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#suffragio universale
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Due giugno quarantasei
il popolo italiano
vota per la Repubblica
non vuole più un sovrano.
Vota il popolo intero
finalmente anche le donne.
L’italia repubblicana
è nata con le gonne.
Democrazia vuol dire
popolo che decide
che pensa, sceglie, elegge
chi sono le sue guide.
L’italia da oggi unita
alza la sua bandiera
col bianco rosso e verde
ride alla primavera.
Anna Sarfatti
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divulgatoriseriali · 2 years
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Dieci buoni motivi per andare a votare
Perchè andareCe lo spiega la nostra Sara Martinelli nel suo ultimo articolo! Di motivi ne ha trovati 10...ma ne basterebbe uno! Buona lettura
‘’Votare? Ma perché dovrei andare a votare? Il mio voto è ininfluente e poi i politici italiani pensano solo alle poltrone. È ingenuә chi ancora pensa che con il voto la situazione dell’Italia possa cambiare. Io non voterò. Tra l’altro, nessun partito italiano rispecchia i miei ideali: non votare sarà un gran segno di protesta’’. (more…)
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deathshallbenomore · 2 years
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lo charme sta anche nel parlare di diritto di voto in italia e dire: nel 1912 venne finalmente riconosciuto il suffragio universale….. [e saper dosare nel modo giusto i tempi comici per terminare con:]…. maschile.
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abr · 6 months
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Oggi assistiamo ad un trend di denatalità che interessa tutte le nazioni sviluppate, (...) le differenze tra le nazioni come Francia e Svezia che si sono più date da fare (...) (tassi di fertilità rispettivamente di 1,86 ed 1,66) ed i Paesi che sono in ritardo su questo fronte come è certamente l’Italia (tasso fermo all’1,24), si limitano a pochi punti decimali (sufficienti comunque a passare da un declino gentile ad un precipizio). [Senza considerare che il delta è in gran parte dovuto a "risorse" che portano altri problemi, ndr]. (...)
Le vie tradizionali delle politiche familiari che (...) ruotano attorno a trasferimenti in denaro (detrazioni fiscali, assegni familiari) o in fornitura di beni e servizi (asili nido gratuiti, congedi parentali) sembrano inefficaci (il caso estremo è Singapore che, nonostante disponga delle politiche nataliste più generose di tutta l’Asia, è fermo ad un tasso di fertilità pari a 1,1).
Forse è giunto il tempo di individuare politiche più audaci, che non si limitino a rendere meno costosa la scelta di avere figli, ma siano piuttosto riforme strutturali (...) per promuovere un ambiente davvero favorevole alla crescita demografica e alla prosperità delle famiglie.
Un articolo scientifico del demografo Paul Demeny, pubblicato nel 1986 con il titolo Politiche pronataliste per Paesi a bassa fertilità, si poneva in maniera innovativa queste stesse domande. Cercando di tenersi egualmente distante dai pericoli di un certo radicalismo utopico e dall’assistenzialismo estremo, Demeny mette sul piatto quattro proposte radicali, che superano l’approccio del mero abbattimento del costo di fare figli e rimettono al centro della questione della natalità la famiglia, il cui ruolo sociale va vigorosamente ricuperato dopo decenni di marginalizzazione.
Solo famiglie forti e stabili - secondo Demeny sono in grado di invertire i trend demografici negativi che stanno travolgendo tutto il mondo sviluppato.
- Una prima proposta (...) è quella di parametrare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali. (...) La tesi di fondo è che senza un sistema pensionistico i lavoratori generino i figli come forma di autoassicurazione per i tempi in cui non saranno più in grado di lavorare (funzionava così anche qui fino alla guerra mondiale), mentre in presenza di un sistema pensionistico universale a riparto, come quello italiano, i figli generati oggi saranno i contribuenti che pagheranno le pensioni di domani anche a coloro che oggi decidono di non avere figli. Insomma, gli economisti parlerebbero di benefici pensionistici futuri pubblici e non escludibili a fronte di costi di crescere figli che rimangono privati; di qui il problema della sottoproduzione, tipico dei beni pubblici.
