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#Carlo di Borbone
neapolis-neapolis · 1 year
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Complesso del Belvedere e Real Borgo di San Leucio (1778-90), Caserta.
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lospeakerscorner · 10 months
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Una piazza per Carlo di Borbone
Il cortile della Reggia, “capostipite” delle Ville Vesuviane del Miglio d’Oro, diventerà piazza Carlo di Borbone di Stanislao Scognamiglio e Tonia Ferraro S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Castro PORTICI | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – S.A.R. il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, Duca di Castro e Capo della Real Casa di Borbone, sabato 24 giugno sarà nella…
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ellavei · 3 months
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I once wrote a (cheesy) fanfic to which Bourbon France said he would like to see a portrait of Bourbon Spain holding a portrait miniature of him.
Because this kind of act show people that they are married and they are a powerful couple. It also looks magnificent to hang it on their walls.
So… I commissioned this painting to make his (and mine) dream come true.
Commissioned from Tree by me (please do not re-upload without my permission).
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roehenstart · 15 days
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Portrait of Charles II, Duke of Parma (1799-1883). By Luigi Norfini.
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maddavvero · 1 year
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Real Fabbrica d’armi Torre Annunziata
 Nel 1758 Carlo III di Borbone decretò l’istituzione della Fabbrica d’Armi a Torre Annunziata nei pressi della Real Polveriera e divenne la più importante fabbrica per la fornitura militare di armi bianche e da fuoco di tutto il Regno delle Due Sicilie.
L’attività della fabbrica iniziò nel 1761 e di lì a breve venne fondata a Torre anche la Fonderia o Ferriera ubicata nei pressi de castello dei d’Alagno poco distante dal mare. Dalla Real Fabbrica d’Armi di Torre dipendevano gli stabilimenti di Lancusi dove si fabbricavano lame per sciabole e baionette. Gli altri opifici militari come quelli della Mongiana in Calabria, di Poggioreale e la Real Montatura di Napoli erano tutti uniti da una collaborazione produttiva gestita principalmente dalla struttura di Torre. Della qualità produttiva locale fu testimoniata dalla stampa e dai documenti dell’epoca, che annotano sistematicamente modifiche apportate ad alcune armi di origine francesi e belga conferendo ad esse uno stile “napoletano” le cui soluzioni tecniche furono molto apprezzate in tutta Europa.
La testimonianza storica di questa attività è tuttavia oggi attualmente custodita nella Sala d’Armi sita nell’antico edificio della Real Fabbrica d’Armi . Sono circa 70 le armi da fuoco lunghe conservate tra cui pregiati fucili Vetterli, Martin Rumeno, Doersh-Bauwgatten e Mauser 71, oltre a pistole, sciabole, daghe, baionette e pannelli d’indiscusso valore didattico raffiguranti i diversi stadi di lavorazione delle armi e relativi strumenti di lavoro e attrezzi di verifica-funzionalità. La Real Fabbrica d’Armi di Torre Annunziata, che in seguito assunse il nome di “Spolettificio” subì negli anni successivi, varie trasformazioni produttive. Dal 1947 a pochi anni fa si producevano a Torre Annunziata, oltre alle spolette ed artifizi vari, bombe a mano tipo SRCM mod.35 .
Un progressivo ed inarrestabile smantellamento operativo e cognitivo oggi ha ridimensionato e azzerato del tutto l’utilizzo di tale struttura, relegandola ad una semplice officina di recupero e riparazione di mezzi di trasporto militare. Degli “ingegni” tecnologici che ne erano pieni i vetusti locali, manco più l’ombra, il tutto è stato rimosso. Sono rimasti solo i locali dell’antica struttura architettonica, che sperando in una sana politica di recupero, vengano utilizzati, almeno intelligentemente, in Museo permanente degli Ori di Oplonti. Nel pieno dell’emergenza covid, i locali dello stabile furono utilizzati per la produzione delle mascherine.
