Tumgik
#mia calligrafia
barrenwomb · 7 months
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è sempre bello tornare a casa e ritrovare il (IL) mio vecchio vocabolario di latino con tutte le mie innocentissime annotazioni. l'impegno e la dedizione nel trascrivere letteralmente tutto, dalle declinazioni agli autori, con una tale meticolosità sono veramente ammirevoli
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lapioggiamiaamica · 4 months
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Un tuffo nel passato:
Rovistando nel disordine di un vecchio cassetto, mi trovo tra le mani un libricino coperto di chiazze di muffa che sanno di antico. Lo apro e con sorpresa mi trovo ricette scritte sicuramente con penna e pennino in bella calligrafia, le leggo a fatica ma quella scrittura cosi accurata narra l’amore per quello che vi è scritto. La mia mente va a ritroso all’età delle mie elementare: quando il banco di scuola a due posti e sul lato destro di ogni scolaro, vi era un buco per far entrare il calamaio: una boccetta di vetro che il bidello tutte le mattine riempiva di inchiostro. L’abilità stava nell’intingere il pennino quel tanto che bastava perché non cadessero macchie sul foglio, per fortuna la carta assorbente era la nostra salvezza. Lentamente senza che ce ne accorgessimo la biro soppiantò il pennino. La differenza fu grande, insieme all’entusiasmo della cosa nuova. Tuttavia quel modo di scrivere ti insegnava pazienza e concentrazione, perché dovevi ben delineare ogni lettera per essere leggibile ciò che scrivevi ed evitare la tanto temuta macchia d’inchiostro, facendo nascere inconsciamente un coinvolgimento emotivo. La prima biro? Ma la vecchia cara Bic….
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scorcidipoesia · 2 months
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Sei come una macchia di olio benedetto che si espande in me .. dal cuore arrivi in ogni cellula e la mia mente si culla perduta in te, verso di te.
Chi sei , cosa hai fatto, da dove arrivi, chi ti ha creato, di cosa sai, come respiri, dove abiti, cosa ti attraversa la mente, cosa sogni?
Qual è il tuo profumo ?
Il mio solo desiderio è poter appoggiare il volto accanto al tuo, sapere di cosa sai, come è la tua pelle ,se hai rughe profonde o si distendono quando chiudi gli occhi.
No, non ho pensieri di sesso sfrenato, non mi interessa il tuo corpo , sapere se sei uno dei tanti adoni ( e il cellulare ha scritto asini perché scrivo di getto), non voglio piaceri fisici. Non è importante, conta più come mi sento.. Il tempo mi ha mitigata, ho capito che il sentimento raggiunge apici che il piacere sbiadisce, so quello che non voglio e non posso ma so chi desidero da dentro.
È una perfetta congiunzione, un fare l’amore così : mente nella mente, anche se non lo sai. Perché certamente ti perderei, ti spaventerei perché le donne profonde fanno paura agli uomini e perché gli uomini che mi rapiscono non mi vedono. So diventare invisibile e sparire, so ormai comandare i miei comportamenti ma non quello che mi fa vibrare come una nota forse stonata ma forte, vibrante : mi senti ?
Non vorrei sporcare questo regalo, ora che il mio cuore si è ricomposto dalle delusioni della vita e dai miei fallimenti vorrei diventare quella bambina che sapeva sognare e non è mai invecchiata nell’anima. Ora che il mio volto non è più il bocciolo fresco di un fiore a primavera vorrei poter sorridere a te, guardare come sei e parlarti, dirti senza parole di questa marea che mi porta su e giù nei meandri infiniti dei miei pensieri che non conosci, delle poesie mai scritte, dei doni mai offerti.
Ora che il tempo si è accorciato vorrei poterti aprire le mani e mostrarti i palmi e le righe del destino che ti vede comunque come un miracolo che mi stritola la gola proprio quando credevo che non avrei più sentito, sorriso o pianto, perché anche di emozione si piange .
… credevo che il disincanto e la delusione avessero portato via il mio fulcro emotivo, le mie fragilità così forti e potenti che con te tornano a bussare, a togliermi il sonno e a dipingermi un sorriso sciocco e anche tremare di paura.
Ora che la notte è vicina e la pioggia bagnerà le strade della città io vorrei poter ascoltare il silenzio finalmente e assaporarlo con te, e mettere a tacere il rombo incessante dei miei pensieri che prendono destinazioni sconosciute ma arrivano sempre a te, da te.
