I Custodi delle Residenze tra riflessività e partecipazione: per uno «spettatore emancipato»
La vitalità e il valore delle residenze artistiche «quali esperienze di rinnovamento dei processi creativi, della mobilità, del confronto artistico nazionale e internazionale, di incremento dell’accesso e di qualificazione della domanda» (DM 1° luglio 2014, n.17 art.45) è noto da tempo. Vere e proprie botteghe d’arte dove la multidisciplinarietà delle proposte creative incontra le comunità territoriali di riferimento, le residenze artistiche si stanno distinguendo per essere un modello per la valorizzazione dei giovani artisti, per la cura e l’accoglienza dei processi creativi, per la rigenerazione dei luoghi e spazi periferici e per l’attenzione rivolta alla mediazione culturale. È parte di questo sistema il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna, La Corte Ospitale_L’arboreto – Teatro Dimora, che da due anni il Centro promuove e sostiene il bando ERetici_Le strade dei teatri «per comprendere e rilanciare le esigenze artistiche e organizzative di giovani artisti (singoli artisti e formazioni artistiche) che si affacciano o si sono appena inseriti nel contesto delle arti sceniche e performative contemporanee» (Bando ERetici 2021). Attraverso una call viene selezionato un giovane artista che risiede in Italia e che rientra nella fascia anagrafica under 28[1]. Quest’anno è stato selezionato[2] il danzatore e coreografo Massimo Monticelli[3], che ha presentato il progetto coreografico Cassandra o della Verità.
Al percorso creativo è affiancato un percorso di accompagnamento formativo curato da cinque tutor - Gerardo Guccini, Enrico Pitozzi, Elena di Gioia, Daniele del Pozzo e BAM! Strategie Culturali che si è aggiunto in questa seconda edizione - che l’artista ha al suo fianco durante i quattro periodi di residenza che si svolgono tra Mondaino (RN), sede de L’arboreto, e Rubiera (RE), sede de La Corte. La seconda edizione di ERetici si è anche proposta di «sperimentare, insieme all’accoglienza e cura dei processi di ricerca e creazione degli artisti, un analogo percorso di ascolto, analisi e accompagnamento degli sguardi degli spettatori: una seconda call è stata riservata, quindi, agli spettatori under 30 dell’Emilia-Romagna, I Custodi delle Residenze» (Bando ERetici 2021).A fronte delle 23 domande ricevute, sono stati selezionati 10 giovani spettatori[4], scelti per differenti provenienze geografiche, differenti formazioni e non attivi nel settore delle arti performative, che hanno costituito una comunità itinerante onlife (Floridi 2017) che ha partecipato ai progetti di residenza a Mondaino e Rubiera, di concerto con Massimo Monticelli e il suo gruppo di lavoro (Giordana Patumi e Tommy Cattin, aiuto regia e Marco Pedrazzi, musica), i tutor e le due strutture del Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna.
Attraverso il framework di quello che viene definito partecipatory turn (Bonet, Négrier 2018) e quindi osservando le molteplici modalità di partecipazione e cultural mediation (Sarrouy 2015; Lussier 2021; Quintas 2020) attivate in differenti contesti e in particolare nel settore delle residenze artistiche (Biondi, Donatini, Guccini 2013; 2015; Agustí Bonet et al 2015), il presente articolo analizzerà l’esperienza partecipativa dei Custodi delle Residenze. Attraverso l’osservazione dei partecipanti, la partecipazione attiva alle discussioni che si sono sviluppate e l’analisi dei dati raccolti, lo studio ha osservato come le relazioni tra spettatore e artista durante l’esito della residenza sono generate e influenzate dalle relazioni promosse attraverso i momenti di residenza condivisa e l’osservazione del processo creativo: la fruizione delle prove aperte offre la possibilità di relazioni diverse tra spettatore e artista, rispetto a quelle tra pubblico e artista durante la performance vera e propria. L’obiettivo è dunque quello di valutare, grazie al confronto diretto con i Custodi e la compagnia, l’impatto di questa esperienza, cercando di sintetizzare le condizioni di successo e i limiti dell’esperienza di partecipazione durante il processo creativo, al fine di trarre alcune buone pratiche per i Custodi del futuro.
Screenshot dal primo incontro online con I Custodi delle Residenze
Il contesto della ricerca
Se da una parte la specificità del dispositivo teatrale, la relazione attore-spettatore, ha fatto sì che la riflessione sullo spettatore sia sempre stata centrale negli studi teatrali e nelle pratiche teorico-artistiche dei maestri del Novecento, dall’altra si possono rintracciare, sulla scia delle ricerche di François Matarasso (2004), alcune traiettorie storiche e di pensiero che hanno portato alla centralità su questo tema: a) la diffusione del concetto di “democratizzazione della cultura” (anni ’50); b) l’intersezione tra il tema della partecipazione culturale e dello sviluppo economico e sociale (anni ’90); c) lo sviluppo della condizione partecipativa digitale (dai primi anni del 2000).