L’idea di Demeny di agganciare le prestazioni pensionistiche future alle scelte di fertilità attuali riallineerebbe i costi attuali ai benefici futuri e, quindi, indurrebbe scelte di fertilità ottimali. La proposta di Demeny ha già avuto qualche labile eco nella scelte pubbliche. Pensiamo alla discussione recente sulla possibilità di ridurre i requisiti pensionistici per le donne che hanno avuto figli, prevista da Opzione Donna. Rispetto a questa iniziativa, l’intuizione di Demeny suggerisce di non guardare alle scelte di fertilità passate, sulle quali non si può più incidere, ma alle scelte prossime, in vista di pensioni future. Inoltre, le scelte di fertilità riguardano entrambi i genitori, pertanto l’incentivo dovrebbe essere offerto a entrambi, a fronte di un impegno duraturo nel tempo rispetto alla crescita dei figli. Questa prospettiva fa salve le finanze pubbliche nell’immediato, perché nessun incentivo deve essere speso, perché se l’incentivo è efficace, una più alta fertilità permetterà di sostenere il sistema pensionistico.
- Un'altra proposta (...) riguarda rendere il suffragio davvero universale, estendendo il voto anche a quella parte importante della popolazione che ancora ne è priva. (...) La proposta è quella di introdurre il voto fiduciario dei bambini, esercitato attraverso i genitori (fino ai 18 anni o anche meno). Questo meccanismo rafforzerebbe il ruolo delle famiglie e delle future generazioni nel sistema politico decisionale e la conseguente allocazione delle risorse pubbliche (...). Del voto alla Demeny - per la verità già Antonio Rosmini ne aveva parlato a metà 800 - si discute per ora solo a livello accademico (...). Sarebbe (interessante) sperimentarne la sua efficacia in qualche contesto decisionale minore (amministrazioni locali etc.), al fine di poterne misurare l’efficacia (...).
- Un’ulteriore proposta radicale (...) concerne l’incorporazione della famiglia. (S)ignifica considerare la famiglia come un'unità economica interconnessa, simile a un'azienda, in cui i ricavi (salari, rendite, pensioni) sono considerati una risorsa di proprietà della famiglia stessa e non dei singoli coniugi. In Italia è già previsto il regime patrimoniale della comunione dei beni, che però è opzionale e concerne solo i beni acquistati dai coniugi insieme o individualmente durante il matrimonio. La proposta di Demeny estende il regime di comunione anche ai redditi, con l’idea che questa condivisione profonda delle risorse rafforzi in particolare modo la posizione della donna (...) e consenta alle potenziali madri di affrontare con più serenità i rischi connessi agli investimenti specifici della maternità. 
- Infine, l’ultima delle idee “dirompenti” di Demeny concerne il rafforzamento della responsabilità e dell’autorità dei genitori (riguardo le scelte educative) (...). Demeny riteneva infatti che lo Stato “balia”, il quale ha l’ambizione di sostituire integralmente le funzioni genitoriali -inclusa quella educativa-, ha finito con il rendere ridondante il bisogno e l’ambizione di costruire una famiglia.
(P)otrebbe pertanto essere auspicabile rafforzare la responsabilità e l'autorità dei genitori sull’educazione dei figli attraverso l'implementazione di voucher che promuovono la competizione tra istituzioni scolastiche e restituiscono il controllo sull'educazione dei figli ai genitori stessi, oltre a favorire un miglioramento complessivo della qualità dell'istruzione e dell'ambiente educativo.
Certo, ciascuna di queste quattro proposte è a suo modo impegnativa (...) con ramificazioni legali sono profonde fino a toccare la Costituzione stessa.
Tempi difficili necessitano però di proposte radicali e le sfide che l’inverno demografico (...) non possono essere affrontate con le consuete (...) politiche basate su incentivi economici volti a compensare il mero costo dei figli.
