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andreainthailandia · 3 years
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Benjakitti Forest Park il nuovo parco nel cuore di Bangkok
Ci sono ricascato.  Ho ripreso in mano questo diario dopo tanti mesi perche’ volevo condividere con voi una fetta di Bangkok che testimonia la volonta’ di questa metropoli di adattarsi ai tempi e diventare, per quanto ambizioso possa sembrare come concetto, una citta’ a misura d’uomo. Ho preso la mia bicicletta (e spero di parlarvi anche di questo presto, ovvero dell’aver abbandonato i mezzi di trasporto convenzionali ogni volta che e’ possibile per dedicarmi alla mountain bike) e sono andato ad esplorare il Benjakitti Forest Park.
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Ufficialmente è ancora chiuso ma senza che nessuno faccia opposizione, è possibile entrare ed esplorare questo parco che collega in qualche modo il Parco Lumpini (a ovest) al Parco Benjakitti (sul lato est).
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Situato nel distretto di Khlong Toei, questo parco ha la peculiarità di essere dotato di una passeggiata sopraelevata (skywalk) di oltre 1,5 km e una pista ciclabile collegata (in modo alquanto bizzarro a dire il vero) al parco Lumphini.
Il modo piu’ facile per arrivarci a piedi e’ mediante una passeggiata pedonale che da Lumpini porta ad attraversare con un cavalcavia l’utostrada per poi addentrarsi verso il  Benjakitti Park - cliccando su questo link trovate il percorso su Google Map.
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È stata decisamente una bella sorpresa pedalare sullo skywalk – che dopo l'inaugurazione sarà solo per i pedoni-  fra canali artificiali, stagni e vialetti alberati. Si vedono i lavori che realizzeranno anche numerose aree interne oltre agli spazi esterni, ideali per fare sport e rilassarsi sia durante la stagione delle piogge che nei periodi più caldi.
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Per il momento non ci si potrebbe andare ma visto che il sabato e la domenica I controlli sono limitati, io ho approfittato
C’è chi cerca un palcoscenico, chi un ponte di comando, chi un piedistallo. Poi c’è chi vorrebbe solo una panchina in un parco, per fermarsi a respirare e guardare un filo d’erba che cresce. Fabrizio Caramagna
https://andreainthailandia.tumblr.com/post/664108125805264896/in-questo-brevissimo-video-potete-avere-unidea
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andreainthailandia · 3 years
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In questo brevissimo video potete avere un'idea dell'estensione di questo parco e del perche' gli hanno dato il nome di "Forest Park".
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andreainthailandia · 3 years
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Mango Prugna: dal Sudest Asiatico, il frutto che non stanca mai
Mi chiedo ancora perché abbia aspettato così tanti anni prima di assaggiare il màprang (in tailandese มะปราง ), che in italiano credo sia “mango prugna” o “prugna mango” se tradotto dall’inglese.
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Da qualche giorno sulle bancarelle dei mercati è comparso un piccolo frutto – le dimensioni sono appunto quelle di una prugna - dal bel colore giallo paglierino, che si tinge di frumature che possono andare dal verdastro all’arancione, e foglie lanceolate verdi brillante che i miei amici mettono da parte, lavano e mangiano crude condite a mo’ di insalata.
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I venditori lo propongono con una certa insistenza, decantandone un gusto หวานๆ-เปรี้ยวๆ (che si pronuncia più o meno “Uàn Uàn – Priao Priao) ovvero dolce e aspro allo stesso tempo. Il profumo intenso è identico a quello dei manghi maturi e le dimensioni possono variare a seconda della zona di origine.
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Quello che da un banco all’altro cambia poco è il prezzo. Adesso che siamo all’inizio della stagione, il prezzo è alto e si aggira qui a Bangkok intorno ai 150 baht al chilo (circa 4 euro al cambio attuale). Fra un paio di settimane, a massima produzione, dovrebbe scendere per poi risalire subito dopo a fine stagione – che dura davvero poco e va solitamente dall’inizio di marzo a metà aprile.
Per non parlare del prezzo al supermercato:
dai 280 ai 380 baht al chilo!
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Il mango prugna (che in inglese si chiama plum mango) è un frutto originario del sudest asiatico (in particolare Indonesia, Malesia e Thailandia) il cui albero sempreverde appartiene alla famiglia delle Anacardiaceae – la stessa del mango, dell’anacardio, del piscacchio.
Non si tratta di un ibrido creato dall’innesto di una prugna su un mango (come falsamente affermato nel 2015 al lancio commerciale – qui potete leggere l’articolo ancora online “Plango goes on sale”) ma di un frutto che spero un giorno possiate assaggiare, se non l’avete già fatto.
Fummo cacciati dal Paradiso Terrestre per una mela. E poi dicono che la frutta fa bene. Pino Caruso
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andreainthailandia · 3 years
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L'esperienza del bus a Bangkok... l'avete mai fatta? Ora ci sono diversi autobus modermni, con aria condizionata e GPS per segnalare il loro arrivo alle nuove fermate da poco installate in molte zone della città.
Io preferisco quelli vecchi, col pavimemto di legno e senza vetei ai finestrini.
Salire seguendo l'istinto in base alla direzione ma senza sapere dove arriverò di preciso.
Che bello sedersi accanto all'autista che dal cellulare trasmette la sua Playlist preferita. Niente aria condizionata, porte aperte per salire e scendere mentre il bus rallenta ma non si ferma completamente.
Perdersi per ritrovarsi. Questo per me il vagare a casaccio per Bangkok.
La prossima volta che venite, dedicate un paio di ore al perdervi. Vi farà bene, fidatevi.
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andreainthailandia · 3 years
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Khlong Ong Ang: la nuova walking street di Bangkok
Una Bangkok anacronistica, viva, con tanti stand di street food, una metropoli che riscopre la bellezza di essere a misura d'uomo, in altre parole
Khlong Ong Ang
l'ultima attrazione di della capitale tailandese, perfetta per una passeggiata serale!
Per tutto il XIX secolo Bangkok fu soprannominata “Venezia d’Oriente” (Venice of the East) per via dei corsi d'acqua e canali che attraversavano la capitale tailandese e che con l’urbanizzazione selvaggia degli ultimi decenni sono stati interrati e coperti. Bangkok, umida e paludosa, venne bonificata, drenata, protetta e arricchita da una rete di “klong” o "khlong" (termine tailandese คลอง per indicare i canali navigabili) sin dal XVIII secolo. Divenuti poi delle vere e proprie “fogne a cielo aperto”, oggi l’amministrazione della città ha finalmente deciso di rivalutare alcuni dei canali che sfociano sul Chao Praya e quello di Ong Ang è il primo esempio dei risultati ottenuti con anni di lavori.
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È come se la città abbia riscoperto la voglia di dare il benvenuto ai buongustai con un caloroso “Sawasdee food-lovers!”, dopo anni di continui divieti e chiusure allo streetfood da parte di chi governa la città (e chi conosce Bangkok e l’ha vista cambiare in questi ultimi 15 anni sa di come i ristorantini a bordo strada siano scomparsi). Quest'angolo di Bangkok sembra voler diventare il nuovo appuntamento notturno di giovani e meno giovani alla ricerca di una metropoli che sappia rispettare le proprie origini e tradizioni. Ovviamente per ora è frequentata quasi esclusivamente da tailandesi visto che le frontiere sono ancora chiuse.
Mi ricordo che fino a qualche anno fa fare una passeggiata lungo questo canale decisamente decisamente poco piacevole a causa dell’acqua sporca, torbida e stagnante. Per andare dal molo di Saphan Put (Memorial Bridge Pier) a Chinatown, optavo sempre per un percorso più lungo ma senza dubbio meno maleodorante. Negli ultimi anni la zona era diventata un cantiere interdetto alla gente - e mi ero già immaginato l'ennesimo canale interrato per cedere terreno ad un altro centro commerciale. Il canale è stato invece bonificato con chiuse e sistemi di filtraggio delle acque e nuove pareti in mattoncini: una sorpresa decisamente più piacevole di uno scintillante magazzino per turisti.
Acque pulite (non aspettatevi l'acqua di un ruscello di montagna, beninteso) e luci soffuse ai margini delle strade che si animano quando il sole inizia a nascondersi dietro gli edifici sono l'aspetto più rilassante della passeggiata.
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Lungo le sponde del canale, le pareti delle case si sono prestate bene alla realizzazione di vari graffiti e murales, ideali per l’hobby preferito dai tailandesi, i selfie!
Ma senza dubbio la sorpresa più grande è stata vedere la gente andare in kayak sul canale! Bambini accompagnati da adulti e giovani coppie su e giù per lo stretto canale, supervisionati da un paio di esperti vogatori. Ovviamente non potevo esimermi e così qui sotto potete vedere il breve video che ho girato direttamente dal kayak. Il costo? ZERO BAHT! Perlomeno per adesso...
Come al solito vi lascio con un paio di informazioni utili:
Posizione: il punto di partenza della Walkin Street si trova all’altezza del Ponte Han (cliccando qui la posizione di Saphan Han su Google Map)
Apertura: per ora solamente il venerdì, sabato e domenica, dalle 16 alle 22
Come arrivare: direttamente dal fiume con i battelli bandiera arancione del Chao Phraya Express fino al molo Memorial Bridge Pier oppure in MRT (metropolitana) fino alla nuova fermata a China Town di Sam Yot
Pagina Facebook: per informazioni aggiornate potete guardare la Pagina Facebook ถนนคนเดินคลองโอ่งอ่าง Ong Ang Walking Street (al momento curata solo in tailandese)
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L’anima di Venezia sono le sue maschere.