Nonostante quindi l’attualità dell’audience development, che trova sempre più spazio all’interno delle politiche culturali europee, il tema della partecipazione culturale non è nuovo. Al contrario se ne parla già dalla metà del secolo scorso; nuova è la prospettiva da cui lo si guarda ed è proprio in questo senso che si parla dipartecipatory turn (Bonet, Négrier 2018) quella svolta che ha caratterizzato negli ultimi decenni differenti contesti, dalla cultura all’educazione alla politica, e di riflesso anche le arti dello spettacolo dal vivo, portando l’attenzione sulla partecipazione dei cittadini. Clare Bishop specifica, inoltre, come non si tratti solo di una svolta partecipativa quanto piuttosto di un vero e proprio social turn (Bishop 2012), facendo coincidere quella che lei definisce terza ondata della svolta sociale, con quegli stessi anni a cavallo tra fine ’90 e inizi 2000 in cui viene collocato il partecipatory turn (Bonet, Négrier 2018):
«From a Western European perspective, the social turn in contemporary art can be contextualised by two previous historical moments […]: the historic avantgarde in Europe circa 1917, and the so- called ‘neo’ avantgarde leading to 1968. The conspicuous resurgence of participatory art in the 1990s leads me to posit the fall of communism in 1989 as a third point of transformation […] Each phase has been accompanied by a utopian rethinking of art’s relationship to the social and of its political potential – manifested in a reconsideration of the ways in which art is produced, consumed and debated.» (Bishop 2012, 3)
Per comprendere questa svolta, contestualizzandola nel nuovo secolo, si possono osservare le varietà di approcci partecipativi esistenti in campo culturale europeo e, come emerge dall’importante studio Be SpectACTive! Challenging Participation in Performing Arts (Agustí, L. B et al. 2018) le modalità che vengono messe in campo sono molto diverse e vengono attivate non solo dagli artisti ma anche da altre figure che operano nel campo della cultural mediation (Sarrouy 2015; Lussier 2021; Quintas 2020). Alan Brown, Jennifer Novak-Leonard e Shelly Gilbride (2011) hanno stabilito cinque differenti modalità di partecipazione, che si distinguono per il grado di coinvolgimento dei partecipanti. Il grado zero è definito Spectating, «is fundamentally an act of receiving a finished artistic product. It is therefore outside the realm of participatory arts practice» (Brown, Gilbride & Novak 2011, 4). Al secondo livello si parla di Enhanced Engagement, «educational or “enrichment” programs may activate the creative mind, but for the most part do not involve creative expression on the part of the audience member» (ibidem). Segue il Crowd Sourcing, terzo grado di coinvolgimento dove l’«audience becomes activated in choosing or contributing towards an artistic product» (ibidem). Si parla, poi, di Co-creation quando l’«audience members contribute something to an artistic experience curated by a professional artist» (ibidem). E infine, al massimo livello di coinvolgimento, si parla di Audience-as- Artist quando «audience members substantially take control of the artistic experience; focus shifts from the product to the process of creation» (ibidem).
Una sezione del progetto europeo Be SpectACTive! è, inoltre, specificatamente dedicata alla partecipazione degli spettatori all’interno degli spazi di residenza. Le residenze partecipative non sono infatti una nuova pratica nel campo delle arti dello spettacolo, ma molte di queste esperienze artistiche coinvolgono i cittadini, le comunità territoriali, in quanto non professionisti che entrano a far parte della produzione di un’opera, considerando quindi la partecipazione come il fondamento stesso di una pratica artistica. In questi casi l’attivatore è spesso lo stesso artista mentre un’altra modalità di coinvolgimento, quale quella attuata nei confronti dei Custodi delle Residenze, l’interazione e l’attivazione alla partecipazione viene solitamente osservata e in qualche modo “guidata” da un mediatore che non è un artista ma
«depending on the cultural project, its nature, and its goals, the mediator* may be defined as an informer, a guide, a teacher, or in another role. The mediator’s primary function is to encourage liaisons between the cultural object (material production or creative process) and individuals. His or her work will be modulated and redefined to adapt to specific aspects of targeted groups, publics, and individuals, and to the artistic, cultural, and social context within which they fit» (Quintas 2020, p.6).
Nel caso specifico del progetto ERetici 2021, Silvia Ferrari per La Corte Ospitale e Francesca Giuliani per L’arboreto – Teatro Dimora, curatrici dei progetti di formazione del pubblico delle due strutture, hanno accompagnato i Custodi delle Residenze nelle riflessioni e nell’attivazione di differenti modalità di relazione con la compagnia, il processo creativo e l’esito finale di Cassandra o della verità, che si è tenuto il 3 luglio a Rubiera.
