Tumgik
mydearcastigo · 9 months
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19.06.2023
Mi bruciano tutti i muscoli delle braccia. Al minimo sforzo anche quelli delle gambe.
Mi sento debole; più “abile” dello 0,1% e al tempo stesso con una fatica immensa fare tutto.
Cosa potrei mai far vedere io di interessante? È vero, ho idee, è una palla bella e buona dire che non è così.
Ma tutto quello che mi viene in mente mi piace solo per me, lo vedo così banale e insulso sugli altri. A me costa una fatica incredibile riuscire, agli altri due tentativi bastano.
Va sempre così, perché negarlo. E che sfida diventa poi? La mia contro me, come al solito.
Ancora, nulla di interessante per gli altri. Forse mi frena il “se lo proponi devi farlo”. Unito al “e anche noi lo faremo”. Perché so che poi loro lo terranno perfetto, e io nulla dopo mille e mille tentativi ancora. E allora, che senso ha?
Non ha più senso proporre sfide che siano sfide per tutti?
“È perché ci sono delle persone?” “No, non è quello”.
Un po’ sì, ma no.
“Non ho alta considerazione di me, se è andata così è perché ha ragione”.
Forse è più questo.
Cosa potrei mai far vedere io di interessante?
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mydearcastigo · 10 months
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Tumblr media
E così, chi è abile nel creare lo straordinario è- Infinito come il cielo e la terra, Inesauribile come il Fiume Giallo e l'oceano. Quando giunge al termine ricomincia da capo, Come l'alternarsi del sole e della luna. Muore e rinasce, Come le quattro stagioni.
─ Sun Tzu, L'arte della guerra.
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mydearcastigo · 1 year
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[…] only being able to think about or focus on the past. Stuck within a loop of struggle, he can’t move on from whatever it is that has happened to him, but also doesn’t want to open up about it — which is something he probably should do, since talking with someone tends to be a healthy way of processing feelings or emotions.
Genius, “As it was”. (via mydearcastigo)
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mydearcastigo · 1 year
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I don't want to die, but sometimes I wish I'd never been born at all.
12.04.2023
Credo che uno dei miei problemi sia questo; quando mi metto di fronte ai miei pensieri, questi scappano.
Per questo, forse, non voglio davvero andare dallo psicologo; so che una volta che mi ci troverei davanti non riuscirei a far uscire nulla, il mio cervello penserebbe solo “hey è tutto ok, perché sei qui?”.
Allo stesso modo, avevo davvero troppi pensieri da buttare giù fino a due secondi fa, ma ora non mi ricordo più nulla. Cos’è che volevo dire? Di sicuro era qualcosa sul parkour o sul mio essere una fallita.
Ecco appunto, mi è tornato in mente ed era proprio questo.
“Perché non ho talento e perché va bene così.”  Era questo che volevo scrivere, non che sapessi già cosa buttare giù in realtà.
Volevo scrivere per vedere se poteva servire per far uscire qualcosa.
Non ho talento perché non so più chi sono.
O perché, come si diceva in Free! (citato male), il talento lo hai finché sei piccolo, poi diventi uno bravo, poi uno nella media, fino a diventare uno normale - ameno che non si diventa un campione nel mentre, il caso su un milione. E io sono già ben fuori questa soglia da un po’.
Forse il mio talento era l’equitazione, talento che ho buttato quando ho deciso di mollare; un mio brutto vizio è di annoiarmi e allontanarmi quando sento che una determinata cosa non mi da più stimoli, e andare a cavallo non mi stava più dando nulla se non vuoto e tristezza, quantomeno per come lo stavo perseguendo al momento; solo per inerzia, perché era una caratteristica di me, perché era la norma che continuasse così. Doveva o cambiare qualcosa, o finire lì.
Come è andata lo si sa; forse non avevo abbastanza passione o voglia in relazione a quello che mi stava dando, ma un po’ per i tempi “legati” che aveva e il costo, non era più sostenibile come cosa.
Mi ricordo ancora quando pensavo:
“Non voglio scegliere tra equitazione e parkour. Perché so che se dovessi farlo saprei già cosa sceglierei, e non sarebbe andare a cavallo”.
Fa male anche solo pensarci, ora come ora. Ma parkour mi ha sempre dato qualcosa che non sentivo da tempo, anche se non saprei cosa.
