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#Sarà il vivere da sola?
stephpanda · 4 months
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Posso dire? Particolarmente fiera del mio nuovo acquisto.
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COMBATTETEMI
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barrenwomb · 2 months
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sessione finita e bocciata a tutti i miei esami, anyway hru
personalmente mi sento abbastanza uno schifo perché sto avendo tipo la terza crisi di mezza età della mia vita e alla mezza età ci vuole ancora abbastanza tempo. la coinqui mi ha ricordato che prima o poi andrà a convivere con il ragazzo e che quindi io sono una persona fondamentalmente sola. ultimamente il mio umore è tre metri sotto terra a limonare con qualche anima in pena (la mia). te lo dico così, boh, mal comune mezzo gaudio ma a parte tutto mi piacerebbe avere la parolina di conforto magica che ti fa stare meglio ma non ce l'ho. anche perché è oggettivamente una merda ciò che mi dici, quindi inutile star qui a dirti eh va be' fa niente poi ci riprovi. sinc io ho toccato il fondo tante volte e comunque alla fine sono riuscita a concludere qualcosa e ad arrivare da qualche parte e quando dico fondo dico fondo. alla fine penso che in un modo o nell'altro ce la si fa sempre. non sto necessariamente parlando di esami e università. comunque boh non so perché ma è così. sarà un po' l'universo un po' l'istinto di sopravvivenza un po' il fatto che sei vivo e devi vivere e quindi, a parte casi estremi, non è che puoi fare altro. quindi un giorno ti svegli e ti dici ah ok boh allora va bene sono qui e sto facendo questa cosa e non ho più pensieri catastrofici o almeno non con la stessa frequenza di prima. incredibile. ti chiederei di venire a drogati con me ma forse non è una buona idea quindi il consiglio è: fai una lunghissima doccia calda e usa tutto il flacone di bagnoschiuma e anche quello di shampoo e poi metti così tanta crema per il corpo e così tanto deodorante e altre robe profumate che dopo ti si offuscano i sensi e svieni nel letto oppure vomiti. ma almeno sembri una caramella. bacini tvb università merda
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ross-nekochan · 5 months
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Ieri notte ho pianto un po'. Dovrebbe essere una bella notizia, dato che non lo faccio mai per colpa del mio cervello che mi obbliga a reprimere tutte le emozioni perché devo per forza essere forte e basta. Sarà forse stato il ciclo, che anche stavolta mi è arrivato dopo 40gg, forse (ancora) per colpa dello stress del lavoro.
Ultimamente mi sento sola e dimenticata dal mondo e a volte penso che morire qui sarebbe perfetto per sparire nel nulla facilmente. Tanto chi mi verrebbe a cercare? Nessuno. Basterebbe fare in modo che nessuno trovi il mio corpo e lasciare che marcisca così che nessuno possa essere avvisato e sparirei senza lasciare traccia.
Non so cosa fare. Né adesso né in futuro. Sebbene lavorare mi ammazzi lo spirito, in teoria non avrei di che lamentarmi: il leader è gentile, il lavoro non è difficile e ingestibile, posso vestirmi come voglio. Eppure mi sembra tutto vuoto. Guardo i dipendenti della multinazionale dove lavoro... saranno ricchi sfondati, eppure sicuramente anche loro avranno da lamentarsi, quindi ha veramente senso fare carriera? Che poi, anche se volessi, in che cosa potrei farmi una carriera? Una parte di me sta seriamente pensando di continuare in questa strada, specializzarmi in qualcosa di tecnico e diventare un'arrivista come tutti gli altri, solo per i soldi. Dall'altra... riuscirei a perseverare in questa decisione, io che non so nemmeno sicura se voglio davvero quello che ho deciso di mangiare a colazione? In questa società non posso servire a niente perché non ho studiato ingegneria, business, finanza, giurisprudenza. Mentre piangevo pensavo a mia madre, la persona che più odio e amo sulla faccia della terra e che una volta mi ha detto:"Perché vorresti dire che i tuoi esami sono più difficili di quelli di tuo fratello?!". Solo perché ho studiato umanistica e non ci sono numeri. Chi studia le materie STEM spesso viene additato e si sente uno sfigato. E invece i veri sfigati siamo noi, perché tanto è tutto facile. Quante volte l'ho sentita dire che mio fratello "ha fatto i sacrifici" - mai sentita una cosa del genere per me, nonostante è dalla triennale quando avevo 20 anni, che mi sveglio alle 6:30 per prendere il bus per raggiungere Napoli, mentre mio fratello andava comodamente in auto senza manco cambiare provincia; mai sentita per me nonostante abbia deciso di andare a studiare fuori, ma quello l'ho deciso io e quindi non vale come sacrificio. In più, ho ricevuto più soldi per vivere fuori - come se qualcuno avesse impedito pure a lui di farlo. Ha fatto tanti di quei sacrifici da non aver mai avuto bisogno di cucinare da solo, lavarsi la biancheria e spazzare a terra. Ora vive già con uno stipendio da pascià, un sacco di ferie, senza pagare quasi niente e lavorando da casa, con l'unico sacrificio di aver studiato 5 anni per laurearsi - come se avesse studiato solo lui. Vabbè ma si sa, ingegneria è più difficile...
