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#voltati e vai
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IL FIGLIO CHE COSTA DI PIÙ
Quando sei mamma di un figlio, ce n'è uno che costa di più.
È quello che ti risponde,
quello che ti sfida,
quello che ti "impara",
quello che ti fa leggere tutti i libri di aiuto, per cui fai sessioni di terapia, per cui ascolti podcast, video, audio,
Vai ai gruppi di sostegno.
Questo è il figlio che costa di più.
E costa di più perché è quello che ci assomiglia di più, è quello che proietta ciò che ancora non abbiamo visto in noi stessi, è quello che ci ricorda ciò che siamo, è quello che riflette che non siamo ancora la versione migliore di noi stessi.
Questo figlio ha bisogno di più amore e
più attenzione di quanto immagini, è quella che ha bisogno di più controllo anche se ti supplica con il suo atteggiamento che ha bisogno di stare da solo, è quella di cui ha bisogno una mamma presente perché ancora non riesce a controllarsi.
Quindi, anche se a volte senti di non poterlo fare, tienilo stretto, vedrai che non si muoverà.
Anche se senti di voler esplodere davanti a qualcosa che ti dica, voltati e digli:
"Ti amo come sei",
e noterai che il suo viso si rilassa.
Anche se vuoi gridargli che non è lì, che questa non è la strada, prendi e meglio prendi la sua mano e guidalo dove credi più conveniente.
Anche se vuoi perdere la pazienza, non farlo perché ogni atto di ribellione è un grido disperato di tuo figlio per voltarlo a vederlo, insegnagli che non deve farlo in questo modo, che basta che ti dica che ha bisogno,
diglielo sempre
"Eccomi",
"Sono ancora qui",
"Ti ascolto",
"dimmi di cosa hai bisogno",
"Sono sempre qui".
E anche se non sai come,
dai per scontato che tutto andrà bene, perché l'unica cosa di cui tuo figlio ha bisogno è la tua presenza, il tuo tempo e il tuo sguardo.
Quel figlio che costa di più,
è il meno forte e
quello che ha più bisogno di te,
è colui che non sa dove, è colui che ti ha scelto come mamma perché sapeva da prima di nascere che tu avresti potuto guidare i suoi passi sempre.
#reflexionesdevida
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la-novellista · 9 months
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Voltati e sorridimi. E poi vai via, perché quello che più mi piace di te è il doverti desiderare così tanto.
S. Casciani
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oltre-il-cuore · 2 years
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In questa dimensione cadere é come spiccare il volo.
Ma tu vai.
Le idee più belle vengono proiettate su quei muri che vedi là giù.
Forse troppo lontani per te?
Ma tu vai.
L'equilibrio è essenziale, perché non sempre si ha fede nel poter volare. Per questo motivo alcuni viangandanti sono atterrati senza mai più rialzarsi.
Ma tu vai.
In questa dimensione i muri sembrano essere l'estensione della propria pelle, come se alcuni di essi fossero dei giganti polmani pronti ad aiutarti se sentirai di aver perso fiato.
Ma tu vai.
Voltati e dimmi quanta strada hai fatto continuando ad andare via?
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occhietti · 3 years
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Ringrazia chi non ti perdona di essere te stesso.
Ringrazia.
Voltati.
E vai.