Ascolta la notte e sentimi. Non conosco il suono della tua voce ma intravedo nella mia miopia la bellezza del tuo cuore e questo mi basta per scrivere una lettera al vento e farla volare via.
In alto, dove i miei angeli si sono raccolti in preghiera per salvarmi e salvandomi hanno aperto ancora il mio cuore che credevo finito e morto, come un organo inutile che invece batte, palpita e vive e adesso vuole solo te.
Chiudi gli occhi e se mi sentissi arrivare non mandarmi via.
Sono un essere che non ti ferirà mai, una battito di ali che non potrà posarsi su di te, un testo che non leggerai o abbandonerai perché io sono così diversa e lontana dalla normalità che forse ti farei ridere ma non è importante per me.
Quel che conta è questo: un bisogno immediato di fermarmi e indirizzarti la mia lettera, posala sul tuo comodino, lasciala aperta alla riga che preferisci ma non chiudere gli occhi, guardala, scoprila, cerca la mia calligrafia. La punteggiatura è il mio respiro e se smetti un secondo di correre mi trovi , mi senti e forse sorridi .
Solo questo vorrei da te: essere nel tuo sorriso e tra le tue braccia aperte.
Per me
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La più bella storia d'amore
L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella cadente,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché la più bella storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
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Luis Sepùlveda
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elenascrive · 1 year
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Ora Legale Romantica ❤️
[Mia calligrafia - Foto Mia]
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unaragazzainquieta · 2 months
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2/9/55
2: preferisci scrivere in corsivo o in stampatello?
Preferisco scrivere in corsivo, nonostante, molto spesso mi ritrovo a scrivere in stampatello per far comprendere quello che scrivo ad altre persone. Purtroppo, la mia calligrafia pecca di chiarezza e leggibilità, nonostante sia molto elegante. ( somiglia molto alla calligrafia che si vede nei manoscritti universitari di fine ottocento, meno rigida e classica)
9: hai mai viaggiato per l'Europa? Quali paesi hai visitato?
Non ho avuto ancora modo di viaggiare per l'Europa, mi auspico che in futuro ci siano molte occasioni per farlo.
55: hai un talento? In cosa?
Non credo di possedere un vero talento, ma sono molto brava a percepire il passato delle persone, come se riuscissi a leggere la loro anima ( un po' troppo fantastica questa risposta?)
Grazie per le domandine🫶🏻
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ossicodone · 1 year
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Ti impegnerai per non cercarmi più, e forse ti verrà anche facile, ma la verità è che mi troverai continuamente, e per un po' non potrai farci niente, mi troverai in una battuta che facevo sempre io, ma con un altro accento, nel tipo di pizza che ordinavo sempre io, solo che la ordinerà qualcun altro, un tipo simpatico, un tuo amico, e chissà se in quel momento lo odierai. Mi troverai in tutte le imprecazioni che lanciavo nel traffico di Roma alle sei di sera, e forse ti verrà da sbirciare in ogni finestrino per vedere se sono lì, da qualche parte dove sei. Mi troverai in mezzo a un paio di frasi che ti diranno in futuro, e forse penserai che io le avrei dette sicuramente meglio, mi troverai in una calligrafia in corsivo che ha la mia stessa "p", la mia identica "t", e forse smetterai di leggere, mi troverai soprattutto in mezzo a quelle due o tre canzoni che avevamo fatto nostre, o meglio, che io avevo fatto in modo che appartenessero anche a te, e chissà che forse io non lo abbia fatto inconsciamente apposta, all'epoca, come se sapessi già come sarebbe andata a finire, e forse sarà stato un tentativo come un altro per salutarti più lentamente. Io lo so, vedi, lo so benissimo che non mi cercherai, perchè dovresti? Dopo tutto il veleno che ci siamo sputati addosso, ed ora che sembri felice, perchè dovresti? E non mi cercherai, ma io troverò sempre il modo di sbatterti addosso, mi troverai in quel maledetto sampietrino del cazzo, un po' rialzato rispetto agli altri, in cui rischierai di inciampare, e ti verrà in mente quando stavo per finire lungo davanti "Tonnarello", sarò nella strofa iniziale di “destri” che cantavo sempre, e in una risata che da come era partita sembrava proprio la mia. Questo è il prezzo che un po' paghiamo tutti, quando condividiamo così tante cose con una persona. Rimaniamo convinti che basti dirsi addio, per poi rendersi conto che gli addii fanno eco che possono durare molto di più. No, lo so bene che non mi cercherai, eppure sono convinto che tuo malgrado mi troverai sempre.