Io continuo a fare sacrifici persino oggi, senza che mi venga riconosciuto da nessuno, sola come un cane e senza che io riesca a vedere la fine di tutto questo, mai. E se lo vai a dire a qualcuno, sai che rispondono? Lo hai deciso tu di trasferirti quindi non ti lamentare. Non posso nemmeno pensare: se mi sacrifico tot anni, dopo potrò finalmente riposare e godere dei frutti del mio sacrificio... perché questo supplizio potrebbe non avere mai fine. Solo perché non ho nessuna skill di valore da poter vendere nel mercato del lavoro.
Non mi posso lamentare del lavoro che faccio adesso eppure la sua vuotezza e sterilità mi porterebbe a volerlo cambiare. Ma per cosa? Esistono altre cose per me, laureata di merda senza skills importanti, che sono più stimolanti o quanto meno più remunerative? Forse no e quindi forse piuttosto che fare l'arrivista, sarebbe meglio abbassare la testa e continuare a fare la schiava del sistema.
Un sacco di volte mi sono lamentata del fatto che mi sveglio presto col mio coinquilino italiano e lui ha risposto:"Almeno tu lavori in ufficio, non ti lamentare. Io lavoravo in officina senza aria condizionata d'estate e senza riscaldamento d'inverno". Siamo arrivati a questo, alla guerra tra poveri. Mi devo sentire in colpa pure se non ho lo smartworking.
Tra l'altro sto notando di una cosa comune nella nostra generazione. Infatti lui, come l'altro coinquilino, dopo tot anni di lavoro e di soldi accumulati hanno deciso di venire qui per imparare la lingua e fare una sorta di investimento su se stessi. La mia amica pure, laureata in arte contemporanea, dopo un paio di anni di lavoro in un negozio di abbigliamento, dice che vuole perseguire la sua passione per il disegno e seguire un corso ad hoc.
Se penso a me, nemmeno questa cosa potrei farla. Che corso farei? Quale stravolgimento della vita potrei fare? Nessuno. Non ho altri interessi al di fuori della conoscenza in generale e nessun corso specifico che possa aiutarmi a migliorare la mia situazione o il mio status.
Sono vuota, persa, sola... vedo solo il buio davanti a me.
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principessa-6 · 1 year
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L'altro giorno una ragazza giovane mi ha chiesto:
"Cosa provi nell'essere vecchia"?
La domanda mi ha sorpreso molto, dato che non mi sono mai ritenuta vecchia. Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante. E riflettendo, ho pensato che;
invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che riflette nello specchio, ma non mi preoccupo di lei da molto tempo e non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto o perché non mangio alcune "cose". Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando la natura o navigando sui social.
Inoltre a chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora. A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 50? A chi interessa se voglio piangere per un amore perduto?
A chi interessa se cammino sulla spiaggia portando a spasso il mio corpo paffuto in bikini sotto lo sguardo da chi più di me se lo può permettere e a chi interessa se mi tuffo fra le le onde lasciandomi cullare.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma È la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere. Un cuore che non si è rotto è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e aver saputo conservare il sorriso della mia giovinezza. Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire:
"Mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera".
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui voglio vivere secondo le mie leggi. Quelle del mio cuore! Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato né preoccuparmi di quello che sarà, e nel tempo che rimane semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio... 🤍 💜
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burnphoenix · 6 months
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Per te
La parte più difficile di ogni cosa è iniziare, come adesso. Non è facile trovare le parole giuste per aprire la strada alle milioni di cose che vorrei dirti. Ogni inizio è spaventoso, difficile. E me lo ricordo bene che all’inizio di paura ne avevo tanta, temevo tutte le cose che avremmo dovuto vivere.
Tu sei la prima volta in cui ho perso il controllo, in cui mi sono buttata nel vuoto e mi sono detta -Ora o mai più-.
Sei il mio momento giusto, su questo non ho dubbi, mi sei piombato addosso per caso e senza alcuna pretesa, nessuna forzatura e nessuna speranza, sei semplicemente rimasto. 
A volte mi chiedo perché, dopo aver visto tutto il casino che sono, tu sia rimasto. 
Era troppo tempo che non davo fiducia a qualcuno ma stranamente con te mi sentivo al sicuro. 
Non sono abituata a stare bene, o comunque, non realmente. Ho sempre avuto relazioni sbagliate, relazioni dove quella fiamma magari si accendeva ma non mi riscaldava abbastanza.
Così sono rimasta lì, con le mani ghiacciate, e ho capito in fretta che a tenerle in tasca si scaldavano di più.