Non avrei mai pensato di rebloggare un articolo di Avvenire ma stavolta è profondamente LIBERTARIO E MINARCHISTA (minimizzare il ruolo dello Stato, tornare alle famiglie), probabilmente a sua insaputa, via https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/voto-ai-figli-pensioni-ponderate-idee-audaci-contro-la-denatalit
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gregor-samsung · 10 months
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“ Che cosa è l'anarchia? È la conseguenza estrema del liberalismo, e si basa soprattutto su due concetti: sulla credenza che gli uomini abbiano una tendenza naturale a lavorare, a produrre, ad associarsi, e sull'altra credenza che gli uomini siano guastati dalle leggi. Queste, in certa guisa, rappresentano un male, poiché sono la violenza contro l'ordine naturale delle cose. Come tutte le dottrine estreme, anche l'anarchia si basa sull'ottimismo; ma appunto per questo ha un fascino di attrazione sulle anime semplici e sugli spiriti indocili. Essa trascina gl'ingenui e i violenti. Quello che è stato chiamato più tardi il materialismo storico, la concezione marxistica della storia è chiaramente tracciata nell'opera di Pisacane, il quale riattaccava i fatti politici ai fenomeni della produzione. Alcuni brani della sua opera sembrano scritti ora, tanta é la modernità che l'ispira. « Tutte le leggi, tutte le riforme, eziandio quelle in apparenza popolari, favoriscono solamente la classe ricca e esulta, imperocché le istituzioni sociali, per la loro natura, volgono tutte in suo vantaggio. Voi plebe, allorché crederete avvicinarvi alla mèta, ne andrete invece più lontano. Voi lavorate, gli oziosi gioiscono; voi producete, gli oziosi dissipano; voi combattete ed essi godono la libertà. Il suffragio universale è un inganno. Come il vostro voto può esser libero, se la vostra esistenza dipende dal salario del padrone, dalle concessioni del proprietario? Voi indubbiamente voterete costretti dal bisogno come quelli vorranno. Come il vostro voto può esser giusto, se la miseria vi condanna a perpetua ignoranza e vi toglie ogni abilità per giudicare degli uomini e dei loro concetti? ». Se la rivoluzione fosse riescita vincitrice, Pisacane avea un piano per abolire la proprietà privata, e trasformarla in proprietà comune; abolire lo Stato e andare incontro a una specie di comunismo della produzione. Poi che era fuori della realtà, non vedeva e non sentiva tutte le difficoltà che la natura delle cose opponeva a tutti i suoi piani; come ogni anarchico egli vedeva il male non già nella natura e nelle difficoltà limitatrici inerenti all'anima umana, ma nella volontà degli uomini: uno sforzo di una minoranza audace parea a lui dovesse bastare a tutto. Pure come l'errore ha il fascino e l'illusione ha le dita di rose, alcune pagine di Pisacane non si rileggono né meno adesso senza commozione. “
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Brano tratto dal saggio breve Eroi (1898) raccolto in:
Francesco Saverio Nitti, Eroi e briganti, Edizioni Osanna (collana Biblioteca Federiciana n° 3), Venosa (PZ), 1987¹; pp. 20-21.
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falcemartello · 2 years
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Ci aspettano due mesi di "allarme fascismo", "allarme razzismo" e "allarme medioevo".
Il PD chiamerà a raccolta tutto l'esercito di prezzolatissimi attori, cantanti, influencer, vignettisti e youtuber che dovranno martellare ininterrottamente su questo tasto: se non prevarrà il PD tornerà il fascio littorio, gli immigrati verranno portati nei campi di concentramento, gli omosessuali verranno bruciati sul rogo e mamma Europa ci prenderà a ceffoni.
Gente che poserebbe volentieri una corona sulla testa di Draghi e abolirebbe il suffragio universale che strilla per la "democrazia in pericolo". Gente che disprezza il concetto stesso di patria e prende fuoco davanti al tricolore che invoca "il bene per l'Italia". Gente che godeva nel veder imposti lockdown e Green Pass che piagnucola di "difesa dei diritti".
Il tutto condito con la solita retorica autorazzista dell'Italietta guardata con disgusto, sgomento e commiserazione dal resto del mondo civile ed evoluto.
Preparatevi perché la macchina propagandistica piddina è in grado di mobilitare migliaia di mani e lingue in un attimo.
Ora, il centrodestra italiano fa abbastanza schifo. Ma non per le ragioni che ripetono a pappagallo i globalioti, quelle che riguardano gli unicorni, gli arcobaleni e qualche boiata imparata su Disney+. Fa schifo perché non mette in discussione il vincolo esterno e non offre alcuna alternativa all'attuale paradigma economico e sociale. E d'altronde ha sostenuto per un anno e mezzo lo stesso Draghi.