Mieczysław Kozłowski
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andreainthailandia · 3 years
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Soggiornare con stile a Sukhothai senza spendere troppo: Le Charme Sukhothai Historical Park Resort
Non sono solito recensire gli hotel o resort dove soggiorno quando vado da qualche parte ma questa volta credo valga la pena spendere qualche parola per parlarvi del Le Charme Sukhothai Historical Park Resort e di come ho scelto questo resort per il nostro soggiorno.
Come promesso nel secondo post dedicato a Sukhothai, qui vi accennerò molto brevemente come siamo arrivati a scegliere il Le Charme Sukhothai Historical Park Resort quando le possibilità in una cittadina come Sukhothai sono davvero molto vaste.
Premessa importante: Le Charme Sukhothai Historical Park Resort
NON È IL RESORT CHE AVREMMO PRENOTATO SE NON AVESSIMO AVUTO UN BUDGET DA RISPETTARE
ma neppure un ripiego disperato!
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Il sito: per ovvi motivi il portale dal quale selezionare e prenotare l’albergo è stato Agoda – vasta scelta, filtri che oramai conosco a memoria, prezzi concorrenziali e BuoniAgoda da utilizzare per le prossime prenotazioni
La posizione: come già detto nei post precedenti, la scelta relativamente al “dove” essenzialmente va fatta fra la città nuova e le strutture nei paraggi del Parco Storico. Io ho optato per selezionare dalla mappa le strutture che fossere a meno di 1 chilometro dalla zona archeologica.
Le caratteristiche: ovvero i filtri applicati per raffinare la ricerca. In ordine di importanza: - piscina - colazione - punteggio delle recensioni superiore a 7.5 - prezzo
Non mi interessa la categoria o il numero di stelle ma escludo sempre gli ostelli (i bagni in comune e dormitori non hanno mai fatto per me) – a Sukhothai mi ero lasciato tentare dal “Dorm of Happiness by Tharaburi” perché annesso al Tharaburi Resort Sukhothai – ed escludo quasi sempre le “strutture a gestione familiare”  - ma se non avete problemi con possibili lentezze nei check-in e check-out o con il fatto che magari nessuno parli inglese allora date uno sguardo al SawasdeeSukhothai Resort.
Nell’ordine rimanevano: - Le Charme Sukhothai Historical Park Resort – quello scelto; - Legendha Sukhothai Hotel (https://www.legendhasukhothai.com/) della stassa gestione del Le Charme Sukhothai ma più caro e più distante; - Sriwilai Sukhothai (https://www.sriwilaisukhothai.com/) scartato perché era il più distante in assoluto; - Tharaburi Resort Sukhothai (https://tharaburiresort.com/) scartato perché è chiuso a causa della carenza di turisti.
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Quando tornerò a Sukhothai (e ho detto quando e non se - l’ho già promesso ai miei genitori) soggiornerò di nuovo in questo resort, ne sono sicuro. E vi dico subito il perché.
Il servizio è stato eccellente, di certo superiore a quanto non ci si possa aspettare da un resort a 3 stelle.
La camera era molto bella e pulita. Abbiamo prenotato la Villa Deluxe e non ci aspettavamo di avere una stanza spaziosa di oltre 30 metri quadrati, con un bagno grande e doccia a pavimento comodissima. In più ogni bungalow/villetta ha un bel balcone coperto che si affaccia sul giardino e sui vari laghetti e canali. Il letto era decisamente comodo.
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Giardino e piscina sono stati il tocco che ha reso perfetto il soggiorno.
Il giardino è molto bello e ben curato, con vialetti alberati che si snodano fra 2 canali e un laghetto.
La piscina è un po’ trascurata ma decisamente rilassante dopo aver passato diverse ore a pedalare fra le rovine dei templi. Per di più la vicinanza con il parco storico consente di trascorrere proprio in piscina la pausa pranzo.
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Infine la gestione intelligente della struttura ci ha fatto un��ottima impressione. Mi spiego meglio:
come vedete dalle foto tutto il resort è immerso nel verde e con diversi bacini di acqua stagnante. Vi immaginate le zanzare? Ecco sì, se avete problemi con insetti e zanzare scegliete un’altra struttura perché qui hanno fatto la scelta di usare prodotti biodegradabili e ecologici per le opere di disinfestazione regolare e, nonstante ciò, le zanzare non mancano.
Sempre per una questione di ecosostenibilità fanno presente che le lenzuola e gli asciugamani vengono cambiate su richiest, soprattutto per i soggiorni brevi – ma mi pare logico, in fondo a casa io non cambio le lenzuola tuttii giorni.
La colazione – anche se casi di Covid qui in Thailandia non ce ne sono, la pandemia sta avendo un impatto notevole sul paese, soprattutto sul settore turistico. Di conseguenza gli orari del ristorante sono ridotti e la colazione viene servita in modo diverso a seconda del numero di ospiti. Il sabato mattina nel resort a fare colazione eravamo in 5 e quindi ci hanno offerto un menù alla carta (con un’ottima varietà fra cui scegliere) mentre la domenica mattina il resort era al completo e quindi hanno allestito la classica colazione a buffet con varità di piatti asiatici e occidentali.
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Informazioni utili:
Sito ufficiale: https://www.lecharmesukhothai.com/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeCharmeSukhothai/
Indirizzo: 9/9 Napho-Khirimas Road, Tambon Muangkao, Sukhothai (in tailandese 9/9 ถนน นาโพธิ์ – คีรีมาศ ตำบลเมืองเก่า อำเภอเมือง สุโขทัย)
Telefono: +66(0)55 633 333
Posizione: cliccando qui si apre la posizione del LE CHARME SUKHOTHAI RESORT su Google Map
I prezzi? Variano molto a seconda del periodo ma ora le camere partono da 35 € a notte colazione inclusa per 2 persone.
Il giorno privo di contese concilia una notte di sonno. Baltasar Gracián y Morales
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andreainthailandia · 3 years
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Il Parco Storico di Sukhothai - guida pratica alla visita in un giorno
Come promesso, ecco un post pratico per organizzare la visita del Parco Storico di Sukhothai in piena autonomia, sfruttando al massimo la giornata che avrete deciso di dedicare a questa splendida zona della Thailandia.
Cliccando sulla foto qui sotto vi si aprirà su Google Map il percorso creato a tavolino e poi messo in pratica per girare in bici 3 delle aree principali del vasto parco archeologico. Circa 14 chilometri principalmente in pianura (la parte in leggera salita è la prima metà) che vi permetteranno di vedere una parte considerevole delle quasi 200 rovine sparse su una superficie di 70 km2.
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 La bicicletta
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 Da dove iniziare la visita
Sukhothai è stata la capitale del primo Regno del Siam fra il XIII e il XIV secolo. Conserva più o meno intatti una serie di bei monumenti che illustrano gli albori dell'architettura tailandese con testimonianze evidenti delle diverse influenze e antiche tradizioni che la definirono nel cordo dei secoli. La rapida assimilazione di questi elementi ha dato vita a quello che è noto come lo "Stile di Sukhothai".
Il Parco Storico di Sukhothai venne inserito nell’elenco dei Patrimoni UNESCO nel 1991 come complesso di Parchi comprendenti le 3 cittadine di Sukhothai, Si Satchanalai e Kamphaeng Phet. Nonostante le caratteristiche peculiari ognina di esse, elementi urbanistici e infrastrutturali accomunano queste città e un incredibile lavoro di recupero è stato fatto per preservare l’integrità degli edifici non distrutti e saccheggiati nel tempo – Re Rama I fece trasferire da Sukhothai oltre 2.000 statue di Buddha, molte delle quali andate poi perse.
  Se avete 1 giornata da dedicare al Parco Storico di Sukhothai, prendete in considerazione di rimettere la sveglia per prima dell’alba: non vorrete certo perdervi la tradizionale processione per la raccolta delle offerte dei monaci (bintabat บิณฑบาตร o takbat ตักบาตร) che Wat Traphang Thong organizza alle 6.30 del mattino (quasi) apposta per i turisti. Cliccando qui la posizione di Wat Traphang Thong su Google Map.
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Se siete troppo pigri o stanchi per l’alzataccia, cercate comunque di non iniziare il tour troppo tardi. Non che non ci sia il tempo sufficiente per vedere tutto, è che il caldo si fa sentire tutto l’anno, anche quando poi la notte le temperature scendono sotto i 20°C, come può capitare fra novembre e dicembre! Inoltre la maggior parte delle statue di Buddha volgono lo sguardo a est, ovvero hanno il volto illuminato al mattino.