Poi sei arrivato tu, che magari non sei perfetto, ma sei reale. E’ bastato un istante, uno sguardo e ti ho riconosciuto, come se in fondo ti avessi sempre aspettato. Ogni tanto mi chiedo cosa starei facendo se tu non mi avessi mai scritto, se tu non mi avessi mai baciata, se fossimo rimasti solo amici. Siamo così simili ma in certi casi diversi, eppure sei esattamente quella parte che mi manca per essere come vorrei.
Non mi sono innamorata di te perché necessitavo di avere qualcuno al mio fianco, sono sempre stata bene da sola.
Mi sono innamorata di te perché mi sono sentita apprezzata, perché sei l’unica persona che mi restituisce tutto l’amore che do. Mi sono innamorata di te perché mi fai stare tranquilla. 
Ti ho parlato di qualsiasi cosa, quando per me parlare di sentimenti o emozioni risulta essere complicato. 
Ti ho amato fin da subito ed ho avuto paura della velocità con cui un sentimento del genere sia cresciuto. 
Ormai occupi tutto, tutto lo spazio che c’è, sei ovunque e neanche me ne rendo conto. Hai reso tutto pieno di significato, pieno d’amore e di timori. 
Lo so che è un casino. Che siamo sempre troppo impegnati per dedicarci tutto il tempo che meriteremmo. Però io dico di tenere duro, non dico che sarà una passeggiata o che sarà tutto perfetto, ma sarà più facile e sarà nostro.
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occhietti · 8 months
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Insegnerò a mia figlia ad essere se stessa.
A ricordarle di sorridere anche quando non è facile.
Le insegnerò che l’amore non è come lo raccontano le favole, ma la spronerò a conoscerlo. A viverlo.
Le dirò che il tempo non cancella niente, ma che aiuta a stare meglio. A ritrovarsi.
Le insegnerò ad amare se stessa e poi gli altri. A non accontentarsi di chiunque.
Le insegnerò ad asciugarsi le lacrime dopo ogni pianto.
Le insegnerò che non sono sempre gli altri a deludere, a volte sarà anche lei a farlo.
Le insegnerò a vivere di pancia e secondo le sue emozioni.
Le insegnerò che spesso, il bene non riceve altrettanto bene. Ma non le dirò di smettere di donarlo.
Le insegnerò a camminare a piedi nudi sull'erba bagnata, a sentirsi libera ma padrona del suo cammino.
Le insegnerò ad entrare in punta di piedi nelle vite altrui.
Le insegnerò ad andare avanti anche con il mondo contro.
Le insegnerò che non sempre è tutto come sembra, ma che ogni cosa va vissuta prima di giudicarla, affinché possa riconoscere il bene ed il male. Ci sono cose che mi auguro viva, ed altre che si limiti a conoscerle.
Le insegnerò a credere che, se qualcosa la vuole davvero, questa è facile che si avveri.
Le insegnerò a non arrendersi, a prendersi in braccio e portarsi in salvo perché, ahimè, spesso sarà da sola a doverlo fare.
Le insegnerò in fine, che le cicatrici hanno una storia e che ad ogni modo saranno una vittoria.
- Mariarca Cacace
Alle mie figlie ❤️❤️...
@occhietti
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solosepensi · 11 months
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Cara ragazza,
mentre ti scrivo ho di nuovo 19 anni, sono seduto sulle scale della cucina a far asciugare i capelli al sole, poi passerò a prenderti con l’Ypsilon 10 di mio padre. È la fine dell’estate della maturità, ho la patente da un mese, tu sei l’amore che voglio. A novembre andrò a studiare a Venezia e mi lascerai. Ti chiamerò ogni sera nell’autunno più piovoso della storia, dalla cabina telefonica di Rialto, tua sorella ogni volta mi dirà: «Non c’è, è fuori con Luca». Io riappenderò, poi urlerò, poi il mio amico Carlo mi dirà: «Andiamo a bere».
Ci rimetteremo insieme dopo 4 mesi interminabili, il giorno in cui scoprirò che Luca non esiste, ma è solo il nome che dai alla tua paura. La maniera che hai per dirmi: «Fammi vedere quanto ci tieni. Torna a prendermi». Quando lo farò, saremo due pesci che finalmente riguadagnano l’acqua. Sarà un anno di mani che si sfiorano, baci con le labbra screpolate, film al cinema di cui non ricordo niente, poi l’estate di nuovo addosso.
Ci lasceremo in inverno, per mia scelta e per la convinzione che mi spetti, stavolta, il tuo dolore per il mio abbandono. La realtà è che sentire di averti già trovata è una consapevolezza che a 21 anni mi sconvolge. È più gestibile la presunzione di poterti tornare a prendere, di nuovo, un giorno.