Ai globalioti va benissimo che ci sia un uomo solo al comando, purché la pensi come loro. Se è un banchiere che massacra il popolaccio incolto fuori dalle ZTL va benissimo. Altrimenti è PERICOLO FASCISMO.
Due mesi così. Preparatevi.
Matteo Brandi
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t-annhauser · 8 months
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Esiste davvero la democrazia?
Il guaio della democrazia, abbiamo detto, è che non può mantenersi all'altezza del suo significato, non esiste un governo del popolo e non può esistere, è una fantasia, un desiderio, come vivere in eterno o pensare di decidere del proprio destino. E poi, cosa sarebbe un governo del popolo? Forse una nazione senza partiti e "corpi intermedi" che ad ogni decisione da prendere consulti i propri cittadini tramite suffragio universale, una cosa impossibile nella teoria come nella prassi. Penso che sarebbe invece il caso di accordarci attorno a un significato di democrazia come rispetto per le persone, sarebbe già tanto, una demofilia più che una democrazia, senza però scadere nel melenso; vedo invece le democrazie attuali scivolare sempre più verso un paternalismo peloso che implicitamente vuole significare: da solo non sei in grado di decidere quello che è più giusto per te, fidati di noi, noi lo sappiamo. Non è così che funziona la democrazia.
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im-vins-again · 2 years
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Mi diverto troppo a screennare gli anon cringe sui blog degli altri
Mi ricordano che bisogna rivedere il suffragio universale
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10siglosdehistora · 16 days
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Capilla Scrovegni (Padua, Italia), ciclo de frescos de Giotto (c.1267 - 1337)
(Español / English)
La consacrazione della Cappella degli Scrovegni avvenne il 25 marzo 1305. Perhaps not everyone knows that every year on this date, a special lighting effect occurs inside the Chapel. From the star-shaped opening of the first frame lateral window, at about 10 a.m., a ray of sunlight enters, illuminating the Blessed of the Last Judgement and striking the hand of Enrico Scrovegni, who is holding the model of the Chapel in the act of giving it to the Virgin Mary, in suffrage for the soul of his father Reginaldo, the usurer mentioned by Dante in Canto XVII of the Inferno. Foto di Genovese Sofia
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On 25 March 1305, the consecration of the Scrovegni Chapel took place. Perhaps not everyone knows that every year on this date a special light effect occurs inside the Chapel. From the star-shaped opening in the frame of the first side window at around 10 a.m. a ray of sunlight enters, illuminating the blessed of the Last Judgement and hitting the hand of Enrico Scrovegni, who is holding the model of the Chapel in the act of giving it to the Virgin Mary, in suffrage for the soul of his father Reginaldo, the usurer mentioned by Dante in Canto XVII of the Inferno.
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Il 25 marzo 1305 ebbe luogo la consacrazione della Cappella Scrovegni. Forse non tutti sanno che ogni anno, in questa data, si produce un particolare effetto luminoso all'interno della Cappella. Dall'apertura a forma di stella del telaio della prima finestra laterale, verso le 10 del mattino, entra un raggio di sole che illumina il beato del Giudizio Universale e colpisce la mano di Enrico Scrovegni, che tiene il modello della Cappella nell'atto di consegnarla alla Vergine Maria, in suffragio per l'anima di suo padre Reginaldo, l'usuraio menzionato da Dante nel Canto XVII dell'Inferno.
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multiverseofseries · 2 months
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C'è ancora domani: il bellissimo (e arrabbiato) esordio alla regia di Paola Cortellesi
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C'è ancora domani, esordio da regista più che convincete di Paola Cortellesi, qui anche sceneggiatrice e interprete: un film da vedere, magari insieme ai propri figli.
