Tumgik
#appena trovo forza vado a letto
veroves · 1 year
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la gatta mi ha sfrattata dal divano, finisco perciò la serata seduta a gambe incrociate in un angolino, mentre finisco di vedere la partita sul tablet.
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[Parte 2 di 3, perché ora Tumblr ha il limite caratteri di una oneshot breve.]
Se passa la sento volentieri
Il nome è già esaustivo, e non credo ci saranno troppi altri gigaparagrafi, da qui in poi.
All'inizio Respectless me la scordavo. La prima volta che l'ho sentita ho detto solo "Com'è di inizio Duemila!" e ho pensato che sembrava una canzone che avrebbero dato alla radio. Non so se me la scordassi anche perché Velvette e Carmilla non hanno tutto questo screentime - Anche se poi la seconda ha rimediato. Sta di fatto che ora capita la canticchi a caso. E, oggettivamente, stiamo parlando di una canzone con una bimbaminkia che dice a tutti che sono dei vecchiacci di merda, i suddetti tutti vanno in Pikachu face mode e, soprattutto, abbiamo un'antagonista perfidissima che ha portato in scena la trama principale e ha innescato una catena di eventi che ha portato alla vittoria del Team Buoni. Velvette queen assoluta.
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Non so se questa gif dia un'idea estremamente fuorviante o estremamente precisa della canzone.
Mi piacciono entrambe le versioni, la De Risi va bene qualsiasi cosa canti, ma preferisco leggeramente quella inglese per un motivo molto stupido: come detto, mi sa tantissimo di canzone anni '00 alla radio, e quelle erano tutte inglesi, quindi temo sia il nostalgiafagghismo a farmi parlare.
Per rimanere da Carmilla, Out for Love. C'è una milfona che pesta la sua appena scelta allieva a ritmo di "CREDI NELLA FORZA DELL'AMOOOOOOOOOOOOORE". Solo il concept merita il Tier S. Ovviamente non è solo amore romantico, è amore tutti i tipi, certo. Still fantastico. Il fatto che Carmilla sia spagnola e Vaggie sudamericana rende ancora migliore il ritmo latino. Inizialmente non mi diceva niente ma, dopo qualche ascolto, l'ho trovata molto più orecchiabile. È un gusto acquisito.
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Questo è l'altro caso dove vado solo, se non esclusivamente, da quella inglese. Sembra che le canzoni di Carmilla siano difficilissime da cantare, ed è per questo che nella versione italiana è l'unica con una doppiatrice per il parlato e una cantante professionista per le canzoni. Tuttavia, non mi piace per niente come la Astolfi apre tutte le vocali. Considerato che "amore" ha tre vocali su cinque lettere e che è il ritornello, non mi piace granché come suoni letteralmente "aHmOOOOOOOOOOOHreH", ripetuto due-tre volte di fila. Il resto va bene, ma il ritornello di Per amore è l'unica cosa che proprio non mi piace del comparto musicale italiano.
Ready for This era la canzone del trailer! E me l'ero scordata. Mi piace il suo essere anche in questo caso una canzone con più cantanti, la parte di Alastor e Rosie è carinissima, e amo come ogni "ready for this" sia detto in modo diverso - A sentirli di fila, si sente chiaramente tutto il flusso di pensieri di Charlie, e trovo sia una cosa fantastica.
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Mi piacciono sia la versione inglese che quella italiana, indistintamente.
Carina
Rimanendo con Charlie, quella che in pratica è la sua character song: A Happy Day in Hell. Confesso che trovo molto più orecchiabile Inside Every Demon There's a Rainbow, dal Pilot, però A Happy Day in Hell suona così tanto principessa Disney nel posto sbagliato che assume una tenerezza e un'ilarità tutte sue. Se Charlie non fosse così persa nel mondo dei sogni, le battute dei figuranti non farebbero ridere allo stesso modo. E, soprattutto, la frase finale non sarebbe epica.
Bonus: Ho detto "principessa Disney", ma in realtà mi fa tantissimo Belle, quindi ha subito la mia simpatia.
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Anche in questo caso mi piacciono allo stesso modo sia la versione italiana che quella inglese.
More Than Anything (Reprise) è l'effettivo duetto romantico di questo musical. È dolcissimo, sia nel concetto che nel video - E, finalmente, un bacio on screen tra Charlie e Vaggie, ancora più importante visto che è dopo il loro essersi riappacificate.
Sono un po' combattuta. La maggior parte di me ama tantissimo che il duetto romantico sia sulla scia della canzone tra Charlie e suo padre - Una volta avevo letto un commento che diceva che, così facendo, faceva capire quanto il primo contatto con l'amore si ha con i propri genitori, e che avendo imparato a coltivare l'amore si può poi donarlo agli altri. Non so se l'idea fosse quella, ma la amo tantissimo e la voglio vedere così. E amo che il bacio venga mostrato solo a questa altezza, trovo gli dia più valore.
Dall'altra parte, però, spero che nella seconda serie Charlie e Vaggie abbiano un loro duetto romantico e non la reprise della canzone di Carla con papino, ecco-
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Come per More Than Anything (E Basta), nella versione italiana si sente tutto lo sforzo della Caputo e della Franceschetti per non andare in debito d'ossigeno - Ma c'è da dire che anche la Henningsen e la Beatriz sfiorano gli ultrasuoni. Le voci di tutte e quattro stanno benissimo nelle loro accoppiate, ma forse mi suona un po' troppo acuta-
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ilmerlomaschio · 3 years
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maialedepravato-personal
Incontro con Luna
Noto il blog di Luna tra i like che ricevo a un mio vecchio racconto.
Appena lo sfoglio vedo che non è il genere di blog che solitamente cattura la mia attenzione, ma lo fa comunque.
Scorrendolo vedo gif su gif di ragazze che si masturbano, una delle cose che più mi eccitano, dopo la sottomissione e la degradazione e tutte le cose depravate e porche alle quali do spazio sul mio blog.
Una gif dopo l'altra sento il cazzo diventarmi sempre più duro, mentre immagino la ragazza dietro il blog con le mani in figa a godere ancora e ancora..
Le scrivo.
Chiacchieriamo un poco, e a causa di una "incomprensione" (so già che probabilmente nel leggere queste parole sorriderà o vorrà picchiarmi), subito le nostre strade rischiano di non incrociarsi mai. Per fortuna non sarà così.
Continuiamo a chiacchierare e scopro che la ragazza che si cela dietro quel bel blog non è la solita ventenne, ma una ragazza di ventinove anni molto interessante ed intrigante.
Le chiedo un paio di foto, e subito resto colpito da un bel sorriso e dal suo bel corpo. L'aspetto fisico non è tutto naturalmente, ma anche l'occhio vuole la sua parte.
Le dico quanto mi eccita il suo blog, l'immaginare il suo bel corpo magro e sensuale intento nel masturbarsi, e glielo dico mentre ho il cazzo in mano e gemo per quanto la cosa mi eccita. Mi risponde che quel giorno è già venuta cinque volte e ancora si sta toccando. Sempre più interessante, adoro le ragazze che si masturbano tantissimo, che adorano godere con le dita ad accarezzarsi il clito e a penetrarsi davanti ai porno ore ed ore.
"Dai passiamo su whatsapp" le scrivo, e mi arriva il suo numero.
Una volta li, le mando subito video e audio in cui godo per lei, e lei a sua volta mi dice cose che subito mi fanno capire che sto parlando con una ragazza che sa bene come far godere un uomo.
Iniziamo a confrontarci sulle "differenze di vedute". Le dico che di solito sono abituato a fare tutto io, a usare corpi stupendi come il suo come se fossero giocattolini per le seghe, oggetti per il mio godimento, a usare ed abusare i buchini.
Lei, invece, mi dice che non ama le cose che vede sul mio blog. Sento subito che ha un carattere forte. Mi spiega che le piace essere dominata, ma non sottomessa. Capisco bene cosa intende, e nonostante queste differenze mi eccita comunque moltissimo. Ormai sono anni che faccio solo ciò che mi piace nel letto, abituato a belle ragazze dalle quali mi sento dire "fammi tutto quello che vuoi", per cui so bene che non sarà facile ri-abituarmi a lasciare il controllo a qualcun altro. Ma Luna mi intriga ed eccita, e la voglia di provare qualcosa di diverso cresce dentro di me.
"Dai tesoro vediamoci per godere. Voglio portarti a letto e masturbarmi per te. Facciamo edging insieme, godiamo ore davanti ai porno. Ho voglia di godere insieme."
All'inizio ovviamente non è convinta, anche se sento la voglia salirle mentre facciamo sexting e la eccito continuamente con la mia voce. Per fortuna non ci mette molto a cedere alla voglia.
"E' che non pensavo di sentirti.. cioè di incontrarti.. insomma ci siamo appena conosciuti sai a malapena il mio nome.."
"E già vuoi il mio cazzo dentro mh?" Finisco io per lei. Non dice nulla ma so bene che la sto eccitando.
Torniamo a parlare di porcate, dei toys che possiedo e che mi diverto ad usare sulle ragazze. Le mando delle foto dei miei plug. Mi dice che ne ha uno suo, ma che i suoi buchini sono un po' stretti perchè fuori allenamento.
"Ci penso io ai tuoi buchini piccolina" Le dico.
Provo a organizzare la sera stessa, ma purtroppo ha degli impegni. Continuiamo a godere via messaggi, a mandarci foto, a masturbarci ore approfittando del Sabato pomeriggio libero.
"Senti.. domani sera, se vuoi, sono libera"
"Se voglio piccola? Domani sera sei MIA".
La sera dopo sono davanti al Motel che ho prenotato, aspetto Luna. Arrivo sempre in anticipo nel caso in cui la ragazza arrivi prima a sua volta, in modo che non resti da sola. Mai successo in tanti anni di onorata carriera che qualcuna arrivasse prima, ne tantomeno in orario, ma sono uno che crede nei miracoli visto gli angeli che sono solito scoparmi.
Luna e i suoi geni femminili confermano la regola, mi scrive che è in ritardo. Sorrido mentre le zanzare mi divorano e la voglia di godere già mi fa impazzire.
Dopo un tempo discretamente lungo che per cavalleria non dirò (35 minuti), vedo una macchinina nera arrivare lungo la via del Motel. Si parcheggia qualche macchina più in la e io la raggiungo a piedi.
Dalla macchina scende una ragazza molto carina. Ha un paio di shorts che lasciano vedere dei bei tatuaggi su delle belle gambe, e una maglia rossa che le cade addosso e fa venire voglia di alzargliela e iniziare a baciarla e succhiarle i capezzoli in mezzo alla strada. Indossa grossi occhiali di tartaruga, che la fanno sembrare una timida bibliotecaria che passa le sue giornate sui libri nel silenzio di qualche libreria di qualche paesino sperduto.
Quando arriva le sorrido, la bacio e subito inizio a scherzare con lei. E' anche più carina che in foto. Sono eccitatissimo. Non resisto e mentre la bacio sul marciapiedi le faccio scivolare una mano tra le cosce accarezzandola attraverso il tessuto dei pantaloncini. La sento contrarsi e gemere mentre mi guarda eccitata. Le sorrido e la porto alla mia macchina, dove mi aiuta con le borse. Ho portato il Pc con i porno da guardarci insieme e sui quali masturbarci, le birre, e uno zaino con i toys che pesa più o meno quanto lei. Di quello mi occupo io mentre andiamo alla reception e facciamo il check-in.
Mentre saliamo in camera non resisto, le accarezzo le cosce, le palpo il culo, le mordo il collo. Potrei scoparmela direttamente li in ascensore ma anche l'attesa ha il suo perchè. Una volta in camera mi accorgo che la stanza non è di mio gradimento. So che in quel motel ci sono camere con un grosso specchio a fianco al letto, e una ragazza così bella me la voglio guardare mentre la scopo da dietro.
Torno di corsa giù e me la faccio cambiare. Appena entriamo e mi chiudo la porta alle spalle inizio subito a spogliarmi completamente, mentre lei sta seduta vestita sul letto e mi guarda.
Vado un attimo in bagno e appena esco la trovo a pancia sotto sul letto che guarda il telefono. Su quel corpicino magro il suo culo è incredibilmente tondo e sodo ed è li per me in quei minishorts. Le chiedo se le va di fare qualche foto e video, so bene quanto sia stupendo masturbarsi sulle porcate fatte insieme anche senza dover per forza usare gif e video nei miei racconti, ma preferisce di no e anche se a malincuore rispetto come sempre la scelta della ragazza che è con me.
Subito le salgo sopra appoggiandole il cazzo duro sul culo facendoglielo sentire attraverso i suoi shorts. Glielo passo tra le cosce e sento la sua figa già caldissima mentre la sento gemere piano piano sotto di me. La rigiro come una bambolina, le apro le gambe e inizio a picchiettarle la cappella contro la figa. "Adesso li leviamo questi mh" Le dico mentre le sfilo i pantolincini lasciandola con un bel perizomino nero. E' la perfezione. Avrei voglia di sculacciarla, stringerle quel bel collo fine che potrebbe starmi in una mano, prendere la mia cinghia dai pantaloni e farle tante cose. Ma ricordo a me stesso che questa volta non potrà essere così. E non ci saranno "Cagna" "Troia" ne altri soprannomi. Non è ciò che le piace, e quando ho deciso di incontrarci comunque ho scelto di rispettare la cosa, e un Uomo rispetta le promesse, con le Donne e soprattutto con se stesso.
Le salgo sopra appoggiandole le palle sul suo bel pancino piatto mentre mi sego il cazzo duro davanti a lei. Le strofino su di lei, adoro sentirla così liscia sotto di me. Da qualche parte trovo le forze per scollarmi dal suo corpo.
Piazzo velocemente il portatile a fianco al letto, poi la prendo per mano e la tiro vicino a me alla scrivania nell'angolo della stanza. "Vedi tesoro, guarda che belli" Le dico mostrandole i miei Toys mentre le passo la mano sulla figa facendola gemere.
Sento le mutandine letteralmente fradicie sotto le mie dita.
"Dai andiamo a letto ci pensiamo dopo ai toys" Le dico sollevandola di peso e appoggiandola sul materasso.
In quel momento Luna si leva gli occhiali.
