Tumgik
#latte più
ipusheveryoneaway · 7 months
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“Quella dei sogni è una balla colossale. Lo sapevo. L’ho sempre saputo. Perché poi arriva il dolore e niente ha più senso. Perché tu costruisci, costruisci, costruisci e poi all’improvviso qualcuno o qualcosa spazza via tutto.”
— Bianca come il latte, rossa come il sangue - Alessandro D’Avenia
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 6 months
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Adoro quando mi metti in ginocchio di fronte a te... È una delle cose più eccitanti... Di quelle che ho sempre nella mia testa quando ti penso... Piano piano ti slacci i pantaloni... E mi ordini di darti piacere... E io lo faccio con estrema perizia... Ormai so come ti piace... E so anche che adori trattenermi con le mani... Spingermi... Tenermi li fino quasi a soffocare... Adoro avere il tuo piacere tutto per me... Il tuo dono speciale... Il tuo latte caldo... Tutto per la tua cagnetta... È il nostro rito ormai... È un abitudine... Una di quelle cose che non possono assolutamente essere cambiate... E così sarà per sempre... Godere nella mia bocca... Godere nel posto speciale dove adori farlo... Sempre... Per sempre...
~ Virginia ~
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annaeisuoipensieri · 4 months
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Quando sarò vecchia, andrò a vivere con ogni figlio...
E dar loro tante Gioie nello stesso modo in cui le hanno date a me...
Voglio restituire tutto quello che ho ricevuto da loro...
Facendo le stesse cose...
Oh, vi piacerà ...
Quando sarò vecchia e vivrò con i miei figli scriverò sulle pareti con matite colorate
Salterò sul divano con le scarpe...
Berrò nelle bottiglie e le lascerò fuori dal Frigo...
Incepperò di carta igienica i sanitari...
Quando sarò vecchia e viva con i miei figli, quando saranno al telefono e non potranno vedermi approfitterò per giocare con Zucchero e Farina...
Quando sarò vecchia e viva con i miei figli, mi siederò a guardare la TV e cambierò canale tutto il tempo...
Mi toglierò le calze e perderò sempre un piede ..
Giocherò con Barro fino alla fine della giornata...
Quando sarò vecchia e vivrò con i miei figli, quando mi chiameranno per la cena che hanno fatto non mangerò verdure, insalata o carne ..
Verserò del latte sul tavolo...
E quando si arrabbiano corro se posso ...
Quando sarò vecchia e vivrò con i miei figli e più tardi già a letto ringrazio Dio per tutto...
E i miei figli mi guarderanno con un mezzo sorriso e diranno:
" È DOLCE QUANDO STA DORMENDO "
(Web)
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micarara · 5 days
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L'ultima cosa che voglio in questo momento è scopare, da sola o con qualcuno, o meglio, lo vorrei se potessi farlo con lui, ma ora siamo agli sgoccioli, sto per depurare la mia vita dalla sua presenza. Lo dico con una certezza spavalda perché sono così piena di lacrime e dolore da passare le mie giornate a immaginare una vita in cui lui non c'è più, non importa quanto la sua assenza possa farmi soffrire, non importa quanto mi mancherà, perché già ora lui non c'è, non mi vede e non mi sente. La sera piango sempre per lui e non mi consola la poesia, la lettura, il cibo, la zuppa di latte coi biscotti; è un abbrutimento continuo da cui mi posso salvare solo lasciandolo andare. Punto. E basta.
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gelatinatremolante · 7 months
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Ho acceso di nuovo il forno dopo qualcosa come credo centocinquanta giorni per preparare una crostata al cioccolato (senza uova, senza latte e senza burro) perché stava iniziando a mancarmi la sensazione di saper fare qualcosa e avevo paura di dimenticarmi come si fa ma mi piacerebbe anche portarla in ufficio per farmi amare ancora più bene.
