Tumgik
#vita coi figli
bellucci-daily · 5 months
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Monica Bellucci as Elda in Vita Coi Figli, 1990
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coldcoldlampin · 2 years
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kon-igi · 13 days
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Ciao Kon,
Tu forse non ti ricorderai di me ma io invece ricordo un liquore alla liquirizia, più di un meet up e quello che doveva essere un incontro al Lucca Comics finito "male" per il troppo casino (non siamo riusciti a beccarci).
Ti scrivo in anonimo perché penso tu sia una grande cassa di risonanza perché nonostante tumblr sia diventato -non per noi nostalgici- un po' obsoleto vedo che continui ad essere un punto di riferimento per questa comunità e che forse tu con il tuo cinico dissezionare la situazione possa in qualche modo riuscire a scuotere i più, ma ahimè vige il segreto professionale, cose firmate e quant'altro che mi impediscono di esprimere questo disagio pubblicamente.
REGÀ I SORRISI DEI COMMESSI SONO FALSI. Non perché non abbiamo più voglia di fare questo lavoro, ma perché è diventato tutto uno schifo, le aziende e anche i clienti se vogliamo dirla tutta.
Cosa si cela dietro la vita del commesso?
Conta persone agli ingressi, voi non li vedete ma è così e di recente c'è anche il contapersone del passaggio esterno, quindi se non ti cazziano perché non hai venduto, ti cazzieranno perché non è entrata gente.
Statistiche: pezzi per vendita, scontrino medio, media di scontrino per ingressi. Voi non lo sapete, ma ogni giorni ci sono storici e budget da raggiungere in base anche solo ad un singolo ingresso che voi fate "per dare un'occhiata" - ora capite perché non è facile sorridere quando i vostri figli giocano ad acchiappino correndo fuori e dentro i negozi? Perché per quei venti ingressi senza scontrino ci sarà un area manager pronto a far il culo allo staff.
Se sei fortunato e capiti in una squadra in cui ci si spalleggia bene, altrimenti è l'azienda stessa a incentivare la lotta e l'invidia tra colleghi in una lotta tra poveri per mantenersi il posto al miglior venditore.
Non abbiamo mai abbastanza personale, MAI. Siamo spesso contati, se ci ammaliamo almeno nel mio caso ci si mette una mano sul cuore e per non mettere i colleghi in difficoltà si va a lavoro con due bombardoni di tachipirina col rischio di portarsi dietro il malanno per un mese.
Le ferie saltano perché decidono di aprire più punti vendita ma non di assumere gente che non soccomba al "gioco degli stagisti".
Turni del cazzo, spezzati e il più delle volte tutto quello che fai oltre l'orario di lavoro (anche la semplice chiusura) è straordinario che non viene contabilizzato.
Reperibilità quasi totale, manco fossimo in un ospedale. Nel tuo giorno libero è un miracolo non venir contattati dal gruppo di lavoro.
E poi vogliamo parlare dei vari festivi in negozio? Io ho dovuto combattere per avere un cazzo di permesso per la comunione di mia sorella.
È domenica, sono le 15 sono in turno da un'ora in un piccolo centro commerciale di due clienti entrate, una mi ha salutato e trattato come se le avessi offeso l'intero albero genealogico con uno sdegno tale che fa tanto lotta di classe quando siamo tutti nella stessa sudicia barca.
Quindi Kon, per favore aiutami a diffondere il verbo, io sono disposta a rispondere a tutte le domande di questo magico mondo cercando di farvi entrare in empatia con i commessi, ma per favore se non è proprio questione di vita o di morte: SMETTETE DI ANDARE A GIRO PER CENTRI COMMERCIALI, TANTO LA DOMENIC SIETE TUTTI SCOGLIONATI A PRESCINDERE E ALLORA STATE COI VOSTRI CARI, MAGARI È LA VOLTA BUONA CHE SMETTERANNO DI LUCRARE A VUOTO SU STO MONDO.
Ps: stare fino alle 18 fuori e poi riversarvi alle 20 nei negozi non funziona, mettetevi una cazzo di mano sulla coscienza.
Per me i centri commerciali sono un aberrazione sociale che riesce a darmi claustrofobia e agorafobia al contempo ma dopo essere stato a quello di Orio al Serio (aspettavamo che le figlie scendessero dall'aereo... direttamente nel centro commerciale!), ho fatto la tessera di iscrizione ai terroristi.
Non sono un nostalgico della bottega sotto casa, anche perché erano altri tempi e altri modi di vivere... mi basta il supermercato ma il centro commerciale è concepito perché la gente sia invogliata A VIVERLO e questo lo trovo demotivante.
Mi spiace per te ma alla fine mi spiace per tutte quelle persone - non schiavi ma servi - che devono sacrificare se stessi per il benessere superfluo di gente che dà tutto per scontato, quasi se lo meritassero.
E invece sono solo nati dalla parte giusta della società. E del mondo.
EDIT
Non mi ricordo di te al Meetup perché probabilmente ero già ubriaco <3
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donaruz · 4 months
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SETTE FRATELLI - Modena City Ramblers
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La pianura dei sette fratelli
E terra, e acqua, e vento
Non c'era tempo per la paura,
Nati sotto la stella,
Quella più bella della pianura.
