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#associazioni consumatori
ifattinews · 2 years
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Aumenta tutto, aumentano pure le multe stradali, vediamo se, come e quando
Ogni due anni c’è l’adeguamento legato all’inflazione, questo è quanto prevede il Codice stradale. Quindi le prossime settimane potranno vedere apportati i “ritocchi” agli importi delle contestazioni del vigile. L’aumento dovrebbe essere maggiore del 10% (forse dell11%) e scatterebbe, laddove fosse disposto, a partire dal mese di gennaio del nuovo anno. Una mini-stangata Le associazioni dei…
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curiositasmundi · 8 months
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L’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite (OHCHR) ha pubblicato un Rapporto in cui raccomanda innanzitutto agli Stati di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla tolleranza zero e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso e una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”. Un Rapporto definito storico, in quanto denuncia il fallimento delle politiche proibizioniste attuate da oltre un secolo in quasi tutto il pianeta su spinta degli Stati Uniti. Politiche che non sono affatto riuscite a raggiungere l’obiettivo che si erano ufficialmente prefissate, quello di “liberare il mondo dalla droga”, ma hanno di fatto regalato un potere enorme a mafie e cartelli narcotrafficanti in molte parti del mondo.
[...]
L’approccio repressivo applicato alla cosiddetta “guerra alla droga” è fallimentare. A darne conto non sono posizioni ideologiche, ma dati concreti. Sono 296 milioni le persone che, nel 2021, hanno fatto uso di droghe, secondo il World Drug Report del 2023. In riferimento al medesimo anno, i soggetti che hanno sviluppato disturbi legati al consumo di stupefacenti sono 39,5 milioni, con un incremento del 45% negli ultimi 10 anni. Parallelamente, il progressivo smantellamento dei sistemi di welfare ha detto sì che, nonostante le persone con problemi di dipendenze abbiano diritto all’assistenza medica, tale necessità sia largamente disattesa. Sempre nel 2021, solamente una persona su 5 ha ricevuto i trattamenti necessari per far fronte alla propria dipendenza. Come conseguenza, oltre 600 mila persone ogni anno muoiono per cause legate al consumo di droga (tra queste: contagio da epatite virale o HIV, overdose e altri incidenti di varia natura).
Parallelamente, aumenta a dismisura il numero delle persone incarcerate per reati di droga: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di consumatori, l’ultimo anello della catena del mercato della droga, pescati dalle forze dell’ordine con qualche grammo di troppo in tasca. Un dato che contribuisce direttamente al problema del sovraffollamento nelle carceri: solamente in Italia, il 34% dei detenuti entra in carcere per possesso di droga. Quasi il doppio della media del resto dei Paesi europei, che si attesta intorno al 18%. Di fatto, un terzo dei reclusi si trova dietro le sbarre per il solo art. 73 del Testo Unico in materia di stupefacenti e sostanze psicotrope. Senza detenuti per art. 73, in Italia non vi sarebbe sovraffollamento nelle carceri. Il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite (CESCR) aveva d’altronde espresso preoccupazione per “l’approccio italiano che punisce il consumo di droghe”, a fronte dell'”insufficiente disponibilità di programmi di riduzione del danno”.
Un approccio repressivo di questo tipo, che l’Italia sposa in pieno (ma non è l’unica), spinge la “guerra alla droga” sul piano della “guerra alle persone”, come scritto dal Rapporto ONU. Il suo impatto, infatti, è “spesso maggiore su coloro che sono poveri”, oltre a sovrapporsi alla  “discriminazione nei controlli sulla droga, diretti ai gruppi vulnerabili e marginalizzati”. Una guerra contro i poveri, insomma, che fa strage di piccoli spacciatori (spesso provenienti da contesti disagiati e problematici) ma del tutto inutile a risolvere il problema alla radice. A tutto ciò, sottolinea il rapporto, va aggiunto l‘uso spropositato della forza che spesso e volentieri le forze dell’ordine mettono in campo per procedere con gli arresti, atteggiamento peraltro denunciato da numerosissime ONG ed associazioni per la tutela dei diritti umani.
Il rapporto suggerisce, dunque, di “adottare alternative alla criminalizzazione, alla “tolleranza zero” e all’eliminazione delle droghe, prendendo in considerazione la depenalizzazione dell’uso; assumere il controllo dei mercati illegali delle droghe attraverso una regolamentazione responsabile, per eliminare i profitti del traffico illegale, della criminalità e della violenza”. Un approccio evidentemente del tutto diverso da quello che il governo Meloni sta adottando in Italia, dove vengono piuttosto portate avanti proposte di legge di inasprimento delle pene anche per i casi di spaccio e detenzione di lieve entità di cannabis. «Le agenzie dell’ONU ci riportano l’evidenza di come il sistema di controllo delle sostanze stupefacenti, nato 60 anni fa e basato sul proibizionismo, sia costato miliardi di dollari e milioni di vite umane rovinate, senza riuscire in alcun modo a contenere il fenomeno» commenta Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, che sottolinea come «questo rapporto sarà indigesto a Palazzo Chigi perché pone il dito sull’eccessiva carcerazione per droghe nel mondo».