Cominciate la visita dalla Zona Occidentale/Ovest del Parco Storico – ingresso 100 baht per gli stranieri A mio parere è la zona più bella delle 4 che ho visto, immersa nel verde e disseminata su una serie di collinette lungo un percorso circolare che inizia a circa 4 km dal Museo Nazionale Ramkhamhaeng - dove si trova l’ingresso alla Zona Centrale del Parco (che vi consiglio di visitare nel pomeriggio)
Prima tappa - Wat Saphan Hin: si tratta del primo tempio che incontrate dopo aver pagato il biglietto d’ingresso, in cima ad una collinetta di 200 metri di altezza. Il nome significa Tempio del Ponte di Pietra e deriva probabilmente dal viale lastricato di pietre che conduce al tempio. La Statua di Buddha in questo tempio è ben preservata ed è alta 12,5 metri. Dalla sommità della collina si gode di un panorama molto bello sulla valle di Sukhothai.
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 Come suddividere la giornata
Noi abbiamo optato per vedere le Zone Occidentale/Ovest e Settentrionale/Nord al mattino. Ci siamo concessi una pausa di 2 ore nella parte più calda della giornata (pausa pranzo e piscina visto che il resort era a pochissima distanza dal Parco Storico). Dopo pranzo abbiamo fatto un salto nella Zona Meridionale/Sud solo per vedere  Wat Kon Laeng e Wat Ton Chan. Infine abbiamo concluso la visita godendoci la Zona Centrale del Parco Storico prima del tramonto.
Questa parte finale andrebbe in realtà vista sia al mattino che nel pomeriggio. Si tratta indubbiamente della più visitata e meglio preservata con diverse statue di Buddha che con le luci del tramonto sono difficili da fotografare ma bellissime da vedere.
Templi da non perdere in ogni zona
 Nella mappa del percorso all’inizio e alla fine del post sono contrassegnati i templi che abbiamo visto (tranne i 2 della Zona Meridionale/Sud). Sembrano tanti e in realtà sono anche di più – e a dirla tutta ne abbiamo visti solo una parte minima di quelli visitabili. Prima di dirvi quelli che secondo me meritano più di altri, faccio 3 premesse banali e personali:
Il nome in Thai: quando possibile ve l’ho inserito perché su Google Map non sempre sono translitterati (scritti con i caratteri del nostro alfabeto) e quindi averceli in tailandese può tornare utile;
Aspettative – evitate di averne: quando parlo di “templi” spesso mi riferisco a quel poco che resta di una struttura ben più complessa; spesso ci si passa davanti e non si capisce neppure che stiamo guardando un pezzo del arco Storico; ancora più spesso i resti sono nascosti dalla vegetazione e quindi impossibili da vedere;
Visto uno...: ovviamente non è così in assoluto ma di certo, a meno ch non siamo degli appassionati maniacali di archeologia, architettura o storia, i templi minori e peggio conservati si assomigliano tutti. Se avete solo un giorno, concentrate l’attenzione su quelli meglio conservati e che hanno delle caratteristiche che ve li faranno ricordare.
  Zona Occidentale/Ovest
Wat Saphan Hin (in tailandese วัดสะพานหิน) – già descritto sopra visto che è il primo che andrebbe visto
Wat Chedi Ngarm (in tailandese วัดเจดีย์งาม): anche questo si trova in cima ad una collinetta e il nome significa “Tempio del Bel Chedi”
Wat Mangkorn (in tailandese วัดมังกร): nella parte in discesa del percorso
Zona Settentrionale/Nord
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Wat Si Chum (in tailandese วัดศรีชุม): ha una parte nuova ad ingresso gratuito frequentata dalla gente del luogo per pregare e la parte storica famosa per la Statua Gigante del Buddha Seduto – dedicate a questa statua tutto il tempo che merita. Si tratta di un Buddha in posizione bhumisparsha ovvero seduto con le gambe incrociate, la mano destra appoggiata sul ginocchio e le dita rivolte verso la terra e la mano sinistra sul grembo con il palmo rivolto verso l’alto; rappresenta il momento in cui il Buddha ha raggiunto l’illuminazione ai piedi dell’albero della Bodhi.
Wat Sorasak (in tailandese โบราณสถานวัดสรศักดิ์): al confine fra la zona nord e quella centrale. Non ve lo scorderete di certo. Ha il Chedi circondato da elefanti!
Zona Centrale
Wat Mahathat (in tailandese วัดมหาธาตุ) ovvero Tempio Reale (lo stesso nome lo ritrovate in tutti i templi principali delle varie città della Thailandia). È per l’appunto il tempio più importante del Parco Storico di Sukhothai. Il design è basato su un mandala, che rappresenta l'universo, con uno stupa principale a forma di fiore di loto, costruita nel 1345 per custodire le reliquie del Buddha. Si possono riconoscere elementi tipici dello stile Lanna e di quello Khmer. Ai lati ci sono 2 statue alte 9 metri di Buddha – la posizione non è fra le più comuni, ovvero è un Buddha in piedi con entrambe le braccia distese lungo i fianchi e le mani con il palmo verso la gamba – se ne trovate la spiegazione me la fate saperre? Grazie!
Wat Sa Si (in tailandese วัดสระศรี): si trova al centro della zona centrale e al tramonto è bellissimo visto che è circondato da acqua che rende la luce molto calda.
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Zona Meridionale/Sud
Wat Ton Chan (in tailandese วัดต้นจันทร์), particolare per i resti (gambe e busto) di un Buddha seduto circondato da colonne in mattoni
Cosa mettere nello zaino
  Ricordatevi che non siete sperduti nella foresta o alla fine del mondo. Inutile mettere cibo e bottiglie da 2 litri d’acqua: lungo la strada incontrerete 7 Eleven, piccoli negozietti e ristoranti. Limitate ma non dimenticate:
Repellente per le zanzare, utile sia di giorno che al tramonto
Crema protettiva per il sole perché se anche non siete in spiaggia, il sole picchia ugualmente
Una bottiglietta d’acqua minerale, può sempre venire sete nel bel mezzo del nulla
Caricabatterie e cavo, farete così tante foto che vi tornerà utile
La super-guida tascabile sula Thailandia che ho scritto con Cabiria dove ci sono altre curiosità che non ho citato qui - è piccola, leggera e il ricavato viene dato in beneficenza
Prima di parlare domandati se ciò che dirai corrisponde a verità, se non provoca male a qualcuno, se è utile, ed infine se vale la pena turbare il silenzio per ciò che vuoi dire. Buddha
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andreainthailandia · 3 years
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Sukhothai, l'antica capitale della Thailandia
Volevo iniziare questo nuovo post su Sukhothai scrivento a caratteri cubitali
IL 2020 È DECISAMENTE UN ANNO DEL CAZZO
ma mi sembrava poco coerente con il mio solito modo di pormi con chi ancora mi legge. Allora ho riscritto l'incipit di questa pagina di diario all'infinito senza però trovare una frase capace di rendere bene l'idea di quello che quest'anno significa per il mondo intero. Ed è fondamentalmente per il fatto che il 2020 è senza dubbio un anno del cazzo che sto per parlarvi di Sukhothai, perché quest'anno ha come (unico) aspetto positivo il fatto di avermi dato la possibilità di scoprire e rivedere angoli della Thailandia bellissimi. Così alla fine mi sono concesso la licenza di usare quella frase, tanto, alla fine dei conti, oramai i blog non li legge più nessuno!
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450 chilometri da Bangkok, su una strada che collega le antiche capitali della Thailandia. Una sorta di percorso a ritroso nel tempo, passando per Ayuttaya (capitale dal 1350 al 1767), Lopburi (capitale durante il regno di Re Narai il Grande) per giungere finalmente a Sukhothai (in tailandese สุโขทัย, capitale dal 1238 al 1583). Volendo si potrebbe proseguire più a nord fino a Chiang Mai, ufficialmente prima capitale del Regno di Siam, ma più correttamente Regno Lanna. Ed è proprio scorgendo le rive del fiume Yom, uno dei fiumi che origina il Chao Phraya, che si arriva a Sukhothai.
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Sukhothai fu la meta del mio primo viaggio “Thai-Style”, nel 2008. Ricordo ancora il lungo tragitto in minivan con un gruppo di fotografi tailandesi. Mi sembrò interminabile. Eravamo diretti a Chiang Mai per il Loykratong. Avevano organizzato tutto loro, compresa la visita in notturna al Parco Archeologico di Sukhothai per assistere alla ricostruzione di come è nata la festa che celebra l'acqua. Di quell’esperienza mi ricordavo il caldo, le zanzare e i fuochi d’artificio che solcavano il cielo da dietro le rovine dei templi. Niente di più. Nessun ricordo del Parco in sé o dei templi. Quando con Cabiria scrivemmo la Guida Thailandia di ViaggiAutori fu proprio lei a curare questa parte, fresca di un viaggio fra le rovine dell’antica capitale.
In questo primo post su Sukhothai vi parlerò in generale della città e della sua storia. Ho già in programma altri 2 post, uno sull’organizzazione delle visita al Parco Archeologico e uno breve sul resort dove abbiamo soggiornato, Le Charme Sukhothai Historical Park Resort.
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Quando si parla di Sukhothai si parla contemporaneamente di 3 cose distinte:
la provincia
la città nuova
i parchi archeologici
La Provincia di Sukhothai è una delle 76 provicie della Thailandia e si trova in quella che viene comunemente detta regione pianeggiante settentrionale. Il territorio dell’attuale provincia è ridotto rispetto a quello del Regno di Sukhothai del 13° secolo ma si sviluppa comunque lungo la valle del fiume Yom. La popolazione totale è paragonabile a quella dell’area metropolitana di Genova (circa mezzo milione). Le risorse economiche maggiori, dopo il turismo (che come potete ben immaginre da soli oggi equivale a zero o poco più) sono l’agricoltura e l’artigianato. Oltre ai siti archeologici, molto bello è il Ramkhamhaeng National Park nella zona montuosa dell'area sudoccidentale della provincia.
