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#microscopico
ylliasbell · 1 month
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ARTE MICROSCOPICO
Revelando la belleza invisible
-Colectivo Citología Ciencia y Arte-
Omnis vita e Cellula
El O-cito cariñocito.
Save the whales.
Universo
Stranger Things
Caballo galopante
Fetoadenoma
Cervix Christmas
Flor reactiva
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phjlavtia · 9 months
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sono su tinder perché non voglio precludermi esperienze etc etc etc ma porco dio quanto fa schifo
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buscandoelparaiso · 2 years
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Tanti Auguri LorenzielloOoOoO ✨🎂 coverciano-toronto non è poi cosí distante, che vuoi che sia un oceano di mezzo 🥹
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surfer-osa · 2 months
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Oggi compie 14 anni il cane più buono, affettuoso e pazzo della mia vita. Caro Pablo (per le zie anziane Plabo o Palbo), ne abbiamo viste parecchie assieme. Tu continua a ripararti tra le mie gambe come se fossi un microscopico cucciolo di chihuahua e non un colosso di 37 kg. È sempre un privilegio potermi fregiare della tua amicizia e, talvolta, usarti come leggio.
P.s.: @kon-igi chiede gentilmente Pablo a quando le prossime carezzine?
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ninoelesirene · 5 months
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Avere una casa piccola, molto piccola, ha consolidato la mia naturale propensione a muovermi bene in spazi complessi, delicati. Serve attenzione e serve avere chiaro l’obiettivo, come fanno i gatti. Era così quando riempivo le figure di colore, quando ritagliavo i bordi di un disegno che avevo tratteggiato, minuscolo. Mi viene da questo il talento immediato con cui inserisco il filo nella cruna dell’ago o faccio un nodo microscopico, pur avendo mani grandi. Un gatto, dicevo, per questa e altre ragioni. O magari un chirurgo. O un gatto chirurgo.
L’importante è guardare.
È per questo che sono certo imparerei a muovermi negli anfratti complicati del tuo cuore, ignota miniera di diamanti: perché un giorno ho deciso che li avrei raggiunti, come un gatto che ritorna alla sua casa impervia, affacciata su una poesia nascosta e arrampicata sopra una collina che, sebbene al centro del mondo, solo pochi conoscono.
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kon-igi · 11 months
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QUEL POST CON CUI EMPATIZZERANNO IN TRE (ME COMPRESO) Parte 1
Non è una storia triste, non ci sono plot twist né morali strazianti per cui togliete pure il secchio da sotto la sedia ché i testicoli rimarranno al loro posto (figura retorica gender-inclusiva).
L’altro giorno @der-papero ha rebloggato un mio post in cui c’era l’immagine di una mazza ferrata per ‘resettare’ un pc dicendo ‘Non fare male ai computer che sono stati i miei unici amici per tanti anni! (o qualcosa del genere) ed è a quel punto che io ho pensato la stessa cosa, anche se in modo più specifico e meno informatico del suo.
Dal 1979 a oggi ci sono stati degli ‘amici’ che sono diventati una sorta di pietra miliare temporale a cui posso tornare con la memoria in modo microscopico e con una precisione quasi eidetica, al punto che li posso usare come una personalissima radiodatazione al carbonio per conoscere gli eventi contestuali occorsi in un dato periodo.
Quando ero piccolo ho sempre creduto che tutti giocassero ai videogames, sia con la propria console a casa che nei bar o nelle sale giochi e invece ho lentamente scoperto che non solo quasi nessuno aveva un console per videogames a casa ma che anche i cabinati che erano nelle sale giochi o nei bar per molti non erano affatto un’attrattiva.
Beh... per il sottoscritto le cose andavano in modo molto differente.
Alle console che ho posseduto dedicherò la seconda parte di questo post ma ora vi dico che sul viale pedonale principale di Viareggio (quello del carnevale, per intenderci) c’erano due sale giochi ENORMI (posso confermarlo a distanza di anni che non era solo lo sguardo di bimbo) e mio nonno paterno lavorava li vicino, ragion per cui mi bastava mendicargli mille o duemila lire, cambiare tutto in monete da 200 lire (i gettoni dovevano ancora arrivare) e giocare come se non ci fosse un domani.
