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#letteratura italiana degli anni '90
gregor-samsung · 3 months
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“ Quando il cameriere arrivò con la limonata Pereira gli chiese: che notizie ci sono, Manuel? Notizie contrastanti, rispose il cameriere, pare che ora in Spagna ci sia un certo equilibrio, i nazionalisti hanno conquistato il Nord, ma i repubblicani la vincono al centro, pare che la quindicesima brigata internazionale si sia comportata valorosamente a Saragozza, il centro è in mano alla repubblica e gli italiani che appoggiano Franco si stanno comportando in maniera ignobile. Pereira sorrise e chiese: lei per chi tiene, Manuel? A volte per l'uno a volte per l'altro, rispose il cameriere, perché sono forti tutti e due, ma questa storia dei nostri ragazzi della Viriate che sono andati a combattere contro i repubblicani non mi piace, in fondo anche noi siamo una repubblica, abbiamo cacciato il re nel millenovecentodieci, non vedo quale sia il motivo di combattere contro una repubblica. Giusto, approvò Pereira. “
Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira, Feltrinelli, 1994 [Libro elettronico]
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lamilanomagazine · 1 year
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Milano, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” al Teatro Lirico Giorgio Garber
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Milano, “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” al Teatro Lirico Giorgio Garber.   "Tanto tempo fa, i Marziani e le Venusiane si incontrarono, si innamorarono e vissero felici insieme perché si rispettavano e accettavano le loro differenze. Poi arrivarono sulla terra e furono colti da amnesia: si dimenticarono di provenire da pianeti diversi." John Grey - Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere. Debora Villa torna in teatro a grande richiesta per affrontare in modo ironico e divertente le domande che da sempre attanagliano l’uomo e la donna. Uno spettacolo alla ricerca del dialogo tra due pianeti opposti perché: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Sin dalla notte dei tempi psicologi, scrittori e avventurieri hanno provato a scardinare i meccanismi relazionali uomo/donna: la letteratura pullula di trattati e libri che provano a spiegare uno dei dogmi per eccellenza: uomo e donna sono diversi. Ma va? Risponde Debora Villa… Non solo, ma uomo e donna vengono da due mondi diversi: Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere. Con questo titolo, nel 1992, lo psicologo John Gray esce in libreria dando vita ad un best seller di fama mondiale capace di raggiungere, ad oggi, cinquanta milioni di copie vendute. Il libro si basa su un pensiero tanto semplice quanto efficace: gli uomini e le donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare. I comportamenti di uomini e donne assumono quindi spesso significati diametralmente opposti. Per esempio, tanto l'uomo in determinati momenti della sua giornata ha bisogno di "ritirarsi nella sua caverna", in solitudine, quanto la donna, alle prese con le stesse problematiche del partner, sente di dover condividere i propri sentimenti con gli altri. Spesso utilizzato in ambito teatrale, Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere, arriva per la prima volta in assoluto in una versione tutta al femminile: con sottile ironia Debora Villa prenderà per mano lo spettatore conducendolo ancora una volta nei meandri di dietrologie e psicologie femminili e maschili. Il risultato? 90 minuti di travolgente, irriverente e raffinata comicità che porterà il pubblico ad affrontare un’esilarante terapia di gruppo. “Uomini e donne impareranno a conoscersi di nuovo "perché – come sostiene Gray- quando si imparano a riconoscere e apprezzare le differenze tra i due sessi, tutto diventa più facile, le incomprensioni svaniscono e i rapporti si rafforzano, e se ci aggiungi una bella risata la terapia è completa. Perché "ridere fa bene: al cuore, all'anima ma soprattutto all'amore". Debora Villa Guarda il trailer di Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere   Debora Villa Di origini milanesi, si forma negli anni tra il 1993 e il 1996 frequentando la scuola di teatro “Quelli di Grock” e successivamente il laboratorio per attori tenuto da Raul Manso. Integra poi lo studio sul corpo con seminari di mimo-danza con Hal Yamanouchi e Marcel Marceau e di danza con Maria Consagra; completando con studi sul canto con Germana Giannini e Daniela Panetta. Continua il suo percorso formativo diventando allieva dal 2018 nella Master Class italiana di John Strasberg. L'attrice e comica Debora lavora da quasi vent'anni per la televisione, la radio il cinema e il teatro, alternando ruoli comici o di conduttrice brillante, a ruoli seri d'attrice in fiction tv e spettacoli teatrali. Camera Cafè, le Iene, Così fan tutte, Zelig, Colorado, Pechino Express, Glob, Lilit, Benvenuti a Tavola, I Cesaroni, Matrimoni e altre follie, Alex & Co sono solo alcuni dei lavori ai quali Debora ha partecipato nel corso degli anni. L'attrice ha inoltre lavorato con artisti del calibro di Paolo Rossi, Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Biagio Izzo, Paolo Conticini, Aldo Giovanni e Giacomo, Ricky Tognazzi, Stefania Sandrelli, Elena Sofia Ricci, Fabrizio Bentivoglio, Antonio Catania, Lorenza Indovina, Claudio Amendola, Enrico Bertolino, Nancy Brilli, Massimo Ghini, Giuseppe Esposito, Simone Colombari. Nel 1997 fonda con l'Associazione Culturale "Società per Artisti" la scuola di Teatro a Saronno. Da allora continua ad insegnare attraverso Stage e Seminari rivolti a persone di ogni età. L'amore di Debora per il palco la portano ad essere un'insegnante appassionata dalla coinvolgente personalità capace di esaltare le qualità attorali e le caratteristiche espressive originali di ogni allievo. Questa capacità empatica, unita alla tecnica e all'esperienza portano Debora a collaborare con Aziende su temi importanti come la Diversity, il Public Speaking, il Team building, Acting Coach: dal 2010 infatti si occupa di applicazione teatrale nella formazione aziendale. In continua evoluzione Debora, maestra di improvvisazione, crea una formula innovativa di Spettacoli-Laboratorio: show che accorpa la scrittura di uno spettacolo strutturato all'arte dell'improvvisazione. Il coinvolgimento del pubblico come parte integrante dello spettacolo rendono le sue serate uniche. Attualmente è in tournée con lo spettacolo Gli uomini vengono da Marte le donne da Venere tratto dal bestseller di John Gray. Significativi e importanti saranno i progetti che la vedranno protagonista in futuro, perché Debora continua ad amare follemente il palcoscenico e il suo lavoro, facendo innamorare chi la incontra e si può dire che questo è senz’altro un amore che durerà per sempre.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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orbiscomunication · 1 year
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Galleria 55 tra moda, arte e design “Galleria 55” di Davide Muccinelli è un mix di alta moda, arte, design, sperimentazione e formazione.
MILANO. “Galleria 55” è il nuovo spazio multifunzionale, recentemente inaugurato, della Casa di Moda Davide Muccinelli. La location si trova a pochi chilometri dall’aeroporto della “Dotta”, a Crevalcore, in provincia di Bologna. La scelta di questo luogo non è casuale per il fondatore della Maison tutta italiana: riqualificare un edificio in un'area ex terremoto, trasformandolo nel nuovo Head Quarter e fuori dalla frenesia metropolitana, dove il pensiero può incontrare i "ritmi del cuore".
Il nuovo HQ ha come fulcro l’Alta Moda, con la creazione di abiti esclusivi realizzati su misura per il mondo femminile e nello specifico perfetti per Cocktail, Party, Wedding e Red Carpet; solo capsule collection che esulano dalla stagionalità e dai ritmi frenetici di regole che non sono più coerenti con il periodo storico nel quale stiamo vivendo. Su tale fulcro ruotano e si intersecano altre forme espressive artistiche come la pittura, scultura, design, letteratura, cinema, teatro e molto altro, per creare emozioni e nuovi inediti progetti.
Galleria55DM è un luogo dove le clienti sono ospitate in uno spazio riservato e a loro dedicato, raffinato ed elegante, dove sono seguite ed ascoltate in modo diretto, nella creazione dei loro abiti da sogno e dove il tempo ritrova il suo valore. Grazie alle esperienze del fondatore Davide Muccinelli, anche l’Interior Design è un tema trattato dal brand che cura sia in ambito privato, che ricettivo, la creazione di mood per l’interior di progetti esclusivi. Anche Galleria55DM porta la firma delle Maison sulla riqualificazione totale degli spazi interni e dei giardini.
L’Atelier è una sorta di “Salotto Contemporaneo”, unico nel suo genere per ritrovare il piacere, la voglia e volontà di confrontarsi e creare nuove armoniche sintonie; è un luogo di cultura dove dialogare, esporre, fondendo i pensieri e le Idee degli amici attuali della casa di moda e di quelli nuovi. Non mancherà in futuro anche la formazione, elemento importante per il fondatore della casa di moda e per il territorio: l’approccio sarà volto alle maestranze in ambito moda, valore del fare tutto italiano, interagendo in tutte le fasi di un progetto integrato, fino alla comunicazione di alto artigiano che valorizzi l’intervento del tutto esclusivo della manualità della persona, al fine di rendere unico come un’opera d’arte ogni prodotto.
Non ultima per importanza è l’innovazione, volta alla ricerca e alla sperimentazione; la Maison, sensibile a tali tematiche, non mancherà di interagire con gruppi di lavoro dove vengano elaborati aspetti legati ai processi/prodotti e alla funzionalità degli stessi, per mantenere l’attenzione alle prestazioni e alla sostenibilità verso l’ambiente e le persone. DAVIDE MUCCINELLI: nasce a Castel San Pietro Terme (Bo) nel 1966. Frequenta il liceo artistico per il design “Torricelli – Ballardini” di Faenza dove si appassiona al mondo della progettazione e ricerca; nel frattempo, tra le mura di casa, aiuta la madre Edda, una sarta che negli anni ’80-‘90 cuce per importanti brand, tra i quali Gianni Versace, Max Mara e Les Copains. Gli interessi di Davide per l’arte, la moda, il design e il mondo dell’abitare lo hanno portato nel corso degli anni a collaborare con importanti brand, apportando innovativi e originali progetti di prodotto, ricerca tecnica e artistica, per poi occuparsi di aspetti più strategici come quelli di marketing, sviluppo e comunicazione d’impresa.  Nel 2019, oltre alle collaborazioni in essere, come quelle declinate all’ interior design in ambiti ricettivi ed abitativi, inizia a maturare la volontà di mettersi in gioco in prima persona, così nel 2020 nasce la Casa di Moda Davide Muccinelli, un incubatore di idee e di sperimentazione: coniugare le competenze e le arti è alla base di questo nuovo progetto stilistico.
Galleria 55 Moda Arte Design
Via Giuseppe Garibaldi 55, 40014 Crevalcore (Bo) Italia
[email protected] +39 051 4985412
www.davidemuccinelli.it
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weirdesplinder · 3 years
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Libri vintage che spopolavano negli anni 70' e 80'
Continua le mia esplorazione nelle librerie di mia cugina, che, causa trasloco, deve svuotare casa e vende alcuni libri della sua vasta collezione. Oggi vi illustro le mie ultime scoperte sulla letteratura che andava di moda negli anni 70′ e 80′.
Iniziamo con dei ROMANZI OTTOCENTESCHI di autori francesi che probabilmente mia cugina scoprì o dovette scoprire sui banchi di scuola.
Titolo: Graziella
Autore:  Alphonse de Lamartine, famoso poeta, scrittore e politico francese nato alla fine del 1700.  
Trama: Il giovane scrittore francese Alphonse de Lamartine durante un viaggio in Italia, resta colpito dalle belle terre del golfo di Napoli ed, in particolare, dell'isola di Procida. Alphonse ne ammira la particolarità, la semplicità della sua gente e s'innamora di una giovane fanciulla dagli occhi neri e dalle lunghe trecce: Graziella. Graziella, figlia di pescatori procidani, corrisponde quel tenero amore che ben presto viene interrotto dalla partenza di immprovvisa di lui per la Francia. Alphonse lascia la sua amata Graziella con una promessa:sarebbe ritornato presto da lei. Alphonse non mantiene la promessa e Graziella, nella vana attesa, si ammala. Prima di morire, la giovane spedisce ad Alfonso una lettera contenente una treccia dei suoi capelli. Alphonse conserverà per tutta la vita quella lettera, quella treccia insieme col ricordo di quell'amore che non riuscirà più a trovare in nessun'altra donna.
Da questo romanzo nel 1961 in Italia fu tratto uno sceneggiato televisivo dallo stesso titolo, con protagionista il celebre e amatissimo attore Corrado Pani. Non ho trovato un video di questo sceneggiato, ma su internet è disponibile l’audio delle 4 puntate, sul sito raiteche.
Link: http://www.teche.rai.it/1953/10/graziella-i-puntata/
Tirolo: Selvaggia
Autore:  Raoul de Navery, nome di penna di   Eugénie-Caroline Saffray, scrittrice francese molto famosa e amata che dal 1860 in poi creò molti romanzi che combinavano un’eccellente scrittura, ad un gusto romantico avventuroso in grado di catturare il lettore. I suoi romanzi riflettono la morale borghese ottocentesca e hanno al centro della trama l’importanza della fede nella vita dei personaggi.
Trama: La parte più pittoresca dell'Isola del  Rey era occupata da una vasta dimora a un solo piano, ornata da fiori  rampicanti lungo una veranda e circondata da una folta siepe viva di  cactus.Legni costosi, mobilie rare, stuoie finissime, tutte le ricchezze  che possono accumularsi in una signoria di proprietari vicini ai paesi  dell'oro, sui quali avevano dominato i Pancasi, si adunavano in copia  nella casa del conte Umberto de Flessigny. Accanto alle curiosità  archeologiche, si trovavano i saggi di un'arte perduta, della quale i  padroni del Perù adornavano quei celebri giardini d'oro, dove ogni  pianta, ogni fiore di metallo rappresentavano le forme ricopiate dalla  natura per mano di valenti artefici. Si parlava su tutta la costiera  di quella dimora come di una meraviglia, e non v'era capitano di nave  straniera che facesse scalo all'Isola del Rey, che non volesse chiedere  al gentiluomo milionario il permesso di visitare le rarità accumulate  nella sua dimora; permesso che sempre veniva concesso con amorevole  cortesia. Quando poi il capitano della nave era francese, i coniugi  de Flessigny non mancavano mai di offrirgli una ospitalità principesca." 
Proseguiamo con i ROMANZI ANNI 70′- 80′ che invece andavano di moda tra i giovani e non solo, sbancavano anche ai botteghini dei cinema o spopolavano in tv
Titolo: Menzogne (Secrets)
Autore: Danielle Steele
Trama:  Sofisticato e avvincente, con una schiera di personaggi indimenticabili,  questo romanzo esplora l'effervescente mondo della televisione,  scoprendo i drammi, le invidie e le passioni nascoste dietro la  realizzazione di una serie tv di vasto seguito intitolata ‘Manhattan’. Lo show rappresenta  per ogni persona che vi lavora un'occasione irripetibile per giungere  finalmente al successo e alla fama, ma il prezzo di tutto ciò è una  fitta rete di menzogne con le quali ciascuno cerca di celare un  inconfessabile e lacerante segreto...
Da questo libro è stato tratto un film del 1992 intitolato appunto Secrets (titolo originale del romanzo), e credo che tale film sia andato in onda col titolo Il segreto anche in Italia in tv  sempre negli anni 90′, ma non ho trovato un video della versione italiana solo di quella americana (se trovate la versione italiana fatemelo sapere).
