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#sinistra suicida
crazy-so-na-sega · 9 months
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Ricordiamo alcune nozioni base di Emma: moglie di un medico; passioni che dopo il matrimonio non conciliano con il marito e la portarono ad un affair, fa un figlio che da via, accumula debiti, racconta bugie, si suicida. Praticamente è il racconto della sinistra dal 1850 ad oggi.
-Alex Martucci
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come non condividere.....;-)
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marcel-lo-zingaro · 2 years
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Nell'agosto 1971 Gianni Agnelli si trovava in vacanza quando il pretore di Torino, Raffaele Guariniello, su denuncia dell'ex carabiniere Caterino Ceresa, dipendente fiat dal 1953 e recentemente licenziato, durante la perquisizione nell'ufficio servizi generali FIAT, trovò 354.000 schede di operai - delle quali 151.000 del periodo 67/71 -.
Non erano normali schede di specializzazioni o altro, ma vere e proprie schedature personali e familiari, comprese le preferenze sessuali, praticamente l'operaio perfetto per la fiat doveva essere apolitico o comunque non di sinistra frequentatore della parrocchia, poteva essere iscritto al Msi o a partiti monarchici o di centro.
L'inventore di questa schedatura è stato il massone ed ex presidente fiat Vittorio Valletta.
Per effettuare le schedature ci si affidava sia ai servizi segreti, sia ai vigili urbani di piccoli comuni, come pure delle parrocchie.
Il capo dei servizi di spionaggio fiat era l'ex colonnello dell'aeronautica Mario Cellerino, pilota personale di Agnelli assunto nel 1965 unitamente a 20 ex carabinieri.
Cellerino col consenso del SID scambiava reciprocamente le informazioni, in sintesi i dirigenti fiat avevano libero accesso agli schedari di polizia, carabinieri, SIOS, SID e Enrico Settermaier capo del SID di Torino, mandava regolarmente rapporto alla fiat dalla quale percepiva uno stipendio, come lui anche il capo ufficio ricerche economiche del sifar, il colonnello Renzo Rocca, il quale era a dipendenza diretta fiat e inviava regolarmente tutta una serie di rapporti segreti e poteva effettuare schedature a basso costo utilizzando personale di stato. Rocca poi morì "suicida" il 27 giugno del 1968.
Un altro collaboratore esterno era il questore di Torino Marcello Guida, ex carceriere di Sandro Pertini a Ventotene e implicato nel caso Pinelli, inoltre Filippo de Nardis ( che poi venne nominato capo ispettore al Quirinale durante la presidenza di Giovanni Leone).
Infine anche l'ufficio di collocamento di Torino accettava il nullaosta fiat per le assunzioni.
Le schedature inoltre erano proseguite anche dopo l'approvazione dello statuto dei lavoratori.
Rientrato a Torino in tutta fretta Agnelli si affrettò a telefonare al presidente Saragat e al procuratore generale Colli quest'ultimo assunse a se il fascicolo e dopo averlo tenuto un mese nel cassetto lo inviò alla corte di cassazione a Roma, la quale per motivi di ordine pubblico trasferì il processo da Torino a Napoli, dove venne insabbiato dopo aver dichiarato segreto di stato i rapporti tra fiat e nato per quanto concerne alcune forniture di veicoli militari.
Si arrivò comunque a sentenza nel 1978, con 36 condanne per corruzione e violazione del segreto d'ufficio, pene comunque estinte dalla prescrizione.
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Condannato a 25 anni di carcere, suicida un militare di Pinochet
Si è ucciso piuttosto che finire in carcere l’ex brigadiere dell’esercito cileno Marcos Derpich Miranda (85 anni), condannato a 25 anni di prigione per l’omicidio di sette membri del Movimento della sinistra rivoluzionaria, durante la dittatura militare di Pinochet, dal 1973 al 1990.     “Quando la polizia è arrivata a casa per notificare il mandato di arresto, Derpich non c’era già più, ed è…
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giancarlonicoli · 11 months
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13 giu 2023 14:13
“BERLUSCONI STATISTA E’ STATO UN TOTALE FALLIMENTO” - L’IMPIETOSA ANALISI DI MASSIMO CACCIARI: “MA NON HA FALLITO DA SOLO. LO HA FATTO TUTTA LA SUA GENERAZIONE. DOPO TRENT'ANNI L'ITALIA STA MOLTO PEGGIO DI PRIMA. NON C'È STATA NESSUNA RIFORMA SERIA ISTITUZIONALE, AMMINISTRATIVA O DEI SERVIZI FONDAMENTALI. E LA COSTITUZIONE È DIECIMILA VOLTE PIÙ INATTUATA - SULLA GUERRA IN UCRAINA BERLUSCONI DICEVA LE STESSE COSE CHE PENSA GIORGIA MELONI. SOLO CHE LEI NON PUÒ DIRLO PERCHÉ SI METTEREBBE FUORI DA TUTTI I GIOCHI INTERNAZIONALI. NEPPURE IO, AL SUO POSTO, POTREI SOSTENERE CERTE POSIZIONI…” -
Estratto dell’articolo di Andrea Malaguti per “la Stampa”
Massimo Cacciari, giusti i funerali di Stato per Silvio Berlusconi?
«Certo, perché no? È stato quattro volte presidente del Consiglio e da trent'anni è la figura centrale della politica italiana. Mi sembra normale».
È normale anche il lutto nazionale?
«Non ricordo precedenti per la scomparsa di un presidente del Consiglio, ma mi sembra la minore delle questioni».
I processi, la P2, Mangano stalliere ad Arcore, le leggi ad personam, il web si è scatenato.
«[…] Berlusconi è stato assolto nel 99% dei molti processi a cui è stato sottoposto e ho sempre considerato suicida la scelta della sinistra di attaccarlo sul fronte giudiziario anziché su quello politico. […] se fosse dipeso da me, il lutto nazionale non lo avrei proposto».
[…] « […]Forza Italia ha rivoluzionato il modo di concepire la politica. Un'innovazione che ha finito per diventare egemone». […] «Lo sbaraccamento della forma tradizionale di partito è cominciata con Forza Italia, che per prima si è presentata come formazione a conduzione carismatica capace di rivolgersi direttamente alla gente. Un'invenzione che ha cambiato le coordinate della politica, fino a condizionare anche le cosiddette sinistre».
[…] La pagella al Berlusconi statista?
«Un totale fallimento. Ma non ha fallito da solo. Lo ha fatto tutta la sua generazione».
[…] «[…] Dopo trent'anni l'Italia sta molto peggio di prima. Non c'è stata nessuna riforma seria istituzionale, amministrativa o dei servizi fondamentali. E la Costituzione è diecimila volte più inattuata».
Professore, con Berlusconi se ne va anche Forza Italia?
«Non credo. La triplice di governo ha bisogno della componente forzista in vista delle europee. Il disegno in prospettiva è piuttosto chiaro».
Una maggioranza tra i popolari e la destra?
«Ovvio. E per questo al momento non sono ipotizzabili grandi fughe o strategie di annessione. È vero che Forza Italia è ai minimi storici e che la leadership di Meloni è molto forte, ma è anche vero che dal 1994 la triplice destra-destra, Lega, Forza Italia non si è mai divisa. A differenza di quello che succede a sinistra».
[…] «[…] L'Europa attuale è totalmente priva di visione strategica e […] autonomia in politica estera per cui, chiunque governi, l'egemonia della Nato e degli Stati Uniti continuerà a imporre la propria linea. E per quello che riguarda l'amministrazione interna ci penseranno come sempre le tecno-strutture, che sono del tutto indifferenti al colore di chi vince le elezioni».