I Custodi delle Residenze: online
Se all’interno del frame spettacolo l’altro è lo spettatore, all’interno del presente framework di analisi, che è quello delle residenze creative e quindi dei processi, il Custode è il referente principale. L’alterità portata dal Custode non avrà lo stesso gradiente di quella dello spettatore poiché il suo sguardo si costruisce durante il processo stesso, su un divenire, piuttosto che su un’opera. Tenendo per ora da parte l’aspetto relazionale, e quindi emotivo, di coinvolgimento con l’artista, lo sguardo del Custode si differenzia da quello dello spettatore anche su un altro aspetto fondamentale: se «audiences maintain dual levels of perception while watching a performance: belief and disbelief; engagement and distance; immersion and reflection» (Reason 2010, 21), il Custode è consapevole di stare all’interno di un processo creativo che riconosce come reale. Il coinvolgimento, quindi, avviene senza nessuna sospensione dell’incredulità e in questo senso l’esperienza è più partecipata, emotiva e immaginativa: è «a form of active perception» (Reason 2010, 20) in cui si è consapevoli di essere spettatori anche per il fatto che il corpo rivive, attraverso l’atto del guardare, azioni svolte durante i workshop con l’artista e la compagnia.
Prendendo come framework il modello di partecipazione proposto dal gruppo di ricerca di Be SpectACTive![5] si può osservare come i Custodi delle Residenze non si distinguono per aver assunto un ruolo unico ma piuttosto per aver attraversato vari gradi di coinvolgimento, interagendo con l’artista su più livelli sia prima, che durante le residenze, che, come si vedrà in seguito, anche dopo, in occasione del debutto. Il processo di coinvolgimento dei dieci giovani spettatori è stato graduale e, anche a causa delle restrizioni implicate dalla pandemia, è iniziato da remoto ma fin da subito, anche per la diretta richiesta dell’artista, è stato del massimo grado di coinvolgimento, quello che viene definito di co-creazione, o inspirer. Infatti, il primo ingaggio dei Custodi delle Residenze è stato attivato ben prima degli appuntamenti prefissati da bando per una precisa richiesta di Massimo Monticelli. Il coreografo e danzatore, lavorando sulla figura di Cassandra e riflettendo quindi sulla tematica della verità e del genere, ha strutturato un questionario distribuito online per raccogliere riflessioni rispetto a queste tematiche, materiale che ha costituito un ulteriore spunto drammaturgico per la sua ricerca coreografica.
Screenshot di parte del questionario che Massimo Monticelli ha condiviso con i Custodi delle Residenze e alcuni spettatori di Rubiera e Mondaino
La prima fase di lavoro si è sviluppata attraverso tre incontri online avvenuti sulla piattaforma di videoconferenza Zoom, ognuno dei quali si è differenziato per lo specifico tema trattato: a) le residenze creative (5 maggio 2021), al quale hanno partecipato anche i direttori artistici delle due strutture, Fabio Biondi de L’arboreto – Teatro Dimora e Giulia Guerra de La Corte Ospitale; b) il processo creativo di Cassandra o della Verità (26 maggio 2021), al quale ha partecipato Massimo Monticelli; c) l’audience development (3 giugno 2021), al quale ha partecipato BAM! Strategie Culturali. In ognuno di questi incontri si è cercato di mantenere una modalità partecipativa, uscendo dalla logica della frontalità, attivando i partecipanti alla riflessione attraverso giochi creativi che innescano scambi interpretativi. L’attività denominata Danza per lo spettatore, ad esempio, pensata per innescare la relazione con Massimo Monticelli durante il secondo incontro online dedicato al suo processo creativo, si strutturava sull’utilizzo delle immaginifiche carte del gioco in scatola Dixit: divisi in gruppi, di tre partecipanti ciascuno, i Custodi hanno scelto due carte dal mazzo virtuale che rappresentassero il loro essere spettatori di danza e nelle singole stanze hanno discusso tra loro le scelte per poi riportare in plenaria le riflessioni fatte a tre. Dai racconti è affiorato un immaginario molto differente tra i vari gruppi intorno alla danza contemporanea e al ruolo dello spettatore: per fare qualche esempio, dalle immagini è emerso che per alcuni guardare uno spettacolo di danza è una figura che semina con alle spalle delle piante carnivore che invadono lo spazio, una bilancia con una piuma più greve di un peso è il corpo del danzatore, mentre il processo interpretativo dello spettatore è un labirinto con diverse porte e ad ogni uscita è presente una diversa scoperta ed esperienza.
Nel terzo incontro online, invece, per entrare nel tema dell’audience develompent, sviluppato dal collettivo BAM! Strategie Culturali, i Custodi sono partiti dal rispondere alla domanda “Qual è stata l’occasione che nel corso della vostra vita ha cambiato il vostro essere spettatori” e dalle loro riflessioni si è iniziato a ragionare sulle varie tipologie di coinvolgimento dei pubblici.