La città nuova si trova a 12 chilometri dal parco archeologico principale. Si tratta di una piccola cittadina dove molti visitatori decidono di soggiornare per la maggiore varietà di hotel, guest house e ristoranti rispetto alla zona archeologica. Il terminal principale dove arrivano e partono i bus si trova poco fuori la città nuova. Come la maggior parte delle cittadine turistiche della Thailandia, anche la città nuova di Sukhothai offre un mercato notturno, il To Rung che si sviluppa poco lontano dal ponte Phra Ruang.
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Avrete poi notato che ho parlato di Parchi Archeologici e non di parco. Il motivo è semplice: in tutta la provincia ci sono diverse aree archeologiche visitabili, ciascuna con un suo biglietto d’ingresso (NB: fino a qualche anno fa esisteva un biglietto unico che comprendeva le 4 zone principali del Parco Storico di Sukhothai Patrimonio UNESCO dell'Umanità). Quando si parla di Sukhothai ci si riferisce essenzialmente alla Zona Centrale del Parco Storico, quella dove si trovano, tanto per intenderci,  Wat Maha That, Wat Si Sawai,  Wat Sa Si e il Museo Nazionale Ramkhamhaeng (che NON ho visitato). Ma una visita deve prevedere quantomeno anche la zona nord e ovest e, se si ha un giorno in più, anche il Parco Storico Si Satchanalai, 54 chilometri più a nord rispetto alla città nuova di Sukhothai.
Prima di lasciarvi a letture più interessanti, per non rischiare di essere ulteriormente prolisso, ecco un paio di informazioni pratiche.
  Come arrivare a Sukhothai: Noi, come detto all’inizio, siamo venuti in macchina. Un viaggio di circa 6 ore (compresa la sosta per il pranzo). In altrernativa si può venire in autobus – partendo dal Terminal Mo Chit di Bangkok. Potete usare il bus anche per un percorso a più tappe visto che Sukhothai è collegata via bus anche con Chiang Mai, Phitsanulokm e Mae Sot, o in aereo con voli Bangkok Airways (compagnia che gestisce anche l’aeroporto). Non ci sono treni che arrivano a Sukhothai.
Come spostarsi: La risposta scontata è in bicicletta ma fate attenzione al caldo e anche al fatto che di notte le strade sono poco illuminate. La zona ovest del Parco Storico si trova su una collina e se lo fate nelle ore calde della giornata può risultare difficile da raggiungere. Ci sono anche molti Tuk Tuk e alcuni Songthaews (una sorta di autobus/furgoncino collettivo) ma non è facile capire dove sono diretti se non si legge il tailandese.
Dove soggiornare: Non avrete che l’imbarazzo della scelta. Ci sono strutture adatte a tuttii gusti e a tutte le tasche. Quando ho prenotato la difficoltà maggiore è stata quella di decidere se stare nella città nuova (dove dopo il tramonto è comunque possibile trovare un po’ di vita) o scegliere la tranquillità di una struttura non lontana dal Parco Storico. Alla fine, ho scelto la seconda opzione (questo il sito del resort Le Charme Sukhothai Historical Park Resort.
Studia il passato se vuoi prevedere il futuro. Confucio
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andreainthailandia · 4 years
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A proposito di Sukhothai, di curiosità architettoniche e di tetti
Approfitto di questa foto per condividere una caratteristica dei tetti delle case tradizionali tailandesi che finalmente sono riuscito a capire. Guardate la sommità dei 2 tetti
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Forse non si vede bene. Zoommiamo un po'. Vedete meglio ora?
Sì, mi riferisco proprio a quella sorta di croce o X.
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Ovviamente non è una croce. Si tratta del Galae (in tailandese กาแล). Lo si trova soprattutto sui tetti delle case del nord della Thailandia (ma l'avevo notato anche in Laos). Un elemento decorativo in stile Lanna, realizzato in legno traforato. Originariamente venivano apposte sulla cima dei tetti le corna dei bufali. Poi nel tempo le famiglie più ricche iniziarono a sostituire le corna di bufalo con legno finemente intarsiato.
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Oltre a indicare il ceto sociale, secondo la tradizione il Galae è in grado di tenere lontani gli uccelli e di allontanare il maligno dalla casa.
Sarà vero? Non lo so, ma di certo i tetti in legno con questo particolare decorativo sono molto belli.
L'architettura è un sogno, la geometria il suo racconto, il manufatto la realizzazione del sogno, l'architetto colui che racconta i sogni.
Carlo Farroni
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andreainthailandia · 4 years
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Dieci leggi tailandesi che turisti e (aspiranti) emigranti dovrebbero conoscere
Sento talvolta parlare della Thailandia come di un paese dove si può fare tutto quello che si vuole, di un paese tollerante, dove le leggi vengono spesso infrante o ignorante, soprattutto da parte di chi dovrebbe farle rispettare. Ammetto che forse un fondo di verità potrebbe esserci, soprattutto se si fa un’analisi superficiale del paese. Ho già in passato avuto discussioni/scontri poco piacevoli con presunti viaggiatori che elargiscono consigli (a distanza di 6 anni mi accorgo che il post originale è stato cancellato – era ora – ma il mio resta perchè pur sempre valido  Diffidate dai cattivi consigli: l'esperienza individuale non può diventare una regola!) e dipingono la Thailandia come una sorta di jungla burocratica priva di norme.
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Se da un lato è vero ad esempio che ci sono molti tailandesi che guidano senza avere una patente, è pur sempre vero che la patente è obbligatoria e ci sono multe per chi venga sorpreso alla guida di un veicolo senza la patente adeguata (la patente italiana NON è riconosciuta qui in Thailandia, ricordatevelo).
  E se è anche in parte vero che molte delle leggi thailandesi non sono applicate meticolosamente o sono “applicate a casaccio”, è importante tenere presente che il detto latino “ignorantia legis non excusat” (la legge non ammette ignoranza - sancito anche dall'art. 5 del codice penale italiano) vale anche qui.
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Ecco le 10 norme da non sottovalutare:
Obbligo di girare con il passaporto – lo ammetto: non lo faccio mai, ma so che sbaglio. Infatti gli stranieri che si trovano nel Regno dovrebbero girare muniti del passaporto in corso di validità. Ma sappiamo bene che girare con il passaporto non è proprio raccomandabile. Io ho la patente tailandese che uso come documento di riconoscimento (la accettano anche per i voli nazionali) ma so che se si impuntano potrebbero farmi una multa. Una soluzione pratica è avere una fotocopia del passaporto e della pagina con il timbro d’ingresso nel paese.
Legge sulla Lesa Maestà – credo sia la legge più conosciuta anche da chi non è mai stato qui. Un reato criminalizzato dalla sezione 112 del codice penale tailandese che include non solo le critiche al Re ma anche all’intera famiglia reale. È una legge che più volte è stata descritta come la “più dura legge di lesa maestà del mondo”. In pratica, evitare di parlare di politica e di monarchia è una regola generale sempre valida qui in Thailandia.
Restrizioni per il commercio e acquisto delle bevande alcoliche. Per chi è in arrivo qui, è consentito portare solamente un litro a persona (qui il link al sito doganale tailandese). Ma a partire da gennaio 2015 la legislazione tailandese ha imposto limiti anche in termini di acquisto (non consumo) in base all’orario e al giorno: durante molte feste religiose e nei periodi elettori il commercio è completamente vietato e normalmente si possono comprare bevande alcoliche dalle 11 del mattino alle 2 del pomeriggio e dalle 5 del pomeriggio a mezzanotte. Ci sono multe fino a 10.000 Baht e/o fino a sei mesi di prigione.
A questo aggiungo il divieto imposto nel 2014 all’importazione, acquisto, vendita e consumo delle sigarette elettroniche. Ci sono multe fino a 30.000 baht (per non parlare delle “mazzette” da allungare al poliziotto).
Droni. Parliamo della moda di fare foto e girare video dall’alto. Ecco, qui in Thailandia (non so se la cosa riguarda anche l’Italia) per far volare un drone ci vuole la licenza... a meno che il drone non pesi meno di 2 kg!
Multa per chi sporca per terra – un paradosso visto lo sozzume che c’è in giro! Non l’ho mai sentita applicata ad un tailandese ma non siamo pochi ad essere stati colti in flagranza di reato mentre anche solo accidentalmente gettavamo una cartaccia per terra. Sappiatelo, può essere un'ottima scusa per fare una multa fino a 2000 baht di multa (massima ammenda per chi getta la sigaretta in terra).