Chi è il delfino di Berlusconi?
«Non lo vedo».
Renzi?
«Ha perso il treno del Nazareno. Ormai mi pare fuori tempo massimo».
Berlusconi presidente del Consiglio aveva accumulato tra le mani un potere senza precedenti. Era accettabile?
«Bisogna distinguere. Formalmente no. Nessun altro leader europeo era nelle sue condizioni. Ma da un punto di vista sostanziale che differenza c'era rispetto all'occidentalissimo sistema americano?».
[…] «[…] Negli Stati Uniti i conflitti di interesse, anche quelli più bestiali – come i figli nei consigli d'amministrazione o i legami con i grandi comitati d'affari - sono palesi. Quella grande democrazia si basa sulla simbiosi tra potere politico e potere economico. […] il modello di Washington è identico a quello di Mosca o di Pechino».
La democrazia è agonizzante?
«Ovunque e in modo strutturale. Lo dico da anni. Il modello che avevamo nella zucca fino alla fine della guerra fredda non esiste più».
Putin è stato tra i primi a fare arrivare le proprie condoglianze.
«Me l'aspettavo. È nell'ordine ovvio delle cose. […] io sono inimicissimo di Putin […] Ma sono amicissimo del popolo russo e della sua cultura. E inviterei anche i peggiori guerrafondai a esserlo. Proprio come lo era Berlusconi, che negli ultimi tratti della sua vita poteva mischiare strampalerie evidenti e cose di buon senso. Che il 99% degli italiani sia favorevole a una trattativa per il cessate il fuoco mi sembra fuori discussione. Chi preferisce i massacri a una trattativa? Berlusconi se lo chiedeva da povero nonno».
[…] «[…] Berlusconi diceva le stesse cose che pensa Giorgia Meloni. Solo che lei non può dirlo».
Che cosa glielo impedirebbe?
«Il realismo. Si metterebbe fuori da tutti i giochi internazionali. Neppure io, al suo posto, potrei sostenere certe posizioni».
[…] Professor Cacciari, "Non temo Berlusconi in sé, ma Berlusconi in me", è una citazione di attribuzione incerta che ha goduto di grande successo.
«Le influenze che questi trent'anni hanno avuto sulla dissoluzione della forma partito e su molti dei nostri simili sono sotto gli occhi di tutti». […]
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infosannio · 11 months
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Massimo Cacciari su Berlusconi: “Re della Tv, statista fallimentare: con Forza Italia ha rivoltato la politica”
«Il suo partito a conduzione carismatica è diventato un modello egemone. Nei suoi 30 anni l’Italia è peggiorata. La scelta della sinistra di attaccarlo sul piano giudiziario anziché su quello politico è stata suicida» (ANDREA MALAGUTI – lastampa.it) – Massimo Cacciari, giusti i funerali di Stato per Silvio Berlusconi?«Certo, perché no? È stato quattro volte presidente del Consiglio e da…
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arte1h · 1 year
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TITOLO: Galata suicida
DATAZIONE: 220 a.C. copia romana del I secolo a.C.
LUOGO DI RITROVAMENTO : donario di Attalo santuario di Atena Nickephoros
LUOGO DI CONSERVAZIONE : museo nazionale Romano palazzo altemps
TECNICA: copia romana in marmo da originale bronzeo
DETTAGLI: questa statua rappresenta un nuovo soggetto ovvero un nemico vinto, raffigurato però non Solo con lo scopo di esaltare la propria grandezza, ma anche di esaltare l’eroismo dello sconfitto. Difatti il Galata decide di suicidarsi piuttosto che cadere nelle mani dei nemici e consegnarsi all’oro. Per questione di orgoglio infatti uccide prima sua moglie, e poi se stesso. Gli elementi da notare in questa statua sono la muscolatura potente e perfetta anatomicamente, la torsione del corpo con la testa che guarda all’indietro e il grande dinamismo dato anche dalla gamba sinistra posto in avanti e dal mantello svolazzante. 
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ca-la-bi-yau · 1 year
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🏳️‍⚧️Trans Day of Remembrance🏳️‍⚧️
Tw: v1olenc3, su1cid3, transphobia, gender disphoria
Il 20 novembre è il Trans Day of Remembrance, la giornata che dal 1999 ricorda le vittime trans* del bigottismo e della violenza transfobica della società. Non è e non dovrebbe essere solo una giornata di ricordo, di lutto, di veglie e di candele ma soprattutto un giorno di rabbia.
Secondo i dati riportati dalle associazioni nel 2022, fino ad ora, ci sono state 381 vittime di transfobia in tutto il mondo: in media, più di una persona trans* al giorno perde la vita per cause non naturali. Dal 2008 ad oggi sono morte almeno 5000 persone trans*, con un aumento dell'8% solo negli ultimi 3 anni. L'età media delle perosne trans* morte quest'anno è di 27 anni; la più giovane aveva solo 12 anni, la più anziana 59. Come ogni altro tipo di discriminazione anche quella transfobica è intrecciata a tutte le altre: il 95% di coloro che sono state uccise in tutto il mondo erano donne trans o persone trans* femminili. Il 65% erano nere o facente parte di un altro gruppo razzializzato. Nonostante questo dato sono in aumento i casi di suicidi di uomini trans o persone trans* maschili: 52 i casi dal 2015 al 2022.
Tutti questi dati sono OVVIAMENTE SOTTOSTIMATI, a causa del fatto che molto spesso queste notizie non arrivano sui giornali, uno dei modi principali con cui si è in grado di monitorare questi numeri ogni anno. Questi dati sono tragici se li si contestualizzano sul numero di persone trans* stimate nel mondo, cioè circa 1 milione, meno dell'1% della popolazione mondiale.
E l'Italia? L'Italia si piazza al primo posto in Europa per vittime di transfobia. Con il barbaro omidicio avvenuto a Roma, nel quartiere Prati, solo tre giorni fa, siamo arrivate a 11 morti nel 2022, fino a questo momento.
Non voglio parlare delle storie di vita di queste persone ma penso sia importante ricordarne i nomi, la loro età, come hanno perso questa loro vita.
Un anno fa (ma la notizia è stata condivisa solo ad ottobre 2022) ELIOS, 15 anni, si è buttato dal quarto piano di un palazzo.
MAUDIT, 29 anni, si è suicidatx il 30 marzo scorso.
CAMILLA, 43 anni, è stata ritrovata in un fiume, picchiata e fucilata.
CLOE, 58 anni, è morta suicida nel proprio camper carbonizzato, il 10 giugno. Della sua storia si è parlato molto, soprattutto perchè complice delle varie umiliazioni che ha subito, e che l'hanno portata a isolarsi per mesi e a togliersi la vita, c'era l'assessora all'istruzione leghista della regione Veneto.
SASHA, 15 anni, l'11 giugno si è lanciato dal sesto piano di casa sua.
NAOMI, 47 anni, è stata ritrovata morta in una camera d'hotel, strangolata a mani nude.
CHIARA, 19 anni, si è tolta la vita in casa un mese fa.
MORGANA, donna trans senza fissa dimora, è morta di freddo in mezzo alla strada.
Di altre due donne trans sono senza nome: una è stata investita da una macchina in tamgenziale, la seconda è precipitata da un palazzo e non è chiaro se si tratti di un suicidio o di transicidio.
3 giorni fa, il 17 novembre, è morta MARTA, 65 anni, uccisa con un'arma da taglio.