Al termine di ognuno di questi momenti di riflessione condivisa si è anche cercato di raccogliere materiale utile a quella che sarebbe poi stata la valutazione del percorso fatto utilizzando delle checklist di parole o di immagini e delle indagini con domande più strutturate, queste ultime utilizzate in particolare alla fine del percorso.
ph. Francesca Giuliani | I Custodi delle Residenze e la compagnia di Massimo
Monticelli durante la residenza a Mondaino
I Custodi delle Residenze: offline
Nel momento in cui il gruppo di giovani spettatori si è trovato in presenza, per la prima volta nella tappa di Mondaino (19-20 giugno 2021), poi a Rubiera (1-3 luglio 2021), tutto il processo di informazione relativo alla ricerca coreografica e alle residenze creative avvenuto online si è fatto realtà. Il tempo della residenza ha offerto allo sguardo dei Custodi un’esperienza diversa della danza contemporanea, del rapporto con l’artista e del lavoro di creazione rispetto all’esperienza offerta dagli spettacoli all’interno del tradizionale paradigma di presentazione. Tale sguardo è stato ulteriormente arricchito dalla possibilità di partecipare a dei workshop di lavoro con la compagnia, che ha così avuto modo di «sperimentare la ricerca su altri corpi, per capire come il lavoro poteva toccare altri corpi» (Monticelli 2021)[6]. In questo caso, tenendo a mente il framework di Be Spectative!, il ruolo assunto dai Custodi può essere definito sia come active audience che experimeter.
ph. Francesca Giuliani | I Custodi delle Residenze durante la residenza a Rubiera
Ciascuna delle due residenze è iniziata da un brainstorming di idee: a Mondaino si è riflettuto insieme alla compagnia sui pubblici potenziali e centrali pensando al momento dell’esito di Cassandra o della Verità a Rubiera il 3 luglio; a Rubiera, invece, i Custodi sono partiti da una checklist di parole che riassumeva il loro percorso per ERetici.
Al termine delle due residenze in presenza, dove si sono alternate fasi di lavoro con gli artisti, prove aperte, fasi di lavoro di gruppo sull’esperienza e sui possibili pubblici del lavoro di Massimo Monticelli a momenti di convivialità e scoperta dei luoghi che ospitano le due residenze - Mondaino per L’arboreto e Rubiera per la Corte - , è seguito un momento di verifica con i Custodi che si è sviluppato attraverso quattro livelli di indagine: 1) livello del contenuto, che ha risposto alla domanda “Che cosa avete imparato?”; 2) livello emotivo, che ha risposto alla domanda “Che cosa avete provato, sia online che offline? Come vi siete sentiti?”; 3) livello interpretativo, che ha risposto alla domanda “Che cosa cambierà nelle vostre vite? Cosa vi portate a casa?”; 4) livello decisionale, che ha risposto alla domanda “Cosa cambiereste di questa esperienza?”.
Dal confronto con i Custodi è emersa un’iniziale situazione di caos durante i momenti di incontro online perché Zoom ha tolto un po’ di intimità generando una confusione data dall’incontro con tante figure diverse oltre le due mediatrici Silvia e Francesca come emerge da alcuni commenti: «su Zoom ho fatto più fatica a capire dove si stava andando, non trovavo il filo conduttore, c’era tanta confusione, e c’erano tante persone». In presenza si è, poi, concretizzato tutto il lavoro fatto online e in qualche modo i dieci giovani spettatori si sono sentiti protagonisti dell’esperienza che stavano facendo, come emerge sempre dalle loro parole: «a Mondaino è stato diverso, ho avuto consapevolezza degli input avuti perché li stavamo mettendo in pratica e il vivere la residenza come fanno gli artisti ci permesso di connetterci immediatamente fra noi». L’ambiente di lavoro e confronto è stato sempre percepito come confortevole sia in presenza che online, e hanno sottolineato come «ci siamo sentiti molto ispirati, liberi di essere noi stessi, contribuendo reciprocamente a darci qualcosa».
Passando ai livelli successivi di osservazione emerge, inoltre, una nuova consapevolezza rispetto al concetto di residenza e alle riflessioni che ci sono dietro di esso e, andando ancora più in profondità, è emerso come l’abitare da spettatori uno spazio di residenza faciliti la comprensione del processo creativo: «vedere per lungo tempo uno spazio di residenza è utile per comprendere lo spettacolo, per guardarlo da un altro punto di vista, quello del processo artistico». Inoltre, l’essersi avvicinati al tema dell’audience development ha dato concretezza al loro ruolo di spettatori perché si sono sentiti in qualche modo parte di un processo di coinvolgimento del pubblico, e dalle loro riflessioni emerge una nuova attenzione rivolta al loro essere parte di un pubblico e di un discorso sul pubblico: «d’ora in avanti osserverò di più il pubblico che c’è intorno a me durante un evento e farò più attenzione al modo in cui mi coinvolgono, al tipo di strategie utilizzate dagli spazi teatrali che frequento come spettatrice».
L’esperienza è stata trasformativa sia nello sguardo nei confronti di uno spettacolo sia nel comprendere cosa significhi vivere da artista una residenza. Dalle loro riflessioni emerge che in particolare di questa esperienza vogliono trattenere la modalità di sguardo attivata, la possibilità di condividere con altri l’esperienza di visione e soprattutto di continuare la relazione con il gruppo che si è formato creando anche nuove reti.
Tra i punti da rielaborare, immaginando un nuovo processo di coinvolgimento con queste modalità, i Custodi evidenziano la possibilità di attivare un percorso che duri per più tempo, avendo più spazi di condivisione con gli artisti e più tempo tra una residenza in presenza e l’altra per depositare il vissuto; e in particolare suggeriscono di «continuare a mettere in campo il corpo» qualsiasi sia l’artista selezionato.
