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#la russia di putin
gregor-samsung · 2 years
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“ Dopo Beslan lo slogan di Putin è stato à la guerre comme à la guerre, la verticale del potere va rafforzata. E lui l’ha resa completamente dipendente da un solo e unico uomo (se stesso), che sa meglio di chiunque altro come garantirci dagli attentati. È stata modificata anche la procedura per l’elezione dei governatori: Putin ha insistito affinché venisse abolita l’elezione diretta, causa prima – a suo dire – della loro condotta irresponsabile. Non una parola, non un’allusione riguardo al fatto che a Beslan gli uomini del presidente – Zjazikov e Dzasochov – si erano comportati da codardi, che non avevano fatto altro che mentire dimostrando di essere degli emeriti buoni a nulla. Sullo sfondo della riforma suddetta è stata inoltre portata avanti una massiccia campagna di lavaggio del cervello: si è continuato a ripetere che durante la tragedia di Beslan le autorità avevano tenuto una condotta ineccepibile e nulla di più efficace poteva essere fatto. Per creare una cortina fumogena è stata anche costituita un’apposita commissione parlamentare d’inchiesta, il cui presidente – il signor Toršin – è stato ricevuto al Cremlino per ascoltare da Putin i consigli del caso. La commissione, va da sé, non è mai uscita dal seminato. A Beslan, intanto, si erano resi conto che nessuno si stava più occupando di loro. La televisione si concentrava solo sugli aspetti positivi: il sostegno agli ostaggi, i dolci e i giocattoli per i bambini... Ma i dispersi? Passarono i quaranta giorni del lutto. Vennero celebrati i funerali ufficiali. La televisione non trasmise un solo fotogramma dei genitori straziati. “
Anna Politkovskaja, La Russia di Putin, traduzione di Claudia Zonghetti, Adelphi (collana Gli Adelphi, n°639), 2022⁴; pp. 365-366.
[1ª Edizione originale: Putin’s Russia, The Harvill Press, London (UK), 2004]
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chez-mimich · 1 year
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ANNA POLITKOVSKAJA: “LA RUSSIA DI PUTIN”
Basta leggere le parole conclusive di “La Russia di Putin” di Anna Politkovskaja (Adelphi), per comprendere indirettamente quanto, alla stragrande maggior parte della popolazione russa, possa interessare la guerra all’Ucraina: niente. Era già noto che quel popolo fosse ormai addomesticato da feroci dittature, da quella zarista a quella bolscevica ed anche da quella post-sovietica del feroce Vladimir Putin. Ho incominciato a leggere il terrificante libro della Politkovsaja per un malcelato senso di colpa, dato dal fatto di non aver avuto tempo di leggerlo quando nel 2006 la coraggiosa giornalista russa è stata, (ora dopo la lettura prevedibilmente), assassinata. Alla luce di quello che si legge nelle quasi quattrocento pagine, dire che non si comprenda come qualche leader politico italiano abbia potuto fregiarsi dell’amicizia di un simile personaggio e che qualche altro abbia avuto il coraggio di andare in pellegrinaggio sulla Piazza Rossa, è cosa difficile da spiegare. La Politkovskaja, nella sua avvincente e straziante cronaca, mette mano alle carte ricostruendo nei dettagli indagini su militari barbari, procuratori corrotti, poliziotti compiacenti e, quello che più colpisce, nell’indifferenza più totale dei cittadini. Nella prima parte del volume la giornalista di “Novaja gazeta” prende in esame, in particolare, il caso dell’ex colonnello dell’esercito russo Jurij Budanov colpevole, (durante una perquisizione nella abitazione di presunti terroristi) di aver violentato prima e ucciso dopo una donna cecena, secondo quello che si evince passando al setaccio, carta dopo carta, tutti gli atti processuali e raccogliendo decine di testimonianze. La lampante colpevolezza di Budanov non viene ritenuta tale da un apparato poliziesco-giudiziario completamente asservito al Cremlino. La Politkovskaja spiega, con dovizia di particolari, i meccanismi che regolano le indagini e i processi, dove spesso chi indaga deve attenersi alle incalzanti indicazioni di chi poi dovrà giudicare. Nella seconda parte del volume sono raccolte invece le