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#Vincenzo Ricciardi
browsethestacks · 2 months
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Death Dealer
Art by...
1) Frank Frazetta
2) Tommy Brookshire
3) Tim Vigil
4) Vincenzo Ricciardi
5) Simone Bianchi
6) Nat Jones And Richard Bonk
7) Greg Staples
8) Sanjulian
9) Bill Sienkiewicz
10) Frank Frazetta
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thehauntedrocket · 1 year
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Mazinger Z
Art by Vincenzo Ricciardi
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Steven Universe: Garnet
Art by Vincenzo Riccardi
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theartisticendeavor · 2 years
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I... Am... Deadline!
Art by Vincenzo Riccardi
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sandmandaddy69 · 2 years
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Vincenzo Ricciardi
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2stelle · 1 year
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Vincenzo Sannino mi dichiaro come una delle 8927282 spasimanti di Ricciardi
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omarfor-orchestra · 10 months
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Tags masterpost in continuo aggiornamento:
•Sanremo: #sanremo
•Mare Fuori (Raiplay, Netflix): #mare fuotag
•Un Professore (Raiplay, Prime video): #un professtag
•Noi Siamo Leggenda (Raiplay e Prime video): #noi siamo leggentag
•Nuovo Olimpo (Netflix): #tag olimpo
•Odio il Natale (Netflix): #io odio il natag
•Skam Italia (Netflix): #sktag
•Prisma (Prime video): #pristag
•Merlì (Streaming e Netflix) #merltag & #merltag sa
•La Porta Rossa (Raiplay): #la tag rossa
•Sopravvissuti (Raiplay): #sopravvissutag
•I Bastardi di Pizzo Falcone (Raiplay): #i bastardi di pizzofalcotag
•Shake - Shakespeare in teen (Raiplay): #shake in tag
•Volevo Fare la Rockstar (Raiplay e Prime video): #volevo fare la rocktag
•Cinque Minuti Prima (Raiplay): #5 tag prima
•Nudes (Raiplay): #nudag
•Sirene (Raiplay): #sirenetag
•Mental (Raiplay): #mentag
•Vivere non è un gioco da ragazzi (Raiplay): #vivere non è un tag da ragazzi
•Sotto il sole di Riccione/Amalfi (Netflix): #sotto il sole dei tag 1 & #sotto il sole dei tag 2
•Vincenzo Malinconico - Avvocato d'Insuccesso (Raiplay): #vincenzo malincotag
•The Bad Guy (Prime video) #the bad tag
•Tutti Pazzi per Amore (Raiplay): #tutti pazzi per i tag
•Fiori sopra l'inferno (Raiplay): #tag sopra l'inferno
•Sei Donne (Raiplay): #sei donnag
•Blanca (Raiplay e Netflix): #blancatag
•Vivi e lascia vivere (Raiplay): #vivi e lascia vivetag
•L'amica geniale (Raiplay) #l'amica geniatag
•Il commissario Ricciardi (Raiplay): #il commissario ricciartag
•Tutto può succedere (Raiplay): #tutto può succedetag
•La Bella Estate (Cinema): #la bella estag
•Scomparsa (Raiplay): #scomparsatag
•Vostro Onore (Raiplay): #vostag onore
•Che tempo che fa (9): #che tag che fa
•Il Conte di Montecristo (in uscita): #il conte di montecristag
•Il giro del mondo in 80 giorni (Raiplay): #il giro del mondo in ottantag giorni
•Famosa (Raiplay): #famosatag
•Piccole one shot su un profe(?): #upficlet
•Film italiani in uscita: #upcoming pellicole
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cinquecolonnemagazine · 6 months
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Depistaggio Borsellino, Pg: "Apporto decisivo 007"
(Adnkronos) - (dall’inviata Elvira Terranova) – Parla di “apporto decisivo dei Servizi segreti” nel depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ma anche del ruolo che il Sisde “ha svolto in tutti questi anni”. Arrivando a definire “il personale” dei “Servizi segreti” “il vero convitato di pietra di questo processo”. Il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Gaetano Bono non usa giri di parole nel suo intervento alla prima udienza del processo sul depistaggio sulle indagini sulla strage costata la vita, il 19 luglio del 1992, al giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Depistaggio Borsellino e i servizi segreti Alla sbarra, ancora una volta, i tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra. Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo. Per Bo e Mattei scattò quindi la prescrizione, mentre Michele Ribaudo era stato assolto. Sono tutti presenti, i poliziotti, seduti uno accanto all’altro sulla panca accanto all’ingresso dell’aula angusta, troppo piccola per contenere tutti i legali e i rappresentanti dell’accusa. “Quindi, anche gli odierni imputati, hanno agito sotto la gestione La Barbera”, l’ex Questore di Palermo nel frattempo deceduto ndr, che guidava il ‘Gruppo Falcone e Borsellino’. Per il giovane pg “non si può escludere il ruolo che il Sisde ha avuto negli anni”. E aggiunge: “Dopo 31 anni ci sono ancora zone d’ombra sulla strage di via D’Amelio e questo processo cercherà di dipanare alcune di queste zone d’ombra”. In prima fila, sul banco dell’accusa c’è anche il neo Procuratore generale di Caltanissetta Fabio D’Anna, insieme con il sostituto pg Antonino Patti e il pm Maurizio Bonaccorso, applicato dalla Procura per questo processo, che ha presentato l’accusa in primo grado, dopo l’addio di Stefano Luciani e Gabriele Paci, andati rispettivamente a Roma e Trapani. In aula anche due delle parti civili del processo di primo grado, Gaetano Murana e Giuseppe La Mattina, ingiustamente condannati all’ergastolo, dopo le accuse false dell’ex pentito Vincenzo Scarantino. Assenti, invece, i figli del giudice Borsellino, Lucia, Manfredi e Fiammetta. All’inizio dell’udienza la difesa del poliziotto Mario Bo ha depositato presso la Corte nuovi documenti con la richiesta di rinnovamento dell’istruttoria dibattimentale. Il pm Bonaccorso ha chiesto la deposizione del gip Montalto “Si tratta, in particolare, di motivi aggiunti depositati il ​​21 settembre, con nota del Ministero dell’Interno, quale prova sopravvenuta e un secondo deposito, avvenuto il 13 ottobre 2023, per l’acquisizione di due note della Dia di Caltanissetta”, spiega il Presidente della Corte d’appello Giovambattista Tona. Nel corso dell’udienza, il pm Bonaccorso ha chiesto alla Corte la deposizione del Presidente dei gip del Tribunale di Palermo Alfredo Montalto. Dovrebbe essere ascoltato in quanto l’8 settembre del 1992 aveva interrogato Salvatore Candura, dopo l’arresto. Candura è l’ex pentito che si autoaccusò del furto della 126 utilizzata come autobomba per la strage di via d’Amelio. Accuse e arresti Dopo essere stato arrestato il 5 settembre del ’92 per violenza sessuale -accusa dalla quale venne poi assolto- assieme a Roberto e a Luciano Valenti, zio e nipote, mentre