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#oggi forse riesco a guardarmi
stephpanda · 8 months
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A little bit of confidence
Come sempre: io 🤝🏻 gioco di specchi
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yomersapiens · 1 year
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Nettuno ti giuro nettuno
Oggi la fase depressiva domenicale è iniziata più presto del solito. In genere attende la discesa del sole e il passaggio dal grigio chiaro del cielo al grigio scuro, prima di divenire nero smog. Sarà perché nevica da qualche giorno e Vienna sembra uno di quei pandori spolverati di zucchero a velo che sono rimasti dimenticati in dispensa da Natale, oramai passato da tre settimane.
Nel solito bar dove mi reco per continuare a scrivere il manoscritto e che oramai chiamo scherzosamente "il mio ufficio" la barista ha visto che insieme a me era entrata una nuvola carica di tristezza che non è abituata a vedere. Sarà perché ho smesso di provarci con lei e sono passato alla completa onestà e quindi ti becchi anche tutto quello che è nascosto dietro le battute e i sorrisi. Mi ha chiesto cosa avessi, se fosse successo qualcosa ieri sera. Ci ho pensato e vediamo, sono uscito, andato a una festa con un amico che dopo 15 minuti ha conosciuto una signora e dopo 25 minuti stavano limonando duro. Potrebbe essere gelosia? Non del mio amico, ma del non aver limonato? No, non credo. Che noia limonare a caso alle feste. Parlare di come riportare in alto Rifondazione Comunista ecco quello è un modo per farmi eccitare di brutto il sabato sera. Forse sono state le troppe birre che ho bevuto perché la festa era abbastanza divertente ma piena di sudamericani e io da italiano mi domandavo tutto il tempo, ma perché noi italiani, che apparteniamo al ceppo latino, non possiamo definirci latini? Nel senso di Jennifer Lopez che dice I'm a LATINA. Magari perché non abbiamo conquistato territori assolati esportando la nostra lingua, al contrario degli spagnoli e dei portoghesi, però Colombo non era italiano? Genovese? Ok oggi non riesco a connettere e le birre si fanno sentire sto pensando a rallentatore, ho dimenticato tutto quello imparato a scuola. Diciamo che mi sta sul cazzo essere a una festa piena di appartenenti al mio ceppo e non sentirmi parte dello stesso ceppo. Ecco. Insomma ho esitato a rispondere alla barista ma poi l'ho fatto, ho raccontato della serata e della solitudine domenicale viennese e delle birre e dei pensieri ovattati dalla neve.
- È successo qualcosa ieri notte? - No. È proprio perché non sta succedendo qualcosa da molto tempo che mi sento così. Vorrei accadesse qualcosa. Ogni domenica aspetto sempre che qualcosa accada e invece alla fine l'unica cosa che accade è il lunedì. Meno male che accade il lunedì sarebbe brutto si fermasse il susseguirsi dei giorni.
Ahinora (la barista) si ferma a guardarmi e poi dice. - Sai, ieri ho investigato un po' perché anche io mi sentivo strana e alla fine è nettuno che sta passando attraverso la dodicesima casa e scombussola ogni cosa e quindi... - Ma che cazzo stai dicendo? - ... e poi c'è la luna che si oppone al transito di... - Tu non sai quanto vorrei credere a ste cose e avere pianeti da colpevolizzare per il mio umore di merda e l'aver allontanato tutti negli ultimi anni per paura di essere ferito nuovamente o di ferire, sarebbe così bello crederci! E invece che faccio? Passo le domeniche ad ammazzarmi di seghe mentali e scrivere. - Tu non capisci niente Matteo, non è una religione che ci devi credere, sono fatti, i pianeti influenzano i... - Io mi siedo, hai ragione tu, se passa nettuno digli che ha rotto il cazzo da parte mia, che non è che siccome è un pianeta grande e grosso può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo con il mio umore e poi ah, un macchiato per favore! - Il solito con latte d'avena? - Bravissima. Il solito. Non sono pronto alle novità. - Non hai detto prima che vorresti che qualcosa di nuovo accadesse? - Vero. L'ho detto. Hai ragione. Ma non credo sarei in grado di affrontare un caffè nuovo ma disgustoso, rovinerebbe ancora di più questa giornata già resa impossibile da nettuno! - Vaffanculo. Vai a sederti al tuo posto e mettiti a scrivere. - D'accordo capo!
Ultimamente sto bene solo quando scrivo. Quando faccio vivere nei miei racconti persone inesistenti, create per farmi ragionare. O persone scomparse, che ho cacciato e trasformato in apparizioni per non dover affrontarle più.
La prossima storia che scriverò parlerà di me che mi sbatto un casino, divento uno scienziato famosissimo, poi presidente dell'intero mondo, poi tiranno assoluto, poi investo ogni risorsa rimasta del pianeta per creare un missile razzo nucleare micidiale e spararlo e far esplodere nettuno solo per poter andare da Ahinora e dirle: "Allora, senza nettuno come ti senti? Cosa ti sta influenzando oggi? La dodicesima casa di stocazzo oppure la smettiamo di dire stronzate e ci mettiamo a lavorare su noi stessi?". - Come fai tu Matteo? Sei tu l'esempio che dovrei seguire?
Dannazione. Ha ragione. Non so che dirle. Me lo sentivo che a renderla un personaggio di una storia sarebbe diventata più intelligente di me.
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lastanzadeisogni · 1 year
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Non so fare a meno di esserci. Non riesco a non metterci tutta me stessa. Ho il cuore che si riempie troppo in fretta di emozioni, di sogni, di passioni. Di idee, a volte folli e stravaganti, eppure io ci credo sempre, fino in fondo. Ho la primavera nel cuore, il mare negli occhi, le stelle tra le mani. Sono una guerriera piena di paure ma combatto e non mi tiro mai indietro. Non mi vado mai bene come sono. Detesto guardarmi allo specchio, trovo sempre qualche difetto. Ma una cosa la so. Oggi so che tutto ciò che sono è esattamente quello che riesco ad essere. Io sono questa, fatta di lacrime e sorrisi, di cuore e passione, di mare e di sole, di respiri e sussurri. Credo alle promesse, agli sguardi innamorati, ai silenzi pieni di parole, ai desideri sussurrati alle stelle. Comunque vada io so di aver fatto del mio meglio, di avercela messa tutta. Devo solo imparare a perdonarmi per tutte le volte che penso di non essere abbastanza e per tutte quelle volte che mi vorrei diversa da come sono. Devo imparare ad abbracciarmi più spesso perché forse, in fondo, non sono poi così male. E se fossi diversa non sarei più io. (Chiara Trabalza)
Questa sono io. Non penso di aver fatto del mio meglio (anche perchė tutti possiamo sempre migliorare) Per farlo non devo abracciarmi di più; devo proprio capire che esisto anche io e che, appunto, forse non sono proprio così male. Non è semplice, quando, per anni, hai pensato solo agli altri (e continuerò a fare così). Altri che magari non ti accettano così, perchè non vanno oltre, si fermano a come appari o a quello che fai. Ma non importa, il mio bene non cambia. Semplicemente adesso devo dividerlo, e rivolgergerne una parte a me in primis.
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oretsim-mistero · 10 months
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Ho 25 anni e non ho amici, nessuno a cui poter chiedere di uscire alla sera, nessuno con cui andare a mangiare qualcosa. Ho 25 anni e non ho dei veri amici, conosco una ragazza, da poco mi son lasciata col mio ragazzo, naturalmente dopo la divisione etc, la riscoperta della solitudine, ho provato a parlarne con la mia "amica", ma ha solo parlato tanto senza esserci mai stata. Ho 25 anni , abito da sola, al piano terra di casa mio padre e non ceno da due mesi, a pranzo mangio qualcosa a lavoro. Ho 25 anni e credo che per ritornare a galla, bisogna prima darsi la spinta, toccando il fondo. La casa è in disordine, ma ho comprato le zanzariere, sperando che tengano. Ho 25 anni e questa sera avrei voluto andare a cena al ristorante giapponese, ma non ho nessuno con cui andare.