Quel giorno non ci sarà. Ci sarà invece chi dopo l’incidente mi dirà: «Se fosse rimasta con te magari sarebbe ancora viva». Ci saranno il senso di colpa che mi accompagnerà a lungo come un secondo battito, l’inutilità delle lacrime, la prima scoperta del “mai più”. Passerà del tempo e arriveranno altre ragazze, in ciascuna di loro avrò la sensazione di cercare qualcosa di te. Finirà ogni volta, perché non ti troverò mai. Né in loro, né da nessuna parte.
L’amore non passa nella vita una sola volta, per nostra fortuna. Quel che non torna è la prima opportunità di avere coraggio, l’occasione decisiva di restare, quella di dirsi per la prima volta: due. Può accadere che arrivi troppo presto, oppure troppo tardi, ma se la riconosci devi decidere subito cosa farne, perché la vita non aspetta i tuoi ritorni.
Oggi sono passati più di vent’anni, ho una compagna che amo, tre figlie che sono la luce dei miei giorni, per vivere racconto storie. Ogni volta che mi capita di scrivere dell’amore sono per un attimo di nuovo là, sotto quella pioggia, dentro a quella cabina del telefono. Immagino di poterti chiamare dall’adesso, solo per ringraziarti. Per dirti che quando mi è passata davanti la mia seconda occasione di restare me ne sono accorto subito, perché per la prima volta non ti stavo più cercando. Ma soprattutto perché, di nuovo, ho avuto la tentazione di andare via, a causa della mia paura alla quale un giorno ho dato un nome di ragazza.
Sono rimasto anche pensando a ciò che la mia stupidità ci ha fatto perdere per sempre. Sono rimasto sentendo che l’amore che resta può fondarsi anche su quello che non torna, ma solo se permetti all’amore che non torna di essere la strada che ti porta verso l’amore che resta.
(Matteo Bussola)
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0ssim0r0 · 8 months
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L'altro giorno, una ragazza giovane mi ha chiesto: "cosa provi nell'essere vecchia"?
Mi ha sorpreso molto la domanda, dato che non mi sono mai ritenuta vecchia.
Quando la ragazza ha visto la mia reazione, immediatamente si è dispiaciuta, ma le ho spiegato che era una domanda interessante.
E poi ho riflettuto, ho pensato che invecchiare è un regalo.
A volte mi sorprende la persona che vedo nel mio specchio.
Ma non mi preoccupo di lei da molto tempo. Io non cambierei nulla di quello che ho per qualche ruga in meno ed un ventre piatto.
Non mi rimprovero più perché non mi piace riassettare il letto, o perché non mangio alcune "cose". Mi sento finalmente nel mio diritto di essere disordinata, stravagante e trascorrere le mie ore contemplando i fiori.
Ho visto alcuni cari amici andarsene da questo mondo, prima di aver goduto della libertà che viene con l'invecchiare.
A chi interessa se scelgo di leggere o giocare sul computer fino alle 4 del mattino e poi dormire fino a chi sa che ora?
A chi interessa se ballo da sola ascoltando la musica anni 60?
E se dopo voglio piangere per un amore perduto?
E se cammino sulla spiaggia in costume da bagno, portando a spasso il mio corpo paffuto e mi tuffo fra le onde lasciandomi da esse cullare, nonostante gli sguardi di quelle che indossano ancora il bikini, saranno vecchie anche loro se avranno fortuna.
È vero che attraverso gli anni il mio cuore ha sofferto per la perdita di una persona cara, ma è la sofferenza che ci dà forza e ci fa crescere.
Un cuore che non si è rotto, è sterile e non saprà mai della felicità di essere imperfetto.
Sono orgogliosa di aver vissuto abbastanza per far ingrigire i miei capelli e per conservare il sorriso della mia giovinezza, di quando ancora non c'erano solchi profondi sul mio viso.
Orbene, per rispondere alla domanda con sincerità, posso dire: mi piace essere vecchia, perché la vecchiaia mi rende più saggia, più libera!
So che non vivrò per sempre, ma mentre sono qui, voglio vivere secondo le mie leggi, quelle del mio cuore. Non voglio lamentarmi per ciò che non è stato, né preoccuparmi di quello che sarà. Nel tempo che rimane, semplicemente amerò la vita come ho fatto fino ad oggi, il resto lo lascio a Dio.
Autore sconosciuto
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Ossimoro
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credoinunoi · 1 year
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Voltare pagina o chiudere direttamente il libro?
Io e te non ci lasceremo mai del tutto, sono convinta di questo, o almeno io non riuscirò mai a farlo, so che ci sarà sempre uno spiraglio in cui tu potrai entrare. Sei stato il mio grande amore e lo posso affermare con certezza. Magari non mi crederai ma io lo sento dentro di me,nel più profondo.
Sei stato la mia salvezza e la mia rovina allo stesso tempo, hai salvato il mio cuore, sei stata la mia luce. Ma l’hai anche distrutto e calpestato più volte.
Io sono un caso perso,un trauma unico che cammina ma mi hai cambiata,sei dentro di me e non posso fare nulla per cambiare questo
Sei stata la prima persona che ho fatto entrare dentro di me,ti ho dato tutto quello che potevo, il nostro amore mi ha consumato però.