A seguito della pubblicazione del rapporto, oltre 130 ONG hanno firmato una dichiarazione congiunta che chiede alla comunità internazionale di attuare “una riforma sistemica della politica sulle droghe”. “La trasformazione dell’approccio punitivo globale alle droghe richiede cambiamenti nelle norme e nelle istituzioni fondamentali del regime internazionale di controllo delle droghe, storicamente incentrato sulla proibizione e sulla criminalizzazione” scrivono le organizzazioni.
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focacciato · 9 months
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Puoi chiedere risarcimento sopra 3 ore di ritardo di norma mi raccomando informati eventualmente anche tramite associazioni consumatori o online trovi moduli per le pratiche. Ora anche le compagnie dovrebbero mettere indicazioni per i rimborsare
Appena torniamo lo faccio subito. Per Volotea non c'è rimborso se il volo non supera le 5 ore di ritardo e soprattutto se scegli di imbarcarti comunque
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mezzopieno-news · 2 years
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IL CILENTO VINCE: È IL MIGLIORE BIODISTRETTO D’EUROPA
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Il bio-distretto Cilento è il migliore d’Europa, aggiudicandosi la prima edizione del premio europeo per la produzione biologica.
I vincitori del EU Organic Awards, premiati a Bruxelles dal Comitato europeo delle Regioni, simboleggiano la crescita e l’innovazione del settore biologico europeo e della rispettiva catena del valore e il contributo del settore alla riduzione dell’impatto dell’agricoltura sul clima e sull’ambiente mondiale.
Il bio-distretto Cilento comprende quasi 100 Comuni campani, con 40 membri a cui si sommano 55 Comuni che usufruiscono dei suoi servizi, coinvolgendo una popolazione di circa 270.000 abitanti. Situato all’interno del Parco nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni, nella provincia di Salerno, il bio-distretto raccoglie oltre mille imprese agricole biologiche certificate, con una superficie agricola utilizzata di quasi 14.000 ettari.
I rappresentanti delle principali istituzioni e associazioni di categoria dell’UE hanno sottolineato come “Il bio-distretto del Cilento è pioniere e modello per altri bio-distretti a livello internazionale. Riunisce produttori e trasformatori biologici, consumatori, operatori turistici e autorità pubbliche attorno a iniziative comuni. Supporta inoltre lo sviluppo di filiere corte, mercati locali e appalti pubblici verdi, aumentando il consumo di cibo prodotto localmente. Collega tutto questo alle iniziative turistiche a vantaggio della creazione di posti di lavoro, della coesione sociale e del rilancio delle aree rurali. Ha ispirato la rete IN.N.E.R dei bio-distretti”.
“Il bio-distretto Cilento è stato il primo bio-distretto europeo, fondato nel 2004 ha supportato a livello internazionale la costituzione di tante nuove realtà“, ha commentato Nicola Caputo, Assessore all’Agricoltura della Regione Campania.
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Fonte: Rete IN.N.E.R; Commissione Europea
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nipresa · 1 year
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Ma quando Mario Giordano distrusse delle zucche (che qualcuno aveva coltivato, raccolto, svuotato, decorato, disposto in uno studio televisivo) perché sentiva la propria voce negli ear-monitor dov’erano le associazioni di consumatori?
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Al direttore del "Corriere di Chieri" per la rubrica "Lettere e Opinioni"
Presto diventerà operativa l’associazione “Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese Ente del Terzo Settore” di cui il 31 maggio a Santena i 25 Sindaci hanno firmato l’atto costitutivo.
Un lungo percorso avviato dopo la pubblicazione dell’Atlante del Cibo nel maggio 2017 e reso possibile dal governo Gentiloni, che ha istituito i “Distretti del Cibo" e stanziato i primi fondi. Si sono impegnate per questo molte persone illuminate, presidenti di associazioni, produttori agricoli, sindaci e semplici cittadini, che hanno messo da parte interessi personali e campanilismi. Un progetto nato dall’attenta osservazione delle potenzialità ancora inespresse dai prodotti agricoli di eccellenza del nostro territorio, dai comportamenti dei consumatori, ora in grado di apprezzare cibi tracciabili di qualità e dalla consapevolezza del cibo come catalizzatore per l’industria agroalimentare, del turismo e dell’accoglienza.
Le filiere che possono nascere intorno al cibo sono in grado di muovere il PIL dell’intero territorio generando nuovi posti di lavoro, nuove imprese e dando impulso a quelle già attive.
Sarà il primo distretto del cibo del Piemonte. Noi come Italia Viva, che a febbraio 2021 avevamo avanzato il Business Plan del Distretto del Cibo e le nostre proposte operative, avremmo preferito la creazione di una S.r.l. con il capitale aperto anche alle persone fisiche, con un patrimonio iniziale minimo di 500.000 euro e una struttura manageriale. Quella che nasce oggi è una associazione del terzo settore gestita da un Consiglio direttivo senza compenso, aperta alle imprese in linea con le priorità del Distretto con una governance affidata ai rappresentanti dei comuni proponenti e ai rappresentanti delle associazioni dei produttori. Potrà contare su una dotazione iniziale di 30.000,00 euro messa a disposizione dai 25 comuni promotori in proporzione agli abitanti.
Come Italia Viva daremo il nostro massimo sostegno in tutte le sedi affinché il Distretto possa decollare e crescere.