Le istituzioni italiane e i partiti politici di questo paese sono fautrici e complici della discriminazione e della follia transfobica che ha ucciso queste persone. E non parlo solo del vergognoso applauso in Parlamento per l'affossamento del discusso DDL Zan ma anche dei continui tradimenti, passi indietro e di lato, che le persone trans* e le associazioni hanno visto e subito da parte di quel blocco granitico e democristiano che il DDL Zan lo ha portato avanti. Quel blocco che ancora occupa abusivamente il nome di Sinistra, e che, non avendo più alcuna altra differenza nè motivo di conflitto con la destra post fascista che ci governa, prende come bandierina quella dei diritti civili. Troppo spesso, però, la questione dei diritti della comunità LGBTQIA+, finisce per essere inglobata totalmente in quella cis gay mentre tutto il resto della comunità, specialmente T, viene lasciato indietro, con l'identità di genere che diventa oggetto di scambio e di vergognoso compromesso politico.
Questi sono i dati che riguardano le persone uccise dalla transfobia. Non toccano però la violenza sistemica e quotidiana che le persone trans* subiscono OGNI GIORNO, in praticamente ogni ambito della loro vita: deadnaming e  misgendering, la non rappresentanza, la difficoltà di trovare un posto di lavoro o una casa in affitto, le terapie riparative, l'infinito, umiliante e costosissimo percorso giuridico e burocratico per la transizione, la discriminazione continua nel sistema sanitario nazionale, l'umiliazione di unə psichiatra cis che deve decidere per te se sei trans* o meno, il bullismo nelle scuole (dove aumentano i casi di umiliazione e violenze perpetrate da3 professor3) e nelle università, l'abbandono da parte delle famiglie, gli sfratti, i licenziamenti, gli insulti per strada, i pestaggi. E infine, la morte.
E dobbiamo continuare a parlarne perché anche quello che può sembrare meno grave e meno rilevante, ad esempio le cosiddette "stronzate dei pronomi o della ə", ha un suo impatto, molto forte, sulla salute mentale e le condizioni di vita delle persone trans*, specialmente per chi soffre anche violentemente di disforia.
Nonostante la disforia di genere sia stata declassata a incongruenza di genere, passando da disturbo mentale a disturbo della sessualità, siamo ancora lì, siamo ancora delle persone malate, disturbate, patologizzate. Dobbiamo ancora subire l'umiliazione di non poter affermare noi stess3 ma di dover aspettare e pagare affinchè unə psichiatra cis ci dica chi siamo o affinchè unə giudice cis ci dica che possiamo cambiare i nostri documenti. Dobbiamo ancora aspettare anni e anni per tutto questo, per avere accesso alla cura ormonale nonostante questi farmaci siano ormai considerati SALVAVITA.
Dobbiamo spostarci lontano da casa, cambiare regione come minimo perché in molte non esistono centri per persone trans e le associazioni sono ridotte all"osso; dobbiamo aspettare anni per una qualsiasi operazione con il SSN o dobbiamo andare in qualche altro paese, sborsando decine di migliaia di euro per provare a essere quello che siamo, perché qui in pratica non esistono cliniche specializzate. Né studi, né ricerche, né corsi di aggiornamento, né preparazione medico-sanitaria di base per aiutare le persone trans* senza infliggere altra violenza. Violenza sistemica e quotidana che spinge le persone trans* all'isolamento, a non fidarsi del personale sanitario, a non andare negli ospedali, con tutte le tragiche conseguenze.
Ci vediamo porte chiuse in faccia ogni giorno. Vediamo la violenza verbale del discorso politico, la violenza noncurante nel linguaggio giornalistico e mainstream, la non rappresentanza in ogni ambito, dal politico al mediatico.
Sentiamo, leggiamo, siamo obbligat3 a dire e a comunicare i nostri deadname in ogni ambito, a vederli scritti ovunque persino il giorno dopo il nostro suicidio, fregandosene del nostro volere e del nostro dolore. Sentiamo venire declassati i problemi sul linguaggio, sui pronomi e sul neutro, come problemi di serie B per poi sentir parlare per settimane di una fascista che si proclama donna e vuole essere chiamata IL presidente.
Ci sentiamo troppo spesso tradite da quelle persone e quella comunità che dovrebbero in primis accoglierci e difenderci. Dalla discriminazione interna nelle famiglie e nelle scuole a quella intenra alla comunità LGBTQIA+, troppo spesso spaccata sulla questione identità di genere, appiattita sulle questioni esclusivamente e squisitamente cis gay.
Le stesse persone che difendono la polizia, che credono nei concetti di decoro e rispettabilità, che credono nel capitalismo e condannano l'uso della violenza da parte delle minoranze, salvo poi tirare fuori due volte l'anno i nomi di Marsha P. Johnson, di Sylvia Rivera, dell3 rivoltos3 di Stonewall.
Ci sentiamo troppo spesso tradite da quella frangia di FART, delle cosiddette femministe radicali allineate sue posizioni dei peggior fascisti, tollerate e inserite perfettamente nella comunità e negli ambienti femministi. Persone che organizzano ronde nei bagni pubblici per controllare i genitali delle persone, soggetti che ci considerano malate, che additano le donne trans come pericolosi stupratori, gli uomini trans come donne disturbate, antifemministe e misogine, le persone non binarie come creature mitologiche da evitare, l3 sportiv3 come subdole cheaters approfittatrici. Le stesse persone che ci cacciano e ci escludono dai loro spazi in nome del femminismo, le persone che credono negli slogan del "il corpo è mio e decido io", finché ovviamente sei cis.
In quanto persone trans*, fragili, rifiutate e marginalizzate subiamo ancora di più sulla nostra pelle tutte le contraddizioni, le violenze e le follie del sistema patriarcale, abilista e razzista, interconnesse con quelle del sistema economico capitalista in cui viviamo. Subiamo lo sfruttamento, la discriminazione e la povertà che ci relega nell'antico ruolo di sex workers, di senza dimora, di senza nome. Subiamo la cieca violenza razzista e delle politiche antimigratorie, quella maschilista di chi ci feticizza, ci stupr4 e ci uccide, di chi ci considera oggetti o trappole. Subiamo la violenza economica del non trovare un lavoro, di essere sfrattate, di non avere i soldi per per le visite mediche e psicologiche, per le operazioni, per le lotte burocratiche e giudiziarie. Tutte cose che peggiorano di continuo la nostra salute fisica e mentale, costringendoci a vivere una vita odiosa e odiata, soprattutto per chi soffre la disforia di genere, per chi si sente ingabbiat3 in un corpo che non è il suo, per chi lo rifiuta e vorrebbe scarnificarsi la pelle.
Le persone trans*, come il resto della comunità LGBTQIA+, hanno statisticamente più possibilità di sviluppare disturbi di ansia e depressione, autolesionismo, disturbi alimentari e dismorfia, disturbi della personalità, dissociazione e scarso senso di sè.
A tutto questo si deve il vergognosamente alto numero di suicidi di persone trans*, semplicemente un numero, di cui la società, la politica, le istituzioni non si prendono la piena e totale responsabilità. Per le persone lasciate sole, marginalizzate, razzializzate, ignorate, invisibilizzate, zittite, malmenate, uccise.
Una giornata di rabbia, quindi. Una giornata di rabbia per una società che ci ignora e continua a ignorarci.