Ho 25 anni e non riesco ad aprirmi con le persone, non riesco a fare nuove conoscenze o amicizia.
Ho 25 anni, a dicembre 26 e non riesco ancora a guardarmi allo specchio senza trovare dei difetti nel mio corpo.
Ho 25 anni e sento di non aver vissuto davvero tante cose nella mia vita, credo di aver saltato dei pezzi.
Ho 25 anni e vivo le cose da lontano, nella mia testa, senza permettere a nessuno di farmi del male.
Ho 25 anni, a Dicembre 26, ho dei sogni per cui vorrei la forza di lottare. Oggi non ceno, come ieri e come il giorno prima. Forse avrei bisogno d'aiuto, psicologico, forse solo di un amico.
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breathing-in-sulfur · 2 years
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Mi ricordo l'ultimo nostro sguardo.
Io ero lì di fianco la macchina, tu camminavi verso casa e poco prima di sparire dalla mia vista ti voltasti a guardarmi attraverso i tuoi capelli biondi.
In quegli occhi ho capito che per me non c'era più posto e mi sei mancata così tanto che sembrava ti stessi guardando da un pianeta lontano, dal quale non avrei più fatto ritorno.
Da quel momento ti ho pensato molto, sognato spesso, pianto tanto; ancora oggi rimpiango di essere stato così idiota, così depresso e menefreghista.
Vorrei averti conosciuto in un momento più sobrio, più maturo, meno vigliacco; forse le cose sarebbero andate diversamente, forse le lettere del per sempre insieme si sarebbero avverate.
Sai, la notte quando non riesco a dormire io ancora ti penso ed esco fuori scalzo, anche se la strada è bagnata. Mi siedo sull'asfalto, appoggiato al muro a guardare il cielo scuro.
Guardo le stelle, quelle poche che ancora si riescono a vedere, mi chiedo se anche tu ogni tanto a me ci pensi.
Spero sia così, magari inciampi con la mente in un qualcosa, qualsiasi cosa; ti ritorna in mente il mio nome e forse ormai non mi odi così tanto.
Forse ti scappa anche un sorriso a ripensare a me, magari con una nota di ingenua nostalgia per un ragazzo che ci ha provato.
Ti giuro che quel ragazzo ti amava davvero. Era un po' allo sbando, dedito alle droghe, poco lucido. Nonostante i suoi difetti e comportamenti ingiustificabili lui ti amava, ma sbagliava.
Sono sicuro che se ora tutto ricominciasse da capo lui ci riuscirà a non farti piangere.
Purtroppo questa è la mia punizione.
Purtroppo ti amo ancora e non posso riaverti.
In qualche modo devo imparare dai miei errori, me ne hai perdonati una valanga ma non potevi rimanere sommersa tu, mentre io rimanevo a galla.
Ti giuro che ti amo.
Sotto una tua polaroid ho scritto "Forse un giorno".
Sono andato avanti con tutte le cose nella mia vita, meno che con te.
Continuo a camminare e va tutto bene, poi sento uno strattone e mi accorgo che sei ancorata ancora lì, in questo mio cuore che non vuole lasciarti andare, nonostante la mia mente abbia seppellito ogni speranza.
"Forse un giorno" è ciò che mi dico, ciò che spero, ciò che vorrei.
Sono stato con altre, ci ho provato a provare dei sentimenti per qualcun'altra, ma non ci riesco, ci faccio sesso e poi mi pento, scappo via e mi faccio schifo.
Non posso averti dato il mio cuore in quel nostro ultimo sguardo, non ci credo che ancora ti amo, non ci credo che non posso più amarti.
Non ci credo, ma forse un giorno.
- Alex
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givemeanorigami · 2 years
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Trovarmi costretta ad asciugarmi i capelli, perché altrimenti stasera sarebbero ancora se non bagnati umidi, ha sempre l'effetto di riportarmi indietro agli anni passati in piscina, come solo l'odore di cloro sa fare. Non importava quanto i miei capelli fossero corti, quanto caldo facesse fuori e se eravamo già passati alla piscina all'aperto, Madre mi sottoponeva - e si sottoponeva - alla tortura di asciugare una testa tanta di capelli con i phon a muro della piscina. Il tempo sembrava non passare mai e, forse per tutti gli anni passati li dentro, se chiudo gli occhi riesco ancora a vedere la loro disposizione all'interno della struttura. Ogni volta, se mi distraggo un attimo mi ritrovo di nuovo in quel posto dove ho imparato a nuotare ancora prima di saper camminare.
E anche questa volta.
Poi la mia mente è andata altrove, ha un giorno dei tanti in cui ero in vasca e dalla porta che dava sul giardino, un antipanico in vetro, da cui i parenti sbirciavano sempre le lezioni, vidi i nonni. Nonno qualche passo indietro a nonna, il suo solito sorriso accennato quando mi vide salutare, nonna appiccicata al vetro con i suoi capelli grigio birichino che, alla luce, sembrava sempre un po' azzurro nel suo giacchetto migliore e il solito accenno di trucco, perché non usciva in disordine neanche per andare a fare la spesa alla solita bottega. Non so neanche se è un ricordo reale o la ricostruzione mentale di qualcosa di verosimile, perché la porta c'era, come spesso c'erano i nonno a sbirciare (leggenda vuole che, a volte, passasse pure mio padre uscito da lavoro prima di andare a casa, ma io che lo salutai dalla ringhiera della materna facendo preoccupare le maestre, mica me lo ricordo a guardarmi nuotare) le mie lezioni di nuoto, alla fine abitavano poco lontani.
Non me li ricordavo così chiaramente da sveglia da anni, chissà perché proprio oggi, chissà perché proprio quel ricordo. Nonno, comunque, non esagerava mai con i sorrisi, ma anche accennato aveva quello più bello del mondo.
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elettrocardiodramma · 11 months
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Lasciare andare
"E questa sera è una sera di quelle".
Mi manca. Anzi, fanculo, mi manchi. Lo so che passa, so anche che il peggio è già passato ma per me il vero peggio è questo. È quando mi alzo e non ci penso più finché a un certo punto qualcosa mi ricorda di te, e per un attimo il mio castello trema come se fosse fatto di carte. Poi passa, e quello che lascia è il vuoto, è SAM, come direbbe C.
Poi passa, sì, ma quando passa quella canzone vorrei piangere, pure se non ci riesco più. Tutte le parole e il tempo che abbiamo condiviso, i mille tuoi stupidi dettagli, il tuo braccialetto nero ondulato - ecco, questo mi fa piangere davvero, una sola maledetta lacrima più calda e appiccicosa di queste lenzuola, piccola ma grande abbastanza da contenere un mondo. Un mondo che non esiste più, fatto di cose che non hanno più valore e col senno di poi mi chiedo se ne hanno avuto mai. No, perché a te io non sono mai mancata e me lo hai detto tu e di questo io non posso raccapezzarmi. Perché tu da quella finestra sei uscita, perché tu sei agile ed io no e a volte inciampo ancora sui vetri, anche quando ho preso la mia strada.
Quando parlavamo e ogni volta cambiavi versione, quando passavi da "no, sticazzi" a "no" a "no, ho paura" io pensavo che ti sciogliessi, che quando ti impanicavi dimenticavi di tenerci, emotivamente, che in parte lo sapessi ma quella parte si trovava dietro un velo tanto sottile quanto opaco... oggi penso che non sapessi che dirmi, perché non lo sapevi nemmeno tu quale fosse la verità quindi mi rispondevi con qualcosa che razionalmente ti sembrava funzionare. Forse sono io che non ho capito nulla. Ma me lo hai detto tu che non c'è mai stato niente di speciale, niente di che, che mi conoscevi appena e non era particolarmente importante. Perché questo, che tu mi hai deliberatamente detto, dovrei scartarlo? A favore di cosa? Di parole a metà che mi hai detto probabilmente perché, a quanto pare, ti sentivi incalzata, o di discorsi interi che sì mi hai fatto tu ma da ubriaca?
