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#regimi totalitari
gregor-samsung · 11 months
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“ Nulla minaccia la libertà della persona e il significato della vita come la guerra, la povertà e il terrore. Ma ci sono anche minacce indirette, appena più remote. Una di queste è l'intossicazione e l'istupidimento dell'uomo (la « massa grigia », per usare il cinico linguaggio dei profeti borghesi) da parte della cultura di massa. Il livello e il contenuto dell'intelligenza si abbassano, sia intenzionalmente che sulla base di interessi puramente commerciali. I mezzi usati sono l'insistenza sull'intrattenimento e sull'utilitarismo insieme a una censura sempre vigile nella sua opera di controllo e di protezione. Un altro esempio riguarda il problema dell'educazione. Un sistema educativo sotto il controllo del governo, la separazione della scuola dalla chiesa, una libera educazione garantita a tutti, tutte queste sono grandi conquiste del progresso sociale. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. In questo caso si tratta dell'eccesso di standardizzazione che arriva a comprendere persino il processo dell'insegnamento, i piani di studio, specie quelli di letteratura, storia, educazione civica e geografica, e il sistema di esami. I pericoli di un'eccessiva fiducia nell'autorità, della limitazione del dibattito e del coraggio intellettuale, è tanto più grave in un'età in cui le convinzioni personali si stanno ancora formando. Nella Cina di un tempo, il sistema degli esami per l'ammissione agli impieghi dello Stato portò alla stagnazione mentale e alla canonizzazione degli aspetti reazionari del Confucianesimo. Sarebbe davvero spiacevole avere a che fare con un sistema di questo genere in una società moderna. “
Andrei Dmitrievic Zacharov [alias Andrej Sacharov], Progresso, coesistenza e libertà intellettuale, traduzione dal russo di Carlo Bianchi, Etas Kompass (Nuova collana di saggi n° 10), Milano, agosto 1968¹; pp. 83-84.
NOTA: Il testo, completato dall'autore nel maggio 1968, circolò dapprima in Urss in forma di samizdat quindi fu pubblicato il 6 luglio sul quotidiano di Amsterdam Het Parool con una traduzione di Karel van het Reve.
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falcemartello · 2 months
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(Caprichos di Francisco Goya, l’Asino)
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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canesenzafissadimora · 9 months
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Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Christophe Clavé
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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fridagentileschi · 6 months
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Bellissimo e corretto pensiero!
"Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni '90 era sempre aumentato, nell'ultimo ventennio è invece in diminuzione...
È l’inversione dell’effetto Flynn. Sembra che il livello d’intelligenza misurato dai test diminuisca nei paesi più sviluppati. Molte possono essere le cause di questo fenomeno. Una di queste potrebbe essere l'impoverimento del linguaggio. Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l'impoverimento della lingua: non si tratta solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso. La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell'espressione. Solo un esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell - 1984; Ray Bradbury - Fahrenheit 451) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole. Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto? Cari genitori e insegnanti: facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegnare e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata. Perché in questo sforzo c'è la libertà. Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, scontare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità. Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza."
_Christophe Clavé
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ideeperscrittori · 1 year
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Eh, questo movimento anarchico che ha sempre lottato contro muri, discriminazioni, soprusi, fascismo, franchismo, razzismo, teocrazie, regimi totalitari di ogni tipo, ricevendo sempre in cambio persecuzione e repressione...
Strano che ora venga infangato con volgari accostamenti alla mafia dai discepoli di Mussolini, vero?
Non si capisce davvero il perché!
Spirito vagante di Sherlock Holmes, aiutami tu, perché il mistero sembra davvero inestricabile. Non c'è nemmeno un indizio!
[L'Ideota]
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abr · 2 years
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"Il sogno delle monarchie assolute era quello di disporre di eserciti immensi, con ogni uomo giovane arruolato. Subito dopo la Rivoluzione, nata per smantellare l’enorme concentrazione di potere del Re, Napoleone per primo realizzò questo sogno, che diventò l’incubo prima dei francesi poi del resto del mondo.
Il sogno dei regimi totalitari del Novecento era quello di controllare tutte le relazioni, segnatamente quelle di carattere finanziario, dei loro cittadini. Le democrazie stanno realizzando tutti i sogni (o semplicemente ciò che appariva al di fuori della loro portata) delle dittature."
Prof. Marco Bassani
via https://twitter.com/MicheleGuetta/status/1598256036686594048
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moonyvali · 1 year
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Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
Tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Ad esempio eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie. E come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? «Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità,» sostiene il linguista Cristhopher Clave, «sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana. Aveva ragione!
È a ricchezza semantica che ci permette di esprimere con precisione le nostre emozioni, le sensazioni, i pensieri. Quando i vocaboli si riducono, scompaiono anche i concetti astratti equivalenti. Il risultato? Un impoverimento emotivo e concettuale oltre che linguistico. E che dire degli anglicismi?