Ultimamente mi sta frustrando e basta, lo ammetto, perché mi pesa essere AFAB (tanto che non riesco neanche a scriverlo senza abbreviazione perché sarebbe uno schiaffone in faccia), perché mi pesa allenarmi tanto in relazione agli altri miei compagni ed essere comunque meno capace di loro, perché mi pesa che il mio corpo non riesca a fare ciò che la mente vuole e che talvolta sa di poter fare, ma che per qualche motivo non riesce.
Oggi il buon fantasma ha detto a una persona che ha talento, che se si allenasse di più spaccherebbe il mondo, e di questo sono d’accordo. Non mi ha amareggiato sentire questa frase, perché quel ragazzo l’ha meritata e ha davvero talento, quello che mi ha amareggiato è come mi sono sentito quando ho sentito quella frase in relazione ad una persona (persona inteso in senso generico, che fosse stato o meno quel ragazzo non avrebbe fatto differenza) che, ancora una volta, non ero io.
Perché non può essere così anche per me? Ho voglia di fare, mi faccio in quattro, il mio corpo tra un po’ non mi regge più da quanto mi sto allenando ultimamente, eppure questo non basta. Io sono sempre stata solo la persona che si blocca, quella che ha paura, quella sempre da correggere, quella che al massimo si spacca il culo e ha voglia di fare, che si impegna, quella sensibile; non quella forte, non quella d’ispirazione, non quella con talento.
Mi frustra perché vorrei solo che il mio impegno mi permettesse di fare di più, non come ora che mi permette di fare solo quello minimamente accettabile (e talvolta neanche questo).
Ma, forse devo solo accettare che il mio talento non sia questo, che qualcos’altro. Come detto prima però, non so più chi sono. E di conseguenza non ho idea di quale possa essere, se uno ce n’è.
Detto ciò, non ho intenzione di rinunciare all’ADD, alla pratica che sto costruendo. Come per i disegni voglio studiarla, capirla, bramarla, applicarla, trovare il mio stile. È una disciplina talmente introspettiva, che ti mette di fronte faccia a faccia a tutte le tue paure, che siano il vuoto, la gravità, la precisione, la creatività, le altre persone. C’è tutto, e forse allo stesso modo non c’è nulla, perché non può avere fine; c’è fine solo quando smetti di adattarti, il che non è possibile finché sei vivo. Ed è questo che mi fa sentire: vivo, sentendo il mio corpo, sentendo ciò che ho intorno, sentendo gli altri.
Senza di questa forse non sarei qui a scrivere oggi, a indagare su di me, ma sarei ancora nel loop dell’accettare senza interrogarsi di nulla. Almeno di questo sono un po’ grato, anche se detto sinceramente se ad oggi mi avesse aiutato anche ad avere un pizzico di dose d’ignoranza e di leggerezza in più non è che mi avrebbe dato fastidio. Ma ci stiamo lavorando.
Spero.
A parte ciò, riprenderò il discorso del “Perché non ho talento e perché va bene così”. Per adesso l’unico discorso di questo mumble è “Perché sono un fallito e perché continuo ad esserlo”.
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mydearcastigo · 1 year
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“Close your eyes. Now forget what do you see. What do you feel?”
01.04.2023
Cos’è che senti?
Appena mi faccio questa domanda per buttare giù qualcosa, la mia mente manda una linea piatta, una stanza vuota, deserto senza dune. Sto realizzando di avere una mente che tende a scappare dal confronto, sia con sé stessa e soprattutto con gli altri. Ecco forse, cosa sento.
Frustrazione, perché ho parlato con altre persone esprimendo quello che provavo, nel modo più sincero che sentivo in quel momento. Sono una persona emotiva, fin troppo, e non riesco a esprimere quello che voglio dire perché ho paura; questo provoca due cose, ovvero balbettii e pianto interiore che - sia mai - esprimere apertamente.
Perché è da deboli piangere, e non avendo io fisicamente due palle *il francese, l’eleganza, la finezza*, in qualche modo devo dimostrare - a chi poi - di averle. Cosa che, tra l’altro e per inciso, non si dimostra in questo modo.
Mi da fastidio parlare con le persone, devo pensare alla risposta che voglio dare, devo capire cosa costruire. Non c’è posto in cui mi sento a casa, nessun luogo dove io mi senta parte di qualcosa per davvero, né con i miei amici, né in nessun ambito in cui pratico. Arriva sempre quel momento del “io non appartengo a tutto questo”; la consapevolezza che non posso dare nulla a chi mi sta intorno, che vorrei dare qualcosa anch’io a chi mi sta accanto, ma la convinzione di non riuscirci.