era in cella con quest’ultimo, si autoaccusò del furto dell’utilitaria. Alla moglie però avrebbe detto di essere innocente, ”di non aver commesso alcuna violenza sessuale che era solo una scusa e che non sapeva niente della macchina”. In un secondo momento confidò alla donna anche di essere stato costretto ad autoaccusarsi di quel furto. Bonaccorso ha chiesto anche l’audizione dell’avvocato Giuseppe Gerbino, allora difensore di Candura e dell’ex questore Vincenzo Ricciardi. Nel corso dell’udienza ha preso la parola anche l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino, nonché marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice. “Questo è un processo che ha un rischio grossissimo di prescrizione. La famiglia Borsellino, che io rappresento, e noi chiediamo che questo processo abbia un percorso il più possibile veloce, perché non accetteremmo il rischio di una prescrizione. Ecco perché chiediamo alla Corte d’Appello di dare al processo una corsia preferenziale assoluta”. Immediata la replica dell’avvocato Giuseppe Panepinto, legale di Mario Bo: “Gli unici danneggiati dal processo allo stato sono gli imputati, che senza la prescrizione, avrebbero avuto una assoluzione completa”, ha detto. Depositata una relazione di un sopralluogo eseguito nel 1994 da Scarantino Il pm Maurizio Bonaccorso ha depositato, sempre oggi, una relazione di un sopralluogo effettuata nel mese di giugno del ’94 da Vincenzo Scarantino al quale avrebbe preso parte un agente di polizia, sempre della Squadra mobile, indagato dalla procura di Caltanissetta per false dichiarazioni al tribunale dopo il processo di primo grado. La relazione è stata trovata durante il trasloco degli uffici della Mobile di Palermo per dei lavori di ristrutturazione. Al termine di una camera di consiglio, il Presidente Giovambattista Tona ha accolto un termine di difesa richiesto dai legali fissando un rinvio al prossimo 28 novembre. La Corte ha sospeso i termini di prescrizione per una settimana, dal 21 al 28 novembre, perché un difensore è imputato in altro procedimento. Il Presidente della Corte d’Appello Giovambattista Tona ha, infine, reso noto il calendario delle successive udienze. Che si terranno il 5 dicembre, il 12 dicembre e il 19 dicembre. [email protected] (Web Info) Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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Chieti: Cerimonia di premiazione del concorso d'arte contemporanea "Alfredo Paglione"
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Chieti: Cerimonia di premiazione del concorso d'arte contemporanea "Alfredo Paglione". Saranno premiati venerdì 19 maggio alle ore 10.30 nella sala consiliare della Provincia di Chieti i vincitori del Concorso d’Arte contemporanea, che da questo anno è intitolato alla memoria del compianto mecenate abruzzese Alfredo Paglione. Il tema assegnato per la terza edizione del concorso, “I colori della Natura”, ha fatto registrare una larga partecipazione degli studenti e una serie di novità volte ad assicurare l’auspicata continuità dell’iniziativa tesa a promuovere fra i giovani l’amore per l’arte nelle sue varie forme e l’attenzione per il mondo nel quale tutti noi viviamo. Il Premio, presieduto dal Presidente della Provincia di Chieti Francesco Menna, è promosso unitamente con le Dirigenti dei Licei Artistici del territorio, Paola Di Renzo del “Nicola da Guardiagrele” di Chieti, Angela Evangelista del “Giuseppe Palizzi” di Lanciano e Anna Orsatti del “Pantini-Pudente” di Vasto. L’iniziativa è patrocinata dalla Presidenza della Regione Abruzzo, dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, dall’Ufficio Scolastico Provinciale, dai Comuni di Chieti, Vasto, Lanciano, dalla Camera di Commercio I.A.A. Chieti-Pescara e dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggistici e Conservatori. Grazie alle donazioni da parte della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura Chieti-Pescara, della Società Desma8, della Toto Holding, dell’Azienda Feudo Antico, della Banca BPPB, della Di Vincenzo Dino & C, della BPER Banca, della Società D’Auria, dell’Aptar Italia, saranno consegnate tre borse di studio ai primi tre classificati delle rispettive sezioni del concorso, pittura-disegno, oreficeria-moda, discipline plastico scultoree installazioni. Ulteriori riconoscimenti saranno consegnati con dei premi speciali per la migliore attinenza al tema proposto, per l’originalità e per il particolare significato dell’idea espressa, per la particolare attenzione al tema della natura nella sua essenziale complessità. Inoltre, saranno consegnati nove buoni d’acquisto quale segnalazioni di merito alle tre migliori opere di ogni Liceo Artistico, non già classificatesi nelle altre categorie. I nomi dei vincitori saranno svelati nel corso della cerimonia di premiazione. Tutte le opere prodotte dagli studenti partecipanti sono state pubblicate su un catalogo dedicato, realizzato grazie al contributo della Banca BPPB e della Fondazione Immagine. La giuria del concorso è presieduta da Armando Forgione, già Prefetto di Chieti e ideatore del Premio insieme al compianto Alfredo Paglione ed è composta da Francesco Menna, Presidente della Provincia di Chieti, Luciano Di Tizio, presidente della Fondazione Immagine, Maria Cristina Ricciardi, docente dell’Università “Gabriele d’Annunzio” Dipartimento Lettere Arti Scienze Sociali, Nicoletta Di Francesco, presidente del WWF Chieti-Pescara, Bruno Di Pietro, noto artista e Cinzia Di Vincenzo, presidente dell’ETS “Giardino delle Pubbliche Letture… e non solo” e responsabile della segreteria del premio.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cristinacusani · 4 years
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Il mio lavoro Ritorni è parte di Sciame Project.
Il progetto nasce dall’esposizione annuale d’arte contemporanea Lucisorgenti, iniziativa ideata nel 2008 da Franco Troiani a sostegno dei giovani artisti, la cui X edizione è stata interrotta a causa del terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016.
SciameProject, fondato da Miriam Montani, è una pagina web, una raccolta di pensieri e opere di oltre cento partecipanti tra artisti, curatori, critici, operatori culturali e voci sul territorio.
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Impermanenza, Memoria, Abitare, Disabitare, Radicamento, Sradicamento e Motus sono le tematiche affrontate, scandagliate dal terremoto come causa ed effetto. SciameProject si pone come contributo immateriale per far rigermogliare la materia ceduta, in un momento in cui ci troviamo nel punto di scegliere se disabitare la terra o radicarci ancora, con tutte le forze sensibili.