Avevano una falce
E mani grandi da contadini,
E prima di dormire
Un padrenostro, come da bambini.
Sette figlioli, sette,
Di pane e miele, a chi li do?
Sette come le note,
Una canzone gli canterò.
E pioggia, e neve e gelo
E vola il fuoco insieme al vino,
E vanno via i pensieri
Insieme al fumo su per il camino.
Avevano un granaio
E il passo a tempo di chi sa ballare,
Di chi per la vita
Prende il suo amore, e lo sa portare.
Sette fratelli, sette,
Di pane e miele, a chi li do?
Non li darò alla guerra,
All'uomo nero non li darò.
Nuvola, lampo e tuono,
Non c'e perdono per quella notte
Che gli squadristi vennero
E via li portarono coi calci e le botte.
Avevano un saluto
E, degli abbracci, quello più forte,
Avevano lo sguardo,
Quello di chi va incontro alla sorte.
Sette figlioli, sette,
Sette fratelli, a chi li do?
Ci disse la pianura:
Questi miei figli mai li scorderò.
Sette uomini, sette,
Sette ferite e sette solchi.
Ci disse la pianura:
I figli di Alcide non sono mai morti.
E in quella pianura
Da Valle Re ai Campi Rossi
Noi ci passammo un giorno
E in mezzo alla nebbia
Ci scoprimmo commossi.
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viendiletto · 3 months
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Ho vissuto 17 anni a Pola ed è stata una vita da favola: è quella la mia terra e mi manca tanto. Siamo andati via nel 1946 perché c’erano già state le prime foibe, in Istria si sapeva, a Pola meno. Venivano di notte, chiamavano la persona e dicevano “Vieni, ti devo parlare”, e quella spariva. Poi ci accorgemmo che, dopo tempo, a Pola, sui tabelloni di un cinema erano esposti cadaveri; così la gente andava alle foibe per cercare lembi di indumenti dei familiari scomparsi. Fummo sfollati a Orsera (in croato Vrsar) nel 1944-’45, quando avevo 14 anni, perché gli alleati bombardavano e c’erano i tedeschi. Ricordo un presidio di giovani soldati, 18 o 19 anni, che furono convinti dalla popolazione pro-Tito a lasciare il presidio e andare in bosco coi titini. Questi presero le armi dei nostri soldati e si vestirono con le loro divise: i giovani che andarono in bosco non tornarono più. Le mamme andavano a chiedere a don Francesco Dapiran, poi parroco di Fertilia, dove fossero i loro figli, e lui andò a cercarli paese per paese, chiedendo alla popolazione dove fossero stati portati: erano tutti morti gettati nelle foibe. Tornammo a Pola e riprendemmo la vita di tutti i giorni. Vivevamo in mezzo a gente slava, ma non lo sapevamo, eravamo tutti una comunità. Furono alimentati rancori e odi, ma in realtà non c’era questo fra noi, eravamo gente buona. Mio padre, originario di Buggerru, e mia madre ripresero a lavorare, io proseguii gli studi. Poi anche da noi iniziarono le uccisioni e facemmo domanda per espatriare. La nostra partenza fu fissata il 10 febbraio 1947, ma l’uccisione del generale De Winton la rinviò. Essendo una ragazza di 17 anni, vivevo quell’esperienza non come un disagio, ma come un’avventura. Partimmo col successivo imbarco, il pomeriggio di sabato 15 febbraio. La domenica, a bordo, il parroco celebrò la messa, quindi, nel pomeriggio, arrivammo ad Ancona. Mi aspettavo una festa d’accoglienza, con le bandiere, invece ci vennero incontro delle barche con a bordo uomini che, col pugno chiuso, ci insultavano gridando: “Tornate a casa vostra, fascisti!”. Se non ci fossero stati i carabinieri quelli ci avrebbero buttati in mare: li ringrazierò per sempre per quello che hanno fatto per noi. In treno raggiungemmo Civitavecchia da dove c’imbarcammo per la Sardegna. Il giorno dopo sbarcammo ad Olbia, quindi ci trasferimmo a Sassari e da lì prendemmo il treno per Cagliari. Il paesaggio che si presentò ai miei occhi era desolante, mi sembrava di attraversare la steppa; ricordo delle cavallette enormi ma anche un bel sole, che ci accolse con tutto il suo calore. Il primo impatto con Cagliari fu positivo: il municipio e il bel giardino antistante mi diedero subito l’impressione di una bella città, nonostante i danni subiti dalla guerra appena terminata. Ci condussero nel campo profughi, situato tra le vie Logudoro e San Lucifero, e lì l’accoglienza fu buona. La città mi piaceva e mi piace, ma mi sono inserita con difficoltà, la mia mentalità era diversa da quella che ho trovato e non riuscivo a capire le persone che si esprimevano solo in sardo. Sono arrivata a 80 anni e ringrazio Dio e ringrazio la Sardegna perché mi trovo bene, la vita è tranquilla, una pensione l’ho avuta, ho pochi amici ma buoni e tengo collegata tutta la ‘mia’ gente, sparsa in tutto il mondo.