Vogliamo poter vivere le nostre vite in libertà. Vogliamo poter decidere noi della nostra vita e del nostro corpo, senza l'intervento di persone cis che decidano per noi, senza il bisogno dell'assenso di famiglia e società. Vogliamo poter affrontare il nostro personale percorso di transizione, che non sia patologizzante e oprrimente. Vogliamo poter accedere liberamente alle terapie ormonali salvavita e agli interventi per chiunque ne senta la necessità, con un semplice consenso informato. E vogliamo dignità e rispetto per qualunque persona trans* e non binary che non vive la disforia e che non vuole ormoni o interventi, che ne vuole solo alcuni, che vorrebbe solo microdosi e semplicemente un aspetto più androgino, senza per questo venite escluse dalla comunità T, senza per questo non venire considerate valide. Vogliamo una legge che condanni la transfobia, che tuteli protegga le persone trans* dalla violenza quotidana.
Vogliamo un'educazione sessuale inclusiva nelle scuole libere dalle mani dei preti e del Vatic-Ano, vogliamo un'educazione sentimentale e alle differenze e quindi transfemminista che insegni alle nuove generazioni a rispettare ogni essere su questo pianeta e a rispettare ogni possibile variante dell'essere umano. Vogliamo corsi di formazione obbligatoria per insegnanti, per dipendenti pubblici, per il personale sanitario affinchè sappiano come approcciarsi alle persone trans*, perché possano cercare di comprendere, accettare ed aiutare nel miglior modo possibile, senza infliggere ancora inutile violenza psicologica a soggetti già portati alla fragilità emotiva. Vogliamo l'applicazione di un linguaggio inclusivo, di una rappresentazione inclusiva, politica prima che mediatica e comunque che sia scollegata dalle becere logiche di mercato del "politically correct", del rainbow washing di aziende e piattaforme che una volta l'anno si dipingono di arcobaleno per poi finanziare quotidianamente associazioni, partiti e governi che ci negano diritti civili e sociali.
Vogliamo un sistema sanitario nazionale che sia completamente pubblico e gratuito per tutt3, che venga incontro alle nostre esigenze e che non debba comportare alcun tipo di spesa per operazioni SALVAVITA. Vogliamo la fine delle politiche antimigratorie, razziste e assassine, non in nome di aziende predatrici e imprenditori avvoltoi che cercano manodopera a basso costo da sfruttare fino alla morte ma in nome della libera circolazione dei corpi e dell'abolizione dei confini. Vogliamo la messa al bando di ogni tipo di "terapia riparatrice", di ogni medic3, psicolog3 o psichiatr3 che a causa del proprio bigottismo o di una più che profana morale cattolica si accaniscono sulle persone trans* e della comunità causando sofferenze e violenze indicibili a livello psicologico e fisico. Vogliamo lə psicologə di base, in maniera completamente gratuita, vogliamo più psicologh3, psichiatr3, assistenti sociali nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nelle università, sui luoghi di lavoro.
Vogliamo finanziamenti veri e sostanziali per le associazioni, per i centri antiviolenza e antidiscriminazione.
Vogliamo l'aborto libero e gratuito per tutte le persone con un utero, vogliamo la fine della violenza ostetrica, la fine dei tabú, dei costi esorbitanti e delle discriminazioni legate al mondo del parto, dell'aborto, del ciclo mestruale. Vogliamo le associazioni cosiddette "pro-vita" fuori dagli ospedali pubblici, con una legge che vada oltre la 194, che garantisca tutto questo e che abolisca l'obiezione di coscienza. Vogliamo una riforma della codice della famiglia che comprenda ogni tipo di famiglia sul criterio dell'amore e del legame, slegati dall'eteronormatività e dall'esclusività monogamica e dalla dinamica di coppia. Vogliamo lo stralcio delle unioni civili in favore di un matrimonio egualitario, vogliamo una legge e una riforma seria in tema di adozioni per porre fine tutte quelle follie giudiziarie e legali a cui sono costrette le famiglie omogenitoriali.
Vogliamo la fine di un sistema abilista e "meritocratico" che premia e incensa persone privilegiate lasciando indietro l3 ultim3. Vogliamo la fine di ogni tabù riguardante la salute mentale e il suicidio. Vogliamo delle città e un mondo che siano a misura di essere umano e non di automobile, vogliamo la fine della ghettizzazione delle persone migranti e delle persone nomadi nei "campi rom" e soprattutto un mondo accessibile per le persone disabili, dalle barriere architettoniche alle cure sanitarie passando per i servizi pubblici. Vogliamo che le persone disabili non debbano essere costrette a vivere recluse in casa con tutte le nefaste conseguenze del caso, vogliamo la fine di un mondo ancora incentrato su un modello di umano basato sul maschio bianco cis etero e abile.
Vogliamo il salario minimo, vogliamo le imprese costrette a pagare l3 lavorator3 in base alle ore lavorate, vogliamo un salario che sia legato ai costi dell'inflazione. Vogliamo un reddito di base UNIVERSALE che permetta a ogni essere umano di poter accedere ai suoi bisogni primari, con la fine dello sfruttamento e del ricatto del lavoro. Vogliamo che il cibo, la casa, i prodotti di prima necessità, le cure mediche e quanto elencato fino ad ora siano considerati a tutti gli effetti delle necessità esistenziali e che in quanto tali siano garantite dalle istituzioni statali e non esclusivo privilegio di poche, sempre più poche persone ma sempre più ricche. Vogliamo una vera politica ambientalista statale e non il greenwashing delle aziende, che non sia fatta di soli incentivi che vanno ad ingrassare i portafogli delle multinazionali. Vogliamo una politica antispecista e rispettosa dell'ambiente del pianeta in cui viviamo.
Una politica che ponga fine allo sfruttamento animale e ambientale che il modello economico capitalista ha portato avanti negli ultimi duecento anni, inquinando, uccidendo e distruggendo il pianeta in nome di una crescita infinita e incontrollata e per un consumismo sfrenato e amorale. Una politica che ARRESTI i diretti responsabili del disastro climatico che come umanità stiamo vivendo a partite dai CEO delle aziende, che riconverta le suddette aziende in fabbriche e luoghi di lavoro sostenibili, a partire dalla partecipata statale di ENI, una delle venticinque aziende più inquinanti al mondo e che da decenni continua a distruggere e a sfruttare i territori africani. Vogliamo una politica ambientalista internazionale, di pressione sugli altri paesi, di interruzione di intrecci economici miliardari che devastano il Sud del Mondo, di presa di responsabilità del fenomeno migratorio legato ai cambiamenti climatici di cui noi, come Occidente, siamo i primi responsabili.
Vogliamo la fine del sistema economico capitalista neoliberista vigente che ci opprime. Vogliamo una politica internazionale di pace che invochi al disarmo mondiale e alla fine dell'impero NATO, prima organizzazione al mondo per numero di guerre causate e finanziate, a scapito di altri paesi, burattini e amici finchè il vento gira nella direzio e giusta. Vogliamo la fine dell'Italia come polveriera del Mediterraneo, con i tristi primati di vendite di armi di ogni tipo a regimi dittatoriali e fascisti.
Vogliamo questo e molto altro.
Vogliamo una VERA prevenzione al suicidio, che non passi per i vari "bonus psicologo" e che non gravi solamente sulle spalle di quelle poche associazioni senza fondi, senza personale e incapaci loro malgrado di sopperire alle richieste di aiuto.
Una vera prevenzione al suicidio che passa per tutti gli elementi elencati fino ad ora e ancora di più, per tutto quello che mi son scordata di scrivere, per tutte le necessità esistenziali degli esseri umani.
Vogliamo un mondo diverso e l'unico modo per ottenerlo è la lotta. Una lotta che sia intersezionale e quindi TRANSFEMMINISTA, ECOLOGISTA E ANTISPECISTA, ANTIRAZZISTA, ANTICAPITALISTA.
