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#Diocesi di Verona
storiearcheostorie · 1 year
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CONVEGNI / Un monastero vallombrosano alle porte di Verona: la Santissima Trinità in Monte Oliveto
#CONVEGNI / Un monastero vallombrosano alle porte di Verona: la Santissima Trinità in Monte Oliveto Studiosi a confronto il 24 e 25 marzo sul monastero veronese fondato all'inizio del XII secolo dai monaci vallombrosani. @UniVerona | @Uni_Firenze
Il 2023 sarà un anno considerevole per la valorizzazione del monastero della Santissima Trinità in Monte Oliveto a Verona che, grazie alla volontà del nuovo parroco don Tullio Sembenini e alla proficua collaborazione con l’Università di Firenze (Dipartimento SAGAS), sarà protagonista di un importante convegno scientifico – il titolo è “Un monastero vallombrosano alle porte di Verona: la…
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out-o-matic · 3 months
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Le notizie di oggi!
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lamilanomagazine · 3 months
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Verona: Dantedì 2024, 3 giornate di eventi nei musei civici e in biblioteca
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Verona: Dantedì 2024, 3 giornate di eventi nei musei civici e in biblioteca A Verona Dante visse in tutto circa sette anni: dal 1303 al 1304, ospitato da Bartolomeo della Scala, fratello di Cangrande, e dal 1312 al 1318, ospitato dallo stesso Cangrande. In pratica trascorse a Verona quasi la metà degli anni dell'esilio. Tante le tracce che non solo testimoniano la sua permanenza veronese ma che hanno reso Verona città dantesca a tutti gli effetti. I Musei Civici e le Biblioteche del Comune di Verona conservano nel loro patrimonio numerose testimonianze artistiche e bibliografiche legate al sommo poeta e alle sue opere. Un legame sempre vivo che ogni anno si rafforza per la giornata nazionale del Dantedì, il 25 marzo. Per l'appuntamento 2024 'Amministrazione Comunale propone un palinsesto unico di eventi , coorganizzato dalle Direzioni Musei e dalle Biblioteche del Comune di Verona insieme all'Archivio di Stato di Verona, ad APS - Centro Scaligero degli Studi Danteschi e al Laboratorio LaMeDan e al Dipartimento Culture e Società all' Università degli Studi di Verona. Ciò in virtù dell'esperienza positiva delle celebrazioni svoltesi a Verona nel 2021 in occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, che hanno visto la collaborazione di numerosi enti e realtà del territorio nell'ambito di un più ampio Protocollo di intesa (che ha coinvolto anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo – Segretariato Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il Veneto, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Veneto e del Trentino Alto Adige, la Regione del Veneto, il Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca – Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto - Ufficio VII – ambito territoriale di Verona, l'Università degli Studi di Verona – Dipartimento Culture e Civiltà, la Diocesi di Verona, il Comune di Verona – Area Cultura – Direzione Musei – Biblioteca Civica). "L'eredità culturale di Dante è straordinaria – commenta l'assessora alla Cultura Marta Ugolini - non solo per il valore letterario della Divina Commedia e delle altre sue opere, ma per il fatto che proprio Dante ha creduto nell'Italia e nella lingua italiana ben prima dell'unità nazionale. Per Verona essere una città dantesca, assieme a Firenze e Ravenna, rappresenta un motivo di identità che travalica la dimensione locale. Ben venga quindi il palinsesto di iniziative in occasione del Dantedì 2024, con un programma che si rivolge a cittadini di diversa età e di diversi interessi e offre una preziosa occasione di confronto con l'eredità culturale dantesca". Le iniziative in calendario Sabato 23 marzo ore 16.30 e domenica 24 marzo ore 11.00 Itinerario guidato alla scoperta dei luoghi della città scaligera che ospitò il sommo poeta durante il suo esilio, con un focus che da Piazza dei Signori si concluderà alla Casa di Romeo, passando per le Arche Scaligere. Ad accompagnare la visita, la lettura di una selezione di brani a cura di Mirco Cittadini, intorno all'amore e alle sue diverse sfaccettature attraverso le storie delle principali figure femminili del mondo dantesco: Beatrice, Francesca da Rimini, Giulietta, Cunizza da Romano. Nel corso dell'itinerario si offriranno una visione del poema e di Dante come personaggio storico, per trovare agganci preziosi con la nostra città, fortunata destinataria della cantica più bella, il Paradiso. La visita avvicinerà Dante agli uomini e alle donne di Verona, così come settecento anni fa Verona riuscì ad avvicinare Dante, esule e condannato a morte. L'elogio di Dante a Cangrande della Scala scintilla nel centro del Paradiso, tra le vertigini del Cielo di Marte: è un passo celebre, mentre forse meno note sono la visionarietà e l'assoluta modernità di Dante nei confronti del mondo femminile, un femminile che si libera da stereotipi di genere (anche poetici e cortesi) propri di una cultura misogina e patriarcale. Oltre ai riferimenti relativi ai contatti di Dante con gli Scaligeri, presenti nel poema, la visita ruoterà attorno alla figura di tre donne: Francesca da Rimini confrontata con Giulietta di Shakespeare, Cunizza da Romano, Beatrice. Modalità di svolgimento: 2 appuntamenti da 1 ora e mezza Info e prenotazioni Coop. Le Macchine Celibi dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16 il sabato dalle 9 alle 13 tel. +39 045 8036353 - fax +39 045 597140 [email protected]   lunedì 25 marzo – sabato 11 aprile 2024 Protomoteca della Biblioteca Civica, Via Cappello 43 La Commedia tra Quattro e Cinquecento Esposizione di manoscritti della Biblioteca Civica di Verona, a cura di Agostino Contò e Laura Rebonato Il poema di Dante ebbe da subito una straordinaria diffusione, testimoniata dalle molte centinaia di manoscritti realizzati fino alla seconda metà del Quattrocento. Fortuna confermata poi, con l'avvento della tipografia, dalla serie di edizioni a stampa, di formati, per tipologia e preziosità spesso differenti tra loro. Questa esposizione bibliografica rende omaggio alla maggiore opera di Dante, a partire dalle raccolte di manoscritti, incunaboli e cinquecentine che fanno parte del patrimonio della Biblioteca Civica. Un unico testimone trecentesco, frammentario, ma ben due sono le redazioni manoscritte della prima metà del Quattrocento, una delle quali impreziosita dalle miniature che servono da introduzione alle tre cantiche. La serie delle Commedie stampate nel Quattrocento mostra alcuni esemplari di grande eccellenza, tra i quali spicca l'edizione mantovana, rarissima, realizzata per conto di Colombino veronese, la prima edizione con commento (stampata a Venezia da Vindelino da Spira), la bresciana con delle bellissime illustrazioni xilografiche. Il percorso continua fino alla prima edizione "tascabile", di Aldo Manuzio, in caratteri corsivi, prosegue con alcune stampe realizzate a Lione e si chiude, giusto sul finire del Cinquecento, con una bella edizione fiorentina, nella quale - tra le prime - compare quella che sarà la più nota titolazione: La divina commedia di Dante Alighieri. Ingresso gratuito lunedì dalle 14 alle 19, dal martedì al sabato dalle 9 alle 19.   