«A trentaquattro anno ho scelto il “social egg freezing» leggo con orrore su Repubblica. «Un sacchetto di patatine a 1800 dollari, la nuova “trollata” di Demna» recita l’articolo seguente e la mia perplessità aumenta. Eppure l’Italia è la terra che diede i natali a Leonardo da Vinci, a Michelangelo, a Galileo, a Leopardi. Dovremmo essere fieri della nostra storia. Della nostra lingua. Thomas Mann così scrisse: «Non c’è dubbio che gli angeli nel cielo parlino italiano». Cari giornalisti, fate un favore a noi lettori: Thomas Mann definì l’italiano la lingua degli angeli, usatela!
G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X Ai miei lettori, è da poco uscita la nuova ristampa del mio romanzo Clodio, se vi piacciono la storia e la filosofia, potete leggerne un estratto gratuito a questo link: https://www.amazon.it/Clodio-G-Middei/dp/8832055848
#scuola #lingua #italia #cultura
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crossroad1960 · 5 months
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Dopo avere segnato un gol per la squadra turca dell’Antalyaspor, il giocatore israeliano Sagiv Jehezkel ha mostrato alla curva il polso bendato con sopra una scritta: «100 giorni. 07/10». Aver celebrato la ricorrenza del massacro del 7 ottobre, a Jehezkel costa l’accusa di incitamento all’odio e all’ostilità. Il ministro della Giustizia ha parlato di inqualificabile gesto contrario ai valori della nazione, all’amicizia col popolo palestinese e di esortazione al genocidio – termine che da Harvard all’Aja fino a Istanbul vive una creativa e fiorente stagione. Seguirà il processo ma, su rumoroso sostegno della tifoseria e della pubblica opinione, il presidente dell’Antalyaspor ha risolto il contratto e Jehezkel è rientrato in Israele. Intanto si valuta la posizione dell’unico altro israeliano del campionato turco, Eden Karzev, centrocampista dell’Istanbul Başakşehir, per lo scandalo suscitato da un post su Instagram: «100. Riportiamoli a casa ORA». Sottinteso gli ostaggi. Augurarsene la liberazione è imperdonabile secondo ultras da stadio e no, che sollecitano per Karzev il trattamento giudiziario e sportivo riservato a Jehezkel. Un paio di mesi fa, la squadra tedesca del Mainz aveva licenziato l’attaccante El Ghazi che, quantomeno, riciclava slogan di Hamas e accusava Israele di genocidio, e ovviamente non ne aveva rimediato un’inchiesta penale. Comunque, non un bel precedente. Ma ora che l’ipotesi di genocidio è sdoganata e fatta propria dalla Corte internazionale di giustizia, El Ghazi potrebbe aver qualcosa di ridire. A Jehezkel e Karzev, invece, non resta che scappare a casa o la galera. Una vecchia storia. (Mattia Feltri)
È appena il caso di ricordare che la Turchia è il paese che ha perpetrato il genocidio, quello vero, del popolo armeno, e che perseguita da decenni il popolo curdo, di cui a quanto pare non si preoccupa nessuno dei benpensanti borghesi, forse perché non sono sottomessi ai regimi totalitari religiosi o mafiosi che siano.
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I regimi totalitari sostituiscono invariabilmente le persone di talento, a prescindere dalle loro simpatie, con eccentrici e imbecilli la cui mancanza d'intelligenza e di creatività offre la migliore garanzia di sicurezza.
Hannah Arendt
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gregor-samsung · 1 year
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“ «La democrazia è fondata sulla sopportazione degli sciocchi. Nei regimi totalitari, gli sciocchi tacciono (lavorare e tacere) e i migliori dicono sciocchezze: gli sciocchi col loro ordinato silenzio o i loro urli ordinati somigliano alle bestie, e i migliori coi loro discorsi di propaganda somigliano agli sciocchi (fino al punto di esserlo). Nelle democrazie gli sciocchi dicono sciocchezze con aria grave, ma ai migliori capita di dire cose eccellenti, e spesso senz'alcuna gravità». (Vitaliano Brancati, I fascisti invecchiano, ora in Opere, p. 1117) A questo punto, Brancati può emettere la sua sentenza. «So che, nelle democrazie, molti sciocchi parlano con sussiego, ma mi risparmio la fatica di scoprire una verità che sembra crudele, ma è infantile: che la libertà non rende tutti gli uomini intelligenti e buoni. I soli stupidi che non sopporto sono quelli che con le spie e i tribunali speciali mi obbligano ad ammirarli e a imitarli. In una parola, non sopporto gli stupidi dei regimi totalitari; gli stupidi dei regimi liberali, non solo li tollero, ma li considero amabili; a quelli che mi lasciano la libertà di non essere stupido lascio molto volentieri la libertà di esserlo. Il mondo è fatto di confusione e di incertezza... Il resto è l'attivismo, e l'attivismo presto o tardi conduce all'omicidio». (Diario romano, pp. 115-116) La caduta del fascismo riempì dunque Brancati di gioia, lasciando però intatta una vena d'ironia disillusa e malinconica. «Il fanatismo è una paralisi parziale del cervello. Questa epidemia ha toccato il suo culmine nel '39: fanatici di Mussolini, di Hitler, di Stalin, di Franco, ecc. Adesso sta per terminare. Bisogna che la massa si trovi in tutta fretta un'altra forma di stupidità», (Diario romano, p. 363) “
Oliviero Ponte Di Pino, Chi non legge questo libro è un imbecille. I misteri della stupidità attraverso 565 citazioni, Garzanti, 1999¹; pp. 199-200.