Sciameproject è:
Fabio Giorgi Alberti, Marta Allegri, Francesco Amato, Bruno Amplatz, Marco Andrighetto, Claudia Angrisani, Daniela Ardiri, Alexo Athanasios, Sara Baggini, Giulia Maria Belli, Stefano Baldinelli, Rob Van Den Berg, Elisa Bertaglia, Bianco-Valente, Marta Bichisao, Jaspal Birdi, Sofia Bonato, Federico Borroni, Thomas Braida, Giovanni Sartoti Braido, Gianluca Brando, Annarosa Buttarelli, Alessandra Caccia, Gruppo Cairn, Cristina Calderoni, Riccardo Caldura, Simone Cametti, Chiara Campanile, Tiziano Campi, Lucilla Candeloro, Francesco Capponi, Daniele Capra, Sauro Cardinali, Simone Carraro, Tommaso Ceccanti, Giorgia Cereda, Francesco Ciavaglioli, Adelaide Cioni, Nicola Cisternino, Luca Clabot, Jonathan Colombo, Irene Sofia Comi, Isabel Consigliere, Corale, Cristina Cusani, Gabriella Dalesio, Maria Elisa D’Andrea, Emanuele De Donno, Matilde Di Pietropaolo, Maurizio Donzelli, Simone Doria, Arthur Duff, Léa Dumayet, Chiara Enzo, Tommaso Faraci, Silvia Faresin, Diana Ferrara, Giulia Filippi, Penzo+Fiore, Danilo Fiorucci, Roberta Franchetto, Enej Gala, Benedetta Galli, Elisa Gambino, Maria Luigia Giuffrè, Maddalena Granziera, Aldo Grazzi, Gabriele Grones, Silvia Hell, Interno3, Myriam Laplante, Virginia Di Lazzaro, Iva Lulashi, Annamaria Maccapani, Rita Mandolini, Valerio Magrelli, Fabio Mariani, Luca Marignoni, Nereo Marulli, Alice Mazzarella, Stefania Mazzola, Vittoria Mazzoni, Cecilia Metelli, Leila Mirzakhani, Montanari Testoni Norcia-Cascia, Miriam Montani, Jessica Moroni, Francesca Mussi, Aran Ndimurwanko, Valerio Niccacci, Matteo Nuti, Laura Omacini, Mattia Pajè, Monica Palma, Valeria Palombini, Federica Partinico, Laura P, Ugo Piccioni, Mary Pola, Gianluca Quaglia, Emanuele Resce, Sofia Ricciardi, Paolo Romani, Maria Diletta Rondoni, Marco Rossetti, Antonio Rossi, Elisa Rossi, Marotta & Russo, Giulia Sacchetto, Carlo Sala, Gabriele Salvaterra, Matilde Sambo, Michele Santi, Thomas Scalco, Sa Paradura (fotografie di Massimo Chiappini, testo di Alessia Nicoletti), Sachi Satomi, Carlo Scarpa, Catia Schievano, Alice Schivardi, Davide Serpetti, Nicolò Masiero Sgrinzatto, Hsing-Chun Shih, Davide Silvioli,Thoms Soardi, Meri Tancredi, Sio Takahaschi, Eva Chiara Trevisan, Cristina Treppo, Carmine Tornincasa, Franco Troiani, Sacha Turchi, Matteo Valerio, Silvia Vendramel, Alberto Venturini, Matteo Vettorello, Luigi Viola, Medina Zabo, Andreas Zampella, Vincenzo Zancana, Karin Zrinjski.
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In occasione del terzo anniversario del terremoto che ha colpito il centro Italia, il 30 ottobre 2019  SciameProject è ospite al MACRO ASILO per una presentazione e talk con i partecipanti presenti.
Programma della giornata:
10.00 – 10.30: colazione di benvenuto
10.30- 10.50/11.00: introduzione del progetto e degli artisti che prenderanno parola, verrà inoltre annunciato il preludio di un nuovo progetto all’interno di SciameProject (“Sciame Mobile Residence”, ideato insieme a Athanasios Stefano Alexo, Stella Stefani, Karin Zrinjskj, Vincenzo Zancana, Andreas Zampella).
11.00- 13.00 Talk con: Elisa Bertaglia (artista), Jaspal Birdi (artista), Alessandra Caccia (artista), Isabel Consigliere (artista), Cristina Cusani (artista), Emanuele de Donno (curatore, autore, editore Viaindustriae), Giulia Filippi (artista), Maddalena Granziera (artista), Gabriele Grones (artista) Myriam Laplante (artista), Rita Mandolini (artista), Fabio Mariani (artista), Alice Mazzarella (artista), #VittoriaMazzoni (artista), Mary Pola (artista), Francesca Mussi (artista), Matteo Nuti (artista), Gianluca Quaglia (artista), Emanuele Resce (artisti), Davide Serpetti (artista), Comitato Sa Paradura (Cascia), Davide Silvioli (curatore), Franco Troiani (artista), Luigi Viola (artista), Medina Zabo (artista), Vincenzo Zancana (artista).
INFO
Museo Macro Asilo
Via Nizza, Roma
30 ottobre 2019 H 10-13
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motioncollector · 5 years
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DCN Video Pick: Golden Rain - Break my heart by Tanello Films // Surreal physical phenomena happen in a mysterious landscape. It was everything in their heads or a memory of a paranormal experience? Directors: Tanello | Grazia Pompeo + Fulvio Pucciarelli Music: Golden Rain Starring: Zaira Zigante, Mario Grimaldi Guest Star: Kitt Supercar Mua: Valeria Macaione Drone Pilot: Vincenzo Capasso Assistant Director: Rachele Montoro Art Director: Grazia pompeo DP: Fulvio Pucciarelli Electrician: Federico Allegri Car: Buffalo Garage Post Production: Tanello Films Thanks to Film Commission Campania Parco Regionale del Matese Bulbart Label Andrea Saladino Christian Colamonici Paula Sunday Cristian Giancotti Carlo Ricciardi Chandelier Guido Iannicielli Umberto De Nicola Francesco Cusano Francesco Mandelli
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browsethestacks · 1 year
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Batwoman
Art by Vincenzo Ricciardi
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thehauntedrocket · 1 year
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Storm
Art by Vincenzo Ricciardi
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Better Call Saul
Art by Vincenzo Riccardi
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jgmail · 2 years
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Liberales de corral y Progresistas sin nido
Por Facundo Di Vincenzo
Fuentes: Rebelión
I. Introducción.
El escritor, pianista y compositor oriental Felisberto Hernández (Montevideo, 1902-1964), considera que más allá de nuestra realidad, sueños e imaginación, existe otra dimensión, que tiene que ver con nuestros recuerdos y que él llama “las tierras de la memoria”[2]. Para Felisberto Hernández la memoria no es precisa o, al menos, no es lo precisa que nosotros creemos o queremos, de allí que para el escritor la memoria tenga una suerte de “vida propia”, que opere y accione de forma independiente respecto de nuestros deseos o requerimientos.