sabato 23 marzo 2024 ore 10.30-12.00 Archivio di Stato di Verona, sala di consultazione, Via Santa Teresa, 12 Dante e i suoi discendenti a Verona. I luoghi, la storia tra XIV e XV secolo Incontro pubblico e mostra documentaria e bibliografica. A partire dalle iniziative promosse a livello cittadino per le celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, progetto "Verona, Dante e la sua eredità 1321 – 2021", un gruppo di studiosi rifletterà sui ai luoghi di Dante a Verona. Nel suo tessuto urbano e nelle testimonianze artistiche stratificate nel corso dei secoli, la città scaligera parla ancor oggi dell'epoca del Sommo Poeta, indissolubilmente legato alla città che gli diede ospitalità nel corso del suo esilio. Un particolare approfondimento sarà dedicato alle prime dimore e alle più recenti scoperte documentarie relative ai discendenti del poeta. Chiara Bianchini, Introduzione ai documenti danteschi conservati presso l'Archivio di Stato di Verona Tiziana Franco e Fausta Piccoli, I luoghi di Dante a Verona. Storia e tradizione Daniela Zumiani, Le case dei primi Alighieri a Verona Claudio Bismara, Nuovi documenti sui primi discendenti di Dante a Verona Seguirà una visita guidata alla rassegna documentaria a cura di Chiara Bianchini allestita nella sala di consultazione in Archivio di Stato. Iniziativa a cura dell'Archivio di Stato di Verona e della Biblioteca d'Arte del Museo di Castelvecchio   lunedì 25 marzo 2024 ore 15.30 Biblioteca Civica di Verona, Sala Farinati, Via Cappello 43 Incontro pubblico La ricerca del paradiso perduto è il primo tema di Dantedì 2024 del Centro Scaligero degli Studi Danteschi. L'incontro si aprirà con l'intervento del prof. Lino Pertile, finissimo studioso della poesia e del pensiero di Dante, che illustrerà la sua ricerca dall'Ulisse di Inf. XXVII, icona assoluta dell'uomo di ogni tempo e latitudine. Il secondo tema che il Centro dedica a DanteDì 2024 sarà "Il sacro in Dante e Gaudí", pensato da Albertina Cortese e affidato nella sua articolazione al prof. Raffaele Pinto dell'Università di Barcellona. Lino Pertile (Harvard University - U.S.A.), Alla ricerca del Paradiso terrestre Albertina Cortese (Centro Scaligero degli Studi Danteschi), Il "sacro" in Dante e Gaudí Iniziativa a cura della APS - Centro Scaligero degli Studi Danteschi con la collaborazione della Biblioteca Civica di Verona   mercoledì 27 marzo 2024 ore 17.00 Biblioteca Civica di Verona, Sala Farinati, Via Cappello 43 Tra giovani innamorati e cani mostruosi Il pomeriggio, rivolto ai più piccoli, sarà dedicato alla lettura dei canti V e VI della Divina Commedia, nell' adattamento per bambini di Paolo Pellegrini per Hachette, 2021. Saranno proiettate le illustrazioni del volume di Fabiano Fiorin, accompagnate dal racconto dall'attrice e drammaturga Giovanna Scardoni, per presentare ai bambini una lettura avvincente e affascinante del grande poema. Iniziativa a cura dell'Università degli Studi di Verona, LaMeDan, Dipartimento Culture e Società con la collaborazione della Biblioteca Civica di Verona.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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notiziariofinanziario · 6 months
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Il gruppo Calzedonia diventa Oniverse
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Cambio di nome per il gruppo Calzedonia. Calzedonia è una realtà da oltre 3 miliardi di euro di fatturato – realizzato per il 60% all’estero - fondata nel 1986 da Sandro Veronesi: diventa ufficialmente “Oniverse”. Realtà internazionale, diversificata dal “fashion al lusso, passando per la nautica e il food&wine”, con il cambio di nome – dettaglia una nota – fa un passaggio fondamentale per sviluppare ulteriormente le potenzialita? del Gruppo. L’azienda veronese ad oggi comprende i marchi Calzedonia, Intimissimi, Intimissimi Uomo, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Eme?, Antonio Marras e, dopo l’acquisizione di Cantiere del Pardo, Grand Soleil, Pardo e Van Dutch. A cosa si deve il nuovo nome? E’ la stessa azienda a indicare il senso: “Oniverse, personalizzazione della parola inglese «Universe», ovvero tutto lo spazio, il tempo e i suoi contenuti. Rappresenta l’universo del Gruppo, composto dai suoi brand, le persone, i valori. Oniverse e? anche l’anagramma del cognome Veronesi, da cui tutto e? partito e che ancora guida lungo il percorso intrapreso, accompagnato oggi anche dai suoi figli”. Lo stesso Veronesi che pochi giorni fa ha dato il sostegno a un progetto che sta a cuore alla diocesi di Verona, ovvero riqualificare l'ex seminario di San Massimo, alla periferia della città. Una iniziativa – che è diventata un concorso di idee – che Veronesi porta avanti attraverso la sua Fondazione, intitolata a San Zeno, patrono della città. Tornando al nuovo nome del gruppo, al cambiamento hanno partecipato anche i dipendenti, attraverso “un contest interno alla ricerca di idee creative per il nuovo naming, a conferma dell’importanza che ricoprono i collaboratori nell’evoluzione e nello sviluppo aziendale”. Lo stesso Veronesi, presidente di Oniverse, ha dichiarato: “Il Gruppo ha saputo crescere costantemente. Oggi siamo una realta? con una grande storia, un universo in continua evoluzione, con diversi marchi tutti caratterizzati da una propria identita?. Per questo la scelta di un nome che fosse indipendente e autonomo, ma che potesse rappresentarne l’essenza di tutti. Vogliamo infatti che ogni marchio abbia la sua autonomia, pur restando parte di un Gruppo. Oniverse indica proprio appartenenza, ma anche liberta?. Un insieme eterogeneo, composto da realta? differenti tra loro, ma parte dello stesso progetto”. Read the full article
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retelabuso · 10 months
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Trans nuda si lancia dalla finestra del prete: l'estate folle del parroco tra sesso, droga e alcol
DESENZANO – Una trans che vola dalla finestra del sacerdote della Diocesi di Verona si aggiunge agli episodi che coinvolgono il prete del Basso Garda, già denunciato per vicende legate a droga, sesso e minacce. Dalla sua abitazione di Desenzano, infatti, la scorsa notte una trans, dopo essersi spogliata, ha iniziato a minacciare di gettarsi dalla finestra. All’arrivo dei pompieri si è gettata sul…
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amicidomenicani · 1 year
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sacerdote (1414-1496) Figlio di Falco, della nobile e potente famiglia dei Maggi (Madii), quindicenne, Salvatico Maggi entrò nell’Ordine nel convento della sua Brescia col nome di Fra Sebastiano. La dedizione allo studio della Sacra Dottrina gli valse il titolo di maestro in sacra teologia. Si dice che abbia studiato a Padova e che si sia distinto come predicatore a Padova, Verona, Brescia, Piacenza, Bologna. Ma si rese ancora più noto e benemerito nella direzione di molti conventi per i suoi sforzi di tener vivo lo spirito di osservanza che era stato promosso da santa Caterina da Siena e dal beato Raimondo da Capua e che, nel 1391, aveva dato origine, a Venezia, alla Congregazione lombarda. Durante il priorato del convento di San Domenico di Brescia (1450 54), quando la città fu flagellata dalla peste, ebbe modo di mostrare tutta la sua carità. In seguito fu priore a Mantova, a Milano, a Cremona, a Vicenza e a Bologna (alcuni aggiungono anche a Trino, a Bergamo, a Crema, a Lodi, ecc.). Leandro Alberti, che probabilmente ebbe modo di conoscerlo a Bologna nel 1495, lo ricorda « vir quadam dulci bonitate, lenitate, et comitate ornatus, rectus, iustus, et sanctus... obiit plenus bonis operibus ». Fu anche due volte Vicario Generale della Congregazione di Lombardia. Durante la visita canonica nel convento di Santa Maria di Castello a Genova, cadde ammalato e spirò alla fine di agosto o ai primi di settembre 1496. Le sue spoglie sono venerate in quella chiesa. La fama di santità e la testimonianza di miracoli portarono all'istruzione del processo, iniziato nel 1753, il 15 aprile 1760 Clemente XIII ne confermò il culto e stabilì la commemorazione in questo giorno. La sua festa si celebra il 16 dicembre mentre nella diocesi di Brescia è ricordato il 7 novembre.