Continuo a rimuginare sulle due uniche parole che ho spiaccicato oggi, continuo a pensare di aver sbagliato tutto, che tutto - quasi, tutto - quello che volevo dire non era quello che intendevo.
Forse il succo di tutto è che sì, voglio allenarmi con qualcuno, perché mi piace, mi fa star bene, ed egoisticamente ne ho bisogno. Ma che non merito nulla se non il marcire per conto mio in un angolino, che non devo disturbare gli altri, che sono un peso per tutti; e che quindi, sarebbe meglio per tutti se mi allenassi da solo.
Perché sono solo una persona ignorante e stupida che può solo imparare - o meglio, cercare di capire -, ma che non ha nulla da dare. E quindi, ascolto.
E mi chiedo, se tutto questo riuscirà mai a far parte del mio mondo.
Ma storia vittimistica a parte, vorrei spendere due parole sull’ultimo breaking jump fatto, da muretto a spiaggettina; non era la prima volta che lo guardavo, e oggi più che mai era un salto che riuscivo a vedere, che era lì e mi chiamava.
Durante il giorno nulla, il mood non lo avevo trovato e la voglia neanche, quindi l’ho lasciato lì. Fatte qualche altre prove nel pomeriggio ho potuto constatare che non volevo farlo perché era nella mia testa e non perché non lo avessi, così verso la fine siamo andati a riguardarlo - e dico siamo perché avevo la fortuna di allenarmi con persone mozzafiato, che hanno avuto la pazienza di stare lì con me durante il processo.
Data questa mia nuova ricerca del “non (solo) ascoltarmi, ma soprattutto parlarmi”, poco prima ci siamo fermati a sentire le onde del lago; era tutto il giorno che pensavo a quel salto, e che avrei voluto farlo. E ascoltando le sensazioni che avevo, ho avuto modo di parlarci per un po’.
Perché mi sento così?
Ho subito bullismo. Non pesante, non estremo, nulla di che. Che però, in qualche modo, la sento ancora come una ferita aperta, perché a conti fatti influisce ancora su molte cose, forse troppe. Semplicemente, senza neanche che questa persona mi conoscesse, sin dal primo giorno mi ha preso di mira indicandomi come “lo sgorbio”; che non sapeva fare nulla, brutta, e con cui “non dovete giocare”. Non ricordo molto di quei camp estivi, non so dire se effettivamente passavo o meno le giornate in isolamento, però essere la persona appestata con cui gli altri non dovevano avere a che fare me lo ricordo bene. Quando capitava stavo giusto con un’altra ragazza, anche lei catalogata come “sgorbio”, che mi ricordo avesse una qualche disabilità, l’unica che era gentile con me.
Forse se fosse stato solo fisico, il bullismo, non avrebbe fatto così male; o meglio, sì, ma oggi spingerei come un animale. Invece, forse, mentale è infimo perché non ti permette di valutare in maniera oggettiva tutte le tue possibilità.
Comunque, una volta detto tutto a chi di dovere - perché da picci ero un peperino e sia mai che non dicevo le cose - non hanno mai fatto nulla. Non mi hanno spostato di gruppo, non hanno detto niente alla persona interessata.
Perché “non è vero, non abbiamo mai visto nulla, ce ne saremmo accorti se fosse davvero così”, e anche fosse “son ragazzi, è normale, lascia che si capiscano tra loro”.
Torno a casa, e devo sempre fare tutto subito alla perfezione. “Non far casino, guarda quello che fai, stai facendo solo danni”.
Ti è davvero concesso sbagliare? Ti è davvero concesso essere te? Ti è davvero concesso farti fare i tuoi errori? Ascoltarti? Sperimentare? Stare con gli altri?
Quel salto oggettivamente sai di averlo. Ed è un salto non mortale, che puoi sbagliare, che puoi concederti. Al massimo ti bagni un po’ - così come uno di noi poco prima l’aveva fatto senza pensarci (non il salto in questione, il bagnarsi entrando accidentalmente in acqua dopo un altro salto trovato). Mi ha aiutato vederlo. Qui, come su pochi altri salti, come poche altre volte, mi è concesso sbagliare.
Non è un non vuoi saltare perché sai di non averlo, è un non vuoi saltare perché se sbagli fai la fine del fallito che si è bagnato le scarpe, che non l’ha fatto o l’ha fatto male. Perché vuoi avere il controllo e sapere che lo farai perfetto al primo colpo.