Quello è il momento in cui la vedo davvero. Solo un secondo del suo sguardo e già sento il sangue ribollirmi dentro. I miei occhi cadono totalmente dentro i suoi. E' incredibile, mai visto uno sguardo così. "Ci potresti ipnotizzare la gente con quello sguardo lo sai tesoro?" Le dico mentre la palpo senza mai riuscire a togliere l'eye contact.
Lei sorride, ma non è il sorriso di una timida bibliotecaria, è il sorriso di una Donna che sa esattamente ciò che fa e perchè. E' provocante, sensuale, ma non è solo quello. Quegli occhi dicono che vogliono darmi piacere, farmi godere, e godere del mio piacere. E dicono anche che sa esattamente come farlo.
Anche il suo viso, ora che non ci sono più quegli occhialoni a fare da filtro, è passato da bello, a stupendo, da togliere il fiato.
Il mio cazzo duro le preme sul pancino piatto. Le strofino la cappella sul piercing all'ombelico, poi scendo lentamente più giù. Quando arrivo alle mutandine le trovo fradicie. La mia cappella si bagna completamente. Gliela spingo bene contro al tessuto entrando leggermente, poi quando è bella bagnata di lei risalgo e gliela metto in bocca.
Inizia a succhiarmi il cazzo e lavorarmi la cappella con la lingua e subito sento il piacere salirmi al cervello come un fiume in piena. Si muove sicura sull'asta del mio cazzo succhiandomi le palle di tanto in tanto. Sento il sangue pompare mentre il cazzo mi diventa di marmo.
Non resisto. Le sfilo le mutandine e le appoggio la cappella sul clito, poi inizio a strofinargliela velocemente. Goccioline schizzano subito ovunque. Spingo la cappella appena dentro la figa e la sento strettissima, roba da sborrata immediata. Mi trattengo a fatica e inizio a spingerle il cazzo dentro mentre mi abbraccia dietro il collo. Godo da impazzire, e non riesco a smettere di guardarla negli occhi.
La scopo sempre più forte, cercando di non venire, finchè sento che quella bella fica stretta mi sta letteralmente mungendo la sborra fuori. Le levo il cazzo da dentro senza venire, e mi alzo a prendere il vibratore.
Torno su di lei e inizio a lavorarle il clitoride col vibratore mentre la guardo buttare la testa indietro e lasciarsi andare al piacere. Ho la cappella fradicia di sborra che le cola addosso per l'eccitazione quando glielo infilo dentro e inizio a lavorarle il punto g.
Le poso il mento sul pancino piatto in modo da aumentare la sensazione che le da il vibratore nel punto giusto.
La sento godere sempre di più. Prende un respiro e mi dice "Guarda che lo so che vuoi farmi squirtare." Le sorrido mentre continuo a lavorarla. Non ci vuole molto prima che la veda letteralmente esplodere. Inizia a schizzarmi addosso inondando letteralmente me e il materasso mentre non le do pace passandole il vibratore sul clito godendomi le sue contrazioni di piacere. Quando mi pianta lo sguardo addosso sento l'eccitazione salirmi alle stelle. Ora tocca a me godere, e la determinazione nel suo sguardo mi fa capire che non ammette repliche. La lascio fare mentre mi lavora la cappella con le dita. Sono talmente carico ed eccitato che non ci metto molto ad inondare la sua coscia e il suo bel pancino abbronzato di schizzi di sborra calda mentre godo fino quasi a perdere la testa.
Mi chino su di lei e la bacio accarezzandola. "Guarda che casino che abbiamo combinato e siamo appena arrivati.." le dico facendola ridere.
"Andiamo a darci una sciacquata" mi dice lei.
Dopo qualche minuto di baci e carezze ce ne andiamo in doccia.
Prendo il doccino e glielo passo delicatamente su quello spettacolo di fichetta liscia, poi inizio a insaponarla mentre geme. Le inizio a passare con le dita sul buchino del culo. E' stretto e inizio a giocarci infilandole dentro piano un dito insaponato mentre lei accarezza le mie palle e il mio culo.
Lei geme mentre le allargo il buchino e con l'altra mano le strofino il clito entrandole dentro di tanto in tanto. La giro e mi appoggia il suo bel culetto insaponato contro il cazzo iniziando a strofinarcisi contro . Sono venuto nemmeno 10 minuti prima e sto già godendo di nuovo.
"Dai torniamo a letto voglio farti provare una cosa" le dico suscitando la sua curiosità. Esco dalla doccia e prendo un paio di asciugamani per coprirla perchè l'aria condizionata della stanza è rimasta impostata quasi al massimo.
Ha la pelle d'oca e trema quando si infila sotto le coperte. "Adesso ti scaldo io" Le dico mentre frugo nella mia borsa dei giochi.
Ne tiro fuori il mio vibratore più potente. E' una sorta di MagicWand ma mostruosamente potente con le sue vibrazioni. Funziona solo attaccato alla presa di corrente perchè le batterie non sarebbero abbastanza per dare potenza a quel mostro.
Lei mi sorride mentre lo guarda eccitata.
Mi infilo sotto le coperte con lei, la bacio e ricomincio a strofinarle il cazzo sulla figa e in un attimo la temperatura torna altissima. Quando sono sicuro che sia bella calda sollevo le coperte e mi metto tra le sue gambe aperte.
"Adesso ti faccio impazzire piccola". Le dico mentre accendo il vibratore sulla potenza più bassa e glielo appoggio sul clito. Subito inizia a contorcersi buttando indietro la testa mentre le sorrido godendomi lo spettacolo. Mi abbasso su di lei e alzando leggermente la velocità del vibratore inizio a morderle dolcemente il collo e a baciarla. "Dammi la lingua" Le dico, e lei la tira fuori mentre inizio a succhiargliela e leccargliela. Sono un porco, non è una cosa che si può cambiare. Inizio a leccarle e succhiarle i capezzoli, a giocarci con la lingua mentre aumento quasi al massimo il vibratore e Luna si contrae, si contorce di godimento, la sua figa è un lago. Viene più e più volte nella mia invidia più totale, vorrei tanto riuscire ad avere orgasmi continui come fanno le ragazze ma probabilmente maiale come sono finirei col dimenticarmi di mangiare e morirei di fame.
Quando finisco di lavorarle la figa è esausta ma l'espressione sul suo viso è decisamente stupenda.
"Adesso tocca all'altro buchino piccola".
Sorride. "Ho un plug in borsa." Ne ho diversi anche io, ma preferisco usare il suo al quale è abituata. E poi ha un cuoricino e l'idea di vedere quel bel culetto con un cuoricino che spunta mi alletta non poco.
Stendo un asciugamano sul letto, prendo l'olio dal mio zaino e il plug dalla sua borsa. La sollevo di peso e la appoggio delicatamente sull'asciugamano poi inizio a lavorarle il buchino con l'olio e le dita. Le infilo il plug in quel bel buchino liscio e oliato. E' bellissima mentre mi guarda con quel cuoricino tra le natiche e la figa fradicia. Inizio a lavorargliela col vibratore mentre si contorce e gode. Poi le infilo due dita dentro e inizio a sditalinarla per farla squirtare.
"Se levi il plug squirto di più", mi suggerisce. Glielo sfilo delicatamente e ricomincio a lavorarle la figa con due dita dentro mentre col pollice gioco col suo clito. Ci vuole poco prima che la senta pronta per schizzare. Levo di colpo le dita e puntuale quella bella fichetta inizia a squirtare mentre le lavoro velocemente il clito con le dita mandando gocce di rugiada ovunque.
Le sorrido e lei mi sorride felice di rimando. Ci infiliamo sotto le coperte e ce ne stiamo a parlare un po'. Io su un fianco e lei tra le mie braccia con il culo bene appoggiato al mio cazzo e le mie mani a giocare con le sue tette.
"Voglio vedere come ti masturbi sui porno quando sei a casa." Le dico. Nella mia testa ho immaginato quella scena migliaia di volte. Le ragazze che scrollano il mio blog e con la mano tra le gambe si danno piacere.
Lei sorride, non è una sottomessa, ma mi accontenta comunque in tutto perchè darmi piacere la eccita tanto quanto a me eccita darlo a lei.
Mi appoggio alla spalliera del letto e lei si mette di fronte a me. Cellulare in mano.
Inizio a segarmi mentre ascolto le sue dita lavorare la fichetta bagnata facendo un rumore a dir poco meraviglioso. La guardo scrollare tumblr mentre non smette di toccarsi e godere, è meraviglioso ciò che sta condividendo con me è la sua intimità. E' come se io non ci fossi, come se fossi in camera sua, e potessi guardare una delle ragazze più belle che abbia mai conosciuto mentre si masturba e gode. E' allo stesso tempo la cosa più dolce ed eccitante del mondo, non sono mai stato così vicino al mondo femminile come in quel momento. Inizio a schizzare senza nemmeno rendermene conto, lei se ne accorge e si avvicina a me accarezzandomi la cappella aumentando a dismisura il mio piacere. Sento il mio corpo irrigidirsi, poi rilassarsi, poi irrigidirsi di nuovo, in una serie di contrazioni che accompagnano i miei schizzi fino a togliermi letteralmente il fiato.
Quando mi riprendo Luna è li che mi sorride.
"Vieni qui" le dico mentre la stringo abbracciandola e ci rimettiamo sotto le coperte. Restiamo a baciarci e coccolarci fino a che sforiamo l'orario di riconsegna delle chiavi e a fatica mi scollo da lei andando a sistemare i miei toys e darmi una ripulita.
Quando usciamo dal motel è ormai l'una di notte. Nonostante il caldo di Agosto che c'era di giorno, ora un venticello fresco soffia e mi accarezza la pelle mentre la porto per mano verso la sua macchina.
"Ti va di rimanere mentre fumo una sigaretta? Però non ho l'accendino"
"Certo tesoro vieni andiamo alla mia macchina che ho l'accendisigari" Le dico cambiando direzione.
Arrivati li Luna non accende la sua sigaretta perchè la appoggio alla portiera ed inizio a baciarla. Restiamo a baciarci ed abbracciarci nel silenzio di Milano di notte, che a quell'ora finalmente sembra riposare dopo il casino del giorno.
L'arietta fresca ci accarezza mentre ci coccoliamo e chiacchieriamo.
"Non pensavo fossi così bravo a fare le coccole" Mi dice sorridendo.
"Già.." Le rispondo riflettendo su come dal mio blog io debba sembrare decisamente diverso, ma mi va bene così. "Tu non dirlo in giro mi raccomando che ho una reputazione da mantenere".
Ride. E io guardo il suo sorriso e i suoi occhi e mi rendo conto di quanto stia bene. Un ragazzo normale probabilmente si innamorerebbe di lei in tempo zero. Purtroppo o per fortuna io di normale ho ben poco. Ma sto bene come poche altre volte nella vita e tanto mi basta. Esiste solo il presente, l'aria fresca, il silenzio, i suoi occhi e il suo sorriso e il calore del suo corpo tra le mie braccia.
Quando guardo l'orologio sono quasi le quattro del mattino. La mia sveglia è alle sette.
Senza che dica nulla lei capisce e mi dice di andare.
Me la coccolo un'ultima volta per cercare di stampare nella mia memoria quanto più possibile quel momento perfetto nella mia testa, poi la prendo per mano e la riaccompagno alla macchina.
"Scriverai di me?"
Mi chiede sorprendendomi non poco.
"Non credo tesoro, non ho video per fare le gif, senza contare che avrebbe poco senso per lo stile del mio blog." Le rispondo sincero.
"Ti prego.. adoro il modo in cui scrivi. Mi fa impazzire. Sei un porco e scrivi decisamente troppe porcate, però lo adoro lo stesso".
Rido. Non mi capita mai o quasi di ricevere complimenti dalle ragazze. Ovviamente ho i miei mezzi per vedere se e quanto piacciono i miei racconti che vanno al di là di likes e commenti, e quindi so per certo che sono molto graditi anche ad una buona parte di pubblico femminile, però di solito nessuna ha il coraggio per dirmelo.
"Scrivilo per me se non vuoi scriverlo per il blog."
Ci penso sopra. Ripenso a quanto mi ha fatto godere, a quanto mi sta facendo stare bene. Decido che se lo merita.
"Vedremo." Le dico sorridendo.
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yomersapiens · 4 years
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Fossimo in due stasera qua in casa.