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mermaidemilystuff · 1 month
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Non mangiavo kelloggs al cioccolato e latte freddo da non so nemmeno più quanti anni. Mi sembra di tornare indietro nel tempo: notte, divano, copertina, gatto sulle gambe, tv accesa e una tazza gigante che faccio fatica a tenere con una mano sola. Il resto viene da sé, credo pensi la mia testa, come se non fosse passato un giorno.
"Come quando aspettavamo mamma, eh?" dico a Tyler accarezzandolo
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yomersapiens · 9 months
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Ho una giara di biscotti. Ok forse è un barattolo ma la parola giara mi piace di più, ha più fascino. Io amo i biscotti e amo inzupparli un pochetto nel latte a fine colazione. Mai più di tre, più di tre è peccato e vuol dire che qualcosa sta andando storto nella mia vita. Tre è il numero perfetto di biscotti. Vuol dire che sono bravo a fingere che tutto stia andando bene. Compro diversi pacchi di biscotti ogni volta che ne trovo qualcuno interessante e che non ho mai provato. Poi li apro e li riverso nella giara. Mi piace guardarli da fuori (ovviamente perché non credo di riuscire a potere mai entrare nella giara, anche se mi piacerebbe molto restringermi a tal punto da entrarci) e da fuori è come osservare i vari strati dell'evoluzione del mio appetito. Sono una di quelle persone che non riesce a finire le cose, soprattutto i biscotti. Se li mangio tutti poi smetteranno di esistere (non ritengo plausibile l'andare a comprare nuovamente lo stesso pacco) così lì lascio depositare sul fondo. Sono i superstiti, quelli che ho risparmiato. Si accalcano e fanno salotto nelle profondità della giara e accolgono i nuovi arrivati. Così ora ce n'è uno per specie. Quello al cioccolato saluta il compagno alla mela che parla con una gocciola che sta vicino a un pan di stelle che trae ispirazione da un cookie triplo caramello che è attratto da uno all'avena dalle proprietà snellenti. Mi piace molto la mia giara. Una volta facevo la stessa cosa con le persone. Cioè no, non ho una giara piena di cadaveri umani. Nemmeno una cantina. Intendo con le storie passate. Non volevo finissero mai e le lasciavo a depositarsi nei fondali dei miei pensieri. Dare l'ultimo saluto mi sembrava una brutalità. "Metti che poi torna? Io lascio la porticina aperta..." pensavo mentre tutto restava spalancato. Storia dopo storia la metaforica giara si riempiva e non era possibile quasi far entrare niente di nuovo, per questo poi mi toccava sempre dire "Scusate, siamo pieni, provate a passare più avanti". Poi non so cosa è successo, è come se il passato abbia fatto la muffa o forse sono stato io a decidere che era ora di sgomberare e ho fatto piazza pulita. Sempre nella mia testa però, non c'era bisogno di andare ad avvisare che avevo chiuso, cioè vi immaginato se dopo mille anni torna uno e vi dice "Sappi comunque che ora ho chiuso!" e tu sei lì che cerchi di ricordarti chi era sto qua. Ho evitato brutte figure. Dovevo chiudere per me stesso e l'ho fatto e la giara ora è vuota. Quella delle persone del passato eh. Quella di biscotti non potrà mai essere vuota perché io amo i biscotti come finale di colazione. Sempre tre. Mai più di tre. Tre è il numero perfetto di biscotti e poi se hai più tipologie di biscotti puoi mangiarne tre per tipo! È così che funziona, fidatevi di me, io sono un esperto.
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der-papero · 3 months
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Tutto bello, eh, Typescript, Javascript, però porca troia hanno chiamato il (diciamo, uno dei più usati) framework per il testing Mocha e Chai, e quindi ogni cazz di ricerca su Google finisce a barcamenarsi tra ricette per il cappuccino e il latte macchiato, ma mica devo aprire un bar, mannaggiaivostridefunti, a questo punto tanto valeva chiamarli WC e Bidet, così se facevamo altre due risate.