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telodogratis · 2 years
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Verona, ecco la lettera del vescovo Zenti: "Chi vota pensi a famiglia e dica no a gender"
Verona, ecco la lettera del vescovo Zenti: “Chi vota pensi a famiglia e dica no a gender”
Read More(Adnkronos) – Spetta “ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender, al tema dell’aborto e dell’eutanasia”. È quanto si legge in un passaggio della lettera inviata dal vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti ai ‘confratelli’ della diocesi, al centro ora del dibattito politico nella città…
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edicoladelcarmine · 3 years
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DIPINTI DEL TERRITORIO DEDICATI ALLA MADONNA DEL CARMINE
In occasione della vicina ricorrenza del Santo Patrono di Castelleone di Suasa (San Pietro da Verona) desidero segnalare un dipinto, con datazione seconda metà del secolo XVII, di Autore sconosciuto ma di ambito umbro, raffigurante la Madonna del Carmelo, custodito presso la Diocesi di Orvieto (TR). La tela a olio, raffigura la Madonna con Bambino tra angeli e due figure di Santi, con un mantello bianco dai bordi rossi che le copre anche il capo sul quale è posta una corona. Tiene con la mano destra uno scapolare. Nella parte inferiore, separati da una coltre di nubi, sono raffigurati due Santi. A sinistra San Pietro da Verona con veste bianca e mantello nero, la palma nella mano destra e un libro nella sinistra. Il Santo è raffigurato con la testa colpita dal pugnale a ricordo del martirio. Mentre sulla destra, è raffigurato San Leonardo, il quale indossa una dalmatica da diacono di colore rosso. Ai suoi piedi è posto un ceppo, suo attributo iconografico (per la sua particolare protezione degli imprigionati o carcerati ingiustamente). Per saperne di più: https://edicoladelcarmine.suasa.it/DipintiUmbria.htmlPer aggiungere informazioni: [email protected]
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LUNEDÌ 19 APRILE 2021 - SANT'EMMA DI SASSONIA Emma di Gurk (Pilštanj, circa 980 – Gurk, 27 giugno 1045) è stata una nobildonna fondatrice di case religiose nel Ducato di Carinzia. Sepolta nella Cattedrale di Gurk nel 1174, beatificata nel 1287 e canonizzata nel 1938, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica e come patrona della regione austriaca della Carinzia. Emma (in tedesco Hemma) era nata contessa di Zeltschach da una nobile famiglia chiamata Peilenstein nell'attuale Pilštanj, in Slovenia, legata all'imperatore Enrico II per aver seguito alla corte imperiale di Bamberga l'imperatrice Cunegonda. Sposata con il conte Wilhelm di Friesach e del Sanngau, da cui ebbe due figli: Hartwig e Wilhelm, successivamente assassinati insieme al padre da Adalberone di Eppenstein, duca di Carinzia e margravio di Verona. Emma divenne ricca attraverso l'eredità dopo la morte del marito e dei figli. La contessa Emma usò la sua grande ricchezza a vantaggio dei poveri e veniva già venerata come santa durante la sua vita. Fondò inoltre dieci chiese in Carinzia, tra le quali il doppio monastero benedettino di Gurk nel 1043, dove si ritirò negli ultimi anni della sua vita. Dopo la sua morte, l'Abbazia di Gurk fu sciolta dall'arcivescovo di Salisburgo, Gebhard, che invece ne utilizzò i fondi per istituire le diocesi di Gurk nel 1072. L'Abbazia di Admont, un'altra fondazione benedettina in Austria, è stata fondata nel 1074 dallo stesso Gebhard, e deve la sua esistenza alla ricchezza di Emma. Da: Il Santo del Giorno #Tradizioni_Barcellona_Pozzo_di_Gotto_Sicilia #Sicilia_Terra_di_Tradizioni Rubrica #Santo_del_Giorno (presso Tradizioni Barcellona Pozzo di Gotto - Sicilia) https://www.instagram.com/p/CN1wj4-nKoX/?igshid=lg3sanqudo3w
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lamilanomagazine · 5 months
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Verona, inaugurata oggi una nuova casa per "Casa di Deborah"
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Verona, inaugurata oggi una nuova casa per "Casa di Deborah" "Quando una famiglia si allarga, anche la casa di deve allargare". Così sintetizza il senso del trasferimento nella nuova sede la dott.ssa Giuseppina Vellone, fondatrice e Direttore generale della Fondazione "Famiglie per la Famiglia" che gestisce Casa di Deborah. Nei locali annessi alla Parrocchia di San Nicolò all'Arena, ora il centro di aggregazione gode di nuovi spazi che permettono di dare ancora maggior opportunità ai giovani che la frequentano e agli adulti che li accompagnano nel percorso educativo, sociale e culturale. La nuova sede dispone di diversi locali, che consentono attività di studio, di gioco e di relazione; gode inoltre di una splendida sala per incontri e seminari, parte integrante dell'attività della Fondazione, aperti anche alla cittadinanza. Significativa la presenza del Vescovo Domenico Pompili, che ha contribuito in modo determinante a individuare la nuova sede, e del sindaco Damiano Tommasi, che ha fin da subito, con la sua amministrazione condiviso il progetto di Casa di Deborah. "Siamo orgogliosi di inaugurare la nuova sede della Casa di Deborah che, per una serie di coincidenze, è un simbolo nel cuore della nostra città – commenta il sindaco Damiano Tommasi -. Un'iniziativa di accoglienza, di ascolto e di energia positiva nata da un'esperienza difficile, che vuole essere di accompagnamento non solo alle persone che la frequentano, ma anche ai tanti volontari e a coloro che, in rete, stanno portando avanti questo progetto, offrendo quello che possono e quello che si sentono di dare. Ci auguriamo tutti che non sia solo un simbolo, ma anche uno spunto di riflessione che educa, trasmettendo senso di comunità, per essere a disposizione degli altri. Un esempio da seguire per una comunità che vuole essere unita, crescere e rispondere alle esigenze del territorio". "La nuova sede – commenta l'assessora alle Politiche sociali e abitative Luisa Ceni - è un'opportunità che, insieme al Comune di Verona e alla Diocesi, viene offerta alla città grazie soprattutto al progetto di Casa di Deborah, testimonianza di un privato sociale senza il quale oggi non si riuscirebbe a far niente sul nostro territorio. Servono infatti molte forze, ma anche specializzazioni, che alla Casa di Deborah si trovano. Il Comune ha aderito a questa proposta sociale, che è consolidata da qualche anno e che ora si è trasferita in un luogo centralissimo dimostrando grande vicinanza anche alle nostre realtà comunali. Potrà ospitare ragazzi e ragazze che accedono direttamente, o anche segnalati dai servizi sociali che hanno seguito tutta la procedura di accreditamento necessaria per la presa in carico complessiva da parte della struttura. Vari livelli di assistenza attraverso un modello che ha dimostrato di essere un importante alleato nei servizi sociali del Comune". La sede ha potuto essere ristrutturata anche grazie al contributo di alcune aziende e di alcuni imprenditori locali, Mario Francescotti, Giancarlo Perbellini e Silvia Bernardocchi, Gruppo Italiano Vini ed alla cena dei "Re Magi" organizzata dalla Questura e dal Comune di Verona. Tutti gli arredi sono stati forniti gratuitamente da IKEA Italia grazie al progetto "Un posto da chiamare casa", tramite il quale l'azienda si impegna da più di dieci anni al fianco di associazioni e istituzioni locali a riqualificare e arredare spazi inutilizzati o da rinnovare, trasformandoli in luoghi di accoglienza da restituire alle comunità. Per l'amministrazione erano inoltre presenti la vicesindaca Barbara Bissoli e gli assessori Luisa Ceni, Stefania Zivelonghi, Jacopo Buffolo e Tommaso Ferrari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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sorsodivino · 4 years
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#LuganaLover
Bello tornare sui banchi, tanto più su quelli di “Lugana Armonie senza tempo”, un’ interessante Masterclass sul Lugana Doc. La prima post lockdown a cui ho partecipato lo scorso venerdì 18 settembre negli ampi spazi di Superstudio+ qui a Milano. Non vi nascondo che subito dopo aver dato la mia adesione, una certa titubanza ha fatto vacillare più volte la volontà di parteciparvi ma alla fine è prevalsa la razionalità e sono andata. Dopotutto bisogna pur ripartire e l’ho fatto tra calici di un bianco tra i migliori d’Italia che sta vivendo un momento indubbiamente positivo. Una Masterclass organizzata dal Consorzio Tutela Lugana Doc e condotta da Sissi Baratella, enologa, giornalista e wine educator da urlo!