Sei riuscito a salvarmi, l’unico con la quale mi sia aperta davvero, le mie paure più grandi le sai solo tu.
E per quanto io voglia, e ci abbia provato e sperato tu non mi vorrai mai come io voglio te.
Torni e scompari perché sai che io sarò sempre ferma ad aspettarti, ma le cose non possono più funzionare così, ogni volta che ti allontani da me io mi autodistruggo, e non posso più permettermelo, voglio stare bene con me stessa e così non ci riesco. Devo imparare a lasciarti andare, lo devo fare per me e anche per te.
Ti auguro tutto il bene che posso, spero tu possa realizzare i tuoi sogni e sopratutto spero che un giorno svegliandoti la mattina ti sentirai finalmente felice e contento di ciò che sarai diventato, vali tanto e ricordalo sempre.
Sei il ragazzo più complessato che conosco, chiuso e schivo con tutti ma so anche che se vuoi hai il cuore più grande e pieno d’amore anche più del mio perché io in primis ne ho avuto un pezzetto, ma so che c’è ne molto di più, conservalo bene perché è la cosa più preziosa che hai.
Ti amo follemente e so che sempre sarà così.
Sei il mio filo rosso e credo che saremo collegati per sempre.
Ma ora ti lascio andare per la tua strada, è il gesto d’amore più grande che possa fare,non posso continuare ad essere egoista e tenerti per me, hai molto da dare e una vita da vivere.
Mi hai aiutato a combattere i miei demoni, ma non li ho distrutti, mi hai dato le basi per farlo e ora è arrivato il momento di imparare a farlo da sola, più volte ho toccato il fondo e sperato di annegarci completamente ma non posso contare sempre sull’aiuto degli altri devo farlo solo su di me e questo me l’hai insegnato tu
Ti ho amato così tanto da amarmi così poco, dimenticando di proteggere me stessa, mi sono tratta come una cosa vecchia da dimenticare solo perché tu ti stavi dimenticando me, e ho pensato che in fondo non mi amo solo perché non mi sento più amata da te. E capisci bene anche tu che questo è sbagliato.
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couragescout · 8 months
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Ho letto dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo e mi sono salite le lacrime agli occhi. Ogni giorno viviamo con il terrore addosso solo perché siamo nate donne in un mondo che non ci tutela. E sarà così per tutta la nostra vita.
Ogni giorno quando torno a casa, inconsciamente, ringrazio di esserci tornata sana e salva, che sia di mattina, di pomeriggio o in piena notte. Ogni giorno, inconsciamente, aumento il passo quando finisco in una zona poco illuminata, quando mi rendo conto che non c’è nessuno oltre me su quel marciapiede, quando vedo solo uomini o ragazzi nei dintorni. Ogni giorno mentre aspetto il pullman cerco sempre una ragazza a cui mettermi vicina. Ogni giorno mi faccio sempre mille pare su come vestirmi, se magari voglio mettere quel vestitino o quella gonna un po’ più corta. Ogni giorno cerco di sentire i miei genitori per farli stare tranquilli che vada tutto bene e che io stia bene. Ogni notte controllo due volte di aver chiuso tutti i portoni, le finestre e le porte. Ogni notte dormo con la lucetta accesa e con la musica in riproduzione per rassicurarmi e per non farmi salire l’ansia. Ogni volta che voglio prenotare una gita, una vacanza o un viaggio da sola prego sempre che non mi accada nulla.
Vivere così è vivere nella paura e nel terrore continuo. Non sentirsi mai libera per davvero è una sensazione di impotenza che mi fa venire la nausea. Io voglio essere libera di vivere la mia vita senza quella vocina nella mia testa che ad ogni dannatissimo articolo dice “Io oggi sono al sicuro, ma lei ieri non lo è stata”.
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io-e-la-mia-mente · 4 months
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Quanta attesa per arrivare a quel giorno e per viverne i successivi, non passava mai il tempo.. Com'è che questo famigerato si fa tanto prezioso e crudele , si fa beffe dei cuori trepidanti e non si cura delle lancette che spostiamo indietro.. Quando vuole corre e fa altrettanto quando vuol invece andare piano piano , lento lento .. Per arrivare a quel bellissimo giorno aveva scelto di andare piano piano , per farmi vivere quei giorni aveva invece deciso di correre e per quel saluto tanto doloroso è tornato a scorrere lento.. Non so se riuscirò mai a fermare le lacrime quando ti saluto, staccarmi da Te è sempre una grande sofferenza, e so bene che non è un addio , ma non c'è niente da fare , un vuoto e una morsa allo stomaco mi attanagliano ogni volta .. Cosa è mai l'appartenenza ? Appartenere è sentire un abisso quando non ci sei? Appartenere è vivere in apnea quando non ti sono vicina? Appartenere è sofferenza dell'animo ? Sono arrivata a casa dopo aver vissuto giorni di puro godimento fisico , mentale, emozionale , emotivamente intensi, appaganti, duri , di insegnamento e conoscenza reciproca più profonda che mai , e adesso che sono qui mi sento sola, mi giro e non ti vedo , guardo il letto e non ti vedo , vado in bagno e non trovo il Tuo spazzolino , non sento il Tuo odore , avverto solo vuoto e un silenzio poco naturale .. So che ci vorrà un pò per abituarmi nuovamente ai ritmi senza la Tua presenza, sarà difficile, non privo di crisi , ma , ti porto dentro di me mio adorato Padrone , e ti sentirò vicino anche se non sarai qui ad accarezzarmi il viso , mi basterà chiudere gli occhi per poterti toccare nei miei sogni
schiava-di-ING
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donaruz · 10 months
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13 LUGLIO 1954 moriva FRIDA KAHLO
Un corpo fragile e uno spirito indomito.