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papesatan · 5 months
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“Ero veramente un bambino difficile. Non è che non capissi le cose o facessi fatica ad apprendere. Era semplicemente che non riuscivo a star fermo più di cinque minuti… che più o meno era il mio massimo periodo di concentrazione. Finivo quasi sempre per essere espulso dalla classe. Fu lì che, dopo avermi visto quattro o cinque volte in corridoio, Mister Pigden si prese cura di me. M'insegnò tutto lui. Non solo la didattica, ma anche a controllarmi, a canalizzare la rabbia e a contare fino a dieci prima d’esplodere come facevo di solito. Io non lo so perché mi scelse, ma lo fece. Mi diede delle responsabilità. Ero io a dover raccogliere i registri degli insegnanti, io a controllare che tutti bevessero la loro razione di latte. Era davvero bello, semplicemente mi sentivo importante. Mi ha fatto capire che potevo servire a qualcosa. Era l’uomo più grande del mondo. Amo quell’uomo.”
Cresciuto senza padre e frequentemente abusato dal patrigno violento, Ian Wright (uno dei più grandi bomber della storia dell’Arsenal) descrive così il suo rapporto col maestro Sidney Pigden, l’uomo che in qualche modo ne mutò la vita. I due si rincontreranno solo nel 2005 e alla vista del vecchio maestro, Ian scoppierà a piangere, incredulo: “Non posso crederci… mi avevano detto che era morto”. Lo sguardo  svagato e smargiasso che cambia d’improvviso espressione, gli occhi che cercano disperata conferma, la sacra deferenza nel togliersi il cappello e, su tutto, la voce dolce e gentile del vecchio maestro che sembra provvedere ancora a quel bambino, al suo cuore smarrito, fissandolo intensamente come a dirgli: “Va tutto bene, sono qui e sono fiero di te”. Avrò guardato questo video centinaia di volte, di continuo, e ogni volta penso QUESTO, insegnare è questa cosa qui e non riesco a trattenere le lacrime, perché chissà se un giorno Rayan riuscirà a costruire il robot che ha in testa e ad aprire un negozio di elettronica, se Mirko diventerà papa Michele I, come tanto sogna, o Jacopo farà il calciatore, e incontrandoli, ormai anziano, si fermeranno a salutarmi, mi vedranno, ricorderanno tutto e allora saprò d’avergli lasciato qualcosa, una briciola di vita nel taschino, saprò d’esser stato un buon insegnante e non solo un freddo businessman, pronto a lucrare su asineria e ignoranza per vile tornaconto, ogni bambino una fattura. Non so se sarei in grado di fare ciò che ha fatto Mr. Pigden con Ian Wright, in un mondo, il mio mondo, in cui le mele marce si sostituiscono al primo morso, perché troppo dispendiose. Chissà se sono ancora capace d’insegnargli qualcosa di buono. Chissà cosa ricorderanno un giorno del loro folle tonto maestro.  
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kon-igi · 7 months
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VERRÀ LA MORTE E AVRÀ LA FACCIA DEL CIOCCOLATO. FONDENTE.
L'altro giorno è saltato fuori un post urgente con cui una tamblera si preoccupava che il proprio cane - che aveva ingurgitato qualche confetto, forse al cioccolato - potesse morire avvelenato.
Il fatto è che il cioccolato non è tossico per i cani... è tossico per la maggior parte dei mammiferi, uomo compreso.
Il principio attivo incriminato è la TEOBROMINA, un alcaloide metilxantinico che appartiene alla stessa famiglia della caffeina, e che quindi ha effetti agonisti e antagonisti su parecchi recettori cerebrali del cuore e del respiro.
Come praticamente qualsiasi sostanza che introduciamo nell'organismo, la sua metabolizzazione avviene per opera del fegato e questo significa che un principio attivo agisce nell'intervallo di tempo tra l'assunzione e la completa metabolizzazione/catalizzazione da parte del fegato.