Al ver en la televisión a ciertos “nuevos liberales” e intentando comprender sus argumentos la memoria se me disparo a unos veinte años atrás, cuando con un amigo y mi hermana fuimos a ver a una de nuestras bandas de rock preferidas liderada por los Cadillacs Sergio Rotman y Fernando Gabriel Ricciardi: Cienfuegos. Por aquel entonces se hablaba de “un nuevo rock alternativo argentino” y se realizaban festivales congregando a estos grupos. En este caso se realizó en la cancha de Excursionistas y también tocaban Lumumba, Todos Tus Muertos, El otro yo, Catupecu Machu y unas cuantas bandas más de las cuales me sorprendió una de Rosario llamada “Carmina Burana”.  ¿Qué me llamo la atención? Unas palabras de su cantante, como dice Felisberto Hernández: “desconfiemos de la memoria”, pero el tipo dijo algo así: “En estos tiempos de liberales de corral vamos a tocar para esos animales de corral.” La frase me quedo impregnada en las paredes del cerebro acompañando los pensamientos y las lecturas de varios grandes maestros y pensadores que abordaron el problema de la humanidad y su crisis desencadenada tras las grandes guerras del siglo XX, por mencionar tan sólo algunos: Max Scheler en La idea de paz y el pacifismo [1927]; Doll, Ramón, Liberalismo. En la literatura y la política (1934)[3]; Juan Domingo Perón, en su La Comunidad Organizada (1949)[4]; Nimio de Anquin, Escritos políticos (1926-1972)[5]; Leonardo Castellani en Esencia del Liberalismo (1960)[6]; Carlos Astrada, Metafísica de la Pampa[7](1921-1963); Arturo Jauretche, El medio pelo en la sociedad argentina (1966)[8]; Alberto Methol Ferré, “Filosofía e Historia tras el colapso del ateísmo mesiánico” (1992)[9]; Byung-Chul Han en Psicopolítica (2000)[10]; Alberto Wagner de Reyna, Crisis de la Aldea Global (2001)[11]; Aleksandr Dugin, Identidad y soberanía: contra el mundo posmoderno (2018)[12]; Alain de Benoist, Rebelión en la Aldea Global (2018)[13]; Francisco, Fratelli Tutti. Sobre la fraternidad y la amistad social (2020)[14]; Alberto Buela, Pensamiento de Ruptura (2021)[15].    
II. El Posmoprogresismo.
En todos los autores antes mencionados encuentro un problema en común, antes de elaborar sus argumentaciones, ideas, hipótesis y pensamientos, deben lidiar con las palabras, más bien, con lo que se dice que expresan o manifiestan esas palabras. Al utilizar términos como libertad, Estado, progreso, Nacionalidad, Patria, humanidad, por ejemplo, los encontramos re definiendo cada uno de los conceptos, ya por no estar de acuerdo con la definición pre establecida, ya por considerar que se ha desvirtuado la sustancia real de ese término. Un especialista en el oficio de la historiografía, el historiador Alejandro Herrero, diría: “quien domina nomina”. Para los autores que escriben desde y para esta región del mundo, como Ramón Doll (La Plata, 1896-1970) por ejemplo, no fue necesario leer a Pierre Bourdieu o a Michel Foucault para dar cuenta que hay un poder detrás de las palabras, ahora bien, ¿Cuál es ese poder? ¿Dónde se radica? ¿Cómo se impone?
Si nos corremos de Wikipedia y, al mismo tiempo, nos refugiamos del bombardeo tecnológico al que nos tratan de habituar en estas primeras décadas del siglo XXI, cualquier habitante de Iberoamérica puede comprender que desde el siglo XV, y tras un largo proceso de rebeliones, resistencias, revoluciones y guerras; externas, contra los Imperios del Atlántico Norte e internas, contra sus aliados en nuestros países;  en la región se impone una cosmovisión (forma de ver-interpretar-comprender el mundo) racionista, liberal, progresista, ateísta, capitalista, individualista. Como puede observarse no menciono una sola dimensión de la dominación, no es una cosa o un sector/clase social, sino múltiples, ahora bien, como señala Aleksandr Dugin hay poderes, asociaciones y/o agrupaciones que sirven de conectores para ejercer esa dominación de una forma efectiva, como dice Byung Chul Han, para desplegar un poder “invisible” sobre todos nosotros.
Una de las principales formaciones/organizaciones[16] que actúa como conector de las diferentes formas de dominación de la cosmovisión occidental ejercida desde las potencias del Atlántico Norte (OTAN) sobre el resto del mundo, es el llamado Estado Liberal de derecho, que como explican en sus trabajos Alberto Wagner de Reyna Alberto Buela, Leonardo Castellani, Nimio de Anquin, es un tipo de Estado que nada tienen que ver con la democracia ateniense o con una democracia en donde los sectores productivos encuentran a sus representantes (entiéndase a ellos mismos: sus pares, ejemplo: los trabajadores de la construcción a un trabajador de la construcción, los docentes a un docente) en el gobierno. En resumen, es un sistema que poco o nada tiene que ver con las formas de participación asamblearia de las comunidades aldeanas, pero tampoco tiene que ver las asambleas universitarias, en donde los docentes eligen docentes, los estudiantes, estudiantes y los no docentes, no docentes o con las asambleas de trabajadores que eligen un representante, aquello que Juan Domingo Perón llamo: “las organizaciones libres del pueblo”. Ahora bien, si no expresa la representación “natural” de los hombres, como fue posible su imposición. Aquí una breve síntesis.  
El Estado Liberal de Derecho es un tipo de Estado que se expande por Europa en las mochilas de los soldados de Napoleón tras la Revolución Francesa. En realidad, la Revolución de 1789 termina de consolidar una serie de transformaciones inauguradas durante la Revolución Inglesa (1642-1688), en donde los burgueses anglosajones deponen al Rey Carlos I de Inglaterra para constituir un Estado a imagen y semejanza de sus intereses. Así lo demuestra el aluvión de leyes que favorecieron los cercamientos de las tierras baldías, alodiales y bosques de aprovechamiento comunal, terrenos que pasaron a manos de la burguesía criadora de ovejas (para fabricación de sus tejidos)[17] o las leyes de comercio marítimo como “el libro negro del almirantazgo”, todas ellas acciones que motorizaron la expansión, conquista y colonización de territorios a lo largo y ancho del mundo[18]. En consecuencia, en Francia, la originalidad de sus burgueses fue tan sólo la de constituir un Estado Nación Liberal[19]. La llamada modernidad lejos de liberar al hombre de un mundo de ataduras nació a partir del sometimiento de los sectores sociales del trabajo (con la prohibición de Gremios y Sindicatos decretada por los revolucionarios franceses: Ley Le Chapelier de 1791[20]) y de los demás pueblos del planeta (como lo manifiestan los mismos jacobinos con su invasión e intento de saturación de la Revolución Haitiana de 1791-1804 en nuestra América[21]). La Revolución Francesa consolida el poder político del sector del capital (mercantil/financiero/colonizador/esclavista/explotador), pero además para nosotros, constituye el afianzamiento de la explotación de una serie de Estados Nación del Atlántico Norte (Reino Unido, Francia, Holanda, Bélgica, EEUU) sobre el resto del mundo occidental, ese resto que será llamado a lo largo del tiempo de muchas formas: “países atrasados”, “periferia”, “tercer mundo”, “colonias y semi colonias”, en definitiva, como escribe Franz Fanón, quienes de ahora en más serán “los condenados de la Tierra”[22].
En consecuencia, nos encontramos frente a una formación/organización que nos rige pero que no es “natural”. No expresa la voluntad libre de los hombres eligiendo a quienes conocen, con quienes viven y trabajan día a día. En resumen, es una forma impuesta, artificial, ajena.
Los pueblos en América Latina y el Caribe han reaccionado a lo largo de la historia contra el avance imperial (de los Imperios precolombinos como de los imperios europeos), como lo he desarrollado en otro trabajo[23], el caudillo de las guerras de la independencia y de las civiles (José de San Martín, Simón Bolívar, Gervasio Artigas, Rosas, Vicente “Chacho” Peñaloza, etc…) o los lideres surgidos de movilizaciones masivas o luchas populares: Emiliano Zapata, Cesar Augusto Sandino, Fidel Castro o Juan Domingo Perón, por ejemplos, fueron la expresiones de otro tipo de elección, de otro tipo de democracia diferente a la que se propone en el Estado Liberal de Derecho, ya que allí se llevó a cabo una verdadera elección de los hombres, una elección natural y viva, con movilizaciones y acciones colectivas concretas que determinaron los liderazgos, no es casual que en todos los casos mencionados el líder se constituyó como tal antes de tomar el poder político y no después.  