Da oggi inizia un altro capitolo per la storia di questo importante polo napoletano che persegue l’obiettivo di realizzare un innovativo sistema storico-archeologico-ambientale nel centro storico di Torre Annunziata. L’accordo siglato, infatti, prevede di annettere al Sito archeologico di Oplonti alcune porzioni dello Spolettificio non più utili alle attività amministrative del Ministero della Difesa. Negli edifici dello Stabilimento prenderanno vita nuovi spazi: alcuni destinati ai servizi culturali, una scuola di restauro, ampi depositi per i rinvenimenti archeologici, sale espositive e nuove aree per le attività ricettive e di promozione locale.
Per migliorare la viabilità cittadina, inoltre, saranno incentivati gli interventi di mobilità sostenibile. Nello specifico sarà realizzato un nuovo collegamento pedonale fra il Rione Provolera ed il Rione Murattiano attraverso il sottopasso che taglia longitudinalmente lo stabilimento militare, agevolando il percorso che porta i cittadini verso i diversi edifici scolastici collocati sul territorio.
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travelella · 4 months
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Reggia di Caserta, Piazza Carlo di Borbone, Caserta, Province of Caserta, Italy
Taken by Barari Cătălin
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parmenida · 7 months
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Una fama sinistra grava sul palazzo situato al n. 9 di piazza San Domenico, a Napoli, dove c’è chi giura di udire nottetempo gemiti e rumori strani, come lo scalpitio concitato di una carrozza o il clangore di catene e ferri battuti.
Proprio all’interno di queste mura, nel 1590, il compositore Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, uccise la moglie Maria d’Avalos insieme all’amante don Fabrizio Carafa, sorpresi in flagrante adulterio.
Sempre qui, nel XVIII secolo, visse e operò un personaggio controverso, fuori dal comune persino per gli standard della Napoli settecentesca, che fu al tempo stesso nobiluomo, alchimista, fisico, letterato, medico, esoterico e massone: Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero.
Nato il 30 gennaio del 1710 a Torremaggiore, nel Foggiano, Raimondo fu allevato dal nonno dopo che il padre Antonio si ritirò in convento, sconvolto dalla perdita prematura dell’adorata consorte.
Istruito dai Gesuiti del Collegio Romano, dove rimase sino al compimento dei 20 anni d’età, il nostro tornò finalmente a Napoli per risiedere nel palazzo di famiglia.
Piacente, dalla favella pronta, curioso e d’intelligenza superiore alla media, don Raimondo godeva di fantasia illimitata, che amava mettere alla prova con le sue bizzarre invenzioni, come quella di un “lume eterno” realizzato con la polvere ossea derivante dalla triturazione di un teschio umano, ricco di fosfato di calcio e fosforo concentrato.
Meno lugubre fu l’invenzione di un tessuto impermeabile pionieristico per quei tempi, di cui fece dono al Re di Napoli Carlo III di Borbone per la realizzazione di alcuni mantelli da caccia. Fu il suo modo di ringraziare il sovrano per averlo onorato con la prestigiosa nomina a Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro.
La famosissima Cappella Sansevero, tuttavia, rimane l’opera che lo ha tramandato ai posteri.
Concepita come luogo di culto, essa costituisce soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, perfettamente calzante all’estro e al carisma del Principe di Sansevero che così volle abbellire, ampliandola a suo gusto e somiglianza, un’antica cappella preesistente.
Capisaldi del progetto sono le dieci statue delle “Virtù” addossate ad altrettanti pilastri: nove al femminile, dedicate alle donne di Casa Sansevero, e una sola al maschile, il Disinganno, eretta in onore di don Antonio, padre del Principe.
Ogni statua, carica di significati allegorici, rimanda al mondo della massoneria di cui don Raimondo era Gran Maestro. In particolare la “Pudicizia”, vista come riferimento alla dea egiziana Iside, ci parla dei riti iniziatici di cui la dea stessa era regina.
Il capolavoro più suggestivo dell’intera Cappella, però, è la statua del cd. “Cristo velato”, realizzata da Giuseppe Sammartino. Vi si contempla il Cristo, adagiato su un materasso e ricoperto di un velo perfettamente aderente alla sua fisionomia, tanto che a lungo è circolata la voce secondo la quale il Principe di Sansevero avrebbe insegnato allo scultore la tecnica della calcificazione chimica del tessuto in cristalli di marmo.