- @LaPugile
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E adesso fammi una fotografia
E tienila per sempre nel telefono
Voltati e vai via
Per tutti quei sorrisi che si sprecano
Al telefono
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Come non ricordi più? Dai, che anno era? Ho come l’impressione che tu stia ridendo forse non sei sincera
E fammi una fotografia e tienila per sempre nel telefono in mezzo alla pornografia poi a tutti quei sorrisi che si sprecano al telefono
uh uh uh
Si ricorda di me non so niente di lei ho provato ad entrare in quel vecchio locale che prima era un club dove andavi anche tu, che peccato però non ti ho mai vista entrare la notte se c’eri le luci leggende, le amiche nei bagni col cellulare quando qualcuno mi chiede di te gli rispondo così prima di scappare
Fammi una fotografia e tienila per sempre nel telefono ti dico una bugia è facile lasciarsi in un telefono
Quante volte penserai che è vero che sei rimasta sola in mezzo al cielo ma sono solo anch’io come uno scemo al telefono
al telefono al telefono uh
Ho l’impressione che sincera
e adesso fammi una fotografia e tienila per sempre nel telefono voltati e vai via per tutti quei sorrisi che si sprecano al telefono al telefono al telefono al telefono al telefono al telefono da da da ra ra ra da
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corallorosso · 4 years
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Silenzio sui titoli di Libero, ma guai a toccare Salvini. Se questo è un Ordine dei Giornalisti (di Giulio Gambino) Che io ricordi, da che esiste, l’ordine dei giornalisti serve a tutelare i suoi iscritti. E però, caso quanto mai singolare, succede che mentre scriviamo – la sera del 7 luglio – l’Odg della Lombardia decida di deferire un suo iscritto per aver fatto il suo mestiere: fare una domanda e dare una notizia. Avete capito bene. Se non che poi vai a leggere la formula utilizzata dall’Odg per quel deferimento e la ritrovi utilizzata (ben prima che venisse resa pubblica), una stampa e una figura, dal leader della Lega Matteo Salvini. Violazione della Carta di Treviso. Ma è solo una formula, appunto, per mascherare quello che è a tutti gli effetti un grave atto perpetrato dall’Ordine dei giornalisti (!) nei confronti di un proprio giornalista. Fatto ancor più grave poiché crea un pericoloso precedente che rischia di compromettere la libertà e l’indipendenza dell’Odg. Il deferito – senza nemmeno essere avvisato dall’Odg di questa decisione formale – è una giornalista di TPI, Selvaggia Lucarelli. E allora inizi a capire. Anche perché indovinate chi si è fatto immediatamente portavoce di quella nota stampa inviata dall’Odg alle agenzie per darla in pasto alla gogna? Naturalmente la pagina della Lega Salvini Premier. (...) Da quel battibecco nasce un caso. L’accusa, falsa, è che la Lucarelli avrebbe istigato il figlio usandolo come un “vessillo” per aizzare Salvini, inviando poi alla stampa i video scaturiti da quell’incontro, circostanza non realistica poiché quei filmati sono trapelati per primi da altre fonti giornalistiche e – per scelta – non dal nostro giornale, pur avendolo potuto fare come è facilmente intuibile. Fra l’altro se c’è qualcuno che ha commesso l’errore di mostrare pubblicamente il volto di un minorenne è proprio la pagina della Lega che ha diffuso per primo la foto di Leon. Ma in ogni caso entrambi i fatti – alla base dei quali l’Odg è arrivato al deferimento della Lucarelli – non solo sono falsi ma anche viziati da una cultura paternalista, maschilista, sessista. Paternalista perché in questa Italia è impensabile, agli occhi di chi accusa Leon di essere un vessillo della madre, che un ragazzo di quindici anni abbia sviluppato un pensiero proprio, anche fortemente schierato, e che quindi possa avere una propria opinione in merito alla attualità politica. Maschilista e sessista perché chi ha mosso queste accuse, da uomo, non ha capito nulla. Non ha capito invece il coraggio di una donna e suo figlio una domenica mattina di fronte a un comizio politico di un uomo potente con la scorta. Affrontato, separatamente e individualmente, con rispetto e dignità. Conosco tanti giornalisti, padri e madri, che avrebbero fatto finta di niente, che si sarebbero voltati dall’altra parte, che avrebbero fatto la passerella del saluto istituzionale e che avrebbero impedito al proprio figlio di avvicinarsi e di mettersi in mostra, in larga parte perché intimoriti di poter essere messi in ombra e perché impauriti dall’idea di finire nel bersaglio della Bestia leghista. E c’è solo da esultare se un ragazzo, quindicenne o ventenne che sia, abbia il coraggio di scendere in piazza e di confrontarsi in pubblico alla pari con chi da anni professa che chi non la pensa come lui sia solo un salottiero della sinistra. Il tutto per di più da chi, come Salvini, negli anni ha utilizzato i propri figli come scudo per le sue trovate politico-mediatiche, non ultima la vicenda della moto d’acqua sulla spiaggia di Milano Marittima, anche in quel caso intimidendo chi aveva fatto solo il suo mestiere di giornalista. Per paradosso tutta questa vicenda mostra anche il valore dell’Odg oggi, inadatto a prendere posizione quando serve, incapace di pronunciare parola, e di muovere critiche altrettanti pesanti come nel caso del deferimento alla Lucarelli, quando Feltri scrive ciò che scrive e quando Il Giornale o Libero fanno titoli e paginate da vergogna per il nostro mestiere; e capace di mettere bocca (e di farsi mettere i piedi in testa) quando non serve. (...) Se così stanno le cose, se questo Odg decide di deferire una giornalista di TPI proprio come deferì Carlo Verdelli per un titolo su Salvini, non è certo l’organismo che può tutelare adeguatamente i suoi giornalisti. Anche i “poveri” pubblicisti come noi.