En este punto me interesa resaltar que a diferencia de los burgueses modernos que reaccionaron al absolutismo y a las estructuras de poder feudal proponiendo otro sistema de gobierno, otro tipo de Estado, los posmodernos no discuten al Estado Liberal de Derecho, tampoco proponen otra forma de gobierno. Repasemos, los burgueses modernos que dieron vida al sistema democrático que impera en Occidente hoy en día, como señala Leonardo Castellani: “sabían muy bien lo que querían; querían la libertad de comercio, o sea la libertad para el Gran Dinero a fin de llegar al poder del Gran Dinero o sea al actual capitalismo; y para eso querían gobiernos débiles o sea parlamentarios, división de poderes, sufragio universal y lo demás; y para eso querían una religión débil, el deísmo, y después el cristianismo liberal y hoy día el modernismo.[24]” Ahora bien, ¿Quiénes son los Posmodernos y qué proponen?
Los Posmodernos son un grupo heterogéneo, en su gran mayoría, de intelectuales académicos, es decir: hombres y mujeres excesivamente instruidas (con carreras de grado, posgrado, doctorado y posdoctorado) que intervienen con publicaciones y exposiciones dentro del mundillo científico. En general no se preocupan por la política, la económica o la situación social de sus países, raramente se acercan o participan en encuentros o marchas de organizaciones políticas, son militantes, pero de salón. Participan o manifiestan adhesiones desde sus perfiles electrónicos a las causas “universales”, según ellos: “aún no saldadas por la modernidad”, entre las principales estas se encuentran: los derechos de los pueblos nativos, el cuidado del medio ambiente, los derechos humanos y las políticas de equidad de género. Más allá de la “buena voluntad” su acción no puede despegarse de dos males de origen. El primero relacionado con la formación académica y científica. ¿Cómo es esto? En el campo de la filosofía, el pensamiento y las ciencias sociales en general, los Posmodernos han surgido y/o transitado su formación en las principales universidades de las potencias del Atlántico Norte. Más allá de las libertades de cátedra y enseñanza, todo docente o estudiante universitario despierto puede dar cuenta que más-menos existe una dimensión de transferencia de poder ideológico que opera, en la superficie o en el subsuelo: detrás de las programas, lecturas y autores seleccionados. ¿Qué quiero decir? Estas universidades transmitieron su aura de poder Imperial, en consecuencia, la crítica a la modernidad de los Posmodernos lejos de discutir las esferas del poder económico de las transnacionales (en más de un 90% situadas en el Atlántico Norte[25]) y el control político militar de la OTAN en Occidente, viraron hacia discutir el legado discursivo de la modernidad, su relato. Con el paso de los años llegaron a cuestionar la validez de la historia, y con ello, la importancia de las tradiciones, costumbres y de la forma de sociabilidad más elemental para los humanos: la familia, institución que llego a estudiarse como el resabio de otras épocas, un mandato, una cadena que imposibilitaba el desarrollo personal y el progreso individual. Observo que tras un momento de auge hacia 1992, con su traslucida crítica a la colonialidad y al eurocentrismo imperante en los relatos históricos, la carencia de una mirada geopolítica y multidimensional (económica, social, cultural) agoto la energía del movimiento Posmoderno, sin embargo, antes de morir, ha logrado diluirse/derretirse sobre dos grupos que llamaré: Los Liberales de Corral y los Progresistas sin nido.                    
III. Los Liberales de corral.
Los liberales de antes, los del siglo XVIII y XIX, tenían una serie de ideas con cierto fundamento para exigir y gritar a viva voz por la libertad. En aquellos tiempos existían una serie de instituciones y formas que probablemente debían morir porque, en realidad, ya estaban moribundas: el absolutismo de los reyes inventado por los reyes protestantes, el despotismo demasiado cerrado de los gremios y corporaciones medievales, una religión entrada en decadencia por la infiltración del capital, que como señala Castellani, “origino en Inglaterra el deísmo y en Francia, el filosofismo.[26]” Los liberales de la actualidad reclaman por otro tipo de cuestiones, muy diferentes a la de los liberales del siglo XIX, como diría Marx, “la historia se repite dos veces, primero como tragedia y después como parodia[27]”. ¿Cuáles son estas diferencias? Como señala Castellani, desde 1852 hasta nuestros días los liberales han obtenido victoria tras victoria, escribe: “Tenemos constitución -dos por falta de una [1853/1949]-, tenemos Cámaras Alta y Baja -dos por falta de una, y bastante bajas-, tenemos sufragio universal […] Tenemos frecuentes y costosas elecciones -o sea opciones-, tenemos esplendorosos partidos políticos con unas plataformas que no te digo nada, tenemos libertad de culto, libertad de prensa, libertad de reunión, libertad de opinión y libertad de enseñanza […], es decir, tenemos todo el liberalismo entero y verdadero, y esto no marcha: de confesión de todos, hace tiempo que esto no marcha.[28]» Entonces, ¿Qué piden los liberales hoy? Fundamentalmente eliminar al Estado. Vale preguntarse, ¿creen que la libertad plena se logra tras el vaciamiento del Estado? ¿es eso lo que falta para que nos sintamos libres?  
En los últimos dos años (2020-2021) el planeta atravesó la Pandemia de Covid 19, que aún no ha terminado por cierto, y en los centros urbanos de algunas ciudades occidentales aparecieron ciertos grupos y personajes en los medios de comunicación que exigían mayores libertades. Incluso hubo casos en donde se ha cuestionado la existencia del virus mismo. Alegaban que era una trampa, una farsa que buscaba ejercer un control sobre la población por parte de los organismos estatales. Una vez más el Estado era cuestionado con argumentos salidos de libros escritos por los liberales del siglo XIX.