Nerina Milia, esule da Pola
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abr · 6 days
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In Italia il numero medio di figli per donna nel 2023 è stato di 1,20, una media tra 1.18 delle italiane e 1,87 delle straniere (coi sigg. Egonu vari che contano come italiani, ndr.) Quindici anni fa il tasso di fecondità era circa 1,4 per le italiane e 2,5 per le immigrate.
In Danimarca lo scorso anno è accaduto qualcosa di inusuale: per la prima volta le donne immigrate da paesi “non occidentali” hanno avuto meno figli delle danesi, 1,4 contro 1,6.
Rispetto a 30 anni prima il calo per le straniere è stato superiore al 50%. (...) Anche le donne di origine straniera, cioè, vogliono ricevere un’istruzione adeguata, entrare nel mercato del lavoro, sposarsi solo quando è il momento. (...) Ovviamente ci sono una serie di concause ma (...) la spiegazione dell’adeguamento agli stili di vita occidentali è quella che riscuote più consensi ed è interpretata come una vicenda di successo.
Questa trasformazione culturale, in Danimarca, si è però manifestata anche in virtù di precisi indirizzi politici. Nel 2002, ad esempio, è stata introdotta una norma per limitare i matrimoni a scopo di ricongiungimento, consentendo le nozze tra residenti e stranieri solo ad aspiranti coniugi con almeno 24 anni di età (...). (Oltre ad altre leggi sui sussidi che) hanno aumentato l’occupazione femminile (delle migranti) ma hanno ridotto il tempo per dedicarsi ai figli.
Il caso danese è emblematico perché delinea bene i contorni di un paradosso che emerge nei contesti sviluppati. Da un lato la nascita di figli dovrebbe risultare agevolata da scenari in cui sono effettivamente disponibili servizi di cura, misure che favoriscono la conciliazione tra famiglia e lavoro per entrambi i genitori, alti tassi di occupazione maschili e femminili, buoni sostegni. Dall’altro invece, (dove ciò accade davvero come in Danimarca) e nonostante un welfare familiare considerato tra i più evoluti, sono soprattutto le donne appartenenti ai gruppi a basso reddito, e con istruzione inferiore a decidere di avere meno figli (...).
via https://www.avvenire.it/mondo/pagine/le-donne-immigrate-hanno-meno-figli-delle-danesi
Avvenire evidenzia un aspetto non noto e molto interessante, Fallisce però la diagnosi: del resto é house organ del clero decotto, collaborazionista e rassegnato al (quindi agevolatore del) cupio dissolvi Occidentale.
Il tema vero qui evidenziato è il crollo del cardine accoglione: ma quali lavori (ciulare) che i nostri non voglion più fare, ma quali pensioni ci pagheranno; di più, chi li porta qui perché costan poco, sappia che i costi sociali di codesti saran costantemente crescenti.
In Danimarca si vede bene: più benessere (relativo) e servizi sociali per i povery, più questi fan come mediomen e arricchity: meno figli (mentre i veri ricchy ne fan sempre) e non viceversa (1,6 é meglio che 1,2 nostrano ma sta sempre sotto il tasso naturale di sostituzione). Si adeguano al finto edonishmo in realtà livore, incazzatura, passività aggressiva, ignoranza priva di speranza quindi perdente.
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libero-de-mente · 7 months
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Uno dei monologhi più belli che mi hanno colpito, quello conclusivo del film “The Big Kahuna”
Goditi potere e bellezza della tua gioventù.
Ma non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Credimi, tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto e in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi.
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati, ma sapendo che ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente.
Di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa, ogni giorno che sei spaventato: canta.
Non esser crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perder tempo con l’invidia. A volte sei in testa. A volte resti indietro.
La corsa è lunga e alla fine è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa.
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti conto.
Rilassati.
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco, a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco, ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso, ma non rimproverarti neanche. Le tue scelte sono scommesse. Come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo. Usalo in tutti i modi che puoi. Senza paura e senza temere quel che pensa la gente. È il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla. Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza. Ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori. Non puoi sapere quando se ne andranno per sempre. Tratta bene i tuoi fratelli. Sono il migliore legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono. Ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita.
Perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che t’indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci coi capelli, se no quando avrai quarant’anni sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa volta.
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falcemartello · 1 year
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La biopazzia al potere
Ma che razza di società sta sorgendo? E’ un tam tam quotidiano che colpisce la vita, la morte, la nascita, la famiglia.
C’è una Grande Fabbrica dell’Opinione che marcia a senso unico, in un corso accelerato di demolizione dell’umanità come l’abbiamo finora conosciuta. E impone a tappe forzate la corsa verso un mondo capovolto.
La mamma diventa un ente superfluo, da sopprimere o da  ridurre a utero in affitto per la gioia delle coppie omosessuali che  vogliono comprarsi un figlio.
E i magistrati, smentendo la legge, confermano la piena legittimità dei loro desideri e aggiungono che non c’è bisogno di geni per chiamarsi genitori.
Ma la parola genitori, guarda un po’, deriva proprio dalla parola geni.
