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#peccare e basta
ilsilenteloquaceblog · 9 months
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Lei: “ Ohh Signore!!! Che tu sia benedetto.”
Lui: “ Ehh ora!!! Non mi pare il caso.”
Lei: “… ma è solo un modo di dire.”
Lui: “ Lo so, lo so…
ma preferisco tu dica… OHHH MIO DIOOO!!!”
Lei: “ Modesto… ehh!?”
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Lui: “ Si, non mi piace peccar di presunzione ma…
PECCARE E BASTA!!!
Il Silente Loquace ©
— @ilsilenteloquaceblog
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manu-per-te · 2 years
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È che sei te...
Chissà quante volte ti sarai sentita dire "Sei bellissima". Quante volte? No, te lo sto chiedendo.
E poi? È lo posso immaginare.
Forse è per questo che oggi sei così. Che oggi sei.. sei te.
Si perché te sei particolare. Se ti dico che sei stupenda, tu non ci credi; anche se infondo penso che un po' tu lo sappia, te non ci credi e ci scherzi sopra.
Te prendi quasi tutto alla leggera, perché sai che la vita è pesante di suo e quindi a che serve essere pesanti? Allora sdrammatizzi tutto.
Se ti dico che sei sexy tu mi guardi strano, storici il naso e fai un mezzo sogghigno.
E cambi discorso.
Ma te sei bella così; perché non te se po fa un complimento che tanto cade là, 'ndo l'ho fatto.
Che presti poca attenzione alle cose, non a tutte solo a quelle importanti, per me.
Ti piace il calore del corpo, ti piacciono i sentimenti e ti piace provarli sulla tua pelle.
Te fanno sta bene, però... Ad una certa distanza, che 'nse sa mai.
Però c'hai di bello che sei magnetica; che ti vorrei davvero ignorare e, per quanto ci provi, e me ce senta male, io te devo cercà; te devo scrivere...
Perché sei speciale.
Perché la tua pelle ricorda la neve in una giornata di sole.
Perché i tuoi occhi ricordano il mare o le vaste distese di prati verdeggianti.
Perché le tue labbra potrebbero fare peccare un santo.
Il tuo corpo, nudo, se lo immagino semplicemente mi sento mancare...
I tuoi capelli che sono neri come la notte e le tue mani... Che possono dare felicità con una carezza o dolore con la loro fuga.
Le tue gambe, lunghe e sode, quando si avvinghiano; quando le sfioro è come toccare le nuvole.
Baciarti è un viaggio andata e ritorno in paradiso passando per l'arcobaleno, fare l'amore con te... È la fine della vita e la rinascita dello spirito.
Con te, che non ho capito perché non ti senti così speciale, tutto diventa speciale.
Anche mangiare un gelato, fare un aperitivo, guardare un prato, tutto diventa magnifico... Me fa uscì pazzo sta cosa, c'ho perso il sonno e la fame... Poi ho capito, tutto quello che c'è c'è e basta il punto è che te sei te, semplicemente te.
Sei quel pensiero notturno che ti accompagna la notte, sei il raggio di sole che ti acceca la mattina prima di svegliarti.
Te sei il vicino, la domenica mattina, che appende i quadri.
Sei la pioggia d'estate, la neve d'inverno.
Se il sole delle 19 e la luna delle 11.
Sei venere vista dalla Terra, così luminosa e bella che si pensa possa essere catturata come una farfalla ma che, in realtà, è irraggiungibile.
Ecco, questo ti rende ciò che sei, essere al di sopra del mondo pur non volendo.
Tu sei irraggiungibile e per quanto mi sforzi, non potrò mai arrivare lì dove tu brilli e dovrò accontentarmi di vederti nelle ore notturne, mentre una stella ti passa accanto ed io, qui, muoio di invidia.
Perché è ciò che sei e, semplicemente, sei te...
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n4tsuk4shi · 1 year
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semplicemente credo che ci siano persone a cui non gliene frega un cazzo e basta. mi disturba il pensare che poi si lamentano del tuo di egoismo, quando i primi a peccare sono loro.
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Salve Padre Bellon, la mia perplessità riguarda alcuni passi della Lettera di San Paolo ai Romani e della Lettera di San Paolo agli Efesini, in cui l'apostolo afferma che “serviamo Dio non più secondo il vecchio sistema che era fondato sulla Legge scritta ma in modo nuovo, guidati dallo Spirito” (Romani 7,6). Mi chiedo perché nel vecchio sistema, fondato sulla Legge, Dio non aiutasse le persone a seguire i precetti della Legge attraverso la grazia dello Spirito. Perché Dio ha mandato lo Spirito a fortificare i fedeli soltanto dopo la Passione di Gesù, quando ormai la Legge non serve più a stabilire se si è giusti davanti a Dio, inquanto “ora siamo morti nei confronti della Legge”. In altre parole, perché Dio ha aspettato di far risorgere Gesù per donare la sua grazia agli uomini, non avrebbe potuto farlo fin da subito? Mi sembra di capire leggendo la Bibbia che noi uomini non riusciamo ad essere perfetti e giusti davanti a Dio adempiendo i precetti della Legge, così Dio ci ha donato un aiuto. Mi chiedo perché Dio dovesse darci i suoi doni e la sua grazia unicamente per mezzo di Gesù Cristo (Romani 5; 15), invece di farlo in altro modo. In modo più diretto. Perché Dio ha deciso di renderci perfetti in Gesù Cristo (Efesini 1,4) invece di renderci perfetti e basta?! Spero di essermi espresso in maniera chiara, e di non averle fatto perdere tempo. Cordialissimi saluti. Matteo M. Risposta del sacerdote Caro Matteo, 1. è vero che dopo il peccato originale l'uomo con le sue sole forze non può più compiere tutto il bene ed evitare ogni peccato.. Scrive San Tommaso: “Nello stato di natura integra, anche senza la grazia abituale, l’uomo poteva non peccare né mortalmente né venialmente: poiché peccare non è altro che scostarsi da ciò che è secondo natura; e questo l'uomo poteva evitarlo mentre la natura era integra. (…). Ma nello stato di natura corrotta l’uomo, per astenersi totalmente dal peccato, ha bisogno della grazia abituale che risani la natura” (I-II, 109,8).  2. Ci si domanda: Dio dona la grazia solo agli uomini che sono venuti dopo Cristo? La risposta è la seguente: dal momento che “Dio vuole salvi tutti gli uomini” (1 Tm 2,4) e poiché nessuno può salvarsi senza la grazia santificante, ne viene da sé che Dio ha comunicato la sua grazia anche agli uomini vissuti prima di Gesù Cristo. Il caso più chiaro è quello di Abramo, del quale il testo sacro dice: “Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia” (Gn 15,6). Qui giustizia è sinonimo di salvezza e di santità. 3. Quando comunicava la grazia? Dio poteva comunicarla in ogni momento, soprattutto quando l’uomo era maggiormente disposto. Proprio per questo, dice San Tommaso, “era necessario che prima della venuta di Cristo ci fossero dei segni visibili con i quali l’uomo testimoniasse la sua fede nel salvatore futuro” (Somma teologica, III, 61, 3). 4. I riti comandati nell'Antico Testamento erano segni sacri, e pertanto erano sacramenti. Sacramento infatti significa segno sacro. Con questa differenza rispetto ai sette sacramenti istituiti da Cristo: questi non soltanto significano cose sacre ma le comunicano. Infatti comunicano la grazia. I riti o sacramenti dell’Antico Testamento non comunicavano la grazia. Tuttavia significavano cose sacre, e cioè ravvivavano la fede nel Messia venturo. San Tommaso afferma che “giustificavano solo per la devozione e l’obbedienza di chi li compiva” (Somma teologica, I-II, 100,12). Usando il nostro linguaggio teologico, si direbbe che giustificavano “ex opere operantis” (dipendentemente dalla fede e dalla devozione del soggetto), mentre i sacramenti istituiti da Gesù Cristo producono la grazia ex opere operato, e cioè indipendentemente dalla devozione del soggetto. Per cui se chi celebra è in peccato mortale, consacra validamente l’eucaristia e perdona i peccati. 5. Leone XIII nell’enciclica Divinum illud munus (9.5.1897) ri
corda che lo Spirito Santo abitava già nei giusti dell’Antico Testamento, quindi ancora prima della pentecoste, come avvenne in Zaccaria, Giovanni il Battista, Simeone, Anna. E riporta la sentenza di Sant’Agostino: “Giacché non fu nella pentecoste che lo Spirito Santo incominciò ad abitare nei santi per la prima volta, ma in quel dì accrebbe i suoi doni, mostrandosi più ricco, più effuso” (Sermone 267 (ex 186) per Pentecoste). Successivamente precisa: “Erano sì figli di Dio anch’essi, ma rimanevano ancora nella condizione di servi, perché anche il figlio ‘non differisce dal servo’, finché ‘è sotto tutela’ (Gal 4,1s); e poi mentre quelli furono giustificati in previsione dei meriti di Cristo, dopo la sua venuta molto più abbondante è stata la diffusione dello Spirito Santo nelle anime, come avviene che la cosa pattuita vince in prezzo la caparra e la verità supera di gran lunga la figura” (DS 3329). 6. Pertanto Dio non ha aspettato l’incarnazione di Cristo per donare lo Spirito Santo e fortificare i fedeli. Lo “Spirito di Dio” era già presente e operante in personaggi come Giuseppe, il patriarca, sui giudici come nel caso di Otniel (Gdc3,10), di Gedeone (Gdc6,34-35) e di Jefte (Gdc 11,29). Li rendeva forti e invincibili. Inoltre introduceva il suo spirito nel cuore degli uomini, li stimolava ad un rinnovamento morale e ad invocare con Davide: “Crea in me, o Dio, un cuore puro... Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito” (Sal 51,12-14). 7. Chiedi infine perché doveva darci i suoi doni, e cioè la grazia, solo attraverso Gesù Cristo. Perché la grazia è una partecipazione della vita divina, come ricorda San Pietro (cfr. 2 Pt 1,4). Ora la vita divina la può dare soltanto Dio. Egli ce la comunica congiungendoci con Cristo: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia” (Gv 1,16). 8. Per essere partecipe della sua vita non è sufficiente una qualunque perfezione morale, che è ancora di ordine naturale. È necessaria una perfezione di ordine soprannaturale. Siamo chiamati infatti ad una vita eterna e soprannaturale di comunione con Dio. Con l’augurio che tu possa crescere sempre di più in questa vita soprannaturale di grazia, e cioè nella santità, ti benedico e ti ricordo nella preghiera. Padre Angelo
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beatriceroyal · 3 years
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Ritorno
Mi sono resa conto che era da davvero tanto tempo che non scrivevo più. Questo blog è da sempre stato il mio rifugio, il mio posto dove sfogarmi, dire la mia e nel modo che volevo senza paura di un giudizio.