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progvolution · 11 months
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Finché anch’io arrivo a un punto che certo è il culmine del racconto e mi strappa un forte: «Ah! Che splendida pensata! Com’è ben detto!» e chiudo per un momento gli occhi per ripensare a quanto ho letto, che apre un varco nella babele dei miei pensieri, mi fa scorgere prospettive del tutto nuove, fa fluire verso di me nuove idee e associazioni, sì, mi mette perfino nell’orecchio quell’eterna pulce: «Devi cambiare la tua vita!» E quasi meccanicamente allungo la mano verso la matita e penso: «Questa te la devi segnare», e «ci scriverai vicino un “Molto bene” con un grosso punto esclamativo, e con un paio di parole chiave annoterai i pensieri che questo brano ti ha fatto venire in mente, per aiutare la memoria e documentare il rispetto che provi per l’autore che ti ha così illuminato!» Ma, sorpresa! Quando porto la matita sulla pagina per scarabocchiarci il mio «Molto bene!» mi accorgo che un «Molto bene!» c’è già, e anche le parole chiave che volevo annotare il lettore che mi ha preceduto le ha già scritte, e con una calligrafia che conosco molto bene: la mia. Infatti il mio predecessore altri non era se non io stesso. Ho già letto questo libro molto tempo fa. Allora mi assale una pena indicibile. È una ricaduta dell’antico morbo: l’amnesia in litteris, la perdita totale della memoria letteraria. E mi sento travolgere da un’ondata di rassegnazione davanti all’inutilità di tutti gli sforzi di sapere e di tutti gli sforzi in genere. Perché leggere, dunque, perché rileggere questo libro ancora una volta quando so benissimo che tra poco non mi resterà più neppure l’ombra di un ricordo? Perché, mi chiedo allora, fare qualunque cosa, quando tutto alla fine si disintegra? Perché vivere, quando comunque si deve morire? E richiudo il bel libro, mi alzo e abbattuto, come un cane bastonato, torno davanti alla libreria e lo ripongo in mezzo ad una schiera di volumi altrettanto anonimi e dimenticati.
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~ Arsenico ~
Le cantine possono essere posti pericolosissimi. Pieni di insidie. Specialmente se si è disordinati ed accumulatori cronici. Se non si fa attenzione si rischia di inciampare o che qualcosa, in bilico, possa cadere e colpirti. Anche metaforicamente parlando.
Avanzo perciò con la massima cautela nel caos generale, con l'intento di uscire di lì con il testo di economia che mi serve, il corpo incolume e la volontà intatta di riordinare quel porchitorio con due euro di benzina. Tra scatole e scatoloni, impilati a cavolo, ne intravedo uno con la scritta "Libri". Bingo. Pensavo peggio dai. Pesa da cani ma riesco a trascinarlo fuori dal mucchio. Quel che resta dello scotch da imballo viene via quasi spontaneamente tant'è deteriorato, con sommo gaudio del mio semipermanente fresco di estetista. Apro con la dovuta circospezione: questo scatolo è qui da tempo immemore, niente di difficile che spunti fuori qualche odiosa sorpresina zamputa. Con estremo disappunto mi rendo conto che non sono i testi scolastici che cercavo, ma libri da lettura. Eppure avevo fatto piazza pulita di questa roba decenni fa... Con svariati bps di ritardo rispetto al mio stomaco, che s'è già stretto in una morsa, il mio cervello realizza di cosa si tratta: sono "i libri". Quelli dei quali non riuscivo a separarmi. Quelli regalati, letti insieme da vicino o da lontano. Quelli con le frasi sottolineate. Quelli che fumiamoci una Philips Morris sopra. Come fa strano vederli adesso, ingialliti dal tempo e dall'umidità.