Quindi oggi incazzatevi, oggi celebrate il TDOR ovunque siate, marciate, parlate e urlate per chi non ha più voce, per chi non è più qui per marciare con voi, per chi ancora vive chiusə nei propri armadi, per chi, come me oggi, vorrebbe così tanto uscire di casa, andare alla manifestazione, abbracciare l3 mi3 compagn3 trans* e ally ma è talmente provata mentalmente da non riuscirci.
Marciate per Elios, per Maudit, per Naomi, per Camilla, per Sasha, per Cloe, per tutte le persone senza un nome. Marciate anche per chi ha tanta rabbia ma non ha più forza, marciate anche per me.
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reinodomedo · 2 years
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AOKIGAHARA(青木ヶ原), A TRILHA SEM VOLTA(PARTE I)
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Aproveitando um de seus raros momentos de folga, o dekassegui Aparício Yamamura, resolve ir visitar seus primos que moram na região de Yamanashi-ken, uma cidadezinha próxima à cidade onde ele residia e trabalhava no Japão. Era o que ele fazia de costume e o que distraía da saudade que sentia de sua família que deixou no interior de São Paulo em busca do sonho de uma melhor oportunidade de emprego. Além de toda confraternização e alegria daquela reunião com seus parentes orientais, Aparício ou 'Yurei-chan' como era apelidado por seus primos mais velhos, adorava ouvir aquelas histórias e lendas de terror sobre uma sombria floresta que existia naquela região. 'Aokigahara', a famosa ou famigerada 'floresta dos suicidas'. Existia até mesmo um certo tabu por parte daqueles seus parentes ao falar a respeito, de tão sinistra que eram as lendas que envolviam tão pavoroso local. Mas para Yurei-chan, tudo aquilo era muito instigante para o seu 'espírito aventureiro' de dekassegui. Todos acomodados em suas almofadas em volta daquela 'Irori'(lareira afundada) se impressionavam ou se apavoravam com as histórias daquela tia anciã de Aparício que ao contrário dos demais, se empolgava e queria ouvir mais e mais daquelas histórias arrepiantes acerca daquela floresta sinistra. E assim, sem conseguir tirar aquelas histórias da cabeça. Impulsionado por esse seu ávido espírito aventureiro somado a uma curiosidade quase infantil, Yurei-chan resolve convencer(com muito custo) um de seus primos a acompanhá-lo no desbravamento daquela floresta tão macabra. Eles partiriam no dia seguinte, munidos com os equipamentos necessários que incluíam mochilas, facões, cantis, lanternas, bússolas e etcetera... Yurei teve a louca ideia de improvisar um 'trekking' em meio aquela lúgubre vegetação. Estava tudo certo para os dois seguirem, mas 'na hora H', o primo escalado por Yurei-chan para acompanha-lo. Mal entrando naquela floresta assustadora. Diante daquela paisagem aterradora formada por árvores e até uma neblina bem inesperada para a estação que era verão, o mesmo primo que fatalmente também havia se lembrado das histórias e lendas sobre os fantasmas, 'onis' e outros entes fantásticos que pudessem existir ali dentro, desistiu de acompanhar Yurei, que após zombar do mesmo, não se importou e seguiu com sua aventura assim mesmo, deixando para atrás o primo assustado e um tanto preocupado com aquela 'loucura disfarçada de coragem' do seu primo brasileiro. E já dentro de Aokigahara, Yurei-chan já não ouvia mais os distantes gritos de apelo do primo oriental. E as vozes de seus outros parentes 'em sua cabeça' pedindo para que ele desistisse de tal ideia, também se dissiparam dando lugar a uma sede de aventura que mais o empurrava para dentro daquele arvoredo assombroso. Yurei-chan resolve usar o celular para registrar sua aventura arrepiante. E ele filma tudo com o aparelho que também lhe servia de lanterna. Não era tão tarde quando eles partiram para ali. Mas aquele aspecto sombrio daquela floresta, além daquelas brumas que cobriam a vegetação dava a impressão de que já era 'noite'. E aquele clima apesar de bucólico como o de qualquer floresta, era bem pesado. Uma estranha 'melancolia' somada a uma energia pesada que carregava aquele ar junto com toda aquela neblina que logo fez com que Yurei-chan, apesar de aventureiro, não conseguisse conter alguns arrepios, calafrios e até alguns sustos que acabava levando com qualquer movimento estranho que notasse em meio a toda aquela paisagem tão tétrica. Seu 'canto de olho' já começava a lhe pregar peças com vultos que já surgiam. Corujas e outros sons parecidos com agonizantes 'gemidos' que ele tentava se convencer de quem vinham da 'madeira' de alguma árvore podre, também já começavam a lhe assombrar. Até que ele leva mais um susto ao se deparar com uma corda com laço pendurada em uma daquelas árvores medonhas. 'Com certeza algum suicida usara aquilo para dar cabo da sua infeliz vida'... ele pensa enquanto um tanto consternado pega aquela corda. Mas onde ele estava agora?! (Continua...)
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gargantua · 7 years
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                       Teledurruti - Rieccoci e grazie! Una risata seppellirà la Boldrini              
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sibilla27vane · 3 years
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Orrore! L’uomo non è nato per essere democratico, non è nato per essere uguale, non è nato per lavorare. Non è nato per “essere occupato”. È nato per niente. In balìa dell’esistenza senza scopo. Il lavoro è propinato per questo. Sennò tutti si ammazzerebbero. La riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali è fondamentalmente una estrema sinistra trovata assassina che restituisce l’uomo a quanto non è in grado per definizione di tollerare: il tempo libero. Io divido il concetto in tre cappelli: il lavoro, il lavoro e il dopolavoro. Il lavorio è l’autodemolizione in quanto scelta privata, del dopolavoro lo Stato si disoccupa, se non come innocuità demenziale di cral.
Rimane il lavoro. Inteso come occupazione. Posto di lavoro, catena di montaggio e garanzia di salario garantito. Detto così , il lavoratore non è un uomo. Scontato che quello del posto di lavoro è un rovello insensato, trovo davvero irrilevante l’allarme statistico dei circa tre milioni di lavoratori a spasso. È una cifra che, per garantire una decente qualità dei manufatti, occorrerebbe elevare al cubo. Questi “sfaccendati” (purtroppo qua e là operosi guastatori) sono naturalmente sprovveduti e perciò sempre erranti da un’incompetenza all’altra. Mascherati in quella o questa tuta (attitudine) costituiscono il più raccapricciante attentato all’economia striminzita dei cittadinazzi.
“Dulcis in culo”, il problemaccio del pensionamento. Un pensionato dovrebbe uccidersi il primo giorno di non lavoro, demandato allegramente alla maldestrezza dell’Inps (dopo trenta, quarant’anni di catena di montaggio, coincisi con la vita, è difficile figurarsi un operaio a spasso immune da tentazione suicida). Per scongiurare il paradosso, il bicamere parlamentare arriva a inventarsi un uomo popoziotto antipedofilo. Quasi, inconsciamente, a sottrarlo a sonnolenta tentazioncella da Strage degli innocenti, dal momento che l’assiduità di certa bavosa seduzione e l’ossessione del porno occupano già la giovinezza e la maturità dell’uomo ma, guarda caso, dilagano nella terza età. È come consegnare delle creaturine a cesti nelle mani di Gilles de Rais. In alternativa: i pensionati, recontati in questi piccoli lager dei centri sociali, vigilati da oziosi volontari. (La volontà non è mai buona, tanto più se gratuita).
