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#renitenti
adrianomaini · 5 months
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Il 4 febbraio 1944 la RSI emanò un nuovo bando di leva per le classi 1922, 1923 e in parte anche quella del 1924
Nel 1944 le Commissioni provinciali della RSI, ingranaggi essenziali della macchina di controllo fascista, ebbero un ruolo importante nella caccia ai renitenti dei bandi di leva militare indetti dal Ministro delle Forze Armate Rodolfo Graziani, segnalando alle autorità competenti le lettere facenti riferimento ai fenomeni della renitenza e della diserzione.Sotto la voce “Repubblica Sociale…
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bagnabraghe · 5 months
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Il 4 febbraio 1944 la RSI emanò un nuovo bando di leva per le classi 1922, 1923 e in parte anche quella del 1924
Nel 1944 le Commissioni provinciali della RSI, ingranaggi essenziali della macchina di controllo fascista, ebbero un ruolo importante nella caccia ai renitenti dei bandi di leva militare indetti dal Ministro delle Forze Armate Rodolfo Graziani, segnalando alle autorità competenti le lettere facenti riferimento ai fenomeni della renitenza e della diserzione.Sotto la voce “Repubblica Sociale…
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collasgarba · 5 months
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Il 4 febbraio 1944 la RSI emanò un nuovo bando di leva per le classi 1922, 1923 e in parte anche quella del 1924
Nel 1944 le Commissioni provinciali della RSI, ingranaggi essenziali della macchina di controllo fascista, ebbero un ruolo importante nella caccia ai renitenti dei bandi di leva militare indetti dal Ministro delle Forze Armate Rodolfo Graziani, segnalando alle autorità competenti le lettere facenti riferimento ai fenomeni della renitenza e della diserzione.Sotto la voce “Repubblica Sociale…
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francescosatanassi · 22 days
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LA VIA È BELLA E LUMINOSA
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Il 24 marzo 1944, mentre a Roma si consumava l'eccidio delle Fosse Ardeatine, a Forlì cinque ragazzi venivano fucilati nel cortile della caserma “Ettore Muti” perché renitenti alla leva. Il lunedì seguente, sotto indicazione dei comitati clandestini di fabbrica, le operaie e gli operai delle industrie fermarono la produzione. La protesta prese forza guidata dalle donne, che contro le legge imposte dal regime si radunarono pubblicamente e in corteo raggiunsero la caserma. L’obiettivo era opporsi alla condanna a morte inflitta ad altri nove giovani. La gente affollava via della Ripa, via Giovane Italia, la piazzetta della Chiesa della Trinità fino a via Maroncelli. Pressati dalle popolane di Borgo Schiavonia, i militi fascisti furono presi dal panico e spararono ferendo una manifestante, ma la folla non indietreggiò e aumentò la protesta nel tentativo di occupare la caserma. Si gridava “Liberate i nostri figli! Assassini! Servi dei tedeschi!” Sorpreso da tanta determinazione, il Tribunale militare sospese la sentenza e il corteo si spostò verso la prefettura, dove una delegazione di donne fu ricevuta e fece tramutare la fucilazione in carcere. Le fabbriche cittadine intanto prolungarono lo sciopero fino al 28 marzo e la notizia si spinse fino alle città vicine. Così scrissero le operaie della fabbrica Arrigoni di Cesena sul numero di luglio di ‘Noi Donne’: “Carissime compagne di Forlì, noi donne di Cesena vi assicuriamo che l’esempio da voi datoci sarà seguito, le esortazioni e i consigli ascoltati. Faremo tutto il possibile per imitarvi, e benché giunte tardi, vi assicuriamo che sapremo riguadagnare il tempo perduto. La via che ci additate è bella e luminosa.”
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arcobalengo · 2 months
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Dopo i renitenti al vaccino, i renitenti alla leva.
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ama-god · 2 months
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❗1.03.1945: Il rastrellamento di Fiera di Treviso e l'assassinio di Giovanni Giuliato.