Io non so se la seguente descrizione possa avere un senso per la maggior parte di voi ma dovete considerare quanto fosse ENORME il trip sinestesico nell’entrare in uno di quei luoghi: prima di tutto passavi dalla luce del sole a una penombra che assomigliava molto a un buio luminoso, poi le tue orecchie venivano sopraffatte da parecchi decibel di musichette a 8 bit che si mescolavano a formare un meraviglioso cachinno eustordente e infine l’odore di sigaretta che permeava ogni centimetro cubo dell’ambiente con una coltre di fumo in cui lampeggiavano gli schermi dei cabinati come finestre su altri mondi.
(in effetti a posteriori posso capire perché la mia passione non fosse così condivisa)
Ho parlato del 1979 perché quello fu l’anno in cui da flipper, biliardini e altri giochi analogici (che io schifavo) si passò al primo videogame completamente elettronico a grafica vettoriale: ASTEROIDS.
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Ora, siccome sono ben consapevole che la maggior parte di voi non ha la minima idea di cosa io stia parlando, sappiate che quando parlavo di finestre su altri mondi era proprio quella la sensazione che allora si provava: dalla visione passiva di un programma televisivo su tubo catodico passavi a poter FARE COSE SULLO SCHERMO, un qualcosa che pochi fra voi possono capire quanto fosse pazzesco.
E quello per me segnò un altro modo di considerare lo scorrere del tempo.
Per esempio, nell’Agosto del 1983 giocai per quindici giorni a Moon Patrol nel piccolo bar dell’Isola del Giglio dove andai in vacanza coi miei genitori 
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mentre al Bar Sombrero del mio quartiere nell’inverno del 1984 a Mag Max e Kung Fu Master, quest’ultimo a scrocco perché avevo imparato come accedere al sensore che veniva toccato dalla monetina e dava 1 credito
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la stessa estate, nella sala giochi in pineta, scoprii e finii Bubble Bobble (l’intro musicale mi dà ancora i brividi) mentre il Juke Box mandava in loop una canzone che dopo ho scoperto essere Sweet Dreams degli Eurythmics. 
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Trojan nel bar Moreno sotto a una tenda minuscola, R Type al chiosco sul viale dei tigli, Tiger Road al bagno Aretusa, Circus Charlie nel bar della stazione vecchia vicino al biliardo dal panno verde consumato e segnato dalle sigarette, Knuckle Joe in un hotel in Val d’Aosta per la gita di terza media, Wiz nel bar vicino casa di mia nonna materna, Bomb Jack al maneggio dove Diego con 200 lire giocava tutto il giorno e regalava crediti, Bank Panic al bar del cinema all’aperto e New Zeland Story in quello del palazzetto dello sport mentre mangiavo un Paciugo all’amarena, prima Green Beret e poi Iron Horse nella pasticceria sotto casa di mia nonna paterna con l’odore di sfoglie alla crema, Robocop e Xain’d Sleena al bar del liceo, finiti entrambi a memoria prima che suonasse la campanella, i tornei di Dark Stalker con i miei amici al bar della stazione nuova e poi ancora X-Men e Avengers.
Centinaia di giochi che meriterebbero decine di post perché con mille lire potevo andare in un mondo dove non ero più il ciccione sfigato che non sapeva giocare a pallone... ero quello che poteva sconfiggere i nemici e alla fine vincere, sempre.
L’ultimo arcade cabinato a cui giocai - e poi dopo quella data praticamente scomparvero per essere sostituiti dalle Slot Machine - fu Metal Slug, in data 1997, dopo aver lasciato Figlia Grande all’asilo nido nel piccolo ritaglio di tempo prima di andare nello studio medico dove avevo appena cominciato a lavorare.
Naturalmente lo finii ma finì anche col chiudersi quella parentesi durata appena vent’anni ma lunga una vita intera.
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Chi di voi è abbastanza vecchio da capirmi?
@axeman72​? @renatoram​? @ilnonnodiinternet​​? 
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instabileatrofia · 8 months
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Mi ricordo il filobus che passava in via Martorelli ed io ero microscopico in quel mondo di mura annerite dalla fuliggine di una città che era dimenticata e fuori da qualsiasi passaggio per qualsiasi direzione.