Una vita difficile, quella di Frida Kahlo, segnata dalla lunga malattia e da grandi passioni, vissute senza remore, incondizionatamente con tutta sé stessa, abbandonano al cuore la razionalità.
La passione per l’arte, quella per il suo Messico e l’amore tormentato per Diego Rivera, il compagno di una vita.
Quella di Frida è stata una vita breve ma ricchissima perché vivere col cuore non significa limitarsi a contare i giorni, i mesi o gli anni, ma significa contare le emozioni, perché la vita non è mera sopravvivenza. E non è vero che chi vive più a lungo vive di più.
Frida Kahlo è stata un’artista coraggiosa, capace di trasformare la sofferenza in ispirazione, le sconfitte in capolavori, plasmando opere che sono un urlo orgoglioso e potente alla sfida del vivere.
LA VITA E LE OPERE DI FRIDA KAHLO:
RIASSUNTO IN DUE MINUTI (DI ARTE)
1. Frida Kahlo (Coyoacán 1907 – 1954) è considerata una delle più importanti pittrici messicane. Molti la annoverano tra gli artisti legati al movimento surrealista, ma lei non confermerà mai l’adesione a tale corrente.
Fin da bambina dimostra di avere un carattere forte, passionale, unito ad un talento e a delle capacità fuori dalla norma. Purtroppo la sua forza di carattere compensa un fisico debole: è infatti affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, non riuscendola così a curare nel modo adeguato.
2. La prova più dura per Frida arriva però nel 1925. Un giorno, mentre torna da scuola in autobus viene coinvolta in un terribile incidente che le causa la frattura multipla della spina dorsale, di parecchie vertebre e del bacino. Rischia di morire e si salva solo sottoponendosi a 32 interventi chirurgici che la costringono a letto per mesi.
Ha solo 18 anni e le ferite al fisico la faranno soffrire per tutta la vita, compromettendo irrimediabilmente la sua mobilità.
3. Durante i mesi a letto immobilizzata da busti di metallo e gessi, i genitori le regalano colori e pennelli per aiutarla a passare le lunghe giornate. Questo regalo darà avvio ad una sfolgorante carriera artistica.
La prima opera di Frida è un autoritratto (a cui ne seguiranno molti altri) che dona ad un ragazzo di cui è innamorata.
4. I genitori incoraggiano sin da subito questa passione per l’arte, tanto da istallare uno specchio sul soffitto della camera di Frida, così che possa ritrarsi nei lunghi pomeriggi solitari. È questo il motivo dei numerosi autoritratti dell’artista. Lei stessa dirà: “Dipingo autoritratti perché sono spesso sola, perché sono la persona che conosco meglio”.
5. Frida Kahlo nel 1928, a 21 anni, si iscrive al partito comunista messicano, diventando una convinta attivista. È in quell’anno che conosce Diego Rivera, il pittore più famoso del Messico rivoluzionario. Lo aveva incontrato per la prima volta quando aveva solo quindici anni (e lui trentasei), sotto i ponteggi della scuola nazionale preparatoria, mentre Diego stava dipingendo un murale per l’auditorium della scuola.
6. Nel 1929 sposa Diego, nonostante lui abbia 21 anni più di lei e sia già al terzo matrimonio. Inoltre Diego ha fama di “donnaiolo” e marito infedele. Il loro sarà un rapporto fatto di arte, tradimenti, passione e pistole. Lei stessa dirà: “Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego Rivera.”
7. Frida Kahlo ha avuto molti amanti (uomini e donne), tra cui il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton, ma non riuscì mai ad avere figli, a causa del suo fisico compromesso dall’incidente. Quando rimase incinta del primo figlio, Frida fece di tutto per portare avanti la gravidanza. Si dovette arrendere solo quando i medici la costrinsero ad abortire per evitare che perdessero la vita sia lei che il bambino.
8. Frida Kahlo e Diego potevano considerarsi una “coppia aperta”, più per le infedeltà di Diego che per scelta di Frida, che soffrì molto per i tradimenti del marito che ebbe persino una relazione con la sorella minore di Frida, Cristina.