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photo credit Paolo Finezio
Il Lugana Doc si ottiene con una particolare varietà di trebbiano, localmente detta turbiana. Sono più di 2000 gli ettari vitati che beneficiano di un microclima straordinario nel vero senso della parola. Quantitativamente parlando un buon 90% è appannaggio bresciano ma è nel comune veneto di Peschiera del Garda che s’imbottiglia il 60% dell’intera produzione della Doc.
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Possiamo affermare che il Lugana Doc è il bianco lombardo-veneto per eccellenza visto che viene prodotto tra le province di Brescia e Verona grazie a cinque comuni adagiati lungo le sponde del suggestivo Lago di Garda. Per parte bresciana contiamo Pozzolengo, Lonato, Sirmione e Desenzano mentre per parte veneta citiamo Peschiera del Garda e la sottozona di San Benedetto di Lugana considerata il “cru” della denominazione. Una curiosità: è vero che stiamo parlando di comuni racchiusi in due regioni diverse ma spiritualmente sono un’anima sola, accomunati dalla Diocesi di Verona: il Vescovo veronese ha infatti giurisdizione anche nelle parrocchie bresciane dei quattro comuni sopra citati. Mi viene da dire stesso Lago e stesso Vescovo ma non altrettanto stesso suolo. La meraviglia sta anche in questo: terreno argilloso coriaceo nella fascia più pianeggiante, argilloso sabbioso nella zona più collinare mentre troviamo ambientazioni moreniche verso Lonato con buona presenza di elementi ghiaiosi. Va da sé che queste sfaccettature di suolo conferiscono al vino peculiarità diverse di volta in volta.
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5 sono le tipologie previste dal disciplinare: Lugana base, Lugana superiore con affinamento di almeno un anno dalla vendemmia, Lugana riserva con invecchiamento o affinamento di almeno 24 mesi di cui 6 in bottiglia, Lugana vendemmia tardiva ottenuto con surmaturazione delle uve raccolte tra fine ottobre e novembre, senza ulteriori appassimenti in fruttaio  e Lugana spumante consentito in entrambi i modi: charmat (presa di spuma in autoclave) e metodo classico (riferimentazione in bottiglia).  
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4 delle 5 versioni erano presenti tra le 12 etichette di Lugana degustato. Etichette che hanno reso l’idea di come il Lugana sia versatile, immediato e longevo con un ventaglio di annate che andava dalla 2019 alle 2001. Sì, non è un errore di battitura: il Lugana Doc Superiore 2001 di Ca’ Lojera ha spiazzato non poco per unicità e carattere. Generalmente nel Lugana è inebriante scovare sentori agrumati, balsamici e minerali tessuti da trame di equilibrata freschezza e sapidità che si protraggono nella considerevole persistenza gustativa e nel tempo.
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Annate più o meno calde, più o meno fruttuose ma il tratto distintivo del Lugana è la sua intrinseca piacevolezza. E’ o non è uno dei bianchi più apprezzati dalla gente di mezzo mondo? Sorseggiatelo e capirete perché.
Buon Lugana a tutti!
M.Cristina 
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orbiscomunication · 5 years
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“Giornata Mondiale in ricordo delle Vittime della Strada”: Aversa protagonista, tutta Italia in diretta sul maxischermo di Catania
VERONA. “La nostra linea associativa è supporto concreto alle famiglie e lo dimostra il nostro impegno quotidiano nella lotta per la sicurezza stradale”. A parlare è il presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Alberto Pallotti, il quale ha rivelato che “per la prima volta, la Lega Calcio e la Lega Volley, che insieme superano i 5 miliardi di followers sui social, hanno sostenuto la nostra importante campagna in occasione della giornata mondiale. Tutto il mondo dello sport italiano si è unito per far fronte ad una difficile battaglia”. “Le nostre sedi hanno sensibilizzato gli italiani con gazebo, piazze occupate, croci a simboleggiare le nostre perdite e celebrazioni varie. Quest’anno saremo gemellati con l’Ungheria - conclude -, dove è sorta una prima associazione di vittime della strada, a seguito della strage del bus ungherese consumatasi a Verona il 21 gennaio del 2017”.
La città di Aversa si dimostra, ancora una volta, sensibile alla tematica della sicurezza stradale. Anche l’amministrazione guidata dal sindaco Alfonso Golia, ha voluto aderire con convinzione alla “Giornata Mondiale in ricordo delle Vittime della Strada” (ricadente, alla luce della legge legge n.227 del 29 dicembre del 2017), nella terza domenica del mese di novembre), la cui organizzazione generale è a cura dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus (presidente Alberto Pallotti), con il referente di sede Biagio Ciaramella, e dell’associazione “Mamme Coraggio e Vittime della Strada”, presieduta da Elena Ronzullo.
“E’ stata una settimana intensa di lavoro con le Mamme Coraggio in concerto con il Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Angelo Spinillo, e la sede aversana della Caritas, diretta da Don Carmine Schiavone. Il nostro attivismo non si è fermato alla diretta nazionale ed alle vittime della strada, ma siamo stati presenti giovedì e venerdì, e lo saremo anche nelle giornate di sabato e domenica (nel pomeriggio), per i poveri. Una linea che seguiamo da tre anni fianco a fianco con la Diocesi aversana e tutte le associazioni direttamente collegata”, ha affermato il referente di Aversa ed Agro Aversano dell’Associazione italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Biagio Ciaramella. La manifestazione ad Aversa si articolerà in diverse fasi. Alle ore 10:00 è prevista, presso la Chiesa Madre del Cimitero di Aversa, la Santa Messa in memoria di tutte le Vittime della Strada, officiata dal Vescovo, Monsignor Angelo Spinillo, e Monsignor Angelo Simonelli. Si tratterà del primo collegamento su piano nazionale da Catania, con trasmissione in diretta sul maxischermo, posto in piazza dell’Università, su iniziativa del referente locale, Pietro Crisafulli. Seguiranno interventi e testimonianze da diverse città campane e nazionali aderenti all’iniziativa. Nella struttura cimiteriale saranno posizionate 25 croci bianche con le foto delle persone defunte. A chiudere l’evento, le mamme coraggio che, con partecipanti ed istituzioni, faranno volare in cielo numerosi palloncini bianchi. Alle ore 12:30, Sua Eccellenza Mons. Angelo Spinillo e le Mamme Coraggio, si recheranno presso la “Caritas Diocesana di Aversa”, dove, con il direttore don Carmine Schiavone, verrà condiviso il pranzo nella mensa dei poveri. A partecipare all’evento saranno Vincenzo Ferrante, Vicepresidente Nazionale Konsumer Italia e Presidente Regionale Konsumer Campania; il Dott. Raffaele Trotta del Comitato Provinciale CRI Caserta e referente Unita' Territoriale CRI Aversa; Enrico Sangiovanni, presidente dell’Associazione “Casa Del Donatore”; Annalaura Origo, presidente Associazione “Giustizia per gli angeli”; Pietrina Paladino, presidente “Associazione Culturale Dorothy Dream”; Maria Tei (di Sinalunga, Siena), presidente dell’associazione “Il Bentivi”.
“Sono anni che questa giornata viene intitolata ‘Ricordare per non dimenticare’, ma il mio rammarico è che delle vittime della strada si parla pochissimo e ciò contribuisce a farle finire nel dimenticatoio”. Ad affermarlo è la presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada, Elena Ronzullo. “Noi - continua - non possiamo tacere perché, ancora oggi, sulle strade italiane muoiono circa dodici persone al giorno. E’ inaccettabile”. La Ronzullo, che simulerà una scena di incidente stradale col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica alla sicurezza, pone l’accento su come le auto siano “una vera e propria arma”. “Ringraziamo - ha concluso - l’amministrazione comunale di Aversa per la grande sensibilità e disponibilità mostrata, il Vescovo Sua Eccellenza Mons. Angelo Spinillo e Monsignor Angelo Simonelli , oltre a tutte le associazioni che parteciperanno”. La vicepresidente A.I.F.V.S. Onlus, Rosa Di Bernardo, si è detta onorata di essere presente alla manifestazione e di rappresentare Alberto Pallotti sul territorio campano.