Non importa a quale estrazione sociale appartengano e indipendentemente dal livello di istruzione ed economico, tutti gli uomini del film d'esordio da regista di Paola Cortellesi dicono alla protagonista Delia, interpretata dalla stessa Cortellesi, che "se deve impara a sta' zitta". Ma L'attrice più popolare del cinema italiano contemporaneo non ci sta e, preso in mano il microfonoe la macchina da presa, ne ha diverse di cose da dire. Alla faccia di chi fa notare con pregiudizio e senza domandarsi mai realmente cosa abbiano da raccontare, fermandosi solamente al perché - come mai negli ultimi anni, sempre più attrici stiano passando dietro la macchina da presa. Con C'è ancora domani si può dire che Cortellesi ha stupito: non è soltanto perchè è importante ciò che dice, ma anche come.
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C'è ancora domani: foto di gruppo del cast
Il film è ambientato in un Italia del primissimo dopoguerra, e per essere precisi nel 1946, nei giorni che precedono il voto tra Repubblica e Monarchia, primo vero suffragio universale del nostro paese. In un bianco e nero che ricorda i film del Neorealismo, la fotografia è di Davide Leone, ci si accorge subito che la vita di questa donna non è semplice: oltre a curare la casa e prole fa tre lavori diversi. Ma nonostante il suo impegno quotidiano, niente sembra sufficiente per il marito Ivano. Un Valerio Mastandrea che raramente ha ricoperto un ruolo così cattivo sul grande schermo. L'uomo la umilia e la svaluta continuamente. E soprattutto la picchia, o come si dice a Roma la mena. Tanto, ed a ogni minimo cambiamento d'umore. Persino la mattina appena svegli.
Ma nonostante tutto, Delia lavora, per i tre figli, in particolare la maggiore, Marcella (Romana Maggiora Vergano). La ragazza vorrebbe continuare a studiare, ma il padre invece pensa solamente a farla sposare bene, in modo da togliersi dalle spalle una bocca in più da sfamare. E magari nel mentre guadagnarci pure. Sì perché nella casa, oltre ai genitori e ai tre ragazzi, c'è anche il nonno Ottorino (Giorgio Colangeli): e sentendolo parlare si capisce subito da dove provenga la violenza di Ivano. Ma l’uomo non è il solo a prendersela con Delia: anche la figlia maggiore la insulta, le dice che non vale niente e accusandola di essere debole perché non reagisce. In realtà la ragazza rivede nella madre il suo futuro.
Paola Cortellesi ha scritto, insieme agli sceneggiatori Furio Andreotti e Giulia Calenda, diretto e interpretato un film, anche se ambientato negli ultimi anni quaranta del secolo scorso è pieno di "rabbia giovane". Questo perché la rabbia delle donne non conosce tempo: in un mondo fatto su misura per gli uomini, rientrare nel genere che viene considerato "minore" è un peccato originale con cui bisogna fare i conti ogni giorno. Soprattutto quando capisci che, per quanto tu possa lavorare sarai molto spesso pagata meno e considerata meno. Anche fastidiosa, specialmente quando cercherai di dire la tua. Perché "quello è omo!", come dice a Delia il datore di lavoro, quando gli chiede spiegazioni sulla differenza di compenso con il nuovo apprendista. Nonostante le donne come lei, madri, nonne e sorelle, siano state e sono le fondamenta su cui si basa la società, la nostra incrollabile cultura patriarcale, forse ora in modo meno sfacciato, dice sempre "e ringraziate che vi facciamo esistere".
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C'è ancora domani: un primo piano di Valerio Mastandrea
E all’interno del film questo è evidente quando il fidanzato di Marcella, Giulio (Francesco Centorame), nonostante si presenti come un bravo ragazzo dolce e innamorato, ripete presto nei confronti della ragazza schemi già visti: possesso, violenza, prevaricazione. Ecco perché il film di Paola Cortellesi ha una forza che serve come non mai, soprattutto al giorno d’oggi, quando pensiamo che la società abbia fatto grandi passi avanti invece orrendi fatti di cronaca ci smentiscono quotidianamente. L'utilizzo di canzoni moderne in un film ambientato quasi 80 anni fa non è per nulla casuale. Perché storie come questa possono anche sembrarci lontane, ma accadono quotidianamente, anche nel "civile" 2024. E dare per scontati diritti come quello del voto, al divorzio e all'aborto, conquistati se ci fermiamo a pensare praticamente ieri, è un pericolo insidioso. quindi anche in tempi moderno e più “civili” non bisogna abbassare la guardia.