Carmelo Bene
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corallorosso · 3 years
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Volete veramente sconfiggere la destra? Volete davvero creare un soggetto politico realmente e convintamente votabile? Unite Conte e Bersani. In un soggetto unico, in due forze distinte ma alleate: fate voi. Non mi interessa. Dei dettagli me ne sbatto. L’importante è che ci siano e che stiano insieme. Dopo l’osceno, volgare, vagamente arteriosclerotico e sommamente suicida killeraggio politico dello PsicoBeppe a danno di Conte, ci sono milioni - milioni - di italiani che non voteranno (più) M5S neanche sotto tortura (anche perché non puoi votare un morto. Sarebbe quasi necrofilia). Quindi: Conte e Bersani. Insieme. In un’alleanza che tenga insieme il meglio del Pd (che c’è: eccome se c’e), la società civile, il radicalismo civico, la sinistra “vera” eccetera. Conte e Bersani possono aggregare milioni di voti. È l’unica strada. Tutto il resto è gossip. Delirio. O rincoglionimento senile. Andrea Scanzi
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crazy-so-na-sega · 3 years
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dall’emancipazione della donna alla difesa del burqa
la deriva che stanno avendo i gender studies è paradossale. Il punto di partenza di questo nuovo ambito di ricerca, infatti, era la completa emancipazione dell’essere umano da ogni vincolo, fosse anche quello del genere biologico. Il punto di approdo, invece, sembra essere oggi quello della censura del politicamente corretto. Fino all’assurda, e incomprensibile giustificazione del burqa e delle mutilazioni genitali femminili da parte di Butler&Co. 
-Vojin Saša Vukadinović (storico) 
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alcuni nomi e cognomi tanto per non farci mancare niente:
In svariati testi DANIELA HRZAN (esperta di mutilazioni genitali nell’ambito dei gender studies, ha ammonito che è meglio utilizzare l’espressione “Female Genital Cutting” (taglio genitale femminile) piuttosto che “Female Genital Mutilation” (mutilazione genitale femminile): a essere disumano infatti non sarebbe tanto l’atto barbarico, ma il concetto di “mutilazione”, perché lascia supporre che le vittime subiscano esperienze violente. La studiosa lo spiega meglio: “Per riassumere possiamo dunque affermare che una sessualità piena non è necessariamente associata alla capacità di raggiungere l’orgasmo”, scrive (producendo -detto per inciso - una doppia infamia: nei confronti delle vittime di coltelli e lamette e nei confronti del diritto all’integrità del proprio corpo). 
Ann-Kathrin Meẞmer ammonisce che gli scritti sulle mutilazioni genitali trattano la “donna africana” come se “dovesse emanciparsi secondo standard occidentali”. Standard occidentali come diritti umani, “emancipazione femminile” e libertà di religione, tutte cose che naturalmente Meẞmer rivendica per sé e a cui invece nega alle donne africane perché loro devono essere invece difese molto più dall’”occidentalizzazione”. 
CLAUDIA BRUNNER esperta di attentati suicidi si fa la domanda retorica se non sarebbe meglio parlare di “Female Suicide Bombing” (bombardamento suicida femminile) invece che “Female suicide Terrorism” (terrorismo suicida femminile) visto che quest’ultima definizione condurrebbe a un’”illegittima generalizzazione” degli omicidi di massa. Ancora peggio: “Le correnti rappresentazioni delle bombarole suicide tendono a riprodurre una concezione occidentale e colonialista delle donne del Terzo mondo, guidata da un punto di vista imperialista e dal suo specifico genderismo occidentalistico”. 
JUDITH BUTLER leader del paradigma gender parla con entusiasmo delle organizzazioni terroristiche Hamas e Hizbullah definendole “progressiste” e considerandole una “parte della sinistra globale”. Neanche a dire che ammira il burqa che sarebbe un “esercizio di modestia e orgoglio”. 
BETTINA MATHES insieme a CHRISTINA von BRAUN:  nel libro “Verschleierte Wirklichkeit (Realtà Velata -2007-)  si sperticano nell’elogio dell’Islam appellandosi devotamente all’autocensura. 
copia parziale articolo tratto  da MicroMega 8/2017 
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.......e l’elenco continua ...lavorano da decenni nelle università come docenti, pubblicano, insegnano, partecipano a convegni..e  realizzano i famosi “Gender studies” dei quali la Butler è stata ed è una indefessa paladina.  Che fine ignobile ha fatto il femminismo...!
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givemeanorigami · 3 years
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La carrozzeria più vicina sembra essere rimasta fuori dal tempo con il suo cancellone arrugginito e il cartello in cartone con una scritta a pennarello per segnalare orari ed eventuali numeri di telefono. Sarebbe anche quasi poetico se non fosse che per arrivare lì ci sono due curve, piccole e strette, che ti fanno pensare "okay, sto andando a finire in ca' di uno".
L'idea di aver sbagliato strada, di aver mal interpretato il cartello pubblicitario e il "svolta a sinistra di google" te la confermano pure le spennacchiate galline libere, una chiaramente un po' suicida perché anziché scappare dalla macchina voleva correrle incontro, e da un cartello di strada privata. Ecco, questo è posto subito accanto al cartello-cartone della carrozzeria, che sembra più l'ingresso di un fabbro che non quello di una attività che ripara macchine.
Una gincana di curve, una gallina spennacchiata suicida, un cartello di strada privata perché è chiuso, lavora solo la mattina.
"Vabbe, prendi i numeri, chiamiamo domani."
Oggi è domani, tra un'oretta chiudono e non hanno minimamente risposto al telefono. Una parte di me è quasi sollevata, uscire da quella stradina con annessa immissione in strada senza vedere niente a causa di un cespuglio enorme mi aveva già fatto vedere la mia vita da fantasma: struccata, vestita male e con una gallina spennacchiata come compagnia.
Chissà perché mi ricordava qualcosa... ah sì! La stradina per andare al campo di zio G., anche se quella era dritta e quando arrivavo io le galline erano messe via nel pollaio, ma questa è un'altra storia.
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abr · 3 years
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Piuttosto che il nulla,  meglio nessuno - A Milano città il centrodestra è in vantaggio, anche senza aver scelto un candidato. La rilevazione Tecné (...) evidenza che il 46% degli intervistati voterebbe il nome, ancora misterioso, che sceglieranno Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia nell’ennesimo vertice per le amministrative. Sala arriverebbe invece al 43%, appoggiato dal Partito Democratico e da un numero sconfinato di liste civiche. Il sondaggio smentisce quindi la tesi che l’attesa del centrodestra nello scegliere il profilo giusto si riveli un boomerang suicida, anzi. Ma (...) attenzione a credere di avere la partita su Milano già in pugno, perché c’è la variabile del 7% che sceglierebbe il Movimento 5 Stelle, i cui voti al ballottaggio dovrebbero confluire a sinistra, ribaltando la situazione.
https://www.iltempo.it/politica/2021/06/09/news/sindaco-milano-centrodestra-beppe-sala-sondaggio-tecne-incredibile-vittoria-umiliato-verdi-elezioni-27526280/
Il 7% che sceglierebbe 5S: oltre il lgbt, qua siamo sul passive masochist bondage latex e pallina in bocca. Va bene anche Lupi, chi volete, basta togliersi dalle balle la feccia dei follower passivi aggressivi del progressismo globalista (*). Sala, che ne è la prima vittima,  lo si ricicla City Manager, come alle origini con la Moratti: è uno bravo a far quello che gli viene detto. 