✍ La sera del 1° marzo 1945, su segnalazione del delatore Italo Billio, le Brigate Nere rastrellano il quartiere di Fiera (Treviso), abitato da famiglie antifasciste, arrestando molti giovani renitenti che vengono costretti ad arruolarsi nei corpi fascisti.
A guidare il rastrellamento è Brevinelli Giorgio - "Lince" con due squadre di militi.
Elio Fregonese, insieme all'amico Antonio Zanin, è sorpreso in casa sua: entrambi sono sottoposti ad una brutale bastonatura, poi sono incarcerati nella caserma delle Brigate Nere al Collegio Pio X.
Le percosse convincono uno dei catturati a fare il nome di Giovanni Giuliato - "Naso" -, uno sbandato del quartiere di Sant'Antonino, dichiarando che possedeva una pistola. Gli squadristi vanno a prelevare ‘Naso’ e, rinvenuta l’arma, lo conducono a Fiera, facendolo camminare a colpi di frustate; da lì lo caricano su una bicicletta, spingendolo a colpi di bastone verso le campagne di Silea e fratturandogli un braccio; quando l’uomo, sfinito, cade a terra lo picchiano per farlo rialzare e, non ottenendo risultati, lo passano per le armi sul posto. Per giustificare il brutale omicidio, l’Ufficio Addestramento e Operazioni della XX BN definisce Giuliato “un delinquente pericoloso e abituale”, sintetizzando l’accaduto come segue: “Interrogato, questi confessava di convivere con i ribelli e di avere altre armi, che vennero trovate. Considerati i suoi precedenti e il fatto di essere armato, Giuliato veniva passato per le armi sul posto. La popolazione ha appreso con piacere la fine di questo delinquente abituale, poiché si sentiva continuamente minacciata, e ha elogiato la BN per quest’opera di epurazione”.
Elio Fregonese, dopo qualche giorno di cella, è costretto ad arruolarsi nell'esercito fascista da cui diserta alla prima occasione raggiungendo i partigiani in montagna.
👉 Estremi e Note sui procedimenti:
CAS Treviso, sentenza n.19/45 del 4.7.1945 - R.G.26/45 - R.G.P.M. 223-224-409/45, a carico di Brevinelli Giorgio (‘Lince’) e altri; Brevinelli (‘Lince’), condannato a morte dalla CAS di Treviso nel luglio 1945, è fucilato al poligono di tiro di Maserada il 13 febbraio 1946.
📓 Fonte bibliografica e foto:
Federico Maistrello, XX Brigata Nera - Attività squadrista in Treviso e provincia (luglio 1944/ aprile 1945), Istresco, Treviso, 2006, pp. 164-165.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Sono favorevole alla passione calcistica come sono favorevole alle carriere, alle competizioni su motociclette sull'orlo di abissi, al paracadutismo forsennato, all'alpinismo mistico, alla traversata degli oceani su canotti di gomma, alla roulette russa e all'uso della droga. Le corse migliorano le razze, e tutti questi giochi portano fortunatamente alla morte dei migliori, consentendo all'umanità di continuare tranquillamente la sua vicenda con protagonisti normali e mediamente sviluppati. In un certo senso sarei d'accordo coi futuristi che la guerra è la sola igiene del mondo, salvo una piccola correzione: lo sarebbe se fosse consentito di farla solo ai volontari. Sfortunatamente essa coinvolge anche i renitenti e perciò è moralmente inferiore agli spettacoli sportivi. Sia chiaro che parlo di spettacoli sportivi, e non di sport. Lo sport, inteso come occasione in cui una persona, senza fini di lucro, e impegnando direttamente il proprio corpo, compie esercizi fisici in cui fa lavorare i muscoli, circolare il sangue e funzionare i polmoni a pieno regime, lo sport dicevo è una cosa bellissima, almeno quanto il sesso, la riflessione filosofica e il gioco d'azzardo con i fagioli come posta. Ma il gioco del calcio non ha nulla a che vedere con lo sport così inteso. Non per i giocatori, che sono professionisti sottoposti a tensioni non dissimili da quelle di un operaio alla catena di montaggio (tranne trascurabili differenze salariali), non per i guardanti - e cioè la maggioranza - che appunto si comportano come schiere di sessuomani che vadano regolarmente a vedere (non una volta nella vita ad Amsterdam, ma tutte le domeniche) coppie che fanno all'amore o che fan finta di farlo (o come i bambini poverissimi della mia infanzia, a cui si prometteva di portarli a vedere i ricchi che mangiano il gelato). “
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Brano tratto dall’articolo pubblicato su L'Espresso il 19 giugno 1978 col titolo Il Mundial e le sue pompe, raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
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moonyvali · 2 years
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ANCORA PIÙ CHIARO
Uriel Crua
Il concetto di "Green Pass" esiste dal 19 maggio 2017, quando fu emanato il Decreto Lorenzin - poi trasformato in Legge.