Che per contrasto a tutto quel grigio con mediocri aspirazioni di nero, per andare a scuola ci mettevano pullover blu su camicia blu, col papillon giallo. E tutto questo sembrava loro normale. Le bambine, sembravano tanti angeli candidi nel grembiulino bianco, l' immancabile molletta su un lato dei capelli, il colletto di pizzo colorato.
I regali, che siano d'oro, alla maestra a fine anno, da un plotone di morti di fame che erano la maggior parte delle nostre famiglie.
Gente di altrove, molti altrove.
Un bel cazzo di bordello, la maestra piemontese e bigotta ed alcuni compagni che ancora a stento parlavano italiano. I cocchi della maestra, quelle tre o quattro creature da WWF che per puro caso erano di origine autoctona, poi tutti "noialtri", cosa che ai tempi non mi era troppo chiara, dal momento che parlavo solo e perfettamente italiano.
Rubavo le Bic in drogheria.
Anche la Bic era un lusso, un sogno, abituati alla Corvina, penna di merda vera.
L.
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canesenzafissadimora · 2 months
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Siamo istanti, istanti che muoiono. Viviamo per le piccole cose, per i sorrisi e per i tramonti, per i momenti che possono durare secondi o minuti, per i baci, per i testi delle canzoni che il più delle volte non capiamo neppure. Siamo fatti di tanti piccoli istanti, un po’ come un puzzle a più pezzi, di quelli grandi, che sembrano non dover finire mai. E andiamo alla ricerca, tutta la vita, di queste tessere, degli istanti che mancano, perché a tutti manca sempre qualcosa, sebbene non sia mai chiaro cosa. Andiamo alla caccia degli istanti che muoiono, e ogni volta che ne troviamo uno, ci sembra di morire un po’ con lui, quando ormai è tutto finito, e il momento è andato via., scomparso per sempre. Così amiamo senza speranza sempre tutto quello che è destinato a non durare. Che poi, le cose più belle spesso non durano. Se i baci potessero essere per sempre, sarebbe come non baciarsi mai, e se la felicità più pura fosse perenne, non si saprebbe neppure che quella è la vera gioia. Così, eccoci trafelati alla ricerca degli istanti che muoiono. La ragazza che vuole l’amore vero, e fa di tutto per trovare, invece, qualcuno che semplicemente le dia il suo maledetto primo bacio, per poi lasciarla sola di nuovo; la bambina che vede la luna inseguire la sua auto dal finestrino, e si chiede ridendo, perché si trovi sempre li, nello stesso punto, e rincorra la macchina, punto microscopico e inutile dell’universo; la moglie, che aspetta con ansia che il marito torni dal lavoro per abbracciarlo; il ragazzo che non riesce a dormire, perché vuole a tutti i costi vedere di nuovo la ragazza nella classe all’ultimo piano il giorno dopo, anche solo per pochi secondi; la vecchia, che si gode quello che sa essere l’ultimo tramonto con il compagno di una vita, a cui presto dovrà dire addio per sempre. Tutti questi, tutti questi sono istanti che muoiono. Fugaci, quasi non ci accorgiamo di loro, che non hanno passato nè futuro. Leggeri come il nulla, e nel nulla tornano subito dopo. Eppure, noi siamo la somma di questi gesti insignificanti e apparentemente inutili, che, paradossalmente, ci rendono più vivi di altri.
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Muriel Barbery, "L'eleganza del riccio"
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theoldgaylion · 4 months
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COCCIANTE MICROSCOPICO 🥺
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3nding · 10 months
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Non so se sia più National Geographic o Comedy Central
Ricapitolando: dei calabroni hanno deciso di fare il nido all'interno della vetusta fontana di ghisa in giardino. Non posso usare il fuoco perché rischierei di sciogliere i tubi all'interno, né il pesticida vista la vicinanza con l'orto. Posso solo tappare i fori da dove entrano ed escono sti teppisti con le ali.
Giorno 1: Nastro da carrozziere. Li vedo ammassarsi incazzosi desiderosi di entrare e me ne vado convinto di aver vinto. Più tardi mi accorgo che hanno forato il nastro e sono rientrati.