Si può accettare la dizione “genitori adottivi” perché padre e una madre suppliscono ai  genitori biologici ma due uomini dello stesso sesso che per un loro  desiderio decidono di farsi il loro figlio non sono genitori in alcun senso. Al più sono tutori.
La madre non è un accessorio sostituibile.
L’abolizione della mamma segue a ruota la soppressione del papà, ente  inutile in una società senza padre.
La società parricida e matricida è una società senza figli, salvo quelli nati in provetta.
Si deplora la politica che non segue subito  l’onda emotiva e non legifera in materia come ordina l’Onda, coi suoi artefici e i suoi magistrati.
E invece passa  inosservato il silenzio  assordante e imbarazzante, di Papa Bergoglio che di fronte allo stravolgimento della vita e della famiglia, dagli uteri in affitto ai suicidi assistiti, parla d’altro, fa finta di niente… Una generazione  sta demolendo in poco tempo l’esperienza  di tante generazioni che l’hanno preceduta, con una presunzione assoluta.
Cosa c’è alle origini di questa follia?
C’è la  perdita dei confini, del senso della misura, della natura e del limite.
Sono io, solo io, a decidere quando morire e come; sono io a decidere, senza il concorso di una donna, di avere un figlio, affittando un utero o facendo shopping oltreoceano.
Sono io a decidere se interrompere o meno  una gravidanza non desiderata, anche se va di mezzo la vita di una persona.
La libertà e la modernità si riducono a non porre limiti ai  miei desideri. Non conta nulla il resto, gli altri, i legami affettivi, la paternità, la maternità, la responsabilità di essere al mondo e di mettere al mondo.
Non conta altro che la mia volontà. Questa è la follia  del nostro tempo, il potere smisurato dei propri desideri che viene presentato come Diritto, Libertà e Autonomia.
E chi si oppone viene  accusato di vivere nel medioevo.
Dimenticando che anche noi, nati in famiglie da padri e madri, siamo nati e cresciuti in quel medioevo.
Se difendere la maternità, la paternità, la famiglia e la vita sono segni  di medioevo, allora cos’è la modernità, il trionfo del disumano, la perdita del limite, la dittatura dell’Ego, l’abolizione della natura? No, signori, questo non è il futuro, questa è la fine della civiltà e la fuoruscita dall’umanità nel nome di un transumano geneticamente  modificato, dove l’identità è sostituita dal desiderio, l’umano dal  mutante e il noi siamo dall’Io voglio.
Non confondete la fine con un inizio.
Marcello Veneziani - 28 Marzo 2023
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CHAPEAU
LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa
(Dottor Vincenzo Minuto, Medico Veterinario)
Medita Francesco!
Medita se ne sei capace!!!
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haiku--di--aliantis · 3 months
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Un giorno perfetto è quello in cui mi punisci e mi fai soffrire. In cui tu godi delle mie carni rigate, bollenti e rosse per le percosse. Provi felicità nel vedermi piangere di dolore fisico. Io sono felice, nel farmi maltrattare da te. Sono la tua cagna. Più mi umili, più provo piacere. Quando poi sento che lasci cadere in terra il frustino, mi eccito e mi bagno: so che dopo qualche secondo le tue mani forti allargheranno le mie natiche e il tuo cazzo punterà il mio buco del culo. Senza pietà tutto dentro di botto. Lo pretendi. Il mio ano è roba tua. So che non devo contrarre, altrimenti il dolore sarà insopportabile. Oso pregarti di sputare nel solco: per favore! Qualche volta m'accontenti.
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Più spesso però non lo fai: vuoi che urli. Perché sai che dopo le mie urla ti pregherò di pompare di più e controspingerò coi miei fianchi per farti godere il più possibile. E tenerti tutto dentro. Perché quando vieni nelle mie viscere io mi sento realizzata. Perché farti sborrare nel mio corpo è tutto ciò che voglio dalla vita. Il resto: la mia famigliola perfetta, il lavoro, gli amici, il mio studio perché mi voglio laureare, è contorno. Ora picchia più forte. Ti supplico. Fammi sentire puttana al midollo. Dammi il tuo cazzo da succhiare, se vuoi. Poi, sazia e col culo slabbrato e lacerato, tornerò dai miei figli e da mio marito. E l'abbraccerò, lo bacerò. Lo farò sentire amato come fosse il centro del mio mondo. Solo così può esistere per me il giorno perfetto.