Link:  https://www.youtube.com/watch?v=qaBfmF9_rE4
Titolo: Love story
Autore: Erich Segal
Trama:  Lui è Oliver Barrett IV e  lei Jenny Cavilleri. Lui è ricco, lei povera. Lui fa sport, lei suona  il pianoforte. Discutono, litigano... e s'innamorano follemente.  Decidono di sposarsi e di andare a vivere insieme senza contare  sull'aiuto di nessuno. Cavarsela da soli è dura, ma loro sono pieni di  entusiasmo e hanno tanti progetti per il futuro. Finché si rendono conto  di non avere molto più tempo davanti... Un bestseller internazionale  che ha commosso milioni di lettori, il romanzo che meglio di ogni altro  ha raccontato com'è l'amore a vent'anni, con parole che vanno dritte al  cuore e ancora oggi hanno la freschezza e la forza dei sentimenti veri,  quelli che non muoiono mai.
Chi non conosce o non ha mai visto il film tratto da questo bestseller? Credo nessuno. Un film e un libro che hanno fatto storia e commosso milioni di persone.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=GkRdOmhiws0
Titolo: Another love. Storia di Oliver (Oliver’s story)
Autore: Erich Segal
Trama:  Seguito del libro Love Story. Si dice che nella vita  di ognuno ci sia un unico grande amore. Per Oliver Barrett, quell'amore  si chiamava Jennifer. Il tempo trascorso insieme è stato troppo breve,  prima che il destino gliela portasse via, ma così intenso e speciale da  valere una vita intera. Oliver ha poco più di vent'anni, tutti gli  dicono che deve andare avanti e ricominciare a vivere, ma lui è convinto  che non sia possibile, che non sia giusto. Non gli importa di uscire,  vedere gli amici o fare nuove conoscenze. Il suo rifugio sono il lavoro e  la corsa, per immergersi a capofitto nel presente e attutire l'eco del  passato. Fino a quando incontra una ragazza così affascinante e  misteriosa da attirarlo fuori da quel vortice di buio in cui è piombato.  Con lei sembra rinascere qualcosa che sembrava essersi incrinato per  sempre. E il futuro assume contorni inattesi. Perché solo l'amore può  guarire le ferite di un cuore spezzato.
Anche dal seguito di Love story fu tratto un film con protagonista lo stesso attore del primo film giustamente, ma non ebbe purtroppo lo stesso successo.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=G_2PNOH_j6A
TItolo: Un uomo, una donna, un bambino
Autore: Erich Segal
Trama:  La migliore amica di Bob Bekwith è Sheila,sua moglie: per quattordici  anni hanno vissuto e affrontato tutto insieme, in costante adorazione  l'uno dell'altro. Completano le loro vite le figlie, Paula e Jessica.  L'anno accademico è appena finito e Bob ha presenziato all'ultima  riunione della facoltà e Cape Cod li attende per una lunga estate. Ma  una telefonata basta a sconvolgere la loro esistenza. Quando  Jean-Claude, un bambino di dieci anni, arriva per passare le vacanze con  loro, ecco che Bob e Sheila, infelici e travagliati, vivono ormai come  entità separate le loro rispettive tragedie. Persino Paula e Jessica,  felici di quel nuovo compagno di giochi non riescono a sfuggire del  tutto dalla bufera. Tutti fanno del loro meglio affinché la pace  domestica venga ristabilita. Ma solo una persona può far si che il  miracolo si compia.
Anche da questo libro di Segal fu tratto un film piuttosto famoso con Martin Sheen, che arrivò anche in Italia.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=WRTXuKzkQ7A
Un amore senza fine
Autore: Scott Spencer
Trama: La quindicenne Jade e il diciassettenne David si conoscono e si  innamorano. Il loro amore però è ostacolato dalle rispettive famiglie,  soprattutto dal padre di lei, che allontana David per permettere alla  figlia di terminare gli studi con tranquillità. Ma la grande passione di  David lo porta a dar fuoco alla casa della sua amata, reato per il  quale viene condannato a cinque anni in manicomio. Uscito dopo soli due  anni per buona condotta, parte per New York  alla ricerca di Jade, andando contro le disposizioni di legge che lo  costringono a non lasciare la città. Una volta in città viene  riconosciuto da Hugh, il padre di Jade, che nell'inseguirlo perde la  vita in un incidente. Ma quando i due amanti si rincontrano e il loro  amore riaffiora, a ostacolarli, stavolta, sono i fratelli di lei, che  accusano il ragazzo della morte del padre. David finisce in carcere e a  Jade non resta che aspettare il suo amore senza fine.      
Da questo libro bestseller sono stati tratti   diversi film, tra cui uno di Zeffirelli con Brooke Shields e Martin Hewitt.
Link:https://www.youtube.com/watch?v=vSFYZIZSEEU
Titolo: Uccelli di rovo
Autore: Colleen McCullough
Trama: La storia della famiglia Cleary, proprietaria di un grande ranch in Australia, e  del peccaminoso amore tra un alto prelato, Padre Ralph de Bricassart, e  la parrocchiana Maggie, la più giovane di casa Cleary.  
Da questo romanzo bestseller è stata tratta una miniserie televisiva di enorme successo internazionale con protagonista  Richard Chamberlain  nei panni di padre Ralph
Link:https://www.youtube.com/watch?v=G248w9ZNoDw
TItolo: L’altro nome dell’amore
Autore: Colleen McCullough  
Trama: Settembre 1945: la guerra è finita e in un 'ospedale militare autraliano si attende  la smobilitazione. Proprio allora arriva dal fronte il sergente Michael  Wilson, che ha aggredito un  superiore, edi è stato giudicato psichicamente instabile. L'accoglienza di  dell’infermiera Langtry è  molto amichevole nei suoi confronti; non così quella degli altri pazienti, tutti con supposti problemi mentali, e tutti o quasi invaghiti della donna.
Da questo libro pure nel 1985 fu tratto un film An Indecent Obsession con  Wendy Hughes e Gary Sweet.  Non so se uscì anche in italia.
Link:https://www.youtube.com/watch?v=PlJWKvYayc8
Titolo: Shogun
Autore: James Clavell
Trama:  Partito alla volta dell'Oriente per il monopolio olandese del commercio  con Cina e Giappone, John Blackthorne, comandante dell'Erasmus, si  ritrova costretto da una tremenda tempesta al naufragio in un villaggio  di pescatori nel Giappone feudale del XV secolo. In un mondo sconosciuto  e lontano, Blackthorne deve trovare il modo di sopravvivere. Grazie al  suo coraggio, che lo condurrà sulla via dei samurai, con il soprannome  di Anjin (il navigatore) diventerà il fido aiutante dello Shogun e nella  sua ascesa al potere conoscerà l'amore impossibile per la bella e  ambigua Mariko.        
Da questo romanzo bestseller fu tratta nel 1980 una miniserie televisiva diretta da Jerry London ed interpretata da Richard Chamberlain e Toshirō Mifune. Chamberlain era un attore molto famoso e amato negli anni 80′ e la serie fu seguitissima. Non ho trovato online la versione doppiata in italiano (se voi la trovate fatemelo sapere), ma quella in inglese sì:    
Link: https://www.youtube.com/watch?v=D_U1Gupe6iY
Titolo: Abissi
Autore: Peter Benchley (già autore del romanzo da cui fu tratto il film LO Squalo)
Trama:  Una coppia si reca  in luna di miele alle Bermuda. Durante un’immersione subacquea scoprono i  resti di un tesoro e delle fiale che contengono una misteriosa  sostanza. Comincia di qui, tra minacce e violenze, apparizioni di  mostri marini e incidenti provocati da una banda di mafiosi,  un’avventura che cambia la vita innocente di entrambi.
Anche da questo libro di Benchley fu tratto un film adrenalinico che però ebbe un po’ meno successo di Lo squalo, con protagonisti  Jacqueline Bisset e Nick Nolte.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=wcn9PXZC1s4
Titolo: Selvagge
Autore: Shirley Conran
Trama: romanzo del genere catastrofico, che  racconta la storia di cinque donne che assistono all’assalto e  all’uccisione dei loro mariti, trucidati da commandos polinesiani. La  loro sorte è segnata. Le donne si salvano invece con la fuga, consapevoli di non conoscere  nulla del mondo che le circonda. Dovranno diventare selvagge e  difendersi dai nemici. Silvana, la madre del gruppo è forse la più fragile, Carey la più forte  fisicamente ma la meno amata. Suzy la bambola sexy, che maturerà nel  corso del romanzo, Anne e la sua amica sono meno delineate. Intorno a  loro solo uomini che le cercano e chissà se le troveranno.
Warner Bros ne detiene i diritti cinematografici ma non ne ha mai tratto un film.
Altri libri facenti parte la collezione di mia cugina, e in vendita:
- Collana Romanzi Harmony
J. Evans, Collega… e poi?
S. Craven, L’arcano svelato
C. Moore, La strada verso l’amore
G. Green, Il corteggiatore di Laura
C. Spencer, Dolci parole sussurrate
- Signorsì, di Liala
- Un abisso chiamato amore, di Liala
- Le briglie d’oro, di Liala
- Lalla che torna, di Liala
- Settecorna, di Liala
- Per ritrovare quel bacio, di Liala
- La più cara sei tu, di Liala  
Conoscevate già questi libri? Vi hanno incuriosito? Se vi inteessa comprarli contattatemi pure qui o su facebook.
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aomgmonsterblog · 3 years
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Il nostro mondo ne nasconde un altro, dominato da mostri potenti e pericolosi. Quando il tenente Artemide e la sua unità d'élite attraversano un portale che li trasporta in questo mondo parallelo, subiscono lo shock delle loro vite. Nel disperato tentativo di tornare a casa, il tenente coraggioso incontra un misterioso cacciatore, sopravvissuto in questo mondo ostile grazie alle sue abilità uniche. Di fronte a terrificanti e implacabili attacchi dei mostri, questi guerrieri si uniscono per difendersi e trovare un modo per tornare nel nostro mondo. ANNO: 2020 PAESE: Cina, Germania, Giappone, USA REGIA: Paul W.S. Anderson ATTORI: Milla Jovovich, Tony Jaa, T.I., Diego Boneta, Josh Helman, Ron Perlman DURATA: 90 min. GENERE: Azione / Fantasy / Film al cinema
TRAMA Monster Hunter (2020):
Quando il tenente Artemis (Milla Jovovich) e i suoi fedeli soldati vengono trasportati in un mondo nuovo e distante, dovranno affrontare una disperata battaglia per sopravvivere. Lì, devono sconfiggere un grande pericolo per l'umanità: una serie di enormi mostri con poteri incredibili, pronti a distruggere tutto sul loro cammino. In questo nuovo e minaccioso ambiente, Artemide stringerà un'alleanza con un cacciatore (Tony Jaa) che gli insegnerà come sopravvivere.
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Le singole immagini che formano il film sono chiamate ( Monster Hunter streaming ita ) "fotogrammi" Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato Durante il processo, fra un frammento e l altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l immagine permane a livello della retina La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come "fenomeno Phi" Neorealismo italiano Searchtool rightsvg Per saperne di più: Neorealismo Il neorealismo Le tendenze cinematografiche italiane , "Monster Hunter Film completo italiano " il primo pezzo e le funzioni di base Il film di Luchino Visconti Obsession (Ossessione) È stato proiettato nei cinema solo dopo il 1945, ma ha avuto un impatto notevole sullintera industria cinematografica italiana Per inciso, il termine fu usato per la prima volta da Umberto Barbaro nel 1943 Finora il neorealismo ha preso una breccia radicale con la falsa rappresentazione della realtà nel cinema italiano, ha introdotto un approccio documentaristico e ha avuto un impatto tremendo sullintero cinema europeo
L arte del cinema ha attinto a diverse tradizioni precedenti in campi come la narrazione orale scaricare Monster Hunter Film completo sub ita , la letteratura , il teatro e le arti visive Le forme d arte e di intrattenimento che avevano già caratterizzato immagini in movimento e / o proiettate includono: l ombra , probabilmente usata fin dalla preistoria camera oscura , un fenomeno naturale che è stato probabilmente usato come aiuto artistico fin dalla preistoria burattina ombra , probabilmente originata intorno al 200 a C in Asia centrale, India, Indonesia o Cina lanterna magica , sviluppata nel 1650, utilizzata anche negli spettacoli fantasmagoria multimediali che erano popolari dal 1790 nella prima metà del XIX secolo e potevano presentare diapositive meccaniche, retroproiezioni, proiettori mobili, sovrapposizione , dissolvenza di viste , attori dal vivo, fumo (a volte su cui proiettare immagini), odori, suoni e persino scosse elettriche
I "crediti" o "Monster Hunter Film streaming Altadefinizione " sono un elenco che dà credito alle persone coinvolte nella produzione di un film I film di prima degli anni 70 di solito iniziano un film con crediti, spesso finiscono solo con una carta del titolo, dicendo "The End" o qualche equivalente, spesso un equivalente che dipende dal linguaggio della produzione [ citazione necessaria ] Da quel momento in poi, i titoli di coda di un film compaiono generalmente alla fine della maggior parte dei film Tuttavia, i film con crediti che finiscono un film spesso ripetono alcuni crediti all inizio o in prossimità di un film e quindi appaiono due volte, come ad esempio la recitazione di quel film, mentre meno frequentemente alcuni che appaiono vicino o all inizio appaiono solo lì, non al fine, che spesso accade al merito del regista I titoli di coda che compaiono all inizio o in prossimità di un film sono generalmente chiamati "titoli" o "titoli iniziali" Una scena post-crediti è una scena mostrata dopo la fine dei crediti Ferris Bueller s Day Off ha una scena post-credit in cui Ferris dice al pubblico che il film è finito e dovrebbero tornare a casa
Come mezzo, il film non si limita ai film, poiché la tecnologia si è sviluppata come base per la fotografia Monster Hunter Film streaming CB01 Può essere usato per presentare una sequenza progressiva di fermi immagine sotto forma di una presentazione Il film è stato anche incorporato in presentazioni multimediali e spesso ha importanza come documentazione storica primaria Tuttavia, i film storici hanno problemi in termini di conservazione e conservazione e l industria cinematografica sta esplorando molte alternative La maggior parte dei film su base di nitrato di cellulosa è stata copiata su moderni film di sicurezza Alcuni studi salvano pellicole a colori mediante l uso di master di separazione : tre negativi in ​​bianco e nero ciascuno esposto attraverso filtri rossi, verdi o blu (essenzialmente un rovescio del Technicolorprocessi)
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Durata:  104 min.
Genere : Fantasy, Azione, Avventura
Stelle : Milla Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman
Direttore : Paul W. S. Anderson
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tergestin · 4 years
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Le foibe non sono stato un evento accidentale, ma una tappa della progressiva, sistematica distruzione dell'italianità di due intere regioni, Venezia Giulia e Dalmazia.
Sino al secolo X la presenza slava al di qua dello spartiacque alpino era praticamente inesistente.
Ancora nel secolo XIV l'alta e media valle dell'Isonzo erano italiane.
L'Istria interna ed orientale fu slavizzata soltanto nel secolo XVII.
La Dalmazia rimase fino ad inizio del secolo XVIII a maggioranza italiana almeno per cultura.
E' soltanto alla fine del secolo XIX che l'economia, la cultura scritta e le istituzioni politiche dalmate furono slavizzate.
E' sempre in quegli anni che si ha l'aumento esponenziale del popolamento slavo a Trieste e Gorizia, sino ad allora insignificante.
Questo genocidio prosegue nei primi decenni del '900.
Almeno 35.000 italiani sono cacciati da Trieste dal 1903 al 1913.
Nel periodo fra le due guerre mondiali, almeno 20.000 dalmati fuggono in Italia.