Ma da quando l’importante è diventato il farlo perfetto il primo colpo? L’importante ora, è se lo vedi, se sai di averlo, e se sai che non ti farai male facendolo.
Senza riscaldamento ho un piede in meno, l’allenamento degli scorsi giorni mi ha fatto capire questo. Ora non ho fatto riscaldamento, palesemente ho un piede in meno e al buio mi sembra più lungo. Ma è lì, l’ho visualizzato oggi. So atterrare, e se sbaglio l’unico rischio che corro è il bagnarmi le scarpe.
Non ho mai avuto e mai avrò perfezione o bellezza, ma non sono uno sgorbio. Non mi merito di essere l’unica persona che non si merita nessuno con cui giocare. Non sono solo il risultato delle persone che ho avuto intorno, sono anche la persona che oggi vuole mettersi in gioco, e il risultato delle persone che ho intorno oggi - di cui mi sto circondando oggi, con la consapevolezza di oggi.
E ho saltato.
L’ho sentito, e mi ha chiamato. Non l’ho fatto per rabbia, esasperazione o altro. Sentivo di averlo, che era lì. Sentivo pace. Sentivo di aver abbracciato le mie paure e le mie insicurezze. Dopo averci parlato.
Ho saltato usandole come ali di lancio, non come calcio di scappatoia.
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mydearcastigo · 1 year
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Mi sto sul cazzo.
30.03.2023
“Respira di nuovo che non c’è più amianto”.
Spero solo nel giorno in cui potrò dirlo e pensarlo davvero. Non mi reggo, non mi sopporto, mi detesto e detesto non essere di più.
Vorrei essere di più per me, e per poter far stare meglio chi ho intorno. Per poter essere d’aiuto. Per poter essere di più.
"Amo sta vita, anche se è quella di un altro”.
Non posso certo dire di amare questa vita - chi mi conosce un po’ sa che occhiate invidiose e di circostanza lancio quando qualcuno mi dice di amare la vita - perché effettivamente come si può amare l’essere vivi? Mi fa sempre genuinamente strano quando qualcuno dice, genuinamente, di amare essere vivo; perché questa vita non fa per me, come non penso faccia per me vivere in generale, dato che nulla mi entusiasma più. Non sempre, ma spesso l’unico mio pensiero prima di addormentarmi è quello di non svegliarmi la mattina dopo.
Che vorrei non essere mai nato.
Ma certamente, posso certo dire che sento che questa sia “la vita di un altro”. Cercando qualche mumble più giù è già uscito quanto non riesca a percepirmi in questo corpo, quanto non me lo senta mio, quanto questo mi sembri tutto un qualcosa capitato per caso, che spirito e corpo non combacino.
E che come io sia un impostore, nelle cose; come posso dire effettivamente che questa cosa o l’altra mi piace davvero? Non sento più un piacere sincero da molto tempo.
O almeno, pensavo così fino all’evento scorso di ADD: ai ringraziamenti finali, qualcosa si è mosso dentro. Oltre a rabbia, frustrazione e voglia di fare di più, intendo.
Mi è arrivata una volontà e carica di fare l’ADAPT che non sentivo da tempo. Ma anche qui, come può una persona come me poterlo fare davvero? Anche solo pensarci? È già quantomodo assurdo che io pratichi una disciplina come il parkour - e s’intende, penso basti guardarmi per capire quanto io non sia parte di questo mondo, per quanto voglia. Non sono veloce, agile, preciso, coraggioso, né senza nessuna qualità, praticamente un tocco di legno, senza la voglia e creatività giusta per qualsiasi cosa.
Chiunque è più qualificato di me.
Continuo ad analizzare questi sentimenti, ma non riesco a capire cosa mi piace realmente e cosa no. Disegnare? Praticare? Animare? Correre? Non riesco a capirlo più ormai. Come posso buttarmi su qualcosa che non so se sia la strada giusta per me? Sto finendo per odiare tutto quello che prima amavo, e ne ho abbastanza, ne ho paura.
Penso di avere l’attaccamento evitante, e che questo vada ad influire oggi più che mai su ogni aspetto della mia vita. Forse scrivere mi aiuta a razionalizzare la cosa, per questo è nato questo post - che per inciso, è nato come punto elenco del perché sono (non) in grado di fare l’ADAPT.
Quindi, di grazia, eccoci.
Lo voglio fare davvero? Non riesco a capirlo, così come non riesco più a capire cosa mi piace e cosa no. Non è solo un qualcosa in ambito della mia pratica, quanto più in senso generale del termine. Cosa voglio fare davvero?
