Io di Gianni Minà mi ricordo certe puntate di "Blitz" con Sergio Leone, Robert De Niro che allora aveva già vinto due premi Oscar, dico due come miglior attore protagonista e credo ci fosse anche Vittorio Gassmann, un'altra con Benigni e Troisi, tra gli ospiti musicali una Napoli Centrale, un giovanissimo Edoardo Bennato, De André poi Mohammed Alí (il più grande sportivo del XX secolo) con Nino Benvenuti, in una puntata si collegò con Maranello per intervistare Enzo Ferrari, meravigliosa quella con Marcello Mastroianni e Federico Fellini, Gaber e Jannacci e forse la più bella di tutte fu con Pino Daniele e Massimo Troisi dove Troisi fece la gag sulla agendina di Minà
Grandissimo conoscitore di quel mondo strano che è l'America Latina, scivolò incolpevolmente nella intervista di Stella Pende a Leopoldo Mastelloni che bestemmiò in diretta e i vertici Rai gli chiusero il programma (fatto con Aldo Giordano e Giovanni Minoli) e lo esiliarono dalla tv.
Su Rai Play ci sono tutte o quasi le puntate di Blitz, io le consiglio per vedere cosa fosse la Rai (nonostante la ferrea lottizzazione) e gli autori che ci lavoravano.
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"La classe non si insegna né si compra". Gassmann affonda Chiara Ferragni Continua inevitabilmente a tenere banco la vicenda del pandoro-gate con protagonista in negativo Chiara Ferragni che dopo il mea-culpa per l'accaduto si è chiusa nel più lungo silenzio social da quando è diventata influencer. Non fosse stata vista al parco con i figli non se ne sarebbe più saputo nulla eppure adesso dovrebbe trovarsi in uno dei cinquemila chalet prenotati in montagna anche se nelle storie su Instagram delle sue sorelle non c'è alcuna traccia. Sulla vicenda della beneficienza è entrato a gamba tesa anche l'attore Alessandro Gassmann che ha un'idea molto nobile e precisa su quando si fa del bene al prossimo. Le parole di Gassmann Intervistato da Repubblica, l'attore e regista romano di 58 anni ha spiegato chiaramente che la beneficenza in quanto tale "non andrebbe dichiarata né pubblicizzata, altrimenti si potrebbe pensare che si è fatta per trarne vantaggio di immagine. Ma capisco che la riservatezza, insieme alla gentilezza, sia del tutto scomparsa". Il messaggio è chiaro e lo capirebbe pure un bambino: l'influencer Ferragni ha gridato ai quattro venti che una parte del ricavato (una miseria) sull'acquisto dei pandori Balocco sarebbe finito ai bambini dell'ospedale Regina Margherita di Torino. Sono due le parole chiave ben utilizzate a uso e consumo personale dalla Ferragni: "vantaggio" e "immagine" riassumono perfettamente il concetto ben spiegato da Gassmann. Il ricordo del padre La seconda parte del pensiero dell'attore va all'indimenticatible padre, Vittorio Gassmann, che in vita ha sempre aiutato il prossimo senza la necessità di doverlo sbandierare ai quattro venti. "Mio padre ha sempre fatto beneficenza nella sua vita e non ne ha mai parlato pubblicamente – ricorda Gassmann – e la cosa lo ha sempre reso felice, esclusivamente per i risultati ottenuti, pubblicizzarla lo avrebbe messo in imbarazzo. La classe non si insegna né si compra". Parole chiare e lapidarie: c'è chi sa vivere e comportarsi e chi, dietro nobili motivi, vuole accrescere consenso e popolarità a tutti i costi come la vicenda natalizia della Ferragni ci insegna. Anzi, altro che natalizia, le indagini si estendono anche alle uova di Pasqua con la Procura di Milano già a lavoro dopo l'apertura di un'inchiesta. La beneficienza non sbandierata Anche se si è ricchi e famosi, dunque, la beneficienza dovrebbe rimanere una cosa intima e privata come fanno decine di star nazionali e internazionali che non si vantano in diretta social dei soldi che donano come nel caso di Keanu Reeves che ha versato oltre 31 milioni di dollari per la ricerca sul cancro dopo che la sorella Kim è stata costretta a combattere con la leucemia. Un milione di dollari Johnny Depp li ha donati a varie associazioni: erano i soldi della causa vinta contro l'ex moglie, Aber Heard. Discorso simile, per quanto riguarda alcuni nomi italiani, anche per Giorgio Armani e Renzo Rosso che non hanno certamente fatto dei post sui social per far vedere quanto fossero bravi e attenti al sociale.