Aliantis
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Perfect day (Lou Reed)
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gregor-samsung · 4 months
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" Mi sono sempre considerato un uomo di sinistra, e quindi ho sempre dato al termine «sinistra» una connotazione positiva, anche ora che è sempre più avversata, e al termine «destra» una connotazione negativa, pur essendo oggi ampiamente rivalutata. La ragione fondamentale per cui in alcune epoche della mia vita ho avuto qualche interesse per la politica o, con altre parole, ho sentito, se non il dovere, parola troppo ambiziosa, l’esigenza di occuparmi di politica e qualche volta, se pure più raramente, di svolgere attività politica, è sempre stato il disagio di fronte allo spettacolo delle enormi diseguaglianze, tanto sproporzionate quanto ingiustificate, tra ricchi e poveri, tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale, tra chi possiede potere, vale a dire capacità di determinare il comportamento altrui, sia nella sfera economica sia in quella politica e ideologica, e chi non ne ha. Diseguaglianze particolarmente visibili e – a poco a poco irrobustendosi la coscienza morale col passare degli anni e il tragico evolversi degli eventi – sempre più consapevolmente vissute da chi, come me, era nato ed era stato educato in una famiglia borghese, dove le differenze di classe erano ancora molto marcate. Queste differenze erano particolarmente evidenti durante le lunghe vacanze in campagna dove noi venuti dalla città giocavamo coi figli di contadini. Tra noi, a dire il vero, c’era affettivamente un perfetto affiatamento e le differenze di classe erano assolutamente irrilevanti, ma non poteva sfuggirci il contrasto tra le nostre case e le loro, i nostri cibi e i loro, i nostri vestiti e i loro (d’estate andavano scalzi). Ogni anno, tornando in vacanza, apprendevamo che uno dei nostri compagni di giochi era morto durante l’inverno di tubercolosi. Non ricordo, invece, una sola morte per malattia tra i miei compagni di scuola di città. "
Norberto Bobbio, Destra e sinistra. Ragioni e significati di una distinzione politica; Prima edizione: 1994. [ Libro elettronico ]
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pettirosso1959 · 1 month
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MA CHI ERA VERAMENTE KARL MARX?
Da Barbara Costa per Dagospia:
Karl Marx era un mantenuto. Lui, la moglie, i figli, addirittura l’amante, vivevano tutti sulle spalle di Friedrich Engels, compagno comunista ricchissimo, rampollo di facoltosi industriali.
In nome del proletariato, Marx non ha lavorato un giorno in vita sua. In nome del proletariato, Marx sdegnava i proletari, non ne ha mai frequentato uno, tranne le prostitute dei bordelli con cui andava a spassarsela con Engels, che pagava per tutti e due. Lo stesso Engels, accusato di stupro da una cameriera, disse che si era trattato di amore non ricambiato.
Karl Marx, piccolo borghese, sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, una baronessa anglo-tedesca. Jenny e Marx fecero sesso prima del matrimonio, lei felicissima di aver perso con lui la verginità, gioia sparita subito dopo le nozze: Marx si rivelò un marito egoista e fannullone, dedito solo a teorizzare la rivoluzione che avrebbe cambiato i destini del mondo, quel comunismo che nel ‘900 rovinò la vita a popoli interi.
Alla sua famiglia riservò una vita di stenti: più di un figlio morì di malattie e denutrizione. Un’esistenza misera, piena di debiti, una vita a scrocco di Engels, che passava a Marx tre quarti del suo stipendio, e una volta per lui addirittura rubò. Engels gli trovava editori per libri che Marx non consegnava mai (Il Capitale ci mise 23 anni a scriverlo).
Marx fece fallire quasi tutti i giornali cui collaborava o che avevano la sventura di finire sotto la sua direzione. Fogli finanziati da quei borghesi tanto disprezzati, ma che coi loro soldi gli hanno sempre permesso di portare avanti le sue idee. Il suo non era disprezzo, ma rancore per non essere come loro.
Marx parlava male le lingue, il suo accento tedesco era insopportabile e insopprimibile, nemmeno il suo aspetto fisico affascinava: accurate biografie parlano della sua barba ispida e mal curata, del suo odore sgradevole, i suoi modi aspri e aggressivi, le sue unghie lunghe e nere. L’amico dei proletari non era invitato nei lussuosi salotti parigini, e se ne rodeva. I Marx avevano una domestica, Lenchen, che dormiva in un cantuccio nello studio del gran pensatore.
Marx non la pagava ma se la scopava (lo facevano pure per strada). Quando Lenchen rimase incinta Marx, terrorizzato della reazione di Jenny, piagnucolò soldi e aiuto da Engels, il quale accettò di riconoscere lui il bambino e di prendersi in casa Lenchen, pur di salvare il matrimonio al suo amico. Engels gli si ribellò una volta sola, quando rimase vedovo e Marx, invece di confortarlo, gli chiese soldi per comprare un paio di scarpe. Engels s’incazzò, ma gli diede lo stesso 5 sterline.
Marx sosteneva che tutto è determinato dall’economia, anche il sesso, i sentimenti, le passioni: per le sue necessità, lui usava i soldi degli altri. Marx andava avanti a furia di prestiti pur di non mettersi a lavorare per mantenere la sua famiglia: a Londra il poco che avevano finì pignorato. Buttati fuori da ogni tugurio di cui non pagavano l’affitto, alla loro porta bussavano i creditori che Marx chiamava avidi borghesi, ed erano macellai, lattai, farmacisti, gente che viveva di onesto e duro lavoro, quello che Marx non ha mai conosciuto, semmai schifato.
Marx non aveva rapporti con la famiglia d’origine, ma era contento quando un parente moriva e gli lasciava qualche eredità. Rivide sua madre dopo 20 anni e solo per chiederle soldi: la donna rifiutò e Marx ci litigò a morte. Si fece di ogni amico un nemico, scrivendo su chi aveva successo articoli rosari di insulti. Il filosofo Moses Hess, che aveva organizzato collette per aiutarlo, negli scritti di Marx è solo il marito di una prostituta che gli ha attaccato la gonorrea, e altri sono denigrati come pazzi sifilitici per identici motivi. Marx metteva in giro fake-news di sua invenzione per colpire chi era migliore di lui. Invidioso marcio, gli lanciava contro le più infami calunnie.