L'operato degli slavocomunisti titini fu la prosecuzione di quanto era già accaduto nella Jugoslavia monarchica, sotto l'impero d'Austria e prima ancora, essendo fondamentalmente una manifestazione di nazionalismo slavo italofobo.
Nel 1943 di ciò che era stata un tempo la Dalmazia latina e la Dalmazia veneziana era rimasto ben poco. Una regione interamente latinizzata durante l’impero romano, poi territorio veneziano per otto secoli, era stata progressivamente slavizzata. Dopo la cacciata degli italiani dal contado, le città costiere, che serbavano evidenti le tracce del passato veneziano in ogni loro aspetto, dalla lingua alla cucina, dall’architettura alla letteratura, erano divenute simili a fortezze assediate, in cui i dalmati di ceppo italiano si erano rifugiati.
Il popolamento italiano resisteva ancora, dopo la slavizzazione forzata compiuta dal regime asburgico nel 1866-1918 (che aveva condotto il gruppo etnico italiano alla perdita degli 8/10 delle due dimensioni demografiche) ed alla pulizia etnica jugoslava del periodo fra le due guerre (con almeno 20 mila esuli), in alcune città, Sebenico, Spalato, Ragusa, Cattaro e specialmente Zara, oltre ad alcune isole, Arbe, Veglia, Curzola, Lesina, Lissa, Brazza
Gli epicentri dei massacri compiuti dai partigiani slavo-comunisti furono Spalato, Baia delle Castella e Zara. A Spalato e nella vicina Baia furono uccisi centinaia di italiani, quasi tutti civili e solo in piccola parte identificati, fra cui Giovanni Soglian, Provveditore agli Studi della provincia spalatina, ed il preside Eros Luginbuhl. Le esecuzioni avvennero accompagnate da torture sulle vittime, come ad esempio l’incisione sui loro corpi con coltelli del simbolo comunista della stella a cinque punte.
Avvennero poi stragi od uccisioni isolate in molte altre località. La popolazione italiana in Dalmazia fu interamente scacciata od uccisa dai titini.
La vicenda di Zara, detta la “perla italiana dell’Adriatica”, risulta esemplare. Questa città era interamente italiana e costituiva da secoli un territorio dai caratteri culturali spiccatamente veneziani, tangibili già nell’aspetto urbanistico, nelle chiese, i palazzi, le calli ed i campielli che richiamavano Venezia. Gli stessi abitanti del contado, sebbene d’origine slava, erano bilingui e fortemente intrisi di cultura italo-veneziana.
Zara non era né una base navale, né una fortezza militare ed era completamente isolata nel territorio croato controllato dai titini. Al momento dell’armistizio si trovava ormai da mesi in stato d'assedio, collegata all'Italia da qualche idrovolante o da qualche battello che riuscivano, in maniera fortunosa, a portare in quantità insufficiente viveri e medicine ed ad evacuare profughi e feriti.
Militamente era quasi indifesa, rimanendo al suo interno soltanto un centinaio di tedeschi, qualche centinaio di volontari zaratini inquadrati nelle forze armate della RSI nonché poche decine di guardie di Ps e carabinieri, questi ultimi già in contatto con i titini per preparare l’inevitabile resa della città, e da cui avevano ricevuto la formale promessa di un comportamento corretto al momento dell'occupazione della città. La città non era collegata con alcuna ferrovia, ed il suo porto era di piccole dimensioni, in quanto sulle sue banchine non potevano attraccare più di due piroscafi alla volta e di stazza non superiore alle 2.500 tonnellate. Soltanto la configurazione geografica di Zara, situata su di una piccola penisola di forma rettangolare, circondata per tre lati dal mare e collegata alla terraferma unicamente per una breve lingua di terra, ne aveva consentito la sopravvivenza dinanzi alle numerose bande titine della zona.
Il piano jugoslavo della distruzione di Zara e dell’uccisione o cacciata dei suoi abitanti non era quindi dettato da necessità di guerra, bensì da una chiara volontà di pulizia etnica.
Per raggiungere questo obiettivo ed eliminare questa enclave italiana in una Dalmazia ormai croatizzata dopo le precedenti pulizie etniche del 1866 e del 1920, il comando titino aveva trasmesso agli Americani informazioni false, che sostenevano falsamente l’importanza militare e strategica della città, affinché fosse rasa al suolo. Si ebbero così 54 bombardamenti la città di Zara, un obiettivo di poco più di un kmq., sul quale sganciarono non meno di 584 tonnellate di bombe, pari a 54 chilogrammi di esplosivo per ogni 100 metri quadrati (metri 10 x 10). I bombardamenti, compiuti dagli Americani, ma richiesti dai titini con motivazioni false e pretestuose (Zara era stata presentata quale un importante punto di appoggio per le unità tedesche in Dalmazia, laddove era in pratica abbandonata a sé stessa), distrussero circa il 90% delle abitazioni civili, e provocarono da 2000 a 4000 vittime, spingendo inoltre molte migliaia di altri zaratini a fuggire.
I titini la occuparono il 31 ottobre nel 1944, e fornirono in loco un’esemplificazione della pratiche di sterminio e pulizia etnica che avrebbero poi esteso a tutte le regioni etnicamente “miste” da loro conquistate: la Carinzia tedesca, il Trianon ungherese, la Dobruja bulgara, la Venezia Giulia italiana.
Al momento dell’arrivo dei partigiani comunisti in città, il CLN italiano locale cercò d’ottenere garanzie sulla salvaguardia della popolazione superstite che ancora viveva fra le rovine: gli slavi fecero sparire per primi, ossia uccisero, proprio i membri del CLN.
Al loro posto fu costituito d’autorità un Comitato Popolare di Liberazione, naturalmente slavo-comunista, che provvide alle operazioni di totale distruzione della italianità di Zara, secondo le norme contenute in un vero e proprio manuale di pulizia etnica, il famigerato “manuale Cubrilovic”.
Al fine di spargere il terrore si procedette all’arresto ed all’eliminazione fisica degli Zaratini più in vista. Pietro Luxardo, il produttore del famoso Maraschino, scomparve senza traccia, mentre suo fratello Nicolò fu gettato in mare con una pietra al collo insieme alla moglie Bianca. Furono inoltre assassinati Carabinieri, maestri elementari, commercianti, ecclesiastici. Il numero totale di vittime dei “titini” è computabile attorno alle 2000 circa, su una popolazione ormai ridotta a circa 10-12.000 unità, dalle 22.000 precedenti. Alcuni vennero gettati in mare, altri scaraventati all’interno di foibe (in queste voragini vennero gettate anche vittime delle recenti pulizie etniche balcaniche tra il 1991 e il 1995 …), altri ancora furono deportati in gulag e sparirono per sempre.
Oltre alle uccisioni, gli jugoslavi si servirono di strumenti di intimidazione e discriminazione per spingere i superstiti ad andarsene. Sin dalle prime domeniche di occupazione della città, gli zaratini rimasti venivano raccolti in piazza dove un oratore intimava loro di astenersi da qualsiasi manifestazione di italianità perché Zara, secondo le sue parole, “era stata sempre e sarebbe rimasta per sempre croata”. Il clima minaccioso fu aggravato dai continui ricatti dagli jugoslavi che lesinavano la distribuzione degli scarsi viveri alla popolazione, costringendola anche a lavori forzosi e non retribuiti, esattamente secondo le modalità previste da Vasa Cubrilovic.
Per completare l'opera, i partigiani jugoslavi distrussero metodicamente tutte le tracce storiche di italianità presenti a Zara: abbattuti i Leoni di San Marco che da centinaia d'anni sovrastavano le sue porte, scalpellati gli altri simboli dell'antica repubblica veneta, arsi in piazza dei Signori, per tre giorni, i libri italiani, i documenti dell'archivio comunale (alcuni dei quali risalenti all’anno 908), gli schedari dell'anagrafe attestanti la natura italiana della popolazione, scalpellinate le lapidi dei cimiteri con i loro nomi italiani. Simili misure, che manifestano con chiarezza la volontà di distruggere persino il passato italiano delle terre conquistate e la sua memoria, furono poi ripetute anche in Venezia Giulia.
Zara, che aveva 22.000 abitanti pressoché interamente italiani prima dell’aggressione, aveva cessato di esistere. Della sua popolazione, almeno 4.000 erano morti sotto i bombardamenti americani richiesti dagli jugoslavi, 2.000 sono stati uccisi direttamente dai titini dopo l’occupazione, gli altri costretti alla fuga.
Questa città ebbe così la fine auspicata dal croato Vladimir Nazor, un poeta nazionalista croato, il quale si era arruolato volontario settantenne nei partigiani di Tito, non per adesione ideologica al comunismo ma per nazionalismo. Nazor aveva scritto, prima ancora che Zara venisse distrutta: «Spazzeremo dal nostro territorio le pietre della torre nemica distrutta e le getteremo nel mare profondo dell'oblio. Al posto di Zara distrutta risorgerà la nuova Zadar che sarà la nostra vedetta nell'Adriatico».
Con l’annientamento della italianità della Dalmazia si realizzava ciò che i patrioti italiani avevano predetto sin dal secolo XIX, quando già i nazionalisti croati perseguivano la cancellazione della millenaria presenza italiana ed avveniva una durissima persecuzione contro gli italiani per opera dell’autorità imperiale asburgica.
Il podestà di Spalato Antonio Baiamonti nel suo ultimo discorso davanti alla Dieta Dalmata nel 1887 dichiarò: «Gli italiani, anziché combattere le vostre aspirazioni, anziché calpestare i vostri diritti e schiacciare il vostro avvenire, si sono prestati, con interesse leale e vero, perché la lingua slava fosse introdotta nelle scuole e negli uffici».
Egli ricordava come gli slavi in Dalmazia fossero immigrati o discendenti di immigrati, in una regione latina ed italiana da 2000 anni e che i nazionalisti croati pretendevano come loro possesso esclusivo, progettando di buttare gli italiani in mare: «Noi fin dai primi tempi vi abbiamo accolto sui nostri lidi con affetto e sincerità e voi ce ne discacciate, con poco patriottismo e ci assegnate come unica dimora il mare: ‘u more’ – che è il vostro programma».
Baiamonti affermava profeticamente «Noi vi abbiamo dato istruzione e voi ci volete condannare all’ignoranza; noi non abbiamo mai pensato di sopprimere in voi il sentimento di nazionalità, né la lingua, ed alcuni di voi raccoglierebbero tutti noi in un cumulo per farci saltare in aria con un paio di chilogrammi di dinamite».
Non si sono "soltanto" uccise decine di migliaia di persone, ma è avvenuta la distruzione di due "piccole patrie" come la Venezia GIulia e la Dalmazia, la cui cultura specifica (italiana, ma con ovvie particolarità regionali) è stata cancellata e dispersa, mentre il territorio nazionale italiano è stato mutilato.
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giancarlonicoli · 4 years
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22 GEN 2020 18:47
VIVA ARBASINO! IL GRANDE SCRITTORE COMPIE OGGI 90 ANNI – L'INTERVISTA DI MALCOM PAGANI: ''SI È DECISO A TAVOLINO CHE I NOSTRI BEST-SELLER DOVESSERO ESSERE AL LIVELLO DEL FRUITORE. VENDONO MOLTISSIMO. SONO UN PRODOTTO DA BANCO. UNO SHAMPOO. FORSE SONO PIÙ ALTERNATIVO, IO'' - SASSOLINI SU VISCONTI E ANTONIONI (“CHE PALLE”), SU NANNI MORETTI IL “MORALISTA”, SU MORAVIA “PERMALOSO”, SUGLI ANNI ’70: ‘’FIGLI DEI FIORI IN CALIFORNIA, ASSASSINI IN ITALIA”…
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Malcom Pagani per il “Fatto quotidiano” del 14 luglio 2014
Pur refrattario all’elaborazione di un saggio sul maleducato da carrozza: “Il tempo è prezioso e la tolleranza costa già un notevole sforzo”, Alberto Arbasino soffre treni, scompartimenti e vicini ciarlieri. “Prendere le cosiddette vetture silenziose, che poi tanto silenziose non sono, è un’accortezza inutile”. Parlano tutti ad alta voce: “Dei fatti loro, dell’intimo, del personale”.
E il vento caldo delle sue piccole vacanze in Spagna: “Andavamo alle Baleari. Ibiza era meravigliosa e Formentera non era altro che una lingua di sabbia tagliata dal taxi che ci portava da un lato all’altro dell’isola per il pranzo” o “i flautisti da giardino che ascoltavo d’estate dall’ammezzato di una delle mie prime case romane” non tornano a visitare la stagione dei suoi 84 anni.
Luglio è quasi a metà, sulla terrazza il fico ha foglie di un verde innaturale e Arbasino indossa la camicia color kaki di chi sa come attraversare il suo deserto: “Di sera esco ancora volentieri, anche se scivolare dalla Via Veneto prefelliniana alla cena in Piazza Navona, non mi accadrà più. Con Ercolino Patti, Sandro De Feo e Cesare Brandi succedeva spesso. Cesare aveva un piccolo pied-à-terre e dopo una giornata di lavoro casalinga non covava il desiderio della minestrina nel tinello.
Così si usciva in gruppo e si stava insieme fino alle due di notte. Mi stupivo. Lavoravano come ossessi e scrivevano senza sosta, ma non rinunciavano a vivere. Ridursi male comunque era difficile. Non tralignavamo mai. Un bicchiere, forse due. Si beveva il giusto, con moderazione”. Della grande casa con le sue iniziali sulla porta, conosce oro, incenso e giacimenti.
Quando cerca nella biblioteca un volume di De Chirico: “Me lo regalò lui in Via della Vite, in fondo ci sono anche delle note a penna”, insegue un nome sulla Garzantina: “L’editore fiorentino di cui le parlavo era Carocci”, sventa l’attentato dell’ospite superando agile uno zaino sulla moquette o rimpiange con discrezione la mancanza di un computer: “Non lo possiedo, per alfabetizzarsi è tardi, ma ne sento la mancanza”, Arbasino denuncia il perpetuo movimento che dalla fine degli anni 50, immobile non l’ha fatto mai restare.
Anche se i baffi di quando intervistava Borges sono un ricordo fotografico, è nell’autoscatto del tempo che fu: “Self-made man di origini decadenti (nato a Voghera nel 1930, rinato a Roma nel 1957) con la tentazione di vivere come se. Cioè come se abitassimo una società civilissima, illuminata e cosmopolita...” e nei versi ancora attualissimi di Super-Eliogabalo: “Senza pietre di paragone/ né pretese di perfezione/ se ragiono/ a tono/ funziono/ a una condizione/ diventare ciò che sono/ non chi impersono” che Arbasino può vantare la curiosità di chi ha guardato il mondo senza curarsi delle “ultime novità”.
Lo stile nemico della semplificazione: “Per far contenti tutti e raggiungere le edicole degli areoporti non si può rinunciare all’ambiguità, alla notte, al mistero, all’oscurità”. L’amicizia con Agnelli: “Ci vedevamo spesso, dietro la sua raffinatezza pulsavano frequentazioni e lezioni erudite, Mario Tazzoli, Luigi Carluccio e Franco Antonicelli che alle signore di Voghera consigliava di servire i cioccolatini in coppe di cristallo”.
Il mondo dell’avvocato come ouverture per altri 92 splendidi e diseguali Ritratti italiani raccolti per Adelphi. Ironia, affinità elettive, distanze e convergenze di Arbasino con i pensatori del suo tempo si allineano sotto l’ombrello di un illusorio ordine alfabetico. Sono volti, echi e disegni di passato senza data. Incontri con imprenditori, registi e letterati. Quadri non sovrapponibili.