Vorrei non mi avessi mai baciata, vorrei non mi avessi mai toccata. Non so perché lo hai fatto, o se ti sia pentita più di quello o di aver pianto, o di avermi fatto vedere ogni disegno tu abbia mai fatto. Vorrei avessi avuto le palle per essere sincera, e invece mi hai guardato negli occhi e mi hai mentito e mi hai fatta vergognare per qualcosa che non ti avevo mai chiesto di fare, né mi importava accadesse. Cosa sarebbe dovuto essere diverso affinché rimanessi?
Ho provato così tanto a cercare di capire cosa sia andato storto (I replay my footsteps on each stepping stone, trying to find the one where I went wrong) e sì ho capito questo e quest'altro, ma la verità è che non serve a nulla.
La verità è che ti sei dissolta come fumo, che per te andartene è sempre stato semplice: io ero solo una brutta influenza da combattere. Un pasticca e via il dolore. Hai sminuito e svilito ogni cosa che ci siamo mai dette, mi hai accartocciata e buttata via come un disegno venuto male e non ti sei girata una singola volta.
Perché non ti manco? Porcoddio come cazzo fai a guardarmi negli occhi e fare quella faccia schifata? Dovrei credere a C, a A, ma io non ci riesco. Forse a modo tuo hai provato a volermi bene, ma non sono mai diventata nessuno per te ed ora tu vivi la tua vita come se niente fosse, con sulle spalle un po' di amarezza in più per l'ennesima persona che non ti ha rispettata, ma non hai perso nulla.
Io sto qui stasera e ti penso e soffro come un cane, quando stamattina mi sono svegliata felice perché ieri è stato un bell'appuntamento, quando oggi pomeriggio ero felice perché domani ci uscirò di nuovo, eppure tutte le persone del mondo, l'amore, l'amicizia, il lavoro, niente mi toglie questa spina nel petto. E non me ne frega un cazzo se domani starò meglio, ho perso persone molto più importanti, ho perso persone che mi hanno voluto bene sul serio. Ma cosa cambia quando ho tutti questi ricordi e non so che farmene, perché quella persona adesso non esisterà mai più e i tremila tentativi per far funzionare le cuffie e il microfono, dirti che sei una 2001, la lista dei cartoni che volevo farti vedere, quella maledetta traversa di Giulio Agricola, P!nk, la storia di come i Piemontesi avessero rubato i daini della Sardegna, il tuo braccialetto, il tuo stupido braccialetto... Tutto questo non esiste e non esisterà mai più e accettarlo significa veder morire una parte di me. Significa abbandonare quello che hai già abbandonato tu.
E sì lo so che ti ho chiesto di ricercarmi, ma mi hai detto no e se anche fosse stato un sì per me sarebbe comunque una fine. Perché questo rapporto è finito e se mai riparleremo sarà diverso, deve esserlo. Vorrei solo te ne fossi andata in modo meno brusco, ed io ti capisco, io ti giustifico, io ti difendo, io lo accetto e ti perdono. E domani mattina starò meglio e ti penserò meno di ieri e più di dopodomani, ma continuerai a vivere nelle fessure dei miei pezzi rotti, come ghiaccio nei crateri in ombra di Mercurio.
E anche se ora ci sto male voglio che tu sappia che ci credo che ci hai tenuto anche tu, al meglio che potevi, e che hai fatto quello che dovevi fare per te stessa, come mi avevi sempre detto avresti fatto. E lo so che era giusto così, lo so che anche tu eri confusa. Ma ci sono momenti quando le cose vanno bene, quando sono tranquilla, quando penso che, cazzo, finalmente sto costruendo qualcosa di bello nella mia vita, in cui quelle fessure si riaprono e vorrei davvero fosse andata diversamente. Mi chiedo come sia possibile che a te non manchi quando ne sono uscita anche io, eppure trovi ancora il modo per raggiungermi. Perché le tue parole hanno ancora un peso solo per me?
Chissà, magari ci siamo incontrate troppo tardi, o forse troppo presto. Magari esiste un passato in cui non finisce con me che piango su un muretto. Magari esiste un futuro in cui ci rincontriamo e riusciamo a vederci abbastanza da non renderlo più complicato. Ma in ogni caso domani mi alzerò e se mi chiederanno di te dirò che abbiamo chiuso perché ci facevamo del male, che ti ho chiesto di rifarti sentire a Settembre ma mi hai detto di no, che va bene così, che mi manchi ma me ne sono fatta una ragione, che quasi non ci penso più, che ti lascerò comunque un posticino perché te l'ho detto e manterrò la mia parola, ma che accetterò se confermerai la tua decisione. E questo, questo è vero ed è questo che mi fa male perché il peggio non è stato il dolore lancinante dei primi giorni, il peggio è questo, il peggio è il dolore reale più grigio e meschino, anonimo, banale, subdolo.
Ti ho voluto bene veramente Ali. Spero che tu sia felice.
Tanto tanto.
#A
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mydearcastigo · 1 year
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Mi sto sul cazzo.
30.03.2023
“Respira di nuovo che non c’è più amianto”.
Spero solo nel giorno in cui potrò dirlo e pensarlo davvero. Non mi reggo, non mi sopporto, mi detesto e detesto non essere di più.
Vorrei essere di più per me, e per poter far stare meglio chi ho intorno. Per poter essere d’aiuto. Per poter essere di più.
"Amo sta vita, anche se è quella di un altro”.
Non posso certo dire di amare questa vita - chi mi conosce un po’ sa che occhiate invidiose e di circostanza lancio quando qualcuno mi dice di amare la vita - perché effettivamente come si può amare l’essere vivi? Mi fa sempre genuinamente strano quando qualcuno dice, genuinamente, di amare essere vivo; perché questa vita non fa per me, come non penso faccia per me vivere in generale, dato che nulla mi entusiasma più. Non sempre, ma spesso l’unico mio pensiero prima di addormentarmi è quello di non svegliarmi la mattina dopo.
Che vorrei non essere mai nato.
Ma certamente, posso certo dire che sento che questa sia “la vita di un altro”. Cercando qualche mumble più giù è già uscito quanto non riesca a percepirmi in questo corpo, quanto non me lo senta mio, quanto questo mi sembri tutto un qualcosa capitato per caso, che spirito e corpo non combacino.
E che come io sia un impostore, nelle cose; come posso dire effettivamente che questa cosa o l’altra mi piace davvero? Non sento più un piacere sincero da molto tempo.
O almeno, pensavo così fino all’evento scorso di ADD: ai ringraziamenti finali, qualcosa si è mosso dentro. Oltre a rabbia, frustrazione e voglia di fare di più, intendo.
Mi è arrivata una volontà e carica di fare l’ADAPT che non sentivo da tempo. Ma anche qui, come può una persona come me poterlo fare davvero? Anche solo pensarci? È già quantomodo assurdo che io pratichi una disciplina come il parkour - e s’intende, penso basti guardarmi per capire quanto io non sia parte di questo mondo, per quanto voglia. Non sono veloce, agile, preciso, coraggioso, né senza nessuna qualità, praticamente un tocco di legno, senza la voglia e creatività giusta per qualsiasi cosa.
Chiunque è più qualificato di me.