Senza non una, ma dieci vaccinazioni, non era consentito l'ingresso dei bambini in fascia 0-6 a nidi e materne.
Se non esibivi un "regolare" certificato vaccinale, tuo figlio veniva ESPULSO da un giorno all'altro dai luoghi di socialità e apprendimento frequentati fino al giorno prima. Dai suoi amici. Dalle sue maestre.
La campagna mediatica fu ferocemente identica a quella che tutti gli italiani avrebbero vissuto tre anni dopo con lo psicovirus. Solo che all'epoca si trattava del "morbillo".
Chi non abboccava alla narrativa isterica, e decideva di scegliere in autonomia, subiva uno stigma IDENTICO, quando non peggiore (trattandosi dei propri figli), a quello subito dai renitenti dei due anni di isteria pandemica.
Il "Green Pass" esiste da allora.
Quello - lo sapevamo - era solo l'inizio, la prova generale. E ha funzionato maledettamente bene.
Per cui torno a ribadire che la abrogazione dell'orrore Lorenzin non è un problema "secondario" e che non ci sono "questioni più urgenti". L'urgenza è unica, ossia l'ingerenza del Potere in ogni aspetto della vita privata della popolazione, finanche nei recessi più segreti e riservati della propria sfera subliminale. Abrogare l'orrore Lorenzin è un segnale DOVEROSO di buona fede e di reale affrancamento dalle logiche psicotiche del Potere.
Senza se e senza ma.
E no, tesoruccio bello. Come non sono "espatriato" all'epoca (tanti lo hanno fatto), non espatrio nemmeno ora.
Resto qui. A far da cane pastore.
***
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Cittadinanza Italiana Yurii Sheliazhenko e per tutti i renitenti alla leva in Ucraina
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toscanoirriverente · 1 year
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Giorno 356 Uno dei pochi dibattiti seri fra gli specialisti in questo momento, è se la grande offensiva russa stia per iniziare, oppure se sia in effetti già in atto. Quando è che una tempesta diventa uragano? Naturalmente è questione di convenzioni, altrimenti si rimane in ambito soggettivo. In meteorologia esistono stadi ben precisi di giudizio basati sulla velocità del vento, che consentono una definizione oggettiva; in arte militare la distinzione fra un attacco e un’offensiva rimane vaga, legata ad aspetti più qualitativi che quantitativi (l’attacco è un atto tattico mentre l’offensiva è una postura operativa), che ci rimandano alla vecchia storia per cui l’arte militare è – appunto – un’arte e non una scienza e pertanto non può essere definita e regolata in maniera troppo esatta. Fra l’altro un’offensiva non funziona come nei film, con il generale che dà cerimoniosamente il “via”: segue numerose fasi di sviluppo concettuale, organizzativo ed esecutivo, ed anche la fase condotta inizia per stadi successivi, che prevedono fra l’altro una serie di attività preparatorie. La dottrina occidentale per esempio prevede inizialmente lo “shaping”: una serie di azioni più o meno cinetiche che “ammorbidiscono” l’avversario prima che le manovre offensive vere e proprie abbiano inizio. Queste azioni includono il pre-posizionamento dei dispositivi sia tattici che logistici, l’acquisizione della superiorità aerea e il Targeting intensivo contro gli obiettivi selezionati a priori. Anche la dottrina russa prevede una sorta di “shaping”, che include oltre alla nota intensa preparazione di artiglieria – spesso però indistinguibile dalla normale attività di attrito lungo il fronte – una approfondita ed efficace campagna ibrida per indebolire il morale avversario. Sono settimane che sentiamo parlare di questa nuova, travolgente offensiva che dovrebbe annientare l’Ucraina rovesciando Zelensky e obbligando il suo successore ad un armistizio che lasci i territori occupati alla Russia indefinitamente... E i minions nostrani hanno convenientemente fatto da cassa di risonanza di queste affermazioni, riempiendo