Una persona più intelligente avrebbe richiuso la scatola in un nanosecondo. Ma io, no... Per la serie "facciamoci male" ne pesco uno a caso. 1984. Ricordo e sorrido. Apro e sulla parte interna della copertina ci sono tre dediche. La sua calligrafia. "Tuo Alex" scriveva. Mio, sticazzi eh. Come fa ridere adesso, con un paio di decenni e più di senno di poi. Chissà, forse anche lui, come me, ha continuato a pensarmi e a ricordarmi, conservando gelosamente in una sorta di sancta santorum della mente tutto di noi. Allora quel "tuo" avrebbe ancora un senso, perché una parte di lui è rimasta mia. Lo porto al viso nell'assurda speranza che un po' del suo profumo sia rimasto nel libro. Ne spruzzava sempre un bel po' tra le pagine dei libri che mi spediva. Li infestava letteralmente di Paco Rabanne. Niente. Sfoglio a vuoto senza soffermarmi su niente, arrivando al retro della copertina. C'è qualcosa scritto di mio pugno stavolta: un numero di cellulare.
Si sblocca un cluster sovrascritto nel cervello e lo riconosco. Immediata sensazione di ferita da arma da fuoco al centro del petto. Lo avevo perso, perso definitivamente quando mi avevano rubato il cellulare più o meno vent'anni fa. È passato troppo tempo, cioè voglio dire, la probabilità che sia ancora il suo numero è al lumicino. Poi penso... hai visto mai... anch'io ho lo stesso numero da trent'anni. Adesso una persona intelligente avrebbe fatto finta di niente, riposto il libro nello scatolo coperto e allineato agli altri, gettata la chiave del garage nel tombino e se ne sarebbe andata buona buona a fanculo. Ma io, no no... Per la serie "facciamoci del male - seconda stagione", ho già il cellulare in mano e sto memorizzando quel numero in rubrica sotto un nome improbabile. Non contenta, vado su whatsapp e lo cerco. Visualizza contatto. Ingrandisco la foto profilo. La ferita da arma da fuoco sanguina che è una meraviglia. Lui, con berretto e occhiali da sole, oggi come allora. Le sue braccia, sempre perfette, sono coperte di tatuaggi che un tempo non c'erano. Ne aveva solo uno ai nostri tempi, che poteva arrivare a vedere solo chi era molto intimo. Chino di profilo, espressione neutra, concentrata, mentre fa, o tenta di fare, la coda ai capelli di una bambina. Indossa anche lei occhiali da sole ed ha lo stesso naso e la stessa identica bocca di lui. È bellissima. Mi assale un brivido. Ripenso a quando diceva che non si sentiva in grado di essere un padre, che era uno stronzo, che non aveva niente da dare, e invece eccolo lì. E io per questo non gli ho mai detto che, a volte, invece fantasticavo su come poteva essere una figlia nostra. Chissà perché la immaginavo sempre femmina. Forse perché le femmine, quasi sempre, patrizzano. In uno dei suoi tatuaggi, che prende quasi tutto l'avambraccio, si legge chiaramente Giada.
Chiudo la foto e mi sposto nei cosiddetti "stati", ma non mi appare nulla. O non ne pubblica o, come vuole ma regola, non li posso vedere perché non ha anche lui il mio numero memorizzato. Si forma un nodo in gola. Mi bruciano le guance per quanto mi sento ridicola ad averlo anche solo pensato. Ovvio che mi ha cancellata. Anni e anni senza un minimo accenno di contatto. Mica sono tutti patetici come me. Ovvio.
Torno indietro e mi concentro sulla frase nelle info: "Che dolore dentro me quando piove e non stai con me". Uhm, non mi suona, decisamente non è il suo modo di scrivere questo, sarà una citazione. Copio e incollo su Google: vai bello, trovala! Detto fatto: come volevasi dimostrare, la frase è tratta da una canzone.
Arsenico
"Sigarette di plastica
vodka dentro una tanica
io non so più di te (non so più di te)
... che dolore dentro me
quando piove e tu non stai con me
...cicatrici di Venere
sul mio cuore di cenere
io non so più di te (non so più di te)
ma che dolore c'è
...spilla qui le tue lacrime
non cancellare le dediche
io non so più di te (non so più di te)
ma che dolore c'è
... io non dimentico
siamo stati un oceano
stelle che poi si infrangono
sugli scogli della tua costa nuda
io non dimentico..."
Resto imbambolata per un tempo che non saprei quantificare. Il mio stomaco è un reattore nucleare. Mi si sono rizzati anche i peli dietro al collo. Nella testa tutto e niente. Se avesse avuto un display sono sicura che avrei visualizzato il messaggio "L'applicazione cervello non risponde. Memoria insufficiente per completare l'operazione richiesta. Si prega di arrestare processi e riavviare." Immagini stroboscopiche. No. Non è. Non può essere. O forse sì? Tira il freno a mano e metti a folle ciccia. Respira. Brava così. Stai solo vedendo quello che vuoi vedere. Chissà per chi è quella canzone, a chi pensava. Stupidissima me, ancora una volta.