Recenti analisi, in realtà, hanno fugato ogni dubbio sul fatto che l’opera sia stata interamente scolpita partendo da un unico blocco marmoreo.
In un ambiente attiguo, destano grande impressione nei visitatori le due “macchine anatomiche” dei corpi, rispettivamente, di un uomo e di una donna completamente scarnificati, nei quali è possibile osservare l’intero sistema circolatorio.
Anche qui, se per la leggenda si tratta dei poveri resti di due servitori del Principe, ammazzati per la bisogna e così ridotti con l’inoculazione di uno speciale liquido capace di trasformare in metallo i vasi sanguigni, la scienza ha concluso che siamo dinnanzi a due scheletri umani sui quali, con mirabile perizia medica, sono stati ricostruiti in metallo tutti i condotti circolatori.
In ogni caso, tanta fu la familiarità di don Raimondo con la morte, considerata come ineluttabile passaggio della vita stessa, che secondo un’altra credenza popolare, sentendosi prossimo alla fine sopraggiunta il 23 marzo del 1771, egli si fece tagliare in pezzi da uno schiavo moro al fine di farsi adeguatamente sistemare dentro la cassa dalla quale, come un dottor Faust napoletano, sarebbe balzato fuori vivo e vegeto a tempo prestabilito.
Sarà anche per questo motivo che non è raro scorgere passanti che, davanti a quello che fu il so palazzo, si fanno ancora il segno della croce, allontanandosi in tutta fretta.
Accompagna questo scritto il “Ritratto di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero”, di Francesco Mura, 1740 circa, Cappella Sansevero, Napoli.
Anche questo è la mia Napoli..
A domani..
Nini
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eirinstiva · 11 months
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I want to know more about Garcia's past...
With the last letter from my dear friend Watson and considering that we still don't know more about Aloysius Garcia, I tried to remember about the history of Spanish-speaking countries during the victorian era and noticed that there's a lot to analyse in 1892. Just for reference:
It was the 400th anniversary of the "discovery of the Americas", and it was celebrated in Europe and America.
In Spain ocurred the Borbon Restoration and this period was marked by political instability, economic struggles, and social unrest. Alfonso XII died in November 1885. His wife María Christina was still pregnant of his son Alfonso XIII, who was born on 17 May 1886 and became King upon birth Queen Mother María Christina was regent until 1898. Many Spaniards emigrated to America during this period.
Philippines and Puerto Rico were still under Spanish rule, while Cuba was recovering from the Ten Years' War.
Argentina was recovering from the baring crisis of 1890. Former vicepresident Carlos Pellegrini become president until 1892 the succeeded by Luis Sáenz Peña.
Chile was at the end of the Liberal Republic era, there was a civil war in 1891 and started the Parliamentary era. The war saw a confrontation between the Chilean Army and the Chilean Navy, siding with the president José Manuel Balmaceda and the congress, respectively. This conflict ended with the defeat of the Army and the presidential forces, and with President Balmaceda committing suicide as a consequence of the defeat. Saltpetre was the principal export, extracted by british companies.
México Porfirio Díaz was president (again) and this period is known as Porfiriato (Porfiriate). There were significant economic, technological, social, and cultural changes during this period.
In Paraguay the banking crisis got bigger and there was an aborted Liberal revolt in 1891.
Perú was in a period known has National reconstruction era. The government started to initiate a number of social and economic reforms in order to recover from the damage of the War of the Pacific and the chilenization in Tacna and Arica.
Brasil (I know they speak Portuguese, but I'm in LatAm, we are in the same neighbourhood, so it's important) Pedro II was deposed on November 15, 1889, by a Republican military coup led by General Deodoro da Fonseca, who became the country's first de facto president through military ascension. This period is known as República Velha (Old Republic).
There's a lot more considering other countries like Colombia or Uruguay, but I need to read a lot more to understand a bit more.