Ciò che emerge da questo processo di coinvolgimento è un nuovo sguardo dei Custodi nei confronti del teatro e dello spettacolo da vivo in generale perché, come sottolinea una delle Custodi, «ciò che cambierà sarà anche il rapporto con il teatro, sarà graduale ma se prima mi limitavo a sapere che esisteva ora voglio conoscerlo»; oltre a ciò, la cosa più interessante è la nuova percezione che hanno delle residenze come luoghi d’arte: dalle loro parole emerge come sia stato possibile creare e abitare uno spazio dove essere liberi di confrontarsi, provare emozioni, crescere e imparare in un rapporto orizzontale.
Da Custodi ad Ambasciatori: per uno «spettatore emancipato»
«Essere spettatore non è una condizione passiva che dovremmo trasformare in attività, è la nostra condizione normale. Noi impariamo e insegniamo, agiamo e conosciamo anche come spettatori che di volta in volta connettono ciò che vedono con quello che hanno visto e detto, fatto e sognato. Non esiste una forma privilegiata, così come non esiste un punto di partenza privilegiato.» (Rancière 2018, 23)
Emanciparsi come spettatori significa, per Rancière, liberarsi da quell’idea di passività che sembra essere ontologica all’atto del guardare; il filosofo francese paragona lo spettatore all’alunno e allo studioso perché agiscono allo stesso modo, come loro «egli osserva, seleziona, confronta, interpreta. Collega ciò che vede a una miriade di altre cose che ha visto su altre scene, in altri tipi di luogo. Compone il suo poema con gli elementi del poema collocato davanti ai suoi occhi» (Rancière 2018, 18). È in questo senso che il guardare si fa azione, un atto di composizione interpretativa e immaginativa. Allo stesso modo, i Custodi sono stati accompagnati nell’esercizio dello sguardo, attivandosi come interpreti di un’esperienza artistica. L’obiettivo non era quello di formare critici, o artisti, o pubblici ma rendere consapevoli i partecipanti che “appropriandosi” di un’opera, e in questo caso di una ricerca e di un processo di creazione in costante trasformazione, si diventa in qualche modo creatori di qualcosa che nemmeno l’artista avrebbe mai immaginato. Un racconto altro, un altro immaginario che si sono resi osservabili nel materiale prodotto dai Custodi e condiviso durante l’ultimo incontro tra lo staff dei due luoghi di residenza, i tutor, la compagnia e i Custodi stessi a chiusura del progetto. Lasciati liberi di scegliere la modalità attraverso la quale raccontare gli incontri, le residenze, le emozioni e le azioni hanno optato per la scrittura corale di due lettere indirizzate a due diversi destinatari: la compagnia e i Custodi del futuro.
a) Lettera alla compagnia dai Custodi delle Residenze
Cari Massimo, Giordana, Tommy, Marco Cari Giordana, Tommy, Marco, Massimo Cari Tommy, Marco, Massimo, Giordana Cari Marco, Massimo, Giordana, Tommy
Cassandra o della Verità è stato molto di più che seguire uno spettacolo nel suo farsi, per quanto interessante questo possa essere. Ha rappresentato la possibilità di interrogarmi su me stessa in modo diverso rispetto a quanto avevo fatto fino a quel momento. Osservando Cassandra muoversi sul tappeto danza, ascoltando e calibrando il mio respiro ai movimenti mentre io stessa mi muovevo su quel tappeto durante i workshop, mi sono chiesta quale fosse la verità che il mio corpo, il mio esserci, portava ogni giorno con sè e in che modo io potessi farmene interprete senza snaturare la natura, al tempo stesso profonda ed evidente, di quel messaggio. E ciò che più mi confortava era che in questa interrogazione non ero affatto sola: Massimo, Tommy, Giordana e Marco e gli altri Custodi si confrontavano con lo stesso problema.
Descrivere il rapporto che si è creato con la compagnia non è esprimibile a parole. Ci siamo reciprocamente dati qualcosa senza che nessuno lo pretendesse, un gesto altruista, generoso e gratuito (raro di questi tempi).
Quello che vorremmo lasciare loro è:
- l’immenso senso di gratitudine per averci permesso di entrare in punta di piedi nel loro lavoro e per il sincero ed entusiasta interesse nel raccogliere i nostri punti di vista
- l’entusiasmo per i workshop e la bellezza di riscoprire il corpo vivo e in movimento
- la curiosità di vedere dove il futuro li porterà
- lo sfrenato interesse per il cibo e lo spritz
Quello che la compagnia ci lascia coincide forse con quello che vorremmo lasciare loro (ad eccezione dell’ultimo punto).
Abitare uno spazio insieme a voi, lavorare con il mio corpo, dare spazio al mio respiro e sentirlo vibrare insieme ai vostri e quello dei custodi, mi ha permesso di avere uno sguardo più attento e profondo nei confronti di Cassandra. Non solo, mi ha dato una spinta in più per usare questo nuovo sguardo, più attento e in ascolto verso me stessa e tutto ciò che è altro da me.
La prima cosa che voglio lasciarvi è il mio grazie. Grazie per averci accettati come vostri custodi, e per averci coinvolti, permettendoci di vivere il percorso al vostro fianco.