Sanzioni per soggiorno oltre i limiti consentiti dal visto d’ingresso – il cosiddetto “overstay” è, ovviamente illegale – anche se deroghe in questo periodo di pandemia sono state date a più riprese). È illegale rimanere oltre il visto in Thailandia, anche solo per 1 giorno. Se si viene sorpresi oltre il termine si deve pagare una multa ed è possibile che si debba trascorrere un po’ di tempo in detenzione. In pratica: la multa per il soggiorno oltre il limite è di 500 Baht al giorno, fino ad un massimo di 20.000 Baht (quando si rimane oltre i 40 giorni o più); quando si soggiorna per un periodo di tempo significativo (90 o più giorni) oltre alla multa viene emessa un’interdizione a tornare nel paese secondo il seguente schema: da 90 giorni a un anno = divieto di 1 anno; da 1 a 3 anni = 3 anni di divieto; da 3 a 5 anni = 5 anni di divieto; oltre 5 anni = divieto di 10 anni.
Divieto di acquisto di terreni e case – divieto applicato anche agli appartamenti a meno che il condominio sia a maggioranza di proprietà di tailandesi – stesso concetto per aziende e società (non si può essere soci per più del 49% dell’azienda).
Proporzioni nelle assunzioni: per ogni impiegato straniero ci devono essere 4 impiegati tailandesi. Questo anche quando si crea una propria società.
Salario minimo in base alla nazionalità: per un italiano nel 2008 si parlava di un minimo di 50.0000 baht al mese.
Obbligo di visto lavorativo – nello specifico la legge parla di 1 visto lavorativo per ogni tipo di lavoro che viene fatto (per un paio d’anni la legge era stata modificata per cui con 1 permesso lavorativo si potevano esercitare più professioni, fra quelle ammesse ovviamente). Questa norma si applica anche ai “nomadi digitali” che reputano (o forse reputavano) la Thailandia e in particolare Chiang Mai un vero paradiso.
La legge è uguale per tutti. Basta essere raccomandati. Marcello Marchesi
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andreainthailandia · 4 years
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La Thailandia ai tempi del Covid-19: considerazioni sulla mascherina
Ieri qualcuno mi ha chiesto che tipo di sanzioni sono previste per chi non rispetta le regole e non indossa la mascherina quando richiesto.
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Mi sono sentito un idiota perché non sapevo cosa rispondere.
Sinceramente, non lo so, anzi, credo non ci siano sanzioni. Ad aprile in diverse città era stata introdotta una sanzione amministrativa (fino a 20 mila baht a Phuket) ma poi non credo sia stata realmente applicata e di certo nessuno mi ha mai fermato se camminando per strada non avevo la mascherina, neppure durante il periodo di confinameno e quarantena.
Ma in realtà il problema non si pone.
Ieri sono andato a fare la spesa (ebbene sì, anche gli expat vanno al supermercato) e ho notato che la guardia che controlla la temperatura era stata sostituita da un cancelletto automatico: ci si ferma davanti ad un monitor munito di una termocamera per misurazione della temperatura corporea; se si indossa la mascherina e la temperatura rilevata è inferiore ai 37,5°C il cancelletto si apre e sì può entrare al supermercato; se la temperatura è superiore si resta fuori. La cosa che mi ha colpito non è stata tanto l’automatizzazione del processo quanto il fatto che NESSUNO FACEVA IL FURBO: per entrare ed evitare la fila sarebbe bastato passare da dove la gente esce, tanto non c’era nessuno a controllare. E invece no, tutti in fila, con la mascherina. Mi aspetto i commenti di alcuni, pronti a criticare e a dire che qui la gente si comporta come "le pecore". Forse sarà così ma forse è anche giusto realizzare che se non si hanno le nozioni e conoscenze medico-scientifiche è meglio attenersi a quello che dicono quelli che "presumibilmente ne sanno di più".
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Qui la gente è abituata ad indossare la mascherina, come forma di rispetto, fin da prima del Covid-19. Una forma di rispetto per chi ci circonda. Anche solo per un banale raffreddore, indossare la mascherina è un’abitudine che forse (e sottolineo il FORSE) non serve a nulla dal punto di vista epitemiologico e di prevenzione della diffusione di batteri e virus ma sicuramente è un gesto di cortesia e rispetto per l'altro.
Quando si è iniziato a parlare del Covid-19 la gente ha iniziato spontaneamente ad indossare le mascherine e quando l’abitudine è diventata regola perché si temeva che la situazione sfuggisse di mano, nessuno ha iniziato a sbattere i piedi perché si sentiva privato di una libertà – concetto peraltro minato da ben altri fattori, non certo da una mascherina. Oggi ci sono addirittura i distributori automatici e la mascherina è diventata un accessorio alla moda, da decorare e personalizzare.
Dall’inizio della pandemia in Thailandia ci sono stati solo 3.411 casi confermati e solemente 58 morti (dati ufficiali del Dipartimento del Controllo delle Malattie) – numeri decisamente al di sotto di quelli reali ma comunque ridicolosamente bassi se paragonati al resto del mondo. Da marzo è stata imposta la chiusura delle frontiere e il numero di persone uscite e entrate nel paese è davvero molto basso.
In molti si chiedono come sia possibile che la Thailandia sia stata finora risparmiata dal Covid-19 nonostante sia stato il primo paese ad avere un caso fuori dalla Cina. Io la risposta sinceramente non ce l'ho ma sono felice che sia così.
Ovviamente mi mette ansia il fatto che le frontiere siano chiuse e mi preoccupa la situazione in cui si trova il paese, economicamente provato dalla mancanza di turisti. La paura per il Covid è probabilemnte diecimila volte più agghiacciante del pericolo stesso e il peso dell'ansia mi pare più difficile da sopportare del male temuto ma non spetta a me (per fortuna) prendere decisioni
Si fanno le regole per gli altri, e delle eccezioni per sé stessi. Charles Lemesle
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andreainthailandia · 4 years
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Koh Kood, non solo mare - fra spiagge deserte, foreste pluviali e cascate immerse nel verde
Con il titolo vi ho già detto tutto quello che c’è da sapere su quest’isola del Golfo della Thailandia al confine con la Cambogia. O perlomeno tutto il bello che c’è da scoprire.
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Nonostante sia la quarta isola più grande della Thailandia, dopo Phuket (543 km2), Koh Samui (228,7 km2) e Koh Chang (217 km2 ), Koh Kood (o Koh Kut – เกาะกูด in tailandese – 162,2 km2) ha conservato il fascino del paradiso tropicale incontaminato. In questo periodo poi, in piena stagione dei monsoni e con le frontiere chiuse, la sensazione di pace e tranquillità è forse addirittura troppo forte.
Noi in realtà siamo pertiti tenendo bene a mente che:
la provincia di Trat, insieme a quella di Ranong, è una delle 2 zone della Thailandia con maggiore tasso di precipitazioni – quasi 3 volte in più rispetto al resto del paese.
un viaggio in piena stagione dei monsoni poteva riservarci 8 giorni di pioggia incessante
durante questo particolare periodo, molti resort, ristoranti e attrazioni sarebbero stati chiuse
il tanto atteso snorkeling sarebbe potuto saltare a causa del maltempo
  Con premesse di questo tipo, restare delusi era preticamente impossibile.
  Ma partiamo da un primo post pratico, solo per condividere informazioni semplici per organizzare al meglio un soggiorno a Koh Kood.
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- Quando andare: in qualsiasi stagione. Come detto sopra, Trat è una delle provincie più piovose della Thailandia e lasciarsi condizionare dalla paura di trovare cattivo tempo rischia solo di farvi perdere l’opportunità di vedere un vero giogliello della Terra dei Sorrisi – considerate comunque che dal 1 maggio al 31 ottobre è considerata bassa stagione/stagione dei monsoni
- Come raggiungere l’isola: la risposta è banale, in barca essendo un’isola. Meno banale è capire da quale porto partano i battelli per Koh Kood. Dire “Trat” non basta. I motoscafi e i traghetti per Koh Kood partono dal piccolo molo di Laem Sok – che non è lo stesso dal quale si raggiunge Koh Chang. Questo porto si trova a circa 350 km da Bangkok e per raggiungerlo ci vogliono almeno 5 ore in macchina. Questo è da tenere bene a mente quando si prenota il traghetto per non rischiare di non essere puntuali. A prescindere dalla compagnia è fondamentale informarsi in anticipo: orari e frequenza dei traghetti e motoscafi varia moltissimo a seconda del periodo e del giorno della settimana!
Noi abbiamo optato per auto privata con 6 posti passeggero + autista spendendo in totale 9.000 baht andata e ritorno + traghetto Ko Kut Express all’andata (350 baht a testa) e aliscafo veloce Ko Kut Express al ritorno (500 baht a testa) – 2.350 baht a testa per andata e ritorno – vale a dire circa 550 baht in più che in Bus
Sono disponibili anche pacchetti da Bangkok bus+traghetto a 900 baht a testa per tratta. Potete contattare: Boonsiri High Speed Ferry - https://boonsiriferry.com/en/ - oppure Koh Kood FantaseaCatamaran - https://www.kohkoodcatamaran.com/ Anche Ko Kood Express https://www.kokutexpress.in.th/ offre a 850 baht il tragitto da Bangkok
Koh Kood è anche raggiungibile direttamente da Koh Chang, se per caso decidete di combinare le 2 isole. Ci sono diverse agenzie che effettuano i trasferimenti al costo di 700/900 baht a persona
- Dove soggiornare: Koh Kood ha moltissimi resort sia lungo la costa che nell’entroterra, con prezzi variabili a seconda della posizione e dei servizi offerti. Noi abbiamo per prima cosa scelto la baia dove stare e abbiamo optato per la baia Ao Bang Bao. La baia si trova sul versante ovest dell’isola, più o meno a metà e per questo ci è sembrata una scelta sensata, capace di farci esplorare tutta l’isola senza grossi impazzimenti.