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CALIFICACIÓN PERSONAL: 7 / 10
Título Original: Il mio nome è vendetta
Año: 2022
Duración: 90 min
País: Italia
Dirección: Cosimo Gomez
Guion: Sandrone Dazieri, Cosimo Gomez, Andrea Nobile
Música: Giorgio Giampà, Marta Lucchesini
Fotografía: Vittorio Omodei Zorini
Reparto: Alessandro Gassmann, Ginevra Francesconi, Remo Girone, Alessio Praticò, Francesco Villano, Gabriele Falsetta, Marcello Mazzarella, Mauro Lamanna, Sinja Diecks, Luca Zamperoni
Productora: Colorado Film Production. Distribuidora: Netflix
Género: Crime; Action; Drama
https://www.imdb.com/title/tt15229674/
TRAILER:
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Hobo Blues Band - A ripacsok bevonulása
Senkifalva (2007) c. albumról. Drága Hölgyeim, Uraim és Elvtársak! Meine Damen und Herren! Unterhaltung! Daragije Druzja! Ladies and Gentlemans! Jó estét kívánunk Nektek és Önöknek Töltsenek egy pohár bort a kedvesüknek Akkor is, ha sosem lesz a feleségük Vagy a másik szobában tévét néz a férjük Köszöntjük a banda minden régi tagját Bár messze vannak, s talán nem is hallják Reméljük, hogy sorsuk jóra fordult végleg Sokat mulatoznak, nagyokat mesélnek Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Mellesleg ma fellép velünk Lomha Lola Vígh Buci vezényel, nem lankad le soha Verseket fuvoláz Troppauer Hümér Rettegi Fridolin újabb revüt ígér Unja a sok bunkót, politikát, szexet Utálja a diszkót, a reklámoktól szenved Válasszon hát minket, nem lehet jobb dolga A Bolondok Bandája csak Önöknek nyomja Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Bankárok, firkászok és politikusok Ingyen isznak ma is, nekik dukál, tudod Aki haragszik ránk, igyon egy jó nagyot Bocsásson meg nekünk és egyen sült malacot Üdv a gyerekeknek, ha nem a tévét nézik A múltat nem keresik, köszi, már nem kérik Még nem láttak sokat, de szívük nem hazudik Szeretik a zenét, szeretik a bububulit Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Boldogok vagyunk, hogy még velünk vannak Kívánjanak, amit csak akarnak Signore e Signori! Attenzione! Circo! Circo! Alberto Sordi Vittorio Gassmann Ettore Scola Toto Federico Fellini Jiri Menzel Peppino de Filippo Eduardo de Filippo Ugo Tognazzi Nino Manfredi Walter Chiari
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Che ricordo ha dello scherzo del settimanale satirico Il Male che nel 1978 mise suo padre in prima pagina sotto il titolo Arrestato Tognazzi, è il capo delle Br?
«Erano gli anni di piombo e da qualcuno quello scherzo fu preso seriamente. Ma Ugo, da provocatore nato e amante del paradosso, non si pentì. Anzi rivendicò il diritto alla cazzata che, almeno una volta, spetta a ognuno di noi».
4 ago 2020 18:53
UGO CHE '‘UGOISTA’' – A 30 ANNI DALLA MORTE, I FIGLI DI TOGNAZZI ECCEZIONALMENTE RIUNITI A TORVAIANICA PER UN EVENTO IN RICORDO DEL PADRE – GIANMARCO: “UNA VOLTA SI FECE PRESTARE UN ELEFANTE DA UN CIRCO E CONVINSE GASSMAN A CAVALCARLO CON LUI. UN’ALTRA CONFEZIONÒ UNA TORTA ALTA 10 METRI E DENTRO NASCOSE NOI RAGAZZINI. UN'ALTRA VOLTA GIOCÒ IN DOPPIO CON PAOLO VILLAGGIO ED ENTRAMBI ERANO VESTITI DA DONNA... ” – VIDEO
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Gloria Satta per “il Messaggero”
Quattro fratelli, figli di tre madri diverse ma molto uniti e parte della stessa storia: Ricky, 65 anni, Thomas, 56, Gianmarco, 52, e Maria Sole, 49, che di cognome fanno tutti Tognazzi, si preparano a celebrare il padre, il grande Ugo che se ne andava nel sonno trent' anni fa, il 27 ottobre 1990 nemmeno settantenne, dopo aver girato 160 film di cui 6 da regista, e lasciato un segno indelebile nel cinema, nell'immaginario, nel costume.