Cornici di un’età irripetibile. Sulla parete d’ingresso, nel tratto grasso di un pennarello nero, uno schizzo che Pasolini donò allo scrittore durante un’intervista: “Arbasino, in un atto di industria culturale (abbietto, naturalmente)”. Gli zigomi duri, nota Arbasino: “Sono i suoi” come la freccia che Pasolini indirizza a se stesso: “Io mentre aspetto che scriva le domande a cui nobilmente rispondere”.
Lei arriva a Roma negli anni Cinquanta.
Avevo poco più di vent’anni e non la pensavo diversamente da Paul Nizan: ‘Non permetterò a nessuno di dire che è la più bella età della vita’. Quando si parla di Arcadia bisognerebbe essere cauti. In Italia la ricostruzione era a buon punto, ma ci sembrava comunque un’epoca noiosissima, una lunga stagione morta.
Sfogandosi con lei, Pasolini parla di un “ridicolo decennio”.
È un decennio di paradossi e contraddizioni. Di ultimi fuochi, di cambiamenti, di libera sessualità dietro le dune e le pinete e di libri straordinari. Lo osservavo, lo criticavo, lo subìvo il decennio dei ’50, poi adocchiavo la letteratura e mi chiedevo: ‘Come è possibile?’. Di mese in mese, anzi di giorno in giorno, in libreria era una festa. Il Pasticciaccio gaddiano, Menzogna e Sortilegio, Il Disprezzo e La noia, gli ultimi due romanzi veramente belli di Moravia.
Glielo disse che erano gli ultimi?
Con Alberto ce ne facemmo e dicemmo di cotte e di crude. Da ragazzo era antipatico. Da uomo maturo dispettoso, prepotente ed eccessivamente prono al partito. In vecchiaia ci rappattumammo. Non ripeteva più ‘uffa uffa’ con severo cipiglio, ma in trattoria, davanti alle pere cotte, gridava: ‘Semo tutti peracottari’. Gli era venuta voglia di ridere. È superfluo dirlo, ma mi manca moltissimo, non solo nell’ultima veste giocosa.
Eravate entrambi permalosi?
Lui sicuramente. Io mai, altrimenti non sarei arrivato fin qui. Alberto era ispido ed era capace di lunghissimi silenzi. Quando compì settant’anni gli portai 7 fazzolettini da Parigi. Aveva il vezzo di annodarli al collo e mi impegnai nell’acquisto. Li avevo cercati con perizia: grandi marche, colori magnifici, confezione adeguata. Li soppesò e poi disse: ‘Li conosco, a Roma li chiamano strangolini’.
Faceva parte degli intellettuali suscettibili?
Lui no, ma non mancavano. C’erano persone che non tolleravano neanche l’afrore del giudizio critico e si adombravano se non si ragionava delle loro opere dal superlativo in su. In supporto non mancavano mai teorie di corifei. Gente che generosamente si prestava all’equivoco: ‘Chi osa mettersi contro da oggi in poi non è credibile’, ‘Chi non capisce è sciocco’, ‘Chi non si spella le mani è un buzzurro’.
Di Antonioni, incline all’offesa, lei scrive cose non tenere.
Con intuizione corretta, Antonioni fotografava tedio, imbecillità e incomprensioni sentimentali della società europea sottoposta all’industrializzazione forzata. Metteva sotto la lente quel disagio che i milanesi bramarono di provare nell’istante immediatamente successivo all’edificazione del primo grattacielo cittadino. Ma nel suo cinema, la pretesa letteraria si risolveva in bozzetti incongrui e programmatici. La serietà con cui agghindava i suoi improbabili personaggi, le mezze calzette elevate a paradigma del Paese, involontariamente comica. Passata la sbornia e svanito l’equivoco, in effetti, si rise.
Altro moloch dal carattere puntuto, Luchino Visconti.
In lui la componente populistica e quella dannunziana convivevano contribuendo all’essenza di un Visconti che nel retropalco e nell’isolamento sembravano esattamente la stessa persona. Uno che ideologicamente pendeva per il proletariato, detestava la classe media e respirava circondato dallo sfarzo. Un signorotto di geniale talento, ben allevato da genitori che lo portarono alla Scala fin da bambino, con una sua corte di zelantissimi sottomessi, affannati nell’eseguirne gli ordini. Frequentarlo annoiava e addolorava. Giovanni Testori, un caro amico, era sfruttato malamente. Sul versante teatrale poi, anche se gli dobbiamo spettacoli sommi come Anna Bolena e La sonnambula, l’elenco di quelli infelici ha voci in quantità. A un certo punto, anche dal loggione, prevalse lo strepito collettivo: ‘Che palle’.
In “Ritratti italiani”, parole liete sono riservate a Giorgio De Chirico.
Era unico. Straordinario. Diverso da chiunque altro. Avvertiva l’estraneità al mondo circostante, viveva al passato remoto, si sentiva inadeguato persino all’allegro, innocuo circo di Piazza di Spagna. De Chirico abitava a pochi passi dalla filiale della Banca Commerciale Italiana e temeva di essere costantemente rapinato da briganti e mascalzoni. ‘Ho paura sia a ritirare che a depositare’ mi diceva e io: ‘Maestro, perdoni, ma che razza di traffico ha con questa banca?’.
Il denaro per lei è stato importante?
Non troppo, ma ho sempre considerato ovvio essere pagato per scrivere: il mio lavoro. Nel ’67, ai tempi de Il Giorno di Italo Pietra, un ex comandante partigiano che ben conoscevo per antichi vincoli familiari e che dei suoi anni universitari a Pavia amava dire: ‘Ballavamo il Charleston e traducevamo Sofocle meglio degli altri’, mi trasferii in un amen al Corriere Della Sera. A Il Giorno mi pagavano regolarmente, ma da anni collaboravo senza l’ombra di un contratto. All’ennesimo rinvio della questione mi spostai in Via Solferino. Un problema simile lo ebbi anche a Repubblica. Ero stato eletto deputato con il Partito Repubblicano e l’amministrazione del giornale fu laconica: ‘Un contratto con un deputato non si fa’.
Divenne deputato nel 1983.
Me lo chiesero due fior di personaggi come Giovanni Spadolini e Bruno Visentini. Una volta con Visentini si andava a Treviso. Lui si trasformava, parlava in dialetto e diventava incomprensibile. Di preferenza litigava con uno scrittore autoctono che però dal trevigiano si era emancipato. Aveva viaggiato. Quando si incontravano non c’era facezia che non li accendesse in discussioni infinite.
Niente a che vedere con la timidezza di Gadda e Manganelli.
Manganelli, uno scrittore sublime, era schivo. Lo incontravi al ristorante, in una sala appartata, avviluppato in se stesso. Mandava l’ambasciata di un cameriere per salutarti, poi si raccomandava: ‘Non dire a nessuno che mi hai visto’. Gadda era diverso. Me lo ricordo su una mia vecchia spider con Bonsanti sul sedile posteriore.
Terrorizzato dalle curve e con la mano sul freno, Gadda era pronto a intervenire. Una sera, tornando dalla proiezione de La Bella di Lodi, chiese di fermarsi all’Hilton di Monte Mario. Si impelagò in un discorso da ingegnere sugli ascensori con un altro ingegnere, il fratello di Fabrizio Clerici. Tecnicismi da ossessi che evaporarono in un istante quando all’orizzonte si scorse la sagoma di un prelato.
Gadda, l’uomo che vestiva in blu, non dimenticava mai la camicia bianca e certe discutibili cravatte acquistate in uno spaccio di Via della Mercede, all’improvviso si illuminò: ‘Così dovevo nascere. Essere americano, farmi prete e vivere in un grande albergo bevendo succo d’arancia’. Erano anni curiosi. Anni in cui gli uomini non sapevano farsi la barba e Mimì Piovene, di casa a San Giovanni, si lamentava: ‘Sono diventata la barbiera del Laterano’.
Di Umberto Eco ha scritto: “Costruiva oggetti complessi che agli incolti mettevano paura”.
È vero e fu un’operazione di rara intelligenza. Con i libri di Eco, laureati e laureandi scoprivano la complessità dell’esistenza in maniera abbastanza semplice. Il successo fu assoluto. L’attenzione della critica, sacrale. Non a caso, da allora e per sempre, Eco ha fatto il fornitore di oggetti apparentemente complessi.
Le è simpatico?
Simpaticissimo. Anzi, simpaticissimi. Lui e la moglie.
Il verbo di Eco inizia a imporsi nei ’70.
Un decennio abbastanza atroce. Si viveva sulla retorica del ’68 rapidamente diventata una retorica tremenda. A San Francisco c’erano i figli dei fiori, in Europa gli assassini. In California, con gli spazi larghi tra i palazzi, i prati e la sensazione di libertà, la spinta a delinquere era anestetizzata dal contesto. Da noi in fondo, in ambiti più asfittici, l’agguato era nell’aria e la storia fosca dei Guelfi e dei Ghibellini, dei Montecchi e dei Capuleti, non faceva altro che ripetersi.
Altra icona dei ’70, Nanni Moretti. Nel suo ritratto si sostiene che il regista sia privo di cinismo.
Il cinico non perde tempo a deplorare il proprio cinismo con malspeso rovello. Moretti è un cuor d’oro sempre animato dal senso civico e dal bisogno di stare dalla parte giusta. Il rischio moralismo, quando si vuole essere educati, corretti e civici, c’è. Il ritratto del perfetto moralista, in certi film in cui il nostro porta in scena se stesso, anche.
Se scrivere è un lavoro, leggere che cos’è?
È un altro lavoro. Va compensato. Costa fatica. Non a caso non ho letto i libri che partecipavano al premio Strega.
Nessuno?
Nessuno. Neanche per sogno. Chi mi paga? Nei libri dello Strega di quest’anno non mi viene in mente nulla che valesse l’aggravio della lettura.
Perché?
Per la stessa identica ragione per la quale se sul giornale vedo gesti normali insigniti delle nove colonne, mamme che mettono lo zucchero nel caffè o profeti che pensano di stupire usando la parola cazzo, giro pagina. Non me ne importa niente. Non mi vien voglia di leggere. Tanti anni fa non si usavano letterariamente gli antichi sapori o le ricette della nonna mescolandole impunemente con le malattie del papà o l’agonia della mamma.
C’erano libri diversi. Scrittori migliori. Il proprio minuscolo io o il proprio ombelico non erano ritenuti validi motivi per sbarcare in libreria e anche se le chiese politiche erano più invadenti di oggi, c’era più understatement anche nella presa di posizione. Se si esclude il Pci, non pulsavano le maldestre voglie di appartenenza e la conclamata aderenza al nuovo progetto politico sul tavolo che oggi rendono impossibile qualsiasi sfumatura. C’è una percepibile ansia di salire sul carro. Consiglierei prudenza, magari il carro si rivela meno solido del previsto.
È un problema culturale?
Ma la cultura è un affare bizzarro. Come ho scritto in Ritratti italiani, di fronte al rotocalchismo, quella vera sparisce. Basta un lieve sospetto e non la si trova più. Pensare che in un’epoca lontana sorridevamo dell’ingenuità di Carlo Ponti, un produttore che a differenza degli epigoni contemporanei, a Milano aveva studiato davvero. Nell’ufficio all’Ara Coeli, oltre il suo tavolo, teneva la Pléiade con la costa della copertina rivolta verso l’interlocutore. Ci chiedevamo: ‘Ma se volesse leggerla lui, che periplo dovrebbe fare per raggiungere il sapere?’.
È sparita anche la letteratura italiana?
Si è deciso a tavolino che i best-seller dovessero essere al livello del fruitore. E così, una volta abbattuto il gusto a colpi di orrori, visto l’apprezzamento per il buco della serratura di stampo familiare, via libera ai sapori, alle ricette della nonna, ai lutti e alle corsie d’ospedale. Vendono moltissimo. Sono un prodotto da banco. Uno shampoo. Un codice in più nello scontrino del supermercato. Forse sono più alternativo, io.
Sull’affezione premiologica della letteratura italiana lei montò uno speciale per la Rai in epoca non sospetta.
Più della liturgia dello Strega, non ho dimenticato Casa Bellonci. I corridoi strapieni di libri, lo spazio totalmente colonizzato dai volumi, una cosa da restare sbalorditi. Per la Rai in effetti assemblai un’ora e mezza di premi nazionali da Venezia a Firenze. C’era un ritmo serrato e allo spettatore sembrava si trattasse di un unico premio.
L’intento era quello. Quando andai da Maria Bellonci spiegandole che non avrebbe potuto parlare per più di 30 secondi quasi mi rise in faccia: ‘Ho bisogno di più tempo’. Si cambiò 10 volte, il risultato era inverosimile. Maria vestita da donna, da uomo, a pois. Divertentissimo. Lei lo sapeva. Era una furbona.
È furba anche una letteratura in cui l’intimo dolore sfiora la pornografia?
Furba sicuramente, pornografica non so, certamente irrilevante. Come può affascinarmi il calvario della prozia? Il ‘sapesse quanto abbiamo sofferto signora mia?’. Vabbè, anche se c’è chi non si diverte e gli scrittori danno l’impressione di divertirsi poco, signora mia sarà contentissima.
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'Mai più soli', la stagione 19/20 del Teatro Vascello
Una stagione ricca di novità quella del Teatro Vascello, frutto di un lavoro appassionato alla ricerca non solo di grandi titoli e grandi interpreti ma di sempre motivate e mai casuali scelte programmatiche. Un disegno di ampio respiro, con proposte diverse tra loro ma tutte riconducibili a un progetto culturale unitario sotto il segno della qualità.
Mai più soli è lo slogan della Stagione 2019 – 2020 che individua nel teatro il luogo ideale e privilegiato per incontrarsi, riflettere e confrontarsi con la realtà e la contemporaneità che ci circondano.
Stagione-Teatro-Vascello-2019-2020-Download
Si rinnovano relazioni già collaudate e si concretizza una nuova e inedita collaborazione con la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, oggi guidata da Carolina Rosi con la quale il Teatro Vascello condivide ideali e futuri progetti.
Per una più immediata leggibilità gli spettacoli sono stati raggruppati in diverse sezioni.
Il nuovo abbonamento di prosa è composto da 9 proposte di artisti diversi per sensibilità, ma accomunati dal loro indiscusso talento.
Drammaturgia contemporanea con Stefano Massini, Spiro Scimone, Enzo Moscato:
– Alessandro Preziosi è l’intenso protagonista di Vincent Van Gogh L’odore assordante del bianco, uno spettacolo prodotto da Khora.teatro con la regia di Alessandro Maggi e la drammaturgia di Massini – asciutta ma ricca di spunti poetici – che riflette sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea (26 novembre – 1° dicembre).
– Scimone e Sframeli si misurano per la prima volta con Pirandello e con i Sei personaggi in una versione calorosamente festeggiata che, dopo una lunga tournée, arriva finalmente a Roma; uno spettacolo in perfetto equilibrio tra comicità e feroce ironia diretto da Francesco Sframeli, anche in scena con un nutrito cast di giovani attori (3-8 dicembre).
– Una sanguigna e tenerissima Imma Villa diretta da Carlo Cerciello, dà voce e corpo a Scannasurice di Enzo Moscato, uno spettacolo emozionante pluripremiato che torna a Roma dopo gli unanimi consensi ottenuti dal pubblico e dalla critica e che è ormai diventato un apprezzato piccolo “cult” (10-15 marzo).
Due i classici: La tempesta di Shakespeare e La locandiera di Goldoni.