Continuo ad analizzare questi sentimenti, ma non riesco a capire cosa mi piace realmente e cosa no. Disegnare? Praticare? Animare? Correre? Non riesco a capirlo più ormai. Come posso buttarmi su qualcosa che non so se sia la strada giusta per me? Sto finendo per odiare tutto quello che prima amavo, e ne ho abbastanza, ne ho paura.
Penso di avere l’attaccamento evitante, e che questo vada ad influire oggi più che mai su ogni aspetto della mia vita. Forse scrivere mi aiuta a razionalizzare la cosa, per questo è nato questo post - che per inciso, è nato come punto elenco del perché sono (non) in grado di fare l’ADAPT.
Quindi, di grazia, eccoci.
Lo voglio fare davvero? Non riesco a capirlo, così come non riesco più a capire cosa mi piace e cosa no. Non è solo un qualcosa in ambito della mia pratica, quanto più in senso generale del termine. Cosa voglio fare davvero?
Ho paura di trasformare un’altra mia passione nell’ennesimo lavoro che andrò a detestare. Così come è successo per il disegno e l’animazione, così come è (circa) successo per il cosplay, così come è successo per l’equitazione. Non posso perdere un’altra cosa che mi fa stare bene.
Come posso essere io in grado di insegnare qualcosa a qualcuno? Nel senso, sono un’incapace su tutti i fronti. Le persone brave e fortissime sono altre, e basta guardarlo per capirlo. Non posso insegnare essendo così debole, sia tecnicamente che fisicamente.
Come posso io insegnare a persone - vaffanculo odio essere AFAB - a cui non serve il minimo impegno per riuscire a fare qualcosa, quando io per sbloccare una cagata devo sputare sangue? Come posso insegnare a qualcuno che di base è molto più forte di me?
Ho paura delle persone. E forse è questa la cosa che mi frena di più. Il farsi osservare da altri coach, sotto un aspetto tecnico, e ricevere in faccia uno schiaffone di dura realtà, ovvero che faccio proprio schifo come penso e dove cazzo voglio andare in primis, e come seconda cosa il confronto in generale con altre persone che non conosco, la responsabilità di dover guidare, far guardare qualcuno dentro sé verso la propria ricerca, e non annoiare e cercando di capire cosa portare di nuovo ad ogni lezione. Non è un conto da poco.
Qualcuno mi ha detto, a riguardo, “devi saper di voler insegnare, altrimenti è inutile che lo fai”.
E sono d’accordo.
Ma non capisco cosa voglio.
Dovrei spingere, perché è uno di quei momenti dove devi solo saltare?
O dovrei ascoltare e fermarmi, perché è uno di quei momenti dove il suicidio è assicurato?
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essereprimavera · 2 years
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01/08/2022.
Tempo fa ho avuto l’idea di scrivere ogni giorno - o quasi - con tanto di data qua su questo social come facevo anni fa, probabilmente più di dieci anni fa.
Avevo un altro blog e spesso le cose che scrivevo andavano virali, fino a quando l’ansia della “popolarità” mi ha spinto a cancellare tutto e ricominciare da capo qui, con questo nuovo blog.
Dieci anni fa ero una piccola adolescente in preda alla depressione e alle crisi di panico, all’ansia per la vita e per il futuro, all’angoscia per la situazione a casa e all’odio verso se stessa, verso il suo carattere e il suo corpo. Ero una magrolina spilungona con i capelli arancioni vittima di bullismo talvolta, che sognava sempre di essere qualcun altro, di avere un’altra vita, un altro corpo, un’altra famiglia.
Sono passati dieci anni o forse qualcosa in più. Non è rimasto niente di quello che avevo, le cose si sono stravolte in una maniera tale che se dovessi risvegliarmi in quei giorni ed essere catapultata in quella vita probabilmente stenterei a riconoscermi e a riconoscere tutto quello che mi circonda. A partire da me stessa, a partire dalla gente che mi sta attorno; probabilmente non è rimasto niente, o quasi.
È cambiata la mia casa. Da un mese vivo con quello che considero - e spero considererò per sempre - l’amore della mia vita, in un paesino del nord Italia, lontano da mia sorella e mia madre - le uniche cose che non sono mai cambiate da allora. Sono cambiata io. Non sono più piena di insicurezze - almeno non in quella quantità e gravità -, non sono più in balia degli altri e delle loro decisioni, ho preso una strada più o meno chiara nella vita, ho preso una laurea, sto coltivando le mie passioni, sto mandando avanti dei progetti più o meno certi. È cambiata la mia famiglia. Non sono più circondata da persone che ritenevo la mia certezza, hanno deciso di andare via oppure ho deciso io di mandarle via. Sono rimasti in pochi, in pochissimi, e di nuovi ne sono arrivati all’interno di quella categoria che ad oggi definirei famiglia.
Sono le cinque del mattino di un lunedì mattina caldo e umido di un paesino lontano dalla mia città di mare, di sole e di fuoco. Sono le cinque del mattino ed io sono sotto le lenzuola del mio nuovo letto, mentre una parte di me sogna ancora di essere nella mia città di mare, di sole e di fuoco. Dalla finestra entra un’aria leggera e fresca, il cielo si sta schiarendo e sta dando inizio ad una nuova settimana che non so dove mi porterà, cosa mi porterà. L’unica certezza è che ogni giornata trascorsa mi sta sempre più donando la consapevolezza che tutto quel tempo trascorso ad affaticarmi, ad avere l’ansia, a non sapere che fare, come farlo, quando farlo; tutte quelle serate nella mia cameretta a sognare un altrove, a desiderarlo, a struggermi per averlo; tutti quei pianti per i passi falsi, per quelle cadute che mi sembravano irreparabili, per quelle che consideravo tragedie: non sono stati inutili, non li rinnegherò, mi hanno portata fino a qui.
Non so dove sarò tra dieci anni; se ancora in questa camera da letto a guardare da questa stessa finestra, a sentire questi stessi odori e suoni degli animali che si stanno svegliando come me. Non so se avrò voglia di guardarmi indietro come sto facendo oggi, se avrò ancora modo di dire che tutto è cambiato o dirò che tutto è rimasto lo stesso. Riesco solo a pensare che la vita è iniziata, ma era iniziata anche prima, e che tutto quello che credevo fosse solo una mera preparazione a ciò che avrei dovuto vivere adesso, era vita stessa e mi manca, ma non rimpiango niente e va bene così. Ogni passo e ogni tassello, da oggi, sarà importante nel qui ed ora; questa è la promessa che mi faccio.
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francesca-70 · 2 years
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Ho il cuore che si riempie troppo in fretta di emozioni, di sogni…di passioni. Di idee, a volte strampalate, folli, stravaganti eppure io ci credo sempre, fino in fondo. Ho la primavera nel cuore, il mare negli occhi, le stelle tra le mani. Sono una guerriera piena di paure ma combatto e non mi tiro mai indietro. Sono volubile e insicura, non mi vado mai bene come sono. Detesto guardarmi allo specchio, trovo sempre qualche difetto. Ma una cosa la so. Oggi so che tutto ciò che sono è esattamente quello che riesco ad essere. Io sono questa, fatta di lacrime e sorrisi, di cuore e passione, di mare e di sole, di respiri e sussurri. Credo alle promesse, agli sguardi innamorati, ai silenzi pieni di parole, ai desideri sussurrati alle stelle. Comunque vada io so di aver fatto del mio meglio, di avercela messa tutta. Devo solo imparare a perdonarmi per tutte le volte che penso di non essere abbastanza e per tutte quelle volte che mi vorrei diversa da come sono. Devo imparare ad abbracciarmi più spesso perché forse, in fondo, non sono poi così male. E se fossi diversa.. non sarei più io.