Saranno infatti i Tognazzi Brothers eccezionalmente riuniti (Thomas, figlio dell'attrice norvegese Margarethe Robsham, vive a Oslo) a curare la direzione artistica dell'evento Ugo Pari 30 che, promosso dal Comune di Pomezia, si terrà dal 21 al 23 agosto a Torvaianica dove il grande attore aveva creato il Villaggio Tognazzi organizzando per un trentennio il celebre torneo di tennis chiamato lo Scolapasta d'oro.
Ci saranno film sulle passioni di Ugo (cinema e cucina) come L'Anatra all'arancia, Amici miei, La grande abbuffata, il documentario di Maria Sole Ritratto di mio padre, foto, ricette del grande attore (risotto al melone, stinco di santo) servite dai ristoranti della zona.
Alla vigilia dell'evento e a due anni dalle solenni celebrazioni del centenario della nascita di Ugo, il figlio Gianmarco, attore e titolare dell'azienda vinicola La Tognazza, racconta il padre e le folli estati di Torvaianica.
Qual è l'impronta più riconoscibile, a parte le grandi interpretazioni cinematografiche, che Ugo ha lasciato?
«Lo stile di vita improntato a onestà intellettuale, trasparenza, naturalezza, apertura agli altri. E la capacità di precorrere i cambiamenti del costume: è stato un grande chef quando la cucina non era di moda e tra i primi a creare una famiglia allargata. Coltivava soprattutto il valore dei rapporti interpersonali che oggi fa parte del mio Dna. Amava circondarsi di persone care».
Tra queste c'era il cantautore e chirurgo Enzo Jannacci che un giorno lontano le salvò la vita: come andò?
«Avevo cinque anni, eravamo tutti insieme e io rischiai di morire soffocato. Enzo, che portava sempre con sé la sua valigetta da medico, intuì la gravità della situazione e mi praticò prontamente una puntura che scongiurò il peggio».
Cosa significava per suo padre l'amicizia?
«Condivisione, che si esprimeva a tavola. Ugo amava cucinare non tanto per sfoggiare la propria arte culinaria ma per fare felici le persone a cui teneva. In casa nostra per 30 anni si sono fatte cinque cene alla settimana e partecipava tutto il cinema italiano: Mario Monicelli, Vittorio Gassman, Dino Risi, Armando Trovajoli, Steno. Molti capolavori sono nati proprio intorno alla nostra tavola».
Quali?
«Marco Ferreri ebbe l'idea di La grande bouffe, il film in cui alcuni amici mangiano fino a morire, proprio guardando Ugo che preparava manicaretti per tutti. Mio padre veniva considerato ugoista, cioè concentrato su se stesso, ma nella convivialità esprimeva un grande altruismo».
È vero che a Torvaianica Ugo si presentò una volta in groppa a un elefante?
«Certo. Se l'era fatto prestare da un circo sbarcato nella zona e convinse Gassman a cavalcarlo con lui. Ma rimasero incastrati tra due muri... L'episodio dell'elefante è solo uno dei tanti che hanno scandito la storia del torneo di tennis, un appuntamento-cult a cui parteciparono anche Luciano Pavarotti e i Rolling Stones».
Quali altri episodi ricorda?
«Ugo confezionò una torta alta 10 metri e dentro nascose noi ragazzini. Un'altra volta giocò in doppio con Paolo Villaggio ed entrambi erano vestiti da donna... Il torneo ospitava esibizioni e show, ricordo Anthony Quinn e Philippe Leroy che giocavano con la frusta».
Lei è amico fraterno di Alessandro Gassmann, il figlio di Vittorio. Un legame trasmesso dai padri ai figli?
«Con Alessandro ci siamo frequentati sporadicamente da piccoli al seguito di Vittorio e Ugo, poi abbiamo scoperto l'amicizia profonda negli anni Novanta lavorando insieme. Io ho presentato ad Alessandro la donna della sua vita, Sabrina Knaflitz, e lui mi ha sopportato stoicamente quando, prima di incontrare mia moglie Valeria, avevo una vita sentimentale disastrosa. Ci vogliamo un gran bene».
Che ricordo ha dello scherzo del settimanale satirico Il Male che nel 1978 mise suo padre in prima pagina sotto il titolo Arrestato Tognazzi, è il capo delle Br?
«Erano gli anni di piombo e da qualcuno quello scherzo fu preso seriamente. Ma Ugo, da provocatore nato e amante del paradosso, non si pentì. Anzi rivendicò il diritto alla cazzata che, almeno una volta, spetta a ognuno di noi».
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