Quella che arriva dal Teatro Biondo Palermo, a firma di Roberto Andò è una Tempesta ricca di spunti visionari, di elegante fattura e densa di suggestioni; nel ruolo di Prospero un attore di talento come Renato Carpentieri affiancato, tra gli altri, da Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Gaetano Bruno e Giulia Andò (10-19 gennaio).
Sorprende e fa sorridere La locandiera, nella versione della Compagnia Proxima Res di Tindaro Granata: una brillante edizione, diretta da Andrea Chiodi, fedele all’originale, ma non priva di trovate che la rendono piacevolmente attuale (28 gennaio-2 febbraio).
Teatro musicale con Moni Ovadia, artista ironico, narratore dotato di straordinaria lucidità: a 25 anni dal primo Oylem Goylem, mette in scena un nuovo spettacolo con nuove storie, umorismo yiddish, canzoni, barzellette, musica klezmer (4-9 febbraio).
Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Gadda e Pasolini Fabrizio Gifuni continua la sua lacerante antibiografia di una nazione; in Con il vostro irridente silenzio (18-23 febbraio) si confronta con alcuni degli scritti più scabri della storia d’Italia: le lettere dalla prigionia e il memoriale di Aldo Moro. Gifuni dedica inoltre con Fatalità della rima una serata a Giorgio Caproni, poeta livornese che visse una parte importante della sua vita a Monteverde, a due passi dal Teatro Vascello (17 febbraio).
Atteso ritorno a Roma è quello di Marco Paolini, straordinario affabulatore, con Filo filò, il suo più recente lavoro prodotto da Jolefilm che riflette sui cambiamenti determinati dalle nuove tecnologie sulla nostra vita quotidiana (24-29 marzo).
Rezza & Mastrella, Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Teatro di Venezia 2018, sono di casa al Vascello che dedica quest’anno ai due artisti una piccola “personale”. Sarà l’occasione per vedere (o rivedere) Fotofinish, uno dei cavalli di battaglia della coppia, un classico della loro graffiante e surreale comicità (17-22 dicembre), Bahamuth, scatenato e spassosissimo montaggio dadaista (26-31 dicembre); Anelante (3-5 gennaio) storia di un uomo alla continua ricerca della sua dimensione.
Accanto alle proposte in abbonamento un’ampia sezione è quella dedicata ai progetti di teatro, alla danza, alla musica, al circo.
Inaugura i progetti teatrali The night writer Giornale notturno di Jan Fabre. Lo interpreta Lino Musella che diventa Fabre in questa opera autobiografica dell’artista belga in cui emergono le intriganti sfaccettature e gli affascinanti pensieri di uno dei maggiori esponenti dell’arte e del teatro contemporaneo (11-13 ottobre in collaborazione con Romaeuropa Festival).
Un focus è dedicato a Roberto Latini, regista, attore e performer di originale personalità: La delicatezza del poco e del niente è un concerto poetico di parole su alcune delle composizioni più intense di Mariangela Gualtieri (14 ottobre); Il cantico dei Cantici è un poema antico al quale Latini sa infondere nuove energie (16-17 ottobre); Sei. E dunque, perché si fa meraviglia di noi? è una rielaborazione drammaturgica del capolavoro pirandelliano interpretato da PierGiuseppe Di Tanno che, solo in scena, dà voce a tutti i personaggi (18-20 ottobre).
Una novità è Venezia a Roma, un progetto che nasce in collaborazione con la Biennale Teatro di Venezia con l’intento di sostenere il lavoro di giovani artisti. Ospite quest’anno è Giovanni Ortoleva, regista under 30, menzione speciale alla Biennale 2018 che presenta Saul liberamente tratto dall’Antico Testamento e ispirato al testo di André Gide, drammaturgia dello stesso regista e di Riccardo Favaro (24-27 ottobre).
Quattro sono gli appuntamenti con la danza:
– Il Balletto di Roma arriva con due lavori inediti: Hu_Robot su coreografie di Ariella Vidach (4-6 ottobre) e Sogno, una notte di mezza estate firmato da Davide Valrosso (25 febbraio -1 marzo).
– Ricky Bonavita con la Compagnia Excursus presenta in prima nazionale Alma Tadema (13-15 novembre);
– Dancing partners (27-28 aprile) è un progetto europeo in rete che vede coinvolti artisti di diverse nazionalità (Italia, Spagna, Svezia, Inghilterra);
– Vivaldiana è infine il titolo del nuovo lavoro della Spellbound di Mauro Astolfi ispirato al musicista veneziano (5-10 maggio).
– È uno “spettacolo per tutti” – tra danza e circo – L’uomo calamita del Circo El Grito in programma dal 12 al 15 dicembre.
Spaziano dal classico al popolare le proposte musicali:
Tre gli appuntamenti di Calendario Civile (programma che trae ispirazione dal libro di Alessandro Portelli, per non dimenticare i grandi avvenimenti che hanno segnato la storia dell’Italia e dell’umanità) realizzati in collaborazione con il Circolo Gianni Bosio:
– Moni Ovadia rilegge i grandi poeti greci in Romeosini Grecità (16 settembre);
– Dario Marconcini anche in scena con Giovanna Daddi e Emanuele Carucci Viterbi propone – in occasione della Giornata della Memoria – La mamma sta tornando, povero orfanello di Jean Claude Grumberg (27 gennaio);
– dedicato al ricordo del disastro di Chernobyl è Bob Dylan, pioggia e veleno con Alessandro Portelli, Piero Brega, Susanna Buffa, Sara Modigliani (20 aprile).
– La Scuola Popolare di musica Donna Olimpia e l’Orchestra di Villa Pamphilj arriva (dal 6 all’8 marzo) con Lucignolo e gli altri singspiel originale per soli, cori e orchestra diretto da Fabrizio Cardosa;
– Di voce in voce è la proposta di Nando Citarella, un viaggio tra musica e parola con ospiti diversi ogni sera (1-5 aprile);
– Ovidio Heroides Metamorphosis è l’incontro artistico tra Manuela Kustermann, interprete di alcune pagine del poeta latino Ovidio e Cinzia Merlin, virtuosa pianista (15-19 aprile);
– Soul è un concerto della More than Gospel diretto da Vincenzo De Filippo (26-29 maggio).
Chiusura con Maggio corsaro, due spettacoli di drammaturgia italiana contemporanea:
– La consuetudine frastagliata dell’averti accanto di Marco Andreoli diretto e interpretato da Daniele Pilli e Claudia Vismara (12-17 maggio);
– L’uomo più crudele del mondo scritto e diretto da Davide Sacco (20-22 maggio).
Numerosi gli appuntamenti in calendario in Sala Mosaico – rinnovata piccola sala del teatro – con incontri, letture, mise en espace dedicate alla poesia e alla letteratura; da novembre ad aprile si conferma inoltre la presenza di Vittorio Viviani – ogni giovedì alle ore 18.00 – con Quel copione di… che, a partire dalla novellistica italiana, riflette sulla situazione di oggi.
Come di consueto – saranno proposti nel corso dell’anno appuntamenti dedicati ai ragazzi con Il Vascello dei piccoli e si rinnoveranno le collaborazioni con il Romaeuropa Festival, Flautissimo, Roma Fringe Festival.
Sono in vendita on line e al botteghino del Teatro Vascello gli abbonamenti per la prosa Zefiro (a 9 titoli), Eolo (a 5 titoli a scelta). Ponentino è invece una card libera a 5 titoli tra le proposte di danza, musica, circo e progetti speciali di teatro.
È previsto inoltre un cambiamento negli orari della programmazione: sabato ore 19.00, domenica ore 17.00, tutti gli altri giorni alle ore 21.00.
L’Art Theatre BioBistrò è aperto tutti i giorni a partire dalla mattina.
Biglietteria:
Prosa intero € 25, ridotto over 65 € 18, ridotto under 26 € 15
Abbonamenti
ZEFIRO abbonamento fisso a 9 spettacoli (posto e turno fisso)
turno a scelta tra martedì, mercoledì, giovedì: 162,00 euro
turno a scelta tra venerdì, sabato, domenica: 180,00 euro
EOLO abbonamento a combinazione a 5 spettacoli (posto e turno fisso)
turno a scelta tra martedì, mercoledì, giovedì: 90 euro
È possibile effettuare il cambio turno con un costo supplementare di € 5,00;
esclusivamente per i nostri vecchi abbonati il cambio turno sarà possibile senza costi aggiuntivi.
Progetti Teatro intero € 25, ridotto over 65 € 18, ridotto under 26 € 15
Progetti Musica, Danza e Circo intero € 20, ridotto over 65 € 15 ridotto under 26 € 12
Flautissimo intero € 20, ridotto over 65 € 15, ridotto under 26 € 12
* per il concerto degli Avion Travel inizio spettacolo h 18: Intero € 25 ridotto over 65 € 18 ridotto under 26 € 15
Maggio corsaro posto unico € 15
Vittorio Viviani quel copione di… posto unico € 12,00 compreso di aperitivo
Ponentino card € 60,00 a 5 spettacoli a scelta tra le proposte di teatro, musica e danza, l’abbonamento non è valido per le proposte inserite negli abbonamenti EOLO e ZEFIRO.
TEATRO VASCELLO STRUTTURA DOTATA DI ARIA CONDIZIONATA
Via Giacinto Carini, 78 – 00152 Roma
Tel. 06.5881021/06.5898031
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gregor-samsung · 2 years
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“ L'avvocato prese il sigaro che aveva formato due buoni centimetri di cenere e dette una boccata voluttuosa. - Lei dovrebbe studiarsi un po' i cosiddetti giochi di pazienza, continuò, alcuni hanno un meccanismo simile a questa insopportabile logica che condiziona la nostra vita, per esempio il Milligan, ma si sieda, giovanotto, prenda quella poltroncina. Firmino si sedette e appoggiò il fascio di giornali sul pavimento. - Il Milligan è molto interessante, disse l'avvocato, è basato sulle mosse che ciascun giocatore esegue al fine di frapporre trappole per limitare il gioco dell'avversario che viene dopo di lui, e così a catena, come nelle discussioni internazionali di Ginevra. Firmino lo guardò e sul suo volto si disegnò un'espressione di stupore. Cercò rapidamente di decifrare quello che voleva dire l'avvocato, ma non gli riuscì. - Le discussioni di Ginevra?, chiese. - Sa, disse l'avvocato, qualche anno fa chiesi di fare l'osservatore alle discussioni sul disarmo nucleare e missilistico che avvengono nella sede delle Nazioni Unite di Ginevra. Feci amicizia con una signora, l'ambasciatrice di un paese che proponeva il disarmo. Si dava il caso che il suo paese, che faceva esperimenti atomici, fosse anche impegnato per la denuclearizzazione del mondo, capisce il concetto? - Capisco il concetto, disse Firmino, è un paradosso. - Bene, continuò l'avvocato, la signora era una persona di ottima cultura, va da sé, ma soprattutto era un'appassionata di giochi di carte. E io un giorno le chiesi di spiegarmi il meccanismo di quelle trattative, che sfuggiva alla mia logica. Sa cosa mi rispose? - Non saprei, rispose Firmino. - Che mi studiassi il Milligan, disse Don Fernando, perché la logica era la stessa, e cioè: che ogni giocatore che pretende di collaborare con l'altro in realtà costruisce catene di carte studiando trappole per limitare il gioco dell'avversario. Che gliene pare? - Un bel gioco, rispose Firmino. - Eh sì, disse Don Fernando, è su questo che si regge l'equilibrio atomico del nostro pianeta, sul Milligan. Dette un colpetto su una colonna di carte. - Ma io me lo gioco da solo, con la variante dello Spite and Malice, mi sembra più opportuno. “
Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno Monteiro, Feltrinelli (collana Universale Economica n° 1531), 2002⁵ [1ª ed. originale: 1997]; pp. 166-167.