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Chiara Trabalza
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Ogni dieci ottobre qualcuno mi ricorda che la salute mentale esiste come concetto - un concetto di cui si può parlare e di cui molti parleranno perché tocca innumerevoli vite - e non solo come esperienza privata, mia, racchiusa dalla mia scatola cranica e incomprensibile a chiunque altro. Ogni dieci ottobre leggo testimonianze di persone sconosciute che sembrano parlare della mia mente e dei miei pensieri resi estranei, impersonali, condivisibili. E tutto questo parlare e sdoganare io lo ammiro, lo appoggio con un certo sollievo momentaneo e un po' di gratitudine, mi offro diventando fiume e mi lascio scorrere insieme a tante altre voci, a tanti altri sospiri di sollievo che non hanno più intenzione di portare da soli sulle proprie spalle il peso della vergogna e del rimorso. Capita, però, che mi perda comunque in quel caos e che mentre entro in empatia con chi soffre e reagisce a modo suo al dolore, un enorme masso mi si pari davanti, impedendomi di raggiungere i pensieri razionali, di lasciare che la mia empatia, come un boomerang, mi torni indietro e mi conceda una tregua dai sensi di colpa. Il momento critico passa e la mia nuca smette di pulsare, riempita fino all'orlo da sensazioni violente e ingestibili. È notte ormai, non fa più paura vivere perché non c'è più niente da fare né da decidere, difficilmente il modo in cui occuperò il tempo tra l'1.14 e l'1.58 avrà conseguenze sulla percezione di me stessa. Mi convinco di aver esagerato, che forse non era niente, che ho reagito male, troppo, impulsivamente e sgarbatamente. Mi pento dopo pochi minuti di aver chiesto aiuto alle persone sbagliate, mentre sento mio padre darmi consigli sulle cose-da-fare che in un altro momento mi avrebbero resa un po' felice, su come finire in fretta l'università per poi essere libera di fare ciò che voglio, una libertà che mi spaventa, mi attanaglia e mi paralizza al solo pensiero, che non avrei la forza di prendere in mano e che forse, adesso, mi schiaccerebbe sotto il suo peso insostenibile dato dalla somma delle opportunità mancate. Il dolore stantio, come una lama ormai smussata, si unisce a dolori nuovi, taglienti e affilati. Un anno fa pensavo all'ironia di essere crollata, dopo tanti sforzi per trattenere ogni pezzo incastrato in modo instabile lì dov'era, proprio in questo giorno. Oggi non trovo più niente di ironico perché sto crollando con una certa frequenza e ripenso a quella frase di Pavese che recita: soffrire non serve a niente, schiaffeggiando ogni pretesa di utilità del dolore, di ottimizzazione dei sentimenti, di validazione del tempo passato a star male solo come attesa, mezzo e necessità per un bene futuro. Non serve a niente, come non è servito seguire l'istinto e il tumulto nello stomaco scambiato per unica possibilità di salvezza, quando forse era amore misto ad ansia, viscerale e totalizzante. Ho inseguito quello scompiglio credendo che fosse di sua natura più profondo di qualsiasi pace, che la pace non mi avrebbe mai fatta sentire viva, per un mantra ripetuto negli anni che ultimamente assomiglia sempre più ai sintomi dei miei disturbi d'ansia, dei miei modelli di attaccamento, degli scompensi chimici che ho romanticizzato. Mi ero ripromessa, lo scorso dieci ottobre, che non avrei permesso all'umore di qualcun altro di dettare legge, che i miei attacchi di panico non sarebbero più dipesi dai fili mossi da un singolo essere umano. E ora, dopo un lungo giro, sono allo stesso punto di un anno fa, con meno stupore e più autocontrollo. E in certi istanti in cui riesco a perdere per strada i pensieri che mi avevano tenuta sveglia, a schivare i colpi e a guardarmi da lontano, penso che potrebbe essere così facile svegliarsi domani mattina e avere voglia di salire in cucina per fare colazione, uscire a guardare l'autunno posarsi sul mondo con colori pastello, muovere il mio corpo liberamente e lasciare la mia mente spaziare senza dare giudizi morali, senza pagare pegno, poi uscire, respirare e prendere l'auto, andare in libreria a comprare il regalo di compleanno a mia madre e bere un caffè con il mio migliore amico
mentre gli racconto della mia vita, poi tornare a Torino e vedere un sacco di musei e uscire in santa Giulia con persone che non scaricano mai la mia batteria sociale e pazienza se la casa nuova è un disastro, andare un giorno al mare, leggere i libri della lista infinita che ho memorizzato e saper parlare, ascoltare, prendersi del tempo e lasciarsi scivolare addosso le scomodità, e poi vederti ancora e dirti che ti amo e ogni volta che ti vedo credendo di non saperlo mi confermi che è così, che ho amato solo una volta prima di te ma ho finito col calpestare quel sentimento fino a trasformarlo in qualcos'altro e a non riconoscerlo più, tanto da dubitare che fosse mai esistito, e dirti che questa volta ciò che provo è puro ed esiste da prima che esistessimo noi, che credevo di averti idealizzato ma che ogni volta che ti vedo scopro qualcosa che amo in te, che ho scritto tanto di te credendo di parlare di una storia già conclusa, ma che dovrò riaprire il file di world per aggiornare il numero di parcheggi in cui abbiamo parlato per ore prima che ti baciassi per poi restare tra le tue braccia ad annusarti il collo, che stavolta speravo davvero in un finale meno aperto, almeno per riuscire a sbiadire la tua immagine e non avere più sorprese, invece credo che ripenserò a questo periodo come a un altro goffo tentativo di trovarsi, che speravo davvero che questo bastasse, che sacrificarsi avrebbe avuto senso, invece di portare solo stanchezza, che sarai sempre una persona che mi farà venire voglia di scrivere romanzi, ma non di viverli, che ti amo ma sei distante, così distante da farmi sentire la sola a remare, che è uno squilibrio di potere e quei momenti in cui mi guardi e mi sento tornata a casa non valgono questa gran fatica se so che ti basterebbe così poco a renderla vana. Però ti amo, e lo dico così, senza conseguenze né aspettative né ritorni, senza rivelartelo direttamente perché tanto non sapresti cosa fartene. Ti amo e basta, è un dato di fatto, lo guardo scorrere come guardo scorrere tutto ciò che succede dentro la mia testa, apparentemente così facile da afferrare, ma in realtà incontrollabile e sfuggente. Così, contemplando senza giudizio.
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a-tarassia · 3 years
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Episodio 5 - dell’introspezione sul dirigibile
Sto navigando sulla superficie di tutto il mio malessere perchè son fatta d’aria e l’aria immischia tutto e non ti fa riconoscere gli elementi da cui è composta, è tutto trasparente e tossico se presi singolarmente gli elementi del mio malessere possono uccidere e invece io li tengo come pallone aerostatico mentre volo su tutto senza prendere sul serio niente. Così, un equilibrio precario, basta un soffio di vento, uno spillo, una turbolenza e crollo con tutto il mio pallone di emozioni schiantandomi come sempre a fare i conti con le cose da risolvere. Sto volando, sparisco, mi allontano da quello che non mi resta attaccato, son brava a sparire, l’ho sempre fatto: am I coping? Oh yesss. Am I aware? Oh fucking yes! Do I wanna find a way out of this? Nope.