Mi sono resa conto di questo leggendo un mio pensiero scritto qui anni fa. Scrivevo davvero bene. A quel tempo non avevo questa percezione e ora mi sto sentendo di non essere più brava come al tempo. 
Mi sento sempre meno di un tempo. Quando guardo indietro mi vedo: più bella, più brava a scrivere ... più tutto. Poi, realizzo però che sono cresciuta, sono maturata, seppur mi sia sempre sentita più matura delle persone della mia età. Non voglio peccare per mancanza di modestia ma mi sono sempre sentita fuori luogo in certi discorsi. 
Mi sto ascoltando. Mi sto cercando e ritrovando.
Ritrovare questo blog è come ritrovare un po’ me stessa. Ritrovo quella ragazza che ama l’amore, ama la vita, ama le emozioni, sente le emozioni. Fino a qualche mese fa credevo di non poterne più sentire, credevo di non esserne più capace. Mi sto rialzando. Non è semplice ma le cose facili non mi sono mai piaciute.
Sono successe tantissime cose dall’ultima volta che ho scritto qui, non saprei nemmeno da dove iniziare.
Quest’estate è finita la storia che avevo con un ragazzo. Settimana prossima avremmo fatto 5 anno insieme, sarebbe arrivato pure il nostro sesto Natale ... Era la festa che più amavamo ed era stata la nostra prima festa assieme. Era il nostro piccolo traguardo ogni anno. Ci avevo creduto in questo amore, credevo davvero di aver trovato il tanto ricercato vero amore. Mi sbagliavo. Quando ti senti inadatta, incompleta, brutta, evidentemente c’è qualcosa che non va. Credevo di essere io, di non accontentarmi, di sbagliare a sentirmi così. Ricercavo quale era il meccanismo che mi faceva sentire così sbagliata nonostante mi ripetessi di continuo che quel ragazzo mi amava, che quel ragazzo era raro ed era il regalo che la vita ha voluto farmi dopo tante sofferenze.
Fa male realizzarlo ma è necessario. Non possiamo raccontarci la favola e poi scontrarci con la realtà. Magari arrabbiarci pure. Non funziona così. Il cuore lo sa quando è finita, lo sa quando ormai non c’è più niente da fare. 
Stavo male, non ero più felice al suo fianco. Vedevo che più passava il tempo, più ci allontanavamo.
Siamo cambiati. Sono cambiata e mi sono resa conto che non volevo più quella vita già progettata. Mi sentivo in gabbia, avevo bisogno di libertà e sentivo di averne sempre meno. Mi sentivo soffocare.
So che lui mi ha dato tanto, so che in cuor suo crede di avermi amato ma mi sto rendendo conto che l’amore è molto di più. L’amore non ha bisogno di continue conferme. L’amore esiste e basta. 
Ho sempre avuto bisogno delle parole per darmi sicurezza ma sono state la causa del mio crescere di insicurezza. é un ossimoro lo so ma me ne sto rendendo conto solo ora.
Ho conosciuto un altro ragazzo. Di poche parole ma con un mondo immenso dentro. Non gli è facile aprirsi ma questo lo rende ancora più speciale.
Con il mio ex, facevo fatica ad accettare i suoi difetti, mi pesavano, sono sincera. Cercavo di ignorarli per sopportarli ma non si fa così. I difetti vanno apprezzati e non ignorati. Altrimenti, è come nascondere la polvere sotto al tappeto: prima o poi esce.
Con questo nuovo ragazzo sto vivendo giorno per giorno, momento per momento. Sto bene con lui. Mi piace la persona che sono con e senza di lui. Con l’altro mi sentivo incompleta e fragile. Non mi sentivo mai abbastanza. Non sto dicendo che fosse la fonte della mia insicurezza ma sicuramente non mi fidavo delle sensazioni che mi dava.
Questo nuovo ragazzo è un mistero, un bel mistero di cui mi sono assunta il rischio di scoprire. Rischio di soffrire di nuovo ma non ho freno. Sento di volerlo fare. Potrebbe fare male ma potrebbe anche fare bene. 
Quando lo vedo, sento come un fuoco che mi parte dal centro del petto e mi pervade fino alla testa. Quando lo vedo non capisco più niente e al contempo mi sento di essere al posto giusto con una sicurezza disarmante. Paradossalmente non ho paura. é come se sapessi che dovrei aver paura, paura di soffrire, paura del rischio, paura di venire delusa, di deludere, ma non sento questa emozione.  Mi sento con un coraggio da vendere, mi sento pienamente consapevole di voler vivere questa relazione.
Non lo so cosa siamo. Non voglio definirci. Noi stiamo bene così come siamo. Ci viviamo il momento, viviamo le emozioni, i sentimenti, li lasciamo scorrere sui nostri corpi, sulle nostre anime.
Vorrei poter stare più tempo con lui. Sto iniziando a sentire che non è più un semplice trovarci, uscire. Sento che, da parte mia per lo meno, non è più un qualcosa di passeggero. 
Non mi aspettavo di potermi innamorare ancora. Non mi aspettavo di potermi innamorare di lui che è totalmente l’opposto del ragazzo di cui pensavo di potermi innamorare. Ma nella testa abbiamo così tanti schemi mentali che sono frutto di quello che abbiamo vissuto, della nostra educazione ma sono schemi che spesso non ritrovano riscontro nelle infinite sfaccettature della realtà.