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Cortellesi non lo ha fatto di certo e ha avuto la grande intelligenza di rendere anche istruttivo il proprio film, senza però mai fare la morale o uno "spiegone-manifesto". Ma nonostante la pesantezza del tema, C'è ancora domani risulta essere anche un film divertente - grazie a quell'ironia popolare e acutissima della Cortellesi, spalleggiata nel film in modo sublime da Emanuela Fanelli, che ha il ruolo di Marisa, migliore amica della protagonista -, dal ritmo incalzante, che, anzi, ha proprio come impronta stilistica quella di smorzare e dissacrare ogni climax emotivo, che esso sia positivo o negativo. Ed ecco quindi che l'ennesima scarica di schiaffi diventa un ballo in cui i lividi spariscono o una scena d'amore viene "sporcata" da della cioccolata rimasta tra i denti.
È un esordio alla regia più che riuscito quello di Paola Cortellesi, in cui si trova finalmente qualcuno nel cinema italiano che non è nostalgico del passato ma, anzi, è invece totalmente proiettato verso il futuro. C’è ancora domani è un film che sarebbe bello le madri vedessero insieme alle figlie e, si spera, vedano anche padri e figli. Per capire che non basta dire "io non sono così", ma è il momento di dire: non voglio che queste cose succedano ancora e ancora, quindi cosa posso fare per cambiare le cose?
In conclusione C'è ancora domani, il film esordio di Paola Cortellesi alla regia, è più che convincente: ed è un film che bisognerebbe far vedere a quanti più giovani possibile, per mostrare come una società che considera meno, e umilia, più della metà della sua popolazione sia una società malata. Divertente in diversi punti e con tante scelte di regia interessanti estremamente consapevoli e con un cast perfetto sicuramente una delle pellicole migliori del 2023 per quanto riguarda il cinema italiano.
👍🏻
- La regia di Paola Cortellesi, strepitosa e piena di idee interessanti.
- La recitazione di tutto il cast.
- Il ritmo incalzante.
- La scrittura, che si poggia su un'ironia dissacrante.
👎🏻
- Non c’è nulla che non vada in questo film ma qualcuno potrebbe non apprezzare l'utilizzo di musiche moderne per un film d'epoca ma in realtà il loro utilizzo è una scelta perfettamente coerente con quanto viene raccontato.
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giuseppearagno · 2 months
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Costituzione. Proviamo a ricordare
Della Costituzione si parla ufficialmente per la prima volta il 25 giugno 1944, quando Umberto di Savoia, Luogotenente generale del Regno d’Itala firma un decreto legge nel quale si legge: «le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano, che a tale fine eleggerà a suffragio universale diretto e segreto, un’Assemblea Costituente per determinare la nuova Costituzione dello Stato».Il…
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cinquecolonnemagazine · 2 months
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Oligarchia: dall'etimologia al significato politico
Comprendere il concetto di oligarchia, partendo dall'etimologia della parola, è fondamentale per analizzare le dinamiche politiche e sociali nelle società passate e presenti. Originariamente coniata nell'antica Grecia, questa parola ha, infatti, un significato profondo che ha influenzato molte società ed epoche storiche nel corso dei secoli. Oligarchia: etimologia e significato L'origine del termine "oligarchia" risale all'antica Grecia. Deriva dalle parole greche "oligos", che significa "pochi", e "archein", che significa "governare" o "comandare". Pertanto, letteralmente, oligarchia si traduce come "governo dei pochi". In un contesto politico, l'oligarchia si riferisce a una forma di governo in cui il potere è concentrato nelle mani di un piccolo gruppo di individui, che possono essere definiti aristocratici, élite o membri di una classe sociale privilegiata. Questo gruppo di persone prende decisioni politiche e governa il paese, spesso a spese della maggioranza della popolazione. Le oligarchie nel corso dei secoli L'oligarchia è stata una caratteristica comune in molte società e epoche storiche. Nell'antica Grecia, per esempio, molte città-stato erano governate da oligarchie, dove il potere era detenuto da una ristretta cerchia di aristocratici o proprietari terrieri. Queste oligarchie spesso limitavano