La chat è aperta. Il cursore lampeggia al ritmo del cuore che sento rimbombarmi nelle orecchie. Che voglia di mandargli la foto della dedica dove mi chiedeva di conservare il suo libro per sempre, scrivendogli che ho mantenuto la promessa, io. Come tante altre, io. E raccontargli tutto quello che è successo dopo noi, di come la collisione con la sua vita ha cambiato irreversibilmente la traiettoria della mia. Di cosa non ho fatto nel tentativo di dimenticarlo. Quante stronzate, che hanno gettato solo acqua bollente sulle bruciature del mio cuore. Le notti a bere lacrime fino ad ubriacarmi, le risse tra me e la disperazione, la malinconia, l'orgoglio e la voglia. La voglia di mettermi in macchina, e viaggiare per ore nella notte, solo per vederlo un'ultima volta ancora. Vedere quel ghigno perverso un'ultima volta ancora. Vedere i suoi occhi scuri un'ultima volta ancora. Stringerlo a me, forte, fortissimo, respirando il suo odore un'ultima volta ancora. E poi fargli quella domanda, che da allora mi scava dentro: perché. Perché? Senza una parola, dopo tutto quel fottuto tutto che c'era stato. Senza un addio che mi liberasse. Una spiegazione, almeno una cazzo di spiegazione, pure farfugliata, me la meritavo. O forse avrei dovuto avere le palle di andarmela a prendere veramente, costringendolo a dirmela guardandomi in faccia. Io? Questo dovevo? Ma poi sarei stata uguale a tutti gli altri, a tutti gli altri che nella vita lo hanno sempre "costretto a". Epperò, ke cazz!
Mi sento tirare per le orecchie dall'orgoglio. Siamo donne o caporali? Basta così, riprendiamoci. Mi alzo e mi sento come se mi avesse investita un autobus. Rimetto il cellulare in tasca giusto un attimo prima che arrivi mio marito.
- "Hey ma ti sei persa quaggiù?".
Oh, cazzo sì. Non sai quanto. Persa completamente.
- "Hai trovato almeno il libro?"
- "Ehm... No."
- "E quello?"
Stringo il libro a me, come se volessi difenderlo, proteggerlo.
- "No, niente, un vecchio romanzo... Lo voglio rileggere"
- "Pure! non ti bastano quelli che già hai sopra?"
- "No, questo è più bello".
Lo liquido definitivamente facendo spallucce.
- "Ok. Dai lascia stare, è inutile. Ormai è andato, chissà dov'è. È una bella giornata. Ce jamm 'a pigliá nu bell café?"
Ma di che parla?!!! Ah, il libro che cercavo. Ormai è andato. Magari fosse... È sempre qui, dentro, intorno a me, ovunque mi trovo, notte, giorno, da un paio di decenni, forse più, a questa parte. Il mio pensiero fisso collaterale. L'assenza più presente mai percepita. Maledetto.
- "Eh sì, jammuncenn!".
In fondo cos'altro posso fare se non continuare ad andare avanti? Mi ripeto mentalmente. Questo ho sempre fatto, imperterrita, granitica, nessuno ha mai saputo, nessuno potrebbe immaginare cosa mi consuma dentro. La mia vita è qui e un bel caffè sicuramente mi aiuterà a togliere questo gusto amaro, questo "arsenico" dalla bocca. Peccato solo che ho smesso di fumare... adesso ci voleva proprio una cazzo di Philips Morris Blu... chissà se esistono ancora le 100's.
Penso questo, mentre camminando mi assicuro ancora una volta che il cellulare sia in tasca, al sicuro, più per quello che adesso contiene che per il resto. Non si può mai sapere. Sento gli applausi a scena aperta di tutti i miei tormenti. Eh sì. Sono un caso perso.
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scorcidipoesia · 15 days
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L’ultimo suono del tuo addio,
mi disse che non sapevo nulla
e che era giunto
il tempo necessario
di imparare i perché della materia.
Così, tra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
implorano la fame dell’udito.
Che le strade e la polvere
sono la ragione dei passi.
Che la strada più breve
fra due punti
è il cerchio che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un brano di Vivaldi.
Che i geni amabili
abitano le bottiglie del buon vino.