Vista l’impossibilità di fare affidamento sulla fedeltà di Diego, i due decisero di vivere in case separate, unite tra loro da un piccolo ponte, in modo che ognuno di loro potesse avere il proprio spazio “artistico”.
9. Le opere di Frida kahlo sono spesso state accostate al movimento Surrealista, ma Frida ha sempre rifiutato tale vicinanza sostenendo: “Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni”.
10. L’album dei Coldplay Viva la vida or Death and All His Friends (2008) si ispira ad una celebre frase che la Kahlo scrisse sul suo ultimo quadro, otto giorni prima della sua morte a soli 47 anni per cause ancora non del tutto certe.
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flyber · 6 months
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Associo il vero amore, quello che ti fa vivere in quella continua, sottile ma pervadente emozione che provi quando sei vicino al tesoro che governa i tuoi respiri, alla consapevole follia, in quanto la passione non si governa. Devi essere certo di non possedere il minimo germe di violenza in te, di essere disponibile a spogliarti non dei vestiti, quello è troppo facile, ma dei pensieri più reconditi e vergognosi, delle paure e dei tabù, di quell’intimità che hai pensato appartenesse solo a te e ora invece la vuoi regalare a chi rende reale il sogno più bello. Per quanto sia difficile da realizzare sembra scontato, ma se ci pensi bene succede una volta sola nella vita, se succede. Poi amerai, costruirai una famiglia, conoscerai mille gioie, sarai insomma felice. Ma l’amore folle è un’altra cosa, rarissimo, per chi sa di rischiare, per chi è consapevole che dopo sarà tutto diverso e non calcola, vive ogni secondo come se fosse l’ultimo. (F)  ��
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- “Dove sono le tue ali? È il momento di usarle."
- “Non le ho più... Me le hanno tagliate. Tanti anni fa."
- “Che sciocchezza... le ali sono come i capelli. Se vengono tagliate loro mica spariscono. Si rafforzano."
- “Ma io da allora non le ho più."
- “Perché le hai nascoste. Sotto abiti pesanti. Prova a spogliarti e loro spunteranno."
- “Dopo tanto tempo dici che sono ancora lì sotto?"
- “Di sicuro. Fanno parte di te. Non potresti vivere senza. Puoi nasconderle ma non eliminarle."
- “Se mi spoglio di tutti gli strati non mi riconoscerò più."
- “Proprio così devi essere. Libero da qualsiasi identificazione. È l'unico modo per poter volare."
- “Ho paura di perdermi..."
- “Accadrà. È la sola via per ritrovarti. E per iniziare ad usare le tue potenti ali."
- “Allora inizio a spogliarmi. Ma c'è il rischio che fuggirai se mi vedrai nudo."
- “Amo le tue ali, non i tuoi abiti."
- “Amerai anche il mio volo se mi porterà lontano da te?"
- “Soprattutto quello. Siamo nati per aprire le nostre ali, non per immobilizzarle. Vola! Dovunque il tuo cuore ti condurrà. E se anch'io riuscirò a compiere il mio volo magari ci ritroveremo là, nel regno della libertà. Allora sarà un incontro sacro, non formato da contratti e catene. Ma da preziosi tocchi d'anima."
Elena Bernabè
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anyalm · 9 months
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Vorrei poter dire quello che realmente penso e sento dentro. Vorrei poter gridarti addosso cosa provo per te, eppure è tutto così bloccato, problematico e difficile. O forse è tutto inesistente. In realtà tu non mi piaci neanche. Sarà così. E' solo un gioco, un fottuto trip mentale e sadico del mio cervello che vuole farmi vivere nel dramma esistenziale per non trascinami nel piattume che è la mia vita. Conosco e sto attenta a tutti i tuoi dettagli. Ma non mi piaci. Vivo delle montagne russe, ma che dico, attimi lunghi giornate, settimane e ormai mesi, di puro Oblivion. Tu non mi piaci. Non mi piaci neanche un po'. Odio. Odio il tuo modo di parlarmi. Odio la tua risata, il tuo sorrido; il tuo modo buffo di camminare in punta di piedi come se la gravità per te non esistesse. Odio le tue dannate cuffie sempre all'orecchio. Odio il modo con cui tieni la sigaretta tra le dita e il tuo modo di darmi fastidio. Odio la tua barba quando è incolta. Odio il tuo "eh" detto per prendermi in giro e odio sopratutto come mi rendi così tanto invulnerabile, sbagliata e costantemente in difetto. Odio che tu riesca sempre ad avere ragione e quando hai torto non ammetti l'errore. Odio la tua disponibilità e odio quando ti alteri e mi stacchi il telefono in faccia! Lo odio talmente tanto che quando lo fai, vorrei spaccarti qualcosa addosso. Oddio che riesci ad incazzarti con me in un modo spropositato quando sei al telefono e quando invece mi hai davanti non riesci. Odio gli atteggiamenti ambigui, e le continue attenzioni poco chiare che mi confondono i pensieri, i gesti, le azioni e i sentimenti. Odio quando fai le domande ma non vuoi sentire risposta. Odio quando pensi che il tuo lavoro sia così inscindibile da te. Odio doverti condividere con duecento mila persone. Odio non poter far con te una conversazione normale e senza essere interrotti da tremila chiamate. Le cuffie te le sbatterei a terra e le macinerei nel mortaio. Odio troppe cose, ma più di tutte odio me che ti dedico pure dei pensieri. Mi odio perchè non mi rendo conto dell'illusione che mi sto creando da sola: e ancora di più odio che non posso ammettere nulla di tutto questo a te. O forse è proprio questo a rendere tutto così snervante e piacevole, il fatto di non poterti dire nulla e a vivere continuamente come se nulla fosse, come se io non morissi ogni volta che mi fai anche un semplice appunto. Odio pendere dalle tue labbra e odio essere arrabbiata quando tu sei arrabbiato e non puoi prendertela con nessuno e ti vedo così frustrato che vorrei solo poterti abbracciare e stringenti forte da non sentire più nulla per qualche secondo di pace. Odio tutto questo. Odio te. Ma odio più me e tutto questo odio che sento e che mi fa respirare così faticosamente.