Il nostro fegato è un maestoso laboratorio di MIGLIAIA DI antidoti, filtri e pozioni - gli enzimi - che vengono utilizzati per trasformare, inattivare e rendere innocua ogni sostanza potenzialmente deleteria.
Alcol? La deidrogenasi lo trasforma prima in acetaldeide, poi in acido acetico e infine scomposto ed espulso dai reni.
Caffeina? L'enzima CYP1A2 lo trasforma in paraxantina, lo metabolizza in acido urico e poi lo espelle dai reni coll'urina.
Peperonata della nonna? Il fegato si scansa e cazzi vostri.
La teobromina di cui sopra - che il cacao PURO contiene in percentuale del 2% - viene gestita da un enzima epatico chiamato teobromina-sintasi che i mammiferi possiedono in quantità variabile in base alla specie.
Gli umani ne hanno a disposizione molta, i cani molto meno e i gatti quasi un cazzo (questi ultimi, a differenza dei cani, sono però privi dei recettori gustativi/olfattivi del dolce e quindi snobbano i vostri dolcetti al cioccolato).
La DL50 della teobromina (cioè la dose letale che uccide la metà dei soggetti a cui viene somministrata) è la seguente:
Umani - 1.000 mg ogni Kg di peso
Cani - 300 mg ogni Kg di peso
Gatti - 200 mg ogni Kg di peso
E ora, per cortesia, fate due calcoli:
Cacao puro -> 2% di teobromina, quindi 100 grammi ne contengono 2 grammi.
Un umano di 70 chili dovrebbe consumare più di tre etti di polvere di cacao puro per intossicarsi mentre un cane di 30 chili 'solo' 450 grammi.
(disclaimer: ricontrollate i calcoli ché ho solo venti dita)
Cacao puro al 100%, badate bene... il cioccolato al latte ne contiene un 25% circa e quello bianco solo tracce.
Quanta teobromina potrà mai esserci stata in quei due o tre confetti rubati?
Fermo restando che cani e gatti dovrebbero star ben lontani dal cioccolato (e per estensioni dai dolci tutti... e da qualsiasi cibo o condimento per umani), non è certo quella piccola quantità di cacao ad ucciderveli sul colpo.
In ogni caso, nel dubbio, sentite sempre il vostro veterinario.
@blackmammaaa @neveneradisera @firewalker e per ultimo ma tanto è in ritiro esistenziale dal mondo, @salfadog
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ross-nekochan · 8 months
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9-10 Settembre 2023
Ho scalato il monte Fuji.
C'era chi ce lo ha raccontato come niente di che e normale e chi con strazio e difficoltà.
Beh, i primi hanno chiaramente mentito.
Non ho mai scalato una montagna, sono solo andata sul Vesuvio e un'altra volta sono stata sul monte Takao qui in Giappone, ma non sapevo chiaramente cosa aspettarmi dallo scalare una montagna. Ero in parte preoccupata e in parte pronta perché mi aspettavo una passeggiata terribile di ben 8 ore, ma comunque una passeggiata. E invece non è stato niente di tutto questo.
Il monte Fuji è alto quasi 3800 metri e le stazioni totali per raggiungere la cima sono 9. Il bus ti lascia alla quinta stazione e da quel momento in poi inizia la vera scalata. La sesta stazione era abbastanza vicina e per raggiungerla si è trattato di una passeggiata in pendenza. Il bello è arrivato dopo.
Infatti dalla sesta in poi le stazioni sono divise da 1h o 1h30min di scalata, non passeggiata. Più si sale e più quello che ti trovi sotto i piedi sono rocce, non terreno. Rocce ovviamente enormi quindi devi capire dove mettere i piedi e le mani per poter andare avanti, essere coordinato e stare attento. Alla settima stazione io e un mio amico italiano abbiamo lasciato la coppia indiana indietro perché oggettivamente molto lenta e affaticata. Il progetto era di arrivare in cima per vedere l'alba che era intorno alle 5:00 del mattino e alle 22:00 eravamo già a metà strada. Così abbiamo deciso di prenderci una pausa di un'oretta.