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edsitalia · 3 years
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EDS6 VENTO D'ESTATE
MOLTO MOLTO LONTANO
Non credevo fosse così facile perdersi nei suoi occhi neri, talmente magnetici da rubarmi pure il respiro. Lo osservo da lontano mentre guarda il mare appoggiato alla ringhiera di legno della veranda. Le nuvole coprono il sole, l’aria che entra dalla porta finestra è frizzantina e mi induce a cercare le lenzuola che avevo abbandonato in fondo al letto.
Si volta verso di me e si accorge che lo sto guardando. Volgo lo sguardo altrove come se mi vergognassi del fatto che lo sto cercando ancora, ma lui percepisce il mio richiamo silenzioso e piega le labbra in un lieve sorriso mentre viene verso di me.
“Non sei ancora stanca, piccola iena?”, mi chiede con tono malizioso. Odio quando mi chiama così, ma d’altronde ha ragione, lontano da questo paradiso, fuori da questo sogno che stiamo vivendo, sono davvero insopportabile.
“Credo che non mi stancherò mai di te, Ethan”, e gli carezzo la barba incolta che non sono abituata a vedergli. È stupendo così, senza il suo completo blu, con i capelli liberi dal gel e i riccioli neri che gli ricadono sul volto mentre, chinato su di me, cerca le mie labbra.
“Mi era sembrato di sentirti implorare una tregua non più di mezz’ora fa”.
“Mezz’ora è un tempo infinito, e poi la tua mancanza è più opprimente della stanchezza”.
Ancora sopra di me, con le ginocchia posizionate ai lati delle mie anche, mi accarezza i capelli e mi lascia un dolce bacio sulla fronte. La tregua è finita.
“Voltati!”, mi ordina, anche se lo ha già fatto lui con la sua presa decisa sul fianco e un movimento brusco del braccio. La sua autorità sconvolge i miei sensi, è qualcosa di nuovo, è qualcosa che mi fa perdere il controllo. Io che solitamente li do gli ordini e non li ricevo se non da mio padre. Sono completamente alla sua mercé e lui sa che la mia sarà una resa incondizionata.
Amo le sue mani forti che mi pretendono e amo la dolcezza con cui appaga il mio desiderio. Amo l’irruenza con cui mi fa sua e la sicurezza e l’amore che mi sta facendo provare adesso, ora che, con la faccia sprofondata sul cuscino, mi accarezza delicato la schiena. Ci giriamo contemporaneamente, lui fa forza sulle braccia e si mette seduto appoggiandosi alla testiera del letto. Mi fa cenno di avvicinarmi battendo il palmo della mano sul suo petto e io lo assecondo subito, non c’è posto al mondo che ami di più.
Rimaniamo a lungo in silenzio ad ascoltare il rumore delle tende spostate da un vento che si fa sempre più forte. Le onde si increspano di più e da qui riusciamo a vedere le nuvole cariche di pioggia che salgono dall’orizzonte.
“Sta arrivando un temporale, sembra stia venendo a dirci che la nostra estate è finita”, esclamo con tutta la sofferenza che mi ha appena attanagliato il cuore.