Ho paura di trasformare un’altra mia passione nell’ennesimo lavoro che andrò a detestare. Così come è successo per il disegno e l’animazione, così come è (circa) successo per il cosplay, così come è successo per l’equitazione. Non posso perdere un’altra cosa che mi fa stare bene.
Come posso essere io in grado di insegnare qualcosa a qualcuno? Nel senso, sono un’incapace su tutti i fronti. Le persone brave e fortissime sono altre, e basta guardarlo per capirlo. Non posso insegnare essendo così debole, sia tecnicamente che fisicamente.
Come posso io insegnare a persone - vaffanculo odio essere AFAB - a cui non serve il minimo impegno per riuscire a fare qualcosa, quando io per sbloccare una cagata devo sputare sangue? Come posso insegnare a qualcuno che di base è molto più forte di me?
Ho paura delle persone. E forse è questa la cosa che mi frena di più. Il farsi osservare da altri coach, sotto un aspetto tecnico, e ricevere in faccia uno schiaffone di dura realtà, ovvero che faccio proprio schifo come penso e dove cazzo voglio andare in primis, e come seconda cosa il confronto in generale con altre persone che non conosco, la responsabilità di dover guidare, far guardare qualcuno dentro sé verso la propria ricerca, e non annoiare e cercando di capire cosa portare di nuovo ad ogni lezione. Non è un conto da poco.
Qualcuno mi ha detto, a riguardo, “devi saper di voler insegnare, altrimenti è inutile che lo fai”.
E sono d’accordo.
Ma non capisco cosa voglio.
Dovrei spingere, perché è uno di quei momenti dove devi solo saltare?
O dovrei ascoltare e fermarmi, perché è uno di quei momenti dove il suicidio è assicurato?
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mydearcastigo · 1 year
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Un’anima in un involucro sbagliato.
01.01.2023
A volte penso che tutto questo non faccia per me.
Praticare, intendo; ADD, parkour.
Voglio dire, mi piace, e forse è l’unica cosa che mi piace ancora fare, ma una parte di me continua a dire che sto solo facendo finta, che sono lì giusto per, perché a conti fatti non ne ho né le qualità né le capacità.
Che mi sento solo un’anima in un involucro sbagliato, che non riconosce il proprio corpo. Che corpo, mente e spirito, sono su tre piani diversi. A volte addirittura un’anima che prova ad essere qualcosa, ma che infine sa che non potrà mai esserlo davvero, perché non è nel suo programma che possa fare davvero queste cose.
Sono anni che ci provo, anni e anni, e cosa sta portando tutto ciò?
Cosa so fare ora in più? La confidenza di riuscire a fare un piede in più di salto?
Tutto quello che c’è intorno non sono in grado di farlo.
Tutti così bravi, tutti che riescono, nessuno che fallisce. E anche se falliscono, è sempre su cose che effettivamente ha senso fallire - all’inizio - perché grosse o difficili. E che infine, a conti fatti, riescono a sbloccare dopo poco tempo.
Io fallisco su delle cazzate che dovrei saper fare ormai da anni, per quanto pratico. E per quanto provi ad impararle, non sanno mai esserci quando serve davvero. Quando è il momento di usarle, e usarle subito.
Che senso ha tutto ciò?
Sono solo la persona stupida che si ha intorno, senza nessuna qualità. Non capisco perché qualcuno dovrebbe voler aver mai a che fare con me.
Sono tutti così straordinari e io non so fare nulla.
Non mi merito delle persone così. Merito solo polvere. E forse neanche quella. Anni che sono sempre allo stesso livello, e non miglioro mai nulla.
Penso spesso che sono solo un peso per chi si allena con me, che il mio allenatore stia solo allenando l’aria, che sia tutto solo tempo sprecato; che non merito un coach come lui, e lui si meriterebbe di allenare gente molto più meritevole di me.
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mydearcastigo · 1 year
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Pensieri lontani che a volte riemergono tornando ricordi.
25.12.2022
Non so bene il motivo per il quale sto scrivendo. Non sono una persona che scrive, piuttosto una mai stata brava con le parole, solitamente funziono per immagini. Però ultimamente sto pensando un po’, leggendo un po’; di persone che ammiro, mentori, anche solo sprazzi di vita di persone che non ho mai conosciuto e mai conoscerò, sentite o sconosciute, importanti per qualcuno.