(*) quelli che si fanno prendere per il culo da chi ha presentato un masterplan per l’ennesima zona da palazzinare (lo scalo Farini) asserendo che gli alberi che si pianteranno lì rinfrescheranno l’aria di tutta la città! E invece di rispondergli, ma mi faccia il piacere, se la sono bevuta (fere libenter homines id quod volunt credunt) e li han fatti vincere.  
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diceriadelluntore · 4 years
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Storia Di Musica #133 - Nirvana, MTV Unplugged In New York, 1994
Quando uscì questo disco, il 1° Novembre del 1994, Kurt Cobain, leader dei Nirvana, è morto da quasi 7 mesi. Suicida. L’esibizione per la fortunata serie Unplugged di MTV era addirittura avvenuta un anno prima, il 18 novembre del 1993 presso i Sony Studios di New York. Sebbene la registrazione video del programma fosse messa in programmazione settimanale dal Network dalla settimana della sua morte (aprile 1994), il disco doveva essere la perla di un cofanetto live in ricordo del cantante suicida, ma Kris Novoselic e Dave Grohl, gli altri due alfieri del gruppo, non avevano le forze mentali per scegliere, visionare e cercare material sufficiente. Quindi la DCG, la loro casa discografica, pubblicò questa esibizione, dal titolo MTV Unplugged In New York con la produzione del famoso produttore Scott Linn, che produsse anche lo show per MTV. Ho iniziato da qui perchè questo disco, che probabilmente sarebbe stato già bellissimo senza quello che successe a Cobain, è diventato uno degli album del decennio ’90, meravigliosa, e inaspettata, prova di delicatezza da coloro che erano arrivati per fare a pezzi la musica rock. Nel Novembre 1993 Cobain non è che stesse benissimo, anzi attraversava un periodo difficilissimo, di abusi e paranoie: alle prove un giorno non si presentò nemmeno, e sia il resto della band che i produttori avevano davvero paura che non si presentasse nemmeno all’evento da registrare. Inoltre Cobain impose una scaletta molto particolare, sia per le scelte di brani propri, sia delle cover, che non convinceva affatto i produttori di MTV. Al trio si aggiunsero Pat Smear, che suonava la chitarra nei The Germs (e poi si unì ai Foo Fighters di Grohl) e il violoncello Lori Goldston. In tre brani, suonano anche Cris e Curt Kirkwood, dei Meat Puppets, band amatissima da Cobain, che scelse tre brani dal loro album culto, Meat Puppets II, come cover. Con queste premesse, Cobain inaspettatamente si presenta con un maglione extralarge (battuto all’asta per beneficenza durante la clausura per il Covid ad un prezzo folle) e regala una delle sue perfomance più emozionanti, profonde e sconvolgenti. La forza e l’irriverenza dei Nirvana viene mitigata dal suono acustico e da una performance canora da brividi, indimenticabile. Si parte con About A Girl, dal loro esordio Bleach, canzone dedicata da Cobain alla sua fidanzata di allora, Tracy Marader. Si passa poi ad uno dei loro inni, Come As You Are, che acquista tutto un altro significato nel testo dopo quello che successe (il famoso passo dei testi che dice “And I swear that I don’t have a gun”). Poi due cover, spiazzanti: Jesus Don’t Want Me For A Sunbeam è un brano dei The Vaselines che fa il verso ad una canzone di chiesa I’ll Be Your Sunbeam. Poi il primo gioiello: la cover di The Man Who Sold The World è da brividi, emozionò lo stesso David Bowie che la scrisse nel 1970 per l’album omonimo. Poi Cobain da solo spoglia della forza elettrica del brano (dal loro ultimo disco più sperimentale, In Utero, del 1993) Pennyroyal Tea, una sinistra filastrocca che prende spunto dal fatto che durante il periodo Vittoriano il tè alla menta romana (la pennyroyal del titolo) avesse poteri abortivi. Dumb, ondeggiante porta ad una parte centrale potentissima per emozioni: Polly, On a Plain e soprattutto Something In The Way, sono desolanti quadri di malessere urbano, asocialità e problemi (tutti e tre pilastri di Nevermind, il disco che li fece famosi). Poi le tre cover dei Meat Puppets, Plateau, Oh, Me e Lake of Fire, che non erano proprio le canzoni che passavano nelle rotazioni dei video di MTV (si dice che un produttore disse a Novoselic e Grohl “ma non può cantare una canzone dei Pearl Jam?”). L’album si chiude con due perle, All Apologies da In Utero e una canzone che nessuno si aspettava: Where Did You Sleep Last Night?, classico blues conosciuto anche come In The Pines,  portato al successo tra gli altri dal mitico Leadbelly, fu fatta conoscere ai Nirvana da quell’altro genietto folle di Mark Lanegan, leader all’epoca degli Screaming Trees: Cobain forse era nello spirito giusto per suonare il blues, perchè lo fa in maniera indimenticabile, con quell’ultimo verso urlato che strappa l’atmosfera. Rimane un disco leggendario, in parte per quello che ha intorno, tra cui la storia della band, il mito di Cobain, lo stesso mito estetico creato da MTV, il primo con questa potenza mediatica, e per quello che dentro, cioè canzoni strepitose, che cambiano anima in questa forma acustica, lenta e da brividi.
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mayconguedes13 · 3 years
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💀 Dance Comigo Até o Fim 💀
   A rua que acompanha o extenso muro do cemitério era o único caminho para chegar em casa depois de um longo dia de trabalho. E foi nessa rua onde tudo começou, enquanto eu caminhava e olhava para o interior do cemitério e via as figuras disformes que se escondiam atrás dos túmulos, outras se escondiam atrás das árvores secas que enfrentavam o inverno. Por três noites foi assim, espectros atormentados e zombeteiros flertavam comigo durante minha caminhada noturna. Certo dia, decidi parar para observá-los - grande erro, talvez! Me sentei em um velho banco de madeira que ficava do outro lado da rua, de frente ao muro do cemitério; naquele horário, perto das onze da noite, ninguém transitava por aquela rua de terra úmida, e eu sozinho, naquela noite fria, tinha como companhia - além daqueles espíritos - apenas o som do vento e dos jarros de flores se quebrando ao cair dos túmulos. Eu contemplava as sinistras sombras que vagavam pelo cemitério, algumas se atreviam a se movimentar até o muro, outras mais ousadas vinham de encontro a mim, parando no meio da rua, evitando se aproximar do banco onde eu estava sentado; era como se aquelas figuras tentassem, de alguma forma, se conectar comigo. Nos dois primeiros dias que as vi, acelerei o passo e evitava olhar para elas, mas naquela noite eu não senti medo algum.
   Meus pensamentos suicidas evoluíram naquele momento, para mim, aquela era a hora certa de eu acabar com a minha vida e terminar de vez com meu sofrimento; eu queria me juntar àquelas figuras, me despedir do mundo e se tornar uma delas. De repente, graças ao forte brilho da lua, enxerguei algo ao lado de um jazigo me observando e, assim que me levantei para ter certeza do que eu estava vendo, a coisa retirou-se, flutuando levemente para de encontro com a escuridão das sepulturas mais ao fundo. Por um instante, eu tive a impressão de que aquilo se parecia com minha falecida amada, morta há alguns meses depois de lutar contra uma terrível doença. Nos amávamos muito, éramos os melhores dançarinos da região, e foi através das aulas de dança que nos conhecemos; devemos todo o nosso amor à dança. Eu não era mais o mesmo depois que ela se foi; eu sentia muito a sua falta naqueles meus dias sombrios; eu faria de tudo para tê-la de volta, tudo mesmo! Lembrei da nossa promessa, de ficarmos juntos e dançar “até que a morte nos separe”; infelizmente, a morte veio e a dança acabou. Eu não tinha nada a perder naquela noite, minha vida já não fazia muito sentido mesmo, e então, um louco pensamento se apoderou de minha mente, fazendo-me ter mais coragem, uma coragem tão grande a ponto de querer visitar meu finado amor que descansava naquele cemitério. Talvez, a aparição daqueles espectros tivesse um propósito, me convidar para entrar no cemitério e reencontrar minha amada. Decidi invadir aquele local macabro.