(For now, I like the idea that he could be some rich Spaniard that had a shady business with some Englishman related to saltpetre in Peru-Bolivia-Chile)
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archduchessofnowhere · 5 months
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Hey do you remember how a million years ago I came across a portrait in Wikimedia labeled as being Princess Luisa Carlota of Bourbon that I believe is actually Ludovika of Bavaria? Well back when I was looking into that I needed to know the eye color of Luisa, so I searched for other portraits of her and in all she had brown eyes, except for this one in Wikimedia:
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This miniature was made by Pietro Nocchi in 1823. The source of the picture was the auction website Cambi, where the painting was auctioned in 2015. This is the description of the item (automatic translation from Italian, emphasis by me):
Famous painter from Lucca, Pietro Nocchi worked as a portraitist for Elisa Baciocchi and her court; from 1812 he directed the Institute of Fine Arts of Lucca. With the Restoration he continued his activity for the Bourbons, both in large and small formats. Maria Luisa Carlota of Bourbon (Barcelona, 1802 – Rome, 1857), daughter of Prince Ludovico I of Bourbon and the infanta Maria Luisa of Bourbon-Spain, is portrayed here at the time of her marriage to Duke Maximilian of Saxony, which took place on 15 October 1825 by proxy and on 7 November in person. An engraving published by Comandini (L’Italia nei Cento anni del secolo XIX, Milan 1900-1901, p. 109) dated September 1825 and derived from this important portrait bears the inscription: “P. Nocchi made from life; R. Marsili lit.”. Another precious miniature signed and dated “Pietro Nocchi, 1818”, which portrays his mother, Maria Luisa di Borbone (1782-1824), Duchess of Lucca, is preserved in the Sinigaglia collection at the Pinacoteca Ambrosiana in Milan, while a small portrait of Carlo Ludovico, Duke of Lucca (1799-1883), initialed “P.N.” it is included in the Ceci collection exhibited in the Royal Palace of Pisa.
I tried my look and searched for L’Italia nei Cento anni del secolo XIXI on the Archive, which thankfully came forward. Here is the engraving:
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That's not... that's just not the same picture. The engraving doesn't look even remotely similar to the miniature. Just in case I went through the whole year of 1825 page by page, and I could not find any other image of Luisa. So this is must be the picture the auction site is referencing. Which again, bares no actual resemblance to the miniature they sold as being Luisa: not the hairstyle, not the dress, not the jewelry, not the sitter's pose, not anything. Also the engraving is clearly not even from the time of her marriage, since those giant sleeves only became fashionable in the 1830s.
Does this means the girl in the miniature isn't Luisa? I don't know for sure, but I really hope the auction site didn't base their identification on the engraving alone, because in that case...
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isadomna · 2 years
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Beatriz and Maria Cristina de Borbon y Battenberg 
They were the daughters of King Alfonso XIII of Spain and Victoria Eugenia of Battenberg. Beatriz and her sister Maria Cristina, two years her junior, yearned to go to private schools like the daughters of the nobility who frequented the palace as their playmates, but, following Spanish tradition, they were educated by governesses and private tutors. A British teacher gave them Mathematics, Geometry, Astronomy and Natural Sciences and another French teacher gave them lessons in Geography, History, Language and Literature. 
Baby and Crista, as they were called, spoke perfect English, French and German and were fluent in sign language, which they learned to communicate with their deaf-mute brother, the infant Jaime.They learned to play the piano with the famous Polish concert artist Caroline Peczenik, and to dance with Miss Marguerite Vacani.The two sisters were great horsewomen, excellent golf and tennis players, and enthusiastic rowers and athletes.
During the late 1920s, Beatriz and Cristina presided at a number of official engagements while heading various institutions and sponsoring events. They were involved with, among other issues, animal protection. They took nursing classes, helping twice a week at the Red Cross in Madrid from 9 am to 1 pm and from 3 to 7 pm. Beatriz was president of the Red Cross in San Sebastián, working there during the royal family's summer vacation. Baby and Crista made some visits to England to stay with their maternal grandmother at Kensington Palace.
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The two infantas, always elegantly dressed, were of contrasting looks; one blonde one dark. Beatriz, who resembled her Spanish relatives, was a brunette, tall and lean like her father. Baby and Crista lived their youth stigmatized by hemophilia, disease suffered by two of their brothers, Prince Alfonso and Infante Gonzalo, and which they themselves could be carriers. Queen Victoria Eugenia knew that it would be difficult for her daughters to have royal marriages. 