@beatriceroyal
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arocchi · 3 years
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Se siamo infelici è perché sprechiamo troppo tempo a cercare di essere migliori degli altri - THE VISION
Nella raccolta di poesie Foglie d’erba, pubblicata nel 1855, il poeta statunitense Walt Whitman scrive: “Credo ch’io potrei vivere tra gli animali,/ che sono così placidi e pieni di decoro/ […] Non stanno svegli al buio per piangere sopra i/ loro peccati […] Nessuno è insoddisfatto, nessuno ha la manìa / infausta di possedere cose/ nessuno si inginocchia innanzi all’altro”. Attento osservatore della realtà e della natura, Whitman in questa poesia elenca una serie di virtù degli animali, capaci di godere dei benefici della vita terrena senza perdersi dietro a desideri autodistruttivi e ambizioni che facilmente conducono all’infelicità. Non è un caso che questa stessa poesia venga posta in esergo a La conquista della felicità, saggio che il filosofo britannico Bertrand Russell scrisse e pubblicò nel 1930. Il testo si sofferma sullo stato di infelicità in cui le persone si ritrovano a vivere e sopravvivere e sulle numerose concause che ci impediscono di accedere a un benessere stabile e duraturo. Russell prefigurò lo stato di perenne tedio e insoddisfazione che avrebbe fagocitato l’uomo nei decenni a venire e che oggi, a quasi un secolo di distanza, suona come una profezia che si è compiuta. Il filosofo sosteneva infatti che l’essere umano fosse predisposto a infliggersi sofferenza e a sviluppare un intenso malcontento, che non originerebbe mai da un’evidente matrice esterna. A questo si intersecherebbe poi la tendenza a perdersi dietro bisogni vacui, finendo per alimentare vizi, dipendenze e sentimenti dannosi, che portano al conflitto con i propri simili. “Nessun sistema ha probabilità di successo, fintanto che gli uomini sono così infelici da considerare lo sterminio reciproco meno orrendo della continua rassegnazione alla luce del giorno,” scrive Russell, e in effetti solo analizzando e trovando una soluzione a questo problema si sarebbe potuti riuscire a costruire una società solida e in grado di progredire in maniera positiva. Peccato però che da allora la situazione si sia invece esponenzialmente aggravata. Eppure non tutto è perduto e rileggere le sue parole può aiutarci a mettere a fuoco il senso della nostra esistenza. Come fattori nocivi all’uomo il filosofo riporta in particolare la tendenza alla competizione e il sentimento di invidia che scaturiscono dal non sentirsi mai all’altezza. Un individuo teso allo “sfoggio delle proprie qualità” si ritroverà facilmente solo, senza affetti, ignaro dei sentimenti profondi dei propri cari. La predisposizione alla competitività, alla prestazione professionale eccellente e alla lotta per il tanto agognato successo sono, oggi ancor più che un secolo fa, fonte dell’abbrutimento di molte persone. “La radice di questo male risiede nell’eccessiva importanza attribuita al buon esito della competizione con i propri simili quale fonte principale di felicità”. L’uomo è portato a inseguire in maniera frenetica successo e guadagni, in quanto strumenti di riconoscimento sociale. Russell lamentava già ai suoi tempi che la competizione, connessa al decadimento degli ideali civili, avesse invaso ogni settore della vita. In questo modo qualsiasi forma di svago – tra cui il filosofo annovera la lettura e la conversazione – finiva per essere percepita e vissuta come una gara con gli altri e quindi privata della gioia che poteva portare. Donne e uomini, spesso, non sembrano in grado di assaporare i piaceri della vita intellettuale senza lasciarsi fagocitare dalla competitività e ciò degenera fatalmente in comportamenti autodistruttivi che hanno come conseguenza stanchezza, assunzione di droghe ed esaurimento nervoso. Ridurre la vita stessa “a una questione di muscoli e volontà” è il primo passo per ritrovarsi di fronte a una società incapace di ammettere, accettare e desiderare una parte di svago in uno stile di vita equilibrato. Il progresso e i benefici della rivoluzione digitale permettono oggi, a chiunque disponga dei pochi mezzi necessari, di trasformare qualunque hobby o passione in un business – o almeno di provare a farlo. Chiunque può apparentemente ritagliarsi il proprio spazio sul web e sui vari social, condividendo abilità, inclinazioni e persino frammenti della propria vita privata, ma tutto questo, se da un lato costituisce una risorsa per chi ha bisogno di una vetrina facilmente accessibile, dall’altro ci priva di una porzione di vita da dedicare alle nostre passioni senza lasciarci divorare dalla competitività, dall’ansia da prestazione e dal bisogno di piacere e acquisire sempre più seguaci. Tutto sul web può diventare strumento di competizione e la corsa ai follower – che in grandi quantità possono effettivamente costituire possibilità di guadagno – lo dimostra. Il bisogno di approvazione surclassa la capacità di assaporare il proprio tempo libero: è il trionfo della performance sul godimento. Il vicino più prossimo della competitività è l’invidia. Russell la descrive come il sentimento umano più deprecabile, in quanto porta l’individuo a infliggere del male alla persona che l’ha suscitata e, al contempo, causa infelicità per chi ne è affetto. Piuttosto che godere di ciò che possiede, l’invidioso desidera infatti privare gli altri dei loro vantaggi, poiché la gioia e la soddisfazione altrui lo fanno sprofondare nel malcontento. L’invidia scaturisce in primo luogo dalla percezione delle disuguaglianze che, se non risponde a una chiara differenza di merito, viene percepita come un’ingiustizia. Se un tempo l’individuo invidiava soltanto i propri vicini (perché poco o nulla sapeva degli altri), oggi è portato a invidiare molte più persone, anche molto distanti dalla sua sfera esistenziale, perché è sempre più facile entrare in apparente contatto con la vita, alle abitudini e agli agi instagrammati e instagrammabili altrui, per forza di cose falsati. A proposito del legame tra insoddisfazione, invidia e odio per il prossimo, il filosofo scrive: “Il cuore umano, quale la civiltà moderna lo ha fatto, è più propenso all’odio che all’amicizia. Ed è propenso all’odio perché è insoddisfatto, perché nel profondo sente, forse anche inconsciamente, di aver perduto il senso della vita”. Un altro vizio denunciato da Russell è la paura della disapprovazione altrui, che si mescola all’incapacità di vivere serenamente senza omologarsi all’ambiente circostante. “Gli strappi alle convenzioni accendono d’indignazione le persone convenzionali”: per questo motivo, talvolta, il bisogno umano di uniformarsi per avvertire un senso di appartenenza e riconoscimento entra in conflitto con l’esigenza di esistere esprimendo la propria individualità, anche laddove appaia stravagante. A questo proposito, il filosofo invita a curarsi dell’opinione pubblica quel tanto che basta “per non morire di fame e non andare in prigione”. Secondo il filosofo, una società fatta di individui che non si inchinano alle convenzioni è di gran lunga più interessante di una in cui tutti agiscono secondo comportamenti stereotipati. E oggi, nell’era della globalizzazione e delle comunicazioni iperveloci, è ancora più necessario abbandonare la paura di ciò che è diverso da noi, che ci porta a riporre fiducia solo in coloro in cui possiamo facilmente riconoscerci. Sforzarsi di capire l’altro e condividere le proprie esperienze è sempre qualcosa che ci arricchisce. La tendenza a percepirsi come macchine da prestazione piuttosto che come soggetti, con bisogni e aspirazioni da ascoltare e assecondare, è poi sempre più tangibile a causa del progresso e dei suoi ritmi incessanti. Di conseguenza, è facile sviluppare un senso di inadeguatezza profondo e una percezione errata delle proprie capacità. Le prestazioni, inumane e irrealistiche, che il mondo richiede, portano a misurarsi in modo dannoso con gli altri e con le proprie fragilità, con uno sforzo che si rivela autodistruttivo, perché sovradimensionato. Tutto ciò ci fa precipitare in una spirale di ansia e di fatica emotiva che, scrive Russell, impedisce anche il riposo, poiché “più stanco è un uomo, più impossibile diventa per lui fermarsi”. Talvolta, la prestazione lavorativa è uno degli strumenti utili per fuggire alle inquietudini e alla paura del fallimento. Sembriamo incapaci di guardare alle nostre angosce con razionalità ed equilibrio – di modo che queste diventino familiari – e andiamo alla ricerca di continue distrazioni, che ci distolgono dalla risoluzione dei problemi che ci turbano. In questo modo prolifera l’abitudine a stordirsi con svaghi allettanti ma superficiali, che finiscono per affaticarci