Va creata una identità sovracomunale per questo territorio, che conta su 145.000 residenti e per farlo servono alcuni passaggi preliminari: che i tre comuni di Pancalieri, Carignano e Castagnole Piemonte chiedano di essere inseriti nell’area omogenea 11 - che i principali organi di informazione locali del territorio diano informazione e spazio a questo tema - che venga programmato un roadshow per la presentazione degli obiettivi del distretto nei 25 comuni.
La creazione di una identità collettiva territoriale per essere riconoscibile all’esterno, ha bisogno di un lungo percorso di convergenza che l’informazione locale può contribuire a costruire.
Il Distretto del Cibo permetterà agli imprenditori agricoli di vedersi riconoscere il giusto prezzo e quindi il giusto reddito come accade per gli altri attori della filiera passando dai “contributi per non coltivare” ai “contributi per produrre in modo sostenibile”: il tutto reso possibile dall’accesso ai fondi europei attraverso il PSR.
Per i Comitati di Italia Viva del Chierese-Carmagnolese Pier Antonio Pasquero
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lamilanomagazine · 7 hours
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La Regione Lombardia riconosce il Bio-Distretto della Valle Camonica
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La Regione Lombardia riconosce il Bio-Distretto della Valle Camonica Regione Lombardia ha riconosciuto ufficialmente il Bio-Distretto Valle Camonica, ai sensi della legge nazionale sull'agricoltura biologica. Si tratta del secondo Distretto Biololigico regionale dopo quello della Valtellina. Lo annuncia l'assessore regionale all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste. Il Bio-Distretto, con sede a Cerveno (Brescia), è un'associazione senza scopo di lucro e opera tra 41 Comuni della provincia di Brescia e 4 della provincia di Bergamo, all'interno della Riserva della Biosfera 'Valle Camonica - Alto Sebino', comprendendo l'intero territorio del bacino superiore del fiume Oglio con una superficie agricola totale di oltre 17.000 ettari, dei quali circa 580 certificati biologici. "Regione Lombardia - dichiara l'assessore all'Agricoltura - compie un altro passo per favorire la crescita del settore biologico. Il Bio-Distretto della Valle Camonica, oltre ad avere da oggi titolo per essere inserito nel Registro Nazionale del Ministero dell'Agricoltura, potrà introdurre tante azioni per lo sviluppo e il rafforzamento delle aziende e la condivisone di saperi, tecniche e attrezzature, facendo sistema per migliorare la commercializzazione dei prodotti, ma anche per favorire la formazione professionale". Aderiscono al Distretto 82 soggetti, tra cui imprenditori agricoli e di filiera, associazioni ed enti pubblici e per la valorizzazione dei prodotti, associazioni di consumatori, cooperative sociali e il Consorzio di tutela del formaggio Silter DOP. Le principali produzioni bio sono rappresentate da un paniere che comprende cereali di montagna (frumento, grano saraceno, segale), farine e pasta integrali; latte e derivati, uva da vino, olio extra vergine, miele, polline, erbe officinali, piccoli frutti, succo di mela, confetture. Uno degli obiettivi primari previsti dal Piano quinquennale di attività è di aumentare di almeno il 10% la superficie certificata in questo territorio che rappresenta la vallata prealpina e alpina più estesa della Lombardia e che conserva una forte valenza naturalistica, paesaggistica e di agrobiodiversità. Saranno previste azioni mirate come lo sviluppo della filiera dei cereali, con la destinazione di terrazzamenti alla cerealicoltura e la produzione di farine e di pane e il rafforzamento della filiera apistica. Verrà inoltre aperto uno sportello di orientamento per gli operatori biologici e supporto alla certificazione.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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alephsblog · 22 days
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Ferragni-Balocco, accolto il ricorso delle associazioni: "Ci fu l'inganno"
Lo rendono noto le stesse associazioni. Per il giudice la campagna di comunicazione ingannò i consumatori source
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olitaly · 1 month
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Antitrust: dopo le segnalazioni la multa a Mondo Convenienza
In seguito a una serie di segnalazioni effettuate da numerosi consumatori, l'Antitrust ha deciso di comminare una pesante sanzione a Mondo Convenienza. Le accurate indagini svolte dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato hanno infatti rivelato che l'azienda, nota per la vendita di mobili e soluzioni di arredo a prezzi competitivi, si è resa responsabile di pratiche commerciali scorrette. Pertanto, per queste condotte illecite e la chiara violazione del Codice del consumo, Mondo Convenienza si trova ora nella posizione di dover versare una sanzione che ammonta a oltre 3 milioni di euro. Le segnalazioni all'Antitrust dei consumatori di Mondo Convenienza Da quanto appreso dall'Antitrust, tra gennaio 2023 e il 4 ottobre 2023, Mondo Convenienza ha ricevuto circa 600 mila reclami con causale "integrità del prodotto", "conformità del prodotto" e "assistenza". Tra questi ultimi, circa 165mila avevano come causale "sollecito assistenza". Dati che hanno portato l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, lo scorso settembre, ad aprire un'istruttoria con tanto di ispezione. Quest'ultima ha appurato che la media delle consegne difettose nel 2023 si è aggirata intorno al 13%. Le considerazioni dell'Antitrust Secondo quanto diffuso dall'Antitrust nel suo comunicato, Mondo Convenienza "pur consapevole dell'elevato numero di consegne di prodotti non completi e non corrispondenti agli ordini o non in perfette condizioni di utilizzo non ha adottato comportamenti idonei a risolvere questi problemi". La catena di arredamento ha, inoltre, ostacolato i diritti dei consumatori "prevedendo tempistiche ristrette per il reclamo e limitazioni al diritto di ottenere la sostituzione dei prodotti o di quanto pagato". Le infrazioni commesse, conclude l'Autorità, riguardano "un'importante fase del rapporto di consumo ovvero l'esatta esecuzione del contratto di compravendita; in particolare la consegna completa e corretta del bene acquistato, la prestazione del servizio di assistenza post-vendita, il rimborso in caso di recesso e la previsione di misure compensative per i disagi subiti dai consumatori". A quanto ammonta la multa a Mondo Convenienza Nel respingere fermamente la condotta di Mondo Convenienza come inadeguata, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto all'azienda una sanzione pecuniaria significativa, ammontante a 3 milioni e 200mila euro. L'impresa, che è stata fondata da Giovan Battista Carosi più di trent'anni fa e si è sviluppata fino a diventare un noto punto di riferimento nel settore dell'arredamento, ha fatto sapere di aver fornito piena collaborazione, offrendo tutto il supporto necessario per dimostrare l'integrità e la correttezza delle proprie pratiche commerciali. Nel frattempo, le associazioni a tutela dei consumatori hanno espresso il loro apprezzamento per l'azione dell'Autorità, sostenendo che un servizio di assistenza efficace e presente durante tutte le fasi successive all'acquisto è di vitale importanza per garantire una completa soddisfazione dei clienti. Sottolineano, inoltre, che è essenziale per le aziende investire risorse più cospicue per assicurare la qualità e l'efficienza del servizio post vendita, considerato un elemento cruciale per il mantenimento di buoni rapporti con la clientela. In copertina foto di Karolina Grabowska da Pixabay Read the full article
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notizieoggi2023 · 3 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/fedez-il-codacons-fa-marcia-indietro-e.html Stavolta (e non è la prima) il CODACONS (sigla che sta per Coordinamento delle associazioni per la difesa dell'ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) è stato costretto a una mezza ritirata, togliendo il comunicato stampa con le gravi accuse di evasione fiscale e altro al rapper milanese Fedez, sulla cui situazione patrimoniale ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza, porgendo le proprie scuse ai suoi legali. Ma cos'era successo esattamente, e perché l'associazione ce l'ha tanto con lui? Proviamo a ricostruire la vicenda. Il Codacons contro Fedez e le scuse dopo il ritiro delle accuse Nel comunicato rimosso si accusava il signor Federico Lucia in arte Fedez e la società della sua famiglia di evasione fiscale e di non meglio precisate e alquanto inquietanti "trame oscure". Il tutto partendo da una vecchia affermazione di Fedez, in piena pandemia, di essere nullatenente, visto che non aveva alcun bene intestato a se stesso ma solo alla sua famiglia. Questo febbraio, in piena bagarre mediatica intorno a Fedez e Chiara Ferragni, il Codacons ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza perché verificasse la trasparenza di queste società. In risposta è intervenuto l'ufficio legale di Fedez. Nella lettera inviata dal presidente del Codacons Carlo Rienzi ai legali del cantante, si chiarisce che non era intenzione dell'associazione "accusare Fedez di evasione fiscale né di altre condotte non lecite". A seguire il lunghissimo testo integrale, pubblicato sul sito del Codacons in cui l'associazione fa in parte marcia indietro ma ribadisce il proprio diritto a indagare (le sottolineature sono nostre e il legalese è loro): Cari Colleghi, Abbiamo letto con la massima attenzione la Vs. diffida e vogliamo precisare quanto segue. In primo luogo il motivo per il quale l’associazione ha pubblicato il comunicato in questione è legato alle stesse iniziative del Sig. Fedez in cui lui stesso ha parlato delle modalità attraverso le quali gestisce i suoi patrimoni (ricordiamo sul punto, ad ogni buon conto, la seguente dichiarazione pubblica: “non ho intestato nulla a nome mio e dunque sono tecnicamente nullatenente perché è tutto intestato alle società della mia famiglia, come avviene per molti imprenditori e imprenditrici di questo paese.”). A tal riguardo sicuramente non vi sfuggirà la considerazione secondo la quale il Vs. assistito è un personaggio pubblico con rilevanza pubblica. Lo stesso discorso sarebbe valso se determinate esternazioni fossero state proferite da un Ministro. Il Sig. Fedez ha un seguito che inevitabilmente lo rende influente sul pubblico e, come tale, inevitabilmente, si espone ancor di più ad eventuali critiche, riflettori