Sparisco dalla vita delle persone, oggi mi vedi, vieni in vacanza con me dai miei genitori, dormiamo insieme, nuotiamo insieme, mangiamo insieme e da domani puff, io non ci sono più. Premedito la mia scomparsa, inizio a sentire i prodromi di un disagio forte e decido in silenzio, ci metto tempo e in questo tempo non desto sospetti perchè sono aria, le mie emozioni non le tocchi, non le vedi, non le senti, poi d’un tratto sparisco. Sono brava a decidere e non guardarmi indietro, nemmeno se mi supplichi, ho questa forza senza scrupoli che mi viene in soccorso quando sono allo stremo e decido di andare avanti, to move on, come si dice nella lingua madre, spostarmi oltre, portarmi in un luogo avanzato della mia barricata ed espormi da sola, vediamo come va mi dico. Chissà perchè sono convinta che questo sia il mio pattern di autodifesa vai a capirlo, certamente perchè l’ho visto fare, certamente perchè ho vissuto senza mio padre per dieci anni e quando è tornato non sapevo come rapportarmi e allora me ne sono andata piuttosto che affrontarlo. Certamente perchè quando Anna aveva dei grossi problemi e io non ero abbastanza per aiutarla lei mi ha tagliata fuori e allora io me ne sono andata e lei mi odia ancora adesso. Certamente quando Francesca continuava a partire e mollarmi da sola per anni, il tira e molla, prima ci sei poi non ci sei, piuttosto che dirle “così mi fai soffire devo affronatre tutto da sola e io da sola non riesco ad affrontare tutto e tu ancora meno, non puoi usarmi solo quando ti servo, anche tu mi servi, non posso essere sempre io la più forte” certamente avrei dovuto dirglielo invece di tagliarla fuori di punto in bianco. Certamente quando con Adriano ci siamo rovinati vita e sentimenti forse quando abbiamo preso l’unica saggia decisione di separarci dopo un anno e mezzo di stronzate e stupefacenti e alcol e risse, forse lì invece di sparire per paura di ricaderci avrei dovuto dirglielo che non ero forte abbastanza per tenerlo nella mia vita anche quando mi ha scritto “per favore, io ti voglio bene” e io gli ho risposto “anche io, ma sono una stronza”. Certamente quando con Remo invece di chiudere prima gli ho detto che volevo che sparisse e poi son sparita io, no nemmeno alla seduta di laurea puoi venire, non so come reagirei, non farti più vedere. Ed è finita, perchè indietro non so tornare. L’ho rifatto, con Luca, così di punto in bianco e lui lo ha capito, ma stavolta nessuno soffriva, nessuna tragedia, ho solo capito o deciso senza senso che ero ancorata da troppo tempo in questo vortice di sensazioni negative quando mi trovavo con lui e non ho l’energia sufficiente per potermelo permettere, io adesso non sono più la persona giusta per la sua rabbia contro la vita, non voglio più, io voglio amare la vita e il suo fardello era diventato troppo pesante da portare e ho deciso anche per lui, non può affidarsi a me altrimenti il suo fardello saprà sempre dove ancorarsi senza avanzare e io non sono la sua soluzione, non sono la soluzione di nessuno. Essere vergine con ottava casa ammassata porta a resuscitare i morti per ammazzarli di nuovo a mio piacere, un potere troppo forte che so come usare. Io indietro non so tornare, non so alzare bandiera bianca perchè quando decido di guardare solo avanti allora mi metto sul mio pallone pieno di emozioni impacchettate tutte immischiate e indefinibili e mi faccio trasportare lontano. Un giorno qualcuno con uno spillo verrà a salvarmi e mi farà schiantare contro ogni mio malessere, uno ad uno, e forse saprò riconoscerli per nome e affrontarli, di sicuro ne morirò.
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yomersapiens · 2 years
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Il peggior disoccupato della storia.
Sono sveglio dalle sei. Troppo nervoso per dormire. Sono giorni che mando curriculum e controllo tutti i siti possibili in cerca di un nuovo lavoro anche se un nuovo lavoro non lo voglio. È che non riesco a stare fermo. A pensarmi nullafacente. Devo tenermi impegnato. Nonostante ci sia la play5 a guardarmi languida. Mi sussurra "dai Matteo, vieni qua, usami, fammi tua, premi i miei tasti come solo tu sai fare". Il divano le da man forte "porta qua quel tuo bel culetto ossuto Matteo, schiaccialo contro di me, diventiamo una cosa sola come ai bei vecchi tempi".
L'ultima volta che sono stato senza fare un cazzo di niente era poco prima del collasso universitario, quando mi nascondevo dalle responsabilità scaricando videogiochi da emule e masterizzandoli per abusarne mentre dicevo ai miei genitori che stava andando tutto bene. Il fondo del mio barile. Poi mi sono guardato allo specchio (perché all'epoca non avevo ancora i soldi per la psicanalisi) e mi sono detto "ok bene, hai usato tutto il tempo per il cazzeggio disponibile a un'umana esitenza". Ho spento la play2 e sono andato a lavorare. Non mi sono mai fermato da allora, vuoi per ansia, vuoi perché ho sto vizio del non voler morire di fame.
Sono 4 ore che sono disoccupato e riguardo i piani fatti per il futuro e spero tutto vada in porto. Mi vergogno ancora a dirlo ad alta voce, ma spero davvero mi prendano alla scuola di drammaturgia. Ho passato diverse fasi nella mia vita. Volevo fare questo e quello, tutto e niente. Oggi al colloquio con l'addetta austriaca non sapevo cosa rispondere quando mi ha chiesto "Occupazione?". Ma che ne so zia, non c'è un nesso consequenziale qua. Ho fatto di tutto senza mai capire davvero cosa stessi facendo apposta per non finire fermo a pensare quanto tempo ho sprecato. Mi piace tenermi impegnato ecco, so usare un computer. Tutti i programmi per la grafica. Ah, sono musicista. Ho ben due malattie croniche. Non ho figli o famiglia. Scrivo sempre. So fare video e animazioni. Gestire personale. Mi intendo di francobolli e collezionismo. Pure di arte contemporanea. Ah! So come scaricare e masterizzare videogiochi per la play2, può tornare utile?
Non sono stato in grado di dire che aspetto di sapere se hanno preso in considerazione il soggetto per il mio spettacolo teatrale. Cioè, con che coraggio qualcuno che si avvicina ai 40 può dire di voler mollare ogni cosa per mettersi solo a scrivere? Con quale decenza poi, che da quando sto qua a Vienna l'italiano mi sta pure lasciando. "Sì salve, ringrazio tutti qua in Austria ma è il momento che voi paghiate per il mio sogno. Ecco questo è il mio IBAN, vado in Italia a studiare, poi torno, con uno spettacolo in italiano che non capirete, dove mi burlo di voi e niente, non so cosa darvi in cambio, vanno bene foto piedi? Giuro che li depilo!"
Venerdì devo dire alla psicanalista che tra noi è finita. "Non sei tu, sono io a non avere più soldi." Peccato perché stavamo finalmente iniziando a conoscerci, quasi la lasciavo intervenire talvolta. Ieri sera ho sbroccato al telefono con l'unica persona capace di sopportare le mie paranoie (senza essere pagata) tanto che mi ha fermato con una bestemmia aggiungendo: - Quanto cazzo parli veloce, basta. - Eh lo so, pensa a quello che deve sopportare la mia psicanalista. - Poverina, soffro per lei. - Soffri per te stessa, perché da venerdì sarà tutto sulle tue sole spalle... - Non puoi tornare a scrivere di più su tumblr? - Potrei aprire tumblr+ per le mie paranoie, cioè alla fine è mostrare una parte di me che nascondo, sicuramente non sexy come un bel seno o due gambe lunghe, però sempre di intimità si tratta... - Ma smettila, le tue paranoie sono secche e inutili quanto il tuo culo.
Un'altra cosa di me che ho scoperto andando avanti con l'età è di essere privo di chiappe. Forse per questo che sto sempre scomodo quando mi siedo. Sono entrato in un bar, subito dopo l'appuntamento al collocamento austriaco, ho ordinato un tè al gelsomino e mi sono messo a scrivere. È facile essere disoccupati durante il giorno, mentre tutti gli altri lavorano e tu puoi stare a guardarli e sentirti parte della produttività. Il casino sarà la notte. Odio il silenzio del mio palazzo, una tomba verticale di cinque piani. Guarderò fuori dalla finestra nel cortile interno sperando di vedere qualche finestra del palazzo di fronte illuminarsi. Farò un aeroplano di carta con il mio curriculum e lo lancerò sperando che atterri sul loro balcone.