The proclamation of the Second Spanish Republic forced the royal family to go into exile. Baby and Crista were 21 and 19 years old, respectively.The marriage of their parents was unhappy and even in Spain the King and Queen led separate lives. Once in exile, the royal couple separated permanently. Baby and Crista lived with their mother in Paris, London and Lausanne, and with their father in Rome. In 1934 tragedy struck. Beatriz, who was spending summer vacation in Pörtschach am Wörthersee in Austria, was driving a car with her brother Gonzalo as passenger. Trying to avoid a bicycle rider who had crossed their path, she slammed the car into a wall. The accident did not, at first, seem serious, but Infante Gonzalo, a hemophiliac, was bleeding internally and died.
When Baby and Crista had the opportunity to return to Spain, after the restoration of the monarchy at the hands of their nephew, King Juan Carlos, they had already spent almost half a century in exile and were grandmothers. The two sisters married Italians. Beatriz with Alessandro Torlonia,  Prince di Civitella-Cesi, and Cristina with Count Enrico Marone-Cinzano.
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lospeakerscorner · 10 months
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Evviva, adesso c’è piazza Carlo di Borbone!
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opusanalogico · 2 years
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Giovanni Paolo Pannini (Piacenza, 17 giugno 1691 – Roma, 21 ottobre 1765), cortile di palazzo Farnese a Roma.
Di spalle in primo piano la statua dell’Ercole Farnese.
Alla morte di Antonio da Sangallo il Giovane, nel 1546, Michelangelo viene chiamato a completare la fabbrica del palazzo. Negli stessi anni, la statua dell’Ercole viene rinvenuta presso le terme di Caracalla ed entra a far parte della collezione dei Farnese.
Nel 1787 Carlo di Borbone riceve in eredità dalla madre Elisabetta Farnese l'intera raccolta, trasferendola a Napoli. L’Ercole viene collocato prima nella reggia di Capodimonte, successivamente nel Palazzo del Real Museo, poi Museo Archeologico Nazionale.
La statua è una colossale scultura ellenistica in marmo alta 317 cm, databile II secolo d.C. Essa risulta essere una delle molte copie che raffigurano l’eroe in riposo dalle sue fatiche, dall’originale bronzeo greco. Sulla roccia, sotto la clava, è presente la firma del copista Glicone da Atene.
In un fotogramma del film ‘Viaggio in Italia’, diretto e scritto (con Vitaliano Brancati) nel 1954 da Roberto Rossellini, Ingrid Bergman osserva la statua dell’Ercole nelle sale del Museo Archeologico Nazionale.
#michelangelo #palazzofarnese #ercolefarnese #museoarcheologicodinapoli #pannini #robertorossellini #ingridbergman #marbleass #roma #napoli #operaanalogica
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roehenstart · 15 days
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The Queen of Etruria and her children. By José Aparicio e Inglada.
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fashionbooksmilano · 2 years
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L’arte delle pietre dure
Annamaria Giusti
euro 39,50
email if you want to buy [email protected]
Le Lettere, Bagno a Ripoli 2012, 264 pagine, 32,5 x 24,5 cm.,brossura,  ISBN 978-8860875969  
Nel corso del tempo le pietre dure hanno esercitato un fascino perenne nel panorama artistico italiano ed europeo. La raffinatezza, l’eleganza e la finezza dei manufatti hanno incantato mecenati e collezionisti di ogni epoca, celebrato i fasti di corti regie e aristocratici casati. Il volume ricostruisce sapientemente, all’interno di un quadro storico completo ed esaustivo, le forme, l’utilizzo e l’impiego di questi nobili materiali nel corso delle varie epoche, attraverso un appassionante percorso corredato di suggestive e affascinanti illustrazioni a colori. Dopo brevi cenni storici – dai tempi antichi fino all’epoca medievale – il viaggio di Annamaria Giusti comincia nel Cinquecento, a Roma, dove la nuova tecnica a mosaico in pietre dure trova largo impiego nella lavorazione di preziosi ornamenti architettonici e sontuosi arredi, adornando i lussuosi ambienti di ricche e nobili famiglie, e