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empreinte0 · 9 months
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Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Christophe Clavé
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canesenzafissadimora · 8 months
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Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
Tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole. Ad esempio eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie. E come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale?
Ed è la ricchezza semantica che ci permette di esprimere con precisione le nostre emozioni, le sensazioni, i pensieri. Quando prendo in mano un giornale o leggo un libro pubblicato recentemente, mi prende proprio una gran rabbia. Perché questi libri e questi articoli sono scritti come se noi lettori avessimo cinque anni e fossimo tutti preda di un istupidimento collettivo!
Ecco, voglio raccontarvi una cosa che so che darà fastidio a molti giornalisti e a molti scrittori, ma voglio raccontarvela lo stesso. Quando cercavo un editore per il mio nuovo romanzo, trovai un grande casa editrice disposta a pubblicarlo, a patto che avessi «semplificato la mia scrittura». Vedete, oggi una frase che contiene un avverbio e qualche aggettivo è considerata troppo difficile per i lettori! E i periodi ipotetici, le subordinate? I lettori non possono capirle! Sì, perché la cosa che più mi dà fastidio è quest’idea che il lettore comune sia un ebete!
Ma l’importante è che siano facilmente comprensibili, obietterà qualcuno! Sbagliato! Perché oggi, non mi stancherò mai di ripeterlo, i ragazzi hanno bisogno di conoscere più parole, perché non puoi esprimere ciò che hai dentro, non puoi avere un pensiero critico, non puoi dare voce al tuo dissenso se non hai le parole per farlo. Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Guendalina Middei, (Professor X)
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lunamarish · 2 years
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La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo. La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di «colpi mortali» alla precisione e alla varietà dell'espressione. Solo un esempio: eliminare la parola «signorina» (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero. Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole. Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile. Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare. La storia è ricca di esempi e molti libri (Georges Orwell - 1984; Ray Bradbury - Fahrenheit 451) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari hanno sempre ostacolato il pensiero, attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole. Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro? Come è possibile catturare una temporalità, una successione di elementi nel tempo, siano essi passati o futuri, e la loro durata relativa, senza una lingua che distingue tra ciò che avrebbe potuto essere, ciò che è stato, ciò che è, ciò che potrebbe essere, e ciò che sarà dopo che ciò che sarebbe potuto accadere, è realmente accaduto?
Christophe Clavé
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ma-come-mai · 1 year
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«Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo nell’ultimo ventennio.
Una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Un altro esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.
Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
La storia è ricca di esempi e molti libri (1984, di George Orwell; Fahrenheit 451, di Ray Bradbury) hanno raccontato come tutti i regimi totalitari abbiano sempre ostacolato il pensiero attraverso una riduzione del numero e del senso delle parole.
Se non esistono pensieri, non esistono pensieri critici. E non c'è pensiero senza parole.
Facciamo parlare, leggere e scrivere i nostri figli, i nostri studenti. Insegniamo e praticare la lingua nelle sue forme più diverse. Anche se sembra complicata. Soprattutto se è complicata.
Perché in questo sforzo c'è la libertà.
Coloro che affermano la necessità di semplificare l'ortografia, sfrondare la lingua dei suoi “difetti”, abolire i generi, i tempi, le sfumature, tutto ciò che crea complessità, sono i veri artefici dell’impoverimento della mente umana.
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.»
Christophe Clavé
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pettirosso1959 · 1 year
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La Russia ci ha donato artisti come Mussorskij, Dostojevskij, Gogol (no, non è quello di Berlusconi), Kandinskij, Čajkovskij, Gor'kij, Tolstoj.
Cancellarli sarebbe come cancellare i classici latini come un Virgilio o della letteratura inglese come Shakespeare.
Come condannare alla damnatio memoriae i Verdi, i Puccini, i Vivaldi, i Dante, i Manzoni.
Queste operazioni di messa all'indice le faceva la Germania di Hitler, l'URSS di Stalin, i regimi stile Pol Pot o Mao-Tse-Dong.
L'Europa e l'Occidente hanno vinto la guerra fredda perché erano DIVERSI da questi regimi totalitari.
Ed ora, invece, la UE e gli USA di Biden li IMITANO.
Si può, legittimamente, puntare il dito su Putin, se non ci piace.
Ma chi tocca la cultura e l'arte russa è solo un barbaro non dissimile dai peggiori dittatori di ogni tempo.
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