 Soprattutto, leggendo di persone con molta passione, molta forza, molta determinazione; qualità che purtroppo sento poco di avere. Ultimamente non ho più passione per nulla, faccio fatica a fare le più piccole cose che prima amavo fare.
Forse fino a qualche giorno fa avrei detto così. Forse una parte di me lo pensa ancora.
Però, da quando sto leggendo di questi pensieri, queste storie, queste realtà, qualcosa nel profondo è scattato; forse sto perdendo perché mi considero poco nulla, probabilmente non mi considero e basta. Penso solo che sia una palla al piede per chiunque mi stia intorno, che nessuno vuole davvero stare in mia compagnia. Che se ci sono bene, ma se non ci sono meglio; insomma, per quel che valgo, per quel che so fare, che ci sia o meno non cambia molto come cosa. Però, se questo viaggio può portare a qualcosa, anche la più piccola, forse è quello che mi potrebbe far tornare a battere il cuore. Vorrei essere una persona migliore, e non riesco ad esserlo per me stessa. Vorrei essere una persona migliore, e lo voglio essere per gli altri; per le persone che ammiro, e per quelle che potrei anche solo in parte, oso dire, ispirare in qualche modo, o anche solo mettere in gioco.
Sono una persona scomposta, instabile, altalenante, probabilmente una delle peggiori che ci possano essere, ma ci sto lavorando, perché ho troppa paura delle altre persone.
Ma ultimamente mi viene da pensare; non voglio che questo mi limiti. Che questa sia la fine.
Da quando è finita la scuola ho notato una cosa, sto perdendo parecchio, mi annoio e sono triste.
Pian piano sto prendendo in mano vecchi libri di scuola mai aperti, studiacchiando qua e là, e sul pratico sto cercando di confrontarmi con altre persone uscendo dalla mia zona di comfort.
E sto notando che è proprio questo che mi sta facendo rinascere.
Sono una persona pigra, ma sono una persona curiosa, che ha voglia di sapere e soprattutto ha voglia di fare: non voglio più che la paura mi blocchi in questo.
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mydearcastigo · 1 year
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[...] only being able to think about or focus on the past. Stuck within a loop of struggle, he can’t move on from whatever it is that has happened to him, but also doesn’t want to open up about it — which is something he probably should do, since talking with someone tends to be a healthy way of processing feelings or emotions.
Genius, “As it was”.
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mydearcastigo · 1 year
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16.02.2023
Forse attiri le persone sbagliate perché non sei sincero con te stesso.
Pensando e ripensando a relazioni passate. Non che abbia mai avuto un partner. E forse proprio per questo.
Non riesco a trovarmi “in quel modo” con nessuno; a malapena riesco a dirlo, riferirsi sempre al sentimento come “in quel modo” forse non lo fa neanche provare veramente, rappresentando in qualche modo un distacco o disinteresse.
Tutti hanno la vocina nella testa, e quando la mia mi ha detto queste parole mi ha fatto rimanere un attimo.
“Forse attiri le persone sbagliate perché non sei sincero con te stesso. E di conseguenza non lo sei neanche con loro.”
Non mi importa particolarmente di trovare qualcuno; o meglio, vorrei avere qualcuno con cui condividere i momenti che reputo preziosi, vorrei avere qualcuno con cui allenarmi, disegnare, realizzare progetti insieme. Qualcuno che possa amare, stare insieme senza sentirmi sbagliato. E viceversa.
Ma pensando così mi viene da dire, questo non sarebbe qualcosa che fai (anche) con gli amici? Che differenza c’è allora tra amico, partner, compagni?
Penso di essere ace, al massimo demi, probabilmente pan o forse nessuno dei due. L’unica persona che mi sia mai piaciuta ai miei occhi era tutto; gentile, disponibile, bella, semplice e decisa.
Tristezza e amarezza quando la incrocio per le vie del paese ora, quelle rare volte che capita. Rabbia quando mi viene fatto il paragone “perché va l*i cosa ha già fatto”.
Ora non riesco a provare quel sentimento per nessuno.
Amo solo, nel modo più platonico che ci possa essere, le persone con cui condivido momenti, che hanno passioni e cose da raccontare e insegnare, esperienze da vivere. Chi sa ispirarmi, e chi lo sa fare semplicemente essendo sé stesso e amando ciò che fa.
“Forse attiri le persone sbagliate perché non sei sincero con te stesso.”
Non mi reputo una bella persona, né dentro né fuori, esteticamente ogni volta che incontro qualcuno vorrei sotterrarmi e caratterialmente ne ho uno proprio pessimo - passivo aggressivo, pieno di stanchezza e sbadato.