testimonianze delle vittime del Teatro Dubrovka di Mosca nel quale, nell’ottobre del nel 2020, 40 militari ceceni presero in ostaggio 850 spettatori. Ricordiamo che era in corso la seconda guerra cecena e l’azione para-militare era volta ad ottenere il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia (il vizietto di invadere e far propri paesi indipendenti o che lottano per l’indipendenza, la Russia sembra proprio non averlo mai perso). Ebbene per la “ragion di Stato”, dopo due giorni di assedio, le forze speciali russe fecero irruzione nel teatro e con il sussidio di gas chimici sterminarono assedianti ed assediati, in una delle più catastrofiche azioni anti terrorismo che la storia ricordi. Fino a qui la cronaca, ma quello che il libro riserva al lettore è ben più che la mera registrazione di avvenimenti, ma il panorama umano di desolazione totale, di asservimento al regime di Putin, di indifferenza pressoché totale alla sorte delle vittime predestinate del potere russo. Una decomposizione del concetto stesso di “opinione pubblica”, quella che il filosofo Jurgen Habermas riteneva vitale per la vita stessa della democrazia. Un libro per certi versi atroce che spiega quel poco che ancora ci fosse da spiegare del sistema politica russo, erede diretto del sistema sovietico, modellato a sua volta su quello zarista. Se poi qualcuno nutriva ancora dubbi sulla vera natura di Vladimir Putin, la lettura di questo libro e l’invasione dell’Ucraina li dovrebbero avere completamente dissipati.
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pettirosso1959 · 2 years
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toscanoirriverente · 1 year
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prima pagina de "La Notizia": "Missili ucraini sulla Russia - così Kiev sta sabotando la pace". È vero, tanto più perché, invece, i missili russi sull'Ucraina sono tante colombe (con il ramoscello d'ulivo nel becco) che la pace la favoriscono...
Bobo
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sauolasa · 1 year
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La Russia non fa passi indietro, Putin rivendica la conquista della centrale di Zaporizhzhia
Il presidente russo Vladimir Putin ha spiegato che la centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata conquistata "per porre fine agli attacchi da parte dell'Ucraina"
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dominousworld · 2 years
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La Russia di Putin punta a cambiare l’ordine mondiale di marca USA
di Luciano Lago La nuova fase che si è aperta con il discorso di Putin e l’incorporazione delle nuove zone della Novorussia nella Federazione Russa, rappresenta senza dubbio una sfida esiziale all’Odine Mondiale dominato dagli Stati Uniti. Tuttavia questa sfida non è soltanto geopolitica, come potrebbe apparire, ma è anche ideologica, come il discorso fatto dal presidente Putin ha sottolineato…
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falcemartello · 2 months
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Tutto ciò che l’America fa contro la Russia si rivela una combinazione vincente per la Russia.
Penso ancora che le spie russe siano sedute nelle più alte strutture d'America.
Hanno lanciato un progetto in Ucraina e quale è stato il risultato?
La Russia ha preso la più importante elevazione strategica della Crimea, Sebastopoli, la più importante area industriale del Donbass.
Il risultato di questo terrorismo a Mosca?
Quasi il 90% dei russi ha votato per Putin, e ora voterà per Putin il 100%.
Ora hanno sciolto le mani di Putin, può fare quello che vuole sia internamente che esternamente.
Ora tutta la Russia starà dietro Putin e la SVO, e non è poco.
Solo ora inizierà l’incubo in Ucraina.
I dati verificati mostrano che 3 milioni di ucraini sono rimasti disabili (uccisi e feriti) in questa guerra.
I russi hanno preparato la bomba dello zar, la FAB 3000, solo che ora faranno a pezzi l’Ucraina e prenderanno tutto ciò di cui hanno bisogno.
Qual è l'effetto di questo terrorismo?
Il mondo intero vede che l’America ha perso la guerra in Ucraina e ora l’unica cosa che può fare è farlo a Mosca.