Fossimo in due stasera qua in casa, non mi dovrei preoccupare di preparare la cena, potresti farlo tu, ché io ho voglia di giocare con la switch e ci sono un sacco di nuovi pokemon da catturare e invece in casa ci sono solo io e devo scegliere tra lo sfamarmi o il diventare un allenatore clamoroso. Fossimo in due stasera qua in casa con tutta certezza non ti farei cucinare, un po’ non mi fido e un po’ mi piace farlo a me e anche adesso quando cucino butto sempre troppa pasta, il che è perfetto quando sei solo, gli avanzi sono una benedizione del giorno dopo in ufficio ma ecco, fossimo in due stasera qua in casa me ne fotterei di avere il pranzo da riscaldare pronto. Tanto potresti andare avanti tu con i pokemon e io nutrirmi di schifo precotto dal supermercato. Fossimo in due stasera qua in casa ti chiederei di tirare su una canna perché le mie vengono malissimo e sembrano spade stellari usate dai robot cattivi di una serie animata giapponese di quart’ordine. Qualcosa che trasmettevano quando tu non eri ancora nata e nemmeno io. L’unica cosa buona delle mie canne e che dopo mi viene voglia di scrivere e di non fare nulla in generale, nemmeno prendere il telefono per vedere se sei online. Fossimo in due stasera qua in casa non mi farei le canne per non pensare al fatto che visualizzi ma non rispondi. Fossimo in due stasera qua non mi chinerei a raccogliere tutti i capelli che perdi, li lascerei coesistere col mio ordine. Per qualche ora. Forse due giorni. Poi impazzirei e mi sentirei in dovere di passare l’aspirapolvere perché tanto anche se sparissero loro, tu saresti ancora qui pronta a perderne altri. Magari mentre stai sul divano e hai smesso di badare ai pokemon perché giustamente hai di meglio da fare, finire il libro tanto per dirne una. Quello che provi sempre a concludere ma poi subentro io o con i miei videogiochi o con la mia fissazione per il tuo culo. Credo la colpa sia di questo posto. Da quando hanno bannato le tette uno riscopre i vecchi piaceri della vita. Le chiappe. Diventa una fissazione e tu mi sembra di ricordare dovresti avere un culo capace di creare devoti in giro per il mondo grazie ad internet. Dovrei fotografarlo e pubblicarlo e poi chiedere l’8x1000 in onore di tale capolavoro ma credo alla fine non farei nulla. Al massimo sposterei le coperte mentre dormi e starei lì a fissarlo. Fossimo in due stasera qua poi però mi sentirei in colpa e mi dedicherei pure alle tue tette, perché è un periodo durissimo per loro. E per i capezzoli. Non parliamo di quanto mi perderei a confortarti i capezzoli e dirgli che passerà. Presto potranno tornare ad esporsi. Fossimo in due stasera qua poi si finirebbe a discutere anche di tre e di quattro e di cinque e del tuo sei e sei e mezzo e del perché non riusciamo più a stare con una persona sola ma creiamo costanti numeri in catena per cosa poi? per quando siamo soli in casa la sera e abbiamo fumato troppo e vogliamo schiaffarci sul divano e avere compagnia mentre ci ignoriamo. Fossimo in due stasera qua farei scegliere a te la musica. Anche perché io metterei su le mie canzoni e ti romperei il cazzo con la mia carriera musicale e tu forse saresti abbastanza buona da ascoltarne un paio prima di andare in bagno e starci per ore. Poi anche perché mi fido dei tuoi gusti. Maggiormente di quelli di cinema e serie tv e in effetti questa è la cosa che più mi fa girare il cazzo del non essere in due stasera in casa, che i miei gusti sono molto limitati ed è da un casino che non trovo qualcuno di cui resti affascinato dai gusti. Specialmente se decide poi di uscire con me. Ma che gusti di merda hai? Fossimo in due stasera qua in casa ti lascerei tutto il tempo per prendertela con me per essere venuto a vivere a Vienna e il freddo e il grigio e la lingua (perché a Milano invece no eh si sta da Dio) e so che lo faresti finché non ti renderesti conto che alla fine, in casa mia, in due, qua, non si sta per niente male e fanculo alla città che è solo contorno. Fossimo in due stasera qua in casa ti lascerei prendermi in giro perché ancora quando sei malinconico ti metti a scrivere su Tumblr ma vuoi finirla che poi quelli pensano che stai sempre preso male e invece no stai benissimo. Stai solo in uno in casa che cosa vuoi che sia. Sorriderei promettendoti che no stavolta sto scrivendo qualcosa che fa ridere e invece non è vero e tu mi conosci troppo bene e mi chiuderesti il portatile per evitare di rompere agli altri. Ma tanto chi c’è ancora quassù che legge? E poi certi atteggiamenti adolescenziali vale la pena portarseli dietro. Tipo fermarsi a salutare i cagnetti lasciati fuori dal supermercato e complimentarsi con loro per l’ottimo lavoro svolto e scappare non appena sopraggiungono i padroni perché che ne sanno loro di quello che c’è tra di noi, di quanto sogniamo di stare insieme. Io e i cagnetti tu che c’entri. Fossimo in due stasera qua chi laverebbe i piatti? La persona col culo meno bello oh no, cazzo. Vabbè. Non è un problema tu però preparati che dopo abbiamo la diretta in streaming con i fedeli della Repubblica Dominicana e sai che ci tengo a fare una buona inquadratura, loro ci mandano un sacco di soldi. Fossimo in due stasera qua in casa si è fatta l’ora giusta per dormire non appena abbiamo voglia di andare a letto, che può essere anche due minuti dopo essere rientrati. Tanto lì si troverebbe sempre qualcosa da fare. Non per forza sesso, eh. La switch ha di bello che è portatile quindi io vado avanti coi pokemon tu dormi pure, ah no, adesso ti è venuta voglia, ah sì, certo, quando fa comodo a te allora, non volevi finire il libro? Fossimo in due stasera qua in casa ci sarebbero le finestre aperte per far entrare l’inverno o forse sono chiuse e il freddo arriva da te, o dal fatto che non siamo in due stasera qua in casa ma solo io e ho scoperto che davvero, scaldare una casa intera quando si è da soli è molto più difficile. Consumi di più. Mi hanno detto di invitare gente così paghi meno riscaldamento e ci sto pensando. Offro pareti domestiche in cambio di calore. Però ecco non sarebbe proprio l’ideale. Basteresti tu credo, io ci metto un attimo a capire come hackerare i termosifoni e spararli così in alto da accelerare vertiginosamente la fine ovvia del pianeta. Chissà se con lo scioglimento dei ghiacci il mare arriverebbe mai a Vienna. Se ci arriveresti tu in barca. Magari meno stronza. Fossimo in due stasera qua saremmo fatti duri. Un po’di tutto. Fammi solo mettere la sveglia ché domani mattina devo ricordarmi di essere adulto per un paio di ore.
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Horror
Parte 1
La prima cosa che sento è puzza di marcio. Non so da dove provenga, ma so con certezza che ho freddo e che mi fa male la testa. Apro gli occhi e mi ritrovo nella penombra.
"Cosa diavolo è successo..."
L'ultima cosa che ricordo è che stavo leggendo alcuni passi di "Così parlò Zarathustra", per l'esame di mercoledì. Devo essermi addormentata sul libro, non è la prima volta.
Invece è la prima volta che faccio un sogno del genere.
Così reale...
Deve trattarsi di un sogno lucido.
D'istinto mi tocco la testa, per capire l'origine di quel dolore, e appena la sfioro mi viene un colpo. I miei lunghi capelli neri sono spariti e al loro posto c'è un ematoma appiccicoso. Mi guardo le dita e vedo del sangue. Spaventata, balzo fuori dal letto e tasto la parete in cerca dell'interruttore.
Non appena lo trovo, una fioca luce giallognola illumina in materasso coperto da macchie cremisi e biancastre e uno specchio crepato incollato al muro, dove è riflessa l'immagine di un energumeno tozzo e sfigurato, che indossa solo un lungo grembiule verde ricoperto dallo stesso sangue che fuoriesce dalla sua testa.
Mi sento profondamente a disagio, non ho mai sognato una cosa del genere.
Cosa avevo letto per immaginarmi una scena simile?
Mi mordo la lingua ma non succede nulla. Me la mordo altre volte, ma l'unica cosa che ottengo è far sanguinare anche questa parte del corpo. Di solito, quando ho un incubo, mi basta fare questo gesto per risvegliarmi.
Ma stavolta non succede nulla.
Vado in panico. Mi tocco la faccia e il corpo più volte, incredula e sempre più inquieta.
Quella non ero io!
Non era la mia faccia, non era il mio corpo. Appartenevano a un'altra persona!
Cosa diavolo è successo?
Abbandono la stanza e mi ritrovo in un lungo corridoio, anch'esso avvolto dalla penombra. L'unica fonte di luce esce da sotto quella che intravedo essere la sagoma di una porta.
Cerco un qualsiasi interruttore, ma la parete è liscia e appiccicosa.
Ritraggo la mano di scatto, disgustata, e decido di attraversare quella semioscurità. Avanzo lentamente, poi accelero fino a correre.
Non vedo l'ora di varcare quella soglia. Spero che al suo interno ci sia una risposta a tutto questo.
Il pavimento scricchiola sotto i miei piedi pesanti. Anche il mio respiro è pesante, ma non so se per l'agitazione o se sia una caratteristica propria del corpo che occupo.
Non ci posso ancora credere...
Ma come è possibile?
La puzza di marcio aumenta man mano che proseguo, arrivando al culmine quando mi fermo davanti alla porta. La luce opaca mi lambisce le dita dei piedi, mostrando le unghie sporche e spezzate. Fisso la maniglia e inspiro profondamente.
Mi mette ansia sapere cosa si celi dentro quella stanza, ma non posso più reggere questa situazione. Voglio sapere cosa mi è successo e come risolverlo.
Butto giù tutta l'aria che avevo incanalato e afferro la maniglia, anch'essa appiccicosa. Apro la porta con un movimento netto e urlo, spaventandomi subito dopo anche per il mio vocione rauco.
Il pavimento è coperto di sangue, urina, sperma e altri liquidi corporei e riverso lì in mezzo c'è un uomo.
Anche lui è calvo, con i polsi e le caviglie legati da filo spinato, imbavagliato e con gli occhi coperti, nudo. È pieno di ferite aperte e lividi e ha la schiena scuoiata.
Sulle pareti sono appesi strumenti che avevo visto solo nei film dell'orrore e altri che non credevo potessero esistere.
Un rantolo mi fa gelare il sangue e muoio per alcuni secondi.
Mi sforzo di abbassare di nuovo lo sguardo e vedo il petto dell'uomo sollevarsi e abbassarsi a fatica, lentamente, mentre riprende a rantolare.
Non riesco a credere ai miei occhi.
Mi mordo la lingua con più forza, ma niente.
Delle lacrime mi scendono sul viso, senza che possa controllarle. Voglio chiudere gli occhi e tapparmi le orecchie, chiedere aiuto, urlare ancora, risvegliarmi nella mia stanza, sopra il mio libro di filosofia, e capire che si è trattato tutto di un terribile incubo, ma dalla mia gola escono solo dei conati incontrollati.
Non riesco a fermarmi o ad alzare lo sguardo.
Cosa diavolo è successo! Chi è quella persona? Perché è lì, in quello stato?
Di chi sono quella casa e il corpo che occupo? Dov'è il mio?
Un pensiero orribile si fa strada nella mia mente, mentre sputo litri di vomito.
Se io sono nel corpo di un mostro, vuol dire che nel mio, a casa mia, con i miei genitori e le mie sorelle…
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vele-e-vento · 3 years
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Finito il massaggio, continuiamo a parlare. Lei è più tranquilla, più rilassata. Io sono evidentemente stanco dopo 10 gg di lavoro continuo, e comincio a cedere; metto la testa sul cuscino, sul suo cuscino. Lei si mette di fianco a me, e sento di nuovo il suo odore sottile e morbido, vicino. Continuiamo a parlare. Lei è lì di fianco a me, io quasi dormo. Le prendo la mano, le abbraccio il ventre, mentre la ascolto parlare; lei si lascia abbracciare. Parliamo avvinghiati come vecchi  amici, come Jules e Jim, e Catherine, come due amanti che non si vedono da anni, come due fratellini di 10 anni. Non so perché, io ho voglia di abbracciarla, sarà quel suo odore così seducente, o la stanchezza, o l’atmosfera che si è creata. Dopo alcuni lunghi minuti, controllo l’ora. Lei mi guarda e mi dice: “Vuoi rimanere qua a dormire?” “Be’.. magari se sto qua solo per un po’ e poi vado; devo passare da casa per forza prima di tornare al lavoro” “E’ che non riesco a dormire, se tu stessi qua finché non mi addormento.... Puoi lasciare la porta aperta quando vai” “Va bene.” Le sorrido. Stiamo lì sul letto vestiti, abbracciati, stretti. Riconosco la differenza tra un abbraccio e quel cercarsi reciproco, fatto di affinità istintive tra due persone. Spegne la luce, io la abbraccio da dietro la schiena; lei mi prende la mano sinistra e la tiene, come una bimba. Come un’amante. Io cerco il suo seno, lei mi sposta la mano “Non voglio… sono stanca” Ma tiene la mia mano stretta a sé, vicino al seno, come si stringe il corpo di un gatto, o di un cane nel cuore della notte; e il mio corpo, che nel frattempo comincia a reagire senza chiedermi il permesso,   la avvolge. Cerco ancora il suo seno, ma lei si sposta. Poi si addormenta. La mia mano tra le sue, stretta al corpo come un orsacchiotto. Sono un po’ inquieto, perchè  non so cosa succede, non sono a casa mia e sono stanco. Mi alzo, sfilo a fatica la mia mano dalle sue braccia, che lei tenta di stringere nel sonno. vado sul balcone per riflettere. Telefono. […] Dopo alcuni minuti torno nel letto. Appena mi siedo, lei assonnata si butta su di me come una ragazzina; mi avvolge con le sue braccia il corpo. “Non te ne andare; non te ne devi andare” “Va bene, ma dovevo andare in bagno" le dico, "dormi ” Lei si riaddormenta. Dormiamo un po’ assieme. Ma dopo una mezzora  io mi sveglio ancora. Le cerco di nuovo il petto, le tocco il seno piccolo e fresco; trovo il suo bottone rosa, morbido. Il capezzolo si irrigidisce. Lei non sposta più la mia mano; forse dorme, ma non so. Bagno le mie dita e le tocco il capezzolo, che è sempre più intenso e rigido. Non capisco se dorme, o se finge; allora le tocco anche l’altro seno, piccolo e morbido, sta tutto nella mia mano sinistra. Lei si gira verso di me, e mi abbraccia, mi stringe forte. Non capisco se è un modo per dirmi di no, o se è altro. Le tocco il seno morbido e lei si lascia andare, apre il torace alla mia mano. Allungo la mano sul suo ventre; lei è magra, sento il monte di venere, le tocco il pube tra i vestiti. Lei non dice nulla, non mi respinge; allora metto la mia mano sotto il vestito, e sento la sua vagina completamente bagnata. Ora capisco, non sta dormendo, e non è vero che non mi voleva. Sento il sottile strato umido, tra le sue mutande, sento la sua vagina bagnata, piccola, e i peli del pube sottili e setosi; il clitoride piccolo sotto le mie dita. Le metto le dita nella vagina, e li si lascia andare. Allora le cerco la bocca, e lei si lascia baciare. E lì capisco tutto. Bacia in modo passionale, le labbra morbide, la bocca che profuma come un fiore. Erano anni che nessuna donna mi baciava così- Capisco tutto. Non è solo il corpo. Non è solamente sola. La sua bocca è un fiore, la sua vagina un crogiolo di umori, l’interno un morbido desiderio che si lascia usare. La desidero. Vorrei fare l’amore con lei. Le tolgo i pantaloni, poi gli slip, e lei si lascia spogliare con passionalità. Voglio baciarle il sesso, quindi scendo verso il suo ventre e comincio a baciarla lì. E… proprio in quel momento, quando sto per entrare dentro di lei, sento la sua voce. “No, per favore...” [...]