tanto quanto le ore di lavoro indefesso. Questo meccanismo ci mostra come gli esseri umani cerchino da tempo l’eccitamento per sfuggire al vuoto e alla noia fruttuosa. L’individuo che prova a “perdersi” in piaceri estremi e passioni violente, che lo stordiscono e lo astraggono dalla propria percezione del sé, si stima incapace di godere di una felicità duratura. Su questo punto, il filosofo britannico non mostra dubbi: l’uomo moderno fatica a divertirsi senza l’ausilio dell’alcool o di sostanze che alterino la sua percezione; e oltretutto, anche laddove riuscisse a ottenere il successo agognato, egli avrebbe i nervi così devastati da non riuscire a godere dei traguardi conquistati. Ma Russell parla anche del senso di colpa, spesso indotto in età infantile da figure genitoriali o educative eccessivamente repressive e moraliste. In un’etica razionale, dice il filosofo, dovrebbe essere considerato lodevole arrecare un piacere a sé, quando questo non lede l’incolumità e il benessere altrui. Ciononostante, siamo stati cresciuti per generazioni con la paura di peccare, cosa che ci ha portato a sviluppare comportamenti auto-castranti. Il senso di colpa induce a perdere il rispetto di sé e a stimarsi inferiori agli altri, per questo è bene sollecitare la parte cosciente a vigilare su quella incosciente che, spesso a causa di un’educazione sbagliata, ha imparato a infliggersi inutili sofferenze e repressioni. Ancora, nel saggio vengono messi a fuoco i danni che reca a ogni individuo la disposizione a ripiegarsi su di sé e sui propri problemi. Un essere umano sano e propositivo è infatti proiettato verso l’esterno: pur muovendo da un giusto interesse egoistico, esso è però capace di allargare lo sguardo verso ciò che lo circonda, riuscendo a percepire la propria piccolezza e la moderata rilevanza delle disgrazie individuali, al cospetto della sofferenza che permea il mondo intero. Chi non riesce a empatizzare con il dolore altrui e chi non è capace di immedesimarsi rischia di ingigantire oltremodo il valore della propria sofferenza e, così facendo, incide negativamente non solo sulla propria vita, ma su quella di tutti gli altri, calpestandone dignità ed esigenze. “La felicità fondamentale dipende più di qualunque cosa da ciò che si può chiamare un cordiale interesse per le persone e le cose”. A partire da un interesse genuino e da una sana apertura verso la realtà che ci circonda, possiamo provare a tirarci fuori dalla spirale di debolezze e comportamenti auto-sabotanti che ci minano. In conclusione, il filosofo aggiunge poi un argomento fondamentale alla sua tesi: poiché il male più difficile da sconfiggere è l’insoddisfazione, oggi diffusa in maniera endemica e pervasiva, sarebbe auspicabile che aumentasse il numero degli individui che godono di una felicità autentica. Sono questi, infatti, gli unici a non provare piacere nell’infliggere dolore agli altri e, di conseguenza, a non nuocere a sé stessi e al mondo. Finché continueremo a cercare l’appagamento attraverso il riconoscimento sociale, e finché ci percepiremo come macchine invece che come esseri umani, resteremo vittime delle richieste iperboliche della società. Una vita impiegata in una competizione contro gli altri, al fine di “dimostrare di essere i migliori”, induce inevitabilmente a uno stato di tensione che ci impedisce di provare autentica soddisfazione. Oggi in molti iniziano ad avvertire il bisogno di rallentare, per avere il tempo di ascoltarsi ma anche di spostare lo sguardo verso ciò che li circonda. Questo è l’unico modo per smettere di sabotarsi e, così, di ricominciare a godere dei proprio sani successi, quando arrivano.
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kon-igi · 4 years
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Perdonami Doc perché sto per peccare. So che cantare é tra le attivitá piú pericolose credo si trovi a un livello poco al di sotto di organizzare orge e leccare i pulsanti dei semafori. Tale terribile attivitá e però anche la piú necessaria per la mia salute mentale. Faccio parte di un coro di 10 persone. In estate era possibile provare nel parco. Ma ora arriva il freddo. Nella sala dove proviamo abbiamo uno spazio di 2 metri tra cantanti (sfasando le persone su due linee) e 4 metri verso chi dirige in quanto gli sputacchi vanno in quella direzione. Quando ci muoviamo nella sala usiamo la mascherina, ma quando siamo al posto per cantare la togliamo... Sarebbe bello poter cantare con la mascherina, ma non funziona. (Abbiamo i rispettivi dati per eventuale tracciamento contatti) Se, mettiamo per pura realistica ipotesi, settimana prossima organizzo un bel concerto nel parco. Con distanza di 2 metri tra membri del coro, 4 metri tra coro e pubblico, e 2 metri di distanza tra pubblico e pubblico. Considerando circa 10 coriste e un pubblico di 20 persone (se ci va bene). Considerando che anche al pubblico verrà chiesto di cantare in certe canzoni. Considerando che qui la mascherina non é obbligatoria all'aperto anche se c'é al momento un buon numero di infezioni in giro. Considerando che chiederemo i dati al pubblico per eventuale tracciamento... sono comunque tutti amici dei membri del coro (chi altro può sopportare un concerto di un coro di principianti nel fredddo di fine autunno durante una pandemia?) In che posizione tra Gandhi e Hitler mi trovo? Basta poter garantire un buon tracciamento per non finire all'inferno degli untori? Mi andrebbe bene un purgatorio delle teste di cazzo, che magari posso no essere fastidiose, ma non sono criminali. Io sto riflettendo su quanto sia opportuno fare il concerto, ma non vorrei proprio cancellare. Per un coro fare un concerto é come mettere la benzina nel motore. Senza concerto il coro non va.. da marzo ad agosto non c'erano concerti in programma... risultato: quest'estate il coro stava per disintegrarsi. Non appena a settembre é apparsa la carotina del concerto subito tutto é tornato a funzionare. Quanti Ave Martina ho da recitare a sto giro?
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Com’era considerato il cantare sul nostro tool, @papero-tombo?
A metà strada tra il parlare e il tossire?
2 metri tra membri del coro, 
4 metri tra coro e pubblico, 
2 metri di distanza tra pubblico e pubblico.
Un’ora di concerto (arrotondo io)
Comunque IL RISCHIO È BASSO sia per pubblico che per i coristi, fondamentamente perché non vi avvicinate a più di due metri (pur senza mascherina... quindi indossatela se vi avvicinate).
Ricorda, però, che QUESTA È UNA VALUTAZIONE TEORICA che non può considerare le centinaia di fattori fisici e sociali che si manifestano durante un incontro di più persone, quindi io posso pure non giudicarti ma qualcuno sicuramente lo farà.
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Buongiornooooo e buon venerdì...❤🎩
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Non esiste un corpo o un'età per peccare, esiste solo una mente che ci fa capire di fregarcene del giudizio dei molti è concentrarci sul piacere che un singolo individuo può darci, anche per un tempo limitato. Non rifiutiamo il piacere legandolo a tempo, godiamocelo e basta!!!
Il Gentiluomo...👑🎩
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october24th · 3 years
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Resoconto Giorno 93
Ieri sera sono riuscita a trovare degli appartamenti in affitto decenti, finalmente! Per chiudere in bellezza la giornata mi sono messa a cercare da negozi online decorazioni per la cameretta. Ogni volta che lo faccio ci perdo un botto di tempo, la mia testa parte per fantasticare sui vari stili diversi che ho in mente per la cameretta e veramente non so quale scegliereee. Tutto questo mi mette una tranquillità pazzesca. Sono crollata mentre scrollavo col dito sul cellulare e ho dormito molto bene. Zero incubi.
Questa mattina papà è venuto ad avvisarmi che usciva per il lavoro, come al solito io ho solamente annuito e mi sono riaddormentata in un attimo. Agisco senza pensare: avverto la sua mano sulla spalla e senza nemmeno ascoltare ciò che dice, perché ormai già so, annuisco e mi rimetto a dormire. Mi sono svegliata poi verso le dieci e ho pensato subito di fare i servizi in casa. Strano perché ultimamente a casa non ho avuto per niente voglia, e invece qui si. Ho pulito vetri, lavato pavimenti, spolverato mobili, rifatto il letto, messo in ordine e pulito il bagno. Il tutto mentre ascoltavo le mie solite canzoni, na cantata ce vo sempre! Mi sono anche dedicata al blog e ho risposto al mio amico lettore Gio che mi ha consigliato varie serie tv. Il suo nome è @thepursuitofhappyness , è uno dei primi blog che ho iniziato a seguire quando sono ritornata attiva sul blog. Da bei consigli e posta molti beeeei contenuti, sul serio.