Non capisco sinceramente come qualcuno possa innamorarsi di me, e quando questo succede ci rimango sempre; soprattutto perché spesso è per puro fattore estetico, cosa che non riesco a comprendere per quanto detto prima (oltre a non essere un granché, il mio essere ace non aiuta per capire cosa gli altri provino, essendo che a me non è mai successo).
Non sono sincero né con me stesso né con gli altri, questo mi spinge a compiacere a tutti, e per questo essere “amabile”.
Nessuno mi ha mai conosciuto davvero, di chi ha detto di provare qualcosa per me. Alcuni più di altri, tra i miei amici. Alcuni per cose diverse più o meno in profondità.
Odiando il mio corpo, oltretutto, non riuscirei comunque ad accettare nessuna intimità. Né donna né uomo, percepito come uno e mai come l’altro. O forse solo qualche volta, capace di donare un senso di pace.
Odiando l’essere me.
A volte mi sento un’estraneo, capitato in questo corpo per sbaglio. Mi guardo senza riconoscermi. Forse qualche volta un pochino, ma solo con ciò che tutti i giorni non potrei mai essere, sostenere.
Come potrei innamorarmi di qualcuno che non conosce questa superficie di lati, e io i suoi? Che cambia dal messaggio alla realtà? Che non ispira?
Che differenza c’è tra un partner e un amico?
Devo tornarci ancora su questo pensiero che ha fatto capolino nella mente, perché la direzione che ha preso questo mumble sento non essere quella che doveva essere, quella per cui quel pensiero è nato.
C’è qualcosa che sto evitando, ma che ancora non capisco. O che forse so, ma non riesce ad uscire.
Perché è palese che il problema sono io. Che ho qualcosa che non va, ma di cui non riesco a capire cosa. O che forse ho capito, ma che non riesco e non posso mostrare a nessuno, perché nessuno capirebbe. E anche se fosse, nulla potrebbe comunque cambiare.
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mydearcastigo · 1 year
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Torna e ritorna, dare e ricevere.
15.02.2023
Ogni persona che si incontra è importante e ha qualcosa da donare. Ogni persona nei modi più inaspettati può ritornare in molteplici modi, inaspettati o meno, diretti o indiretti che siano.
Così con lei, con la forza che abbiamo dentro, che ognuno di noi ha dentro. Che non ci fa solo sopravvivere, ma ci fa anche vivere. Vivere e apprezzare momenti, rivisti sotto chiave diversa.
Mi viene sempre difficile giudicare criticamente, ho paura di ferire e sbagliare e, non sapendo parlare, non far capire quello che voglio dire.
"È importante dare feedback critici. Sentirsi dire che è già tutto perfetto non serve a nulla".
Devo lavorare molto su questo aspetto. Sono pienamente d’accordo e spesso mi frustra quando mi viene detto che va tutto bene senza mai nulla di costruttivo, ma d'altro canto alle volte sento un fastidio, una ferita, una frustrazione che mi si dirama dentro, dato dal fatto che ci sia ancora così tanto da sistemare (cosa che essenzialmente non finirà mai, perché ogni giorno si scopre e si impara).
Ho abitudine sin dall’infanzia che tutto deve essere, subito e immediatamente, perfetto. Sto cercando di scostarmi da questo pensiero e filosofia, da questo insegnamento che reputo possa solo tarpare le ali, perché “è meglio non far casino”.
Quanto invece è più bello sbagliare, cambiare, sperimentare, trasformarsi? Nessuno nasce imparato, tutto cambia e si trasforma, noi insieme e come il mondo che abbiamo intorno.
Mi viene difficile giudicare criticamente, soprattutto una persona che mi ha aiutato e dato. Ma forse, proprio perché mi ha dato così tanto, non è giusto invece essere gentili e sinceri e permetterle di migliorare e crescere?
Dare e ricevere? Discutere, essere discussi, e mettere in discussione?
Forse c’è troppo l’abitudine comune di considerare le critiche come qualcosa di negativo, invece di un’occasione di crescita. Non bisogna sentirsi cattivi per provare delle sensazioni critiche verso qualcuno.
Dovrebbe essere più un segno del fatto che ci importa dell’altra persona, di come può migliorare, tanto da spendere del tempo per discuterne con lei.
Critica è discussione e miglioramento, non distruzione.
Alle volte vorrei solo sentirmi abbastanza per riuscire a farlo davvero.