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lamilanomagazine · 1 year
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Bologna: torna il festival del libro e dell’illustrazione “BOOM! Crescere nei libri”
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Bologna: torna il festival del libro e dell’illustrazione “BOOM! Crescere nei libri”. BOOM! Crescere nei libri è un festival dedicato ai libri e all'illustrazione per l'infanzia che si svolge a Bologna. Organizzato dal Comune di Bologna e BolognaFiere, il festival presenta oltre 35 mostre e più di 120 appuntamenti tra laboratori, proiezioni e incontri, che coinvolgono non solo gallerie, musei e librerie, ma anche scuole e biblioteche grazie al progetto BOOM! a scuola. Il festival è patrocinato da IBBY Italia, un'organizzazione internazionale che promuove l'incontro tra libri e bambini. Quest'anno, BOOM! celebra il 60° anniversario della Bologna Children's Book Fair, un evento che ha contribuito a fare di Bologna un centro mondiale per l'illustrazione e la letteratura per bambini. Il festival presenta diverse mostre, laboratori e incontri incentrati sui temi degli albi illustrati non-fiction, del fumetto per bambini e delle grandi maestre e maestri dell'illustrazione. Il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha sottolineato l'importanza dei libri per alimentare l'immaginazione dei bambini e la speranza per il futuro. La mostra e il volume monografico "Le cose preziose" dedicati all'illustratrice italiana Beatrice Alemagna, curati da Hamelin con il sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Bologna Children's Book Fair, sono l'evento principale di BOOM!. La mostra, ospitata a Palazzo Paltroni, presenta oltre 200 opere inedite tra originali, schizzi, bozzetti, grandi disegni e taccuini, che mostrano il flusso creativo dell'autrice. Il volume "Alfabeto Alemagna", edito da Topipittori, è un vero glossario in 22 voci che guida alla complessità dell'opera dell'autrice. La conversazione con Beatrice Alemagna, parte della rassegna ABABO BOOM!, è un'altra occasione per conoscere la sua arte. La sensibilità con cui Alemagna guarda e disegna l'infanzia le ha guadagnato riconoscimenti in tutto il mondo come autrice completa, anche per i suoi libri editi da Topipittori come "La bambina di vetro", "Che cos'è un bambino" e "Il disastrossimo disastro di Harold Snipperpott". La mostra è visitabile fino al 26 aprile. La mostra Beauty and the World alla Biblioteca Salaborsa di Bologna presenta oltre 600 libri per l'infanzia di non-fiction provenienti da tutto il mondo. La mostra, curata da Giorgia Grilli e Ilaria Dindelli, è stata organizzata dal Centro di Ricerche in Letteratura per l'infanzia dell'Università di Bologna e ha lo scopo di evidenziare la varietà e la ricchezza dell'illustrazione non-fiction per bambini. La mostra è stata resa possibile grazie alla partnership con Bologna Children’s Book Fair e con il supporto di Salaborsa Ragazzi e Hamelin. La mostra è stata accompagnata da una tavola rotonda intitolata "Le meraviglie: non-fiction e albo illustrato" che ha affrontato il tema della divulgazione e dell'educazione alla lettura, con la partecipazione di Giorgia Grilli, Cruschiform e Neil Packer. La tavola rotonda è stata organizzata in collaborazione con Institut Français Italia, L'Ippocampo Edizioni e Camelozampa. Tra gli ospiti più importanti ci sono l'illustratrice francese Rébecca Dautremer, che presenta le sue opere in anteprima, e lo scrittore e illustratore svedese Sven Nordqvist, che porta le avventure del contadino Pettson e del gatto Findus insieme ai suoi silent book surreali. Il progetto "Segui le frecce", finanziato dalla Fondazione Carisbo, offre visite guidate alle mostre e ai luoghi storici di Bologna per bambini, bambine e famiglie. BOOM! celebra anche i 90 anni di Quentin Blake, uno degli illustratori per l'infanzia più famosi al mondo, con una maratona di lettura organizzata dalle biblioteche pubbliche bolognesi, che prevede la lettura di 90 libri di Blake, tra cui "Il signor Filkins nel deserto", che è stato trasformato in un gioco da tavolo per i partecipanti. Bologna e i libri per ragazzi: una storia lunga 60 anni La Cooperativa Giannino Stoppani celebra Bologna e il suo ruolo di centro della produzione culturale per l’infanzia con un programma lungo un anno: Bologna Città Metropolitana e i libri per ragazzi. Una storia lunga sessant’anni è la rassegna che inizia durante BOOM! e prosegue con decine di mostre, incontri ed eventi dedicati all’illustrazione e alla letteratura per bambine e bambini. L’iniziativa celebra in contemporanea tre importanti anniversari : i 40 anni di Giannino Stoppani Libreria e Cooperativa, i 20 anni dell’Accademia Drosselmeier e i 60 di Bologna Children’s Book Fair. Il programma completo è su accademiadrosselmeier.com/402060 Il fumetto: Il BOOM! Festival del fumetto per l'infanzia e non solo si svolgerà a Bologna dal 25 febbraio al 10 marzo 2023. Il festival ospiterà una vasta selezione di mostre, incontri e laboratori dedicati al mondo dei fumetti. Tra le mostre presenti ci saranno Tana Libera Tutti, che unirà i due universi di due disegnatrici francesi, Camille Jourdy e Lolita Séchan, in un'esperienza di nascondino, e Buon Compleanno Biscoto!, che celebrerà i 10 anni della rivista francese di fumetti per bambini, mostrando come funziona la redazione di una rivista di questo tipo. Inoltre, la mostra Elsa, Morandi e l'Uovoverde di Sarah Mazzetti, sarà presente in due sedi, Casa Morandi e il MAMbo, e racconterà un frammento della biografia del pittore Giorgio Morandi. In collaborazione con BOOM!, la casa editrice Sigaretten presenterà la nuova collana di fumetti per bambini Kind, con la mostra I gibanini e il grande fuoco di Rebecca Valente. Il pubblico adulto potrà apprezzare la mostra Nato in Iran di Majid Bita, che racconterà la trasformazione dell'Iran dopo la rivoluzione Khomeinista del 1979. Inoltre, la mostra Let's Go Outside. Nuove frontiere & fantastiche evasioni raccoglierà una buona parte del fumetto indipendente italiano. Il festival prevede anche una serie di incontri, laboratori e presentazioni di libri, come l'incontro tra le due disegnatrici francesi e il loro editor, Thomas Gabison, e un laboratorio per bambini con Sarah Mazzetti. Il programma ABABO BOOM! è promosso dall'Accademia di Belle Arti di Bologna nell'ambito di BOOM! Crescere nei libri, in collaborazione con Hamelin, Canicola, Alliance Française e Istituto di Cultura Germanica. Il programma prevede vari eventi tra cui la presentazione delle opere e dei processi artistici di alcuni dei nomi più importanti dell'illustrazione internazionale come Beatrice Alemagna, Rébecca Dautremer, Camille Jourdy e Lolita Séchan. Inoltre, viene promossa la crescita di nuovi talenti provenienti dall'Accademia, con la presentazione dell'autore Majid Bita e della sua opera che fa un ritratto dell'Iran post-rivoluzione, nonché con la presentazione del fumetto Elsa, Morandi & l’Uovoverde di Sarah Mazzetti dedicato al grande artista e insegnante di incisione bolognese Giorgio Morandi. Il programma prevede anche mostre e incontri dedicati alle studentesse e agli studenti dei corsi di Fumetto e Illustrazione dell'Accademia, tra cui Going Places e Mrs Orange and Mr Blue. L'Alliance Française di Bologna ospita la mostra All the colors of Noir che riunisce i lavori di studentesse e studenti di 7 scuole d'arte prestigiose. Infine, l'Accademia partecipa al Bologna Children's Book Fair per mostrare i libri pubblicati dagli studenti e le tesi più meritevoli dei corsi di Fumetto e Illustrazione. Il programma culmina con la masterclass di Christine Morault per LXL. Leggere per leggere Bologna, in cui la cofondatrice della casa editrice francese MeMo racconta il lavoro di promozione della lettura svolto in questi ultimi 30 anni, attraverso la costruzione di un catalogo di libri illustrati che spazia dal recupero di grandi classici all'attività di scouting di talenti emergenti. Il progetto BOOM! a scuola sta tornando dopo due anni con oltre 50 appuntamenti nelle scuole e biblioteche della Città Metropolitana di Bologna. L'obiettivo di BOOM! a scuola è far leggere bambini e adolescenti, creando opportunità di dialogo con gli autori contemporanei dei libri che hanno letto e discusso in classe. A ogni classe viene assegnato un libro scelto da un gruppo di bibliotecari e dall'associazione Hamelin tra le novità in uscita proposte da oltre 30 editori italiani in occasione del Bologna Children’s Book Fair; la classe legge il libro scelto e si prepara a incontrare l'autore. Gli incontri si sviluppano a partire dalla conversazione e dalla lettura condivisa e portano in classe linguaggi che spesso non vengono affrontati a scuola, come il fumetto, la fotografia, l'illustrazione e la poesia. Gli incontri coinvolgono classi dalla scuola dell'infanzia alle superiori grazie al lavoro di rete tra l'Area Educazione, Istruzione e Nuove Generazioni, il Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna e Hamelin, e il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Il calendario degli appuntamenti inizia il 6 marzo in concomitanza con l'apertura del Bologna Children’s Book Fair e prosegue fino a maggio. Tra gli autori partecipanti ci sono Pierdomenico Baccalario, Alessandro Barbaglia, Stefania Battistini, Biscoto, Stefan Boonen, Marc Boutavant, Joseph Coelho, Sara Colaone, Rébecca Dautremer, Benji Davies, Natasha Farrant, Lena Frölander-Ulf, Nana Furiya, Emmanuel Guibert, Gud, Christian Hill, Karima 2G, Anke Khul, Enne Koens, Marco Magnone, Davide Morosinotto, Wu Ming 4, Antonia Murgo, Sven Nordqvist, Marta Palazzesi, Ilaria Rigoli, Ariela Rizzi, Annet Schaap e Guido Sgardoli. Inoltre, durante il Bologna Children’s Book Fair, la mostra Alice in Wonderland presso il MAMbo (dal 5 al 19 marzo) curata da Corraini, vedrà la partecipazione dell'artista Suzy Lee, premio Andersen 2022. La biblioteca dell'Archiginnasio parteciperà con la mostra In viaggio con Merianin, che mette in dialogo Maria Sibylla Merian, naturalista e illustratrice tedesca del XVII secolo, con alcune rarità conservate in biblioteca e un libro d'artista a lei dedicato e stampato da le Magnificheeditrici. Infine, la libreria per Ragazzi Giannino Stoppani accoglierà autori per incontri, firmacopie e appuntamenti dedicati alle classi. Tra i nomi presenti ci saranno Beatrice Alemagna, Carmé Sole Vendrell, Sarah Mazzetti, Sabine Lemire, Rasmus Bregnhøi, Alessandro Tota e Giulia Sagramola. Durante l'evento BOOM!, molti editori presentano le loro migliori produzioni a Bologna. #logosedizioni espone i lavori di Roger Olmos nella mostra "La forza dei forti", la libreria per l'infanzia Attraverso ospita le tavole del nuovo albo di Irene Penazzi "Un anno tra gli alberi", mentre Camelozampa propone un viaggio nella storia dell'arte attraverso gli annunci immobiliari delle case e degli studi appartenuti a grandi artiste e artisti. Tra le esposizioni di autori internazionali, Lucie Lučanská arriva dalla Repubblica Ceca con la mostra "Basta fidli", mentre la Libreria per ragazzi Giannino Stoppani è la sede di "Acordéon. Libri in mostra dal Cile" e "La crociata dei bambini" di Carmé Sole Vendrell è esposta in un'altra galleria. Il nuovo sito Da quest’anno BOOM! Crescere nei libri inaugura un nuovo sito dal layout vivace e coordinato con l'identità visiva del progetto, nel quale sarà possibile consultare il programma completo del festival anche visualizzando la mappa dei luoghi coinvolti, approfondire i focus di questa edizione e vedere le edizioni passate. Il sito https://www.boomcrescereneilibri.it/si inserisce all’interno del più ampio ecosistema web della cultura del Dipartimento Cultura e Promozione del Comune di Bologna. BOOM! Crescere nei libri Bologna, 1 marzo-5 maggio 2023 Promosso da Comune di Bologna e BolognaFiere A cura di Settore Biblioteche e Welfare Culturale del Comune di Bologna, Hamelin Nell’ambito del Patto per la lettura Bologna In occasione di Bologna Children’s Book Fair Partner tecnico: StickerMule... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ross-nekochan · 7 years
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Chain~
Sono stata taggata da @cascatachinasica​ in questa catena bellina per cui ora rispondo. :
1.Come scegli i libri da leggere? Ti fai influenzare dalle recensioni? Ultimamente sono troppo fissata con la letteratura (italiana, inglese e giapponese obv), quindi fuck le recensioni. Quindi mai usato le recensioni come parametro. O piacciono a me, o non si compra.
2. Dove compri i libri? In libreria o online? Sono una bimba molto cattiva che non esce mai e sta sempre in casa, quindi sfrutto l’enorme potere della tecnologia per risparmiare qualche euro... ergo, compro quasi sempre online. 
3. Aspetti di finire la lettura di un libro per acquistarne un altro o ne hai di scorta? Chiedilo alla mia lista di 20 libri ancora sullo scaffale... ah ah ah *risata isterica*. Avrei voluto sempre far così, e per molto ci sono riuscita... ma poi trovi alle bancarelle, libri che cerchi da sempre a 1-2€... e che fai, non li compri? (Poi ne compri altri per arrivare a 5€ ed ecco 5 libri pronti a prendere polvere!)
4. Di solito quando leggi? Ora che non ho da studiare per esami, di solito leggo quando sto in casa da sola (mattina quando tutti dormono o sono usciti - adoro l’assoluto silenzio quando leggo), ma a volte mi devo accontentare di momenti morti della giornata (prima/dopo pranzo, tardo pomeriggio etc.). Durante i corsi ho letto solo le domeniche mattine perché veramente leggere era l’ultimo dei miei pensieri e non avevo proprio voglia, lo ammetto.
5. Ti fai influenzare dal numero di pagine quando compri un libro? Quando compro no. Perché so che può essere un mattone, ci potrò mettere un milione di anni ma lo leggerò. Però mentre leggo conto le pagine che mi mancano, quante ne leggo etc. (e a volte mi sento pure cattiva lettrice nel farlo). Talmente che non mi faccio influenzare che ho letto un testo di letteratura giapponese (”Genji Monogatari” di Murasaki Shikibu)  di 1005/1050 pagine.
6. Genere preferito? Thriller/poliziesco/horror (come quello di Edgar Allan Poe).
7. Hai un autore preferito? Giorgio Faletti, perché è stato il mio primo romanzo mattone della mia vita (anche se è grande quanto un romanzo normale). (Inutile dire che quando morì, qualche giorno dopo la mia maturità, stetti di merda e piansi un pochino.)
8. Quando è iniziata la tua passione per la lettura? Boh, non so. Leggo poco ma leggo da bambina. Forse perché si diceva che leggere è importante, ci tenevo a farlo... però nessuno me l’ha mai imposto.
9. Presti i libri? Sì, ne ho prestati per esami. Però di altri solo per “gusti comuni”, non mi pare. Però alla mia bestfriend presterei tutto. Quel che è mio è suo. Per il resto, dipende da chi me lo chiede (e all’80% di persone direi di no).
10. Riesci a leggere un libro alla volta o riesci a leggere più libri contemporaneamente? Devo sempre finire il libro che sto leggendo prima di cominciarne un altro. Sempre. Però è successo che mentre leggevo “Moll Flanders” di Defoe mi stavo appallando talmente tanto che l’ho boicottato leggendo un altro libro e quello credo lo leggerò tra 50 anni, probabilmente.
11. I tuoi amici/familiari leggono? Amici sì, qualcuno/a. Familiari nessuno... (stendiamo un velo pietoso....)
12. Quanto ci metti mediamente a leggere un libro? Un’infinità. Sempre. Sono lentissima ma leggo solo quando ho voglia altrimenti leggo male e non mi va.
13. Quando vedi una persona che legge, ad esempio sui mezzi pubblici, ti metti immediatamente a sbirciare il titolo del suo libro? Sì, ovvio! Sono curiosissima anche se il 90% delle volte sono libri che non conosco perché “nuovi” e, come ho detto, io vado più per i libri da letteratura.
14. Se tutti i libri del mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne soltanto uno, quale sarebbe? Non rispondo perché è una domanda impossibile.
15. Perché ti piace leggere? Perché trovo bellissimo veder descritti i proprio sentimenti accuratamente su carta e per giunta da persone che magari hanno vissuto centinaia di anni fa! Quasi a dire che i sentimenti superano le persone, perché sono universali!
16. Leggi i libri in prestito (da amici o dalla biblioteca) oppure leggi solo libri tuoi? Ho preso in prestito qualche libro ma me ne sono sempre pentita perché spesso mi affeziono al libro stesso e vorrei restasse con me a ricordarmi quando l’ho letto e perché (poi perché mi piace sottolineare ed evidenziare parti che mi toccano e in quelli altrui non lo farei mai).
17. Qual è il libro che non sei mai riuscito a finire? Scritto sopra: The Fortunes and Misfortunes of The Famous Moll Flanders di Daniel Defoe. Forse anche qualcun altro (tipo “La Fattoria degli Animali” quando ero piccola perché era un italiano ancora troppo difficile per me).
18. Hai mai comprato un libro solo perché ti piaceva la copertina? E cosa ti attrae della copertina di un libro? Naaa, di solito non penso alle copertine. Anche se ha il suo impatto.
19. C’è una casa editrice che ami particolarmente? Fortunatamente non sono ancora fissata fino a quel punto...
20. Porti i libri dappertutto (ad esempio in spiaggia o sui mezzi pubblici) o li tieni chiusi in casa? Di solito leggo in casa, ma non disdegno di portarli con me se so di avere qualche momento per leggere (tipo in bus nell’ultimo semestre ho letto parecchio).
21. Qual è il libro che ti hanno regalato che hai gradito maggiormente? “Le Metamorfosi” di Apuleio.
22. Come scegli un libro da regalare? Non sono brava a fare i regali, quindi o capto in qualche modo il desiderio in una conversazione innocua o mi viene espresso il desiderio di avere QUEL libro... altrimenti non mi azzardo.
23. La tua libreria è ordinata secondo un criterio? Sì. Criterio di altezza e sottigliezza. È un criterio, no?
24. Quando leggi un libro che ha delle note le leggi o le salti? Leggo tutto tutto tutto.
25. Leggi eventuali introduzioni, prefazioni e postfazioni dei libro o le salti? Come sopra, solo che solo a volte salto le prefazioni, perché anticipano il contenuto del testo e alla fine mi dimentico sempre di riprenderle.