A Qualiano, nel giorno della Festa dell’Unità nazionale - Commemorazione dei caduti di tutte le guerre, si parlerà anche di sicurezza stradale. Il presidente del consiglio comunale, Salvatore Onofrio, pone l’accento su un impegno che continua, dopo la manifestazione tenuta a settembre, col fine di “non abbassare la guardia di fronte a tale fenomeno”. “Durante la manifestazione - ha spiegato il qualianese - sarà esposto uno striscione in ricordo di tutte le vittime della strada, dall’alto dei balconi della biblioteca comunale che fronteggia la piazza dove avverrà la manifestazione. Il sindaco dedicherà un pensiero a chi non c’è più. Attualmente stiamo conducendo lavori di ripristino stradale nel centro e nelle arterie secondarie cittadine, rispettando i principi di compensazione ambientale. La sicurezza è sempre al primo posto”.
“E’ davvero straziante assistere a ciò sta avvenendo sulle strade italiane”, ha affermato il responsabile della sede di Catania dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus, Pietro Crisafulli, promotore della diretta nazionale in proiezione a Catania. “La nostra provincia è una realtà dove si registrano davvero tanti casi che coinvolgono tantissimi bambini e ragazzi nel fiore della giovinezza. Speriamo che, collaborando con le istituzioni, si possa fare qualcosa di concreto, realizzare progetti insieme affinchè altre famiglie non vengano condannate all’ergastolo del dolore. Ogni parente di una vittima è costretta a vivere immerso in una sofferenza straziante. Mi auguro che la manifestazione possa smuovere coscienze perché la legge sull’omicidio stradale non va bene. Il patteggiamento è vergognoso e va abolito - conclude -, per questo ho proposto una raccolta firme”.
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annalisalanci · 5 years
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Inquisizione in Italia. Introduzione
L'Inquisizione in Italia Introduzione
Criteri e prospettive per una nuova storia dell'Inquisizione
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Galileo Galilei
Il 13 febbraio 1278, una domenica, nell'arena di Verona ci fu uno spettacolo impressionante: le fiamme dei roghi divorarono un numero imponente di eretici, forse 200, il più alto in assoluto di tutta la storia italiana per un'unica esecuzione. Erano catari. Erano stati presi qualche mesi prima a Sirmione sul lago di Garda, dal vescovo, il domenicano ed ex inquisitore fra Timidio, dai signori Pinamonte Bonacolsi e Alberto della Scala e dall'inquisitore fra Filippo Bonacolsi con lo scopo di debellare la consistente comunità ereticale che preoccupava le autorità ecclesiastiche e quelle secolari. Si conoscono le autorità che li presero, l'inquisitore che eseguì le condanne a morte, ma dei catari non è rimasto nemmeno un nome, né una riga di verbale, neppure la certezza che fossero stati regolarmente processati. Di indubbio sono rimasti soltanto una data, un famoso luogo di spettacolo e un grande rogo. Il 10 agosto 1553 fu ucciso con il fuoco, a Ginevra, l'antitrinitario Michele Serveto, medico e umanista di origine spagnola, scopritore della circolazione polmonare del sangue. Ricercato da qualche anno dall'Inquisizione rimana, si era recato nella città di Calvino per trovare un rifugio, ma le sue idee contro la Trinità che circolavano in Europa in un volume stampato nel 1531, De Trinitatis erroribus, e in uno uscito all'inizio del 1553, Christianismi restitutio, lo avevano reso famoso e temibile tra i protestanti. Il rogo, accese la fiamma di un dibattito che avrebbe fatto superare in Europa l'idea dell'intolleranza in nome di Dio. Un altro eretico, Sebastiano Castellione, pubblicò subito dopo un libro che come titolo aveva una domanda: De haereticis an sint persequendi. Le idee e i dubbi che vi esprimeva, dopo secoli sono diventati le nostre convenzioni: lo stato non deve sopprimere nessuno per le sue idee religiose, Dio non chiede la morte dell'eretico, ma ne riserva a sé il giudizio alla fine del mondo. Il 22 giugno 1633 nella sala delle udienze del palazzo del Sant'Ufficio i cardinali inquisitori condannavano all'abiura e al carcere perpetuo come sospetto di eresia Galieo Galilei, perché aveva sostenuto con argomenti "scientifici" nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, la rotazione della terra attorno al sole, secondo la teoria copernicana, già dichiarata contraria alla Sacra Scrittura nel 1616. Galileo morì in domicilio coatto nella casa di campagna di Arcetri l'8 gennaio 1642. Galileo non aveva torto, anche se non aveva fornito vere prove, e perché la Bibbia non è un testo scientifico ma un libro che parla di Dio. Questi tre casi-simbolo, suscitano la nostra emozione, ma fanno anche misura e i grandi cambiamenti storici che ci separano da questo passato. I processi e e sentenze capitali per questioni di fede non furono opera solo di cattolici, ma anche dai protestanti e, nel caso delle donne e degli uomini accusati di stregoneria diabolica, furono soprattutto i tribunali secolari degli stati protestanti del Centro Europa, piuttosto che le Inquisizioni cattoliche, a emettere tali condanne. Il controllo delle opinioni religiose nella storia europea mostra come la società cristiana sia stata per molti secoli intollerante con le minoranze etnico-religiose e crudele con i dissidenti e i più deboli. Si comportavano in questo modo le autorità ecclesiastiche, quelle statali e perfino la gente comune, con rare eccezioni. I giudici ecclesiastici talvolta assolvevano i dissidenti, spesso li riconciliavano e li reinserivano nella comunità con pene di vario genere, ma sempre in nome del Vangelo. Tutte le sentenze dell'Inquisizione, erano emesse in nome di Gesù Cristo, secondo il formulario usuale, che all'inizio diceva: <<In Christi nomine amen...>> e riprendeva per maggior chiarezza prima del dispositivo finale: <<Christi nomine repetito, pro tribunali sedentes et solum Deum prae oculis habentes>> (Ripetuto il nome di Cristo, sedendo ufficialmente in tribunale e avendo soltanto Dio davanti agli occhi...). La predicazione del messaggio evangelico fu sempre accompagnata dalla difesa della sua purezza, fin dai tempi della chiesa primitiva. Lo stesso san Paolo la sostenne con parole infuocate: <<Orbene se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che noi abbiamo predicato, sia anatema!>>, ma testimoniò la sua fede con la vita. La preservazione delle verità cristiane contro ogni deviazione sin è molto trasformata nei secoli: scomuniche ed esili nell'età preistorica e nell'alto medioevo; controllo giudiziario delle credenze, costrizione con la forza e condanne a morte nel basso medioevo e nell'età moderna. Nei secoli dopo il Mille furono prima i vescovi ad agire nelle proprie diocesi e quindi gli inquisitori in sedi sparse; in epoca moderna furon creati tra i più efficienti organismi centralizzati in Spagna, Portogallo e Italia. Dall'Ottocento in poi agì unicamente la Congregazione del Sant'Ufficio, oggi la fede cattolica è sostenuta e controllata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. 