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yellowinter · 4 years
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Parlo spesso del disturbo borderline, ma non ho mai raccontato dell’altro mostro che vive dentro me, nel mio corpo, nel mio sangue. Ho il diabete da ormai 18 anni e volevo raccontare un po’ la nostra, seppur forzata, convivenza.
Credo ci sia molta confusione e molte credenze sbagliate sul diabete. Innanzitutto, bisogna distinguere il diabete di tipo 1 dal diabete di tipo 2, hanno quasi lo stesso nome ma sono due malattie distinte. Il diabete di tipo 2 è quello che viene solitamente alle persone anziane, è spesso portato da un’alimentazione sbilanciata e una vita sedentaria, si tratta di insulino resistenza, spesso si cura con delle pastiglie. Il diabete di tipo 1 è una cosa diversa, viene ai bambini o agli adolescenti, è una malattia autoimmune, significa che a un certo punto le cellule del pancreas decidono di sterminarsi a vicenda, non si conosce ancora la causa MA non dipende dal cibo, dal peso corporeo, non è neanche una malattia genetica. Non nasci col diabete, ti viene e non c’è nessun modo per prevenirlo. Io avevo 3 anni quando mi sono ammalata, era gennaio del 2003 e ho iniziato a vomitare tanto. All’inizio pensavano fosse una semplice influenza, poi un pomeriggio ho smesso di respirare e sono entrata in coma. Mi hanno salvata, ma credo sia importante leggere i segnali e prendere per tempo la malattia. Di solito il vomito, la stanchezza, la perdita di peso, il bisogno di fare sempre la pipì sono i sintomi più comuni. Quindi il diabete 1 non è una specie di allergia alimentare, come pensano la maggior parte delle persone, non vuol dire non poter mangiare dolci. Io posso mangiare tutto, posso mangiare il cioccolato, le torte, il gelato, tutto. Il problema è che il mio pancreas non produce insulina, l’ormone che dovrebbe trasportare il glucosio alle cellule, quindi questo zucchero rimane tutto nel mio sangue danneggiando ogni organo. Quando questo accade si chiama iperglicemia. Per risolvere il problema occorre perciò iniettarsi l’insulina, una cosa che detta così sembra facile, ma è tutto tranne che semplice. È terribilmente difficile indovinare la dose giusta di insulina che serve, perché entrano in gioco moltissimi fattori. Prima di tutto quello che mangi, devi saper esattamente quanti carboidrati stai assumendo, considerando se sono semplici (quindi agiscono subito) o complessi (entrano in circolo in circa 4 ore), tenendo conto che non si trovano solo in pane pasta ecc ma tipo anche una parte delle proteine quando vengono digerite si trasforma in carboidrati, ricordandoti che i grassi uniti ai carboidrati si legano e alzano la glicemia in modo particolare e prolungato, e così via. Poi devi tenere conto dell’attività fisica che svolgi, in genere più ti muovi e più la glicemia scende. Dipende però dal valore di partenza, cioè se io vado a correre che ho 300 di glicemia allora potrebbe salire ancora di più. Un altro fattore che incide moltissimo è rappresentato dalle emozioni. È strano, lo so, quasi nessuno ne parla e questo forse è l’aspetto meno conosciuto del diabete. Le emozioni influenzano la glicemia. Lo stress, l’ansia, la rabbia provocano un innalzamento della glicemia pazzesco. Al contrario, quando sei rilassato, scende. Se prendo gli ansiolitici, per esempio, dopo mi capita spesso di avere dei valori bassi. Un’altra cosa insolita è che la glicemia non è costante nel corso della giornata e di notte tende a scendere. Però, eheh c’è sempre un però, dipende dall’attività che fai durante il giorno. Tipo magari ho camminato tutto il pomeriggio, la glicemia è okay, poi vado a dormire e sbam si abbassa. Questa è una cosa molto pericolosa, perché se dormi non ti accorgi dell’ipoglicemia (si chiama così) quindi rischi di andare in coma senza neanche accorgertene. Quando il diabete è appena esordito, di solito ti dicono di svegliarti più volte durante la notte per monitorare i valori. Mi è capitato di svegliarmi a volte con 30 e non avere neanche la forza e la lucidità per alzarmi dal letto. I valori normali vanno dagli 80 ai 120, i sintomi dell’ipoglicemia sono molti e variano da persona a persona, sono la testa che gira, la vista offuscata, la confusione mentale, i tremori, la sudorazione eccessiva, il mal di testa, lo svenimento, le difficoltà nel parlare, le convulsioni. Anni fa i diabetici venivano rinchiusi nei manicomi, perché i sintomi dell’ipoglicemia li facevano sembrare pazzi, poi hanno scoperto che era una malattia fisica. All’inizio è difficile riconoscere quando ti sta per arrivare una crisi, perché è tutto nuovo e vivi con la costante paura di non rendertene conto. Poi col tempo impari ad abbinare la glicemia bassa a una determinata sensazione, una sensazione impossibile da definire, ma tu lo senti. Sai esattamente che quando ti senti così vuol dire che qualcosa non va. Il corpo è una macchina straordinaria che si adatta e capisce tutto, basta ascoltarlo. Ritornando al discorso sulla notte, molte volte mi succede di sognare di mangiare, mi sveglio di colpo e giuro che ogni volta ho la glicemia bassa. Ogni volta, è come se la mia mente avesse elaborato questo sistema per svegliarmi quando sto dormendo e avvertirmi. Ditemi voi se non è pazzesco questo. L’unico modo per alzare la glicemia è assumere dello zucchero, possibilmente quello bianco semplice, oppure usare il glucagone (specie di glucosio da iniettare) quando perdi i sensi e non puoi mangiare. Si tratta quindi di equilibrio: troppa uccide, poca anche. Devi stare nel mezzo, bilanciare l’insulina. Questa si può iniettare in diversi modi: esistono le siringhe normali o il microinfusore. Le siringhe, io le chiamo penne ma non so quale sia il nome ufficiale, si fanno sulle braccia, cosce e pancia, di solito 4-5 volte al giorno. In pratica devi provarti la glicemia prima di ogni pasto, quindi colazione, pranzo, eventuale merenda, cena e dopo cena, poi devi farti l’iniezione. Il microinfusore, invece, è una macchina collegata a un catetere che tu porti sempre addosso e infonde in continuazione insulina (basale). Anche con questo devi provare la glicemia bucandoti sul dito, 4-5 volte al giorno e attraverso il micro impostare manualmente le dosi. Perché le dosi sono diverse dalla basale costante, quindi devi farlo tu. Il catetere ha una cannula sotto pelle e devi cambiarlo ogni 3 giorni. Fino a dieci anni fa era terribile sostituire questo catetere, perché dovevi pizzicare la pelle e bucarti con un ago lunghissimo, infilarlo dentro e poi tirarlo fuori. Per fortuna ora esistono dei sistemi automatici, quindi basta schiacciare due pulsanti e l’ago più corto si inietta da solo. Negli ultimi anni stanno creando tecnologie sempre più specifiche. Esiste un sensore, che si applica in modo simile al catetere, che devi tenere sempre addosso, ma che ti controlla e monitora costantemente la glicemia, quindi puoi evitare di bucarti sulle dita decine di volte. Io personalmente ho scelto di non metterlo, perché trovo scomodo fisicamente portare anche questo aggeggio attaccato al braccio, però ho sentito molti ragazzi che si trovano bene. Questo sensore comunica con il microinfusore e addirittura con diverse app sul telefono, è in grado di avvertirti quando la glicemia è troppo alta o bassa, può sospendere la basale, in futuro potrebbe persino iniettare l’insulina e quindi sarebbe la cosa più simile ad un pancreas artificiale mai creata.
Ora, non so se sono stata chiara, ma penso che sia davvero importante capire. Capire che le persone non sono diabetiche solo quando si siedono al tavolo per mangiare, lo sono sempre e devono tenere a mente tantissime cose che le persone senza diabete neanche immaginano. Per di più sei un bambino quando insorge la malattia. Potete immaginare quanto sia difficile? Estenuante e pesante per un bambino vivere così? Ti ritrovi catapultato in un incubo, senza la possibilità di tornare indietro, soffocato da mille pensieri, preoccupazioni e doveri. Un bambino. Inevitabilmente, cresci. Diventi adulto, anche se hai solo 6 anni. Perché mentre gli altri tuoi compagni di scuola pensano solo a giocare, tu devi ricordarti di tutto, tutto quello che ho scritto sopra. È come una doccia fredda, il diabete ti prendere a schiaffi e ti carica di responsabilità. Stai vigile, stai attento, non puoi sbagliare. Non può sbagliare… un bambino.
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persointraduzione · 3 years
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Coca-Cola
Il bagno della stazione. Mattino presto. Pungente odore di urina. Il buio interrotto da chiazze di luce gelata sul marciapiede grigio. L’altoparlante sbrodola avvisi e poi l’annuncio del mio treno. Osservo il binario, cerco i fari. Il grosso serpente d’acciaio apre i suoi fianchi ed entro in una luce intensa, mi accomodo e vengo trasportato di stazione in stazione, con brevi soste, vagamente consapevole dei tragitti che percorrevo vent’anni fa. Osservo le persone attorno a me, ciascuna nel suo mondo, dentro cellulari, giornali, musica e pensieri, mentre la campagna scorre fuori. L’alba mi sorprende poco prima dell’arrivo; il treno entra in città, rallenta, s’inclina e sussulta, si ferma ed apre le porte, vomitandoci fuori, nel viavai intenso dei pendolari e dei viaggiatori che si riversano nelle scale, nei sotterranei, verso le uscite o i binari dell’alta velocità. Sono confuso, pregno di anticipazione, inconsapevole e rapito dal mio sogno egoistico, non so decidermi ad uscire dalla stazione ed allora mi muovo verso l’atrio, mi infilo nel bar, in mezzo a una rumorosa folla e al profumo delle brioches e del caffè. Un cornetto ed un succo. Dovrei calmarmi. Esco in un mattino col cielo a chiazze, uno spiraglio di sole. Attraverso la strada su strisce incapaci di contenere il flusso di pedoni, imbocco i portici, sfioro l’edicola, i negozi chiusi, attraverso un piccolo parcheggio stracolmo, osservo gli autobus in coda e gli scooter che zigzagano. Più lontano, quel che resta di un vecchio parco, con alberi ingrigiti e chiome spogliate dall’inverno incipiente. Di colpo mi ricordo quello strano cappello verde e rosso, caldo, strano e comodo, lo indossavo anche su questa strada, nei miei giorni di ricerca, quando la città sembrava esotica e lontana. Cammino, mi soffermo davanti alle vetrine, guardo i passanti, un mendicante, un cane, una zingara, una bellissima ragazza diretta chissà dove, la bandiera del consolato greco che pende floscia e sporca sotto il portico. L’odore di pizza al taglio a quest’ora è un’offesa. Il sole si ostina a splendere tra le nubi. Ancora un semaforo, un negozio di dischi che non c’è più, una parete coperta di manifesti fotocopiati su fogli colorati, una coppia di studenti freak, una vespa malamente verniciata, Gli occhi profondi di una ragazza africana che mi incrocia con espressione impenetrabile, chissà cosa ci siamo detti. L’ingresso di un piccolo ristorante cinese, un kebab più in là. Ho voglia di Coca-Cola. Tremo e un fantasma del '98 mi attraversa. Mi sono fermato, sono sotto casa sua. Osservo il portone color bronzo, tremendamente anni ’60, col vetro scuro dietro cui s’indovina il piccolo ingresso. So che ci sono le scale sulla destra. Niente ascensore in questa piccola palazzina costruita sul limitare delle mura, a pochi metri dalla porta, tra edifici dissonanti. Sono trattenuto al marciapiede dalla forza della paura. Sto sbagliando, lo so. Il mio sguardo scorre i campanelli, non serve, so dov’è il suo...ma DEVO perdere tempo. Guardo l’ora, sono quasi le 8. E’ troppo presto, mi dico. Vigliaccamente decido che è meglio lasciar perdere. Non rischiare di incasinarsi la vita e di infastidire una persona. Proseguo lungo il marciapiede, raggiungo la porta, la osservo distrattamente e prendo per il viale, trafficato e rumoroso. Faccio un giro lungo, magari mi schiarisco le idee. Ho sempre più voglia di Coca-Cola. Imbocco un piccolo porticato moderno, senza fascino, cartacce a terra, colonne sudicie di smog, vetrine fitte. Suona il cellulare, un messaggio. Mi concentro nella lettura senza accorgermi di stare davanti all’ingresso di una panetteria. Un piccolo urto, una spallata. Alzo lo sguardo, sento una voce che si scusa, non sono attento, non rispondo, muovo gli occhi e mi pietrifico. Anche lei si pietrifica. In questo momento sono solo spaesato. Lei grazie a Dio inizia a sorridere e mi chiede come sto. Sto quasi per dirle che sono li per lei, ma non ce n’è bisogno. Lo sa. Per fortuna non ho citofonato. 