Giorno 2: Vista la fragilità del nastro da carrozziere uso del nastro da pacchi. Riesco a sentire i vari colpi che danno mordendo il nastro e vado a letto convinto di aver vinto.
Giorno 3: al risveglio trovo il nastro da pacchi forato. Decido allora di incastrare un pezzo di legno da un ramo. Alla sera il pezzo di legno non c'è più. Inizio ad avere paura. Modello e appallottolo dell'alluminio che spingo con forza nel foro.
Giorno 4: al risveglio vedo che gli insetti di Satana hanno praticato un foro nell'alluminio a morsi. Come faccio a saperlo? Mentre sto guardando la situazione uno di loro esce beffardamente con un microscopico pezzettino di stagnola in bocca e vola via.
Ho la stessa espressione di quando Willie il Coyote vede passare bip bip all'interno della galleria che lui ha dipinto sulla parete di roccia.
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Il mattino non ha l'oro in bocca, se non al sapore di caffè.
Amava mescolarsi tra i il quotidiano arruffato e stanco, in un café di Parigi. Non era un tipo mattiniero, ma in quel café, sapeva di poter essere partecipe di un rito quotidiano, addirittura sacrosanto per un italiano all'estero: prendere il caffè. Non era solo questo, amava mischiarsi alla vita, quella di tutti i giorni. Li, in quella strada, in quel quartiere. Lui sapeva che tornando ogni giorno in quel café, gli sarebbe stato riservato amorevolmente un piccolo posto tutto per lui. Quanta cura e tenera delicatezza in un gesto non direttamente richiesto, ma così semplice. Sedeva in un angolino, allo stesso tavolino di sempre, dove si incontrava con un caro amico. Tutti i giorni. La stessa tenera delicatezza, la offriva a chi avesse voluto condividere con lui quel rito. A quel tavolino, sebbene anche solo per qualche minuto, ci sarebbe stato sempre posto. In quel microscopico angolo di vita, tra un sorso di caffè e una sigaretta accesa, ci si mischiavano preoccupazioni, successi, insuccessi, storielle di ogni genere, e qualche silenzio assordante. Quando Marcello morì, quel tavolino rimase riservato, il suo amico andò a prendere il caffè, ma non ebbe il coraggio di sedervi, poi non ci andò più. Quel caffè, gli sembrava più amaro del solito, non più buono come un tempo.
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aurozmp · 2 months
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perché quando succede qualcosa di bello nella mia vita, cerco un dettaglio, anche microscopico, per rovinare tutto?
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Lascia stare, è impossibile! non ci è mai riuscito nessuno". Dico facendo spallucce e chiudendomi in bagno per ingoiare la sensazione di inadeguatezza che mi pervade sempre arrivata a questo punto.
mi sciacquo il viso e mi convinco che non importa, che è addirittura sopravvalutato.
Torno in camera e prima di salire sul letto tolgo la maglietta che gli ho rubato e che uso come vestito cosi da non dover girare nuda.
mi sdraio per un secondo a pancia in su con gli occhi chiusi ma riesco a percepire il suo sguardo su di me, riesco a percepire i suoi movimenti e sento che si sta avvicinando al mio viso.
mi bacia, con delicatezza quasi tema di infastidirmi ma contraccambio quel bacio e mi abbandono. mi sfugge un debole gemito di piacere e senza nemmeno pensarci gli do libero accesso al mio corpo.
si stacca lentamente dalle mie labbra e vedo qualcosa nel suo sguardo, conosco quella luce e so bene cosa sta per accadere o almeno cosi credo...in realtà non sono affatto pronta per quello che sta per succedere!
si avventa sul mio collo e mi ricopre di baci leggeri che, uno dopo l'altro, iniziano a farmi sentire i brividi. sento il suo respiro farsi più corto e basta questo per far crescere il calore tra le mie cosce
si ferma per un breve attimo e mi sorride, con l'espressione di chi la sa lunga e ha tutta l'intenzione di prolungare la tortura a suo piacimento.