Una doppia leggenda, nera e bianca
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Il rogo di Giordano Bruno
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San Pietro d'Arbues
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San Pietro Martire
Le leggende dell'Inquisizione hanno investito la storia europea e poi intercontinentale per un tempo molto lungo. Queste vicende complesse, hanno sempre provocato una scelta a favore o contro l'Inquisizione, creando una biforcazione nella stessa tradizione storiografica: nell'età moderna, alla leggenda nera, accusatrice, si contrappone una leggenda bianca, giustificatrice, entrambe basate su fatti e documenti, ma orientate a priori da una scelta di campo. Due libri possono essere presi a simbolo di questa bivalenza: quello di un inquisitore e quello di un teologo protestante. L'inquisitore spagnolo Luis de Pàramo nel libro De origine et progressu officii Sanctae Inquisitionis, stampato a Madrid nel 1598, fu il primo a tratteggiare una storia dell'istituzione e spiegò che essa era nata con il peccato di Adamo nel paradiso terrestre e che Dio stesso era stato il primo inquisitore nell'interrogatorio di Aadamo ed Eva dopo che avevano mangiato il frutto proibito. L'Inquisizione aveva difeso la vera fede dai suoi nemici terreni, gli ebrei, le streghe, gli eretici e dal vero nemico ultraterreno, il diavolo. La sua espansione fu voluta dalla Provvidenza divina ed ebbe un'efficacia impressionante, elevando molto il numero delle condanne a morte, che erano volute da Dio stesso a sua gloria. Dall'altra parte un teologo riformato arminiano, Philip van Limborch, pubblicò ad Amsterdam nel 1692 una Historia Inquisitionis, nella quale mostrava che l'istituzione non era eterna, ma recente, anticristiana, crudele e ingiusta. L'Inquisizione era stata creata nel secolo XIII, aveva occupato gran parte del mondo cristiano, rovesciato la logica evangelica del perdono per attuare una logica giudiziaria estranea al Vangelo, era stato un tribunale sanguiraio e crudele, perché dall'esterno aveva imposto un obbligo alle coscienze. Per i sostenitori dell'ufficio inquisitoriale il domenicano San Pietro da Verona, inquisitore in Lombardia, ucciso in un'imboscata a Seveso nel 1252, divenne san Pietro Martire e così pure fu santificato Pietro de Arbués, inquisitore di Aargona, assassinato nella cattedrale di Saragozza nel 1485; per gli storici liberali dell'Ottocento tutti i perseguitati dall'Inquisizione divennero i martiri del protestantesimo o del libero pensiero. Nella grande stagione della riscoperta della ragione, durante il Settecento, l'Inquisizione divenne uno dei bersagli degli illuministi e assurse a simbolo dell'oscurantismo religioso. Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza, (1763), la collocò tra i segni dell'intolleranza e mostrò come fosse in netto contrasto con l'insegnamento di Gesù Cristo, con parole molto forti: <<Vediamo ora se Gesù Cristo ha stabilito leggi sanguinarie e ha ordinato l'intolleranza, se ha fatto costruire le segrete dell'Inquisizione, se ha istituito i carnefici degli autodafé>>. E dopo aver spiegato il significato di alcune parabole evangeliche, così continua e conclude: "Quasi tutte le parabole e azioni di Gesù Cristo predicano la dolcezza, la pazienza, l'indulgenza. E' il padre di famiglia che riceve il figliol prodigo, è l'operaio che viene all'ultima ora ed è pagato come gli altri, è il samaritano caritatevole; Gesù stesso giustifica i suoi discepoli che non digiunavano, perdona alla peccatrice, si accontenta di raccomandare la fedeltà all'adultera, si degna anche di cedere alla gioia innocente dei convitati di Cana. Non si scaglia nemmeno contro Giuda che lo avrebbe tradito; ordina a Pietro di non servirsi mai della spada; rimprovera i figli di Zebedeo che, sull'esempio di Elia, volevano far scendere il fuoco dal cielo su una città che non aveva voluto accoglierli. Infine, muore vittima dell'invidia. Chiedo ora se è la tolleranza o l'intolleranza a essere il diritto divino. Se volete somigliare a Gesù Cristo, siate martiri e non carnefici. " I cattolici per molto tempo cercarono di difendere l'operato dell'Inquisizione, tenendo segreti i documenti e arrivando talora a negare i fatti. Alla fine dell'Ottocento un professore francese di filosofia scrisse un libretto per dimostrare che il rogo di Giordano Bruno era una leggenda, ma venticinque anni fa uno storico italiano cercò di sostenere che il vescovo Vittore Soranzo, condannato formalmente per eresia dal papa, forse non era stato in effetti eretico.
Cambiamenti istituzionali e rinnovamento storiografico
Questo atteggiamento apologetico iniziò a declinare in seguito al grande cambiamento epocale che avvenne nella posizione della Chiesa cattolica verso gli altri cristiani e le religioni non cristiane durante il pontificato di Giovanni XXIII e il concilio Vaticano II. Alla fine del concilio il 7 dicembre 1965, fu approvata la dichiarazione sulla libertà religiosa e lo stesso giorno Paolo VI con un motu proprio modificò nome e segni della Congregazione del Sant'Ufficio, trasformandola nella Congregazione per la Dottrina della Fede. Secondo le parole del documento, bisognava promuovere non difendere la fede, correggere gli errori ma trattare con soavità chi errava. Cominciò così, una nuova storiografia soprattutto sull'Inquisizione spagnola, propiziata dalla ricorrenza del quinto centenario della fondazione (1478) e dalla fine del regime franchista. Il Sant'Ufficio in Spagna non fu così sanguinario come si era creduto e dopo i primi decenni del Seicento fu molto cauto nella persecuzione delle streghe. In Italia invece gli inquisitori continuarono a restare ignorati dalle ricerche e i loro archivi divennero la fonte per una storia innovativa degli inquisitori e delle culture popolari represse, in particolare a opera di Carlo Ginzburg. Il rinnovamento degli studi negli ultimi decenni si è allargato quindi all'Inquisizione romana e a quella portoghese, delle quali si comincia ad approfondire in modo nuovo la storia istituzionale, mentre si continuano a indagare i settori tradizionali, come la censura dei libri, le idee della Riforma, la magia e stregoneria e altri settori più recenti, come la santità simulata e la storia delle donne. Il modo di considerare queste storie di repressione è stato influenzato dalla crisi dell'idea di progresso e dalla constatazione degli efferati delitti contro l'umanità compiuti dai regimi totalitari nel corso del primo Novecento e dalle atroci pulizie etniche attuate negli ultimi decenni. Le nuove questioni storiografiche sono state esposte e discusse in libri, ma anche i convegni internazionali sull'Inquisizione, che hanno avuto inizio negli anni '70 e si sono susseguiti numerosi in Europa e nelle due Americhe. Le ricerche sulle Inquisizioni iberiche hanno potuto avvalersi fin dall'Ottocento dei rispettivi archivi centrali, quelle sull'Inquisizione romana erano gravemente limitate dalla inaccessibilità dei fond delle Comgregazione del Sant'Ufficio e dell'Indice. L'apertura della Chiesa cattolica agli altri cristiani e al mondo contemporaneo avvenuta con il concilio Vaticano II non si tramutò subito nell'apertura degli archivi inquisitoriali centrali. L'ammissione di storici qualificati avvenne silenziosamente soltanto alla fine degli anni '90 e nel gennaio del 1998 l'apertura fu solennizzata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dell'Accademia dei Lincei, che a suo tempo aveva ospitato e sostenuto da Galileo. La consultabilità dell'ultimo archivio tenuto segreto in Vaticano è stata una scelta autonoma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, va messa in relazione con le riflessioni pubbliche che negli anni precedenti Giovanni Paolo II aveva proposto sugli errori, sulle manchevolezze e sui condizionamenti della Chiesa nell'ultimo millennio, in vista di una richiesta di perdono, durante il Giubileo del 2000. La Commissione teologico-storica del Comitato Centrale per il Grande Giubileo organizzò un simposio internazionale sull'Inquisizione, che si tenne in Vaticano dal 29 al 31 ottobre 1998 con la partecipazione di una quarantina di storici di tutto il mondo e di altrettanti professori di teologia delle università ecclesiastiche. Il cardinale Roger Etchegaray nell'allocuzione collegò espressamente lo straordinario simposio alle riflessioni del papa nell'enciclica Tertio millennio adveniente: L'itinerario spirituale di preparazione al Giubileo deve infatti passare anche attraverso una approfondita e sincera riflessione sugli <<errori, infedeltà incoerenze, ritardi>> dei quali nel corso dei secoli i credenti si sono potuti rendere responsabili. Solo così si giungerà ad una autentica purificazione della memoria del pentimento. Alla luce della dimensione ecumenica che caraterizza fortemente l'intero documento, il pontefice ha specificato, fra gli altri punti, che vi è << un capitolo doloroso sul quale i figli della Chiesa non possono non tornare con animo aperto al pentimento>> e cioè <<l'acquiscenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di tolleranza e persino di violenza nel servizio della verità>>. Sebbene esso non venga nominato in maniera esplicita è chiaro che in questo paragrafo Giovanni Paolo II si riferisce principalmente, anche se non esclusivamente, a quel particolare ecclesiastico, competente a giudicare i delitti in materia di eresia, conosciuto sotto io nome di Inquisizione.  Nella solenne cerimonia svoltasi in San Pietro la prima domenica di quaresima del terzo millennio cristiano, il 12 marzo 2000, l'Inquisizione venne tacitamente compresa nella seconda richiesta di perdono, recitata dal cardinale Ratzinger. Un altro segno del cambiamento si può notare negli interessanti seminari internazionali realizzati per la prima volta dall'Istituto storico dei domenicani, l'ordine che fornì il maggior numero di inquisitori, sui propri rapporti con l'Inquisizione medievale (Roma 23-25 febbraio 2002), con le Inquisizioni iberiche (Siviglia, 3-6 marzo 2004) e con l'Inquisizione romana (Roma, 15-18 febbraio 2006).