A pranzo zero sgarri. Dopo pranzo io e papà ci siamo messi a guardare Amici sul divano e intanto commentavo anche con Robb. Entrambi non siamo d’accordo per l’uscita di un allievo, ma non me l’aspettavo per niente io!! Dopo ho guardato un po di xFactor e visto la terza stagione di Suburra con papà, che non l’aveva ancora vista. Insisteva di averla vista molto tempo fa, cosa impossibile dato che è uscita il 30 di ottobre. Alla fine non l’ha vista! Abbiamo guardato cinque puntate, l’ultima la guardiamo domani. Verso le sette e mezza siamo andati a casa da mamma. Durante il tragitto ho visto altri balconi con le luci natalizie eeeed erano 12! Le guardavo quasi col naso attaccato al finestrino e gli occhi pieni di meraviglia. Cosa che mi contraddistingue e credo non andrà mai via. Lola mi ha dato un sacco di bacettiiiiii, la adoro!! È lei quella che piange quando lascio casa e quella che mi accoglie sempre quando torno. È proprio l’amore mio, puro e unico! Dopo un po’ siamo tornati a casa e una volta dentro ho chiamato la pizzeria per ordinare due pizze. Consegna alle dieci, bene. Nel frattempo ci siamo messi a guardare un po’ di tv e a sgranocchiare dei grissini che in realtà non avevano alcun sapore.
Alle dieci e mezza arriva la chiamata del ragazzo delle consegne, quindi scendo. Un ragazzo con i capelli ricci, della mia età credo. Capelli ricci. La mia fissazione sta aumentando sempre di più, not good. Quando arrivo a casa e apro i cartoni delle pizze mi accorgo che non sono quelle ordinate... babbo non sta e chiama in pizzeria. Hanno riportato le pizze dopo soli dieci minuti. Quindi sono riscesa, con la pioggia e senza ombrello, le chiavi in una mano e i soldi nell’altra. Il ragazzo mi da le pizze, non rivuole quelle di prima e neanche i soldi di differenza. Ho insistito tanto, ma niente! Siamo arrivati al punto in cui lui era già in macchina e io che ancora insistevo per pagargli la differenza e lui che “nono, è stato un mio errore, non scherzare”. Ho pensato che potevo darglieli di mancia solamente quando ero già su in casa! Comunque erano buone, io e papà abbiamo anche scambiato una fetta di pizza. Lui mi ha dato una di diavola e io gli ho dato una di margherita con patatine. Prima la prendevo solamente quando ero giù di morale, ora la prendo anche quando voglio mangiare un sacco e peccare, ritrovarmi con la pancia piena e non pentirmi!
Dopo abbiamo continuato a vedere tu si que vales e lui si è addormentato deliziandomi con una fastidiosissima russata. Così l’ho lasciato stendere e sono andata a letto in camera. Comunque prima ho visto un trucco di magia e sono rimasta a bocca aperta! Ancora oggi, come i bambini. Ora basta, che Vitto sta crollando e vuole leggere il resoconto prima di dormire.
Comunque voglio dire una cosa seria. Robb non ha i ricci, ma c’ho la fissa pure per lui. E oggi ho sentito la sua mancanza.
Magia: una tecnica che si prefigge di influenzare o dominare gli eventi.
Illusionismo: è un'arte solitamente eseguita come forma di spettacolo di intrattenimento dove l'artista, comunemente detto mago o illusionista crea effetti apparentemente magici e irreali usando trucchi che possono essere fisici (solitamente meccanici ma anche chimici, idraulici, ottici), psicologici, oppure, il più delle volte, di abilità manuale.
28 Novembre
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ilarywilson · 4 years
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«Hai mai avuto la sensazione di starti approfittando di qualcuno perché ti fa stare bene?»
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«E` che non sono ancora in quel posto» quale posto? «Affatto» con una smorfietta inspiegabilmente un po` colpevole. «Sono più al punto dove... scopro che una vita oltre Sebastian è davvero possibile e intendo... una vita sentimentale perché nessuno aveva dubbi sul fatto che una vita l`avrei avuta» retorica, di rimprovero più che altro a se stessa. «Ma, ecco, diciamo che questo basta a farmi sentire bene in... sé». Gli occhi a farsi appena più umidi, il naso arricciato «E non posso, non riesco... non voglio andare di nuovo più veloce di quanto non mi senta. E siccome non mi viene richiesto, mi dico che è ok andare al mio tempo, solo che così ho l`impressione... non lo so... di stare imbrogliando?» Qualcuno qui ha la sindrome dell`impostore.
«Ogni relazione è un... “approfittarsi di qualcuno che ti fa stare bene”». Il capo che si muove come percorso da una piccola scossa «e non c’è niente di male, qualsiasi cosa sia questa cosa che c’è tra di voi. Non devi sforzarti di accelerare il passo, soprattutto se a lui sembra andare bene così. E soprattutto... non sforzarti di arrivare in quel posto lì» per usare le stesse parole di Ilary. 
«Se ci dovessi arrivare, bene.  Se non ci dovessi arrivare, bene comunque».
«Dici?» Lo sguardo eloquente a indugiare ancora sulla Polland, mentre i denti non abbandonano ancora la voglia di tormentarsi il labbro inferiore. Incamera quelle rassicurazioni, mentre ora quel broncetto anti lacrima si intensifica in qualcosa di più simile alla commozione. «E` che...» ormai tanto vale tirarlo fuori:
«non voglio diventare come Sebastian».
Ecco, l`ha detto. «Non voglio approfittarmi di qualcuno che è troppo paziente e gentile e-e che prova... cose» ??? «solo perché magari pazienza e gentilezza e... cose» !!! «sono ciò di cui ho bisogno al momento. Non vorrei prenderlo in giro e-e farlo soffrire» gli occhioni a sbarrarsi, ora di un principio di orrore a dir poco esagerato. Grifondoro: born to be dramatic. «Certe cose tendono a ricapitare, no? Perciò magari non ho trovato un altro Seb, ma... ma ho trovato un`altra me?» Questo è il momento in cui il respiro si fa corto e Ilary Wilson sembra davvero-davvero sul punto di scoppiare in lacrime. 
Rachel gli occhi umidi altrui non li nota, ma ne sente il tono e allora si concentra e modifica la linea delle labbra. E’ l’ennesimo sorriso quello che le mostra, sempre in bilico tra la presenza e l’assenza, per non eccedere e non peccare.
 «Ma che c’entra Sebastian?» 
E non c’è rancore nel tono, o antipatia, solo una semplice domanda. «E’ la persona più distante che ci sia da quello che sei tu». Parla lentamente e con tono basso, come a non voler fare rumore. «Non sei malata». Secca, sincera. «E questa è la prima cosa. In secondo luogo con questo ragazzo siete solo all’inizio, vi dovete conoscere e capire e andare avanti e fare... cose». Fa anche ondeggiare la mano. «Non c’è motivo di fasciarti la testa. Lo so che Sebastian lascia cicatrici, ma non infilarci il dito pure tu».
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vefa321 · 4 years
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Dieta, Detox... Foodporn.
Forse scegliere non è così difficile.
Premessa doverosa, questo post è una vergognosa arrampicata sugli specchi deformanti del post festività.
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Dunque, esordisco col scrivere che i tempi degli stravizi sono finiti, passati, andati e tramontati insieme all'albero ed il presepe, gli addobbi e le lucine.
Mi dispiace smentirvi ma, sono qui con noi, in quei due, tre chili insediati sui fianchi che ci tengono caldi i ricordi natalizi, come un dolce Panettone ed un cioccolatoso Torrone.
Gli affetti quelli veri, gli affettati quelli buoni.
Insomma, noi che la dieta, un Lunedi tra i tanti, ma anche non questo.
Noi, popolo del Foodporn, che sembra poesia dedicata e calorosa, forse un tot calorica, ma se Tanto mi da Tanto, noi le calorie le bruciamo anche.
Noi, che in Detox, leggiamo un medicinale, un De che toglie ed un Tox che sembra Tax, una tassa sul valore aggiunto.
E se si tratta di certi valori non gli teniamo stretti stando forse un po' più larghi.
Ovviamente, tutto ciò per dire che le curve sono all'uomo, quanto alla donna un evidente arrotondamento in eccesso nella forma e nella sostanza.
Siamo popolo di pensieri, e a pancia piena vengono meglio.
Noi che non vogliamo difetti, ma soprattutto defiggere.
Noi Popolo dell'abbondanza, e nell' ostentare la carne ed i suoi piaceri troviamo il nostro pane quotidiano.
Tutto sta nella plus valenza e nei falsi di bilanci, un esagerare senza smisurare e nemmeno pesare nulla se non fosse solo le parole.
Si sa la bilancia sta al falso magro come le fettuccine alla dieta, insomma un brodo di giuggiole.
Onde evitare che si alzino ulteriormente le quotazione, meglio forse e dico forse sospendere per un po' le nostre divagazione e peccati di gola.
E di scorribande nei piatti proibiti conviene solo vivere di freschi ricordi.
E se proprio dobbiamo peccare, lo si faccia con la carne, che le proteine servono sempre.