torna di nuovo all'assalto, stavolta le vittime designate sono i miei capezzoli che vengono succhiati e leccati e stretti tra le labbra. sento il cuore battere più forte e l'eccitazione salire, vorrei chiedergli di smettere ma le parole mi muoiono in gola.
per fortuna arriva una tregua inaspettata e lo vedo staccarsi da me per dirigersi verso il comodino alla ricerca di non so cosa, lo guardo con fare interrogativo ma lui, senza smettere di sorridere o staccare gli occhi da me, fa un breve cenno con la testa come a dire che tutto quello che sta facendo non mi deve interessare.
tremo al solo pensiero di quello che ha in mente e tremo ancora di più quando lo vedo tirare fuori un sacchetto di raso viola, ne conosco fin troppo bene il contenuto!
"che hai intenzione di fare?"
non ricevo risposta ma l'ennesimo sorriso furbo che preannuncia solo guai.
si avvicina lentamente, famelico e mi mette entrambe le mani sulle ginocchia
"apri le gambe"
"cosa?"
"hai capito!" mi ringhia mentre mi spalanca le gambe a forza e gode del mio imbarazzo.
si inginocchia tra le mie gambe e sospira facendomi tremare tutta
"sei cosi bagnata!"
non non ho il tempo di replicare che mi posiziona il vibratore, acceso al minimo della velocità, proprio sul clitoride ma lo tiene li solo un istante.
bonfonchio qualcosa e questa protesta sortisce il giusto effetto perchè sento di nuovo il vibratore lì, che viene mosso dal basso verso l'alto con lentezza estenuante.
senza rendermene conto prendo il suo ritmo e i miei fianchi iniziano a ondeggiare con velocità sempre crescente, alla ricerca di quella sensazione che mi sta offuscando i pensieri.
ma lo stimolo cambia, non è più il vibratore a stimolarmi bensi la sua lingua...e ricomincia tutto da capo.
leccate lente ed ampie che piano piano si concentrano sul quel microscopico punto cosi sensibile.
mi adatto a quel tocco, mi abbandono e assecondo i suoi movimenti.
 il solo suono che riesco a sentire è quello del mio respiro che diventa sempre più corto e affannato fino a quando non si aggiunge un ronzio appena percettibile e so che ha di nuovo messo in funzione il mio caro vibratore, amico di tante notti solitarie.
lo fa entrare dentro di me e ne aumenta la velocità man mano che anche la sua lingua si fa più veloce. lo muove, mi penetra e mi scopa con quello.
le sensazioni, a questo punto, sono cosi tante che non so su quale concentrare la mia attenzione... gemo e decido che alla fine è tutto cosi intenso che non devo per forza focalizzarmi su uno stimolo solo.
lui è implacabile, le sue attenzioni si fanno sempre più incalzanti e io sono scossa da spasmi di piacere man mano più intensi fino a che...sento l'orgasmo montarmi dentro, sento quell'onda cosi famigliare che si infrange sulla mia essenza, mugolo una specie di preghiera affinchè non si fermi proprio ora, e finalmente vengo
vengo con una potenza cosi devastante che non riesco a muovermi per assecondare lui che mi mangia con cosi tanta voracità e urlo, senza più ritegno o vergogna, il suo nome!
sento le lacrime rigarmi le guance e subito dopo le sue braccia forti che mi stringono a lui, sento i suoi baci pieni di passione.
"hai visto? io non sono nessuno!" mi dice con lo sguardo trionfante di chi ha appena battuto il suo acerrimo nemico.
mi rannicchio addosso a lui con la consapevolezza che sono, finalmente, Donna.
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drzito · 6 months
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El mundo microscopico fotografiado en las imagenes ganadoras del concurso Nikon Small World 2023.