Persone stupide.
La Russia li sta schiacciando economicamente e militarmente.
Ciò non è stato registrato nella storia fino ad ora, ora lo sarà.
La macchina del tempo funziona.
@dessere88fenice
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vadaviaaiciap · 3 months
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Quindi in Italia da una parte abbiamo:
1. Un piano pandemico che, seppure con parole diverse, prevede sostanzialmente le stesse misure di quello di Speranza, edulcorate da vaghe promesse verbali del ministro Schillaci di ricorrere a restrizioni delle libertà solo "in casi estremi"
2. La struttura informatica del green pass che da ieri è diventata permanente e interoperante con quella della UE e dell'OMS.
Dall'altra, in Florida, Texas, Svezia e altri Stati, invece abbiamo:
1. La PROVA controfattuale che i lockdown non servono a niente, green pass e obblighi vaccinali neanche (anzi fanno perdere la fiducia anche nei vaccini sicuri, oltre che, più in generale, nelle Istituzioni).
NONDIMENO da noi si continua imperterriti sulla stessa strada.
Un errore poteva essere umano, due no. Il perseverare è decisamente diabolico.😈
Le spiegazioni possono essere:
1. Una guerra ibrida "a pezzetti" non dichiarata ma in atto, che spinge i governi occidentali a reprimere il dissenso, togliere le libertà fondamentali e militarizzare la società con la scusa di sempre nuove emergenze (virus, catastrofi climatiche, Putin alle porte), fatte credere grazie al controllo dei Media e a schiere di "esperti" venduti e corrotti.
2. Una strategia di lungo termine delle élite occidentali volta a ridurre la popolazione attraverso il caos sociale, la cancellazione dei valori tradizionali e l'immigrazione incontrollata. In particolare spingendo aborto ed eutanasia, esaltando l'omosessualità, e spargendo depressione con l'annuncio di sempre nuove catastrofi. E soprattutto liberando periodicamente virus a bassa letalità, affinché una parte della popolazione muoia, o per la malattia, o per gli effetti avversi dei vaccini, che vengono resi obbligatori anche se pericolosi.
Una spiegazione non esclude necessariamente l'altra. Anzi, si integrano a vicenda. Non a caso l'Occidente è in guerra coi paesi che non hanno problemi di sovrappopolazione, ma anzi perseguono la crescita demografica.
Perfino la popolosa Cina si preoccupa di combattere il calo delle nascite. Russia e Iran hanno territori enormi da popolare. Noi invece ascoltiamo l'ex ministro di Draghi Cingolani spiegare che il mondo ha una popolazione tripla rispetto a quella per cui sarebbe "progettato".
Complottismo? Allora è complottista anche Elon Musk. Lui ripete da tempo che la vera guerra è tra cui vuole lo sviluppo dell'umanità e chi ne progetta l'estinzione.
l'Occidente galleggia sempre peggio in un mare di debiti e di titoli senza nessun sottostante, e le materie prime scarseggiano.
Probabilmente stanno tentando d' impossessarsi delle risorse dell'Oriente. Di qui la guerra. Intanto l'Occidente globalista e anglosionista tampona la crisi contenendo i consumi e il numero di coloro che consumano.
Si stanno giocando ultima carta che hanno.
Massimo Montanari
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ilpianistasultetto · 8 months
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Noi occidentali siamo fatti cosi. Nel mondo succedono cose e noi facciamo le tre scimmiette: "Non vedo, non sento, non parlo". Poi gli eventi precipitano e sempre noi occidentali mettiamo le labbra a tondino mostrando meraviglia per tutto cio' che succede.Tutti a fare gli indiani! Che poi, fare gli indiani sarebbe stato anche un merito, almeno non avremmo rotto il caxxo all'intero mondo. E invece, no. A noi piace essere prepotenti. Poi, quando succedono i guai, i morti, sono sempre gli altri i cattivi. Un po' com'è successo per la Russia, basi NATO sotto il loro naso, basi che il Papa ha definito "cani che abbaiano" e poi, quando Putin si è rotto il colbacco, tutti gli hanno dato del macellaio.