puntati e controlli. Atteso che il Sig. Fedez si rivolge a milioni di persone va da sé che lo stesso, al pari degli altri personaggi di rilevanza pubblica, debba essere cristallino e trasparente perché si rivolge, appunto, a milioni di giovani di cui spesso e volentieri è preso come modello di vita e di crescita. Vogliamo ricordare, sul punto, come fu l’allora Premier Giuseppe Conte ad incaricare il Sig. Fedez e sua moglie a sensibilizzare, attraverso le proprie stories, i giovani ad indossare la mascherina nel corso dell’emergenza pandemica proprio per il seguito di cui gli stessi possono fregiarsi. Non vi sfuggirà altresì la funzione del CODACONS che, si rammenta, è associazione di consumatori che ha tra i propri fini statutari il diritto di presentare esposti alle autorità relativamente a fenomeni di rilevanza sociale. (...) Dunque il diritto di informazione e di critica rientra tra le funzioni specifiche statutarie dell’associazione che persegue la trasparenza assoluta nei comportamenti dei contribuenti. Diritto di critica qualificato del CODACONS che è stato espressamente riconosciuto, fra le tante pronunce, dalla Corte di Cassazione, Sez. V penale: “La Corte d’Appello avrebbe dovuto limitarsi a riscontrare il nucleo di verità incontestato insito nei comunicati Codacons, pertinente alla materialità dell’investimento effettuato presso la società Lehman ed alla sussistenza di legami familiari tra la parte lesa e Terenzio Cugia, provvisto di un ruolo gestionale preminente presso la società emittente dei titoli acquistati dalla Siae, concretizzando l’esercizio del diritto di critica la manifestazione di interrogativi in proposito, sia pure in forma ironica e allusiva. Ciò tanto più considerata la funzione del Codacons, ente preposto a tutela delle esigenze dei consumatori. Sulla scorta delle considerazioni fin qui esposte si deve pertanto procedere all’annullamento della sentenza impugnata perché il fatto non costituisce reato”. (Cassazione penale sez. V, 25/01/2017, (ud. 25/01/2017, dep. 14/03/2017), n.12265). Dunque il CODACONS ha un diritto di critica più ampio rispetto all’italiano medio. Posto quanto sopra, attesi i suddetti scopi statutari del CODACONS, ci permettiamo di ribadire come sia indubitabile che un fatto del genere, ovvero l’amministrazione di un ingente patrimonio attraverso diverse società che sono state oggetto di diverse operazioni, potrebbe condurre ad una, ancorchè non voluta, elusione fiscale (non evasione) che potrebbe impedire o rendere arduo alle Autorità l’accertamento dei redditi. Dopo tutto questo vorremmo precisare che non era nostra intenzione assolutamente di accusare il Sig. Fedez né di evasione fiscale né di altre ipotesi che possano sussumersi in fattispecie penalmente rilevanti o fiscalmente rilevanti. Piuttosto era nostra intenzione limitarci ad una semplice esposizione dei fatti. Vi sarà senz’altro noto, e non vogliamo di certo insegnarvelo noi, che, ai sensi del combinato disposto degli artt. 684 c.p. e 114 e 329 c.p.p., l’esposto alle Autorità non è un atto coperto dal segreto e di cui sia vietata la pubblicazione a mezzo stampa non essendo un atto formato dal P.m. nel corso delle indagini e sottoposto dunque al segreto (“Ai fini dell’integrazione del reato di pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale, non rientra nel divieto di pubblicazione di cui all’art. 114 c.p.p. una denuncia presentata al pubblico ministero o alla polizia giudiziaria, in quanto non atto di indagine compiuto da costoro.” Cassazione penale , sez. I , 02/02/2017, n. 21290). Posto dunque che da parte nostra, si ribadisce, non vi era alcun intento accusatorio, se il Sig. Lucia ha avuto tale impressione noi ci scusiamo e sicuramente toglieremo questo comunicato dal sito web. Inoltre valuteremo, dopo avere ricevuto il parere che stiamo chiedendo oggi stesso all’Agcm e all’Agenzia delle Entrate, per maggiore trasparenza e chiarezza dei nostri scopi sociali, se pubblicare integralmente l’esposto. Quindi ci scusiamo per l’equivoco e per gli eventuali toni utilizzati. Vi salutiamo con cordialità E vi invitiamo alle prossime iniziative del CODACONS, come doveroso, che avranno ad oggetto il Vostro assistito”. Riassumiamo per chi non avesse avuto la pazienza di leggere tutto il papiro: è pieno diritto del Codacons fare esposti e portare all'attenzione eventuali comportamenti scorretti di personaggi che abbiano una forte influenza sul pubblico, specialmente giovanile, ma che nonostante questo non si trattava di un attacco ad personam a Fedez e ai suoi, ma di un invito a verificare con particolare attenzione una situazione patrimoniale complessa, affidata in gestione a diverse società per cui si potrebbe anche verificare un'elusione (e non evasione) fiscale. Insomma fate voi, fatto sta che il comunicato stampa precedente è stato rimosso e le scuse sono state porte. Finirà qua? Certo che no, visto che il CODACONS aggiunge le seguenti parole: Apprendiamo del comunicato diffuso oggi da Fedez dove finalmente il rapper sembra capire che l'esposto alla Fiamme Gialle era un atto doveroso per il Codacons. Considerata la sua "coda di paglia", con la nostra lettera abbiamo anche infornato Fedez che noi non siamo soliti offendere nessuno, ma andremo a fondo per accertare che uso fa di tutte quelle società.