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Scelta la baia abbiamo valutato le varie strutture della zona, per prezzo, disponibilità e colazione inclusa.
Scartato il “The Beach Natural Resort Koh Kood” per una questione di budget e il “To The Sea The Resort Koh Kood” perchè chiuso in questo periodo, avevamo valutato il “Siam Beach Resort” (dove hanno pioù volte soggiornato dei nostri amici) e il “Koh Kood Resort” – che è stata poi la struttura presso la quale abbiamo soggiornato. Noi ci siamo trovati molto bene al Koh Koob Resort (questo il sito ufficiale https://www.kohkoodresort.in.th/). Le foto del sito sono precedenti alla ristrutturazione della zona reception/ristorante/bar.
- Come spostarsi: per i più intrepidi consiglio di noleggiare dall’hotel dove soggiornate uno scooter. Il prezzo si aggira intorno ai 400 baht al giorno e vi permetterà di esplorare l’isola in lungo e in largo in piena autonomia. Ho però sottolineato che ci vuole coraggio: piove spesso e le strade sono tutto un sali-scendi tortuovo. Con lo scooter potrete spostarvi anche di sera, quando i “taxi” sono praticamente introvabili.
Noi abbiamo optato per i più sicuri “song tew”, offero i furgoncini con autista. La spesa è in base al tempo e non alla distanza, ma se siete più di 4 persone comunque la spesa è contenuta (circa 1500 baht per 6 ore di scorrazzamento).
- Dove mangiare: che disastro! Sarà che l’isola è lontana da tutto ma trovare buon cibo non è facile. Il pasto migliore lo abbiamo fatto al Villaggio dei Pescatori (Ao Yai Fisherman Village) al ristorante Chonthicha Seafood. Per il resto...ci si accontenta e per questo la colazione è fondamentale.
- Cosa fare e vedere: nuotare è l’attività principale. Ovunque, con maschera e boccaglio. Nelle giornate serene e assolate, con mare calmo vi sembrerà di essere in una piscina arricchida di coralli e pesci tropicali. Nelle giornate piovose, grigie e ventose l’acqua tiepida e le onde saranno modivo di divertimento.
Lo snorkeling è fantastico – ma noi a causa del mare mosso negli ultimi 2 giorni di soggiorno abbiamo dovuto rinunciare alla giornata completamente dedicata al nuotare a pelo d’acqua e ci siamo dovuti accontentare alle prime giornate di mare calmo e cielo sereno. Ci sono molti centri che organizzano escursioni di una giornata intera a 900-1.000 baht a persona, pranzo incluso. Tanti anche i centri per immersioni, con prezzi variabili dai 2.000 ai 4.000 baht.
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Nella cartina qui sotto invece le spiagge che meritano una visita e le altre cose da non perdere dell’isola. Soprattutto le cascate durante questa stagione di monsoni e pioggia sono davvero spettacolari e una visita ai 2 alberi plurisecolari della foresta pluviale nella zona più alta dell’isola sono un ottimo modo per staccare dalla vita di spiaggia.
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- Cosa portare: crema protettiva per il sole per il giorno e spray antizanzare per la sera!
  La riva è più sicura, ma a me piace combattere con le onde del mare. Emily Dickinson
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andreainthailandia · 4 years
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5 cose (+1) di Bangkok (e della Thailandia) che non mi sorprendono più – per la serie paese che vai...
  ...usenze che trovi!
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Quando per la prima volta si mette piede a Bangkok e si comincia ad esplorare la città, soprattutto se si tratta del primo impatto con l’Asia e non si ha molta dimestichezza con metropoli che contano qualcosa come 12 milioni di abitanti, l’impatto può essere decisamente forte. Il caotico andirivieni di gente, i vicoli affollati e le strade maleodoranti, il contrasto fra i moderni grattecieli e i draghi dei templi in stile cinese, può causare una sorta di semiparesi facciale che lascia con l’espressione inebetita, la bocca aperta e gli occhi spalancati.
  Ovviamente una cosa è essere qui di passaggio e altra cosa è viverci per un periodo più o meno lungo. Alla fine ci si abitua a tutto, o quasi. Nel corso degli anni Bangkok è cambiata molto e si è omologata agli standard delle altre grandi città asiatiche e occidentali, con caratteristiche decisamente cosmopolite e usi e abitudini che potremmo trovare in qualsiasi altra città del mondo. Ricordo che aappena arrivato mi sembrava che tutto fosse strano e alcune abitudini dei tailandesi mi facevano cadere le braccia e assumere quell'espressione da luccio bollito che vi ho descritto sopra. Oggi quelle cose che mi lasciavano di stucco non solo non mi sorprendono e non mi infastidiscono più, ma sono addirittura diventate parte dei miei modi di fare.
  L’“Hey! You!” dei guidatori di Tuk Tuk
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Non potevo iniziare che con loro. Chi legge il mio diario o mi conosce sa che non amo i Tuk Tuk e quindi al primo posto di questa classifica non potevo non mettere l’atteggiamento dei “Tuk Tuk Driver” quando approcciano i farang (ma anche molti tassisti non scherzano). Se siete fortunati cercheranno di attirare la vostra attenzione sbracciandosi e chiamandovi ad alta voce “Hey Mister! Tuk Tuk?”. Se poco poco accennerete un sorriso o i vostri sguardi dovessero incontrarsi, sarete spacciati. Loro lo sanno che quei trabiccoli scoppiettanti hanno un fascino inspiegabile sul turista e non si daranno per vinti fintanto che vi avranno fatto salire, anche fosse solo per farvi attraversare la strada! Se invece vi imbatterete nel tuktukkaro vecchio stile sentire in lontanaza qualcuno che vi chiama fischiando come da noi si fa per chiamare il cane. Per poi passare al fastidiosissimo “Hey! You!”. Ci sono state volte che avrei voluto rispondere “Ma non vedi che sono appena sceso dal taxi? Come diavolo puoi pensare che mi interessi salire sul tuo tuk tuk? Vuoi accompagnarmi dentro al ristorante sul tuo triciclo a motore?”. Perché sì, questa categoria non presta attenzione a niente, neppure al fatto che non stiamo andando da qualche parte, ma siamo appena arrivati. Inutile stupirsi, meglio ignorare, è una battaglia persa.
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La capacità di dormire in tutte le situazioni
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Sarà che io soffro d’insonnia da almeno 15 anni ma confesso che vedere i tailandesi dormire nelle situazioni più assurde mi faceva rabbia quando sono arrivato. Sì, rabbia! Un’invidia così forte che volevo andare accanto alla signora comodamente appisolata sullo Skytrain e urlarle all’orecchio i peggiori insulti. Riuscivo quasi a capire e perdonare chi si addormentava sul battello, cullato dal dondolio delle onde e dalla brezza del vento. Ma decisamente vedere il signore incravattato chiudere gli occhi e appisolarsi stando in piedi nella metro era qualcosa di inconcepibile per me. Ogni mezzo di trasporto pare buono per fare una siesta, a qualsiasi ora del giorno e della notte. E ora che la chiusura delle frontiere ha lasciato tanta gente senza lavoro, non è raro imbattersi in qualche disgraziato costretto a dormire per strada. Ecco, nonostante tutto riescono a dormire.
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L’uso delle posate
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Innanzi tutto sfatiamo un mito: in Thailandia la gente non usa le bacchette per mangiare, o meglio, le usa insieme al cucchiaio essenzialmente per mangiare i noodle. Per il resto si affidano alle mani (soprattutto nelle zone rurali del paese) o a forchetta e cucchiaio! Scordatevi il coltello - a meno che non siate in un ristorante occidentale. Il cibo viene servito già in pezzi di piccole dimensioni e se proprio dobbiamo tagliare quello che è nel piatto si deve usare il bordo del cucchiaio. Il cucchiaio, tenuto sempre con la mono desta, è l'utensile principale mentre la forchetta, tenuta con la mano sinistra, viene utilizzata solo per manipolare il cibo e non per portarlo alla bocca. Ma sull’etichetta della tavola si potrebbe tranquillamente scrivere un libro!
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L’assoluta mancanza del concetto di TEMPO Non me ne abbiate se dico che i tailandesi sono campioni mondiali nel salvare le apparenze e la faccia. Se possono non comunicano le brutte notizie o di certo non ammetteranno mai di aver sbagliato. A questo aggiungiamo che se si dimenticano di un appuntamento, arrivano in ritardo o cambiano idea all’ultimo momenti lo faranno tranquillamente senza preoccuparsi di dare una spiegazione. I tailandesi vivono un po’ alla giornata, o meglio, al momento, senza troppe preoccupazioni per il futuro.
Il mettere il ghiaccio nella birra
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Il ghiaccio nella birra era una cosa assolutamente inconcepibile dentro la mia testa. Dovevo lottare con camerieri e amici per fargli capire che non ce lo volevo. Mi sembrava assurdo che la annacquassero. Ora bevo poca birra ma quando lo faccio non posso esimermi da aggiungere ghiaccio in continuazione. Per i più audaci c’è il passo successivo, la cannuccia.
Ovviamente non posso non nominare...