Marx da ragazzo voleva fare il poeta, non c’era riuscito, per questo odiava gli scrittori affermati e gioiva delle loro disgrazie: come fu contento quando Ferdinand Lassalle venne sfidato a duello e ucciso dal marito della donna che si era portato a letto!
Lassalle morto non poteva più scrivere libri migliori di Marx, non gli intralciava più il comando della causa comunista, soprattutto era uno a cui non doveva più soldi. Marx non perse mai l’amicizia di Engels, il quale assicurò la dote alle figlie di Marx: il padre coi soldi altrui si sentì in dovere di garantirgli “vantaggiosi matrimoni, perché una vita proletaria non fa certo per loro”. Tussi e Laura Marx, sposate a uomini ricchissimi i cui soldi mantennero lo stesso Marx, morirono suicide, disperate per tutte le corna ricevute dai loro mariti.
Andare a letto con Marx doveva essere un vero sacrificio. Si lavava poco, l’igiene gli era sconosciuta. Ferdinand von Westphalen, suo cognato e ministro degli interni di Bismark, gli mise alla calcagna un agente segreto, che stilò questo bel ritrattino: “Uomo disordinato, per Karl Marx lavarsi, prendersi cura della sua persona, cambiare la biancheria, sono eventi piuttosto rari. Spesso è ubriaco, dorme tutto il giorno vestito sul sofà, incurante di tutto”.
Ha ragione Montanelli: cosa non ha detto e scritto Karl Marx? Tutto e il contrario di tutto, tranne la giusta profezia di un fatto storico che si sia poi realizzato. L’era capitalistica finirà con l’esaurimento dei mezzi di produzione che l’hanno determinata, questa e altre cazzate Marx le sosteneva più d’un secolo e mezzo fa, e stiamo ancora aspettando il sol dell’avvenire, l’abolizione della proprietà privata e tutto il potere al popolo, per un’insensata società di individui tutti uguali, immobili come statuine del presepe, senza problemi, tantomeno sessuali, appagati da chissà quale felicità.
#KarlMarx
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susieporta · 6 months
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E poi c'è Moulaye Niang che ha preferito la vita lenta di Murano. Perché se non hai il silenzio dentro e intorno a te non vivi. Dice: «A Murano ho ritrovato la vita lenta della mia Africa, i ritmi indolenti del villaggio. Non ci sono grattacieli, il cielo si lascia guardare. C’è acqua attorno alle botteghe, nessuna automobile. All’alba gli uccelli annunciano il risveglio, le campane delle chiese sostituiscono il canto del muezzin che ascoltavo da bambino. E poi c’è il vetro. Richiede un passo di lavorazione pacato, che è proprio degli artigiani della mia terra d’origine. Non puoi accelerarne il tempo di fusione, devi adeguarti, imparare ad aspettare».
Primo maestro vetraio africano riconosciuto dai maestri veneziani, Moulaye Niang si sente un artista. E a vedere le sue composizioni, perle di vetro create a lume, arrivano conferme. Cresce a Parigi, ma ogni estate da bambino la trascorre coi genitori, artigiani nel campo dei gioielli e dei tessuti, a Casamance, una regione nel sud del Senegal dove la natura, fra sentieri di sabbia rossa che dalle montagne scendono al mare, è incontaminata. La bellezza l’accompagna da sempre, della bellezza ne ha fatto un mestiere: «Amo il bello – confida –, anche spirituale: cerco di trattenere solo il positivo di ciò che ho attorno, al brutto non faccio caso. E così è il bello che cresce, il resto svapora».
Non è stata una passeggiata la vita di Moulaye. A Casamance lo chiamavano “il piccolo francese”. A Venezia il Muranero, prendendolo in giro. «L’ho preso come un complimento – confida –. Tanto che Muranero è diventato il nome della mia attività. Non ho mai cercato di essere accolto dai muranesi, piuttosto apprezzato. Fin dall’inizio ho voluto dare a Murano qualcosa, la mia arte, piuttosto che attendere qualcosa. Ho creduto che tutto il resto sarebbe potuto venire da sé. E di doni ne ho ricevuti. Un lavoro che amo in un luogo a misura d’uomo. La mia famiglia, una moglie italiana, due figlie. L’Africa era la foresta. Parigi la giungla. Murano il mio Eden».
Di Moulaye Niang ho scritto martedì su Corriere Buone Notizie con cui ho iniziato una collaborazione. Ci sono storie che non fanno rumore ma che meritano di essere raccontate. Quella di Moulaye Niang è una di queste.
Paolo Rodari
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petalididonna · 11 months
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LETTERA DI UN VETERINARIO AL PAPA
Predicare l’amore e seminare l’odio
Mi presento, ho 62 anni, sono un Veterinario ed ho 2 figli di cui uno autistico, sono padre e proprietario di animali, genitore coscienzioso ed a contatto quotidianamente col mondo dell’animalismo e col mondo della disabilità, padre e veterinario contemporaneamente.