Passiamo de tempo in giro, a fare la spesa, chiacchierando del più e del meno. Il passato è un campo minato e a nessuno va di camminarci sopra. Nella mano tengo una busta con verdure e formaggio. Andiamo a casa sua e varcare quel portone mi riporta alla mente contrasti, ma il suo sorriso mi sorregge e non cedo alla voglia di scappare lontano. Seduti al tavolo della cucina ci guardiamo negli occhi e lei mi richiede come sto. Come sto? Non lo so. Sono confuso e nella confusione è come se ribollissero emozioni inconciliabili. Ho tanta paura, tanta ansia, vergogna, ma anche affetto, simpatia, complicità, tanti ricordi piacevoli disseminati negli anni. Ancche desiderio. Non voglio che ci sia, o forse si, o forse c’è a prescindere dalla mia volontà. Purtroppo sono sempre stato un libro aperto per chiunque e non mi rendo conto che l’espressione del suo viso sta cambiando. Quando lo capisco è troppo tardi, sento una sensazione di disagio tremenda impossessarsi del mio corpo, sudore freddo, agitazione, tachicardia. Non riesco a parlare. Mi sento dire che non cambio mai, che sono sempre lo stesso, che sono un egoista. La guardo ma non sta parlando. Le chiedo se posso avere dell’acqua. Mi gira tremendamente la testa. Lei mi risponde che come mi sento è fuori luogo, che non c’è più quello che c’era un tempo. Lo so come mi guardi, lo sento: Lascia la cosa sospesa. DEVO bere, datemi da bere! La mia fronte è imperlata di sudore, il respiro veloce. Lei si allarma e mi fa alzare, apre la finestra e mi fa accomodare su una poltrona del suo tinello. Finalmente posso bere, mi porta dell’acqua che ingollo senza respirare. Ad occhi chiusi sento la stanza girare, cerco di calmarmi, di respirare l’aria fredda che viene da fuori. Lentamente scivolo nel sonno. Riapro gli occhi,  rumori sommessi, luce soffusa, non riesco a mettere a fuoco. Impiego un po’ per capire dove mi trovo. Mi sento svuotato, non so, non provo neppure la vergogna che sento che dovrei provare. Mi accorgo solo dopo che lei è seduta nella stessa stanza, sta leggendo. Appena si rende conto che mi sono svegliato mi chiede con apprensione come sto. Non lo so. Non so che dire, neppure farfuglio, mi limito a guardarla e poi le dico di voler andare via, di voler prendere il treno. Treno? Ma lo sai che ore sono? No, che ore sono? Sono quasi le 22.30, impossibile prendere l’ultimo. E adesso come faccio? Dove vado? Che casino! Lo sapevo che non dovevo agire d’impulso e fare sta cretinata! Lei mi porta un altro bicchiere d’acqua e mi dice che per quella sera posso stare lì. Troppo stanco per discutere e pensare accetto e poco dopo mi trovo steso scompostamente sul divano, nel buio, con le orecchie ad inseguire i rumori degli altri appartamenti, con gli occhi a scrutare le ombre di quel soggiorno. Il lungo sonno del pomeriggio ha tolto da me ogni stanchezza e la mia mente comincia a ricostruire sentieri contorti disseminati di immagini evanescenti, ricordi, aspettative, incubi e mi sembra impossibile riuscire a farla tacere o riordinarla. Insofferente mi metto a sedere, scruto l’orologio del cellulare. L’una e dieci. Sento che l’ansia potrebbe tornare a montare. Mi alzo per andare in cucina a bere. Cerco di non far rumore, non accendo luci. Bevo due bicchieri avidamente e mi siedo al tavolo, fissando il vuoto ed aspettando di essere più calmo. All’improvviso si accende la luce e lei entra con una piccola vestaglia bianca, i corti capelli spettinati, lo sguardo vigile. Non dormiamo questa notte eh? No, io no. Si avvicina, resta in piedi, mi fa coraggio. Mi abbraccia forte. Quando si stacca da me mi accorgo che la vestaglia si è aperta e lei sotto indossa solo un babydoll bianco. Con un gesto rapido e silenzioso fa scivolare la vestaglia, nel suo sguardo ritrovo il filo rosso di un tempo. Un lieve bacio sulle labbra, un sorriso. Il babydoll raggiunge il pavimento. Il mio sguardo percorre quel corpo leggermente morbido dalla pelle chiara, nella luce di quella cucina. Lei mi prende per mano e mi conduce nel suo letto. Tutto ritorna come fu, ed allo stesso tempo nuovo e diverso. Il piacere ci coglie, poi la pace. Il sonno reclama corpi e menti. Il mattino seguente il mio sguardo si apre nella penombra della camera da letto. Lei dall’altra parte che dorme. Mi alzo a sedere. Mi guardo intorno. Vado in bagno, tengo la testa sotto il lavandino, bevo, mi lavo. Quando ritorno in camera la trovo sveglia a fissare il soffitto. Mi avvicino, ci abbracciamo in silenzio. Ci guardiamo a lungo, sorridiamo. Una fame incredibile mi afferra, ci alziamo. Sono le 11.30. Scendiamo a fare un pranzo greco. Guardo il cielo. E’ nuvoloso. A che ora parte il treno? Le chiedo. Non me ne importa oggi. Non ti ci abituare. Forse hai ragione, ma sai che c’è? Ho una gran voglia di Coca-Cola!
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red-eyes-demon · 3 years
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L’allenamento
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Mi sveglio di soprassalto mettendomi seduto sul letto cercando di riprendere un respiro regolare, cosa che non è facile, sembra che abbia deciso di far gli affari suoi. Guardo quel meraviglioso corpo d’ebano steso accanto a me, sembra scolpito da quanto è bello. Per non infastidirlo mi alzo e mi dirigo in bagno chiudendomi dentro, non voglio che qualche mio rumore lo svegli, in primis non voglio essere obbligato a dargli spiegazioni, ma sopratutto odia essere disturbato specialmente quando dorme. Con fatica calmo il respiro potendo tornare a letto, ma ahimè il sonno mi ha abbandonato la mia natura mannara mi si ritorce contro in questi casi. Aggiusto i cuscini e mi metto a guardare il soffitto mentre la mia testa torna a pensare al motivo del brusco risveglio. Ah già ora ricordo, mi passo una mano sul viso seguendo la X, ricordo quando me la fece. Mi sembra di sentire nuovamente ogni dolore provocato da quello scontro, la mia furia animale non è bastata a fermarlo e vincere quello scontro. Ricordo la frase che disse prima di schiacciarmi a terra <<”La testa batte l’animale”>> Subito dopo mi hai marchiato, sento ancora il dolore di quelle lame sulla mia pelle e ricordo quel ghigno soddisfatto del suo operato, poi il buio devo essere svenuto non ricordo altro di quei momenti. Però da quel giorno non ho mai lasciato il suo fianco, ho giurato di non farlo. Con questi pensieri le ore son volate, vedo che si muove fra pochi istanti aprirà quelle cascate d’ambra che sono i suoi occhi, tutte le volte mi ci perdo. Aspetto che sia sveglio per dargli il buongiorno, come risposta ottengo un mugolio imprecisato. Mi alzo e mi metto la divisa rabbrividendo al freddo contatto con la pelle con cui è fatta. Ormai la routine mattutina è sempre uguale: mi sveglio, mi vesto, vado a prendere la colazione e ascolto i compiti. Anche oggi faccio così, ricordandomi che oggi è giornata d’allenamento mentre faccio colazione assieme a lui. <<”Cosa c’è in programma oggi?”>> mi chiedi con la voce ancora assonnata. <<”Ci sarebbe l’allenamento sir.”>> ti vedo annuire, è difficile sentirti parlare di mattina. Raccolgo tutta la roba della colazione e sento nuovamente la tua voce <<”va a preparare la sala d’allenamento ti raggiungo più tardi.”>> Io annuisco semplicemente uscendo da camera, prima tappa la cucina e seconda la palestra che preparo accendendo il riscaldamento. Dopo poco lo vedo entrare e chiudersi la porta alle spalle bloccandola e tutto questo non mi piace affatto, sento il mannaro ringhiare come se mi dicesse di far attenzione. Chiudo per un attimo gli occhi rilassando ogni muscolo, non devo e non voglio esser teso. <<”Sei pronto?”>> riapro gli occhi alla fine della sua frase, sento che i denti sono più appuntiti e la vista è migliorata, il mannaro ha completamente preso il posto della parte razionale. Nessun segno, nessuna parola il nostro allenamento ha inizio, nessuno di noi vuol perdere. Non so per quanto andiamo avanti prima di ritrovarci con ferite importanti, più il dolore aumenta più il mannaro ringhia, la mia testa è in confusione. Colpo, parata, altro colpo, dolore. Stiamo danzando così da un po', sento la stanchezza ma non voglio arrendermi, non posso distarmi. Stavolta parto io per primo ferendolo al braccio, bene sono riuscito a colpirlo. Chiudo per pochi secondi gli occhi facendo così un pessimo errore, quando li apro non lo trovo più al posto di prima. Un dolore lancinante al fianco mi fa capire dove si trova, il mannaro adesso è infuriato, lascio la claymore e mi metto a quattro zampe ringhiando. Vedo un impercettibile fremito di paura scorrere nei suoi occhi, ma io non riesco a trattenermi, più sento dolore più mi infurio e questo potrebbe andare a mio svantaggio. Per un attimo interminabile ci fissiamo negli occhi prima di sferrare l’ultimo attacco, il mio corpo non regge e finisco k.o. Mi rintano in un angolo proprio come fa un animale ferito, mentre il sangue scorre e macchia la mia divisa. Vedo che cammina verso di me, io mi rintano ma via via che si avvicina mi accorgo di non aver vie di fuga. Un ringhio sottomesso esce dalla mia bocca quando avvicina pericolosamente le lame al mio collo. Ecco di nuovo quel ghigno, dopotutto mi ha nuovamente battuto. <<”Anche per stavolta ho avuto la meglio”>> odio quando usi questa voce per schernirmi. Ti godi del tuo risultato, so che ti piace vedermi nell’angolo sconfitto, fai rientrare le lame e ti allontani andandoti a sedere, io non ti tolgo gli occhi di dosso. <<”Vieni qui”>> mi ordini, ma io non mi sento sicuro <<”adesso”>> la tua voce si è indurita, mi faccio coraggio e obbedisco al tuo ordine. Appena ti raggiungo mi stendo ai tuoi piedi, il mannaro per adesso è calmo, anche se direi che è sconfitto. Sento una tua mano accarezzarmi i capelli prima di tirarli facendomi alzare a forza la testa. <<”Riprenditi, non abbiamo finito”>> spalanco gli occhi a quelle parole, nel mentre hai lasciato la presa. Pochi minuti dopo ti alzo ordinandomi di farlo, io eseguo subito. Ti allontani da me estraendo le lame, io chiudo gli occhi sentendo nuovamente fuori gli occhi e denti e via si riparte in questa danza quasi mortale.
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emaluck · 4 years
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Preparativi (1)
Apro gli occhi e mi ritrovo con lo sguardo rivolto verso la finestra di camera mia, dalle tende filtra luce sotto forma di pulviscolo. Mi alzo dal letto e lentamente mi avvicino alla finestra, apro le tende ed osservo il panorama fantastico e malinconico che si staglia davanti ai miei occhi: il sole sta sorgendo, i raggi pian piano iniziano ad illuminare il vialone su cui si affaccia casa mia, l’alba segna l’inizio di un nuovo giorno.
Scendo al piano di sotto per fare colazione e decido di prepararmi un pasto abbondante: metto la padella sul fuoco e ci verso un filo d’olio, poi prendo due uova dal frigo e lascio cadere albume e tuorlo in padella; mentre bevo un po’ d’acqua il mio sguardo cade sullo scaffale dei vinili, mi avvicino al mobile e, incuriosito dagli ideogrammi e dal colore rosso scuro della copertina, scelgo Scenery di Ryo Fukui. Ripongo ciò che c’era prima sul piatto (Chet Baker in Tokyo) per dar spazio al vinile appena preso e inizia a risuonare per tutto il soggiorno il piano di Fukui; nel frattempo lo scoppiettare delle uova sul fuoco mi dice che sono quasi pronte, sfrutto il tempo di cottura rimasto per spalmare della cioccolata sul pancarré, poi metto le uova nel piatto ed inizio a fare colazione.
Mentre mangio rifletto sul da farsi: prima di tutto mi serve un mezzo con cui spostarmi, andare in bicicletta è fuori questione perché ho intenzione di coprire grandi distanze, dovrà essere per forza o una macchina o una moto; è probabile che prima di trovare qualcuno debba percorrere centinaia se non migliaia di chilometri perciò dovrò dotarmi di una tenda, di un piccolo fornello a gas e di una borraccia abbastanza capiente; costruirò una radio con cui ricevere messaggi da altre persone, andrò in biblioteca per trovare materiale interessante su come progettare una scheda che capti le FM ma  prima sarà meglio occuparsi di ciò che è immediato.
Mi vesto, esco di casa e mi dirigo verso un negozio che vende articoli da campeggio. Prendo un mattone da un cantiere lì vicino, sfondo la vetrina, entro nel negozio e rubo in fretta tutto ciò che mi serve.
Durante il ritorno a casa allungo il percorso per prendere qualcosa in un supermercato vicino, sulla strada però faccio caso ad un concessionario di motociclette: l’edificio essenzialmente è costituito da un grande monolocale che ospita vari modelli di moto al suo interno e sul retro c’è un piccolo percorso per provare i veicoli, tra l’edificio del concessionario e il cancello che chiude la proprietà c’è un piccolo spiazzo adibito a parcheggio. Nonostante la lontananza ed i vetri appannati dalla polvere riesco a riconoscere distintamente un modello di moto “custom” che un ragazzino come me non si potrebbe mai permettere: la “Bonneville Bobber” della Triumph, il prezzo di listino era di circa 12.000$ ed io posso averla gratis. Pensavo che in occasioni simili la mia morale si sarebbe fatta sentire, mi avrebbe detto cose tipo: “dovresti prendere in prestito solo ciò che è strettamente necessario!” o “quella moto non te la sei guadagnata, c’è chi si è fatto il culo per averla!”, purtroppo prima ancora di riuscire ad elaborare uno solo di questi pensieri sono già in un negozio di fai da te cercando una scala abbastanza alta; trovata la scala adatta ci ho messo poco a spaccare il vetro ed entrare nel concessionario, trovo il  comando per aprire il cancello ed in un batter d’occhio sono fuori dal parcheggio in sella alla Triumph. 
Porto il carrello fino a casa e torno a prendere la moto. 
Mentre mi dirigo verso la biblioteca della città penso alla prossima sfida, costruire una radio che riesca a captare le frequenze FM: prima di venire trascinato in quest’incubo ero uno studente ad un liceo di lingue, non so niente di circuiti e tecnologia, sto andando in biblioteca per prendere qualche libro che mi possa aiutare a costruirla ma penso comunque che ci dovrò lavorare a tempo pieno per qualche settimana; il più grande problema di quest’impresa è che non potrò testarla perché non c’è nessun segnale da ricevere in questa città.
Arrivato in biblioteca arraffo qualche manuale di elettrotecnica ed un libro di progetti di ricevitori radio. Dopo vado a fare rifornimento da un benzinaio: col fedele mattone entro nella stazione e mi rifornisco di due taniche. Al che mi rimetto in sella e torno a casa.
I preparativi sono quasi pronti, ora manca solo la radio.