Una sera dopo le prove Massimo ci ha detto di apprezzare enormemente le nostre opinioni perché gli permettevano, vi permettevano, di colorare con nuove sfumature i vostri significati. Credo che questa frase possa riassumere ciò che è stata questa esperienza per me: un colorare e un essere colorata di nuove conoscenze, verità, sguardi e voci.
Mi porterò via più libertà, leggerezza e creatività, e più rispetto per gli altri, perché mi avete fatto vedere quanto lavoro ci sia dietro ad uno spettacolo, quante riflessioni, scelte difficili e possibili significati si celino in ogni singolo gesto o respiro. Mi sono messa in gioco, e l’ho fatto perché voi me lo avete permesso. Essere custodi è stata un’esperienza preziosa, che custodirò con la stessa cura e la stessa gioia con cui ho vissuto questi giorni.
Incontrarvi è stato molto prezioso.
In questi giorni ci siamo custodit* a vicenda. Vedervi lavorare, osservare il vostro percorso creativo e conoscere la cura e l'attenzione che mettete in ogni gesto ha risvegliato in noi la passione per le arti performative e la nostra consapevolezza di spettator*: continueremo questo percorso nelle nostre vite diverse, ma saremo con voi più “eretici” di prima.
A nostra volta speriamo di esserci presi cura di voi, con le nostre curiosità, i nostri sguardi attenti e silenziosi e i momenti di condivisione durante pranzi, cene, aperitivi e pause. Grazie per averci permesso di guardarvi nel vostro cantiere del fare, per esservi mostrat* curios* dei nostri punti di vista, per la vostra generosità durante i workshop e per la mancanza di giudizi e preconcetti che avete mostrato nei nostri confronti.
È stato bello viversi insieme anche se per poco.
Se dovessi trattenere delle immagini o delle sensazioni di voi sarebbero: lo sguardo verso l’altro di Massimo/Cassandra in ginocchio sul palco al primo respiro; la voce di Giordana che ci fa abbandonare alle nostre onde; Marco che ci spiega la ricerca dietro al primo suono dello spettacolo e infine la voce di Tommy che ci guida attraverso le nostre inspirazioni ed espirazioni.
Saper stare al mondo col mondo non è semplice. Oggi sento il mondo dentro di me. Questo è il cambiamento che mi ha portato viver-ci insieme. Non ho bisogno delle parole. Non servono. È lì. L’ho sentito anche se non so dirlo.
Onestà
Libertà
Di essere chi siamo qualunque cosa significhi. Siamo qui
Siamo ora
E questo mi basta.
b) Lettera aperta ai Custodi del futuro
Caro Custode del futuro,
Quando ho partecipato al bando per diventare custode non sapevo cosa aspettarmi. Certo, le parole promettevano bene, ma nella pratica?
Posso dire che nella pratica è stato molto, ma molto di più rispetto a quanto fosse scritto nel bando. Quando c’è stato modo di toccare, vivere, respirare e calpestare le residenze tutto è diventato reale. Dal silenzio imbarazzato delle call di zoom, al vociare allegro attorno ad un tavolo, a meditare al tramonto persi nei campi. Nel momento in cui siamo entrati in contatto è stata un’esplosione di fuochi di artificio.
L’unica cosa che mi sento di dirvi è di non avere paura, di essere generosi nel donarvi e vedrete che le persone che incontrerete lo saranno altrettanto. Considerate i momenti di confronto come tesori preziosi, e non dimenticate mai che il vostro punto di vista ha un valore.
Lasciati fare, lasciati abitare.
C'è dell’abbandono buono in questo spazio e in questo tempo che ti viene dedicato.
Il tuo ruolo qui (che non è un ruolo ma forse un po’ sì) inizia da questo predicato: lasciare. Lascia fuori quel che non serve.
Preparati a ricevere e Lasciati fare. Abita questo luogo come chi abita la propria casa, con affetto, generosità e cura. Lascia che entri in te e ti cambi. Vivi questo processo senza importi aspettative, desideri necessità. Quel che arriva sii pronto a riceverlo. Lasciare è un preludio alla scoperta. Non è svuotarsi ma far sì che quel pieno che ti riempie, possa parlare, muoversi, cambiare. Significa respirare. Dare vita al processo. Non chiudere. Non escludere. Non soffocarlo.
Cercare uno sguardo, creare un linguaggio
Non è sempre necessario ottenere qualcosa ma pensa di custodire uno sguardo. Il tuo è potente, apre possibilità, non esclude, non termina in te. È un allenamento ad usare occhi nuovi che si parlano e forse condividono un'attitudine, non la medesima visione ma un modo comune di stare nella visione. Cercare uno sguardo è custodire un linguaggio, comune condiviso. È uno strumento. Ognuno ha la sua voce. Ognuno le sue parole. Ma insieme condividiamo un linguaggio, una trama comune. Questo strumento puoi porlo al servizio degli artisti. I tuoi occhi aperti all'incontro, il tuo linguaggio pronto all'ascolto.
Cura
È l’elemento necessario.