Da anni e anni lo facciamo con gli israeliani che massacrano i palestinesi portandogli via dignita' e terre giorno dopo giorno. Fomentare l'odio, come ha fatto l'Occidente in Palestina sostenendo tutte le malefatte di uno Stato israeliano potente e prepotente significa creare cause. I palestinesi li abbiamo sempre chiamati "terroristi". Il blocco occidentale ha creato un grande odio in Palestina lasciando che le ingiustizie verso quel popolo si accumulassero anno dopo anno.
Diamoci una calmata che le reazioni sono cieche, come sono ciechi gli uomini maledetti che non vedono tante ingiustizie ai danni dei più deboli. Perche', sapete, nei casini del mondo creato da potenti e prepotenti, chi ci rimette e' sempre la povera gente, che siano israeliani, palestinesi, ucraini, afgani, siriani, slavi o di qualunque altra parte della Terra. @ilpianistasultetto
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fatticurare · 3 months
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Avdiivka è sempre più vicina al collasso. Gli ucraini arretrano di continuo. La caduta di quella città atterrisce media e politici italiani quindi è vietato parlarne. Non a caso, nessuno spiega la sua importanza, persino maggiore di Bakhmut. I media italiani coprivano la battaglia di Bakhmut perché pensavano che gli ucraini avrebbero trionfato. Nel caso di Avdiivka, non hanno mai avuto speranze. Perché spiegare l’importanza di Avdiivka se i russi sono destinanti a conquistarla? Perché seguire la battaglia di Avdiivka se i combattimenti mostrano che i russi sono sovrastanti rispetto agli ucraini? L’informazione in Italia sulla politica internazionale funziona così. Come avevo detto: “Per ogni proiettile della Nato che l’Ucraina lancerà contro la Russia, la Russia lancerà dieci proiettili contro l’Ucraina”. Previsione sotto forma di regolarità empirica. E così è stato.
Avdiivka è un’ulteriore conferma del fallimento delle politiche di Biden e di Ursula von der Leyen in Ucraina basate sullo scontro all’ultimo sangue con la Russia nella convinzione che l’esercito ucraino avrebbe sottomesso quello russo. Se la Russia ha perso la prima guerra cecena (1994-1996) perché non può perdere con l’Ucraina? Perché da allora ad oggi, cioè tra Eltsin e Putin, la Russia si è ripresa. Ora che è a tutti evidente che l’Ucraina ha perso la guerra, Biden scarica la colpa sui repubblicani, mentre i complottisti del Corriere della Sera se la prendeno con i presunti “putiniani” che tramano nell’oscurità. Non c’è niente di oscuro, è tutto molto chiaro: l’Occidente ha mandato un popolo al massacro per (…)
Il mio nuovo editoriale. Grazie a tutti gli abbonati a sicurezza internazionale.
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ma-come-mai · 3 months
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Sanzioni flop, mosca cresce 6 volte l’europa
DUE ANNI DI PROPAGANDA E DATI IGNORATI - Crescita, Pil, Borse e banche (non il gas): i numeri sull’economia russa indicano che è ancora lontano l’obiettivo perseguito dall’Unione. Si va verso il 14° pacchetto
DI MARCO MARONI
Con il 13° pacchetto di sanzioni approvato dall’Unione europea ed entrato in vigore ieri, con misure restrittive su altre 1056 persone e 88 entità, il volume delle iniziative messe in campo per frenare l’economia russa e la sua capacità di finanziare la guerra in Ucraina ha raggiunto lo straordinario volume di oltre 19 mila. I bandi all’importazione e all’esportazione, il price cap sui prezzi energetici, la stretta su sistemi di pagamento e intermediari finanziari, il congelamento di beni pubblici (300 miliardi di dollari di riserve valutarie) e privati all’estero, fanno della Russia il Paese più sanzionato al mondo e il più sanzionato della storia. Ma dopo due anni di guerra economica scatenata dai Paesi ai due lati dell’Atlantico, e mentre il presidente Usa Biden studia un ulteriore pacchetto da 500 nuove sanzioni, sembra essere senza precedenti anche lo scostamento tra l’obiettivo che si voleva raggiungere e la realtà dei fatti.