Alla salutare Detox, ricordo che le cavolate fanno bene alla salute, che siano da mangiare o da leggere.
Insomma la parte frutta e verdura non ci manca mai, soprattutto da queste parti, dalle cavolate alle pere e dalle banane ai cetrioli, oops quasi dimenticavo la patata... 😅
Il tutto per dirvi che "Basta la Salute". Un paio di scarpe nuove e tanta tanta fantasia.
@vefa321
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colsennodipoi · 4 years
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Ho aspettato un po’ per dedicare quattro parole a questo testo. Come sempre, questo è un format che scrivo di getto, privandomi un po’ di tutte quegli ornamenti barocchi ed esagerazioni che utilizzo per rendere, da buon perfezionista, i miei scritti anche belli da vedere, oltre che ricchi di contenuti.
Per due come noi lascia poco spazio alle parole, alle interpretazioni. Brunori è così, non si accontenta e mira sempre a colpire duro. Quello di cui racconta è l’amore che cerco, quell’amore che può anche peccare dell’intensità tipica delle relazioni giovanili, adolescenziali. Un amore maturo che ti permetta di sentirti amato perché a casa, quando nessun posto ti sembra casa, quando sai che per trovarla ti basta seguire le indicazioni descritte sulla pelle del proprio partner, quando quelle piccole imperfezioni sono solamente dolci dettagli. In quei casi, voltare le spalle al proprio partner non vuol dire andare via, piuttosto rendersi vulnerabili ed ammettere di voler sentire quel calore coprire ogni debolezza in quei momenti in cui persino una spiaggia estiva pare un posto tremendamente gelido. Quello che cerco, un amore che possa, con questi gesti, perdurare.
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Le vicende di Padre Plini
Golasecca, un paesuccio da nulla, sputato tra qualche monte senza particolari ambizioni di ascesa al cielo.
Padre Plini era il nuovo prete.
Fu proprio il suo arrivo a ricordare al Signore che oltre alle cascate del Niagara
alle Hawaii
all'aurora boreale
all'Alfa Centauri
al Big Bang
al jazz
aveva creato anche quella cosuccia lì,
qualche casa, degli orti e una chiesetta dismessa.
Un tempo c'era anche un alimentari
ma lo avevano fatto chiudere.
Li tormentava l'idea che là dentro ci fosse una cassa, oggetto troppo legato alle grandi dinamiche economiche globali.
Andavano avanti di scambi, compromessi, patti e baratti, cose così.
Non vi erano veri e propri luoghi di ritrovo.
Si incontravano tutti nella chiesetta, o almeno prima che l'ultimo prete, padre Amilcare, abbandonasse Golasecca per una febbre da cavallo.
E ce ne dovette passare di tempo prima che si trovasse un'altra buon'anima disposta a fare la Messa in quel nulla sconosciuto alle geografie.
Contro tutte le sue aspettative, Padre Plini si trovò splendidamen i primi giorni. Concedetemelo, si trovò proprio da Dio.
Si svegliava con l'impressione di stare in vacanza. Non che i preti vadano in vacanza, badate bene: il Grande Boss non concede loro il giorno libero
-e ciò sarebbe vagamente esilarante.
Roba che i preti, tutti i martedì, si danno allo spaccio e al furto-.
Padre Plini si sentiva rincuorato da quel luogo che rispetto alle città aveva un chè di intorpidito e tutto sommato calmo.
Quella gente gli ispirava bei sermoni:
silenziosa e discreta,
con alle spalle un'educazione impartita alla bell'e meglio fino ai 9 anni di età.
Non le erano stati insegnati
i calcoli, il greco, le gesta di Alessandro Magno, la delicatezza e la cura con cui si tiene in mano un antico manoscritto,
ma piuttosto
la lavorazione della terra,
i sorrisi di formalità,
le domande da non fare,
a non mangiare coi gomiti sul tavolo,
come tirare il collo ai conigli.
Si può dire che non erano persone istruite a capire la vita secondo i gesti minimi e particolari, ma secondo quelli tozzi e approssimativi.
E andava bene così in un paese come Golasecca.
Il giovedì era giorno di confessione e quando il giovedì arrivò davanti la chiesetta si formò una trepidante fila indiana.
Per la prima volta nella sua carriera ecclesiastica Padre Plini era impaziente di confessare qualcuno.
Cosa avrebbero potuto raccontargli quelle persone?
Si può peccare anche a Golasecca?
Padre Plini si aspettava quello che ci saremmo aspettati noi tutti al suo posto
un vecchio marito che si beve un bicchierino alle spalle della moglie,
o magari una vedova rammaricata di aver spazzato la cucina durante la santa domenica
o ancora
il pentimento per una manciata di more rubate dall'orto del vicino.
Si sa
gli anziani vanno facilmente in panico con questa storia dell'aldilà. Sentono la loro ora sempre più vicina e vogliono essere assolti da ogni minima inerzia
-roba che neanche Dio saprebbe dirti se la storia delle more è peccato o meno-.
Padre Plini era nel piccolo ammuffito confessionale, al di sotto di un grande crocifisso con un Gesù più triste del solito.
Attraverso i fori
una voce femminile disse
"Ogni mattina sputo catarro nei liquori di mio marito"
Padre Plini fu colto alla sprovvista.
Prima che potesse rendersene conto, l'anziana era già uscita.
Pensò alla demenza senile, sicuro, doveva essere demenza senile, che altro altrimenti?
Ancora, un'altra voce
"Ogni mese rubo i risparmi del mio vicino cieco e glieli scambio con dei bottoni di metallo"
Non serve essere geniali per capire che Padre Plini si sentiva sottosopra.
E ancora, il peccatore se ne andò senza assoluzione: era questa cosa a scombinare di più il prete.
Che quei paesani credessero che bastasse pronunciare a voce alta il proprio peccato per ottenere perdono?
Nell'arrivo del terzo fedele, Padre Plini si fece superstiziosamente il segno della croce.
La nuova voce disse
"Ho rotto la ruota della sedia a rotelle del mio vicino. Cigolava, Padre Plini, cigolava da settimane e nemmeno il padre eterno l'avrebbe mai convinto a farla aggiustare".
Padre Plini stava per gettare la spugna.
E
non lo nego
quando lo aveva chiamato per nome quasi non svenne. Lo fece sentire un complice.
Prima che potesse replicare
-e che dire, poi?
Una preghiera? Ma quale?
Una predica? Ma poteva giudicare?-
perso tra il garbuglio dei suoi pensieri
non si accorse che quella voce se n'era già andata
lasciando il posto ad un'altra ancora
che con una freddezza chirurgica
scandì parola per parola:
"Da anni nascondo alla mia vicina le lettere di suo figlio. Da anni lei lo crede morto."
Adesso basta.
Padre Plini uscì dal confessione
e dalla chiesetta
sbattendo la porta facendo casino
"Quando è troppo è troppo" si ripeteva.
Imboccò la strada per la città
e a Golasecca nessuno lo vide più.
E ce ne dovette passare di tempo prima che si trovasse un'altra buon'anima disposta a fare la Messa in quel nulla sconosciuto alle geografie.
Contro tutte le sue aspettative, Padre Galileo si trovò splendidamente i primi giorni. Concedetemelo, si trovò proprio da Dio.