Peccato che la montagna giapponese non è come quella italiana. Non esistono baite, ma solo luoghi per sostare a dormire (e che noi abbiamo deciso di non fare per risparmiare) e qualche sorta di chiosco con lo sportello per poter mangiare qualcosa. I prezzi al limite della denuncia: un caffè sporco o qualsiasi altra bevanda 4€ e un ramen istantaneo che in un supermercato normale costerebbe tra 1-2€ lì ne costava 8€. Per non parlare dei bagni: in Giappone i bagni non si pagano mai eppure lì 2€. L'ho trovato un comportamento schifoso e approfittatore a livelli estremi.
Quindi io e il mio amico abbiamo aspettato circa 1h al freddo con la sola fortuna di esserci messi in un angolino dell'entrata dei bagni dove il vento arrivava meno forte. A un certo punto, abbiamo cominciato a tremare con foglie e siamo stati costretti a continuare.
L'ottava stazione non era migliore. C'era una sorta di piazzale e i luoghi per ripararsi almeno un pizzico dal vento, che si faceva sempre più forte e freddo, erano quasi nulli. Lì mi sono lasciata tentare da un caffè latte caldo che mi ha aiutata un pochino a scaldarmi.
L'ultimo pezzo è stato quello più duro. Le rocce erano leggermente meno ma il sentiero era più stretto, il vento era fortissimo ma gelato e non smetteva nemmeno un secondo. Sapevo che sarebbe stato molto freddo, ma quando sei a 30°C non riesci a immaginare quanto freddo possa essere stare sotto lo zero. Non sentivo più nessuna parte del mio corpo, avevo addosso 2 maglie, un maglione, 2 felpe pesanti e non erano abbastanza nonostante mi stessi muovendo scalando, anche perché ci si fermava ogni minuto perché le persone continuavano a farsi foto ricordo bloccando la fila. Dato il poco ossigeno si faceva sempre più fatica, la testa faceva male anche perché era esausta e io ogni volta che ci fermavo mi appoggiavo la testa al braccio del mio amico pregando che finisse tutto il prima possibile. Continuavo solo perché non avevo altra scelta, non potevo rimanere lì in mezzo alle rocce quando già morivo di freddo muovendomi.
Quando siamo arrivati in cima non ci potevamo credere. Ci siamo messi un attimo dentro un edificio che vendeva souvenir per riprendere un po' di calore. L'alba stava già iniziando quindi siamo usciti fuori e di nuovo ci siamo messi a tremare perché il vento continuava a soffiare freddo e forte.
Siamo riusciti a vedere il sole che, al contrario di quanto ho visto spesso, invece di scendere, saliva minuto dopo minuto. Di nuovo faceva talmente freddo che cominciare a scendere era impossibile. Ci siamo riuniti con la coppia indiana e ci siamo rintanati prima in un angolo nel negozio di souvenir (che poi ci ha cacciato) e poi siamo stati nel ristorante a porte aperte dove abbiamo preso giusto dei caffè latte per poter restare finché ci sarebbe stato meno freddo.
La discesa non è stata meno complicata. Non era la stessa strada e non c'erano rocce ma era un percorso sdrucciolevole dove era difficile non scivolare e in continua pendenza. Era un percorso che durava la metà del tempo ma sembrava comunque infinito. Il sole ha cominciato a battere forte e mi sono anche bruciata la faccia nonostante il berretto. Le ginocchia mi hanno fatto male tutto il tempo e i piedi non stavano meglio. Quando finalmente siamo arrivati a destinazione io e il mio amico italiano non ci potevamo credere (la coppia indiana era rimasta di nuovo indietro).
Nel complesso è stata un'esperienza tremenda, che non penso rifarò mai più. È stato bellissimo vedere il cielo pulito e pieno di stelle, non l'avevo mai visto così. Come non avevo mai visto un paesaggio notturno da così in alto, ad un'altezza tale che la luna pareva starmi di fronte. Stare sopra le nuvole e poter vedere mezza regione del Kantō è stato bellissimo... ma nonostante tutto questo, la fatica messa non vale tutto quello che ho visto.