Taggo qualcuno, ma nessuno è obbligato in nessun modo a farlo. Alla fine è solo un gioco! @libriaco @spettriedemoni @greyberry @nonmidarefastidio
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italianaradio · 5 years
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ESAMI DI MATURITA’ 5.900 candidati nel territorio metropolitano
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ESAMI DI MATURITA’ 5.900 candidati nel territorio metropolitano
ESAMI DI MATURITA’ 5.900 candidati nel territorio metropolitano
R. & P.
Finite le lezioni si sono aperte le porte delle vacanze per la gran parte dei settantanovemila studenti delle scuole di ogni ordine e grado della nostra provincia. A sospirare ancora saranno i quasi diecimila  piccoli allievi della scuola dell’infanzia che termineranno le loro attività educative a fine mese. Mentre i 5.400 ragazzini delle scuole medie inferiori della provincia di Reggio Calabria hanno iniziato a conquistarsi la loro minimaturità , nelle scuole superiori lunedì 17 giugno si insedieranno le commissioni per gli esami di Stato che quest’anno interesseranno circa 5.900 candidati .Entra nel vivo, dunque, nella prossima settimana  la maturità 2019. Parliamo della maximaturità, quella degli studenti che hanno completato l’iter degli studi superiori e che da mercoledì 19 , inizio degli esami ,esordiranno con la cosiddetta madre di tutte le prove, quella d’italiano.
L’esame di maturità compie 96 anni e,come noto, da undici anni ripropone per ogni due classi una commissione esaminatrice mista, ossia composta da membri interni  già facenti parte del consiglio di classe e da membri esterni nominati dal Ministero, oltre al Presidente anche egli proveniente da altra scuola.
Le novità
Requisiti d’ammissione all’esame , l’incremento del peso del credito scolastico ,le modifiche nella struttura e nell’organizzazione delle prove di esame (prima e seconda prova scritta); il colloquio; l’abolizione della terza prova, griglie nazionali di correzione, mettendo così mano a un punto critico che stava minando sempre più il valore riconosciuto all’esame , a causa delle forti disparità di valutazione sul   territorio spesso contrastanti. Resta da capire se il restyling risolverà il problema che attanaglia l’Italia dell’istruzione. Coni i migliori ai test Invalsi ubicati al Nord e i diplomati eccellenti residenti al sud.
Il calendario delle prove.
Mercoledì 19 giugno,alle ore 8,30 ,e per una durata massima di sei ore, si svolgerà la prova di italiano. I maturandi dovranno produrre un elaborato scegliendo tra 7 tracce riferite a 3 tipologie di prove in ambito artistico, letterario, filosofico, scientifico, storico, sociale, economico e tecnologico.
Seconda prova, giovedì 20 giugno
La seconda prova scritta per il liceo Classico prevede latino e greco. Matematica e fisica allo Scientifico.Ma non solo: Scienze umane e Diritto ed Economia politica per il Liceo delle Scienze umane – opzione economico sociale, Discipline turistiche e aziendali e Inglese per l’Istituto tecnico per il turismo, Informatica e Sistemi e reti per l’Istituto tecnico indirizzo informatica,Scienze degli alimenti e Laboratorio di servizi enogastronomici per l’Istituto professionale per i servizi di enogastronomia.
Saranno previste, secondo la nuova normativa vigente, griglie nazionali di valutazione che saranno fornite alle commissioni per una correzione più omogenea ed equa. Le griglie ci saranno anche per la correzione della prova di italiano. Le  due prove sono elaborate dal Ministero.
Poi, via agli orali, il cui calendario verrà stabilito dalle commissioni.
  Orale
Niente più tesina per rompere il ghiaccio, debuttano le “buste”. La commissione partirà proponendo agli studenti di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi che saranno lo spunto per sviluppare il colloquio. Le commissioni prepareranno un elenco di spunti sulla base del documento che sarà consegnato il 15 maggio dal Consiglio di classe e il candidato avrà, una volta sedutosi davanti alla commissione, tre buste tra le quali pescherà l’argomento-spunto da cui iniziare il colloquio. Lo studente, il giorno dell’esame orale, dovrà prendere una delle tre buste offerte, all’interno della quale ci sarà lo spunto per l’inizio della prova. Durante l’orale, i candidati esporranno anche le esperienze di alternanza scuola-lavoro svolte. Una parte del colloquio riguarderà, poi, le attività fatte nell’ambito di “Cittadinanza e costituzione”, sempre tenendo conto delle indicazioni fornite dal Consiglio di classe sui percorsi effettivamente svolti.
Vincolante il numero degli studenti da esaminare: non più di 5 al giorno.
  Valutazione finale
Il voto finale continuerà ad essere espresso in centesimi. Ma da quest’anno si darà più peso al percorso di studi: il credito maturato nell’ultimo triennio varrà fino a 40 punti su 100, invece degli attuali 25. Per chi fa l’Esame quest’anno ci sarà un’apposita comunicazione, entro gli scrutini intermedi, sul credito già maturato per il terzo e quarto anno, che sarà convertito in base alle nuove tabelle. Il punteggio finale sarà in centesimi. Si parte dal credito scolastico (fino a 40 punti). Alla commissione spettano poi fino a 60 punti: massimo 20 per ciascuna delle due prove scritte e 20 per il colloquio. Il punteggio minimo per superare l’esame resta fissato in 60 punti. La Commissione d’esame può motivatamente integrare il punteggio, fino ad un massimo di 5 punti, ove il candidato abbia ottenuto un credito scolastico di almeno 30 punti e un risultato complessivo nelle prove di esame di almeno 50 punti.
  I precedenti sugli esiti della maturità 2018 in Calabria.
La percentuale degli ammessi a sostenere  gli esami di Stato nel 2018  è stata del 96,6%.Mentre dei diplomati è stata del 99,9%.
I diplomati  con voto 60 sono stati il 6,4% ; con voto tra il 61 e il 70 il 25,3% ; tra il 71 e l’80 il 26,8% ; tra l’81 e il 90 il 19,4% ; tra il 91 e il 99 l’11,1% (in questo caso primi nella graduatoria nazionale); con voto 100 l’8,9% (prima regione); il 2,2% dei candidati ha conseguito il 100 con la lode. La Calabria terza dopo Puglia e Umbria tra le regioni italiane per numero di lodi assegnate.
  I numeri di questa edizione 2019.
Presso l’Ufficio scolastico provinciale si sta alacremente lavorando per governare al meglio lo svolgimento delle operazioni e le eventuali sostituzioni di presidenti e commissari che potranno dare forfait. Prima dell’inizio degli esami  i presidenti delle Commissioni d’esame saranno convocati per il tradizionale incontro con gli ispettori tecnici  designati dalla Direzione dell’USR   con il compito di seguire l’andamento dei lavori.
Nel Reggino, le commissioni sono in tutto 145, presiedute da altrettanti presidenti (tra  dirigenti e  docenti ordinari) e composte dai 479 commissari esterni cui si aggiungeranno circa 430 commissari interni. Come si sa ogni commissione è composta da due classi.
Esamineranno in tutto 5.909 candidati, di cui esterni 633 (che nel frattempo potrebbero essere diminuiti in virtù degli esiti degli esami di ammissione alla maturità).
  Distribuzione dei candidati tra le principali tipologie di scuole
Prevalenti, come sempre,  risultano i candidati degli istituti tecnici:1.851 interni e 291 esterni; seguiti dai licei scientifici:1.310 interni e 15 esterni; dai professionali con 670 interni e 200 esterni. A seguire i licei scienze umane con 422 interni e 37 esterni,  i  licei classici con 342 interni e 1 esterno, i licei linguistici con 389 interni e 2 esterni e i licei artistici con 266 interni e 11 esterni e, infine, il liceo musicale con 17 interni e 1 esterno.
  Il tradizionale  tam tam di illazioni sulle possibili tracce del tema.
Il tormentone quest’anno è iniziato da un bel po’, soprattutto sulla rete. D’Annunzio, Sciascia, Pasolini ,Pirandello restano  i favoriti della vigilia.
Quest’anno poi ricorrono tra nascite e morti numerosi anniversari di personaggi autorevoli della letteratura italiana e internazionale da cui il Ministero dell’Istruzione potrebbe aver preso fonte di ispirazione per la scelta dei temi : da Primo Levi a Leopardi, a Tolstoi, Pavese, Hemingway, Anna Frank, Fallacisolo per citarne alcuni..
Da considerare gli anniversari e le ricorrenze storiche:da Crispi a Mameli, da Da Vinci a Rita Levi Montalcini,ai 30 del muro di Berlino, aie al Maccartismo. 120 della nascita della Fiat, alla Guerra fredda e al Maccartismo,,dai 70 anni della nascita della NATO ai 90 dalla nascita di Luteher King e agli 80 dalla nascita di Giovanni Falcone.
Per l’ambito sociale ai primi posti: i diritti civili,la cooperazione tra stati e popoli, la condizione femminile e la sfida dei giovani. Spazio anche al mondo dell’arte: dai 75 anni  della morte di Edward Munch ai 30  della morte di Salvador Dalì.
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In tanta confusione gli esami paradossalmente restano l’unico punto fermo.
La scuola oggi è come una casa disordinata, dove si vive spesso nella  incertezza, un cantiere aperto dove riforme si succedono a controriforme. Una scuola priva di mezzi è destinata a rimanere scadente, compromettendo il livello generale della qualità, pregiudicando il futuro. Il sogno di una scuola come strumento forte e generale di elevazione per tutti sembra un po’ appannato al momento.
Gli esami, in questa confusione, paradossalmente costituiscono l’unico punto fermo: nei fatti, il solo dispositivo che formalmente regga, che riesca a dare alla scuola una illusione di efficienza,di funzione.
Allora è bene che questa “forma” rimanga rituale fino in fondo, nell’attesa che possa tornare a essere riempita di un serio contenuto oppure abolita.                                                                                                                                                                                                
  Giugno 2019
                                                                                                    Prof. Guido Leone
                                                                                  già Dirigente Tecnico USR Calabria
R. & P. Finite le lezioni si sono aperte le porte delle vacanze per la gran parte dei settantanovemila studenti delle scuole di ogni ordine e grado della nostra provincia. A sospirare ancora saranno i quasi diecimila  piccoli allievi della scuola dell’infanzia che termineranno le loro attività educative a fine mese. Mentre i 5.400 ragazzini
Gianluca Albanese
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tmnotizie · 6 years
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ANCONA – Proseguono domani, martedì26 giugno, gli eventi al Museo Archeologico Nazionale delle Marche: alle 19:15 caccia al tesoro in collaborazione con l’associazione Per Piazza San Francesco. A seguire cena a buffet a cura dell’associazione Per Piazza San Francesco Per info e prenotazioni: [email protected] Telefono 339 24 13 416
Prosegue la rassegna di Sport in Piazza Pertini in programma nei mesi di giugno e luglio.Un programma particolarmente articolato quest’anno con tornei, gare ed esibizioni di calcio a 5, basket, ginnastica, bridge, danza, watervolley, wheelchair hockey….. e molto altro.
Calcio A5  fino al 1 Luglio ore 21.00 – XXIII° CITTA’ DI ANCONA Trofeo Estra Prometeo  25 e 26 Giugno ore 21.00 e 22.30 (Quarti di Finale) 28 Giugno ore 21.00 e 22.30 (Semifinali)
Per Lazzabaretto Cinema 2018, TRE MANIFESTI AD EBBING, MISSOURI martedì 26 giugno, ore 21.30 – Mole Vanvitelliana, Banchina Giovanni da Chio, 28. Regia di Martin McDonagh. Con Frances McDormand, Woody Harrelson, Sam Rockwell. Genere Thriller – USA, Gran Bretagna, 2017, durata 115 minuti. Semplicemente, il film più bello della scorsa stagione. Versione originale sottotitoli in italiano – Ingresso intero 5€, ridotto 4€
MERCOLEDÌ 27 GIUGNO 
ore 21:00 Corte della Mole per la rassegna musicale spilla la Mole vanvitelliana ospita il concerto di LP
Dal 27 giugno all’1 luglio al Ridotto del Teatro delle Muse INTEATRO FESTIVAL va in scena Nassim ultimo testo dell’iraniano Nassim Soleimanpour. Lo spettacolo scritto e interpretato dall’artista di Teheran, vedrà sul palco un diverso interprete per ogni rappresentazione utilizzando un meccanismo teatrale originale e perfetto che vedrà coinvolto anche il pubblico.  Sul palco si alterneranno nelle diverse serate: 27 giugno Neri Marcorè, 28 giugno Marco Baliani, 29 giugno Arturo Cirillo, 30 giugno Lella Costa e l’1 luglio Lucia Mascino.
La regia dello spettacolo è di Omar Elerian, disegno Rhys Jarman, sound designer James Swadlo,  light designer Rajiv Pattani, produttore Michael Ager, script editor Carolina Ortega e Stewart Pringle, la produzione è di BUSH THEATRE e la produzione italiana è di MARCHE TEATRO.
Ogni sera un attore diverso interpreta il nuovo e audace lavoro dell’artista Nassim Soleimanpour, esplorando il concetto di libertà, esilio e le limitazioni del linguaggio.Biglietti in vendita biglietteria del teatro 071 52525 [email protected] – biglietti on line www.geticket.it
www.inteatro.it   www.marcheteatro.it
GIOVEDÌ 28 GIUGNO
Prende avvio il Festival del mosciolo al Porto Antico di Ancona. Alle 18:30 inaugurazione del festival con le autorità, alle 19:00 “A spasso con Desy” partenza della motonave Desy per mini crociere della durata di 2 ore – costo €20 adulti, 6-12 anni €15 – partenza dal Porto Antico (richiesto il numero minimo);  alle 19:30 apertura degli stand gastronomici con una cena a base di moscioli; truccabimbi e lotteria di beneficenza a cura della Croce Rossa Italiana comitato di Ancona;  presiederà la serata Rana con le barzellette e gag; ore 21:30 spettacolo di danza a cura della Danza Butterfly di Ancona; ore 22 30 dj set con G&G featuring DJ Balo
Per Lazzabaretto Cinema 2018, VISAGES VILLAGES ore 21.30 – Mole Vanvitelliana, Banchina Giovanni da Chio, 28. Regia di JR, Agnès Varda. Genere Documentario – Francia, 2017, durata 90 minuti. Ha 89 anni e fa film come se ne avesse 29, Agnès Varda qui fa squadra con JR, street photographer definito il Cartier Bresson del ventunesimo secolo.  Versione originale sottotitoli in italiano – Ingresso intero 5€, ridotto 4€
Marina Dorica, dal 28 giugno al 1° luglio  XXVIII Middle Adriatic offshore Cup.
MOSTRE
Fino a domenica primo luglio Ancona Foto 2018 festival Genti e Gente alla Polveriera Castelfidardo del Parco del Cardeto che ospita la mostra fotografica di Danilo Antolini, Pia Bacchielli, Chiara Gambardella.  Apertura dalle 17:00 alle 19:30 fino al primo luglio continua la mostra di Monika Bulaj
Fino al 24 ottobre è possibile visitare presso la Biblioteca Benincasa una nuova mostra libraria e documentaria. Si tratta della mostra “Tra editoria e letteratura: A. Gustavo Morelli editore e tipografo ad Ancona tra Otto e Novecento”, incentrata su una figura notevole nel panorama culturale cittadino tra Otto e Novecento: il tipografo editore A. Gustavo Morelli (1852-1909). La mostra è visitabile presso lo Spazio d’Ingresso della Benincasa, in Via Bernabei 30, dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.
Durante il periodo estivo (luglio e agosto), sarà visitabile il mattino, dalle 9 alle 13.30 e di pomeriggio anche il martedì e il giovedì dalle 14.30 alle 17.La mostra espone anche tra l’altro una lettera del pittore Francesco Podesti, di cui Morelli pubblicò due opere.Della mostra è disponibile un catalogo presso la Sala di lettura e a richiesta si effettuano visite guidate
Mostra fotografica Women – fino all’ 8 luglio 2018, dal martedì alla domenica Orario: 17,30-19,30.Con le opere di Pia Bacchielli, Silvia Breschi, Sergio Cavallerin, Rosella Centanni, Corrado Maggi, Aldo Moglie, Edoardo Pisani, Tiziana Torcoletti
La mostra “Women”, attraverso la fotografia, ha cercato di cogliere alcuni aspetti delle donne nella loro quotidianità e nelle diverse latitudini. Il linguaggio che ha usato è quello delle differenze nelle infinite varietà dei soggetti ritratti diventando la foto parte integrante della narrazione.  Ogni artista espone una, due, tre foto/storie che dialogano fra loro, raccontando con sguardi diversi le donne, le molte realtà, facendosi testimoni anche di quello che spesso viene nascosto, singoli sguardi che nel loro insieme vogliono contribuire a rendere una visione più ampia della condizione femminile.