   Eu não tinha certeza se o coveiro Tavares - aquele velho beberrão - estaria vigiando a entrada do cemitério, por isso, decidi pular o muro o mais longe possível da entrada para evitar de ser pego, já que àquela hora da noite era proibida a permanência no local. Pulei o muro e em questão de segundos eu já caminhava entre os falecidos. Enquanto eu andava pelos tristes corredores, procurando a cova de meu amor, as sinistras figuras me acompanhavam; algumas delas, fugazmente atravessavam meu caminho, outras, pareciam estar presas em grandes jazigos com grades, tentando se libertarem em desespero. Eu sentia a terra das covas sendo jogadas em meus pés; alguns jarros continuavam a cair no chão, mas eu já estava tão acostumado com os barulhos que nem me assustava mais; eu só queria encontrar uma pá, e não seria difícil, pois o coveiro daquele lugar sempre deixa algumas espalhadas pelo cemitério, evitando de voltar ao depósito caso esqueça de pegá-las. Não demorou muito e eu já estava empunhando uma pá, me aproximando da cova que armazenava o lindo cadáver que eu iria exumar.
   Lá estava ela, em um caixão barato coberto por terra; uma cova tão humilde e pequena; somente terra e uma cruz de lata indicando o seu número, não o seu lindo nome - Elizabete - somente um número. Olhei ao redor para ter certeza de que o coveiro ou algum outro invasor não estavam por perto e comecei a cavar. Nem precisei cavar muito fundo e logo senti o caixão com a pá. As malditas sombras rodeavam o buraco que cavei em euforia, subiam nos túmulos vizinhos, nas árvores, e pareciam emitir um tipo de som naquele momento, um som indescritível. Com um pouco de esforço consegui abrir a tampa do caixão; me veio aquela sensação de ansiedade e paixão, como quando eu contava os minutos para ver Elizabete no início do nosso namoro. Com a tampa já aberta pude ver seu rosto; o que fizeram com ela? Como que em tão pouco tempo ela pôde se transformar naquilo? Me senti tão mal por tê-la abandonado naquele local para ser maltratada daquele jeito. Me deitei um pouco ao lado de seu corpo putrefato e com meu braço esquerdo a abracei, e com meus dedos fiz carinho em seu rosto endurecido e gelado enquanto as lágrimas escorriam em meu rosto. De alguma forma, eu ainda enxergava beleza em Elizabete, como não poderia? Era minha esposa, e para mim, continuava bela mesmo naquele estado; eu pude sentir naquele momento como era estar apaixonado de novo. Queria tanto que ela acordasse e olhasse para mim, mesmo sabendo que não me enxergaria, pois seus olhos já foram comidos, mas gostaria que ela inclinasse seu rosto na direção do meu e me dissesse algo bonito. 
   As estranhas figuras se aquietaram e ficaram nos observando, pareciam apreciar aquele nosso momento amoroso, pareciam invejar aquilo que estava acontecendo. Então, uma canção tocava não muito longe dali, uma canção tão interessante que me fez levantar. A música era tão linda, o som do piano expressava notas muito calmas e minimalistas. Em alguma casa não tão distante do cemitério, havia alguém apaixonado, com seu aparelho de som em alto volume ouvindo aquela linda canção. Eu não podia escutar muito bem a letra da música, mas consegui entender algumas frases que aquele cantor, ou cantora, pronunciava: “Dearest, la la la lá, Don’t You Cry, It's All Right…”. Essas palavras se repetiam bastante naquela linda canção, elas não me saem mais da cabeça até os dias de hoje. Minha Elizabete iria adorar aquela música, iria adorar dançar comigo, lentamente, bem juntinho de mim, e foi exatamente isso que eu fiz, a convidei para uma última dança. Estendi a minha mão até a dela e tentei levantá-la daquele caixão mofado mas não tive sucesso, parecia que seu corpo e o caixão eram um só, carne e madeira unificados; usei as duas mãos para puxá-la e, enquanto eu forçava, podia ouvir alguns estalos sem saber se eram os ossos de Elizabete ou a madeira do caixão se quebrando enquanto desgrudava do corpo de minha querida. Assim que consegui levantá-la, ainda dentro do buraco que cavei, a agarrei com firmeza e conduzi a sua carcaça acompanhando o ritmo da música que tocava, segurando aquele corpo quase que em fase de esqueletização. A cova era estreita e comprometia a nossa dança, precisávamos de mais espaço. 
   Saí do buraco carregando Elizabete, agora tínhamos um cemitério inteiro para atravessar dançando, cantarolando baixinho a linda canção "Dearest… Mmmmm It's All Right". Tínhamos uma plateia incrível, nunca dançamos para tanta gente assim, apesar da plateia estar morta, mas eu não me importava, e nem Elizabete, afinal, ela também estava morta, hahahahaha… me desculpe… bem… atravessamos grande parte do cemitério dançando entre as sepulturas, e as estranhas figuras nos acompanhavam, também em dança; era uma linda cena, tente imaginar, Doutor, um vasto cemitério servindo de palco para dois amantes, sombras se movimentando, vento e neblina, música tocando, era tudo tão perfeito. Encostei Elizabete em uma parede, minha mão foi subindo de sua cintura até chegar em sua costela - não se preocupe, Doutor, não vou relatar nada explícito - então, eu senti uma casca grossa querendo se soltar da região da costela; eu senti tanta dó, minha amada estava se desfazendo. Olhei para seu rosto e pude ver que seus lábios faziam um leve movimento, comecei a acreditar que ela diria algo, um "te amo", talvez, mas percebi que a bochecha também fazia movimentos, e a testa, e o pescoço, que desgraça, o interior de seu corpo estava infestado de bichos, se movimentando por todas as partes, bichos esses que nem sei como nomeá-los; minha roupa também ficou infestada, e eu assustado, larguei o corpo de Elizabete que caiu no chão como uma marionete, inclinada para o lado esquerdo, deixando à mostra um arrombo no local de sua costela onde os bichos escorriam até o chão. Nesse momento, caí de joelhos e só pude chorar.
   Eu chorei feito uma criança, tão alto que devo ter acordado o coveiro Tavares, e então, fui trazido para cá há alguns meses. Eu não me arrependo do que fiz porque agora eu posso vê-la a todo instante, para sempre; agora mesmo ela está parada ao seu lado, impaciente, esperando que o senhor vá embora logo para continuarmos a nossa dança. Agradeço por ouvir a minha história; sei que precisa visitar os outros quartos agora. Foi um prazer te conhecer, Doutor, espero que a sua estadia aqui seja agradável e que possa adquirir muito conhecimento. O senhor é tão jovem, e eu já devo ter dito isso, né? Não se esqueça de empurrar bem a porta quando sair, está emperrada, e boa sorte com os outros pacientes; alguns deles irão zombar de você, principalmente por ser os seus primeiros dias aqui, mas logo eles vão gostar de você; o da sala trinta e um é o mais agressivo, cuidado e até outro dia. Agora, se me der licença, irei dançar com minha amada Elizabete, "Dearest, Close Your Eyes Now, Don't You Cry, It's All Right, la la la, Don't You Cry, I'm Here".
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