i social di previsioni sull’”inevitabilità” della vittoria russa, dovuta come al solito all’infinita supposta disponibilità di risorse a disposizione di Putin e contrapposta agli apparenti enormi problemi ucraini in termini di più o meno tutto. Perfino i noti gravissimi guai della mobilitazione russa sono stati rovesciati, trasformandosi nei gravi problemi ucraini nel reperire personale. Ora, non è che l’Ucraina non abbia i suoi problemi: la campagna anti-corruzione lanciata da Zelensky in supporto alle sue ambizioni europee e le misure contro i renitenti alla leva (assolutamente normali in un Paese in guerra ma ovviamente non in linea con le normali prassi democratiche di uno in pace) offrono ovviamente il fianco a questo tipo di azione ibrida, e l’incapacità occidentale di fornire una voce univoca e soprattutto chiara sugli aiuti militari in atto contribuisce a farli apparire inadeguati. Sta di fatto che lo “shaping” russo per la “grande offensiva” d’inverno è in atto da tempo e che adesso più che prepararla la sta accompagnando. La dottrina russa prevede che un’offensiva in fase condotta passi attraverso diversi stadi, attivati da attori differenti. Il primo “scaglione tattico” conduce un assalto frontale lungo un fronte piuttosto ampio, ingaggiando più forze nemiche possibili e saggiando diversi assi di attacco per individuare un punto debole; il secondo scaglione invece viene lanciato interamente contro il punto debole che si è individuato, vi pratica un varco e lo occupa acquisendo un primo obiettivo importante ma relativamente ravvicinato. Un terzo scaglione, con funzione di riserva, viene impiegato alternativamente per alimentare lo sforzo del secondo, per parare eventuali contrattacchi avversari, e/o per proseguire in profondità verso l’obiettivo successivo, posto maggiormente in profondità. Con tutta probabilità abbiamo recentemente assistito nell’ultima settimana al primo stadio dell’offensiva promessa: abbiamo infatti visto una serie di assalti frontali condotti con estrema veemenza lungo tutto il fronte che investe il Donbas, e in particolare nelle zone di Kremina, a nord e a sud di Bakhmut e nella zona di Vuhledar. Vista l’entità delle forze impiegate – per esempio nel solo attacco a Vuhledar sono state impegnate in ondate successive otto Brigate – non credo ci siano dubbi sul fatto che non si tratti di una finta o di un tentativo di “fissaggio”, quanto di un attacco in piena regola condotto con il massimo impegno nell’intento di conseguire un risultato importante. Naturalmente dal punto di vista giornalistico possiamo scegliere di definire l’inizio della “Grande Offensiva” con l’impiego del secondo “scaglione tattico” nel varco identificato dal primo, e allora in questo caso potremmo dire che l’offensiva deve ancora avere inizio. Ora il fatto è che nell’ultima settimana il fronte non è che si sia spostato di molto: è la ragione per cui finora mi sono astenuto dal fare commenti sulle operazioni in atto, visto che non ci sono risultati da commentare. Questo significa che almeno finora il primo “scaglione tattico” NON ha individuato un punto debole sfruttabile dal secondo. Solo che per cercare di trovarlo ha dissipato un potenziale offensivo notevole, accumulato con fatica attraverso la famosa “mobilitazione parziale” d’autunno. I minions naturalmente protesteranno che si tratta di propaganda occidentale, ma tanto le fonti intelligence (aperte) occidentali che quelle indipendenti come ONYX, ma pure i MilBlogger russi, concordano sul fatto che negli ultimi quindici giorni abbiamo visto le perdite russe più elevate da febbraio scorso (quando a causa dell’inadeguatezza del piano operativo iniziale le perdite dei primi giorni furono folli), e che queste sembrano dovute fondamentalmente all’inadeguatezza tanto dei Comandi tattici (cioè di plotone, compagnia, battaglione e