Alberto Buela en un hermoso libro: Virtudes contra deberes (2020) explica que parte del problema actual nace como consecuencia de la anomía que rige al mundo contemporáneo en donde nadie cree en nada. Escribe: “un mundo en donde cada uno hace lo que quiere y donde no existe ninguna certeza. Es más, la única certeza es la incerteza.[29]” Repasemos. El liberalismo del siglo XVIII y XIX motorizado por la burguesía industrial/mercantil/financiera de las potencias del Atlántico Norte avanzo sobre toda obturación posible a la circulación del capital bajo la aureola de una idea fuerza llamada “Progreso”. En el siglo XX esta tendencia –Liberal/Progresista- continuó hasta generar una competitividad entre las burguesías del Norte por el acceso a los mercados y los recursos que le han costado a la humanidad dos Guerras Mundiales más un cuestionamiento profundo a las iniciativas colectivas, comunitarias, integracionistas, nacionalistas y orgánicas en Occidente. Poco tardo en recuperarse el poder del capital, qué tras las guerras, supo preparar un escenario en donde la única vía, proyecto y modelo a seguir era constituirse como un sujeto productivo, de hiper rendimiento, generador de más capital (para uno y/o para otros), claro está, al mismo tiempo para ello es necesario alivianar toda carga posible: familia, hijos, amigos; probablemente ello explique el furor de las mascotas en las primeras décadas del siglo XXI, con un perro/gato no se discute y tampoco hay que dejarle ningún legado. Aquellos que no podían lograr ser productivos pasaban a formar parte de los excluidos, marginales, otra vez, “en los condenados de la tierra”. Ahora bien, estos nuevos liberales del siglo XXI, como dice Byung Chul Han, no accederán nunca a la libertad, aunque si podrán llegar a rascar “la sensación de libertad”, dice: “el sujeto del rendimiento, que se pretende libre, es en realidad un esclavo. Es un esclavo absoluto, en la medida en que sin el amo se explota a sí mismo de forma voluntaria. No tiene frente a sí un amo que lo obligue a trabajar. El sujeto del rendimiento absolutiza la mera vida y trabaja. Por ello al esclavo neoliberal le es extraña la soberanía, incluso no comprende la libertad del amo que no trabaja y únicamente goza.[30]” En resumen: el sujeto productivo ya no trabaja para sus necesidades sino para el capital. La vorágine tecnológica del siglo XXI planteo una nueva dimensión para el sujeto del rendimiento / para el hombre hiper productivo, al ocupar (debería decir sobre ocupar) el tiempo antes destinado a los seres queridos (familia, hijos, amigos) con dispositivos inmediatos, próximos, íntimos, personales con un sinfín de aplicaciones para cada necesidad, aplicaciones que uno puede elegir, de allí “la sensación de libertad”. El capital genera las necesidades del sujeto “liberal” hiper productivo, a pesar que él, de forma equivocada, perciba como necesidades propias. Observo que en los últimos dos años la Pandemia lejos de acercar al hombre con su verdadero ser, social-comunitario-colectivo por naturaleza, acrecentó el aislamiento y la dependencia de los dispositivos, que permanecieron en nuestras casas encendidos a tiempos completo (24hrs), genuinos dispositivos del capital.  En estos tiempos de auto explotación, el sujeto “libre” cuando es despedido o baja su rendimiento, dirige la agresión hacia sí mismo, no puede identificar el lugar que ocupa él/su país/su región en el ecosistema del capital a nivel mundial. el explotado no se convierte revolucionario, sino en depresivo. No es casual entonces que los liberales del siglo XXI reaccionen violentamente cuando su amo, el capital, debe ceder ante el Estado o ante los gastos que se destinan hacia los enemigos del capital (aquellos no productivos, los excluidos, marginales, los condenados de la tierra), es en ese momento cuando ellos explotan, gritan, patalean. Cuando claman por una libertad, pero no debemos confundirnos, esa libertad es una libertad de corral.            
IV. Los Progresistas sin nido.
A Iberoamérica, como han demostrado hasta el cansancio pensadores como Arturo Jauretche o Alberto Methol Ferré, desde los tiempos de la independencia, y un poco antes también, con las Reformas Borbónicas, llega en los primeros años del siglo XIX la embestida del capital mercantil con un mito a cuestas, hablo del mito del progreso. Una idea fuerza que se convirtió en doctrina, fin y objetivo último a cumplir por los Estados Liberales implantados en la región tras las guerras del siglo XIX. Con la idea de progreso se han justificado matanzas, expropiaciones, fusilamientos, fraudes, ajustes económicos y demás penurias para la gran mayoría de las poblaciones ubicadas bajo la cruz del sur. Sin embargo, como ha ocurrido con los términos “liberal” y “liberalismo”, el significado de la palabra no es el mismo que en aquellas épocas. Como señala Methol Ferré, en el Rio de la Plata durante los siglos XIX y hasta las guerras mundiales, la idea del progreso provenía prácticamente de sólo tres países: Inglaterra, primero, Francia y Estados Unidos, después. Ahora bien, hay una distancia abismal entre el progresismo del siglo XIX y el progresismo posterior a la crisis de 1930. Mientras el primero, como señala Jauretche, “tuvo ese momento próspero que tiene toda colonización, que avanza hacia el límite de sus necesidades”, tras los años 30´ con aberraciones como el Pacto Roca Runciman; que lejos de buscar un progreso económico, cultural, social para Argentina lo que hizo fue acelerar la dependencia e integración al Imperio británico, aquel progresismo se convirtió en “antiprogreso”, escribe Jauretche: “y la fuerza que nos había impulsado a andar, era ahora la que nos detenía.[31]” Punto aparte merece el tema de que la mayoría de los académicos y economistas de renombre no consideren al periodo que va desde la Revolución de los Coroneles de 1943 hasta el derrocamiento de Juan Domingo Perón en 1955 como un periodo progresista en la historia Argentina, desestimando todos los indicadores de crecimiento industrial, cultural, social y económico en general. Lo cierto es que tras el rotundo fracaso liberal y progresista de los años treinta parecería que los términos se reacomodaron buscando nuevos significados para volver a aparecer en los años sesenta. ¿Cómo aparecen? Discutiendo la educación religiosa, cuestionando el desarrollo industrial Nacional como todo vestigio de Nacionalismo y revisitando la historia de continente, especialmente vuelven a dos etapas: la colonial: para denunciar la violencia ejercida por los españoles sobre los indígenas (omitiendo todo el proceso de sincretismo desarrollado a lo largo de los 300 años de dominio español), y la época de Rosas, para mostrar que durante sus gobiernos se implementó un régimen personalista y feudal (pasando no sólo por alto las elecciones que lo llevaron al gobierno sino también las incursiones en el Rio de la Plata de las potencias extranjeras como  la dependencia y corrupción generada durante los gobiernos liberales y unitarios). Parafraseando a Jauretche, este progresismo con su versión histórica “Mitromarxista” ha llegado hasta nuestros días con algunas modificaciones.
La primera es la relacionada con una extraña posición antinacional. ¿Por qué digo extraña?    Observo que en los medios de comunicación progresistas autodenominados de “la nueva izquierda latinoamericana” se ataca a cualquier gasto asociado con la defensa Nacional. A pesar de tener a la OTAN ocupando parte de nuestro territorio y la mayor parte de las islas del Atlántico Sur, alegan que no hay ninguna situación que amerite aumentar nuestras defensas en las fronteras terrestres, marítimas y aéreas. Incluso en ocasiones, proponen erradicar las fronteras, fomentar los lazos con el mundo, entrando al tramposo juego del pacificismo anglosajón de la autodeterminación –debería llamarse autoeliminación- de los pueblos. Argumentos utilizados por ciertos progresistas para hablar de lo ocurrido en Panamá, las Guyanas, Puerto Rico y hasta en las Malvinas, donde piden: “que decidan sus habitantes.” El problema de estos “progresistas sin nido” es que no comprenden, por su posmodernismo sin tradiciones ni memoria, que el presente es más que el presente, que existe y se constituye a partir de un pasado real –no es un relato-, el presente como el pasado es palpable, permanente y presente, por ejemplo, existe en los cuerpos enterrados en el cementerio de Darwin.