Il punto che mi ha dato più fastidio del colloquio di oggi è stato quando mi è stato chiesto se ho figli. Ho risposto di no. "Allora se non ha figli lei non può cercare lavoro part-time e sarà mandato a fare colloqui anche in città che non sono Vienna, perché la priorità va data a chi ha famiglia". Io ho undici piante in casa che chiamo per nome. Sono tutte femmine e amo ognuna allo stesso modo. Sono polipiantamoroso. Potessi tornare indietro nel tempo metterei incinta una mia ex a caso solo per poter aver diritto ad un lavoro part-time. A saperlo. Fanculo io che mi sono preoccupato di non trasmettere i miei mali cronici a qualcuno che non se li merita. Magari lo facevo con quella che mi ha ghostato, così poi doveva manifestarsi nei fine settimana quando toccava a me occuparmi del piccolo. Forse è per questo che si fanno ancora figli, per rimanere legati a qualcuno che odieremo per il resto della permanenza sul pianeta. Ed è pure per questo che oggi, nel primo giorno di disoccupazione ufficiale, sto mandando curriculum a tutti. Perché non ho niente da odiare se non me stesso. Mi serve un lavoro di cui lamentarmi per almeno otto ore al giorno. Altrimenti che faccio? Inizio ad interessarmi di politica? A dire la mia sulla guerra? Sui vaccini? Io non posso stare disoccupato. I giochi play5 non li puoi scaricare e masterizzare e questa volta non ho mia mamma che viene a bussare alla porta di camera mia per vedere se sono ancora vivo e non dissolto in una pozza di sperma, sega dopo sega.
Faccio refresh ogni due minuti ma la casella email resta vuota. Il barista viene a chiedermi se voglio ancora tè al gelsomino. Quanto fa schifo il tè al gelsomino. Ne ordino un altro per aver qualcosa da odiare più di quanto odio stare solo con me stesso.
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not-over-yet21 · 2 years
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Dirlo, parlarne, urlare al mondo che anche se continuo a fare la vita di sempre sto male, che quello che prendo la mattina non è ferro ma è uno psicofarmaco, che le cose nel frigo vanno a male non perché le dimentico ma perché non riesco a mangiarle.
Ma perché è così importante dirlo? Forse perché nel dirlo lo accetterò completamente? O perché ho bisogno delle mie coinquiline, di un loro cenno di assenso, di far capire loro che anche se sono caterpillar sto male anch’io
Però cosa comporterebbe dirlo? Il loro giudizio, il loro guardarmi come un essere indifeso, sarebbe l’ennesima cosa da usare contro di me.
Oggi mi hanno detto che sono dimagrita, che ora sto bene e non come l’anno scorso che ero verde… loro ci ridono ma io ho paura da un lato e voglia dall’altro di tornare ad essere come l’anno scorso quando ogni sera mi contavo le costole e riuscivo a non mangiare per giorni.
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ragazzannoiata · 3 years
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Frasi :
1)siamo il quadro di noi stessi,appesi ad un muro di complessi
2)niente senza intenzione
3)priorità è la mia opzione
4)tutto sotto controllo,tranne i sentimenti
5)fatico a credermi
6)meglio far danni che dannarsi
7)lo capisci dalle piccole cose
8)il mondo l"ha fatto tondo affinché tutto torni anche se tu non torni
9)forse quello che cerco,neanche c'è
10)sei l'inaspettato che aspettavo da un pó
11)forse sbaglio ad aspettarti ancora
12)se ci tieni,tienimi
13)io con le mani nei tuoi pensieri attillati
14)in bilico su me stessa
15)nessun rimpianto
16)sei il tuo unico limite
17)ho bisogno che tu abbia bisogno di me
18)ma che ne sanno gli altri
19)oggi amati un pó di più
20)le luci si spengono ma noi no
21)evitiamo di evitarci
22)se non ti piace,cambia prospettiva
23)a non buttarsi si butta una vita
24)mi mandi in paranoia
25)fuck you anyway
26)non guardarmi con gli occhi con cui guardi gli altri
27)dicono che se fa male ci rende più forti
28)il mancarsi è già un appartenersi
29)ai rari,le cose rare
30)va dove ti brucia il cuore
31)il mondo reale è per chi non sa fare di meglio
32)e so che un battito di ciglia ferma un battito di cuore
33)distruggiamo tutto dopo raccogliamo i pezzi;
34)io prima di te,non ne sapevo niente i cos"è l'amore
35)non ho tempo per i mezzi termini;
36)epica dei tempi di oggi,riduce ad una foto i sentimenti nostri
37)che ci pensi a fare?
38)sei in attimo che non ha fine
39)guardami e dimmi che senza di me non puoi stare
40)tu che sei sempre di fretta cone il mio battito
41)come se niente fosse
42)nella gare per l'amore,arrivo ultima
43)insicurezza,colpa dei forse
44)insegui la libertà
45)cercami per coincidenza
46)mai stata brava nel capire le persone
47)sei l'attimo che non scorderò mai
48)cerco emozioni che nessuno sa darmi
49);l'amore ci farà a pezzi
50)speciale come l'amore che mi dai;
51)a tratti,mi attrai
52)nei tuoi occhi ci rivedo il mio casino
53)scorre ma non passa
54)tienimi testa e poi fammela perdere
55)ti rovino ma poi ti regalo il cuore
56)voglio iniziare qualcosa che finisca bene
57)o bussi o sfondi la porta
58)complicata agli estremi
59)sono difficile da amare
60)il tuo sorriso spegne i miei tormenti
61)tanto lo sai che ti penso
62)il mondo che crolla e noi 2 mano nella mano
63)e non penso tu possa capirmi
64)fa più rumore il tuo silenzio che le urla della gente
65)sarà che io ci penso sempre
66)vince sempre l'amore
67)sorrisi finti su volti dipinti
68)e noi sempre in bilico;
69)i sentimenti arrivano quando va via l"orgoglio;
70)ho tanto da darti ma niente da dirti
71)vivo nell'incertezza di esserne all"altezza
72)l'inaspettato è sempre meglio del previsto
73)sei parte portante di me
74)le parole illudono,le persone deludono
75)ti giuro che vorrei odiarti ma non riesco
76)ora che non stiamo bene,siamo pure distanti
77)non lo ammetto,ma vorrei mancarti
78)io e te siamo stati una sola persona
79)per ripeterci tra di noi non funziona
80)stavi giocando a perdermi e alla fine hai vinto
81)ho tanto da dirti,ma niente da darti
82)qua passa il tempo ma tu non passi mai
83)ricordi quando ero pazza di te?
84)brilliamo come le stelle il 10 agosto
85)eyes that speak
86)nel mio cuore hai fatto scacco matto
87)se ti guardo bene negli occhi sei me
88)condividiamo insieme il buio
89)giro il mondo al contrario si,perché ho la luna storta
90)dove gli occhi non arrivano
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Buongiorno
Oggi vorrei ripercorrere... probabilmente vi starete chiedendo perché io da quasi più di due settimane stia trattando il medesimo argomento con al centro la stessa persona.
La risposta è che: per superare un evento traumatico e destabilizzante, spesso bisogna solo esternare ciò che si sente senza far sì che possa denigrare internamente.
Posso iniziare da una lista di canzoni che se ascoltate in un ordine ben preciso scaturiscono in me sensazioni decisamente non poco note e che mi riportano indietro fra le memorie ed i sentimenti che si celavano in me fino a qualche tempo fa ma che in questo momento stanno volando come fiori di ciliegio che arieggiano via nella futura, dolce paura, di non rifiorire più e mettere fine a tutto ciò che li rendeva di quel colore così vivo?