“È solo un temporale, Grace, non vuole dirci niente”. Mi stringe di più, lo sa anche lui che il nostro tempo insieme è quasi scaduto. Domani a quest’ora saremo di nuovo a Chicago e tutto tornerà come prima.
“Non fare quella faccia bambina, lo sapevamo entrambi che il nostro tempo sarebbe finito, dobbiamo farcelo bastare perché sappiamo benissimo che non ci sarà un “e vissero felici e contenti”. Queste cose succedono solo a Shrek e ai cittadini di Molto Molto Lontano”.
Prova a sembrare freddo e distaccato ma la sua voce lo tradisce. Non immaginavamo di incontrarci in questa isola meravigliosa, noi che ci conosciamo da una vita ma che siamo sempre stati due perfetti estranei. Per noi l’estate è davvero finita, torneremo di nuovo a ignorarci quotidianamente. Tornerà l’inverno, un dannatissimo inverno che non avrà mai fine, senza neve, senza Natale, senza primavera.
Sono a casa da una settimana, ed è come se non esistessi. Mi rinchiudo nella mia dependance appena rientro dall’ufficio, evitando tutto e tutti: non voglio incontrarlo, trattarci con indifferenza mi devasterebbe il cuore.
Mangio da sola e raggiungo i miei solo per colazione. Ho provato a immergermi nel lavoro ma non ha funzionato, non riesco a concentrarmi, il pensiero di noi due insieme non mi abbandona mai.
“Signorina Grace, suo padre la desidera in ufficio”. La voce della mia segretaria è come un pugno sullo stomaco, lo sapevo che mi avrebbe convocata, ho fatto un casino con il signor Logan stamattina.
Apro la porta e mi stringo subito sulle spalle, cercando di proteggermi dagli urli che sicuramente mi riserverà mio padre, ma lui è tutt’altro che furioso, nel suo volto vedo una dolcezza che non gli avevo mai visto prima. Si avvicina, mi appoggia una mano sulla spalla e comincia a parlare.
“Che succede piccola mia, cosa ti turba? Dov’è finita la mia cinica e risoluta iena che si mangiava i clienti troppo esigenti? Dov’è finito il freddo e spietato comandante che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno.  Non sei più tu dopo il tuo ritorno dalle vacanze. Cosa ti succede Grace?”
Non so cosa rispondere, non posso deluderlo dicendogli che la iena che lui conosce e adora si è sciolta in un mare di dolcezza e sensualità, che il suo terribile tiranno si è fatto domare dal più fedele dei suoi soldati. Non posso.
“Senti piccola, prenditi del tempo. Domani torna tuo fratello, qui ci arrangiamo. Vai dove vuoi, per una settimana, un mese, quello che ti serve”.
“Ma papà, ho degli impegni, l’azienda…”.
“Non discutere, o vuoi metterti pure a disubbidire ai miei ordini adesso?! Ho già fatto chiamare il mio autista, ti porterà a casa a prendere le tue cose e poi potrai farti portare dove vuoi, lui ti scorterà”.
“Ma io…”, un vigoroso bussare alla porta non mi dà la possibilità di far valere le mie ragioni, e forse è un bene, visto lo sguardo terrificante con cui mi sta guardando mio padre.
“Bene ragazzo, sei arrivato giusto in tempo”, ringhia, facendo un misero cenno con la testa per rispondere al saluto del suo autista, “Grace ti darà istruzioni su dove portarla, rispondi a lei come se fossi io, ci siamo capiti?”
“Sissignore, sarà fatto”, risponde lui gelido come l’inverno dell’Alaska. Ci congediamo velocemente dopo che mio padre ci ha fatto intendere di non avere più tempo da dedicarmi e raggiungiamo la macchina avvolti in un silenzio surreale.
Apre la portiera e mi fa accomodare sul sedile posteriore, poi, velocemente, prende posto alla guida.
“Allora, dove la porto signorina Grace?”
Alzo lo sguardo verso di lui e mi perdo nei suoi occhi profondi che mi stanno sorridendo, il mio sole ritorna a splendere.