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mydearcastigo · 1 year
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Che (non) si ha già.
14.02.2023
Forse non so parlare perché non scrivo mai. Forse non so parlare e non scrivo mai perché ciò vorrebbe dire districare.
Ho pensieri, moltissimi, a cui faccio fatica a stare dietro. Oppure ho calma, troppa calma, dove nulla arriva e nulla se ne va.
Mi sento così piccolo nei confronti di tutti, mai veramente parte del gruppo, lì solo per caso, perché come posso io dare un contributo valido a qualcuno? O tanto per provare a far qualcosa, o nulla per ascoltare.
Non che ci sia qualcosa di male nell’ascoltare, anzi. La vera batosta arriva quando dall’ascoltare deriva un saper rispondere, rispondere nel modo corretto e impeccabile che hanno sempre imposto.
“Dovrei viverla di più per poter dire qualcosa a riguardo. Non è la mia battaglia, quantomeno non ora.”
Vorrei trovare la mia pratica. Quantomeno il mio stile. Forse sarebbe più coerente dire che vorrei dare una svolta alla pratica che (non) ho già. Eterea, dinamica, turbolenta, fuoco e aria, aria e fuoco.
Vorrei migliorare come praticante, come persona, come essere umano. Ma sono solo tanto stanco. E tanto ignorante e stupido.
“Finché non fa più paura”
Volevo iniziare da qui, vedere poi il resto quando ci sarà necessità, occasione, sviluppo; senza partire non si va da nessuna parte, senza fondare le basi svilupparsi verso l’alto diventa solo incertezza.
Sono una persona ancora molto immatura e acerba, nella vita così come praticante.
Vorrei non avere tutta questa stanchezza addosso per poter fare tutto quello che vorrei fare - o che dico di voler fare. Ha davvero importanza dire o voler dire?
Sono immatura, senza rigore e autodisciplina. Devo trovare una virgola nella mia vita, un punto o una svolta. Capire chi sono, migliorare come dico di voler fare, come penso di essere ma che poi si rivela sempre per quello che è; nulla di interessante, solo tanta confusione.
Mi sto iniziando a chiedere se tutto questo abbia senso. Mi sto riferendo a questo post, ma la domanda mi si è inevitabilmente rivolta anche nella vita di tutti i giorni, nella pratica, nel lavoro.
L’ADD mi piace, e dovrebbe esserci altro motivo per cui non mollare? Fa male vedere tutti così bravi e io non riuscire a muovere un muscolo.
Fa male, molto male.
Però forse è solo tutto processo, nessuno è migliore di qualcuno, ci sono solo sensibilità più o meno sviluppate. Inevitabilmente ci si mette a confronto con gli altri, ma non è forse importante essere più forti di ieri, e meno di domani?
Essere migliori di quello che si era oggi?
O è solo il discorso di una persona sconfitta e fallita che cerca giustificazione?
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mydearcastigo · 1 year
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Corre sopra le sabbie favolose e il suo piede è leggero. O pastore di lupi, hai i denti della luce breve che punge i nostri giorni. Terrori, slanci, rantolo di foreste, quella mano che spezza come nulla vecchie querci, sei fatto a immagine del cuore. E quando è l'ora molto buia, il corpo allegro, sei tu tra gli alberi incantati? E mentre scoppio di brama cambia il tempo, t'aggiri ombroso, col mio passo mi fuggi. Come una fonte nell'ombra, dormire! Quando la mattina è ancora segreta saresti accolta, anima, da un'onda riposata. Anima, non saprò mai calmarti? Mai non vedrò nella notte del sangue? Figlia indiscreta della noia, memoria, memoria incessante, le nuvole della tua polvere, non c'è vento che se le porti via? Gli occhi mi tornerebbero innocenti vedrei la primavera eterna. E, finalmente nuova, o memoria, saresti onesta.
Ungaretti, Caino.
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mydearcastigo · 2 years
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do you ever get that vague feeling that you’ve lost your personality.
not in an “i know i’m on the apathy stage of my emotional cycle” way, but more in a “i reread the texts i sent and not one word i wrote resonated with me”. in a “nothing that i say is my own opinion but i’m struggling to find what that is” way. in a “someone asks me how i am and i truly don’t know. i can’t even name it as apathy because i don’t have any words to feel” way. in a “i’m worried my friends think i’m changing because i’m acting differently but i need to tell them that i’m not changing, i’m just losing myself” way. in a “i have so much anger that i don’t know where my grief ends and i begin” way.
do you ever get that?
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