Quello che rimane è la soddisfazione di avercela fatta, di aver sfidato te stesso, il tuo corpo e il monte più alto di tutto il Giappone e di aver vinto. Per il resto: mai più.
一昨年と昨日は富士山を登りました。
ほぼ半ばの関東の夜景色も中日景色、そしてご来光を見れるなんてとても嬉しかったんたげど、非常に辛くて、二度としない経験だと思う。
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apropositodime · 7 months
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L'ultima giuro 🤪
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Questa è spaziale (per me ovviamente)
Più tardi vado da un'amica che ha cambiato casa e facciamo un aperitivo li.
Siccome tutti portano già cose salate, a me non rimaneva che fare un dolce, anche se non c'entra nulla😁.
Quindi
Crostata di mele con crema al limone (crema fatta con latte di mandorla perché la ragazza è intollerante al lattosio,ed è venuta buonissima).✈️✈️✈️
Preparare dolci mi piace un sacco e mi da tranquillità 🥰
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Non c'è niente di più buono del latte della domenica mattina 😜
Buongiorno Tumblerini ☕ e buona domenica
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sciatu · 3 months
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Ricotta del vicino di casa, cassatina con ricotta, sfogliatelle con ricotta, cannoli al cioccolato con ricotta, cannoli tradizionali.
Il clacson sgraziato e difettato di una vecchia punto mi attira verso il muretto che costeggia la strada di campagna su cui confina la casa. Mi affaccio oltre il muretto e vedo nella sua vecchia punto Stefano, il pastore che abita con gregge e famiglia più in alto su monte “A vuliti na ricotta?” “Cettu” “ Un chilu o menzu chilu?” “Menzu” “Accà, pigghiassi’ Mi passa un sacchettino di plastica trasparente caldo, in cui una forma di ricotta naviga nel siero da cui è nata “Quant’è?” “Du euri” Lo guardo sconcertato. Con due euro ti compri solo la fame. Pago e con gentilezza porto la ricotta in casa. La metto in un angolo della cucina coprendola con una tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi. Gliela sistemo intorno con attenzione, come si fa con un neonato. Mangiamo. Il primo è un piatto di pasta con il pomodoro fresco dell’orto. Poi porto in tavola la ricotta. L’osserviamo con devozione sentendo il profumo di latte e il suo tepore. Ha un colore bianco-dorato ctipico della ricotta di pecora. Si taglia con un sospiro perché ha la consistenza di una nuvola e in bocca si scioglie lentamente. Nessuno parla. Il gusto cremoso e intenso, stordisce il pensare, l’immaginare, il paragonare. Non è ricotta, è il vento che semina gli arbusti sui monti, l’acqua di marzo che li trasforma in fiori, il passo lento delle pecore che seguono il suono del campanaccio sotto il sole della primavera e le nuvole grigie madri della pioggia che si inseguono nell’azzurro intenso del cielo. È un piacere soffice, come il grembo di una bambina, impalpabile come la schiuma del mare, fiabesco come un sogno al mattino. La ricotta fresca muta e si rinnova se la mangi con il caffè macinato, con il cioccolato, nei cannoli, nel ripieno dolce delle fraviole, con il miele o sulla pasta in bianco. Da sola, quando è fresca è una solista perfetta, da ammirare e gustare. È un bacio al senso di latte: soffice, caldo, gustoso, intenso. Come il latte è innocente, umile, semplice, pura. Un poema in un verso e con mille rime. Evoca le colline scoscese, i boschi infiniti, i ruscelli gioiosi, bianchissime nuvole in azzurrissimi cieli. Per questo ormai, l’evento del mattino, è ormai l’arrivo di Stefano e della sua scassatissima e polverosa punto, un prezioso forziere colmo di calde, tenere ricotte.