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allecram-me · 7 months
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Mi pronuncio
Questo anno bianco di rumore e di umori fugaci è passato, e poche brecce nel muro di quella geometria serrata che ho imposto ai miei giorni hanno derogato il suo ritmo regolare. Praticamente, nel mio tentativo diretto e disperato di agire piuttosto che pensare, mi sono attribuita un sacco di responsabilità nuove, che dovevano avere il gusto della libertà dai vecchi epiteti, e dal naufragio che mi lasciavo alle spalle. Responsabilità estemporanee del tipo di indugiare tutta la serata in cucina, sigaretta dopo sigaretta, chiacchiera dopo chiacchiera - non vivere più sola mi ha posto condizioni che ho abbracciato come venivano, l’affitto sulle spalle lo pago ogni mese senza pensarci, e le bollette non le aspetto: i soldi che ci sono, se ne vanno, col tutto che mi fa meno effetto dello scorrere invano dell’acqua di quelle fontanelle pubbliche che ancora non hanno un interruttore a richiedere al flusso uno scopo. Sono sincera nel dire che non ho più chiesto a me stessa un bilancio, e lo testimoniano tutte le parole che avrei potuto scrivere - pensare - e che, sul serio, non sono venute più fuori. Adesso però sono qui a spolverare i banchi del mio dolcissimo e storico tribunale, e la tentazione potrebbe essere fortissima, è la cosa più animale che una creatura cerebrale come me potrebbe sperimentare in un lasso di tempo molto, moltissimo lungo. Sarà la voce che legge a giudicarmi, mi assolverò o disprezzerò con l’eleganza del distacco, la prossima volta. Poco fa ho fatto esperienza del fatto che questa capacità non si è persa al netto del poco esercizio, e a dire il vero a volte mi capita di trovarmi anche divertente, ma la verità è, credo, semplicemente che mi voglio bene come so voler bene al prossimo, e anche un po’ di più.
Qui giace, dunque, l’ammissione che mi piace davvero raccontare le mie storie, e forse sono a questo punto anche pronta a far pace col fatto che no, non era per le mie energie un percorso obbligato, non c’è determinismo a dettarmi una certa via di fuga alle pulsioni, adesso sì che ho in tasca un sacco di carte, le alternative. Il cerchio lo potrei chiudere dicendo che, in fondo in fondo, questo modo tutto sommato caratteristico di accettare sfaccettature di me attraverso esperimenti di astensione e imbocco della strategia diametrale, per imparare contemporaneamente il limite e l’onnipotenza, è il motore irriducibile di tutte le storie, e probabilmente assomiglia pure all’orizzonte di libertà coltivato in terapia, per quello che m’immagino. Come ballare, parlare in pubblico, non scrivere, disinnamorarsi, vivere in questo quartiere piuttosto ostile, lavorare per persone i cui valori sono il rovescio del mio cielo, fare chilometri a piedi per conquistare un tragitto in treno incredibilmente corto. E in tutto questo, poi, amarmi davvero, pelle, depressione, voce e ossa.
Mi è venuta voglia di farmi un tatuaggio, e di incidermi da qualche parte addosso qualcosa di molto simile a ciò con cui introdurrò nell’arco di un anno la mia tesi di dottorato. L’anima, la salvezza, la legittima, sacrosanta maniera squisitamente soggettiva di tenere insieme queste cose: dio mi fulmini se mi dimentico ancora di questo diritto. Dio mi fulmini se torno indietro. Ci meritiamo tutto: il rispetto, la scienza, e le storie. E anche la pace. Ci meritiamo di dimenticare, di ricordare, e di passeggiare tranquillamente in questo bosco.
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