È una postura nei confronti del sé e dell'altro.
È apertura del cuore, delle mani e dello sguardo.
È mettersi in ascolto del proprio e degli altri respiri.
È il sentire che tutti partiamo da quel punto centrale dell'inalare, del riempirsi e del comprimere fuori l'aria.
È sentirsi parte di uno stesso movimento organico.
È scoprirlo, accettarlo custodirlo.
È permettere che tutti siano consapevoli e liberi di respirare.
La cura è accogliente e non giudicante.
La cura è un io che si riconosce in un tu e in un noi.
Ho visto un teatro nel bosco e un bosco abitato da lucciole. Mi sono inoltrata nel bosco e sono entrata nel teatro. Dentro il teatro ho incontrato persone, molto diverse da me ma un filo rosso ci legava. Volevamo che quel filo ci legasse. Siamo stati alghe sul fondo del mare, agitate da una comune corrente. Siamo diventati fuochi, abbiamo bruciato campi, unito le fiamme, condiviso l'incendio.
A cielo aperto. In mare aperto.
Trovarsi faccia a faccia con la vastità, decidere di perdersi e poi lentamente, per tentativi, ritrovarsi.
Essere un libro aperto.
Lasciarsi leggere e interpretare dall’altro senza paura.
“Per te, la mia porta è sempre aperta.”
Scoprire un luogo dove c’è cura, c’è spazio per il dubbio e per il confronto.
Aperti a nuove idee, altre idee, per mettersi in discussione e lasciarsi contaminare, creare un terreno fertile e poi
Aspettare i primi germogli.
Responsabilità
“Ti prometto che me ne prenderò cura”
Abitare
...un po’ come se la nonna andasse ad abitare con i tuoi coinquilini del futuro, è come trovare il tuo piatto preferito in una cucina nella quale non sei mai stato
Attesa
Immensa è la gioia nell’attesa dello stupore
Mi immagino il Custode come una presenza assenza, una figura che accompagna l’artista durante il processo creativo, lo segue, lo sostiene, ma non si mostra sempre. E proprio come questa ricerca si presenta come un percorso per l’artista, si presenta come tale anche per il custode. L’origine è una scoperta, una porta che si apre su uno spazio da esplorare e che si costruisce attraverso un susseguirsi di scelte: l’artista esplora, osserva, indaga, e il custode lo affianca.
La mia esperienza di Custode è iniziata con una scelta: ho scelto di aprire quella porta e di mettermi in gioco, scoprendo così un nuovo spazio, una nuova realtà, una nuova collettività. Il primo incontro ha dato inizio a un’esperienza che per me è stata un vero e proprio percorso, un viaggio, un susseguirsi di scoperte fatte insieme agli altri custodi e al fianco degli artisti. E questo percorso mi ha permesso di crescere, di dare voce alla mia voce, di dare una forma alla mia verità.
Quindi a te nuovo custode mi sento di dire: scegli di aprire quella porta, scegli di fare i primi passi di questa esperienza, sii disposto a scoprire e scoprirti, e il resto verrà da sè.
P.S. All’inizio potrai sentirti spaesato: non spaventarti. Datti la possibilità di sbagliare e di fare errori, di non capire. Dai la stessa possibilità a chi ti sta accanto. Stai nella confusione. Abitala. Custodisci il fallimento.
ph. Francesca Giuliani | Percorso installativo creato dai Custodi per restituire le domande rimaste aperte dal percorso ERetici
Alla lettura delle lettere sono seguiti altri due momenti di condivisione strutturati in modo da attivare nella restituzione anche i partecipanti stessi alla discussione: hanno chiesto di scrivere delle parole che per libera associazione suggeriva il verbo “custodire” poi hanno, infine, guidato tutor e staff delle residenze all’interno di un’installazione fatta di domande aperte e allestita nel cortile de La Corte Ospitale. Queste coinvolgenti e creative modalità di restituzione hanno riformulato anche il ruolo dei Custodi che in qualche maniera si sono fatti Ambasciatori[7] del processo creativo e dell’opera stessa della compagnia tanto che ci si è posti un’ulteriore sfida: di concerto con Daniele del Pozzo, direttore artistico di Gender Bender, BAM! Strategie Culturali, Massimo Monticelli e il suo gruppo di lavoro rifletteranno di nuovo con i Custodi in occasione del debutto di Cassandra o della Verità che avverrà a settembre all’interno del suddetto festival bolognese.