The awkward and defective horn of an old Punto attracts me towards the low wall that runs alongside the country road on which the house borders. I look over the wall and see Stefano in his old place, the shepherd who lives with his flock and family higher up the mountain “Do you want ricotta?” “Cettu” “Un chilu or menzu chilu?” “Menzu” “Accà, pigghiassi” He hands me a hot transparent plastic bag, in which a wheel of ricotta floats in the whey from which it was born "How much it is?" “Two euros” I look at him bewildered. With two euros you can only buy hunger. I pay and kindly bring the ricotta home. I put it in a corner of the kitchen, covering it with a red and white checkered tablecloth. I arrange it around him carefully, as one would do with a newborn. Let's eat. The first course is pasta with fresh tomatoes from the garden. Then I bring the ricotta to the table. We observe it with devotion, smelling the scent of milk and its warmth. It has a white-golden color typical of sheep's ricotta. It is cut with a sigh because it has the consistency of a cloud and slowly melts in the mouth. Nobody talks. The creamy and intense taste stuns thinking, imagining, comparing. It's not ricotta, it's the wind that sows the shrubs on the mountains, the March water that transforms them into flowers, the slow pace of the sheep that follow the sound of the cowbell under the spring sun and the gray clouds that give birth to the rain that they chase in the intense blue of the sky. It is a soft pleasure, like a child's womb, impalpable like sea foam, fairy-tale like a dream in the morning. Fresh ricotta changes and is renewed if you eat it with ground coffee, with chocolate, in cannoli, in the sweet filling of ravioles, with honey or on plain pasta. Alone, when it is fresh it is a perfect soloist, to be admired and enjoyed. It's a kiss with the feeling of milk: soft, warm, tasty, intense. Like milk she is innocent, humble, simple, pure. A poem in one verse and with a thousand rhymes. It evokes the steep hills, the endless woods, the joyful streams, very white clouds in very blue skies. For this reason, the morning event is now the arrival of Stefano and his battered and dusty car, a precious treasure chest full of warm, tender ricotta.
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donaruz · 8 months
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L’altro 11 settembre
“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Queste furono davvero le ultime parole di Salvador Allende, pronunciate alle 9.10 dell’11 settembre 1973 a Radio Magallenes. Poco dopo inizierà l’assedio al Palacio de la Moneda, i bombardamenti, il tradimento: Pinochet, Ministro della difesa e comandante delle forze armate, ha iniziato il suo vile golpe, e pur di non finire nelle mani del dittatore, Allende si uccide. Anche se per molto tempo si è ritenuto che fosse stato ucciso dai golpisti.
Ma cambia poco. Con un colpo di pistola finisce tragicamente la storia del presidente marxista del Cile, eletto democraticamente solo tre anni prima, il presidente che riuscì ad attuare una vera politica sociale: mezzo litro di latte garantito ogni giorno per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, cibo ai poveri, prezzo fisso del pane, pensioni alle vedove, riduzione degli affitti.
Tuttavia, la cosiddetta “rivoluzione con empanadas e vino rosso” come fu definita la via cilena al socialismo per sottolinearne il carattere pacifico, dava fastidio a molti che non accettavano la nazionalizzazione delle industrie più importanti, la riforma agraria, il divorzio, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private.
Dopo Allende il buio: seguirono anni di terrore, una delle più spietate dittature, con migliaia di omicidi di stato, migliaia di desaparecidos. Per non parlare delle torture, degli arresti illegali, degli esili. Pinochet con la sua ferocia cercò non solo di piegare il Cile, ma anche di cancellare addirittura il ricordo di Salvador Allende.
Ma per fortuna non ci è riuscito.
Del feroce dittatore invece, per dirla con le parole di un altro grande cileno, Louis Sepulveda (che da giovane fece parte della guardia personale di Allende):
“Non resta assolutamente nulla degno di essere ricordato, forse il fetore”.
La farfalla della gentilezza
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