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agrpress-blog · 4 months
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Grande successo nella Sala Giunta del CONI per l’intesa fra il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e la Fondazione Italian Digital Hub.  Anticipate anche una serie di iniziative 2024 per festeggiare il trentennale del CNIFP. Mercoledì 31 gennaio 2024 a Roma, presso la Sala Giunta del Coni al Foro Italico, ha avuto luogo la Conferenza stampa di presentazione della Convenzione tra il Comitato Nazionale Italiano Fair Play (CNIFP), la Fondazione Italian Digital Hub (IDH) e l’Associazione Prestatori Servizi di Pagamento (APSP). Il titolo dell’evento, “Digital Fair Play”, faceva riferimento alla necessità di supportare in maniera etica anche lo sviluppo degli ecosistemi digitali. Italian Digital Hub, presieduta dal Prof. Maurizio Pimpinella, nasce con l’obiettivo di fornire servizi di consulenza tecnologici e innovativi a supporto di Aziende, Pubblica Amministrazione Centrale e Locale, Enti Pubblici, Associazioni di Categoria, al fine di favorire la Digital Trasformation e lo sviluppo dell’imprenditoria con una più forte cultura della competitività e della codificazione di nuovi modelli di business. La Fondazione IDH, in virtù delle varie ed ampie competenze che la compongono, funge quindi anche da centro studi e laboratorio di idee, progetti ed iniziative sul digitale a supporto dell’APSP. Fra i punti salienti sottolineati in conferenza dal Presidente Pimpinella, il raggiungimento - tramite l’intesa con il Comitato Nazionale Italiano Fair Play, Associazione Benemerita del CONI presieduta dal Commendatore Ruggero Alcanterini - di un segnale forte e deciso: i valori dell’etica, della trasparenza e della correttezza sono imprescindibili per lo sviluppo di una società sana e inclusiva, in un mondo sempre più interconnesso e dipendente dalla tecnologia.  Parole chiave come “chiarezza”, “protezione dei dati”, “responsabilità”, “impegno collettivo”, “sostenibilità”, “alfabetizzazione digitale”, “promozione di best practise”, “fiducia”, “accessibilità”, “finanza etica” sono state ripetute a più riprese. La trasparenza sancita pertanto come valore fondamentale non solo per proteggere i consumatori, ma per contribuire anche a prevenire frodi e comportamenti scorretti. Si è posto l’accento sul progetto del circuito etico, un vero e proprio sistema in cui digitale, etica e trasparenza mettono le loro caratteristiche a fattor comune per supportare progetti selezionati. Nell‘occasione della firma della Convenzione fra CNIFP e Fondazione IDH, è stata anche colta l’opportunità di  presentare la nomina del Presidente Ruggero Alcanterini come Coordinatore del Dipartimento di Digital Fair Play in seno proprio alla Fondazione Italian Digital Hub. L’annuncio è stato dato direttamente dal Presidente Maurizio Pimpinella, che ha espresso grande soddisfazione in virtù delle notevoli competenze ed esperienza di Alcanterini nel supportare una transizione digitale etica della società civile, delle imprese e dei professionisti. Per celebrare il  trentennale del Comitato Nazionale Italiano Fair Play che si festeggia quest’anno, il presidente Ruggero Alcanterini ha ritenuto doveroso da parte sua accennare, fra i numerosi spunti di riflessione offerti in conferenza, ad una serie di iniziative in programma, fra cui quelle afferenti il mondo digitale e volte a supportare operatori del settore e cittadini (inclusione digitale), a partire proprio dall’accordo storico con Fondazione Hub e APSP e nell’ottica di una transizione etica della società civile. Ufficializzato anche il dato che il Comitato Fair Play ha appena certificato l'abilitazione dei primi cinquanta Fair Play Manager in Italia, novità assoluta anche nel panorama internazionale, perseguendo una strategia basata sulla formazione di nuove figure professionali atte alla ottimizzazione del fare.   Nel corso dell’anno corrente, infine, verranno rafforzati gli accordi col mondo termale e del verde ambientale con gli appuntamenti di Bologna e Milano, tra gennaio e febbraio, passando per San Remo.