Brigata) che degli stessi soldati, che sconterebbero tutti un addestramento assolutamente insufficiente. Abbiamo parlato estensivamente del problema principale dell’esercito russo: le gravissime perdite subite nei primi mesi e che hanno letteralmente distrutto l’esercito professionale russo determinando l’inevitabilità della mobilitazione, hanno colpito anche e soprattutto i quadri (ufficiali e sergenti), per cui i mobilitati non solo non ricevono addestramento a causa della mancanza di istruttori, ma soprattutto vengono inquadrati e comandati da personale che fino a poche settimane fa ricopriva posizioni non di inquadramento o di Comando. Il risultato non è solo un addestramento scarso, ma soprattutto una capacità di Comando e Controllo del tutto insufficiente, per cui le manovre sul campo risultano erratiche, scoordinate ed assolutamente basiche: tali cioè da provocare perdite elevate in cambio di risultati irrisori. Tanto a Kremina che a Vuhledar l’esito degli attacchi preliminari appare semplicemente disastroso: per l’appunto, perdite elevate in cambio di risultati irrisori. Il tentativo di travolgere il Donbas partendo dalle “ali”, quindi non ci sarà. Non sorprende come l’unico punto in cui i russi abbiano ottenuto qualche risultato sia, ancora una volta, intorno a Bakhmut: in questo settore – guarda caso, sempre l’unico in prossimità di un terminale ferroviario che consenta il rapido rifornimento di munizionamento di artiglieria – si sono registrate modeste penetrazioni di qualche chilometro... Anche se ovviamente Bakhmut stessa (che “sta per cadere” ormai da diversi mesi) è ancora in mano ucraina. Dobbiamo quindi aspettarci l’immissione del “secondo scaglione tattico” nel settore di Bakhmut? Un’avanzata di qualche chilometro non indica esattamente un “punto debole”, e tantomeno uno “sfondamento”, ma è sicuramente meglio di quanto visto altrove, quindi è probabile. Le previsioni meteorologiche non sono favorevoli ad operazioni manovrate in profondità a marzo, e l’imminente arrivo dei razzi americani da 150 Km di gittata rischia di ridurre di molto il rateo di fuoco dell’artiglieria russa, quindi se l’orso Vladimiro spera di conseguire qualche risultato dovrà sbrigarsi. Solo che a questo punto il massimo che può sperare di ottenere dalla sua “grande offensiva”, è riuscire una buona volta a prendere Bakhmut. Una soddisfazione... Orio Giorgio Stirpe #guerrainucraina #Ucraina
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t-annhauser · 1 year
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Renitenza al commercio
Avevamo molto in spregio Berlusconi perché rappresentava il commercio, la riduzione dell'esistenza ad attività promozionale, poi, è chiaro, anche l'intellò che aveva in odio il commercio doveva pur emergere in qualche modo, la sua ambizione era uguale a quella degli altri, e quindi poco male se finiva pubblicato da Einaudi o Mondadori, anzi tanto meglio, c'erano più possibilità che arrivasse il messaggio, e poi, diametralmente, si era data da tempo al commercio anche la casa editrice che denunciava la corruzione operata sugli uomini dal commercio, e così il cerchio si era chiuso. Oggi l'intellò che chiama alla rivolta è perfettamente calato nella realtà commerciale, all'attività promozionale affianca la denuncia sociale e anzi eleva il glamour a strumento di lotta di classe, posto che la classe a cui appartiene è la più comoda e ben remunerata. Un pacioso rimbambimento delle facoltà rivoluzionarie permette alla società di mutare quel tanto da non disturbare il negozio permanente in cui siamo calati da mattina a sera, "negozio" qui inteso proprio nel suo significato etimologico di negazione dell'otium, e quel commercio che tanto avevamo in orrore alla fine ha permeato tutto, tanto che gli ultimi renitenti al commercio sono diventati oggetto di biasimo anche per i compagni.