La segunda es la concerniente a la idea de desarrollo en sí misma. Juan Domingo Perón hablaba que todo proyecto, todo programa debía nacer “de las organizaciones libres del pueblo”, no se puede cortar el natural ciclo de sociabilidad que reina en los humanos. En cambio, el progresismo sin nido busca en otros lugares su proyecto, sin detenerse a pensar en nuestra historia o en nuestras organizaciones existentes busca “los modelos exitosos de las potencias del Atlántico Norte”. El filósofo Esteban Montenegro es su prólogo al libro de Aleksandr Dugin, Logos Argentino, realiza una interesante reflexión sobre este problema, escribe: “La parte del Pensamiento Nacional [habla de la izquierda Nacional] se ha dedicado a proponer una industrialización que repita la experiencia “exitosa” de las naciones centrales, sin criticar el sentido de la Historia proyectado por ellas mismas, es decir, la Modernidad. Por eso el Progresismo desarrollista todavía paraliza nuestra potencia: ha dado por sentado que “el sentido” y la “dirección” del progreso que tenemos por delante está marcado por el desarrollo de la Europa Occidental.[32]”
La tercera y última se relaciona con el progresismo y su relación con la identidad Nacional: Memoria, historia, tradición y costumbres argentinas. Su negación por lo Nacional ha llegado al punto de hablar de Patria Grande pero no hablar sobre lo Nacional, el todo parecería mucho más que la suma de las partes para los progresistas de la llamada nueva izquierda. Dividieron la región en dos partidos transnacionales (izquierda / derecha) pasando por alto una historia en común, y lo que es peor, un enemigo en común (OTAN). El filósofo Nimio de Anquin explica que “mientras el nacionalismo es la concepción política que propicia el encaminamiento de la Nación a la consecución de un bien común por el orden y la unidad” […] el partidismo corrompe al régimen político creando mitos y todo Estado mítico es totalitario por promover la unicidad, la absolutidad y la exclusividad engendrando el despotismo y la división.[33]” El partidismo (de izquierda o derecha) rompe la naturaleza del Nacionalismo, el argentino y el de la Patria Grande (Iberoamericana), el progresismo sin nido busca el mejor lugar en donde dejar sus pollitos sin importar si es en el árbol vecino o en un árbol que queda en otro bosque. Trastoca la idea misma de Patria Grande por la que soñaron los libertadores de América hace doscientos años, quienes primero comprendían las vivencias y principios de sus pueblos y luego, encontraban esos principios y vivencias en los pueblos vecinos, y no al revés. Sin comprender lo cercano: la familia, amigos, compañeros de trabajo, vecinos, barrio, es imposible comprender lo Nacional, como dice el maestro Alberto Buela, “nos quedaríamos en la periferia de lo Nacional. Y consideramos que esto es así, no por incapacidad, sino simplemente porque la conformación de una conciencia marxista no puede ver lo nacional más que desde el espejo de la determinación fundamental que para el marxismo configuran las relaciones entre los hombres; esto es lo económico. Es por ello que al darle la primacía a este aspecto, una conciencia marxista, por más bien intencionada que se encuentre, esta llevada a negar, si quiere ser coherente con su propia cosmovisión, valores determinantes de “lo nacional” como lo son, por ejemplo, los éticos religiosos del pueblo.[34]”
En fin, como diría Carlos Salvador Bilardo, “todo se reduce a mirar bien a quien le pasamos la pelota.
Notas:
[2] Hérnandez, Felisberto, “Las tierras de la memoria”, en: Cuentos reunidos, Buenos Aires, Eterna Cadencia, 2009.
[3] Doll, Ramón, Liberalismo. En la literatura y la política, Buenos Aires, Claridad, 1934.
[4] Perón, Juan Domingo, La Comunidad Organizada [1949], Buenos Aires, Adrifer Libros, 2001.
[5] De Anquin, Nimio, Escritos Políticos [1926-1972], Santa Fe, Instituto Leopoldo Lugones, 1972
[6] Castellani, Leonardo, Esencia del Liberalismo [1960], Buenos Aires, Dictio, 1976.
[7] Astrada, Carlos, Metafísica de la Pampa [1921-1963], Buenos Aires, Ediciones de la Biblioteca Nacional, 2007.
[8] Jauretche, Arturo, El medio pelo en la sociedad argentina, Buenos Aires, Peña Lillo Editor, 1966.
[9] Methol Ferré, Alberto, “Filosofía e Historia tras el colapso del ateísmo mesiánico”, Conferencia en Lima, 1992. En: http://metholferre.com/bibliografia/
[10] Byung-Chul Han, Psicopolítica [2000], México D.F., Octaedro, 2016.
[11] Wagner de Reyna, Alberto, Crisis de la Aldea Global. Ensayos de Filosofía y fe cristiana, Córdoba, Ediciones del Copista, 2000.
[12] Dugin, Alekandr, Identidad y soberanía: contra el mundo posmoderno, Buenos Aires, Nomos, 2018.
[13] De Benoist, Alain, Rebelión en la Aldea Global, Buenos Aires, Nomos, 2018.
[14] Papa Francisco, Fratelli Tutti. Sobre la fraternidad y la amistad social, Buenos Aires, Editorial Santa María, 2020.
[15] Buela, Alberto, Pensamiento de ruptura, Buenos Aires, CEES Editorial del Pensamiento Nacional, 2021.
[16] En este caso se menciona al Estado como una formación/organización en el sentido que lo señala Alberto Wagner de Reyna, quien explica: “Al racionalizarla [habla del proyecto, la idea] la obra tiende a marchar independientemente de la razón que le dio empuje: se hace organismo. La organización es así la penetración de lo racional, evidentemente en lo no racional, para emanciparlo del hombre […] organizar es lo mismo que racionalizar. Racionalizar tiende a suprimir el suprimir el uso de la razón en la indiscutida vigencia de la razón. En: Wagner de Reyna, Alberto, Crisis de la Aldea Global. Ensayos de Filosofía y fe cristiana, op., cit., p. 23.
[17] Trías, Vivian, Imperialismo y geopolítica en América Latina, Buenos Aires, Editorial Jorge Álvarez, 1969; Hobsbawm, Industria e Imperio. Una Historia económica de Gran Bretaña desde 1750, Buenos Aires, Ariel, 1982; Hill, Cristopher, El mundo trastornado. El ideario popular extremista de la Revolución Inglesa del siglo XVII, Madrid, Siglo XXI Editores, 1983; Campagne, Fabián, Feudalismo tardío y revolución. Campesinado y transformaciones agrarias en Francia e Inglaterra (siglos XVI-XVIII), Buenos Aries, Prometeo Libros, 2005; Methlo Ferré, Alberto, Los Estados Continentales y el Mercosur, Buenos Aires, Ediciones del Instituto Superior Dr. Arturo Jauretche, 2009; Gullo, Marcelo, La insubordinación fundante. Breve Historia de la construcción del poder de las Naciones, Buenos Aires, Editorial Biblos.    