...lo spruzzino accanto alla tazza del bagno!
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Questa cosa della doccetta accanto alla tazza l’ho lasciata appositamente alla fine perché non rientra fra le cose che non mi sorprendono più. Al contrario, ora è il NON AVERLA a crearmi problemi. La prima volta che la notai diedi per scontato che servisse per pulire tazza e pavimento. Capire a cosa serve non è poi così automatico. E se all’inizio mi mancava il bidet, oggi la doccetta non solo l’ha sostituito alla grande ma sto pensando di farla installare anche a casa in Italia. Attenzione però: prima di usarla per la prima volta, preparatevi mentalmente e fisicamente, tenete della carta igienica a portata di mano e date un colpo di prova, sia per essere sicuri che funzioni sia per controllare che il getto non sia troppo forte!
La tradizione non consiste nel conservare le ceneri ma nel mantenere viva una fiamma. Jean Jaurès
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andreainthailandia · 4 years
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Koh Samed, le pasticcerie ambulanti e un anno da dimenticare
Questa mattina ho aperto per sbaglio la cartella delle bozze, una sorta di cassetto dove finiscono tutti i racconti che per un motivo o per l'altro non ho mai condiviso, e ho trovato una serie di pensieri sconclusionati che riletti a oltre 7 mesi di distanza hanno più senso di quando li buttai giù. Non è la prima vota che vi avverto quando sul diario metto un post che non ha né capo né coda.
Questo è uno di quelli, pensieri sparsi, senza ordine logico o cronologico.
Questo post è stato scritto in 3 momenti diversi: a fine dicembre 2019, quando ero comodamente seduto sulla veranda del piccolo bungalow a Koh Samed, in vacanza con i miei all'inizio di febbraio2020, quando si iniziava a parlare di Covid 19 (anzi di Coronavirus) e i miei erano giunti alla fine del loro soggiorno in Thailandia e oggi, a una decina di giorni dal mio XYesimo complenanno. Quello che state leggendo però non segue necessariamente un ordine cronologico preciso.
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Fra pochi giorni, salvo imprevisti ovviamente, sarò di nuovo a Koh Samed, per la prima volta in 7 mesi e da lì passerò a Koh Kud (o Koh Kood), per la prima volta dopo 10 anni. Ho voglia di ritrovare quella che ho sempre detestato, la normalità!
E allora la mente vola e mi chiedo se a Samed potrò riassaporare quel senso di spensieratezza pre-pandemia. Non ci saranno i miei ma non ci saranno neppure molti degli amici che lavorano sull'isola da anni, chi bloccato fuori dal paese, chi tornato a casa perché sull'isola manca il lavoro. E mi chiedo se il post sulle "pasticcerie ambulanti che volevo scrivere a dicembre avrebbe ancora senso. Tante volte da Koh Samed avrei voluto parlarvi delle "pasticcerie ambulanti"... le avete mai viste?
Chi non è mai stato in Asia potrebbe far fatica ad immagianrsi una cucina-mobile. I ristoranti di strada, con cucine attrezzate montate su 2 ruote, sono la normalità da queste parti, con trabiccoli che spostano interi ristoranti, cucina, tavoli e sgabelli. In Thailandia ci si imbatte spesso in ristoranti mobili, spesso specializzati in noodles, altre volte in pollo fritto o spiedini alla brace. Ora vanno di moda quelli che preparano piatti tipici Isaan. Ma quanti di voi conoscono le pasticcerie nomadi?
La prima volta che ne ho vista una ero proprio a Koh Samed e per un goloso come me era come fosse un'oasi nel deserto. Il profumo dello zucchero lo sentii da lontano. E non posso non pensare a lui, l'abile pasticcere senza forno e senza frigo, il compagno di tante scorpacciate al chiaro di lune, Lan. Sarà ancora a Ao Tubtim? Quando ci siamo conosciuti era ben più giovane anche se è probabilmente la vita che conduce e il sole a farlo sembrare pi vecchio di quanto non sia. Quando lo incontrai la prima volta era appena sbarcato sull'isola con il fratello più piccolo e un cugino. Cercavano "fortuna" o meglio fuggivano dalla miseria del loro paese. Si vergognavano a dire che non erano tailandesi ma non volevano neppure che venissero scambiati per cambogiani. Essere birmani era (ed è tutt'ora) al tempo stesso motivo di vergogna e orgoglio. Non avendo trovato un lavoro se ne inventarono uno: pasticceri da spiaggia!
A distanza di 9 anni (ora quasi 10) Lan era ancora lì a Samed quando arrivammo in spiaggia, io, mia madre e quello "zucchero-dipendente" di mio padre. Ora è sposato e ha una bellissima bimba. Il fratello è tornato in Birmania dopo essersi sposato con una giapponese - e Dio solo sa come se la sta passando ora che in Birmania a causa del Covid vige ancora il coprifuoco e le frontiere sono bloccate. C'è così tanta disperazione che stanno sacceggiando pure i templi di Bagan! Con il cugino ha (o forse dovrei dire aveva) in mano il monopolio dei ROTI di Koh Samed.
Il roti è una sorta di pane tipico dell'Asia meridionale di cui ne esistono molte varienti sia per il tipo di farina usato, sia per la modalità di cottura sia per l'uso che ne viene fatto. Quello indiano è sbarcato in Malesia (dove accompagna molti piatti tipici a base di curry) nel sud della Thailandia (dove viene servito caldo insieme alle zuppe di curry verde) e in Birmania (dove è spesso servito come dolce).
Lan la sua fortuna la deve proprio all'essere birmano e all'aver portato con sè l'abilità di preparare i roti dolci.
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Tutti i giorni prima del tramonto spinge(va) il suo carretto sulla spiaggia. Accende il fornello sotto la piastra di metallo leggermente concava e unge accuratamente il piano sul quale prepara i sui roti. Arriva con le pallette di pasta già pronte, in bella mostra sul carrello, accanto a zucchero, marmellate e gelatine, banane fresche, sciroppi e Nutella.
Un cliente tira l'altro. Le mani abili di Lan si muovono in completa autonomia senza bisogno che gli occhi controllino quello che fanno. La gente lo guarda affascinata dalla maestria con cui con pochi colpi sicuri trasforma le pallette in sottilissime sfoglie pronte da essere cotte sulla piastra rovente. Un po' di burro rende più croccante il roti che una volta cotto viene adagiato su un piattino di carta e guarnito a seconda del gusto personale dei clienti. Con 30-60 Baht, a seconda di quello che si ordina, si va via sorridenti.
A me non chiede più cosa voglio. Sa bene che se vado prima del tramonto è per prendermi il roti con limone e zucchero mentre se vado dopo cena la scelta è sempre banana e Nutella. Sorride e mi parla in tailandese facendo un po' di gossip sui clienti stranieri che ci stanno intorno. Mi racconta del fratello e mi confida che anche lui un giorno tornerà nella cittadina del nord della Birmania dove aveva lasciato la mamma oramai anziana alla quale ogni mese mandava quello che poteva per aiutarla. Sorrideva pensando che la sua vita sull'isola era ben più dignitosa di 9 anni fa ma era triste e si sententiva in colpa visto che la mamma era morta e lui non era riuscito a rivederla e ad andare al funerale.
Quando anche l'ultima palletta di pasta è stata servita spegne il fuoco, pulisce la sua pasticceria ambulante e riporta il carretto a casa dove lo aspettano moglie e figlia. Mi saluta dicendo "See you tomorrow Pi (che in tailandese significa fratello maggiore)" anche quando il "tomorrow" magari è fra 2 o 3 mesi, o 7 come in questo caso, sempre che sia ancora lì e non sia stato deportato come è invece accaduto a tanti suoi connazionali.
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Partire, lasciare il paese in cui si è nati, salutare amici e parenti sembra semplice quando sogniamo una vita all'estero, quando il paese dove siamo nati ci sta stretto. Quando poi il sogno si avvera si vedono le cose da altre angolazioni e qualche volta la nostalgia diventa pesante, soprattutto durante le feste.
La pasticceria mobile di Lan ha le ruote e sicuro che lo seguirà ovunque decida di trasferirsi e fintanto che non tornerà a casa sua, nel paese dove è nato. Io non ce l'ho un carretto da spingere ma in questo periodo mi chiedo spesso se e quando tornerò in Italia, se e quando rimetterò le radici nel paese in cui sono nato.
È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama. Fëdor Dostoevskij
Vi lascio con un video MOLTO LUNGO in cui si parla anche di Koh Samed... e dove a distanza anche i miei dicono la loro su questa bellissima isola.
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andreainthailandia · 4 years
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Scarlett Bangkok, il rooftop bar ideale per quando piove!
Siamo in piana stagione dei monsoni e anche se a Bangkok in realtà non sta piovendo regolarmente tutte le sere come invece solitamente accade in questo periodo, il tempo è comunque imprevedibile e si rischia sempre di beccare un bell’acquazzone. Non per questo però siamo costretti a rinunciare a un bell’aperitivo con panorama.
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  Provate lo Scarlett Wine Bar & Restaurant e vi assicuro che non ve ne pentirete.