E poi Roma Dance in Aprile, Fair Play for Life a giugno, il Meeting Internazionale della Solidarietà a Lignano Sabbiadoro a luglio e poi Oikoumene Meeting Estate ad Ischia a settembre, dopo aver condiviso il World Fair Play Day con il Fair Play for Peace a Bruxelles. Tanti appuntamenti, in sintesi, per mettere in pratica il principio shakespeariano del rispetto delle regole e promuovere il diritto alla gioia. Per tutto il 2024, il Comitato  sarà in campo con il motto  "L'ITALIA CHE VORREI - L'ITALIA DEL FAIR PLAY." Fra le molte sorprese per festeggiare il trentennale, accennato anche al “WILLIAM Fair Play Shot” creato dal giovane bartender Davide Bersaglini, che verrà adeguatamente lanciato in uno dei prossimi eventi nel calendario del Comitato. Fra gli intervenuti in Sala Giunta, oltre a numerosi giornalisti, alcuni rappresentanti di organismi del mondo associativo a livello nazionale interessati al processo di digitalizzazione del  Paese come Antonino Viti, a capo dell’Associazione Italiana di Cultura, Sport e Tempo Libero (A.C.S.I.) e Michela Perrotta, amministratore unico di  You Emergency.  Fra i presenti, volti noti e meni noti al grande pubblico, ma tutti interessati agli argomenti in scaletta: il Maestro e direttore d’orchestra Marco Werba; il vicepresidente Associazione MOVE, André De La Roche, insieme al presidente Alessandro Alcanterini; Fabrizio Pellegrini in qualità di Consigliere Nazionale Veterani dello Sport. Ad ascoltare la conferenza, alcuni importanti esponenti dall’entourage CNIFP (Roberto Antonangeli, Arturo Ciampi, Vincenzo Di Rubo, Claudio Perazzini); Simona Mazza ufficio stampa ONA; Osservatorio Roma tramite Maria Teresa Rossi. Per parte istituzionale, a rappresentanza simbolica di tutti i Comuni fair play d’Italia, è intervenuto il Sindaco di Loreto Aprutino (PE) Renato Mariotti. Partners dell’iniziativa sono stati Arena Digitale(www.arenadigitale.it), America Oggi Tv (www.americaoggitv.com), Canale Europa TV (www.canaleeuropatv.tv), Radio Leon(www.radioleon.it), Associazione Move.
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Costo della vita: le città umbre fra le prime a soffrire dell'inflazione in crescita Gli ultimi mesi del 2023 hanno visto un lieve calo dell’inflazione ma l'intero anno è stato comunque caratterizzato da un aumento dei prezzi, con un i...
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mezzopieno-news · 2 years
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ARRIVA L’ETICHETTA NAZIONALE SUL BENESSERE ANIMALE
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Arriva in Italia il Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale che istituisce l‘etichetta nazionale sul benessere animale.
La Conferenza Stato Regioni ha approvato il decreto interministeriale che istituisce il passaggio del settore zootecnico a un modello di allevamento più sostenibile, per migliorare il benessere animale e coordinare e unificare i differenti protocolli di certificazione esistenti. “Si inserisce in una più ampia strategia finalizzata a sostenere il processo di transizione del settore zootecnico, innalzare la qualità e salubrità delle produzioni agroalimentari e ridurre l’antimicrobico resistenza, nella consapevolezza che benessere animale e consumo di farmaci sono elementi tra loro sempre di più interconnessi», spiega il Ministero per le politiche agricole.
Il nuovo sistema mette a disposizione degli imprenditori agricoli un nuovo strumento per valorizzare i propri prodotti e rafforza la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle produzioni di origine animale, grazie alla certificazione accreditata degli allevamenti e della filiera. Il Sistema di qualità benessere animale mira a perseguire le strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030, contribuendo anche alla protezione e alla resilienza delle zone agricole e naturali, creando la certificazione accreditata degli allevamenti e della filiera.
Il decreto stabilisce il procedimento per definire i requisiti di salute e benessere animale, per il monitoraggio dell’uso del farmaco veterinario e il controllo e la gestione delle emissioni nell’ambiente. “È stato raggiunto un primo importante risultato contro le #BugieInEtichetta” dichiarano le 14 associazioni riunite in un cartello nazionale per promuovere la chiara informazione ai consumatori e il reale benessere animale.
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Fonte: Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali; Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani
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notiziariofinanziario · 6 months
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In cosa si differenzia Temu rispetto ad Alibaba Group?
Temu spedisce in più di quindici mercati in tutto il mondo, dal Messico alla Nuova Zelanda passando per il Regno Unito e l’Italia. Il modello è simile a quello delle principali piattaforme cinesi come Shein, Wish e Alibaba: vendere enormi quantità di prodotto a prezzi incredibilmente bassi. ​​Temu però si distingue per la fusione tra shopping e intrattenimento, introducendo esperienze di gamification in cui i clienti possono giocare per vincere premi e promuovendo un’esperienza di shopping condivisa attraverso l’acquisto di gruppo: un concetto molto diffuso in Asia che consente ai clienti di formare gruppi e di usufruire di sconti all’ingrosso. Più utenti comprano lo stesso prodotto e più il suo prezzo scende riprendendo il concetto: Team up, price down. Temu inoltre non si limita all’abbigliamento, ma offre una vastissima gamma di prodotti che comprendono anche articoli per la casa ed elettronica a prezzi se possibile ancora più bassi di quelli offerti da Shein: un paio di earpods wireless può arrivare a costare anche solo 2 euro, uno smartwatch 4,99 e un vestito da sera 12 euro, tutto comprensivo di spedizione e reso gratuito. Non solo: molti clienti che hanno aderito alla campagna lanciata sui social in cui più si convincono gli altri a iscriversi, più si guadagna credito, non pagano affatto. Con questi prezzi e questi escamotage torna anche il claim: “compra come fossi un miliardario”. Non stupisce che le vendite di Temu superino del 20 per cento quelle di Shein. Non da ultimo: Temu, a differenza di Shein, non produce ma opera semplicemente come marketplace, mettendo in collegamento diretto fornitori e consumatori e, di fatto, occupandosi principalmente solo della spedizione. In più permette ai produttori cinesi di spedire direttamente in occidente senza doversi appoggiare a centri di distribuzione locali, come fa ad esempio Amazon. Ma, al netto di questo, come sono giustificabili prezzi tanto bassi? Non c’è produzione e non ci sono negozi fisici, ma quale sarà la pressione esercitata dal brand sui propri fornitori per far sì che mantengano un volume di produzione così alto a prezzi così risicati? Lo sfruttamento degli uiguri e la battaglia con Shein Una possibile risposta sta in un’inchiesta condotta da Bloomberg sulla catena di approvvigionamento di Temu sia negli Usa che in Cina che ha messo in luce come una buona parte dei prodotti messi in vendita dal marketplace appartengano ad aziende situate nello Xinjiang, una regione dove il lavoro forzato è la regola e che gli Stati Uniti hanno bannato: nulla di quello che proviene da questa regione può essere commercializzato su suolo americano. Tra i prodotti incriminati ci sarebbero occhiali da sole, sandali, contenitori alimentari ed utensili da cucina e per il bagno: l’ombra sollevata dall’inchiesta è che provengano da fabbriche che obbligano i propri dipendenti a lavorare in condizioni di semi schiavitù, il Dipartimento di Stato americano riferisce di terribili abusi contro il popolo uiguro che, sarebbe emerso da una serie di rapporti di associazioni e dalle testimonianze degli uiguri stessi, vengono rinchiusi a migliaia in campi di detenzione e costretti ai lavori forzati. Nello Xinjiang, regione autonoma che si trova tra Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, India, e Tibet vivono infatti circa 11 milioni di uiguri, popolazione musulmana di lingua turca, originaria della regione e vessata sistematicamente dal governo centrale, tanto da spingere Mike Pompeo, Segretario di Stato degli Stati Uniti durante la presidenza di Donald Trump, ad utilizzare la parola genocidio per indicare tanto le politiche di sicurezza in atto nella regione, compresa quella rigidissma del controllo delle nascite, quanto la reclusione nei campi di internamento che hanno la specifica missione di rieducare i membri delle minoranze islamiche nella regione e dove si inserisce lo scenario dei lavori forzati. Temu dal canto suo non dispone di alcun sistema per garantire il rispetto della legge sulla prevenzione del lavoro forzato degli uiguri (Uflpa). Anche il principale competitor di Temu, ovvero Shein, è accusato di produrre nella regione dello Xinjiang e, come se non bastasse, i due colossi dello sfruttamento di manodopera sono impegnati in una causa legale che li vede contrapposti. Temu ha infatti accusato Shein presso il tribunale del Massachusetts, di aver creato contratti esclusivi con produttori indipendenti in Cina, impedendo loro di lavorare con Temu. L’azienda sostiene che Shein abbia stipulato gli accordi nel tentativo di superare Temu nei mercati statunitensi. Uno scontro tra titani insomma. Le conseguenze dell’ultra fash fashion sull’ambiente Se il fast fashion ha generato un sacco di problemi all’ambiente, l’ultra fast fashionè la nuova frontiera dell’iper-consumismo che rappresenta una minaccia enorme in fatto di inquinamento. Marchi come Temu e Shein immettono sul mercato nuovi prodotti costantemente: se con il fast fashion siamo arrivati ad avere 52 drop di prodotto in un anno, ovvero uno alla settimana, con l’ultra fast fashion ci ritroviamo nuovi oggetti da mettere nel carrello ogni singolo giorno. I prezzi incredibilmente bassi, oltre a presupporre terribili scenari di sfruttamento, comportano anche un’altra cosa: la pessima qualità dei prodotti, la cui vita è veramente breve. Questo significa che assisteremo ad un riversarsi in discarica di ancora più prodotti, tessili e non. Senza contare il fatto che su una piattaforma come Temu non c’è traccia di fibre naturali o materiali poco impattanti, la stragrande maggioranza dei prodotti tessili sono di poliestere, che è un derivato del petrolio e, come tale, altamente inquinante. Altri marchi di ultra fast fashion sono il cinese Romwe, che per altro è di proprietà dello stesso fondo che controlla Shein, l’americano Zaful e lo svizzero Tally Weijl. La posizione di leadership, che fino a poco meno di un anno fa era indiscussamente di Shein, oggi è stata messa in crisi dalla nuova stella nascente di questo mondo fatto di sfruttamento e prodotti scadenti, Temu appunto. Per quanto riguarda Shein invece è stato stimato che, con i suoi 470mila modelli disponibili ogni giorno, produce la stessa quantità di CO2 di 180 centrali a carbone. Temu tra sospetti di malware, sicurezza dei dati e malcontento degli utenti Se tutto questo non fosse sufficiente a scoraggiare gli acquisti su Temu, qualche mese fa sul retailer online si sono anche abbattute ombre circa la gestione dei dati degli utenti: dai più comuni sospetti sul trattamento poco ortodosso in materia di advertising ai più pesanti secondo cui l’app conterrebbe un malware in grado di copiare tutti i dati presenti sugli smartphone su cui viene installata. Al momento questi sono solo rumors, mentre quello che è reale è il rating sempre più basso con cui vengono valutati gli acquisti: tra ritardi nelle consegne e prodotti non conformi non sono pochi i commenti negativi che hanno investito Temu ultimamente. Read the full article
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