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anticattocomunismo · 5 years
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Barbarie su Cavina, vescovo che la Chiesa non ha difeso
Dietro le dimissioni choc del vescovo di Carpi Cavina c'è una campagna di delegittimazione proseguita anche dopo l'inchiesta per voto di scambio da cui è uscito pulito. Le intercettazioni con materiale privato ed ecclesiale e non inerente all'inchiesta, stanno girando ancora indisturbate nelle chat di whatsapp "impazzite". La solita gogna mediatico giudiziaria. Ma anche l'abbandono dei piani alti della Chiesa che di fronte alla barbarie giustizialista non l'ha mai difeso. Forse perché Cavina era abituato a dire la verità anche su temi ormai scottanti per la Chiesa su famiglia e vita.
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di Andrea Zambrano (27-06-2019)
Nella sua prima e breve esperienza episcopale, monsignor Francesco Cavina si è trovato a dover gestire due terremoti: uno geologico nel 2012, l’altro mediatico, ma è solo di fronte al secondo che è capitolato. Come attestano le improvvise dimissioni annunciate ieri (leggi qui il comunicato della Diocesi) la causa sono gli attacchi mediatici che sono proseguiti anche fin dopo l’inchiesta che l’aveva visto coinvolto e per la quale nessuno - né in città né ai piani alti della Chiesa - lo aveva difeso.
L’inchiesta che lo ha visto infatti indagato per voto di scambio, parte da uno spettacolo di fontane danzanti per l’inaugurazione della statua della Vergine della Cattedrale finalmente tornata in facciata dopo il lungo restauro causa sisma. Un’accusa ridicola e quindi facilmente smontabile. Così come la complicità con l’amministrazione comunale, che era inesistente perché tutto era stato fatto alla luce del sole. Eppure per dimostrare i suoi presunti “torbidi” rapporti con il vicesindaco di Carpi i carabinieri lo misero sotto intercettazione. E queste intercettazioni finirono all’attenzione dei giornali o comunque in mani che non dovevano averle tanto che anche l’Espresso in un suo “coraggioso” articolo ne ha parlato.
Cavina ha ottenuto l’archiviazione per quell’indagine ad aprile, praticamente subito dopo l’emergere di quei fatti. Ma c’erano ancora dei veleni in aria, dei filamenti tossici in grado di fare male. Le intercettazioni telefoniche erano relative a comunicazioni private: in esse Cavina parlava con persone estranee del tutto all’inchiesta. E parlava di tutto, anche di argomenti da confessione, come i rapporti tra una moglie e un marito regolarmente sposati. Ma parlava anche della Chiesa, di politica ecclesiastica, di questo e di quel monsignore che aveva fatto carriera. Parlava, in fondo, di cose normali, si scambiava informazioni su quello che è il suo mondo. E commentava. Tutto questo aveva a che fare con l’inchiesta? No. Eppure tutto questo, anche dettagli imbarazzanti non tanto per Cavina, ma per una sua interlocutrice, sono finiti in giro. Materiale di chiacchiericcio nelle chat di watshapp di una cittadina vivace e abituata a sapere tutto di tutti.
Gira di qua e gira di là, i testi delle intercettazioni sono arrivati anche alla conoscenza di alcuni dei diretti interessati. I quali hanno capito che la materia poteva diventare scottante e sopratutto il reato evidente e palese. A quel punto Cavina, informato che anche dopo l’inchiesta dalla quale era uscito pulito, continuavano a girare voci su di lui e che queste potevano essere incontrollabili, ha capito che era il momento, per il bene della Chiesa e della Diocesi, di lasciare. Ecco perché nel suo comunicato parla di “gogna mediatica a cui sono stato sottoposto che non si è interrotta”. Perché quelle intercettazioni sono diventate il principale materiale di chiacchiericcio lungo i portici schierati militarmente di fronte al castello dei Pio.
Eppure quelle intercettazioni non dovevano diventare di dominio pubblico. Anzitutto perché quando uscirono fuori, Cavina era solo indagato e non imputato in alcun processo; in secondo luogo perché non avevano nulla a che fare con l’inchiesta.
E’ evidente che la fuga di notizie ha dei responsabili, ma questi non salteranno mai fuori. Nessuno pagherà e questo lo dice con rammarico il Centro Studi Livatino, che ha parlato di«illegale e mai sanzionata propalazione degli esiti delle intercettazioni, in stretto collegamento col fango messo in circolazione in modo sistematico sempre dalle stesse testate giornalistiche» che ha provocato e provoca «sofferenze a innocenti» e «a condizionare la libertà della Chiesa». Ma lo dicono anche le Camere penali di Modena che in un comunicato parlano di «frutto avvelenato della scarsa vigilanza sul mantenimento del segreto sugli atti di indagine».  
Ma il problema non è solo giudiziario. E’ anche ecclesiale.
In questi sette anni Cavina ha ricostruito la sua diocesi in ginocchio con pazienza, silenzio e coraggio, ha avuto ben due papi in casa (Benedetto XVI dopo il sisma e Papa Francesco per l’inaugurazione della Cattedrale), record per un unico mandato episcopale, ha instaurato un rapporto eccellente con i giovani, i fedeli laici e le realtà ecclesiali più importanti. Ma non ha mai accolto imam in cattedrale, né organizzato conferenze con la Massoneria e nemmeno ha tuonato contro il governo xenofobo.
Per un certo milieu culturale era definito un vescovo ratzingeriano, etichetta che, quando ti viene appiccicata non riesci più a scrollartela di dosso, perché dire ratzingeriano vuol dire automaticamente e senza appello essere un nemico di Papa Francesco.
Quando uscirono le notizie delle intercettazioni e si parlò di segreto confessionale violato non ci fu un solo vescovo che provò a difendere Cavina da quello che era già uno stillicidio di sospetti e accuse. Questo giornale si fregia di averci provato, primo e unico, con gli strumenti del mestiere che gli sono propri, nel disinteresse generale.
Nessuno tra i vescovi della Cei Emilia Romagna si alzò in piedi per dire che la fuoriuscita di quelle intercettazioni era un abominio civile e una inaccettabile intimidazione a un vescovo. Quando si toccano i sacramenti - e la confessione lo è - bisognerebbe rendersi conto che lo scontro si è alzato e contrattaccare di fronte a un reato perché tale è quello di dichiarazioni private che vengono date in pasto per delegittimare. Invece, tutti zitti.
Si potrebbe ipotizzare che Cavina desse fastidio ai piani alti delle gerarchie ecclesiastiche perché non era allineato al nuovo corso, ma sarebbero solo illazioni.