la partecipazione politica alla nobiltà e alla classe superiore, escludendo la maggioranza della popolazione. Nel Medioevo europeo, si svilupparono oligarchie nelle città mercantili, dove i commercianti e i mercanti più ricchi detenevano il controllo politico ed economico. Queste oligarchie, spesso chiamate "repubbliche aristocratiche", escludevano la partecipazione politica delle classi lavoratrici e dei contadini. Durante il Rinascimento in Italia, molte città come Firenze e Venezia erano governate da oligarchie di famiglie nobili e ricche. Queste famiglie detenevano il potere politico ed economico, influenzando profondamente la cultura e l'arte dell'epoca. Oligarchia e democrazia Nella maggior parte delle società contemporanee vige un regime democratico. I governi al potere sono quasi sempre il risultato di elezioni con suffragio universale. Tuttavia, anche oggi, esistono oligarchie che esercitano un potere nella società e nella politica. Le definiamo lobby e sono gruppi di persone che hanno interessi economici comuni. Il loro potere è talmente forte da influenzare la politica. In occasione di elezioni, sono in grado di spostare voti da una fazione politica all'altra. Il sostegno economico che forniscono alla politica è tale da influenzare fasi importanti dell'attività politica, dalla scelta dei candidati all'attività legislativa con risultati che rappresentano per loro un vantaggio. La loro potenza sta nel denaro. Sta nella loro capacità, cioè, di sostenere finanziariamente interi settori. Per questo motivo finiscono per diventare veri e propri poteri all'interno di uno Stato. In copertina foto di user32212 da Pixabay Read the full article
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deathshallbenomore · 2 years
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immagina essere una donna nel ridente cantone di appenzello e acquisire il diritto di voto nel 1991
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abr · 2 years
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"Il suffragio universale". In effetti, il voto di un Campagna Francesco vale quanto il mio ... No Maria io esco ...
Grazie al Cielo esistono le signore che votano - da meno di cent'anni - e mi bilanciano il voto dei cretini come Campagna.
Spiegate infatti al povero ignorante sinistro, spocchioso classista razzista fascista che si crede aristocratico ma in realtà è solo affluent, servitore, vil meccanico: il vantaggio del suffragio universale è la prevalenza della STATISTICA sulla unidirezionalità perniciosa di un ipotetico voto uniforme, rilasciato da una singola categoria di soloni sapientoni.
E' la differenza tra Mercato e Piani Quinquennali, sul piano dei risultati. Ma questi sono concetti SCIENTIFICI, poco digeribili per i superstiziosi fideisti.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Infatuato della Destra, il giovane credeva di dover udire cose molto amare pel suo partito, poiché il professore godeva fama di progressista ad ogni costo; invece, con suo grande stupore, egli criticava tutt’e due i partiti, ma più il proprio che il contrario. Un giorno che lo accompagnava solo, senza nessuno dei compagni di studio, il suo stupore crebbe vedendolo entrare negli uffici dell’Italiano, il giornale della vecchia Destra. Egli credeva che gli avversarii politici non si potessero incontrare se non sul terreno della lotta; che tra loro non ci potesse essere tregua: che cosa andava dunque a fare Satta, il liberale ardito, tra i conservatori più rigidi? Seppe più tardi che il professore era amico di Cusagrande; ma questa amicizia pareva impossibile al giovane che le sue amicizie giovanili aveva sacrificato all’ideale politico. Ammaestrato dall’esperienza, s’era proposto, entrando nello studio, di star guardingo, di conoscere bene le idee dei nuovi compagni prima di stringere relazione con loro; ma egli non riusciva a sapere quali fossero queste idee. Non che essi evitassero di parlare di politica; anzi, non parlavano quasi d’altro, non facevano altro, nelle lunghe ore d’ozio, che leggere e commentare gli articoli dei giornali; ma nessuno d’essi dimostrava d’aver fede in un partito. Dicevano male di tutti, demolivano allegramente reputazioni di capi-parte e di giornalisti che Ranaldi credeva superiori al sospetto; ma ognuno di essi aveva pronti una quantità di rimedii per correggere i vizii