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eroticissimo · 6 years
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SORPRESA Spesso mi trovo a chattare con amici virtuali, dopo aver selezionato tra qualche curioso delle mie fantasie Cuck, tra Bull che si offrono senza neppure interessarsi dell’aspetto fisico o altri, i cosiddetti morti di figa. Ma ogni tanto si trovano persone educate simpatiche e “belle” che vogliono dare e non solo ricevere. Uno di questi è Giorgio, un vero amico “virtuale” Lui sa che io non mando foto di Laura, al secondo NO l’ha capito. Ma mi manda volentieri le foto di donne che si porta a letto. E un giorno mi dice che deve mandarmi la foto di una bellissima, un animale da letto. Arriva la prima foto, una bionda presa di spalle, bellissimo culo, gambe sinuose. Poi foto del seno, sodo, abbondante. Poi il volto… Laura! Cazzo, esclamo. Non dico nulla a Giorgio, rimango i un po’ infastidito ma molto incuriosito. tutto potrebbe essere un’enorme coincidenza ma potrebbe anche essere un gioco architettato da Laura. Comunque ricevo un sacco di foto di mia moglie, vestita sexy, nuda, mentre fa sesso. Un giorno ricevo un filmino di lei in macchina, ferma ad una piazzola che si fa guardare da un numero infinito di guardoni che si masturbano fuori dalla macchina. Mi eccito da morire a vedere quella scena, l’avevamo visto in un film e Laura mi aveva detto che avrebbe voluto provare… Giorgio però aveva perso un po’ il controllo, lui stesso riceveva solo foto o filmini ma quasi non frequentava più mia moglie. E infine l’ultimo filmino, fatto in un bordello dove si vede Laura contrattare con uomini e dopo far sesso. Avevo capito, Laura voleva interpretare il ruolo della puttana. Cosa che sicuramente non le viene difficile. E così cercai segnali e dettagli. l?ho vista una sera indossare il vestito del bordello, forse vuole avvisarmi. Uscita lei esco io dopo poco, e la trovo nel bordello. Nessun saluto, nessun cenno. Laura si stava prostituendo di fronte a me… Ha architettato la messaggistica con Giorgio solo per arrivare a questo punto. E io la guardo bere con un uomo, uscire dal salone e rientrare dopo un po’ da sola. Tante ragazze mi si avvicinano ma io voglio lei, la bionda con il tubino nero, voglio l’attrazione del locale, la nuova puttana che scopa come una donna vera… Aspetto più di un’ora e finalmente l’approccio. Lei si comporta veramente come una professionista. E’ dolce ammiccante, ma sembra veramente che non mi abbia mai visto prima. Mi chiede del mio lavoro, della mia famiglia e poi mi spara la tariffa x scopare… Accetto, vado in camera, la pago e iniziamo a far l’amore. Provo a baciarla ma lei me lo impedisce, non si bacia una prostituta. Poi mi fa indossare il preservativo e inizia a scoparmi. La situazione è strana, mi sembra di far l’amore con una sconosciuta,, vengo subito, quasi senza godere. Mi rivesto, ho vergogna, sono imbarazzato. Vado subito a casa. Nel cuore della notte Laura rientra. Sono stata con Giovanna – mi dice. Si butta sotto la doccia e dopo pochi minuti è da me. Che hai fatto amore – mi domanda? Stasera ho fatto una cosa brutta amore mio – rispondo io – Sono andato con una puttana, avevo voglia di scopare, tu non c’eri e così l’ho fatto. Ma non mi è piaciuto, lei era molto bella ma non sapeva sesso, era finta e fredda. Il sorriso di Laura ora è accentuato dalla luce dell’abatjour… Si accorge che sono in erezione, mi cavalca e si infila il mio cazzo dentro alla fica. E’ bagnatissima, gocciola come una fontana, il mio cazzo quasi non fa attrito. E inizia subito a gemere e a parlare. Sono una puttana, amore – dice Laura – sono la tua puttana, ho sempre desiderato esserlo. Laura mi cavalca abilmente, è in uno stato di trance, quasi assente. Ha un orgasmo immediato, fortissimo. Poi avvicina la sua bocca alla mia. I suoi seni sono attaccati al mio petto. Adesso puoi baciare la tua donna, anche se è sempre la tua puttana ora la puoi baciare – continua a sussurrare mia moglie. E ci baciamo a lungo, dolcemente, mentre Laura continua a muovere il suo ventre dentro al mio cazzo. Ha un altro orgasmo e un altro ancora. Stà sudando, la pelle brilla. Poi si toglie, si mette di schiena e altra lo splendido sedere. Inizio a scoparle il culo, adesso con forza, con orgoglio maschile. La schiaffeggio forte, l’asta arriva in profondità, la sento soffocare… E appena Laura si accorge che sto per godere si toglie e mi prende immediatamente il cazzo in bocca, lo spinge dentro tutto, fino in gola. D’istinto le tappo il naso, proprio mentre godo. Quasi la soffoco, diventa paonazza e stremata sbatte sul materasso. Ti ho regalato una moto nuova, la troverai domattina in garage amore mio – mi dice esausta Laura. E soddisfatta si addormenta. Chissà se un giorno vorrà spiegarmi…
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ilmerlomaschio · 4 years
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PASQUA CON SORPRESA
da raccontifantasieerotiche
Tutto inizia per gioco, lunghe telefonate, una proposta buttata lì e qualche uscita per vedere se scatta il giusto feeling.
Venerdì sera mi telefona e come ogni sera parliamo per un ora. Quel fine settimana, lo avrei passato da sola a casa. Così mi invita a trascorrerlo con lui in un noto albergo delle mie zone.
Mi sembra una proposta molto intrigante e non me lo faccio ripetere.
Salgo in macchina e ci dirigiamo verso l’hotel, ci danno le chiavi e saliamo.
Una stanza enorme, con salottino, terrazza sulla piscina e che dava sul mare, un letto di almeno 3 metri di larghezza.
Mi metto comoda, mi levo gli stivali e mi butto sul letto a vedere la tv.
Anche lui dopo aver sistemato le sue cose in bagno si sdraia vicino a me.
E mi dice: “ti piace qua? È di tuo gradimento la stanza?” io sono molto emozionata e non riesco a trovare le parole, l’unica cosa che riesco a dire è solo: “è troppo bello”.
Lo abbraccio forte e anche lui ricambia con tanto calore il mio abbraccio e mi bacia sul colo senza malizia, con tanto affetto.
Io cerco le sue labbra e iniziamo a baciarci per un tempo indefinito, le sue labbra carnose e morbide sono calamite per le mie, non riesco a smettere di mordicchiarle e baciarle. Assaporarle e cercare di insinuarmi dentro la sua bocca per cercare la sua lingua. Con le mani iniziamo a esplorare il corpo l’uno dell’altra. In poco tempo mi trovo completamente nuda con la sua bocca sul mio seno e le sue mani avvinghiate al mio corpo caldo e voglioso. Lo spoglio e così restiamo entrambi nudi.
La sua bocca scende lungo il mio petto fino ad arrivare alla mia figa completamente bagnata, e rimane sorpreso dal mio pussy-design, una freccia che indicava il mio clitoride.
Appena me lo sfiora con la lingua, non riesco a controllare la voglia che ho di avere la sua lingua dentro di me, lo guardo e senza dover dire nulla, avverte questo mio desiderio e, inizia a penetrarmi con la lingua con avidità e passione, senza sosta.
Il mio umore scivola lungo le mie cosce e lui non si vuole perdere una goccia e lo raccoglie con minuzia, poi ritorna a leccarmi e provo sensazioni forti, la schiena inizia a inarcarsi e non riesco a controllare le gambe che mi tremano da sole.
il mio piacere è sempre più forte, cerco di trattenermi, ma ho voglia di venirmene, ma quando gli dico “ti prego non ti fermare!” lui smette e si mette sopra di me, a 69, dandomi il suo cazzo in bocca e iniziamo a darci piace orale.
Il suo cazzo mi scopa in bocca, con delicatezza e senza essere soffocante, lasciando a me ampio margine di movimento, lo cerco e me lo metto fino alla gola, cerco di arrivare fino alla sua lunghezza ,ma non ci riesco perché le sue dimensioni sono troppo per me. Lui nel frattempo continua a leccarmi e a penetrarmi con la lingua.
Lo sento ansimare e quando accelero il movimento, lui mi blocca esce il cazzo dalla mia bocca scivola giù col bacino e decide di penetrarmi. Mi rendo conto che il momento che tanto aspettavo e tanto desideravo era finalmente giunto.
Lui entra molto piano, prima solo la punta, e io inizio a sentire un pò di dolore. Così lui si blocca e aspetta che sono io a volerlo dentro di me a desiderarlo così intensamente da non provare più quel dolore della prima volta dopo un pò di astinenza.
Il mio bacino si muove verso di lui e piano piano entra sempre di più, fino a tutta la sua interminabile lunghezza. La mia figa è caldissima, si contrae e lo stringe forte quasi a non volerlo più fare uscire.
Facciamo l’amore per 2 ore senza sosta, proviamo diverse posizioni e io perdo il conto di quante volte me ne vengo. È un vero toro, insaziabile e molto generoso a letto, premuroso e attento a tutte le mie richieste e voglie.
Vedo l’avidità e la soddisfazione nel suo sguardo e l’attrazione nei miei confronti, mi sussurra parole volgari e qualche fantasia che vorrebbe fare con me.
Non mi è mai capitato di conoscere così poco un persona ed avere un’alchimia a letto così forte.
Stremata resto a letto, ma ancora lui non ne vuole sapere di venire, così inizio a leccarlo dalle palle fino alla punta del suo cazzo grosso e lungo, lo lecco e lo succhio perdendo la sensibilità dei muscoli della bocca e finalmente se ne viene in bocca.
Tengo il suo sperma in bocca per qualche secondo per sentire il sapore che ha e poi lo ingoio.
Mi vado a fare una doccia e anche lui appena si riprende mi segue. Ci riposiamo un pò sul letto e decidiamo di uscire per farci un giro al centro.
Mentre passeggiamo al centro storico, incontriamo le mie amiche del mare che non vedevo da quest’estate così ci propongono di unirci a loro per fare un aperi-cena tutti insieme.
Dopo l’aperi-cena decidiamo di andare a ballare, ma mentre mi dimeno in pista cerco di strusciarmi a lui, e senza farmi notare dalla mie amiche, cerco di sfiorarlo e di baciarlo nel collo. Ho voglia di andare via da lì e di essere di nuovo scopata, ma non riesco a mandargli messaggi chiari.
Alle 2:30 finalmente lasciamo le mie amiche a casa e ci dirigiamo verso l’hotel dove arriviamo alle 3 passate.
Ho tanta voglia di lui e anche lui di me. Mi prende e mi spinge sul letto.
Mi fissa e mi fa un sacco di complimenti su quanto sono bella e quanta voglia ha di fare di nuovo l’amore con me. Mi avvicino con la mano al suo cazzo ed è già durissimo, ho troppa voglia di metterlo in bocca e di farlo venire, ma lui vuole prima scoparmi, stavolta non ha difficoltà ad entrare. Mi scopa con forza, non più con delicatezza, ma con molta più vigoria quasi a marchiare il suo territorio, non riesco a non gridare sempre più forte.
Squilla il telefono della stanza e di colpo ci blocchiamo. Io rispondo esausta: “mi scusi signora ma dalla stanza accanto ci hanno segnalato rumori provenienti dalla vostra stanza, se per piacere potete abbassare la tv!”. Resto mortifica mi scuso e riattacco.
Appena chiudo scoppio a ridere e gli dico: “ci hanno rimproverato perché mi fai godere troppo!”, lui mi dice: “allora ora ti metto un bavaglio così non gridi”.
Prende un collant dei miei e me lo lega alla bocca, impedendomi di parlare e ovviamente anche di gridare.
Come se non fosse successo nulla, mi mette a pecorina e mi sbatte. Afferrandomi dal bacino, sento il suo cazzo fino alla gola, mi tiene le gambe molto strette e sento ancora di più il suo arnese che non smette di martellarmi.
Lui continua a darmi piacere, mi sento bruciare, lo strofinio continuo del suo cazzo dentro la mia figa è inarrestabile, e dopo che me ne vengo, ricomincia a leccarmi, senza darmi tregua, senza darmi il tempo di riprendermi. Adoro vedere come mi infila le dita dentro la mia figa per raccogliere il mio sapore e metterselo in bocca, con tanta golosità.
Appena mi riprendo mi metto sopra di lui e lo inizio a cavalcare come una selvaggia, è bellissimo vedere che teniamo lo stesso ritmo, i bacini si muovono in sincro, più io accelerò più lui mi segue, il piacere sale per entrambi e ce ne veniamo insieme.
Crollo sul suo petto virile e non riesco a spostarmi da lui, con il suo cazzo ancora dentro di me. Restiamo in quelle posizione per qualche minuto poi mi sposto e lui mi stringe a sé e dormiamo per qualche ora abbracciati come due innamorati.
La mattina dopo un’abbondante colazione, saliamo in stanza ci mettiamo i costumi e andiamo a fare il percorso benessere.
L’ambiente era molto elegante, profumi esotici, idromassaggio per 6 persone, il bagno turco, due docce caldo-freddo e in fine la sauna. La zona relax con le sdraio e la possibilità di prendere varie tisane tra un percorso e un altro.
Entriamo dentro la vasca e già all’interno c’era un’altra coppia molto più grande di noi. Noi ci mettiamo uno di fronte all’altra. La pressione dell’acqua mi massaggia dalla schiena fino al collo, mentre ero rilassata, seduta dentro la vasca, avverto il suo piede che inizia ad accarezzarmi il polpaccio e a salire fin dove poteva. Cerco di fare lo stesso con lui, ma non riesco a raggiungere il mio obbiettivo.
Quando la coppia esce e rimaniamo soli, mi metto vicino a lui e iniziamo a baciarci. Le mie mani nascoste dalle bolle prodotte dall’idromassaggio si muovono lungo il suo corpo e massaggiano il cazzo già bello duro. Mi tocca anche lui, sentire la sue mani dentro di me mi fa eccitare molto.
Dopo 20 mn di baci e carezze entra nella vasca un’altra coppia così decidiamo di uscire e di andare a farci una doccia caldo-fredda. Entro prima io e quando l’acqua è abbastanza calda entra pure lui, restiamo abbracciati con il getto dell’acqua che cambia rapidamente temperatura, ma io sono così calda che vorrei solo essere scopata lì dentro.