Partiamo dalle macro cifre. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) che nel settembre 2022 stimava un’economia russa in contrazione del 6% per quell’anno e del 3,5% nel 2023, ha dovuto fare un notevole lavoro di revisione: gli ultimi dati pubblicati indicano che nel 2023 il Prodotto interno lordo (Pil) russo è cresciuto del 3%, e la previsione per il 2024 è del +2,6%. La crescita è la migliore di tutti i Paesi dell’area dell’euro, quasi in stagnazione: più 0,5% nel 2023 e una previsione dello 0,9% per quest’anno. Peggio di tutti la Germania; l’economia della cosiddetta locomotiva europea, prima vittima del caro energia e dei cali nell’export, l’anno scorso è entrata in recessione, con un Pil a meno 0,3% che quest’anno potrebbe risalire allo 0,5%. Peggio di Mosca hanno fatto anche gli Stati Uniti, più al riparo dagli effetti delle sanzioni: più 2,5% l’anno scorso e una previsione del 2,1% quest’anno. Riguardo ai mercati finanziari, la Borsa di Mosca ha guadagnato il 27% rispetto a due anni fa, il cambio del rublo ha recuperato le perdite subite, tornando ai livelli del 2021. A sperimentare una crescita da record è il sistema bancario. Grazie alla corsa ai nuovi mutui sussidiati dallo stato e ai finanziamenti per acquistare le attività delle imprese occidentali che lasciano il Paese, le banche russe l’anno scorso hanno fatto profitti per 37 miliardi di dollari, 16 volte quelli dell’anno precedente. I buoni dati economici, insieme a una propaganda che è riuscita a descrivere la guerra come una necessità esistenziale, contribuiscono peraltro al consenso, con la popolarità di Putin ai massimi da sette anni, è all’85% di gradimento.
Ciò che analisti e politici cercano di capire è come mai le sanzioni non sortiscano l’effetto sperato. I motivi sembrano risiedere in una notevole capacità della Russia e dei suoi partner commerciali di aggirare le sanzioni, e in una riconversione nell’economia e nei rapporti finanziari internazionali. Mosca ha spinto su nuovi mercati, alleato cinese innanzitutto. L’anno scorso l’interscambio commerciale tra Cina e Russia è stato di 240 miliardi di dollari, in aumento del 26,3 % sull’anno precedente. A seguire gli scambi in valuta, con la yuan cinese che sta sostituendo il dollaro.
Capitolo importazioni, ambito sensibile per i partner Nato in quanto funzionali anche all’industria degli armamenti. Dopo il brusco arresto nei primi mesi dell’invasione, con le consegne dall’Europa calate del 52%, ora si è tornati ai livelli pre-guerra. È aumentato l’import dai fornitori esistenti, sono stati sostituiti prodotti, fatti accordi con nuovo fornitori e, soprattutto si è seguita la strada delle importazioni parallele. Crescite dell’export si sono registrate dalla Turchia e da una serie di Paesi dell’ex blocco sovietico, come Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirgizistan.
In molti casi questi Paesi fanno da tramite, riesportando in Russia prodotti importati da altri che adottano la politica sanzionatoria. Per avere un’idea di come funziona, basti pensare al boom dei cellulari (i cui chip possono essere usati anche per gli armamenti) in Armenia, dove le importazioni sono decuplicate in valore.
Qualche effetto positivo sembrano invece aver avuto le misure su gas e petrolio, prima voce dell’export russo. Se nell’estate del 2022 i prezzi del gas erano arrivati a 340 euro per Megawattora, una manna per le casse russe impegnate a finanziare la guerra, la quotazione ora è a 23 euro. Mentre il petrolio è sceso dai 120 dollari al barile dell’estate 2022 a 76 dollari. Ma anche qui, Mosca non è stata messa fuori gioco. Prima del price cap, che ha proibito agli importatori occidentali di trattare petrolio russo a più di 60 dollari al barile, il 60% dell’export russo era trasportato da petroliere europee. Oggi gran parte di quel petrolio è trasportato da compagnie con sedi in Paesi non sanzionatori.