diffondendosi così nelle corti aristocratiche di tutta la penisola. Ma è a Firenze che, durante il periodo mediceo, la produzione di mosaici si affina e si perfeziona, arrivando al suo massimo splendore sotto la corte di Ferdinando I de’ Medici quando, nel 1588, viene fondato per volere del sovrano l’Opificio delle Pietre Dure. In seguito al successo della manifattura fiorentina, nel corso del Seicento nascono e si sviluppano presso altre corti europee (a Praga sotto gli Asburgo, in Francia sotto Luigi XIV) laboratori regali per la lavorazione di arredi in pietre dure. Affiancata a quella di Carlo di Borbone a Napoli e a Madrid, e di Caterina II in Russia, la tradizione manifatturiera dell’Opificio fiorentino continua anche nel secolo successivo, sotto i Lorena, quando l’illustre struttura rinverdisce la sua notorietà e il suo prestigio internazionali. Il volume ne tratteggia efficacemente le principali tappe storiche – dal periodo napoleonico alla restaurazione – fino alla seconda metà del XIX secolo, quando l’Opificio vede il suo tramonto come laboratorio artistico delle pietre dure, e viene destinato ad attività di restauro. Un efficace sguardo agli ultimi decenni dell’Ottocento, alle prime esposizioni universali dell’artigianato «tra invenzione e serialità» conclude e completa adeguatamente il volume.
06/10/22
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joseandrestabarnia · 2 years
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TÍTULO: Madonna y el Niño entronizados con dos ángeles músicos
AUTOR: Maestro de Barga
FECHA: primeras décadas del siglo XV
TÉCNICA: Témpera y oro sobre tabla
DIMENSIONES: 114 x 55
ORIGEN: desconocido; ya en la Galería en 1865
INVENTARIO: GN55
GÉNERO: Pintura
MUSEO: Galería Nacional
SECCIÓN DE EXPOSICIÓN: De la Edad Media a Leonardo Ala Oeste
La pintura, caracterizada por una rica decoración de pan de oro y una refinada elegancia de gusto gótico tardío, está atestiguada por primera vez en la Galería en 1865, año en que -como recuerda Ricci- la propiedad estatal se la llevó de los Guardamobili ducales para encomendarla a la Pinacoteca.
Aunque la procedencia de los fondos de oro de la Galleria di Parma se refiere tradicionalmente a la colección del marqués Tacoli Canacci, la tabla en realidad parece tener un origen diferente. Esto se debe a que, en primer lugar, no está documentado en el meticuloso Catálogo que Tacoli Canacci redactó en 1790-1792 para Carlos IV de España. Además, en la parte posterior de la pintura no hay rastro de la etiqueta con la inscripción "Pintor de Etruria", que a menudo marcaba las obras propiedad del marqués.
Por lo tanto, es posible plantear la hipótesis de que la tabla es una de las obras que llegaron a Parma desde Lucca a mediados del 800, por voluntad de los Borbones, quienes, en esos años, habían residido en la ciudad toscana (para la hipótesis del origen lucca de algunos fondos de oro de la Galleria di Parma, ver Zeri 1976, p. 42; Talignani 1986, p. 38). Especialmente porque el origen de Lucca, como veremos, parece confirmarse por las características estilísticas de la tabla.
Con motivo de la exposición de Parma de 1948, la pintura fue "liberada de las superposiciones híbridas del siglo XVIII y ligeramente limpia" (Quintavalle). En la misma circunstancia, probablemente se eliminó el marco no original que aún se vislumbra en la fotografía publicada por Quintavalle (1939a) y que, entre otras cosas, tenía una forma muy diferente a los marcos de las obras pertenecientes a la colección Tacoli Canacci.
Inicialmente atribuida a la "Escuela Toscana antes de 1400" (Pigorini 1887), esta Virgen fue más tarde asignada a la escuela veronesa del siglo XIV (Ricci 1896; Textos 1909), a un seguidor de Lorenzo Monaco (Venturi 1911), a la escuela de Parma del '400 (Venturi 1900b, 1931a) y a la escuela romaña de la primera mitad del siglo XV (van Marle 1926). La pintura se colocó entonces dentro del gótico internacional florentino, a través de las atribuciones de Pudelko (1938) al Maestro del Niño Vispo y Longhi (1940b) al Maestro de la Anunciación de Brozzi. La propuesta longhiana fue inmediatamente aceptada por Quintavalle (1939a) y posteriormente aceptada durante mucho tiempo.