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my-always-is-you · 6 years
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Ciao
Oroscopo:♈=Ariete, sei il primo segno dello zodiaco e hai sempre molta fretta di arrivare. Impulsivo, onesto, coraggioso e sincero, ti infiammi facilmente per situazioni e persone, ma, altrettanto rapidamente, perdi interesse. Cosa ti manca? La costanza e la pazienza!♉=Toro, sei una persona affidabile, realista e con i piedi saldamente per terra. Non ti tiri mai indietro di fronte agli impegni e sei capace di resistere ad oltranza. Solo doveri? Per niente! Sei un entusiasta cultore di tutti i piaceri della vita, gola ed eros in primo luogo!♊=Chi dice Gemelli dice intelligenza. Vivace, abile, curioso, hai voglia di esplorare il mondo intero, di conoscere e di apprendere tutto. Il guaio? È che ti stanchi subito, e passi ad altro senza aver terminato. La tua dualità rappresenta la tua capacità di osservare entrambi i lati della medaglia: e non è da tutti!♋=cancro, sei molto legato alla famiglia, all’infanzia, al passato. I ricordi sono per te importanti e li custudisci con gelosia. Intuitivo, fantasioso, molto sensibile: basta poco per offenderti e farti chiudere nel tuo guscio. Permaloso? Un tantino♌=Leone: ambizioso e orgoglioso, nobile e fiero, e tanto generoso. Aspiri a comandare e ad avere il primato, ma sei altrettanto capace di donare e proteggere chi ti circonda. Sei stabile e concreto. Puoi peccare di egocentrismo ma ti si perdona davvero tutto!♍=Vergine, sei nato sotto il segno dei lavoratori, delle persone attente ai dettagli, dotate di realismo e a volte anche un po’ troppo puntigliose. Cerchi sempre il pelo nell’uovo e sei perfino capace di trovarlo, attento e scrupoloso come sei. L’insicurezza fa parte del tuo carattere, ma puoi vincerla.♎=Bilancia. L’equilibrio si riflette nei tuoi gesti, nei tuoi pensieri. Detesti rimanere da solo: sei nato per stare con gli amici, per amare un partner, per godere la vita nei suoi piaceri essenziali. Troppi dubbi? Già, decidere per te è sempre un dilemma!♏= Scorpione, con il tuo intuito che ha quasi del magico, con il tuo spirito critico e indagatore, arrivi in fretta alla soluzione. Sei combattivo, e le difficoltà non ti spaventano mai. Introverso e profondo, non apri facilmente le porte del tuo cuore, ma se accade, è per sempre, o quasi…♐=Sagittario, hai un carattere aperto e simpatico. Sei di larghe vedute e la tua lungimiranza ti porta ad immaginare come potrebbe essere il futuro, che, per te, sarà sempre migliore del presente. Coltiva con cura il tuo cuore generoso e ottimista, ma non essere troppo ingenuo!♒= Acquario, adori fare amicizia, comunicare, essere in contatto. Sei socievole, ma in modo poco appariscente: nel senso che non fai parte della categoria dei grandi chiacchieroni ma degli amici disponibili e sinceri. Sei schietto, aperto ai cambiamenti e al futuro, e manchi del tutto di realismo. Beh, ma nessuno è perfetto!♓= Pesci, dolci e teneri, sensibili e sognatori, avete un cuore grande come l’infinito che vi rappresenta e nel quale a volte vi perdete. L’insicurezza e i timori inspiegabili che vi assalgono derivano dalla percezione che tra voi e il mondo esterno non esistono confini. Siete cioè, molto influenzabili, quindi occhio a chi frequentate!
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AAA cercasi
Cercasi persone con cervello, che abbiano delle idee e che lottino per esse, portandole avanti anche se si trovano da sole contro il mondo.
Cercasi persone senza pregiudizio, che non puntino il dito e che non giudichino senza conoscere, che sappiano personificarsi in chi si trovano davanti e che comprendano i suoi problemi e le sue gioie, o almeno che ci provino.
Cercasi persone che sappiano sostenere una discussione senza alzare la voce e senza alzare le mani, che sappiano comprendere il punto di vista dell’altro senza abbandonare mai il proprio.
Cercasi persone che abbiano interessi, passioni, da tutto ciò che può risultare più banale alla particolarità, dalla cucina alla fisica, dal calcio alla poesia.
Cercasi persone che non si fermino all’apparenza delle cose ma che provino sempre a carpirne l’essenza, senza il timore di sfondare le barriere tra quello che si trovano davanti e quello che realmente c’è davanti.
Cercasi persone con una mente aperta, che sappiano spaziare col pensiero e che abbiano sempre voglia di incontrare e scoprire luoghi nuovi, gente nuova, nuove idee e correnti di pensiero.
Cercasi persone che non si lascino spaventare dalla novità, che affrontino i problemi di petto, che cadano per poi rialzarsi fieramente in piedi e non per rimanere per terra a piangersi addosso.
Cercasi persone convinte e sicure di se stesse, mai arroganti, che sappiano accettare tanto i complimenti quanto le critiche, che si sentano speciali senza mai peccare di egocentrismo, che siano eccentriche e stravaganti e prive di paura nel mostrarlo con orgoglio.
Cercasi persone che abbiano il coraggio di apprezzare, che non siano invidiose e che sappiano gioire delle vittorie altrui come delle proprie.
Cercasi persone che siano sempre disposte ad aiutare e a farsi aiutare, senza vergognarsi di mostrare le debolezze che le distinguono rendendole uniche e affascinanti, che non pecchino di egoismo ma che ne posseggano quel tanto che basta per riuscire a stare al mondo.
Cercasi persone vere, vere con tutti i pregi e tutti i difetti che le caratterizzano.
Il mondo ha carenza di persone interessanti.
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staipa · 3 years
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Esiste la censura su Internet?
Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/esiste-la-censura-su-internet/
Esiste la censura su Internet?
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Esiste la censura su Internet? Sebbene non sia la domanda più diffusa in rete, il fatto che esista una censura è una delle convinzioni più ampiamente condivise dai complottisti. Hanno ragione? Non ce l’hanno?
Come quasi sempre la risposta giusta sta nel mezzo. Tutto dipende da cosa si intenda per censura e di quale situazione o luogo si stia parlando.
Se si vuole sviscerare un tema in maniera sufficientemente completa bisogna partire ancora una volta dalle basi.
Brevissimo racconto di cosa sia Internet
Internet, riassumendo ai minimi termini, è una enorme rete di computer che condividono informazioni su scala globale. Il termine rete non è affatto casuale.
In origine Internet era un progetto militare per permettere la continuazione delle comunicazioni anche in caso di guerra o disastro, di conseguenza proprio per come è costruita è fatta per aggirare (quasi) ogni tipo di attacco. Se un punto della rete non è stato colpito dal disastro, sarà sempre raggiungibile da ogni altro punto che non sia a sua volta stato direttamente colpito da un disastro.
Così è stata progettata e voluta dagli Hacker di cui ho parlato in Cos’è un Hacker e cosa un Cracker? (https://wp.me/pQMJM-2fY), e così ancora si lotta perché resti. Ma quindi non è possibile attuare una censura? La presenza della rete ovviamente non implica che se un sito che commette reati, o non piace a qualcuno non possa essere direttamente spento, tuttavia la possibilità di installare quel sito su un server in una nazione in cui non ci sia giurisdizione da parte di chi vorrebbe spegnerlo rende le cose molto più complesse.
Quindi non esiste modo di censurare Internet? Purtroppo, esistono comunque svariati modi, alcuni facilmente aggirabili altri molto meno.
Come i governi attuano la censura
In Cos’è il Dark web? (https://wp.me/pQMJM-2da) ho spiegato a grandi line il funzionamento di un dns: quando nel nostro browser digitiamo un indirizzo web come www.staipa.it il nostro computer andrà a connettersi per prima cosa a un cosiddetto server DNS o Domain Name System, ossia un sistema di gestione dei nomi di dominio, il quale gli dirà che il vero indirizzo è in IPv4 104.21.78.161 oppure 172.67.223.191, in IPv6 2606:4700:3031::6815:4ea1 oppure 2606:4700:3032::ac43:dfbf, in entrambi i casi non propriamente qualcosa di mnemonico per noi umani.
I fornitori di servizi internet, in generale l’operatore telefonico o chi ci fornisce la connessione, utilizzano un DNS predefinito e questo DNS dovrebbe garantire l’accesso da parte nostra a tutti i siti del mondo. Nella pratica le ordinanze dei governi locali possono obbligare tutti i DNS nazionali a “oscurare un sito”. Questo accade per esempio nel caso il sito da osculare non sia nel territorio nazionale o in un luogo dove la giurisdizione, ad esempio europea, possa agire diversamente.
Quello che succede nella pratica è che quando digitiamo il nome del sito nel browser questo andrà a interrogare il DNS e questo risponderà come se il sito non esistesse, rendendolo di fatto non raggiungibile.
Come aggirare il blocco dei DNS
Il blocco dei DNS è un limite che funziona per la grande maggioranza degli utenti, ma che in realtà è facilmente e legalmente aggirabile qualora un utente ne abbia motivo. Basterà semplicemente scegliere da un servizio di DNS internazionale come quello di OpenDNS, quello di Cloudflare o altri disponibili gratuitamente. Meglio rivolgersi in ogni caso a servizi conosciuti e affidabili in quanto un DNS malevolo potrebbe indirizzare ogni vostra navigazione verso siti malevoli.
In generale è possibile modificare il DNS sul proprio router qualora se ne faccia uso, o sul proprio dispositivo.