Le prossime misure, secondo quanto annunciato da Biden, dovrebbero colpire di più le banche e i loro affari, spesso poco rintracciabili con le imprese che riforniscono la Russia. Ma secondo gli analisti, il rischio qui è di mettere in pericolo la stabilità del sistema finanziario internazionale.
Chi dubita sulla reale ripresa del sistema produttivo russo argomenta che la crescita è dovuta soprattutto alla riconversione di parte della sua economia in un’economia di guerra, non sostenibile sul lungo periodo. Un ragionamento che sembra non considerare che, nella storia, la guerra è ciò che ha fatto fare un balzo in avanti produttivo alle economie in crisi.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Le «vittime di Nord-Ost», come le chiamano oggi – cioè le famiglie che hanno perso qualcuno durante l’assalto [del teatro Dubrovka], e gli ostaggi che il 26 ottobre [2002] hanno riportato delle menomazioni –, hanno citato in giudizio per danni morali lo Stato, e il Comune di Mosca nella fattispecie. Le vittime sostengono che, per evitare dissapori con Putin e l’FSB, le autorità locali non avevano provveduto a organizzare un’assistenza medica adeguata e tempestiva. Le responsabilità si fanno ancora più gravi se si considera che il sindaco della capitale – nonché capo del potere esecutivo cittadino – Jurij Lužkov è stato tra i pochi a far pressione sul presidente affinché usasse le armi chimiche contro i suoi concittadini. Le prime denunce vennero presentate nel novembre del 2002 al tribunale Tverskoj di Mosca (un tribunale di distretto, lo scalino più basso della gerarchia). Il 17 gennaio del 2003, quando il giudice federale Marina Gorbačëva esaminò i primi tre casi, il numero delle denunce era salito a sessantuno e l’ammontare dei danni richiesti era l’equivalente in rubli di sessanta milioni di dollari: il prezzo della «menzogna di Stato» dichiarava la parte lesa. Quel che chiedevano, infatti, era di «conoscere le vere ragioni per cui i loro cari erano morti», una verità che non riuscivano a strappare in quanto l’FSB aveva segretato ogni informazione sul caso. Avendo essi chiamato in causa quell’FSB in cui anche Putin aveva prestato servizio e che il presidente continuava a tutelare, la vigilia delle udienze si svolse in un clima incandescente di propaganda sfrenata dei mass media ai danni dei querelanti. Le autorità li accusarono pubblicamente di voler svuotare le casse dello Stato, di voler «mettere le mani sui soldi dei pensionati e degli orfani» e di voler lucrare sulla morte dei propri cari. Igor’ Trunov, l’avvocato che aveva accettato di difendere le «vittime» (i nomi più altisonanti avevano rifiutato, temendo le ire del Cremlino), venne fatto oggetto di nefandezze di ogni sorta e accusato dei crimini peggiori. Insomma, le autorità fecero di tutto, usarono ogni potente mezzo a loro disposizione per intimidire i querelanti. Volevano passare per vittime. E invece erano carnefici. “
Anna Politkovskaja, La Russia di Putin, traduzione di Claudia Zonghetti, Adelphi (collana Gli Adelphi, n°639), 2022⁴; pp. 303-304.
[1ª Edizione originale: Putin’s Russia, The Harvill Press, London (UK), 2004]
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curiositasmundi · 2 months
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La bozza di conclusioni uscita dal vertice dei capi di Stato e di governo europei sottolinea la necessità “imperativa” di preparare i cittadini Ue al rischio di guerra “in vista di una futura strategia di prontezza”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, due giorni fa, ha usato le parole di Cicerone, annunciando esplicitamente: “Se vogliamo la pace, dobbiamo preparare la guerra”. E la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che aveva ulteriormente chiarito: “Il mondo è diventato più pericoloso e l’Ue si deve svegliare, sappiamo che le ambizioni di Putin non si fermano all’Ucraina”.