Galleria Puccini   Via Bernabei 39 – Ancona  www.galleriapuccini.it
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pangeanews · 6 years
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“Tutti giù per terra” fa 25 anni. Torna il primo romanzo italiano sul ‘precario’ influenzato da Scorsese e voluto (o quasi) da Tondelli. Intervista a Culicchia
Se non lo conoscete, non sapete cosa vi siete persi. Ma siete sempre in tempo per recuperare, anche perché i suoi libri sono, per fortuna, destinati a durare e a riemergere ciclicamente attuali come non mai. Tutti giù per terra, il suo primo romanzo, ha appena compiuto la bellezza di venticinque anni e, per l’occasione, torna nelle librerie nella ristampa di Einaudi. Divenuto noto al grande pubblico per aver dato vita e dignità letteraria all’oramai iconico Walter Verra, il primo precario della narrativa italiana (chi ha visto la trasposizione cinematografica lo assocerà subito all’immagine perfettamente calzante di un giovane Valerio Mastandrea), il testo è mancato per un certo lasso di tempo dagli scaffali delle librerie italiane. Siamo andati a incontrare Giuseppe Culicchia, il suo creatore, per domandargli delle vicende legate a quella sua prima pubblicazione e sapere come un semplice commesso di libreria sia divenuto uno dei più famosi scrittori italiani degli ultimi decenni.
Partiamo dall’inizio, anzi da poco prima: le esperienze letterarie precedenti a Tutti giù per terra. Tu iniziasti nelle antologie under 25 di Pier Vittorio Tondelli. Raccontaci.
Seppi delle antologie da una rivista di musica, Rockstar. Lì, Tondelli teneva una rubrica, attraverso cui invitava i lettori a spedirgli i loro racconti. Io, però, non glieli inoltrai per posta, glieli diedi di persona. Fu durante uno dei primi Saloni del Libro. Si trovava lì per presentare Camere Separate e io lo abbordai. Con assoluta ingenuità, ebbi anche l’infelice idea di domandargli se, a suo avviso, valesse la pena per me di continuare a scrivere. Lui rise e mi disse che non poteva dirmelo lui, che si trattava di un qualcosa che dovevo sentire e scoprire autonomamente. Tondelli, a quell’epoca, faceva qualcosa di unico ed eccezionale nel panorama editoriale perché, pur da scrittore affermato qual era, impiegava generosamente il suo tempo, senza averne alcun ritorno economico, leggendo inediti. Io presi parte all’ultima antologia curata da lui, uscita nel 1990. Allora non c’era ancora l’idea di una nuova narrativa italiana. Le case editrici erano restie a pubblicare un esordiente e molto chiuse rispetto al nuovo. C’erano stati pochissimi casi, quali appunto Tondelli, De Carlo e Marco Lodoli.
Cosa ti spinse a scrivere Tutti giù per terra e come arrivasti a pubblicarlo?
Giuseppe Culicchia fotografato da Francesca Donatelli
Il libro nacque da alcuni racconti che Tondelli rifiutò. Io gliene diedi dieci, ma solo cinque vennero pubblicati. Quando lo sentii, il giorno dopo l’uscita dell’antologia, lui mi mise in guardia sul fatto che i racconti, come genere, erano tendenzialmente poco considerati dagli editori. Mi consigliò, allora, di pensare a un romanzo. Per me, però, a quei tempi, concepire un progetto tanto vasto era molto complicato. Dunque, presi i cinque racconti che lui aveva respinto, e che vedevano diversi personaggi come protagonisti, e cercai di dare loro un’unità. Ma, come ho detto, facevo molta fatica a mettere insieme anche poche pagine. Dunque Tutti giù per terra vide la luce da questo suo suggerimento e dalla mia pigrizia, perché volevo ripartire da qualcosa che avevo già scritto. Quando ebbi terminato la stesura del libro, Tondelli era già morto e, purtroppo, non ebbi modo di farglielo leggere. Lo inviai, comunque, alla stessa casa editrice che aveva pubblicato l’antologia, Transeuropa, ma il libro venne rifiutato. A quei tempi, però, lavoravo in libreria e avevo modo di incrociare diversi tra rappresentanti e agenti. Ad alcuni di loro chiesi gli indirizzi delle varie case editrici, per inviare le fotocopie del dattiloscritto (l’avevo scritto a penna e poi battuto a macchina), non essendoci allora l’email, né internet. Cominciai così a mandarlo in giro per l’Italia e, solo dopo molti mesi, iniziai a ricevere una serie di rifiuti. A distanza di tempo, entrando in un negozio in cui mi rifornivo di nastro per la macchina da scrivere, mi imbattei nel manifesto del Premio Montblanc, quello indetto dalla nota azienda produttrice di penne, che ogni anno pubblicava un inedito di uno scrittore under 40. L’editore veniva scelto tra quelli che componevano la giuria. Mandai il romanzo, che all’epoca si intitolava Venere di Milo, e lo vinsi. Quell’anno l’editore a cui toccava la pubblicazione era Garzanti, editore a cui in precedenza non avevo mandato il mio testo, non sembrandomi adatto. Una volta vinto, mi chiesero di pensare a un titolo alternativo, perché Venere di Milo poteva dare adito a qualche fraintendimento, essere scambiato per un saggio sull’arte antica. Un giorno, in macchina, mentre stavo andando al lavoro, mi venne in mente Tutti giù per terra – le migliori idee sono così, ti vengono quando stai facendo altro, qualcosa di meccanico magari, e non sei davanti al foglio bianco. E credo che, buona parte della fortuna del libro, sia dovuta al titolo che scatena nel possibile lettore tutta una serie di ricordi e può suscitare curiosità.
L’editing fu pesante?
Purtroppo no, anzi fu molto leggero, e certe mie ingenuità finirono pertanto sotto la lente della critica. Fu su Il Giornale. C’era una rubrica in cui si mettevano in risalto incongruenze ed errori dei libri. Venne segnalato, per esempio, che Walter tirava su le saracinesche dell’appartamentino dove era finito ad abitare facendo l’obiettore di coscienza. Naturalmente, non si poteva trattare di saracinesche, ma casomai di tapparelle, essendo le saracinesche tipiche dei negozi. L’editing ci fu, quindi, ma fu poco attento. Devo dire, a ogni modo, che ho grande stima di chi fa questo mestiere. Lo ritengo necessario in ambito editoriale ed è per questo che l’editoria non può ridursi a self publishing. Le pubblicazioni devono essere curate da professionisti, ognuno con la sua mansione specifica, per far sì che il testo arrivi nelle mani del lettore nella migliore delle forme possibili.
Si potrebbe dire che il tuo più noto romanzo abbia segnato una generazione? Se sì, per quale motivo a tuo avviso?
Più di una volta mi è capitato di incontrare lettori, i quali mi hanno detto che quel libro aveva segnato una parte della loro vita. Credo che questo dipenda dal fatto che il romanzo è una storia in cui un personaggio passa dall’adolescenza all’età adulta che, nel caso di Walter, è contrassegnata dai primi segnali di quella che poi è divenuta la nostra triste quotidianità di insicurezza. Il protagonista vive questo paradosso: da un lato, ha il terrore di finire a fare per tutta la vita il lavoro che ha fatto il padre, una mansione meccanica e alienante; dall’altro, non si rende conto che lui quel destino non ce l’avrà mai, infatti nel libro passa da un lavoretto in nero all’altro. Walter sperimenta su di sé la pratica, che è poi diventata tristemente comune, della precarietà. Non per niente è stato identificato come “il primo precario della letteratura italiana”. La sua resta una storia terribilmente attuale, anche se non vorrei che le cose stessero in questi termini. Anzi, sarebbe bello se improvvisamente cambiassero in meglio.
Credi che la letteratura sia inevitabilmente legata a un tempo ben preciso? Ti pongo una simile domanda per arrivare a chiederti: quello di Walter è un personaggio che sopravvivrà al suo tempo, il periodo a cavallo tra la fine degli ’80 e l’inizio dei ’90, o no?
Lo è e non lo è. È legata a un tempo specifico, perché viene scritta e pensata in un dato momento. Però, nei casi migliori, riesce a perdurare, trovando ancora lettori negli anni, o nei decenni, e nei casi più fortunati nei secoli. Personalmente, credo che il tempo sia l’unico parametro di giudizio per quel che concerne l’arte in generale. Quindi Walter sopravvivrà, o almeno è sopravvissuto fino a compiere il suo primo quarto di secolo e, per me, è un miracolo che ancora oggi venga pubblicato e letto.
Quali erano i tuoi modelli letterari, quando scrivesti il tuo primo libro?
A quel tempo avevo sul mio tavolo di lavoro Post Office di Bukowski, ascoltavo il primo disco dei Ramones e poi guardavo Taxi Driver di Scorsese. Quelli erano i tre punti cardine a cui facevo riferimento scrivendo Tutti giù per terra.
A livello stilistico, credo di riscontrare nella tua prosa di allora una spiccata suggestione degli americani. Parlo di una scrittura secca e veloce, caratterizzata da periodi brevi. Quali furono quelli che ti influenzarono maggiormente?
Quando il testo uscì, qualcuno citò Il giovane Holden di Salinger che io non avevo letto e, così, corsi subito a farlo. Però, in realtà, il mio primo amore americano fu Hemingway e, poi, quelli a lui coevi, come Fitzgerald. Autori molto lontani dal mio Tutti giù per terra, ma da cui credo di aver imparato un paio di cose non soltanto attuali, ma necessarie. Da un lato, soprattutto in Hemingway, che fa sua la lezione di Mark Twain in Le avventure di Huckleberry Finn, mi piaceva l’uso di un linguaggio credibile, parlato. Dall’altro, cercare la semplicità, frasi brevi, capitoli brevi. Da parte mia c’era il tentativo di fuggire dal solito declivio in cui cade chi è al suo esordio: cerca di dimostrare quanto sia bravo, magari perseguendo con fare esibizionistico una certa tendenza alla bella scrittura. Tutte cose che ho tentato di tenere a distanza. Credo che questo derivi da quella scuola.
L’esperienza di traduttore ha influito sul tuo lavoro di scrittura?
Sicuramente. Niente ti permette di entrare in un testo come il tradurlo. Anche se leggi e rileggi un romanzo, non sarai mai dentro di esso come quando cerchi di renderlo nella tua lingua. Di sicuro impari molte cose. Mi capitò però – e ciò fu molto spiacevole –, dopo aver tradotto American Psyco, di sentirmi dire che Brucia la città era fortemente influenzato da quella mia versione. In realtà, tra questa e l’uscita del mio testo, sono passati molti anni e Brucia la città contiene aspetti che sono già presenti nei miei precedenti lavori. Più che altro, comunque, tradurre è una gran fatica. Io ho un enorme rispetto per i traduttori, perché fanno un lavoro durissimo.
Come mai riscrivesti Tutti giù per terra, nel 2014?
Perché, nel mentre, il mondo era molto cambiato. C’era stata un’accelerazione, da quando io avevo scritto quel romanzo a oggi. Mi interessava ritradurre quella storia in un altro tempo. Nella riscrittura, Walter non poteva più avere paura di fare tutta la vita lo stesso lavoro perché, oggi, un giovane non ha più quel timore, ma ben altri. Per questo mi incuriosiva cercare di calarmi in un Walter che avesse vent’anni oggi. E ho scoperto che avere vent’anni oggi è molto più dura che averli avuti verso la fine degli ’80, quando si svolgeva la storia nella prima versione. Le condizioni del lavoro sono enormemente peggiorate. Il libero mercato ha stravinto e tutta una serie di meccanismi si sono messi in moto, per far sì che anche la forma più residuale e minima di comunità venisse a frantumarsi, trasformando l’uomo in un individuo consumatore e produttore sottopagato delle merci che consuma. Il famoso “produci, consuma, crepa” dei CCCP.
Quanto pensi che abbia contribuito la trasposizione cinematografica al successo del libro presso il grande pubblico? E, soprattutto, ti piacque la rivisitazione di Davide Ferrario?
Di sicuro l’ha aiutato a incontrare un pubblico che altrimenti non avrebbe avuto, nel momento in cui uscì nelle sale e poi attraverso alcuni passaggi televisivi. Per quel che riguarda il film in sé, devo dire che Davide Ferrario appartiene a un’altra generazione e questo si nota. Il finale del film è consolatorio, c’è la conciliazione tra la generazione dei figli e quella dei padri. Tutto ciò, nel libro, non compare. Tutti giù per terra è molto più nichilista. Il finale, quindi, non mi trova d’accordo, ma è giusto che Ferrario abbia avuto la massima libertà nel girare il suo film. La cosa che avevo particolarmente apprezzato, comunque, nella sua trasposizione, è una. Io avevo lavorato molto sul ritmo, perché mi sembrava fondamentale. Ogni storia ha una sua musica interna, del resto. Davide Ferrario è riuscito a renderla attraverso il montaggio. La questione dell’importanza del ritmo ho avuto modo di sperimentarla anche come traduttore. Nel momento in cui traduci, ti rendi conto di quanto sia difficile trasporre nella tua lingua, ancora più che le singole parole, la punteggiatura, quindi il ritmo della narrazione, in quanto nella nostra lingua certe frasi verrebbero scritte diversamente. Rispettare quella musica interna è un atto di grande consapevolezza.
Come mai, per lungo tempo, il testo non è stato disponibile?
Non è stato disponibile a seguito di alcuni passaggi di proprietà. La Garzanti, a un certo punto, l’aveva subappaltato alla Tea, poi è stata acquisita dal gruppo GeMS. Cose che succedono all’interno di questo panorama editoriale, per dir così, molto movimentato.
Come mai Einaudi ha deciso di riproporre a distanza di tanto tempo la riedizione del libro?
Curiosamente, all’epoca, fu proprio Einaudi il primo a rifiutare il testo. Questo dipende semplicemente dal fatto che, com’è noto, niente è più soggettivo del gusto letterario di chi legge. La persona che, in quell’occasione, visionò il dattiloscritto ritenne che non fosse degno di pubblicazione. Io, in realtà, avevo sempre pensato a Einaudi come a un possibile editore, essendo peraltro io di Torino, ed essendo Einaudi l’editore che pubblicava alcuni degli americani che ho maggiormente amato. Dopo tanti anni, c’è stata questa opportunità e io ne sono molto contento.
Vi sono delle differenze rispetto alla prima versione pubblicata da Garzanti?
L’unica vera peculiarità è una mia introduzione che racconta la genesi del libro e tutto quello che a esso è accaduto successivamente. Visto che c’è stata anche la versione Remixed, mi sembrava giusto, dopo questo quarto di secolo, riproporre l’originale. Ed è stato pubblicato esattamente com’era, credo anche con le saracinesche al posto delle tapparelle.
Matteo Fais
L'articolo “Tutti giù per terra” fa 25 anni. Torna il primo romanzo italiano sul ‘precario’ influenzato da Scorsese e voluto (o quasi) da Tondelli. Intervista a Culicchia proviene da Pangea.
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