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 Nel corso degli anni di bar con panorama ne ho visti tanti (non tutti). Molti hanno chiuso, nuovi se ne sono aggiunti. Di certo pochi offrono la vista del Mahanakhon o l’effetto dello Sirocco ma ancora meno danno la possibilità di godere al tempo stesso di spazio all’aperto o al chiuso in caso di pioggia. Prima che aprissero Icon Siam vi avrei consigliato il Three Sixty Lounge & Bar dell'Hilton Millenium, ma ora la vista è in gran parte rovinata.
E così, pioggia in arrivo, ieri sera mi sono rifugiato per un aperitivo allo Scarlett. Da quando questo modesto grattacielo su Silom Road è passato alla gestione della catena Pullman Hotel non c’ero stato. L’avevo frequentato diverse volte quando ancora era gestito da Sofitel (e si chiamava in un modo che neppure ricordo). Ha riaperto solamente la settimana scorsa ma credo che il rilancio lo renderà rapidamente molto popolare e so dove trascorrerò diversì lunedì della stagione delle pioggie.
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   Perché il lunedì?
Diciamo perché ne vale la pena! Se non siete stanchi e leggete ancora vi dirò di più!
Prima di darvi le info utili vi dico i 3 aspetti peggiori (associati ai 3 vantaggi) di questo Wine Bar, così decidete subito se sono limitanti e non volete neppure prendere in considerazione d’andarci.
Intanto ho premesso che si tratta di un wine bar e ristorante e quindi la selezione dei cocktail è piuttosto limitata e i prezzi non sono bassissimi. Va da sé che per gli stessi motivi la lista dei vini e il cibo sono davvero ottimi e, se si ordina fra le “offerte” non si spende affatto molto – perlomenon in questa fase di riapertura in Fase Covid-19.
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  Come ho già detto sopra, si tratta di un grattacielo “modesto” visto che ha solo 38 piani (e lo Scarlet si trova al 37° come casa mia). Nonostante non sia altissimo, non ha davanti palazzoni che ne ostruiscano la vista, perlomeno non ancora e il balcone si affaccia ad ovest, offrendo tramonti sempre molto belli.
I posti in balcone sono pochi e se si arriva tardi, soprattutto il venerdì, si rischia di dover comunque stare seduti dentro – altro lato negativo del balconne è che è consentito fumare. Il fatto che siano pochi posti rende però l’atmosfera molto intima.
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 Ma l’aspetto più conveninete sono le offerte di questo periodo:
·         dalle 17 alle 20 viene promosso un menù con cocktail selezionati e vini a 100 baht al bicchiere (tasse e servizio non inclusi)** AGGIORNAMENTO ** Visto il successo dell'iniziativa hanno deciso di ridurre l'happy hour - nuovo orario 17-19
·         se spendete 5.000 baht al ristorante avete diritto ad una notte in una camera Deluxe
·         il lunedì è la serata Prosecco, 1 bottiglia a 600 baht (tasse e servizio non inclusi) che è l’equivalente di quanto costa solitamente un vino scadente al supermercato qui in Thailandia.
·         il martedì hanno il buffet di ostriche a 1 dollaro l’una
 Ma passiamo alle informazioni pratiche:
·         Come arrivare: lo Scarlett si trova al 37° piano dell’Hotel Pullmann Bangkok Hotel G; è facilmente raggiungibile anche a piedi dalla fermata dello Skytrain di Chong Nonsi
·         Indirizzo: 188 Silom Road (link per la posizione Google Map e sotto la mappa)
·         Oraio di apertura: tutti i giorni dalle 17 a mezzanotte
·         Telefono: +66 2352 4000
·         Abbigliamento: sportivo ma elegante (casual chic) – ovvero potete andare in pantaloncini corti na non con sandali o infradito
Se vi state chiedendo se alla fine la pioggia è arrivata, vi lascio con questa foto dopo la bellissima frase di Balzac.
Ricchi si diventa, eleganti si nasce. Honoré de Balzac
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andreainthailandia · 4 years
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Marmellata di mango, tutta la Thailandia in un barattolo!
Quando per settimane gli amici continuano a regalarti manghi freschissimi passi dalla felicità assoluta dei primi giorni al chiederti “...e adesso che ci faccio?” quando la casa oramai è letteralmente invasa di frutta a tutti gli stadi di maturazione.
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Il “mamuang” (มะม่วง ma la G finale poco più che si sente), ovvero il mango, viene coltivato in tutta la Thailandia e ci sono alberi anche in piena Bangkok. Ce ne sono di tante varietà, dal Khieo Sawoei Sampran ovvero la varietà che resta verde anche quando è maturo, al Raed Paet, che ha un piccolo corno e che si mangia aspro e verde con zucchero e peperoncino, al più diffuso Nam Dok Mai che è giallo e dolce ed è usato soprattutto per lo “sticky rice and mango” tanto amato dai chi viene in Thailandia.
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 Dopo il classico mango e riso, il dolce al cioccolato e mango fatto da Art e Arm, i biscotti e le caramelle arrotolate a mano non poteva  cha arrivare il momento della marmellata!
Ed ecco che in men che non si dica abbiamo prodotto una delle marmellate più buone che abbia mai mangiato. Non potendo condividere il risultato ho deciso di condividere perlomeno la ricetta che ho usato.
 Ingredienti:
• 1 kg di mango (senza nocciolo)
• 300 g di zucchero
• 1 limone / lime
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Preparazione:
dopo aver sbucciato e tolto il seme centrale, il mango deve essere tagliato a cubetti e leggermente schiacciato con la forchetta. La polpa grossolana così ottenuta deve essere messa in una ciotola con il succo di limone (o lime per chi come me non aveva il limone in casa) e mescolata accuratamente con lo zucchero – se i manghi non sono molto maturi vi suggerisco di aumentare la quantità di zucchero fino a 450 gr. Il composto ottenuto deve essere lasciato in frigorifero per una mezzoretta prima di iniziare la cottura.
 La cottura deve essere fatta a fuoco basso usando una pentola di acciaio con il fondo spesso per circa 40-60 minuti – a seconda di quanto la volete liquida.
 A cottura ultimata, se siete più bravi di noi, potete conservarla in barattoli sterilizzati: aggiungete la marmellata nei barattoli quando è ancora calda, chiudeteli e capovolgeteli per creare il sottovuoto.
 Ogni uomo semplice porta in cuore un sogno, con amore ed umilta potra’ costruirlo Se con fede tu saprai vivere umilmente Piu’ felice tu sarai anche senza niente
Canzone di San Damiano
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andreainthailandia · 4 years
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Red Boardwalk Bridge, il ponte rosso di Samut Sakhon, ideale per godersi il tramonto
È tanto che non scrivo di posti fuori dai classici percorsi turistici e credo sia arrivato il momento di ricominciare.
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La chiusura delle frontiere non ci ha impedito di ritagliarci anche durante il periodo di maggiore limitazione negli spostamenti piccoli spazi tutti per noi. Avere la macchina è stato fondamentale, lo ammetto, per raggiungere quei luoghi che altrimenti sono difficili da visitare. Con la scusa di andare a mangiare pesce fresco a prezzi stracciati, in ristoranti in riva al mare dove il distanziamento era inevitabile, ci siamo in più occasioni concessi delle belle passeggiate.
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Niente di speciale, nessun monumento storico o tempio spettacolare. Si tratta semplicemente di un pontile lungo circa 300 metri, parallelo alla battigia, costruito sulla costa melmosa e ricca di mangrovie fra l’estuario dei fiumi Chao Praya (il fiume di Bangkok) a est e Tha Chin (quello famoso per i tanti mercati galleggianti, compreso il mercato galleggiante di Amphawa) a ovest.
Il Ponte Rosso (in tailandese สะพานแดง – si legge sapan deng) è una sorta di passerella in legno regolarmente dipinta di rosso. L’effetto visivo del rosso corallo, in contrasto con il verde del mare e dell’azzurro del cielo, è davvero particolare, soprattutto al tramonto.
Visto che il ponte si trova in una zona non balneabile della costa tailandese che però è ricca di villagi di pescatori e allevamenti di gamberi e molluschi, qui ci siamo venuti diverse volte a mangiare e ogni volta abbiamo approfittato per fare un salto a vedere il panorama. La sera, verso il tramonto, camminare sul pontile è quasi impossibile: tanti giovani tailandesi si incontrano qui per fare una passeggiata sul mare mano nella mano con la dolce metà. Meglio venire la mattina o nelle prime ore del pomeriggio.
Il ponte è aperto tutti i giorni dale 6 del mattino alle 9 di sera.
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Posizione su Google Map:
https://goo.gl/maps/Ao3YNoP9XFWavVsz7
Per salutarvi lasciandovi con l’acquolina in bocca vi metto un paio di foto di cibo scattate domenica scorsa a quello che è diventato il ristorante preferito della zona. Si chiama Ran Rak Talay Seafood (ร้านรักทะเลซีฟู๊ด) che letteralmente più essere tradotto come il “ristorante per gli amanti del mare e del pesce”: mai nome fu più azzeccato per un ristorante! Ci si arriva solo ed esclusivamente in macchina passando fra saline e allevamenti di gamberetti, assolutamente sperduto nel bel mezzo del nulla! Se cliccate su questo link si apre Google Map con la sua posizione – si trova a soli 10 km dal ponte rosso (in realtà molti meno via mare).
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 Il rosso è la cura definitiva per la tristezza. Bill Blass ( stilista statunitense)
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