Conclusioni
Questo contributo prova a tenere traccia del percorso fatto con i dieci giovani spettatori che hanno partecipato al secondo bando ERetici in qualità di Custodi delle Residenze, analizzando l’impatto che l’azione ha avuto. Dall’analisi dei dati raccolti emerge come l’esperienza di residenza abbia favorito per i Custodi nuove comprensioni e relazioni con la danza e con il gruppo stesso di partecipanti. Sviluppando una conoscenza privilegiata su Cassandra o della Verità e su cosa significa vivere uno spazio di residenza, i Custodi hanno sperimentato nuove forme di relazione con la performance a partire dai processi creativi e contribuiranno alla trasmissione di quello che hanno interiorizzato, attivando quindi possibili forme di documentazione o più semplicemente di passa parola. Quel carattere riflessivo che contraddistingue la performance (Gemini 2003; 2013) sembra emergere anche nel rapporto tra spettatore e processo creativo, come emerge chiaramente anche dagli scritti dei Custodi dove viene sottolineata «la possibilità di interrogarmi su me stessa in modo diverso rispetto a quanto avevo fatto fino a quel momento», nonché dal tipo di scrittura utilizzata, quale quella epistolare, che apre a una dimensione intima e riflessiva; non a caso molti studiosi definiscono la pratica epistolare come spazio privilegiato e funzionale al processo di formazione della personalità, nonché allo sviluppo del linguaggio poetico (Nay 1993).
Gli stessi artisti in residenza, coinvolgendo gli spettatori in un processo di partecipazione co-creativa, hanno avuto la possibilità di mettersi davanti allo sguardo dell’altro e di «sperimentare la ricerca su altri corpi, per capire come il lavoro poteva toccare altri corpi» (Monticelli 2021)[8].
La ricerca, quindi, fa emergere come il coinvolgimento durante il processo creativo di un gruppo di spettatori, in questo caso under 30 e principalmente non attivi nel mondo delle performing art e della danza contemporanea in particolare, avvicina questi all’artista, rompendo in qualche modo, anche quell’aura di sacralità che circonda il luogo della creazione e l’artista stesso perché «lo sguardo è cambiato e anche lo stare con l’artista, in un rapporto orizzontale, senza ansia del confronto»[9]. Questa vicinanza non forzata implica aspetti emotivi e conoscitivi altrimenti irraggiungibili nella fruizione dello spettacolo e la relazione che si è creata nel luogo di residenza tra l’artista e i Custodi ha creato un terreno fecondo per il «lavoro dello spettatore» (De Marinis 1984; Altieri, De Marinis 1985).
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[1] Nella prima edizione del bando ERetici l’artista doveva risiedere nella regione Emilia-Romagna ed essere under 30. La prima compagnia selezionata è stata Collettivo Inciampo (2020) con il progetto Phoenicopteridae – La verità del fenicottero.
[2] Per l’edizione 2021 sono pervenute un totale di 84 candidature (22 artisti singoli, 62 formazioni artistiche) così ripartite: 47 proposte di teatro, 20 di danza, 13 performance, 4 di circo contemporaneo.
[3] Bolognese di nascita, Massimo Monticelli è danzatore freelance con base a Bologna, Monticelli danza con la Compagnia DNA diretta da Elisa Pagani, di cui è assistente e collaboratore, e in cui lavora anche come responsabile di produzione. Sempre a Bologna, insegna danza contemporanea presso Alma Studios e si occupa dell’organizzazione dei percorsi professionali di Alma PRO, con la direzione artistica di Elisa Pagani. Contemporaneamente al percorso formativo nella danza, ha completato la laurea triennale in Lettere presso l’Università di Bologna, dove attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Discipline del Teatro.
[4] In ordine alfabetico: Valentina Baraldi, Giulia Conforto, Enrico Frisoni, Giulia Felderer, Lisa Beatrice Gagliano, Martina Giustino, Marta Renda, Giada Righini, Ilaria Succi, Noemi Pittalà.
[5] Come scrive Félix Dupin-Meynard: «A more precise attempt of defining roles scale on the same model was proposed by Be SpectACTive! research team, and can be summarised as follows:
1) audience (watching is participating)
2) active audience (i.e. open rehearsal, debate, feedback, online contribution, etc.)
3) inspirer (i.e. collection of interviews, suggestions, talks, etc.)
4) experimenter (i.e. workshops, improvisations, etc.)
5) co-researcher (i.e. creating together from a collective research)
6) performer (i.e. influence on the act, but not on the writing)
7) co-scenarist (i.e. co-writing from a participant’s proposal)
8) co-director (i.e. influence on staging, directing, etc.)
9) director (i.e. artists being directed by participants)
Of course, these participation profiles depend on the initial frameworks defined by the artist, and on the interaction between artists and participants within those frameworks (participants’ behaviour may modify it, according to its degree of flexibility)» (Agustí B. et al. 2018, 114).
[6] Confronto con la compagnia in occasione dell’incontro di chiusura, aperto a tutor, staff dei due spazi di residenza, Massimo Monticelli e il suo gruppo di lavoro e i Custodi delle Residenze.
[7] Non a caso, come emerge durante l’incontro di chiusura del progetto a Rubiera, la parola Ambasciatori era stata la prima ad essere pensata mentre si stava lavorando alla strutturazione della call per i dieci spettatori, sostituita in un secondo momento da quella di Custodi.
[8] Confronto con la compagnia in occasione dell’incontro di chiusura, aperto a tutor, staff dei due spazi di residenza, Massimo Monticelli e il suo team di lavoro e i Custodi delle Residenze.
[9] Dalle conversazioni con i Custodi delle residenze avvenute tra il 2 e il 3 luglio 2021 durante l’ultimo periodo di residenza a Rubiera.
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Bibliografia
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