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scienza-magia · 6 months
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Quando la meccanica quantistica incontra la relatività generale
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Una nuova teoria prova a mettere d'accordo Einstein e Heisenberg. La proposta dagli scienziati dell'University College di Londra: adattare la meccanica quantistica allo spaziotempo della relatività, non il contrario. La “più bella delle teorie” quella in grado di mettere insieme, individuandone una matrice comune, le principali leggi della fisica, che attraverso la matematica cercano di descrivere il mondo che ci circonda. Un qualcosa di unificante su cui i fisici si spaccano la testa – invano – da decenni, soprattutto da quando in qualche modo hanno provato a mettere insieme la relatività generale di Albert Einstein (che spiega la gravità attraverso la curvatura dello spaziotempo) e la meccanica quantistica di Werner Karl Heisenberg (che governa le particelle più piccole dell’Universo). Per questo, una nuova teoria che unifica appunto gravità e meccanica quantistica, è stata annunciata in due articoli pubblicati dai fisici dell'University College di Londra (Ucl). La fisica moderna ha come pilastri appunto le trattazioni di Einstein e Heisenberg ma queste due teorie sono in contraddizione tra loro, soprattutto da un punto di vista matematico, tanto che una “riconciliazione” è rimasta sfuggente per oltre un secolo. In particolare, la relatività generale è una teoria classica dei campi, che concepisce lo spazio e il tempo come continui, cioè infinitamente divisibili, e gli eventi che in essi accadono come deterministici, ovvero dipendenti gli uni dagli altri e quantificabili in modo univoco. Da un punto di vista matematico questa trattazione è da intendersi come “classica”. Non è così per quanto invece teorizzato da Heisenberg. Per lui – e sono state trovate ampie verifiche sperimentali a riguardo – l’osservazione del mondo microscopico andava fatta in modo diverso. Lì secondo il grande scienziato tedesco lo spaziotempo non sono dei “continui” come nella relatività generale ma dei “discreti” (ecco la quantizzazione del campo), in cui esistono appunto limiti alla divisibilità delle grandezze. Non solo, alla base della meccanica quantistica c’è il principio di indeterminazione dello stesso Heisenberg, che sostiene sia impossibile conoscere con precisione assoluta i valori di “grandezze" correlate fra loro, come la quantità di moto e la posizione di una particella. Insomma, nel mondo della meccanica quantistica tutto è incerto. Per l'unificazione, l'ipotesi era che la teoria della gravità di Einstein doveva essere modificata, o "quantizzata", per adattarsi alla teoria quantistica. Ma non ha funzionato mandando la teoria delle stringhe e la teoria della gravità quantistica su un binario morto.
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Illustrazione della fusione di due stelle di neutroni, con un'esplosione di raggi gamma - WikiCommons/CC by 4.0 La nuova teoria, sviluppata dal professor Jonathan Oppenheim (UCL Physics & Astronomy), ed esposta in uno dei due articoli, apparsa su Physical Review X (PRX), adotta un approccio alternativo suggerendo che lo spaziotempo potrebbe essere classico - cioè, non affatto governato dalla teoria quantistica. Invece di modificare lo spaziotempo, la nuova teoria - denominata "teoria postquantistica della gravità classica" - modifica la teoria quantistica e prevede un crollo intrinseco della prevedibilità mediato dallo spaziotempo stesso. Un secondo articolo, pubblicato contemporaneamente su "Nature Communications" a firma di ex studenti di dottorato del professor Oppenheim, esamina invece alcune delle conseguenze della teoria e propone un esperimento per testarla: misurare una massa in modo molto preciso per vedere se il suo peso sembra fluttuare col tempo. "La teoria quantistica e la teoria della relatività generale di Einstein sono matematicamente incompatibili tra loro, quindi è importante capire come viene risolta questa contraddizione. Lo spaziotempo dovrebbe essere quantizzato, o dovremmo modificare la teoria quantistica, o ancora dovremmo trovare qualcos'altro di completamente diverso?", ha detto Oppenheim. Per Zach Weller-Davies, che come studente di dottorato presso l'UCL ha contribuito a sviluppare la proposta sperimentale e ha dato un contributo chiave alla teoria stessa, ha dichiarato: "Questa scoperta mette alla prova la nostra comprensione della natura fondamentale della gravità. Abbiamo dimostrato che se lo spaziotempo non ha una natura quantistica, allora devono esserci fluttuazioni casuali nella curvatura dello spaziotempo che hanno una firma particolare che può essere verificata sperimentalmente". I coautori, il dottor Carlo Sparaciari e la dottoressa Barbara oda, i cui calcoli analitici e numerici hanno contribuito a guidare il progetto, hanno espresso la speranza che questi esperimenti possano determinare se la ricerca di una teoria quantistica della gravità sia l'approccio giusto. La proposta di verificare se lo spaziotempo è classico cercando fluttuazioni casuali nella massa è complementare a un'altra proposta sperimentale che mira a verificare la natura quantistica dello spaziotempo cercando qualcosa chiamato "entanglement mediato gravitazionalmente". Il professor Sougato Bose (UCL Physics & Astronomy), che non è stato coinvolto nell'annuncio, ma è stato tra quelli che per primi hanno proposto l'esperimento di entanglement, ha detto: "Gli esperimenti per testare la natura dello spaziotempo richiederanno uno sforzo su larga scala, ma sono di enorme importanza dal punto di vista della comprensione delle leggi fondamentali della natura. Credo che questi esperimenti siano a portata di mano: queste cose sono difficili da prevedere, ma forse conosceremo la risposta entro i prossimi 20 anni". Read the full article
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kon-igi · 2 months
Note
Doc buon pomeriggio, ho fatto ago aspirato per un nodulo alla tiroide
Mi puoi aiutare a capire il referto in modo sintetico?