Con tutto questo già appreso
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante a scrivere
La Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio
non si finisce mai
di imparare e di dubitare.
E così, ancora una volta
tanto facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella fugace,
seppi che la mia opera era stata scritta
perché La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Luis Sepulveda
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canesenzafissadimora · 5 months
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Sai che non dovresti essere qua, vero? Probabilmente sei solo un’emanazione del mio pensiero, ma puoi restare, se vuoi, non importa. Si dice che il mare restituisce, prima o poi, quello che prende. Per questo ho fatto quelle barche di carta: ci ho scritto i miei sogni. Ho cercato di fare del mio meglio: ho usato la mia migliore calligrafia, un inchiostro indelebile, un colore brillante. Il foglio l’ho scelto di grammatura pesante, evitando la carta riciclata, poco adatta alle illusioni. Ci ho fatto dei segni leggeri con la matita dove dovevo piegarlo perché non si stropicciasse troppo e ho atteso una giornata di sole con un grecale che li portasse al largo. Adesso sono quei puntini laggiù, li vedi, sul filo dell’orizzonte? Tra poco non saranno più visibili. Si, ne ho fatte molte, perché ho tanti sogni, alcuni inconfessabili. Ma il mare è grande e può contenere quelli di tutti. C’è solo un problema: non so quanto ci potrebbe mettere, il mare, a restituirmeli quei sogni. Giorni? Mesi, anni o una vita intera? Chissà! Forse è necessario che le barchette scendano sul fondo dove il dio Nettuno li legge e li esaudisce, oppure è necessario attendere che la carta si sfaldi. Di sicuro c’è che devo dimenticarli per un po’ e non contarci troppo, altrimenti non si avvereranno, generando delusioni e sconforto o peggio, si trasformeranno in arroganze che mal si addicano a chi sogna. Camminando a ritroso (non bisogna mai voltar loro le spalle) mi allontano. Con la tua mano sulla spalla.
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elenascrive · 6 months
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Mio Caro Papi,
quest’oggi 7 novembre 2023 compi 70 anni.
Ti guardo e stento a crederci, perché a parte i capelli bianchi e qualche ruga qua e là, m’appari il Padre di sempre. Sarà per via del fatto che mi sento ancora piuttosto piccola e ciò fa sì che veda più piccolo anche Te.
Ti guardo e mi rivedo in Te! Ogni parte del Tuo volto mi racconta della Mia bellissima infanzia, di quando mi tenevi in braccio o mi portavi sulle Tue spalle con Io che mi sentivo come una Piccola Principessa, al sicuro e protetta dal Suo Grande Eroe. Di quando mi portavi al parco giochi la domenica mattina, mentre la Mamma restava in casa a fare i mestieri. Di quando la sera mi raccontavi le favole orgogliosamente da Te inventate, per farmi addormentare con il sorriso sulle labbra. Di quei giorni spensierati ricordo perfettamente ogni cosa. Mi trasmettevi molto del Tuo sapere e delle Tue passioni, impartendomi lezioni di vita che tengo care ancora oggi. Molto del Tuo Essere insomma ha finito magicamente con il divenire anche il Mio e per questo lo sai Ti devo tantissimo. Sei Tu che mi hai donato infatti la passione per la Musica, per il Canto e per il Ritmo, comprando dischi e musicassette a non finire, d’ascoltare ripetutamente soprattutto in auto, quando le cantavamo insieme, mentre Mamma c’intimava di stare zitti! Sei Tu che mi hai donato la Passione per la Scrittura, la calligrafia, le penne e tutto quello che riguarda la creatività in genere. Sei Tu che mi hai donato la passione per i viaggi da percorrere sin dove si può rigorosamente in macchina, perché più sono lunghi e meglio è, poiché l’importante non è la meta ma la strada per raggiungerla. Mi hai donato l’Amore incondizionato per la Natura e gli animali. Perfino per i latticini che stra adoriamo! Che gran golosi che siamo!
Da Te ho ereditato inoltre il Mio lato tenero e sensibile, perennemente bisognosa di attenzioni e di coccole.
Purtroppo però ho anche ereditato ansia ed insicurezza e di queste ne avrei certo fatto volentieri a meno.