[18] Serna Vallejo, Margarita, “El océano Atlántico: de marca o espacio fronterizo a “territorio” dividido y sujeto a distintas jurisdicciones”. En S. Truchuelo & E. Reitano (Eds.), Las fronteras en el Mundo Atlántico (siglos XVI-XIX), La Plata: Universidad Nacional de La Plata. Colección Hismundi, 2017; Truyol y Serra, Antonio, “Las fronteras y las marcas. Factores geográficopolíticos de las relaciones internacionales”, en Revista Española de Derecho Internacional, número 10, 1957, pp. 105-123; Di Vincenzo, Facundo, “De espaldas a nuestro Mar. Algunas observaciones sobre la Cosmovisión Liberal (OTAN) y sus artificios, en: Revista Movimiento, Ciudad Autónoma de Buenos Aires, Editorial Arkhos, Número 25, mayo 2021, pp. 74-80. https://www.revistamovimiento.com/historia/de-espaldas-a-nuestro-mar-argentino-algunas-observaciones-sobre-la-cosmovision-liberal-otan-y-sus-artificios/
[19] Rosanvallon, Pierre, El modelo político francés. La sociedad civil contra el Jacobinismo, de 1789 hasta nuestros días, Buenos Aires, Siglo XXI Editores, 2007.
[20] Buela, Alberto, La organización sindical, Buenos Aires, Editorial Rioplatense, 1982.
[21] Gruner, Eduardo, “Un Bicentenario reprimido. La Revolución Haitiana o la modernidad maldita”, en Revista Razón y Revolución, Buenos Aires, 2015, pp. 1-5.
[22] Fanón, Franz, Los condenados de la Tierra [1961], México D.F, Octaedro, 2006.
[23] Di Vincenzo, Facundo, “Los Caudillos, la Historiografía Argentina y la política. Un acercamiento a la Batalla de Cepeda de 1820, Buenos Aires, Revista Movimiento: https://www.revistamovimiento.com/historia/los-caudillos-la-historiografia-argentina-y-la-politica-un-acercamiento-a-la-batalla-de-cepeda-1820/
[24] Castellani, Leonardo, Esencia del Liberalismo, op., cit., p. 137.
[25] Hay varios trabajos que reúnen datos sobre esta desproporción, por mencionar tan solo tres de ellos: https://www.bbc.com/mundo/noticias-42327754 https://www.cepal.org/es/publicaciones/11919-transnacionales-la-industria-paises-desarrollo
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[26] Castellani, Leonardo, Esencia del Liberalismo, op., cit., p. 145.
[27] Marx, Karl, El 18 Brumario de Luis Bonaparte [1852], Buenos Aires, Editorial Claridad, 1950.  
[28] Castellani, Leonardo, Esencia del Liberalismo, op., cit., p. 138.
[29] Buela, Alberto, Virtudes contra valores, Buenos Aires, Carlos Tonelli Banfi Ediciones, 2020, p. 23.
[30] Byung Chul Han, Psicopolítica, México D.F., Octaedro, 2016, p. 6
[31] Jauretche, Arturo, El medio pelo en la sociedad argentina, Buenos Aires, Peña Lillo Editor, 1966, pp. 30-31.
[32] Montenegro, Esteban, “Prólogo”, En: Dugin, Aleksandr, Logos Argentino. Metafísica del Cruz del Sur, Buenos Aires, Nomos, p. 17.
[33] De Anquin, Nimio, Escritos Políticos [1926-1972], Santa Fe, Instituto Leopoldo Lugones, 1972, p. 32.
[34] Buela, Alberto, El sentido de América. Seis ensayos en busca de nuestra identidad, Buenos Aires, Theoría, 1990, p. 20.
Facundo Di Vincenzo. Profesor de Historia – Universidad de Buenos Aires, Doctor en Historia– Universidad del Salvador, Especialista en Pensamiento Nacional y Latinoamericano – Universidad Nacional de Lanús, Docente e Investigador del Centro de Estudios de Integración Latinoamericana “Manuel Ugarte”, del Instituto de Problemas Nacionales y del Instituto de Cultura y Comunicación. Columnista del Programa Radial, Malvinas Causa Central, Megafón FM 92.1, Universidad Nacional de Lanús.
Rebelión ha publicado este artículo con el permiso del autor mediante una licencia de Creative Commons, respetando su libertad para publicarlo en otras fuentes.
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fedelando · 2 years
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PIANA DI MONTE VERNA: ELICICOLTURA,FOCUS CON GLI ESPERTI SULLA LUMACA HELIX
Tutto pronto per l'ottavo Convegno Internazionale di Elicicoltura. L'appuntamento si svolgerà sabato 6 ottobre a partire dalle 9,30 nell'aula magna dell'Istituto di Formazione "Vincenzo Ricciardi" di Piana di Monte Verna.
Fitto il programma degli interventi attraverso i quali verrà raccontato il mondo delle Chiocciole Helix: allevamento, produzione di trasformato, estrazione di Bava e molto altro. Un vero e proprio focus al quale parteciperanno tanti allevatori che avranno modo di confrontarsi sulle loro esperienze sul campo, condividere idee e mostrare il loro lavoro.
Dopo i saluti e gli interventi di indirizzo di Giovanni Romano (Centro Elicicoltura Coclè), Beatrice Mirto (Presidente dell'Associazione Culturale Ascco Istituto Ricciardi), Stefano Lombardi (Sindaco Piana di Monte Verna, dal 2015 città delle Lumache), Raffaele De Marco (Presidente Aci Caserta), Angelo Francesco Marcucci (Sindaco di Alvignano), Stefano Giaquinto (Sindaco di Caiazzo e Consigliere Provinciale) e Don Lucio (reggente della Diocesi di Piana di Monte Verna), animeranno il dibattito - moderato da Luana Cavazzuti - gli interventi di Antonio De Pandis (Presidente Associazione Altocasertano Riardo), Pasquale Iorio (Presidente delle Piazze del Sapere di Caserta), Stefano Amodio (presidente della Fondazione Teseo di Salerno), Rodolfo Molettieri (Maestro Panificatore di Napoli), Pasquale F. Galdieri (Presidente Società Consortile Caserta Innovazione e Sviluppo Integrato) e Giovanni Avagnina (Presidente della Confederazione Italiana Elicicoltori). Le conclusioni, con la consegna delle Borse di Studio, saranno affidate all'Onorevole Margherita Del Sesto, componente della VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione.
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Ma non solo. A braccetto con il Convegno c'è Piazze della Lumaca, una speciale manifestazione gastronomica dedicata alla degustazione del mollusco Helix in tante salse. La manifestazione gastronomica si tiene nella grande sala al piano terra dell’Istituto ASCCO, al coperto, con mostra di stand, intrattenimento musicale, premiazioni e molto altro.
Il Convegno Internazionale di Elicicoltura di Piana di Monte Verna, da manifestazione elicicola locale, ideata nel 2012 da Coclè, di anno in anno è cresciuta per diventare, oggi, uno degli eventi annuali italiani ed esteri più importanti e seguiti nel mondo dell’allevamento e del mercato delle Lumache Helix. Il convegno riunisce da sempre gli operatori del settore, i nuovi interessati e i curiosi della gastronomia specializzata e del benessere. È inoltre punto di incontro e scambio delle comunicazioni e promozioni sul mollusco come alimento e ora anche come produttore della preziosa bava estratta.
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