CAMPIONE INVIATO
tiroide - prelievo agoaspirato ecoguidato nodulo lobo dx
tiroide - esame citologico su agoaspirato ecoguidato
citologia - esame citologico
NOTIZIE CLINICHE:
Nodulo iso-ipoecogeno, a contorni netti, Ø mm 20, del lobo tiroideo dx.
REFERTO
MICROSCOPIA
Il quadro microscopico, moderatamente cellulare, mostra un fondo ematico e numerosi gruppi di macrofagi colloidofagici come da gozzo. Si osservano rari gruppi coesivi di elementi oncocitari con citoplasma granulare ossidilo, nucleolo incostante, talora prominente. Quadro da valutare anche in base ai dati clinici e strumentali, di lesione ossifila categoria indeterminata a minor rischio sec.Siapec*.
Categoria diagnostica: TIR3A (Indeterminate lesion, lower risk) sec. SIAPEC-AIOM-AME-AACE
Italian consensus for the classification and reporting of thyroid cytology. (J Endocrinol Invest Jun;37(6):593-9)
Commento: utile approfondimento con l'analisi dello stato mutazionale dei geni BRAF, NRAS, HRAS e KRAS da eseguirsi su prelievo dedicato*.
*Nota bene: l'analisi citologica e' parte integrante di una valutazione multidisciplinare comprendente l'esame clinico e strumentale (ecografico e/o scintigrafico etc.) ed in caso di discordanza con le altre valutazioni deve essere valutata la prosecuzione dell'iter diagnostico con altre modalità, eventualmente anche di prelievo (Diagn Cytopathol 2000; 22:126-130).
Grazie in anticipo.
(dalle analisi il tsh, ft3 e ft4 nella norma, anticorpi nella norma)
Immagino (anzi, ESIGO) che poi dovrai far vedere tale referto all'endocrinlogo che ti sta seguendo ma lunedì lo manderai via whatsapp anche al tuo medico... non perché ci siano delle cose brutte ma perché è così che funziona.
In parole povere il nodulo su cui è stato fatto l'agoaspirato presenta una CITOLOGIA INDETERMINATA cioè ci sono cellule che fanno il loro lavoro mescolate a cellule che invece potenzialmente potrebbero dare dei problemi.
Si usa l'agettivo INDETERMINATO perché il solo agoaspirato non basta a completare il quadro diagnostico (e infatti viene detto anche nel referto) e sebbene la classificazione TIR3A - Neoformazione follicolare a basso rischio di malignità - indichi un BASSO RISCHIO di tumore, consigliano di approfondire la predisposizione genetica a tale potenziale tumore.
Non è un tumore ma in particolari condizioni potrebbe diventarlo.
Alcuni consigliano l'asportazione con studio approfondito del nodulo (con questo si avrebbe la certezza) ma solo il 20% di questa neoformazioni risultano poi veramente a rischio e l'80% assolutamente innocue.
Sarà il tuo endocrinologo a indirizzarti verso la giusta prosecuzione dell'iter.
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