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magauda · 1 year
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Nella zona di Luino operò la Formazione "Lazzarini", composta da una trentina di elementi, per lo più soldati sbandati, renitenti alla leva, antifascisti
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lamilanomagazine · 11 days
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Roma capitale commemora l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro
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Roma capitale commemora l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro Roma Capitale ricorda l'80° anniversario del rastrellamento del Quadraro e lo fa, in aggiunta alle consuete cerimonie commemorative, con l'intitolazione di una strada ai Deportati del Quadraro e con un momento solenne di ricordo e raccoglimento in Aula Giulio Cesare, durante il quale è stato lanciato un appello per la condivisione e la ricostruzione della memoria di quello che è stato uno dei momenti più cupi della storia di Roma durante l'occupazione nazista. Era il 17 aprile del 1944 quando, con l'operazione dal nome in codice "Balena", il Quadraro fu circondato dalle truppe tedesche e sistematicamente rastrellato con l'intento di spezzare la resistenza di un quartiere che i nazisti avevano soprannominato "Nido di vespe" e che era considerato un covo di oppositori politici, partigiani, militari renitenti e sabotatori. Furono diverse centinaia le persone, tutti uomini, deportate in Germania a seguito del rastrellamento; molte di loro non fecero più ritorno. Per ricordare quei fatti e per onorare la memoria di coloro che furono vittime di quell'evento, oggi il Sindaco di Roma Capitale, Roberto Gualtieri, e l'Assessore capitolino alla Cultura, Miguel Gotor, dopo aver deposto due corone d'alloro alla targa commemorativa del rastrellamento del Quadraro al largo dei Quintili e successivamente al monumento in memoria dei Deportati del Quadraro nel vicino Parco 17 aprile 1944, si sono recati nel quartiere Don Bosco per l'inaugurazione della targa toponomastica di "via Deportati del Quadraro – rastrellati dai nazifascisti il 17 aprile 1944". Si tratta di un cambiamento di nome in quanto la strada, compresa tra via Giuseppe Salvioli e piazza dei Decemviri, era finora intitolata ad Arrigo Solmi, giurista, ministro di Grazia e Giustizia dal 1935 al 1939 e in quanto tale firmatario delle Leggi Razziali del 1938. "L'ottantesimo anniversario del Rastrellamento del Quadraro è l'occasione ideale per correggere una 'stortura toponomastica' arrivata incredibilmente fino ai giorni nostri, quella di avere una via della nostra città intitolata ad Arrigo Solmi, firmatario delle Leggi Razziali del 1938 che dettero il via alla persecuzione degli ebrei anche in Italia." Così l'Assessore alla Cultura di Roma Capitale, Miguel Gotor. "L'intitolazione oggi di quella via ai Deportati del Quadraro vuole essere un segno dell'impegno di questa amministrazione per una memoria fondata su un giudizio storico limpido e senza ambiguità circa gli avvenimenti di quegli anni lontani: un'intitolazione che sia degna di Roma, città antifascista medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza". A seguire, il Rastrellamento del Quadraro è stato ricordato con una cerimonia che si è svolta in Campidoglio, nell'Aula Giulio Cesare, alla presenza del sindaco, Roberto Gualtieri, della presidente dell'Assemblea Capitolina, Svetlana Celli, dell'assessore alla Cultura, Miguel Gotor, dei presidenti dei Municipi V, Mauro Caliste, e VII, Francesco Laddaga, e della viceambasciatrice tedesca, Maria Adebhar. Nel corso della cerimonia sono state consegnate le medaglie del Natale di Roma ai parenti di 18 rastrellati, in rappresentanza delle circa 100 famiglie rintracciate e contattate grazie al lavoro di documentazione e ricerca portato avanti dal prof. Pierluigi