Il testo sottolinea anche la necessità di sviluppare un piano per una preparazione militare-civile coordinata e rafforzata, insieme a una gestione strategica delle crisi, considerando l’evoluzione del panorama delle minacce. Ciò che rende questa situazione ancora più tangibile è il fatto che questo appello è inserito nella sezione “militare” del documento. È un chiaro segnale che l’Unione Europea si sta preparando all’eventualità di un conflitto armato. Tanto che lo stesso Borrell ha invitato ad abbassare un pò i toni per “non spaventare i cittadini europei”.
Il nuovo strumento di assistenza militare all’Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c’è la anche la proposta sull’uso dei profitti degli asset russi per comprarci armi e munizioni fa fornire a Kiev. Dal febbraio 2022 la UE e i suoi Stati membri hanno fornito o impegnato oltre 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, di cui 33 miliardi in aiuti militari.
Ma a rendere il tutto ancora più inquietante è lo spettro del casus belli che potrebbe portare i paesi europei alla guerra con la Russia.
“L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche”. A scriverlo una veterana del Sole 24 Ore, l’editorialista Adriana Cerretelli che da anni segue la politica europea per il principale quotidiano economico italiano.
“Dietro garanzia di anonimato il nostro interlocutore, politico europeo di alto rango, evoca l’attacco a sorpresa del Giappone alla base navale americana nel Pacifico, quello che nel 1941 ruppe la neutralità degli Stati Uniti, facendone dal giorno dopo i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale a fianco dell’Europa democratica contro la Germania di Hitler”.
La Cerretelli scrive su Il Sole 24 Ore del 20 marzo che il vertice del Consiglio europeo in corso a Bruxelles “è il secondo vertice europeo di guerra dopo quello che due anni fa si tenne a Versailles”.
L’editorialista sottolinea come ci siano ancora divergenze in seno all’Unione Europea ma che “la certezza dell’instabilità continentale, l’esplosione del Medio Oriente dopo il massacro del 7 Ottobre, lo shock di novembre se l’America optasse per il ritorno di Trump, salvo sorprese antieuropeo, antiNato e filo-Putin, hanno prodotto profondi ripensamenti”.
Secondo la Cerretelli l’invio di «soldati sul campo», evocato dalla Francia di Macron e sconfessato a metà dopo il no generale, non è sparito dai radar. Come la questione dei missili tedeschi Taurus, che per il cancelliere Scholz è «prudente» non dare agli ucraini ma per altri sono un deterrente indispensabile.
In Europa, dove in alcuni paesi torna la coscrizione obbligatoria, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nella consueta lettera di invito ai 27 paesi membri della Ue, ha scritto che: “Siamo di fronte alla più grande minaccia alla nostra sicurezza dalla Seconda Guerra mondiale, è tempo di fare passi concreti”. E poi ha citato Cicerone: “se vuoi la pace prepara la guerra”.
La storia insegna molte cose, anche come cominciano le guerre. Più difficile è sapere in anticipo come vanno a finire e di solito finiscono male per molti.
Fermiamoli, con ogni mezzo necessario!!
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pettirosso1959 · 2 years
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sauolasa · 1 year
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Russia, Putin promette di aumentare e migliorare la qualità delle armi
Per la Russia è necessario fornire alle forze armate tutto il necessario per le operazioni militari speciali in modo tempestivo. Nuove accuse del Consiglio delle mogli e madri dei soldati al fronte
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falcemartello · 3 months
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“Putin assassino”, hanno gridato alcuni al funerale di Navalny.
Spero che il Presidente istituisca in Russia il reato di vilipendio per allinearsi alle democrazie occidentali.
Eh... ma poi pensi che quella è una dittatura, quindi puoi insultare il presidente, non come nella nostra democrazia dove insultare Mattarella e un reato!
Governare con la paura è più facile e Putin è perfetto come spaventapasseri.
E dai, le basi!
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