Una frase che i miei clienti mi ripetono costantemente è “chi non ha mai avuto un cane/gatto non riesce minimamente ad immaginare il mondo di amore che queste creature sanno donare.
Ecco, lei non ha mai avuto un cane o un gatto, lo si capisce dal modo in cui sottovaluta la questione, non è colpa sua, me ne rendo conto, se avesse provato quel tipo di affetto che il suo predecessore conosceva bene (Papa Ratzinger amava la compagnia dei gatti) non avrebbe detto cose tanto superficiali e fuorvianti.
La cosa grave che, mi permetta, non le fa onore è il creare la contrapposizione “chi ama gli animali non ama i bambini”, è un concetto errato e divisivo, chi ama la vita riconosce il dolore, negli occhi di un bambino o di un animale, amare vuol dire immedesimarsi, capire, ascoltare, quella dell’amore è una ginnastica quotidiana e non è mai divisiva, l’amore per la vita, sotto qualsiasi forma, arricchisce e non impoverisce.
Ma davvero lei crede che quello di Francesco di Assisi, il santo povero, l’uomo che camminava a piedi scalzi e coperto di umili panni, fosse tempo perso?, che non avrebbe dovuto parlare agli uccellini, scrivere il cantico delle creature, ammansire il lupo di Gubbio?
Ma lo sa che il santo d’Assisi diceva: “Se avete uomini che escluderanno una qualsiasi delle creature di Dio dal rifugio della compassione e della pietà, avrete uomini che trattano nello stesso modo i simili”
Ma ha mai visto la benedizione degli animali che si tiene in molte chiese il 17 gennaio nella tradizionale festa di S. Antonio Abate? E’ un tripudio di gioia, vecchietti e bambini ognuno col proprio animaletto domestico, tutti uniti dalla fede e dalla speranza, io stesso ci andai portando Tommasino un gatto reso diversamente abile dall’aggressione di un branco di cani nella speranza di un miracolo
Ma davvero lei crede che la fame nel mondo sia dovuta allo spreco di risorse per acquistare le crocchette? E no, qui divento cattivo io!, ma non è che forse dovrebbe preoccuparsi della ristrutturazioni degli immobili da 700 mq del cardinale Bertone finanziate coi soldi delle elemosine?, non dovrebbe preoccuparsi degli spot a pioggia per l’8 per mille? (nel 2004 sono costati 4.650.000,00 euro, non oso pensare adesso) per accaparrarsi la gestione di fondi che normalmente andrebbero comunque alla beneficenza ma che passando per voi vengono ridotti da spese folli?
Ma lo sa quanti bambini avreste saziato coi 4 milioni dati a Mediaset e Rai?
Gesù diceva “quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”e allora tutti questi spot autocelebrativi per l’8 per mille? Il vangelo lo citate solo quando vi conviene?
Per giudicare bisogna conoscere la gente, non il lusso. Lei non ha la minima idea di quante vite hanno salvato gli animali, di quanto un gatto possa curare la depressione di un anziana vedova e col nido svuotato, di quanto un cane possa essere di aiuto all’autostima di un ragazzo disabile, di quanto un cucciolo possa aiutare un bambino abbandonato dal padre fuggito con un’altra donna, di quanto un cagnolino possa attenuare il dolore di una coppia di anziani che hanno perso il loro unico figlio, tutte storie di vita che non potrebbero sfociare nell’adozione di un bambino, tutte storie di vita che lei dal suo trono dorato non vede.
Le persone, caro Papa, non fanno più figli perché non se lo possono permettere, perché in Italia un fitto costa quanto uno stipendio e quindi si deve lavorare fulltime in due, perché a Milano un asilo nido costa più dello stipendio di un call center, perché ti offrono solo lavoro precario ed orari impossibili… con quale presupposto una persona coscienziosa e non ricca può fare un figlio?
Vuole più accudimento per i bambini? Faccia la guerra al precariato, al lavoro nero, allo sfruttamento e si troverà circondato da persone felici di fare figli ma, la prego, la smetta di far guerra agli animali, sono creature di Dio, sono un dono per l’anima, sono una palestra per imparare la tolleranza, il rispetto, sono una manna dal cielo nell’universo di solitudine ed alienazione che sempre di più attanagliano le nostre metropoli.
L’amore, quello vero, non divide ma aggrega, in ogni cuore ogni sentimento crea lo spazio per uno nuovo.
L’amore per la vita, qualunque vita, è un valore totalizzante e mai riduttivo.
Amare insegna ad amare.
La donna che lei ha pubblicamente scacciato e deriso è una credente ed ha 50 anni, non è propriamente l’età per fare o adottare figli, certamente avrà sbagliato dicendo “mi benedice mio figlio?” ma lei che ha benedetto finanche una lussuosa Lamborghini bianca forse avrebbe potuto perdonarla, in ogni caso quel cagnolino sarà importante per quella donna e lei era venuta fiduciosa ad incontrarla.