Amen per l'ANRP (Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall'Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari), con la collaborazione degli uffici dell'anagrafe capitolina. Una ricerca minuziosa, che prosegue, con il duplice obiettivo di riuscire a dare un nome e un volto a tutti i circa 750 rastrellati del Quadraro e di entrare in contatto con i familiari di tutti loro. A tale scopo, nel corso della cerimonia il sindaco Gualtieri ha annunciato la creazione, da parte di Roma Capitale, di un apposito indirizzo di posta elettronica al quale, a partire da oggi, potranno scrivere i parenti delle persone rastrellate non ancora rintracciate, così come chiunque altro possa aiutare a riannodare i fili delle storie di chi 80 anni fa è rimasto coinvolto nella feroce azione nazista. Questo l'indirizzo mail: [email protected] "Il rastrellamento del Quadraro è uno degli episodi più cupi della Roma occupata dai nazifascisti. Un crimine compiuto con cinica determinazione e ferocia per dimostrare di poter entrare anche lì, in quel quartiere dove vivevano i combattenti più coraggiosi". Così il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. "Un tassello della battaglia tra la tirannia e la libertà che ha attraversato la città in quegli anni e che ha avuto altri momenti tragici, tra cui il rastrellamento del Ghetto e l'eccidio delle Fosse Ardeatine. Una tragedia che ha svuotato un intero quartiere, la cui dimensione è tutt'oggi oggetto di ricerca, verso cui c'è stata fin qui una insufficiente attenzione da parte della memoria pubblica; per questo sentiamo di aver compiuto oggi un atto di giustizia, con l'intitolazione di una strada ai 'Deportati del Quadraro' e con la collaborazione che come Roma Capitale vogliamo offrire alla ricerca e alla ricostruzione delle storie di tutte le persone deportate, per restituire loro finalmente dignità e gratitudine e per continuare senza sosta a coltivare la memoria".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cerentari · 4 months
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Mai 'na gioia 573
La guerra in Ucraina ora in fase di stallo per il freddo, iniziata in sordina nel 2014 e conclamata nel 2022, ha prodotto fin qui danni ingentissimi. Le perdite russe ammontano ufficialmente a 43.000 caduti (300.000 secondo la Cia) quelle ucraine a 17.500 caduti (131.000 secondo la Cia). Gli arruolati nell’esercito russo ammontano a 2.200.000, 1.300.000 sono i renitenti e 17.500 i fuoriusciti…
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adrianomaini · 5 months
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I primi gruppi armati, formati principalmente da soldati sbandati, si riunirono nei monti sopra Schio e ai Colli Alti del Grappa dopo l’8 settembre
L’aumento della resistenza partigiana, unito al problema degli sbandati e dei renitenti, gravò quasi esclusivamente sulla GNR almeno fino all’agosto del 1944, quando altri reparti militari giunsero in supporto <124. Allo scopo di contrastare questi fenomeni venne istituito, nella seconda metà del 1944, l’Ufficio Politico Investigativo (UPI) di Vicenza presso il comando della GNR <125. Le tremende…
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bagnabraghe · 5 months
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I primi gruppi armati, formati principalmente da soldati sbandati, si riunirono nei monti sopra Schio e ai Colli Alti del Grappa dopo l’8 settembre
L’aumento della resistenza partigiana, unito al problema degli sbandati e dei renitenti, gravò quasi esclusivamente sulla GNR almeno fino all’agosto del 1944, quando altri reparti militari giunsero in supporto <124. Allo scopo di contrastare questi fenomeni venne istituito, nella seconda metà del 1944, l’Ufficio Politico Investigativo (UPI) di Vicenza presso il comando della GNR <125. Le tremende…
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