“A Molto Molto Lontano Ethan, portami a Molto Molto Lontano”.
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maispessosempre · 3 years
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Fammi una fotografia e tienila per sempre nel telefono
Voltati e vai via
Tra tutti quei sorrisi che si sprecano
Al telefono
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E adesso fammi una fotografia
E tienila per sempre nel telefono
Voltati e vai via
Per tutti quei sorrisi che si sprecano
Al telefono.
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IL FIGLIO CHE COSTA DI PIÙ
Quando sei mamma di un figlio, ce n'è uno che costa di più.
È quello che ti risponde,
quello che ti sfida,
quello che ti "impara",
quello che ti fa leggere tutti i libri di aiuto, per cui fai sessioni di terapia, per cui ascolti podcast, video, audio,
Vai ai gruppi di sostegno.
Questo è il figlio che costa di più.
E costa di più perché è quello che ci assomiglia di più, è quello che proietta ciò che ancora non abbiamo visto in noi stessi, è quello che ci ricorda ciò che siamo, è quello che riflette che non siamo ancora la versione migliore di noi stessi.
Questo figlio ha bisogno di più amore e
più attenzione di quanto immagini, è quella che ha bisogno di più controllo anche se ti supplica con il suo atteggiamento che ha bisogno di stare da solo, è quella di cui ha bisogno una mamma presente perché ancora non riesce a controllarsi.
Quindi, anche se a volte senti di non poterlo fare, tienilo stretto, vedrai che non si muoverà.
Anche se senti di voler esplodere davanti a qualcosa che ti dica, voltati e digli:
"Ti amo come sei",
e noterai che il suo viso si rilassa.
Anche se vuoi gridargli che non è lì, che questa non è la strada, prendi e meglio prendi la sua mano e guidalo dove credi più conveniente.
Anche se vuoi perdere la pazienza, non farlo perché ogni atto di ribellione è un grido disperato di tuo figlio per voltarlo a vederlo, insegnagli che non deve farlo in questo modo, che basta che ti dica che ha bisogno,
diglielo sempre
"Eccomi",
"Sono ancora qui",
"Ti ascolto",
"dimmi di cosa hai bisogno",
"Sono sempre qui".
E anche se non sai come,
dai per scontato che tutto andrà bene, perché l'unica cosa di cui tuo figlio ha bisogno è la tua presenza, il tuo tempo e il tuo sguardo.
Quel figlio che costa di più,
è il meno forte e
quello che ha più bisogno di te,
è colui che non sa dove, è colui che ti ha scelto come mamma perché sapeva da prima di nascere che tu avresti potuto guidare i suoi passi sempre.
#reflexionesdevida
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tammy82sblog · 6 years
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Nella vita hai sempre camminato mettendo avanti il cuore e lo hai sempre mantenuto intatto nonostante tutto.... Quindi non voltarti mai indietro per rimproverarti e non avere mai rimpianti.. Voltati indietro solo per ricordare ciò che hai passato e ciò che hai imparato e poi vai avanti... Solo così sarà servito e solo così sarai migliore...
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v3rtigine · 4 years
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adesso voltati e vai via
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lovelennylove · 6 years
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Stai attenta e guarda bene dove vai. Voltati a destra e sinistra prima di immetterti in strada. Non commettere l’errore di tenere gli occhi fissi sulla meta, l’oasi sicura in cui ti convinci troverai pace. Non esistono posti sicuri, ma solo luoghi al riparo. Non lasciare che la smania di metterti in salvo ti porti a lanciarti in avanti senza più guardare indietro. Usa cautela. Perché i peggiori incidenti sono quelli di chi, scioccato dall’impatto, abbandona la vettura gettandosi in strada, solo per finire travolto. Considera attentamente la tua posizione e non sottovalutare mai lo scorrere incurante e incessante della vita. • ✒️: Annalisa Nosari
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m-usai · 7 years
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sono solo tuo o comunque sono di nicchia ma se sei convinta che è proprio finita voltati e non tornare più tutta la vita ciao, vai con Dio come Gesù
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