della Camera, per instaurare la perduta moralità parlamentare: idee più o meno bislacche, ricette da farmacie politiche, proposte che facevano a pugni, dirette ad ottenere uno stesso risultato: restrizione del voto appena allargato, oppure suffragio addirittura universale; un solo deputato per provincia, oppure un’assemblea di mille legislatori; il referendum popolare oppure l’elezione di secondo, di terzo, di quarto grado. Le discussioni prolungavansi indefinitamente, erano riprese da un giorno all’altro, con nuova lena, secondo che nelle notizie parlamentari o negli articoli dei giornali ciascuno trovava nuovi argomenti. Federico stava a udire, col proposito di tenere per sé le proprie idee, poco allettato da quel genere di discorsi; ma i suoi compagni non ne facevano altri. Uno specialmente, Filippo Russo, ci metteva molta passione: per alleggerire alla famiglia il carico del suo mantenimento a Roma, mandava corrispondenze a parecchi giornali di provincia, di diversa tradizione politica; e la sua tesi era appunto questa: che ormai le antiche distinzioni di Destra e Sinistra non avevano più senso; che quattrocento deputati, sopra cinquecentootto, pensavano allo stesso modo e volevano le stesse cose. “
Federico De Roberto, L'Imperio, Mondadori (collana Oscar n° 1368; a cura di Carlo A. Madrignani), 1981; pp. 81-82.
[Opera incompiuta; 1ª edizione originale (postuma): Mondadori, 1929]
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lamilanomagazine · 2 months
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Milano, il giardino di Piazza San Pietro in Gessate dedicato a Lidia Poët
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Milano, il giardino di Piazza San Pietro in Gessate dedicato a Lidia Poët. Venerdì 23 febbraio alle ore 15:30, in via San Pietro in Gessate, il Comune di Milano intitolerà i giardini fronte civico 25 a Lidia Poët, la prima avvocata italiana. Alla cerimonia parteciperà l'assessore alla Cultura, Tommaso Sacchi. L'evento sarà concluso da una lettura dell'attrice Lella Costa. Lidia Poët nasce a Perrero, in provincia di Torino, il 26 agosto del 1855 da una agiata famiglia valdese. È tra le prime donne italiane a frequentare la facoltà di Giurisprudenza, materia in cui si laurea a Torino nel 1881 discutendo una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. Superato l'esame di abilitazione alla professione forense, si iscrive all'Ordine degli Avvocati e dei Procuratori di Torino nel 1883. La sua carriera però dura pochissimo. Osteggiata dai colleghi uomini e in seguito ai pronunciamenti della Corte d'Appello e della Corte di Cassazione per cui "la donna non può esercitare l'avvocatura" la sua iscrizione viene annullata. Ma lei non si rassegna e inizia la sua battaglia per ottenere la parità tra uomo e donna nella professione forense e non solo. Aderisce al Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI) fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1903, rivendicando diritti per le donne - come il diritto al voto, al divorzio, l’equiparazione tra figli naturale e legittimi, il servizio civile per le ragazze - che saranno riconosciuti solo decine di anni dopo. Dopo l’approvazione della legge n. 1126 del 1919 che ammette le donne all’esercizio delle libere professioni, solo nel 1920 e all’età di 65 anni viene definitivamente iscritta nell'Albo e diventa la prima avvocata italiana. Attiva a Torino ma anche a Milano si impegna nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne per cui rivendica il diritto di essere ammesse al voto. Nel 1922 diventa presidente del Comitato di Torino a favore del suffragio femminile. Le donne italiane votano per la prima volta il 2 giugno del 1946, in occasione del referendum istituzionale monarchia-repubblica. Il suffragio universale è definitivamente sancito dall'art. 48 della Costituzione della Repubblica Italiana che entra in vigore due anni dopo, il 1° gennaio del 1948. Lidia Poët muore a Diano Marina in provincia di Imperia il 25 febbraio 1949. Milano le dedica il giardino di Piazza San Pietro in Gessate, all'incrocio tra via Chiossetto e largo Marco Biagi, di fronte al Palazzo di Giustizia, dove anche grazie a lei lavorano ogni giorno centinaia di avvocate, procuratrici e magistrate.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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