In questi 70 anni di vita trascorsi ne hai viste praticamente di tutti i colori! Infatti non sempre la Vita è stata generosa con Te! Ti ha dato tanto ma Ti ha tolto altrettanto, riuscendo però ad uscire da ogni tempesta affrontata a testa alta. Sono fiera di Te per questo! Mi dispiace per le innumerevoli incomprensioni che ci sono state e continuano ad esserci fra di Noi. Purtroppo da quando sono adulta non riusciamo più ad intenderci come un tempo. Tuttavia siamo ancora qui a festeggiare e qualcosa vorrà pur significare. Ti auguro di non sentirti mai arrivato o peggio ancora anziano, perché la Tua Esistenza ha ancora tanto da offrire e non vede l’ora di fartelo scoprire. Sei ancora un giovincello, riparti da questo. Per Te sono e resterò per sempre la Tua “Nica”. Qualsiasi cosa accadrà questo non cambierà.
Buon Compleanno allora,
Tua Elenuccia
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donnabisestile · 1 year
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Nessun complimento riguardo il mio aspetto fisico mi da maggiore soddisfazione di quando mi fanno i complimenti per la mia calligrafia, l’uso della grammatica e della punteggiatura, vi giuro.
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lunamarish · 2 years
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Ti amassi davvero, uomo o donna che tu sia, te ne scriverei fino ad annoiarti di lettere d’amore.
[...] riconoscerai la calligrafia di colui che ti amò appassionatamente, e capirai che, su un libro che era tuo, poteva solo pensare all’amore. In questa parola, bellissima in tutte le lingue, ma soprattutto nella tua – Amor mio – è compresa la mia esistenza qui e dopo. Io sento che esisto qui, e sento che esisterò dopo, per quale scopo lo deciderai tu; il mio destino riposa con te [...] Desidererei che fossi rimasta lì, con tutto il mio cuore [...] Ma per questo è troppo tardi. Io ti amo e tu mi ami o almeno, cosi dici, e agisci come se mi amassi, il che comunque è una grande consolazione. Ma io ancor più ti amo e non posso cessare di amarti. Pensa a me qualche volta, quando le Alpi e l’oceano ci divideranno, ma non sarà cosi a meno che tu non voglia.
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swingtoscano · 2 years
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L’ultima nota del tuo addio
mi disse che non sapevo nulla
e che arrivavo
al tempo necessario
di imparare i perchè della materia.
Così, fra pietra e pietra
seppi che sommare è unire
e che sottrarre ci lascia
soli e vuoti.
Che i colori riflettono
l’ingenua volontà dell’occhio.
Che i solfeggi e i sol
raddoppiano la fame dell’orecchio
Che è la strada e la polvere
la ragione dei passi.
Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.
Che due più due
può essere un pezzo di Vivaldi.
Che i geni gentili
stanno nelle bottiglie di buon vino.
Una volta imparato tutto questo
tornai a disfare l’eco del tuo addio
e al suo posto palpitante scrissi
la Più Bella Storia d’Amore
ma, come dice l’adagio,
non si finisce mai
d’imparare e aver dubbi.
Così, ancora una volta
facilmente come nasce una rosa
o si morde la coda una stella cadente,
seppi che la mia opera era scritta
perchè
La Più Bella Storia d’Amore
è possibile solo
nella serena e inquietante
calligrafia dei tuoi occhi.
Luis Sepùlveda
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io-pentesilea · 2 years
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La mia immaginazione corre...
Il libro mai scritto... forse stavolta potrei scriverlo davvero...
Libreria, interno giorno.
Seduta a un tavolino, una fila di persone aspetta paziente un autografo sulla copia di '(Ma non è) Una storia d'amore'.
In copertina il tuo disegno sulla tovaglia di carta...
Sì, l'ho preteso io, anche se l'editore avrebbe preferito qualcosa di più accattivante.
Ma quella 'A' e quella 'B' disegnate da te nella tua bella calligrafia ci rappresentano fin troppo bene, rappresentano la nostra storia.
Alzo gli occhi e... ti vedo.
Dietro la vetrina della libreria, davanti al cartellone del libro, sbirci all'interno curioso.
Un sorriso ti sboccia sulle labbra.
Dio, è sempre lo stesso sorriso... che amo, che mi è tanto mancato, che ho portato dentro di me.
Il cuore comincia a battere all'impazzata.
'Mio Dio se ora entra... potrei morire...'
Eppure ci spero.
Forse è la mia immaginazione ma accenni un saluto.
Sorridendomi più apertamente...
Poi ti volti e vai via...
Chissà... potrebbe essere l'inizio di un... secondo capitolo della storia.
Sipario.
Barbara
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