Queste musiche sono:
• Hai pianto tutta la notte (Cicco Sanchez)
• This side of paradise (Coyote Theory)
• In My Feeling (Drake)
• Girls like you (Jonah Baker)
• Concedimi (Matteo Romano)
Io posso farvi rendere conto, miei cari lettori e, voi, sventurati che siete casualmente finiti fra queste mie parole e state continuando a leggere, che ascoltare questi brani per quanto possa sembrare "niente" in realtà è "tutto".
Visto che la maggior parte del tempo in cui cerco di scrivere di come mi sento nessuno o quasi finisce davvero con il leggerli, e considerando che questo è un po' il mio posto nel mondo e paradossalmente alla lettura di chiunque, vorrei spiegarvi il significato di ogni singolo punto citato da me prima e del sentimento che vi ho collegato a questo.
Iniziamo dal primo dei 5 brani musicali:
"Hai hai hai pianto tutta la notte",
Il ritornello cita così come ho digitato tra le virgolette.
Era effettivamente successo questo.
Avevo pianto per tutta la notte ed eri stato lì a proteggermi, quando paradossalmente ero io a voler proteggere te quella sera.
Troppo disordine nella mente.
Non riesco a pensare né a scrivere.
Cercherò di dilungarmi meno e utilizzare termini e costrutti più semplici.
La seconda canzone è legata da qualcosa di molto più superficiale in realtà, circa.
Era una canzone che mi piaceva tantissimo.
E una parte di quella canzone scriveva che vi erano delle mani intrecciate. Noi avevamo stretto le nostre mani. FANTASTICO e calzante come punto della canzone.
Che ansia. Quanti complessi per pubblicare una foto con una canzone :,).
Poi ha rimesso la stessa sul suo profilo.
Io ero rimasta "WOW".
È stato inaspettatamente bello e mi sono sentita impotente.
Era una delle mie canzoni preferite.
Adesso quando l'ascolto penso a te. E sai quanto fa male? Non puoi nemmeno immaginarlo.
Prova a dimenticare tu alcuni momenti se ci leghi alcune delle tue canzoni preferite. Suvvia.
Vorrei specificare: non ero innamorata di lui, solo che mi ero sentita importante ed ero stata bene.
Solo che spoiler: ci baciamo poi ed il mio cuore stava impazzendo.
Era una bellissima notte.
Andiamo in cucina.
Eravamo in piedi abbracciati.
L'uno di fronte all'altra.
Abbiamo iniziato a baciarci.
È stato magico.
Inizia quella canzone "In My Feeling", durante il ritornello fa dei gesti carini con le mani, sembrava stesse facendo un Tik Tok ed io ero con gli occhi a cuoricino.
Cioè, dove lo trovi un ragazzo così? Dai.
Comunque, dopo questo, mi ha stretta più forte.
Ed è iniziata "Girls like you".
Ci siamo stretti. Entrambi.
Abbiamo iniziato a ballare un lento.
È stato come vivere in una bellissima favola.
Era magico in quel momento. Tutto.
Tutto era diventato una magia.
Un luogo incantato e fatato.
Non eravamo più in una cucina.
Eravamo in un modo pieno di colori.
Ero felice.
Avrei voluto che tutto non finisse mai.
Credo siano stati dei momenti meravigliosi, alcuni di quelli che mi porterò per sempre dentro e probabilmente saranno irripetibili ma va benissimo anche così. Sono stati belli. Importava di ciò che c'era in quel momento e non minimamente al di fuori di quello.
Arriviamo all'ultimo brano.
È stato tutto un caso.
Avevo iniziato a canticchiare quel testo casualmente.
No casualmente non era. Sono una paranoica per natura, era perché parlava di un ballo concesso a qualcuno.
Ma guarda un po' se non era quello che mi era successo quella notte. Spettacolare, no? Ogni singola parola di quel testo mi riportava in mente lui.
Prima, durante, dopo.
Anche adesso, che altro non è che il "dopo".
Sicuramente uno dei ricordi più belli legati a quel testo è stato quando, prima che ci mettessimo insieme, eravamo da soli, al buio o quasi, avevamo saltato una lezione.
Iniziamo a ricreare il lento di quella notte, il lento di quella canzone. Ogni singola parola del testo era nostra.
Stavamo ballando, insieme, stretti.
Abbiamo detto una frase del ritornello a testa.
"Ma concedimi un ultimo ballo", ha iniziato lui
"Un'ultima volta, con l'ultimo sole, per l'ultima volta"
"Stesso gioco scacco matto"
"Hai di nuovo vinto..."
"Tu".
Aveva fatto sì che gli dicessi io "tu".
Divertente, vero?
Avrebbe potuto vincere, perdere, arrivare pari a me. In quel momento poco importava. C'ero io, c'era lui.
Quel brano ci ha accompagnato durante tutta la nostra relazione.
Mentre stavamo già insieme avevo attenzionato il testo. Me ne ero già accorta.
Quella non era un testo felice. Era triste.
È paradossalmente comico.
Abbiamo iniziato dal concederci un ultimo ballo.
E siamo rimasti in stallo dentro questo loop. O almeno, io sì.
Ora scriverò qualcosa della quale vorrei tu non ridessi.
Mentre stavamo insieme avrei voluto dirti "se dovessimo mai lasciarci, vorrei che il tutto finisse così ... ". Ovviamente non te l'ho mai detto perché ti amavo troppo per pensare che potesse finire. E forse ho usato nuovamente "ti amo" a sproposito. Ma sono le due paroli con cui riesco maggiormente ad esprimermi in questo momento senza giri di parole.
Dopo che mi hai definitivamente allontanata. Ti ho richiamato. Non ho finito la frase. Poi hai definito il tutto una pagliacciata.
Sai, la fine della canzone cita così "io ti aspetto alla porta per concederti un ultimo ballo".
Ti avrei aspettato per concedertelo.
Ma ti sei mai chiesto il perché di questa "pagliacciata"?
Perché fare un lento con te è stata una delle esperienze più meravigliose che avessi mai fatto con qualcuno.
Avrei voluto finire il tutto più poeticamente di quello che potessi immaginare.
Un ultimo lento.
Un'ultima ora con te.
Con l'ultimo sole prima del calare del solito freddo che viene da dentro e ti stringe nella sua morsa.
Avresti vinto.
E saremmo in quel loop eterno quando tutto un giorno si sarebbe ripetuto all'infinito, dopo il ritorno dell'uguale.
Insomma. Avrei voluto stare con te un'ultima volta. Forse per riportarti alla mente tutti i momenti passati insieme. Per guardarmi negli occhi e dirmi "non sto bene con te, mi hai fatto stare troppo male". Dopo mi sarei allontanata per sempre da te. Non ne avresti più saputo del mio amore nel tuoi riguardi. Solo un bel ricordo sepolto in mezzo ad altri.
Tu mi avevi aspettato senza sosta fisicamente. Non ti ho raggiunto.
Io ti avevo aspettato senza sosta mentalmente.
Non mi hai ragiunta.
Insomma, alla fine cosa resta, cosa sei, cosa siamo? Illuso un'altra volta, ormai ci sono abituato.
Vorrei litigare con te perché cado dove non dovrei cadere (fra le mucche da uccidere). E ho provato a sorreggerti.
Forse avrei preferito anche solo un'ultima volta di parlare con te fino alle tre.
Sono cazzate.
Ti avrei rincordo dovunque.
Non capisco.
Cosa diamine è cambiato dal nostro ultimo lento?
Ma alla fine cosa resta?
Se ci concedessimo un ultimo ballo adesso probabilmente sarebbe davvero una pagliacciata.
Insomma, siamo in stallo un'altra volta persi dentro a questo loop.
piccoloatomodiunfreddouniverso
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