla con il mare
dai suoi balconi fioriti
da quel gradino del paradiso
che è la sua piazza luminosa.
Nessuno a Taormina
può negare la bellezza
o ignorare la felicità
o non amare la vita.
Perché Taormina
è la luce del giorno
è i versi di una tragedia
nel teatro sospeso sul mare
è il fascino dei palazzi medievali
arrossati dal sole al tramonto
Taormina è il sorriso
delle sue bellissime donne
è le lingue del mondo
che qui trovano casa.
Taormina è i suoi vicoli
il verde ed i fiori che la vestono
è il profumo dei suoi ristoranti
l’ironia, la gioia delle scalinate
il suo essere nobile e casta
sensuale e provocante,
sorella e amante
ricca e generosa
silenzio e musica.
Taormina è abbracciare il nord
è il lungo sereno viale
che vive da levante a ponente
è il suo volto rivolto a sud
è il centro di tre mari
lo specchio di sette cieli
il tempo che si ferma
la vita che scivola felice
su i suoi antichi palazzi.
Taormina è il crocevia
di ogni poesia d’amore
è le stelle d’agosto
con cui le sue luci
si confondono felici
è il sospiro di amanti e poeti
è la luna che la veste d’argento
le nubi che la sfiorano
la serenità che la culla
il vento che l’accarezza.
Taormina è il bello racchiuso
nella sua profumata, antica
multicolore, immensa,
elegante anima mediterranea
TAORMINA - WALKING: No poet can write a poem about Taormina, because Taormina is already poetry, in its being sky and sea, in the light that dresses it, in its infinite spring, in the thousand colors that light it up in its sunny embrace because here no heart can be foreign or sad, or dress in melancholy, or not believe in dreams, while it speaks with the sea, from its flowered balconies, from that step of paradise, which is its luminous square.
No one in Taormina can deny beauty, or ignore happiness, or not love life.
Because Taormina is the light of day, it is the verses of a tragedy, in the theater suspended over the sea, it is the charm of the medieval buildings, reddened by the setting sun, Taormina is the smile of its beautiful women
it is the languages of the world, which find a home here.
Taormina is its alleys, the greenery and flowers that dress it, it is the scent of its restaurants, the irony, the joy of the stairways, its being noble and chaste, sensual and provocative, sister and lover, rich and generous
silence and music.
Taormina is embracing the north, it is the long serene avenue, which runs from east to west, it is its face facing south, it is the center of three seas
the mirror of seven heavens, time that stops, life that slides happily, on its ancient buildings.
Taormina is the crossroads of every love poem and the stars of August
with which its lights happily merge is the sigh of lovers and poets
it is the moon that dresses her in silver, the clouds that touch her, the serenity that cradles her, the wind that caresses her.
Taormina is the beauty contained in its fragrant, ancient, multicoloured, immense, elegant Mediterranean soul
Chiusa nella torre
d’avorio della solitudine
immersa nelle parole
lascio l’anima digiuna
triste malinconica.
Felicità è l’odore del mare
la sabbia sotto le dita
l’aria il vento
la bellezza della natura.
Perso è il gusto
della calma
di fissare i colori
di un’alba….
di un tramonto.
Abbiamo dimenticato
la Meraviglia.
Mirella Narducci
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Locked in the tower
of ivory of solitude
immersed in words
I leave my soul fasting
sad melancholy.
Happiness is the smell of the sea
the sand under your fingers
the air the wind
the beauty of nature.
Lost is the taste
of calm
to fix the colors
of a dawn...
of a sunset.
We forgot
the Wonder.
Mirella Narducci
L'unico aspetto positivo della giornata di ieri è che una volta uscita finalmente dall'ospedale la natura mi ha regalato la visione di mille sfumature del cielo al tramonto che si mescolavano a quelle del mare in lontananza
Sia all'alba che al tramonto il cielo assumeva delle sfumature magiche, viste solo nei film. Ogni mattina mi svegliavo presto per allenarmi e fare venti minuti di camminata fino alla spiaggia, dove mi godevo il sorgere del sole. Non ero l'unico, già di prima mattina Newport Beach era popolata: gente a spasso col cane, che correva o faceva surf.
La sera invece, specialmente per i più giovani, era tradizione prendere posto su una delle torrette dei bagnini e, li seduti, godersi la goldenhour con gli occhi fissi ad un orizzonte che regalava colori magici, sconfinando verso il niente.
Qualcuno dice essere un’attitudine, forse un’abitudine, ma perché no: anche beatitudine e solitudine in felice congiunzione. Sì, quando il vociare dei turisti sfuma, quando vie, calate e piazzette tornano a manifestare la bellezza del vuoto pneumatico, quella bellezza che si mischia a una tavolozza di colori che il calo dell’umidità e del vapore acqueo nell’aria rende più nitida, tagliente, esplosiva. Ecco, si dirà, la solita misantropia dei liguri che odiano i turisti. No, sarebbe ingiusto.
qualcosa, durante quei due, tre mesi di pieno, di fronte a loro cambia: la folla di persone che si accalca fuori dai panifici e lungo i moli modifica i connotati del paesaggio, che si antropizza oltre ogni misura, evocando un volto tumefatto da punture di calabrone. Salta alla mente un appunto del giornalista Piero Scanziani durante una sua esperienza in India. Il libro si chiama Entronauti, è un reportage di viaggio alla ricerca della propria dimensione interiore. In India Scanziani nota che invece di incontrare la saggezza, alla volta della quale era partito, incontra l’uomo. “Per le strade dell’India incontri l’uomo, più che in ogni altro luogo. Lo incontri innumerevolmente. (…) Non avviene mai che la figura umana scompaia dal paesaggio. Mai restano sole le pianure o le montagne o le fiumane, mai. L’uomo è onnipresente, ti è sempre davanti con tutti i suoi volti, le sue grandezze e le sue miserie. L’uomo è il panorama dell’India”.
(...)
Poi, per fortuna, arriva l’autunno. Arrivano le prime frescure, arriva il cielo carico di una strana felicità; arriva quel gioco di verdi vividissimi che ornano i monti e le fasce; arrivano i primi sentori di olive stropicciate, che “strizzano” le narici. E la Liguria, via via, torna al suo stato naturale. Il vero viaggiatore (non chiamiamolo più turista) che curioso e solitario si aggira a fine settembre fra i suoi viottoli è colui che ha capito cos’è la Liguritudine e che si è fatto ligure fra i liguri; paziente, ha atteso il momento in cui l’orizzonte di quel tramonto rosso fuoco si liberasse dalle folle vocianti. E ora, anziché fotografarlo, comprende che può e deve viverlo in presa diretta, assaporarlo fino all’ultimo scampolo di colore, diventare uno con questa grande, silenziosa, commovente bellezza.