Ma quanto é bella l intesa mentale?
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Quel momento in cui gli sguardi si incrociano, la bocca tace, mentre il cuore urla. È qualcosa di magico.
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Io e non Io
Sono immerso
nel buio cosciente
di polveri siderali,
soffocato dal silenzio
dell’indeterminazione
e dalla vastità
della luce.
Implodo
nella singolarità infinita,
e neanche posso svanire...
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Quando trovi qualcuno con cui condividere ogni tua stranezza e ogni lieve sussulto del tuo cuore allora non capisci più un cazzo, diventa morfina per tutte le ferite più profonde, quelle mai sanate e i vuoti del tuo cuore. Ho smesso di chiedermelo che sapore ha, perchè si aspetta così tanto. Ho capito che l’amore è destinato ai sognatori, a chi ci crede fino in fondo. L’amore non è per tutti, ti sceglie. Un giorno nella tua vita piomba qualcuno che vuole camminare insieme a te e ti fa capire perchè non ha mai funzionato fino in fondo con nessun altro. Ma quanti sono disposti a crederci? Te lo chiederai ancora mentre lo aspetti. Ti stancherai, ma mentirai a te stessa il giorno in cui ti verrà voglia di smetterla, pensando che l’indifferenza sia l’unica soluzione.
@comeunapoesiadiprimavera
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Equilibrio è la parola perfetta, lo senti già solo mentre la pronunci alterni suoni dolci poi duri e poi ancora dolci e capisci che è il vero senso della vita perché ci stai così bene
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Non mi è mai piaciuto così tanto l'odore del respiro di una Donna mentre faccio l'amore.
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Promettimi senza parlarne, che saremo vecchi a farci smorfie perché ancora gelosi, che saremo vecchi e stanchi, stanchi sì ma mai di noi.
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Oggi stavo male. Succede sempre così il giorno dopo averti visto. Così ho pensato di andare, dopo tanto, nel posto dove ci siamo incontrati. Avevo le lacrime agli occhi mentre stavo guidando. L’idea era quella di parcheggiare la macchina davanti a quell’edificio e mettermi a piangere. Pensando al passato. Pensando ai ricordi. Pensando a me e a te. Appena sono arrivata nel parcheggio, c’era però il mercato. Troppe macchine. Nessun posto. Così ho proseguito dritto. Mi sono poi voltata e li, mi sono resa conto che non c’era più. Sull’insegna c’era scritto centro fisioterapico. Così sono ripassata due volte. Non ci credevo. Era scomparso anche quel posto che avevo tanto amato. Non c’erano più tracce. Non potevo testimoniare che li, nell angolo della strada, propri vicino alla curva, sotto i palazzi e davanti a quei alberi, c’era la mia vecchia scuola di inglese. Non potevo dirlo perché l’insegna diceva altro. E allora io cosa avevo vissuto durante tutto quel tempo? Sarà stato un segno? Si è dissolto tutto. Tutto si è trasformato. È cambiato, mutato. Non c’è più niente. O meglio, c’è stato ma non c’è più. Rimane nei ricordi, se ben custoditi e nel cuore, se anche lui ne vuole avere cura. Ho fatto retromarcia e sono fuggita. Ancora un’altra volta non volevo vedere la realtà. Eppure tutto quello che cercavo di evitare mi si manifestava chiaro davanti a me. E mi stava colpendo, passo dopo passo. Badate bene. Non stavo tornando sui miei passi. Stavo solo cercando di colmare quel vuoto che ancora sento. Che sembra non andare via. Sto cercando di colmare quell’affetto che mi davi. Quell’affetto che aveva creato la mia mente e faceva in modo di percepirlo come vero. Avevo creato tutto io. Ora sto guardando lo specchietto. Sto guardando quel mio posto felice che si allontana. Sempre di più. E intanto sento quella frase, che mi ripeto spesso e che ogni volta mi distrugge un po’: “che pena sperare. È la pena di chi non sa rinunciare”.
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