La cuestión atributiva fue resuelta posteriormente por Zeri (1976) a favor de un pintor anónimo de Lucca de las primeras décadas del '400, el llamado Maestro de Barga, que debe su nombre al Crucifijo conservado en la colegiata de Barga. El Zeri también fue capaz de recomponer el políptico que tenía a la Virgen de Parma en el centro, identificando los laterales en los santos Esteban, Juliano, Lorenzo y Antonio Abad de la Galería Heim-Gairac de París.
Alrededor del políptico así reconstruido se pudo ordenar un grupo homogéneo formado, además del Crocy barga, por la Majestad ya en Génova en la colección Costantino Nigro, por el tríptico con la Virgen y los Santos de la Pinacoteca Vaticana, por la Virgen con el Niño de la Academia de Bellas Artes de Carrara (ya en la iglesia de San Pietro in Avenza; Ferretti 1978a) y la bandera procesional con la Crucifixión y Santa Úrsula del Museo de San Matteo en Pisa (Caleca 1978).
Este corpus revela a un pintor que, partiendo de la tradición local de Giuliano di Simone, está activo en las primeras décadas del siglo XV mirando las novedades importadas al entorno de Lucca por la presencia de Starnina (autora de un políptico cuyos lados se conservan en el Museo de Villa Guinigi) y Álvaro Pirez (que en 1424 firmó una Virgen con el Niño perdida. para el oratorio de la Compagnia del Crocifisso en Pieve San Paolo) y evolucionando, en obras tardías como la Cruz de Barga, hacia un interés por la cultura boloñesa de Giovanni da Modena. El resultado es la elaboración de un original y suntuoso lenguaje "internacional" que, todavía en la segunda mitad del siglo, encuentra un seguidor directo en aquel Pietro da Talada en el que se identificó al Maestro de Borsigliana.
La pintura de Parma, a pesar del tono de color bastante bajo, de hecho denuncia una cultura típicamente gótica, en la que predomina el uso del oro, tanto en las exuberantes decoraciones de las telas, como en ciertas partes ejecutadas con una tableta. Incluso el juego elegante del velo de la Virgen y la exquisita transparencia de la túnica del Niño representan elementos atribuibles a una sensibilidad particular a las cualidades refinadas del estilo "internacional".
Evidentes son las relaciones del anónimo Lucchese con el arte de Gherardo Starnina, quien, en los años posteriores a su regreso de España, estuvo activo en Lucca, realizando un políptico del que se conservan los laterales en el Museo de Villa Guinigi. Como observa Zeri, el Maestro de Barga muestra que mira precisamente estas dos tablas en la ejecución del lateral Heim-Gairac. La inspiración directa a la Starnina se declara con mayor precisión en la tabla de Parma, donde el ángel que intenta tocar el arpa reproduce fielmente la parte central del políptico del Museo Martin-von Wagner de Würzburg, tanto que Pudelko creyó erróneamente que podía identificar en las dos pinturas al mismo autor (o al Maestro del Niño Vispo).
Teniendo en cuenta estos elementos, podemos decir por tanto que la Virgen en cuestión representa un testimonio preciso de la receptividad del entorno artístico de Lucca en las primeras décadas del siglo XV hacia las sofisticadas innovaciones difundidas por los exponentes del lenguaje "internacional".
Información e imagen de la web del Conjunto monumental de la Pilotta, Parma.
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ifreakingloveroyals · 2 years
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Through the Years → Felipe VI of Spain (1,107/∞)
18 May 2011 | Princess Letizia, Prince Felipe and Queen Sofia of Spain attend the funeral service for Fernando Moreno de Borbon at Santa Teres de Jesus Church in Colmenar, Spain. Fernando died on a motorbike accident on May 12, 2011. Fernando's mother, Teresa de Borbon and Borbon is the cousin of King Juan Carlos of Spain. (Photo by Europa Press/Europa Press via Getty Images)
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