Usciamo e entriamo nel bagno turco, non riesco a vedere nulla. Il troppo vapore rende la stanza una nuvola di umidità, ci sediamo vicini e iniziamo a parlare di come trascorrere il resto della giornata.
Mentre parliamo si apre la porta ed io aspetto di vedere qualcuno entrare, invece mi rendo conto che non eravamo soli e che nell’angolo dietro la porta c’era un’altra coppia in silenzio.
Appena escono mi afferra di colpo la mano e mi trascina in quell’angolo, mi siede sopra di lui mi sposta il costume e tira fuori il suo cazzo e me lo mette dentro.
Mi scopa con voracità, forza e con la paura che in qualunque momento potesse entrare qualcuno, tutto è sorprendentemente eccitante e pericoloso allo stesso tempo. Mi afferra dal fianchi e mi muove sopra di lui, gli do le spalle e la sua bocca non smette di mordicchiarmi la schiena.
Non riesco a trattenermi e inizio a ansimare, cercando di controllare le mie voglie, ma l’orgasmo sale sempre più per entrambi. Sento il suo cazzo che senza sosta e sempre più veloce mi scopa, mi leva da sopra di lui, e il suo sperma denso e copioso, schizza sulla mia schiena. Mi avvicino alla doccia sempre all’interno del bagno turco e in quel momento entra una coppia. “Per poco e ci avrebbero visti!”…pensai.
Usciamo dal bagno turco e ci infiliamo nella sauna con l’idea di provare pure là, la temperatura a oltre 70 gradi rende l’aria irrespirabile, sento tutti i pori che si dilatano e non smetto di avere voglia di lui. Prendo il telo e lo metto sulle sue gambe metto la mia mano sotto e tiro fuori il suo cazzo. Lo afferro con la mia mano mi muovo eseguendo dei movimenti nuovi che lo sorprendono, mi soffermo sulla cappella stringendola e appena lui contrae il bacino rilascio la mia stretta decisa tornando a fare dei movimenti regolari e lenti per tutta la lunghezza senza dimenticare di accarezzargli le palle completamente depilate.
Il movimento dura un bel pò, lui ha un resistenza incredibile e io decido che deve venirsene lì dentro, accelero sempre di più con il movimento e vedo che lui non riesce più a trattenersi, finché il suo sperma viene raccolto dalla tovaglia messa a protezione.
Torniamo in stanza per sistemarci, farci la doccia e andiamo a pranzo fuori.
Nel pomeriggio usciamo di nuovo con le mie amiche, tutto va per il meglio quando una di queste inizia a corteggiarlo e a lanciare sguardi maliziosi.
Svanisce in me quella sicurezza che avevo nei suoi riguardi e mentre vedo questi sguardi, scatta in me una rabbia, una voglia di possesso e di controllo, gli mando un msg con scritto: “andiamo via, che devo scoparti!”, lui legge il msg sorride, saluta di fretta le mie amiche e ci incamminiamo verso la macchina, messa in una zona un pò isolata.
Salgo in macchina non gli do il tempo di parlare, che gli sbottono i jeans e mi metto il suo cazzo in bocca. Uso le labbra per coprire i denti, mi abbasso e poi mi ritraggo. Lui mi mette entrambe le mani dietro la testa, e si muove lentamente dentro e fuori dalla mia bocca, il respiro affrettato, aspro. Passo la lingua intorno alla punta e spingo in basso seguendo il suo ritmo, lui inizia a muovere il bacino senza un attimo di pausa, lo scopo con rabbia e avidità, perché lui è mio, e quella scopata era per dimostrare a lui che il suo cazzo è solo mio, e che doveva soddisfare solo le mie voglie e le mie perversioni.
Lo sento gridare e cavalcare il suo cazzo era diventato più che piacere, gelosia morbosa. Che si poteva calmare solo una pompa indimenticabile.
Lui se ne viene dentro di me, mi sento marchiata dal suo sperma che mi inonda la bocca, lo ingoio e lo faccio mio.
Mi rivesto lo guardo e gli dico: “hai capito che per te ci sono solo io!” e lui mi bacia e mi dice “certo principessa sul pisello, sono solo tuo!”.
…”GRAZIE PRINCIPESSINA”.
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wincescrive · 7 years
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Il Destino e la Belva
[[ 08/06/2016 ]]
“Ehi Sara! Come va? Abbiamo saputo di stamattina. Vieni stasera al pub, vero?”
“Ciao belle, certo che vengo. Ci prendiamo qualcosa e poi passo da Ale... Finalmente soli :-) ”
“Vai Sara, siamo contente per te. Continua così, a distrarti e a vivere la tua vita”
Vivere la mia vita. Distrarmi. Amiche mie, ma come faccio? Davanti a continue discussioni, ossessioni, aggressioni, come quella di stamattina, oppure davanti a messaggi del genere “Io ti vedo, so tutto quello che fai, stai attenta” come faccio? Come faccio ad andare avanti? L’unico che mi dà la forza di resistere è proprio Alessandro: Ale è un ragazzo meraviglioso, stiamo insieme da qualche settimana ma sto davvero bene con lui. Mi fa sentire importante, come se fossi la cosa più preziosa del mondo, mi ha fatto capire di poter dare ancora molto a questo mondo, alle persone, a qualcuno. Mi ha salvato. Da chi?Uno schiaffo. “Sara, sei inutile, senza di me non sei niente”. Un altro schiaffo. “Sara, sei una povera troia, vai a letto con tutti, ma lo vuoi capire che nessuno ti vuole?”. Un altro schiaffo ancora. “Sara, sei mia e di nessun altro”. Vincenzo, la Belva, mi ha portato via tutto, bene, amore, certezze, difese, voglia di ricominciare e combattere, dignità: si è portato via me stessa, non mi riconosco più. “Vincenzo, basta, ti lascio”. Un altro schiaffo, un altro, e un altro ancora. “Sara, stai zitta, ti renderò la vita un inferno”. E c'è riuscito.Lo incrocio per strada, lo vedo da lontano, e se non lo vedo, lo cerco, perché ho la costante sensazione di essere seguita, spiata, torturata. È ovunque, nei messaggi Whatsapp, nelle chiamate e nelle persone che incontro: “E con Vincenzo come va?” e io più cerco di dimenticarlo e di superarlo, più m’infrango con la realtà. Al mio “Non sto più con Vincenzo”, parte la classica serie di domande che, seppur legittime, fanno male. “Non stai più col Paduano? Come mai? Cos'è successo?”: è umiliante trattenere l’odio, il rancore, la rabbia. Perché aprirsi se nessuno ti capirà fino in fondo? Se nessuno ti aiuterà?Poi ho incontrato Alessandro, ha compreso subito la mia storia e ha scelto di convivere con l’ombra della Belva pur di starmi accanto. Appena ci vediamo, Ale mi accoglie tra le sue braccia ed io mi sento immediatamente al sicuro, protetta. Mi ascolta, sento che vuole il mio bene, io mi fido di lui, lui si fida di me, e mi sento libera. In quelle ore, in quei giorni con lui mi sento finalmente libera. Sono anni che mi sento un peso, che penso di essere io il problema, di non essere perfetta. E invece no, forse è il mondo che ha un problema con me, forse è il mondo che non è perfetto, forse sono gli altri che non sono perfetti. “Sei perfetta per me” mi ha detto Ale una sera: sì, a lui vado bene così, e io parto da questa certezza e cerco di accettarmi.A volte penso che Ale potrebbe avere di meglio: ho paura per lui, per quello che sta facendo per me. Vincenzo è pur sempre una Belva ed io sono la preda della Belva. Forse quello che Ale sta facendo è totalmente inutile. Perché perdere questo tempo per salvarmi quando alla fine so qual è il mio destino?… Oh, un messaggio da Ale, già pensa a stasera quando ci vedremo: e no, quando penso a lui, quando c’è lui, so, sento che il mio destino non è poi così segnato, forse ho ancora qualche speranza per cambiarlo.Bene, sono pronta per uscire. Vado in cucina, trovo mia madre. 
“Ciao mamma”
“Ciao Sara! Dove vai?”
“Vado al pub con le amiche e poi passo da Ale”
“Va bene”
Ho già la borsa in mano e sto per andare, ma la maglietta non mi convince. Mi fermo davanti allo specchio per sistemarmi, si avvicina mia madre e mi aiuta a sistemarmi.
“E dimmi... Come va con Ale?”
“Tutto bene, tra esami e lavoro è difficile vederci ma va tutto bene”
“E con Vincenzo? Tutto bene stamattina?”
Pelle d’oca, brividi. Sono passati alcuni mesi e ancora quel nome mi trascina in un incubo. Perché far preoccupare mamma? Alla fine la discussione di oggi è stata con toni...ehm...accettabili e ho ricevuto pochi messaggi, un po’ aggressivi ma...ehm...accettabili anche loro.“Sì, tutto bene stamattina. Soliti litigi, solite discussioni. Dovrebbe aver capito”Mia madre è vicina, alza il mio sguardo e mi guarda negli occhi: sembra che stia pensando qualcosa.
“Sara, se vuoi ti accompagno al pub e poi ti vengo a riprendere da Alessandro”
Mamma, lo vedo, e lo sento, sei davvero preoccupata: vorrei dirti “Aiutami, Vincenzo mi sta perseguitando”, vorrei dirti “Facciamo qualcosa, andiamo a denunciarlo”, ma non ce la faccio. Non ce la faccio più. Voglio continuare a vivere la mia vita, a cogliere quello che arriva, a correre il rischio che un giorno non avrò più niente: non voglio nascondermi per sempre, non voglio avere paura e timore per sempre, per ogni rumore, per ogni persona che abbia la voce o l’aspetto simile alla Belva. È vero che Alessandro può aiutarmi a cambiare, a dare una svolta al mio destino, ma a volte sono così stanca che penso “Forse è meglio, è giusto che il destino faccia il suo corso”.
“No mamma, grazie. Potevo chiedere ad Ale. Davvero, me la sento.”
“Va bene, promettimi però che mi avvisi quando ti sposti e quando torni verso casa.”
“Ok mamma, lo farò.”
Ultima vista allo specchio, prendo la borsa “Ciao mamma”
“Ciao tesoro” Mi ferma la testa dolcemente, e mi dà un bacio sulla fronte, come quando ero piccola e avevo la febbre.
“Buona serata. A dopo.” Aggiunge sorridendomi.Quel bacio e quel sorriso mi sono rimasti in mente tutta la serata. Quel bacio dolce di una madre preoccupata e quel sorriso malinconico e un po’ nervoso come reazione a quel “A dopo” mi sono rimasti in mente fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo grido di aiuto inascoltato, fino all'ultimo dolore lacerante delle ustioni. Scusa mamma, non dovevo darti questo dispiacere, non dovevo rifiutare il tuo aiuto. Scusa Ale, scusa mondo, avevate tutti ragione: il destino si può cambiare. Dovevo lottare, reagire, urlare la mia sofferenza: ho trovato tanta gente che era pronta ad ascoltarmi, che aspettava solo di cogliere le mie urla e i miei sforzi per aiutarmi a cambiare il mio destino. Non l’ho fatto, dovevo fidarmi, crederci, fino all'ultimo. Fatelo voi, fidatevi, credeteci, fino all'ultimo. Fatelo per voi stesse, e un po’ anche per me. ***29/05/2016 Vincenzo Paduano ha ucciso l'ex fidanzata Sara Di Pietrantonio cospargendola d'alcol e dandole fuoco con un accendino mentre era ancora viva. È quanto riferito dagli inquirenti durante la conferenza stampa sull'omicidio della ragazza di 22 anni ritrovata morta in via della Magliana a Roma. L'uomo, in stato di fermo, ha confessato. Sul luogo del delitto è stata trovata anche l'auto della madre semi-carbonizzata sulla quale la ragazza viaggiava e stava tornando a casa dopo una serata trascorsa fuori. Gli inquirenti hanno affermato che Paduano, "messo di fronte all'evidenza dei dati, ha provato a negare anche i dati certi, e poi alla fine ha ammesso di aver ucciso Sara"."Un po' di tempo fa ci eravamo lasciati, ma io non sopportavo che fosse finita. Lei stava con un altro". Così, tra le lacrime, Paduano ha confessato l'omicidio di Sara. La loro storia era cominciata due anni fa ed era stata segnata da rotture e riprese. Da qualche settimana, però, Sara aveva un'altra relazione e questo ha fatto perdere la testa a Paduano.
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bblueveryday · 7 years
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Vorrei solo capire se è normale o no, se sono solo io e altri oppure se davvero tutti ogni mattina si alzano con questo peso dentro che li accompagna tutto il giorno e gli impedisce di fare qualsiasi cosa. Neanche mi ricordo più com'è, sentirsi leggeri. Ed è terribile perché io so che ho le capacità per fare qualsiasi cosa, se ci penso mi sembra tutto così semplice, penso "Dai, non è così difficile, puoi fare quella cosa, puoi alzarti dal letto, puoi studiare, puoi uscire a fare la spesa da sola, puoi andare ovunque vuoi, puoi impegnarti per prendere tutto ciò che vuoi" ma appena mi avvicino alla realizzazione concreta di queste cose, non ci riesco, mi blocco, ogni minima cosa mi sembra enorme, mi fermo a pensare e a pensare e intanto non faccio niente e mi sento sempre peggio. Mi sembra un labirinto, un tunnel senza uscita perché ormai è così da anni, sono anni che provo a cambiare atteggiamento, ad essere come gli altri, ma rimango sempre uguale. Non so che fare, perché mi sono anche stancata, sono stanca di fare finta che vada bene così, vado avanti da anni e nonostante io mi ripeta "prima o poi andrà meglio", in realtà va sempre peggio perché non trovo la forza di cambiare.
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penelopeics · 4 years
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Esercizi di stile: Irvine Welsh (ovvero Spada).