Modificare il DNS su Windows 10
Per cambiare i server DNS su Windows 10 è sufficiente premere sul menù Start, scrivere Pannello di controllo nel menu, e premere su Pannello di controllo. Una volta aperta la finestra andare su Rete e Internet e poi su Centro connessioni di rete e condivisione, scegliere il nome della rete a cui si è collegati e poi andare su Proprietà nella finestra che compare. Nello spazio indicato con La connessione utilizza gli elementi seguenti andare su Protocollo Internet versione 4 (TCP/IPv4), andare su Proprietà, selezionare Utilizza i seguenti indirizzi server DNS e inserire i numeri del DNS scelto. Per i DNS di Cloudflare per esempio 1.1.1.1
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Modificare il DNS su Mac Os X
Per cambiare i server DNS su Mac Os X basta andare su Preferenze di sistema presente sulla barra Dock, e successivamente su Rete, selezionare la connessione in uso dalla barra laterale di sinistra e poi Avanzate…, infine andare nella scheda DNS, cancellare tutti gli indirizzi presenti nel riquadro selezionandoli con il mouse e cliccando sul pulsante [-] che si trova in basso a sinistra. Infine, premendo il pulsante [+] aggiungere un nuovo DNS, per esempio per esempio 1.1.1.1 per i DNS di Cloudflare.
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Modificare il DNS su Smartphone o Tablet
Android e iOs permettono la modifica dei DNS sotto Wi-Fi ma non per quanto riguarda la linea telefonica. Un modo per bypassare questo sistema è l’utilizzo di una VPN, spiegherò nei paragrafi successivi di che cosa si tratti Cloudflare ne fornisce una gratuita a questo scopo all’indirizzo https://1.1.1.1 con un’apposita app.
Il caso della Cina
In paesi meno democratici come la Cina l’approccio alla censura in rete è ben diverso. In queste nazioni è stata realizzata qualcosa che a tutti gli effetti risulta essere una sottorete a cui tutti i dispositivi della nazione sono collegati. A nessun dispositivo è permesso collegarsi direttamente alla rete Internet globale. Questa rete interna a sua volta è connessa alla rete globale ma attraverso alcuni filtri. Questo fa in modo di avere un controllo completo su quello che è possibile vedere in internet e quello che non è possibile.
Per chi è all’interno di quella rete semplicemente quello che non deve essere raggiunto non esiste. Ovviamente anche in questo caso esistono dei sistemi per superare le restrizioni, e sono le VPN, ma dato il genere di rete costruita dal governo anche le VPN non sono sempre utilizzabili ed è possibile essere scoperti.
Il caso della Russia
La Russia da qualche anno sta lavorando per fare una transizione a una rete simile a quella cinese. Notizia abbastanza recente è che abbia scelto di rallentare l’accesso a social network che non sottostanno alle sue regole (Twitter, perché la Russia lo sta rallentando – Wired : https://tinyurl.com/46bccyv4).
Il caso dell’Italia
No. In Italia il blocco è ancora solo quello dei DNS descritto prima, ma alcuni esponenti politici vorrebbero invece spostarsi verso un modello Russia o peggio Cina (https://tinyurl.com/hu3cwptu). Non scordiamolo mai quando parliamo di libertà e quando temiamo le censure.
Blocchi georeferenziati
Un altro genere di blocco è quello regionale o georeferenziato, è quel tipo di blocco che impedisce a una determinata regione del mondo di vedere qualcosa che è in un’altra regione del mondo. Può essere usato da servizi di streaming che proteggono diritti d’autore diversi in zone del mondo diverse ma anche da nazioni non democratiche che non vogliono che da fuori sia possibile vedere la propaganda interna.
In questo caso spesso è possibile superare tale blocco attraverso una VPN, Virtual Protected Lan, Rete Virtuale Protetta. Si tratta di un sistema attraverso il quale le comunicazioni che il nostro dispositivo fa attraverso internet passano attraverso una rete privata virtuale in modo che non sia possibile da parte del fornitore del servizio capire da dove essa arrivi, ne sia possibile per un intermediario vedere tali comunicazioni. Le VPN in genere forniscono la possibilità anche di fingere di essere connessi in una specifica parte del mondo, ad esempio per utilizzare un servizio presente solo in una certa nazione sarà possibile fingere di essere connessi da quella nazione.
Esistono molti fornitori di reti VPN, alcuni gratuiti e altri a pagamento. Consiglio di utilizzare in questo caso un servizio a pagamento, ce ne sono molti a prezzi davvero economici, perché come ho detto altre volte
Se non paghi un prodotto, allora il prodotto sei tu.
Questa volta niente autore della citazione, l’hanno detto in troppi per risalire a un primo.
E se si parla di sicurezza, meglio non essere il prodotto di qualcun’altro.
Censura su social e siti proprietari
Ma sui Social Network esiste la censura? Ne avevo parlato in maniera piuttosto specifica nell’articolo Rimuovere un account social è ledere la libertà di parola? (https://wp.me/pQMJM-27K). Dal punto di vista morale la questione della censura su Social Network e più in generale siti di proprietà è piuttosto dibattuta.
Dal punto di vista tecnico invece ogni sito internet a cui ci si può iscrivere e nel quale si può pubblicare materiale ha delle linee guida che generalmente nessuno legge. In queste linee guida ci sono tutte le regole, e in genere quando queste regole vengono violate il nostro post viene rimosso, o il nostro utente limitato o bloccato.
La cosa interessante, e che apprezzo sinceramente molto, è che queste regole esistano e valgano per tutti. Quando ho pubblicato l’articolo Rimuovere un account social è ledere la libertà di parola? (https://wp.me/pQMJM-27K) alcune critiche che ho ricevuto riguardavano il fatto che si fosse scelto di rimuovere l’account di Trump, ma non per esempio quello di Erdogan. Ed è proprio lì che va ragionato sulle regole: non viene valutata integerrimità di una persona, viene valutato il suo violare le regole. Un pluriomicida serial killer può stare in un social, purché sul social stesso si comporti come un normale cittadino. Un angelico cherubino incapace di peccare verrà comunque sanzionato, nonostante il suo background, nel caso dovesse pubblicare una foto erotica.
Sono le regole accettate in fase di registrazione a far fede, non idee morali, o fini. Nel caso dei social non è il fine a contare ma il mezzo. La cosa è ovviamente discutibile, e ci diverse battaglie come Free The Nipple che critica il fatto che venga applicata la censura sui capezzoli femminili e non su cose decisamente più importanti. Ben venga questo genere di proteste, ma l’ottica che va considerata è che le regole sono quelle e sono pubbliche, al massimo si può chiedere di modificarle. I social, come funziona per la TV, funzionano a share. Sono costretti ad accontentare la più vasta maggioranza di persone e se sono tante a volere qualcosa finirà per accettare.
La presenza di queste regole però implica anche non esistano censure su tematiche che non siano esplicitate. Quando qualcuno pubblica video o immagini con frasi come “Condividete prima che tolgano”, “Condividete prima che censurino” eccetera sa perfettamente che non è vero, magari lo toglierà volutamente dopo qualche tempo per aumentare la propria credibilità e sta usando gli stessi trucchi che ho spiegato in Come riconoscere una Fake News? Parte 4: Come riconoscerle (https://wp.me/pQMJM-1Tp) per convincere più persone possibile a condividere nel minor tempo possibile. A meno che non sia esplicitamente indicato nelle linee guida e nelle regole non esiste un sistema che vada a verificare post per post per rimuovere i terrapiattisti, i no-vax, i complottisti dell’11 settembre, o quelli di big pharma, e la prova è già nel fatto che sia possibile vedere quei post. Se un sito volesse bloccare post e articoli su un tema specifico farebbe molta meno fatica a implementare un sistema blacklist del tipo se il post contiene la frase “terra piatta” non può essere pubblicato. Se si trova sul social ha superato quel passaggio e a quel punto può essere tranquillamente condiviso e letto da chiunque.
Diversa invece è la segnalazione. Un post che è già pubblicato può violare comunque altre regole, ossia essere offensivo nei confronti di qualcuno, o presentare scene di violenza, di nudo o altro che comunque si trova scritto all’interno delle linee guida e delle regole pubbliche. A quel punto può essere che utenti terzi segnalino il post e questo venga rimosso, o l’autore sanzionato. Ma non verrà sanzionato per il tema, per nascondere un grandissimo segreto che nessuno ce lo dice o motivazioni di questo genere. Verrà sanzionato perché molte persone, offesesi, hanno segnalato qualcosa che a priori andava contro le linee guida.
Lo ripeto ancora: quando leggete “Condividete prima che tolgano”, “Condividete prima che censurino” è essenzialmente una balla per convincervi a condividere di più, a indignarvi. In soldoni c’è grande puzza di Fake News.
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