Quel che è certo è che Cavina è stato ostracizzato molte altre volte. Ad esempio quando i vescovi dell’Emilia Romagna pubblicarono un documento su Amoris Laetitia nel quale la castità tra gli sposi veniva relegata a mera opzione. L’unico ad opporsi fu lui. Ma Cavina è stato anche il vescovo che, proprio su interessamento della Nuova BQ, provò con coraggio e utilizzando i suoi buoni uffici in Segreteria di Stato, a risolvere la vicenda di Alfie Evans portando il papà Thomas dal Papa. E anche questo non piacque a certi vescovi più morbidi sul tema eutanasia.
Cavina inoltre, mentre tutti i vescovi se ne stavano zitti o persino si dicevano contrari, è stato il solo a parlare a favore del Congresso Mondiale per le Famiglie di Verona. Insomma: in questi sette anni ha fatto il vescovo. Non ha fatto il politico e si è concesso alla politica solo perché un vescovo di una cittadina di provincia deve avere per forza rapporti istituzionali con tutti, a maggior ragione se devi ricostruire l’intero patrimonio ecclesiastico crollato dopo il sisma.
Tutto questo - compresa l’onestà e il coraggio di dire le cose come stanno - ha un prezzo. E il conto è arrivato in questi giorni con una campagna di delegittimazione che non si è fermata neppure dopo il gong del giudice per le indagini preliminari. A quel punto, le dimissioni non erano altro che una pura formalità.
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sonporo · 5 years
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Il presidente della Cei introduce il consiglio permanente di primavera all’indomani di Verona. E rilancia il tema della riduzione delle diocesi italiane
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lamilanomagazine · 7 months
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A Verona la prima comunità energetica rinnovabile
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A Verona la prima comunità energetica rinnovabile. Il Comune di Verona come capofila ha vinto il bando Comunità Energetiche Rinnovabili promosso dalla Fondazione Cariverona, con il progetto 'Energie di comunità'. I partner dell'iniziativa sono l'Università degli studi di Verona, la Diocesi di Verona con l'Associazione Diocesana Opere Assistenziali Verona – ADOA e Legambiente. L'iniziativa vuole promuovere la realizzazione della prima comunità energica rinnovabile a Verona 'Community driven', ovvero con un approccio partecipativo dal basso che coinvolga la comunità veronese. Infatti in questi mesi molti cittadini e cittadine si sono attivati sul tema, anche a fronte dei rincari energetici. In particolare si sta costituendo un Comitato CER Verona sullo stimolo del quale il Comune ha voluto presentare questo progetto affiancando altre importanti istituzioni della città. Tutti questi soggetti insieme lavoreranno e porteranno il loro contributo per un progetto unitario che sarà definito nei prossimi mesi e che mira a istituire un modello replicabile su tutto il territorio veronese. Le Comunità Energetiche Rinnovabili rappresentano un mezzo fondamentale nell'ambito della transizione energetica e per la lotta al sempre più diffuso fenomeno delle povertà energetiche. Un modello che non è solo tecnologico ma che mira a costituire comunità e che punta a sensibilizzare sempre di più i cittadini e le cittadine sul cambio di paradigma rispetto al consumo di fonti fossili. Un progetto ambizioso ed allo stesso tempo ineludibile. La scelta sulla localizzazione di questo progetto pilota, nell'area di Borgo Venezia/Borgo Santa Croce in Circoscrizione 6^, è data sia dagli investimenti in quella zona a livello di impianti fotovoltaici del Comune di Verona sia per la presenza dell'Università con il polo di Scienze Motorie. Vincitore del bando Comunità Energetiche Rinnovabili promosso dalla Fondazione Cariverona, con il riconoscimento di un contributo di circa 60 mila euro e di un percorso di advisoring tecnico, il progetto 'Energie di Comunità' entra ora nella fase operativa. Il bando è infatti finalizzato alla costituzione della prima Comunità Energetica Rinnovabile a Verona, con un approccio condiviso dai partner di progetto e, in particolare, con un processo che parte dal basso attraverso un percorso partecipativo aperto ai cittadini che entrerà nel vivo da gennaio 2024. Il progetto è stato illustrato questa mattina dall'assessore alla Transizione ecologica Tommaso Ferrari insieme ai partner, Tomas Chiaramonte dell'Associazione Diocesana Opere Assistenziali Verona ADOA, Matteo Nicolini dell'Università degli studi di Verona e Andrea Gentili di Legambiente Verona, con Enrico Ballestriero rappresentante del costituendo comitato CER Verona "Partiamo concretamente – ha evidenziato l'assessore Tommaso Ferrari – con l'obiettivo di costruire a Verona la prima Comunità Energetica Rinnovabile. È un progetto sostenuto dal Comune, come capofila, assieme alla Diocesi di Verona rappresentata da ADOA e l'Università di Verona con Legambiente, che ha vinto un bando di Fondazione Cariverona e che ora ci deve portare alla costituzione della prima comunità. Abbiamo il grande obiettivo di definire un modello attraverso cui arrivare a una comunità energetica rinnovabile che metta i cittadini e le cittadine al centro. Prevediamo quindi un processo partecipativo, che coinvolga i quartieri interessati, affinché possa nascere una CER che abbia una grande adesione e che soprattutto provveda a far comprendere alla comunità veronese i vantaggi legati al tema della transizione energetica, prioritaria nei nostri territori se si vuole affrontare concretamente le problematiche collegate alla povertà energetica e all'emergenza climatica in corso. Abbiamo voluto assieme a noi in questo progetto istituzioni importanti della città al fine di sviluppare un modello inclusivo e valido non solo in Circoscrizione 6^ ma in tutta la città e che possa essere anche un modello 'donato' alla città, per cui associazioni, cittadini, istituzioni possano attingervi per replicarlo in modo spontaneo in altre parti. Siamo molto contenti del risultato." Comunità energetiche rinnovabili – CER. Le comunità energetiche rinnovabili – CER sono delle associazioni tra liberi cittadini, pubblica amministrazione, piccole e medie imprese, privati, enti pubblici territoriali e attività commerciali che fondano il proprio sviluppo sull'obiettivo di produrre, consumare e scambiare energia rinnovabile a livello locale. Chi ne fa parte decide di unire le proprie forze con gli altri componenti, al fine di sostenere un consumo sostenibile di energia ricavata da fonti rinnovabili, per avvicinarsi sempre più a un autoconsumo basato sulle proprie risorse e per promuovere una transizione energetica. Le CER, quindi, sostengono la transizione ecologica e l'uso di fonti energetiche rinnovabili, contribuendo così a contrastare la povertà energetica e i costi elevati dell'energia. Le comunità energetiche, come le altre forme di autoconsumo diffuso, hanno un impatto immediato e positivo per il territorio in cui operano: grazie ad un sistema di produzione e consumo rinnovabile al 100 per cento, contribuiscono a ridurre i costi (ambientali ed economici) derivanti dall'uso di altre fonti energetiche fossili e inquinanti e al contempo contribuiscono all'implementazione della resilienza della rete. "Una sfida che è stata colta – ha spiegato Tomas Chiaramonte – per avviare un processo di cambiamento culturale fondamentale e necessario. Ringrazio a nome della Diocesi il Comune di Verona per questa opportunità, che mette le istituzioni nella condizione di essere concretamente protagoniste in un progetto che è innanzitutto un processo di sensibilizzazione della cittadinanza su questi temi, che ci devono vedere tutti impegnati". "Porto oggi i saluti del Magnifico Rettore che si è dimostrato da subito entusiasta dell'iniziativa che ha dato all'Ateneo veronese l'opportunità di partecipare. Un progetto dalle potenzialità importanti, che contribuisce a costruire la Comunità Energetica e con essa cittadinanza consapevole". "Finalmente prendono piede anche a Verona i CER – ha dichiarato Andrea Gentili – un primo passo verso una transizione ecologica fondamentale, che punta a modelli partecipativi diversi, che coinvolgano in modo democratico e dal basso la cittadinanza". "Grazie al Comune di Verona – ha spiegato Enrico Ballestriero – che ha creduto al nostro progetto di quartiere e che oggi ne diviene insieme ad altri partner sostenitore, per raggiungere insieme una sua concreta realizzazione sul territorio".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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