Una occasione persa
Dottor Vincenzo Minuto
Medico Veterinario
#iostoconglianimali
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tuttalamiavitarb · 3 days
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20 anni fa
Esattamente 20 anni fa , era aprile anche allora, ero stato in questa uggiossima città tra Galles ed Inghilterra.
Allora l economia tirava il PIL cresceva, l Europa univa, jef besos mendicava, il mondo era felice, io almeno ero felice.
Le aziende prese dall' euro entusiasmo si fondevano.
E tutto tronfio mi sono fatto Virgilio coi colleghi, conosco il posto, so tutto io.ci penso io. Sperando che il mondo avesse congelato tutto in attesa del mio ritorno.
Quindi con la squadra ci siamo piazzati nello stesso hotel dove avevo soggiornato allora, era carino e di fronte c'era questo centro commerciale con un sacco di posti per mangiare.
Capisco la brexit, il COVID, le guerre ,leman Brothers, i sub prime.
Ma come stracazzo abbiamo fatto a sfasciare tutto in 20 anni?
Che in Italia vada tutto a rotoli lo diamo per scontato , ma scoprire che il mondo intero vada a ramengo è di una delusione sconfortante.
L hotel si è trasformato in peggio, metà sono monolocali con bagno e cucina (sporca). L altra metà è in stile indiano, e secondo me è una versione evoluta dei nostri centri massaggi cinesi.
Il centro commerciale avrà 8 negozi aperti su 60. Tutto in preda all incuria, ci sono molti senza tetto.
Nel frattempo nei classici capannoncini rossi all inglese sono sorte altre attività un pub, un centro di ritiro per auto vendute on line, un negozio di cinesi , uguale ai nostri e un parco di gonfiabili per bambini.
C è un po' di vita, anche se gli inglesi hanno sempre un aria molto trasandata.
Mi siedo su un tavolo di quelli da sagra della polenta, una ragazza , una signora attacca bottone con noi
Da dove venite ? Come qua?
Veniamo da un posto uggioso come questo, solo con più sole
Siamo qua x la fabbrica, gliela indico con un cenno.
La riaprite? Era tutto più bello quando c'era lavoro alla fabbrica, piu soldi, meno sporco.
Rifletto se dirle la verità e cioè che siamo venuti a controllare che non ci fosse niente di valore da lasciare, poi la venderanno ad un fondo, che come tutti i fondi di investimento, licenzierà tutti, svenderà tutto e farà qualche speculazione immobiliare.
Invece rispondo "i Hope"
Parliamo del più e del meno dei suoi 2 figli da due compagni diversi, di jonshon, di calcio.
Quando scopre quanti anni ho rimane sorpresa , mi aveva fatto uno sconto di 15 anni.
Mi alzo per prendere una bevuta,quando torno lei è sparita
Anche stasera si tromba domani.
Che mondo di merda
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europaae · 2 months
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Come ci ricorda Hume nella sua investigazione sulla conoscenza umana, sii un filosofo, ma tra tutta la tua filosofia, sii un uomo.
E magari le sue parole proprio non erano riferite ad una ragazzina di 22 anni che una domenica mattina si è svegliata ed è andata a una manifestazione per Palestina. Però sì, proprio oggi le parole di Hume sono le più adatte.
Tra tutte le tue etiche e tutte le vostre narrazioni post verità, ci siamo dimenticati che significa essere uomini. cioè essere umani, raga. la base. andiamo all'università o ci mandano all'università (questo ancora nessuno l'ha davvero capito), studiamo, molti (me compresa) lavoriamo per mantenerci e dopo ci guardiamo in giro e che?
Oggi in una conversazione normale con la mia famiglia, mia sorella esorda "ma', siamo una generazione giovane e irrequieta (Tânăra și neliniștită ndr.), non puoi farci niente!" e credo che non ha potuto descriverlo meglio e sopratutto descrivermi meglio, che mi sono ritrovata in una manifestazione per Palestina solo un'oretta dopo che quella conversazione si concluse.
E in verità in giro c'è gente con voglia, vedo la forza e sento l'energia. vivo a Barcellona e la vedo la gente. E di persone della mia età ne conosco e ne ho conosciute. ed è vero. È dannatamente vero. siamo giovani. e siamo irrequieti. forse siamo cresciuti troppo coi nonni e quelle storie di guerra, qualcosa ci hanno insegnato. La libertà è fragile ma ti costa una vita. E ti costa vite.
L'Europa si avvicina sempre di più a uno sguardo destro e noi giovani, tremiamo. io sinceramente questa storia l'ho già sentita e, a parte di non piacermi, io non ho nessuna intenzione di stare ferma, o tantomeno zitta.
Gaza, non sei sola.
Gaza, Gaza, non sei sola.
Anche se la notte piangi, e non dormi.
Non sei sola.
Anche quando cerchi i tuoi figli, tra le macerie.
Non sei sola.
C'è una Europa che resiste, che ti è vicina.
C'è una Europa che scende nelle strade e protesta.
C'è una Europa che lo dice alla TV di fermare il fuoco.
C'è una Europa che ha capito che giocare a Risiko con il mappamondo è sbagliato.
E davvero, c'è questa Europa.
E davvero, non sei sola Gaza.
E davvero, stop al genocidio.
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