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Sta cazzo di stufa mi soffoca. Mi ha stufato (ahah). Vabbè siete sordomute ma mica dovete rompere per forza il cazzo. Qui da sola, e iniziamo il viaggio. Mi sveglio alle 5:30 col buio, evidentemente i tranquillanti mi hanno mandato in un vero coma stanotte visto che come la sveglia suona non so manco checcazzo vado a fare. La mia colazione è irrancidita da qualche (op)pressione genit(ori)ale e questo è il modo che hanno di volermi bene: aiutarmi a voler andar via di qui. In stazione si contano i drogati, gli immigrati in odore di terrorismo, i rifiuti del meridione di questo Paese. E io. Che mi porto a spasso per oggi e in seguito mentre mi affretto alla carrozza con mio padre che mi insegue parlandomi delle origini della festa di Halloween. Qualsiasi altoparlante di qualsiasi treno di questo lungo Paese porterà sempre la voce di un napoletano. Cazzo ste due sordomute fanno più casino di un esercito di mandrilli in calore. Come cazzo fanno? Suppongo che la frenesia e il desiderio di rompere i coglioni siano comuni trasversalmente a qualsiasi genere di essere umano, handicappati e non. Provo a dormire per circa 10 secondi ma il calore della stufa e il cazzo di feltro dei sedili mi danno allergia e mi prude il naso. Poi la chiamata di Mà, mentre si aggiunge un compagno di mutismo che fa ancora più irritante casino. Mi darò al cazzuto Nietsche.
Cazzo stare in casa con Mà è come stare da soli, qualunque approccio tento viene bruciato. Cazzo, sa parlare solo dei problemi di salute, delle medicine che si ingolla, e insomma è nel suo trip, non so se mi spiego, cioè lei non ci parla con le persone, lei parla. Non importa mica chi c’è davanti a lei. Il problema viene quando ci sto io davanti a lei. Eccazzo io lo vorrei un rapporto con lei eccazzo mi sento in colpa di tutti sti cazzi di cui si lamenta, ma poi se cerco di aiutarla non va bene lo stesso e mi rimane sta cazzo di frustrazione, non so se  mi spiego…
Me ne vado nel vagone ristorante. Carrozza 6. Caffè lungo con latte e zucchero, questo sì è uno dei pochi piaceri della vita… lo puoi mettere con quello che ti pare, dico, anche con la zuppa di pesce, ci sta bene uguale. Addolcisce tutto, cancella… e ti riporta in una specie di dimensione amica, mi spiego? Un pomeriggio in salotto a fare merenda, tipo. Cazzo di sonno…
Ora me ne vado a fare ste commissioni che m’ha dato la mamma, dico, e poi in palestra,  e che devo fare, cazzo, se sto in “vacanza”, no? Magari esco un attimino dal tunnel, eccheccazzo hanno pure dato un filmino un tot deprimente alla tele di prima mattina! Monster! Quel film con la piccolina… Christina Ricci… e quell’altra… come si chiama , quella specie di modella da  sballo che per sto film s’è tutta quanta imbruttita per tipo dimostrare che sa fare anche roba seria… o che ne so…. Stasera mi rimetto a studiare un attimo il mio mega- numero, ecco che faccio, magari, dico, se mi impegno, può anche venir fuori una cosa bella cazzuta, che ne sai? Tipo la vera e unica Liza, non so se mi spiego. Oggi mi sono svegliata alle 12:39. Stavo proprio bene, presente quando ti svegli che hai dormito proprio profondo (in un certo senso c’ho rinunciato a Mà) che ti sembra di uscire dal coma e c’hai tutto addormentato e ti senti tipo ancora stanco per quanto sei rilassato? Così. Sto altri 5 minuti a  letto a muovermi piano piano per svegliarmi e mica penso che è tanto tardi. Poi guardo l’ora, così, per curiosità (però ci sto davvero male che non si può tipo fare qualcosa insieme senza che sento che lei è tipo in competizione con me) e mi piglia un attimino male a vedere che è così tardi. Poi dico vabbè, Roma mica è stata costruita in un giorno, intanto mi faccio colazione svaccata davanti alla tele come mi piace a me. Oggi mica ci vado a farmi la mia ½ ora di passeggiata veloce ‘chè mi fa male il ginocchio qua, perché mi sa che ieri me lo sono stirato a fare la splendida a stretching. C’ho un’angoscia mica male. Allora mi alzo, tutta rinco, apro la finestra – c’è di nuovo un gran sole del cacchio – cazzo quanto mi rattrista pensare a mà che sta tutto il giorno chiusa qua dentro, tipo a deprimersi, cioè che non vede nessuno e non fa niente, sì, almeno lei fa le faccende di casa, ma a me mi da un bel po’ d’angoscia sta situazione, come che mi fa tristezza e angoscia ”mettermi nei panni” di uno che magari si sente solo. Mi infilo i pantaloni del pigiama senza levarmi le ciabatte e anche il golf di lana che c’ho un discreto freddino quando mi sveglio. Prendo la bottiglia d’acqua e scosto la cassa di paglia che sta davanti alla porta che non mi fa passare – con un calcio all’indietro oggi perché mi fa male il ginocchio e lei è un filo pesante. Vado in cucina con la mia solita piccola occhiata fuori della veranda giusto per controllare che il mondo è ancora tutto intero… Lo sapevo che Mà non è in casa perché me l’aveva detto infatti sul tavolo ti trovo un biglietto che dice:”Non sono riuscita ad aprire la finestra, provaci tu! Torno alle 13”. Perché io la finestra l’avevo chiusa ierinotte, mica male, perché non sai mai chi cacchio ti entra in casa. Ci provo ma c’ho la pressione a due e non ci riesco. Già penso alla cazziata che mi arriva quando torna Mà (ma quello era stamattina, quando tutto era più bello ora sì che c’ho un’angoscia…). E penso pure che allora se torna all’una arriva tra poco e devo godermi in fretta il po’ di solitudine che c’è ( potrei uscire ma trovo mille scuse e rimango chiusa qua nella panic room ). Mi verso i cereali nella tazza, col latte e metto su il coffee. Intanto quando tutto è pronto – caffè con latte è un must – porto tutto in camera sul tavolino e accendo la tele. Giro i canali ma non c’è niente a parte per l’ennesima volta quel film là con Johnny Depp dove lui fa il pirata, e me lo finisco di rivedere per la centesima volta, finisce alle due. Mà è tornata e subito mi si para davanti allo schermo. Ma io: zero, mister!…. Appena posso mi piace distrarmi, a me. Non sono mica una tipa che ho degli hobby o che so. Nisba. Appena posso stacco la spina, non so se mi spiego. Mi piace tutto quello che mi fa…. Tipo fantasticare… cioè, distrarmi. Ecco perché, la roba, credo, dopo tutto…
“BIGLIETTI!” Cazzo… Pensa Maria, Pensa!...Maria… quant’è che non mi sento chiamare così.
M’hanno presa a chiamare Spada da quando è girata la voce che mi facevo le pere. Ed ecco qua che per un periodo dimmerda ti rimane addosso una reputazione dimmerda. A vita. Nessuno glie ne frega un cazzo che mi sono messa a ripulirmi di brutto e che mi sono pure iscritta alla cazzuta Università. Filosofia. Che mi sono sempre piaciuti un tot i ragionamenti e i discorsi tipo sulla morale o su che senso c’ha sta vita qua che facciamo. E che ora mi sto pure laureando co’ sta tesi sul buon vecchio Friederich. Se riesco a buttare giù le pagine giuste, cioè… Un tempo sì ero una specie di poetessa, che ti dico, una specie di fissata, che mi stavo sempre lì a scrivere nella mia stanzetta… Pure colla rota a palla, mi ricordo… E ora col cazzo manco sul cazzuto Zarathustra riesco a mettere in croce due parole. Pensa cazzo, Spada! La verità è che negli ultimi anni le cose mi sono andate un filino meglio e visto che me mi piaceva scrivere solo delle cose lugubri e delle mie tragedie… fai due più due… e non è che ho più scritto tanto.
Eccoli i cazzo di biglietti. Sonno, cazzo…. Ancora sonno…
Però sparo cazzate, perché invece le cose belle da scriverci su ci sono eccome, se ti viene lo sfizio. Tipo camminare per il mio quartiere sapendo dove vado. O aspettarsi una giornata tranquilla, niente di che, magari un film cazzuto, o ti sei comprato un cd nuovo, o una maglietta. Come sentirti che il tuo piccolo lo stai facendo alla grande e vedere che la gente ti guarda… bene. O tipo sapere che tra un paio di giorni torna a casa Pà e pregustarsi di quando c’è di nuovo anche lui in giro. O uscire e vedere il cielo rosa per il tramonto, sul giardino. O sedersi un momento sul marciapiede dopo una gran camminata e sentire tutti gli scatti di elettricità nelle gambe. O come uno che ti dice “Tu mica sei una timida” pensando di conoscerti, e dire invece “Sì, che sono timida in realtà” e stare tranquilli perché dentro di te lo sai e non ti frega se lui non la pensa così. Come quando ti chiamano gli amici e ti dicono che ti accettano pure con tutte le tue paranoie (anche se sta roba qua mica lo so se crederci). E sapere che hai fatto tutto quello che dovevi fare, o anche sederti e fare qualcosa che mica è obbligatorio farla. Cioè tutte queste cose esistono, non so se mi spiego. La cosa è che pareva sempre che era una vergogna  ad apprezzarle mentre c’era Mà tipo là che soffriva, che sembra quasi una vergogna sorridere e essere contenti per qualcosa , quasi come se gli fai un torto a lei… E penso che è così che mi sono sempre concentrata di più sul lato negativo della storia. Andarsene da qui sarebbe come essere una mummia legata in un sacco di plastica che per spostarsi deve rimbalzare piedi-testa-testa-piedi e così via.
“BOLOGNA CENTRALE! BOLOGNA!”. Cazz... ma cos... è la mia! Cazzo tre ore mi sono fatta. Svegliati, cazzo, Spada.
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9itshardtobeme9 · 4 years
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Primo Novembre
Notte travagliata prendo anche la terapia al bisogno e nonostante ciò mi sveglio all’una e mezza e faccio come al solito. Solo che sta volta qualcuno mi vede e Elisa arriva subito. “Lo so che mi senti vale.. e so che ti lavi aiutare da me.. vero? Coraggio torniamo a nanna qui fa troppo freddo troppo. Lo so che ti fidi di me. Coraggio dammi la mano.” Lei riesce a parlare con luna. Luna la ascolta la rispetta la accontenta. Si alza da terra, va a letto. Una volta in stanza Eli cerca Chicco. Io l’ho nascosto nell’armadietto mi vergogno delle mie compagne, lei lo prende e lo mette vicino a luna insieme alla sciarpa di M. Per qualche ora riesco a dormire poi di nuovo mi sveglio e vado sui divanetti. Non trovo pace. Torno da sola a letto, mi raccolgo da me. Mi rimetto a letto. Poi di nuovo per terra mi trovo accanto al letto davanti al comodino a colazione finita alle nove di mattina. Mi trovo da sola, per terra, alle nove passate, nessuno è venuto per me, nessuno ha osato farmi tornare indietro ne preoccuparsi che io fossi a terra come un animale. Mi raccolgo da terra mi metto dal letto vado a recuperare la mia terapia. So detto di me che non c’era nessuna infermiamera in grado di farmi tornare, qiesta è la verità. Ma qualcuno che facesse un tentativo che stesse con me...le mie compagne di stanza..che si preoccupassero un minimo.. niente. Invisibile. Mi sento invisibile, e siamo a venerdì e M ancora non è venuta a trovarmi. La voglio qui e ora. Non voglio nient’altro solo m adesso. Forse anche lei si è dimenticata di me. Mi arrabbio e iniziò a piangere. Forte. Chiedo la terapia al bisogno per il dolore la braccio. Piero mi vede piangere, è gentile ma io voglio m. Torno a letto, disperata sono disperata. Prendo tra le mani il telefono quasi per caso ancora non ho la suoneria inserita. E cosa trovo? Un messaggio di M. “Sei sveglia? Ci facciamo un caffè insieme?” Penso sempre di più che la nostra relazione abbia qualcosa di sovrannaturale per mche non è possibile una cosa del genere.. mi salva la giornata.. mi vesto scendo a prendere il caffè con lei, prendiamo il cappuccino. Mi dice che si vede che sono coartata per la quetiapina, ma che ci vuole. Mi dice che non solo lei e valeria sapevano della comunità prima di me ma anche la rivolsi e Ottavia.. e hanno fatto finta di niente.. “questo vuol dire fare rete vale. Volevo fossero pronte alla sua reazione. Infatti guarda caso appena è successo fuori dalla sua stanza ha trovato Giovanna..” questa notizia mi fa sentire piccola piccola come se parlassero tutti di me e io non lo sapessi. Mi fa sentire stupida. Anche se capisco razionalmente perché m lo abbia fatto. Mi chiede del vecchio bavoso di ieri. È arrabbiata, molto. Quando si tratta di qualcuno che mi tocca lei si arrabbia tantissimo. Mi tiene la mano per tutto il tempo. Stiamo insieme una mezzoretta poi lei deve andare perché deve andare a prendere sua sorella a Linate. Mi ha salvato la giornata. Quando la saluto sono ancora triste ma mi sento in colpa per aver pensato che mi avesse abbandonata. Risalgo, mi metto a letto, il viso ancora segnato dalle lacrime. Allora di pranzo arriva Emma che mi dice che non posso continuare a digiunare, che qualcosa devi mangiare per forza. Non mi oppongo. Lo dice con un tono arrabbiato. Mi siedo a tavola e qualcosa mangio. Finisce tutto nel cesso, con annesso mal di testa. Fortissimo. Passo il pomeriggio a letto nonostante ci siano le mie infermiere del cuore Roby e tea. Verso le quattro e mezza riesco ad alzarmi e a fare qualcosa insieme a tea facciamo un fantasmino con le garzine e i bottoni. Poi scrivo un po’. E poi arriva il momento sella cena, e io sono a letto con il dito in bocca e Chicco stretto. Arriva tea mi abbraccia forte mi dice che non vuole farmi vomitare di nuovo perciò non mi obbliga a andare a mangiare, poi mi porta la terapia l’acqua e due prugne. Arriva anche la Roby dopo ma non insiste nemmeno lei. Loro due SANNO perché non mangio. Sono le uniche che lo sanno. Che non c’entra niente con l’essere magra e. Quelle stronzate li. Passo il resto della giornata a letto.
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