Tumgik
#l'ultima preda del vampiro
georgeromeros · 3 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) dir. Piero Regnoli
756 notes · View notes
gurumog · 9 months
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) L'ultima Preda del Vampiro Film Selezione Dir. Piero Regnoli
Maria Giovannini as Katia
554 notes · View notes
weirdlookindog · 8 months
Text
Tumblr media
Walter Brandi and Maria Giovanni in The Playgirls and the Vampire (L'ultima preda del vampiro, 1960).
126 notes · View notes
la-dame-aux-pieds-nus · 9 months
Text
Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) L'ultima Preda del Vampiro Film Selezione Dir. Piero Regnoli
Maria Giovannini as Katia
25 notes · View notes
danataiko · 10 days
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Piero Regnoli
Guion
Piero Regnoli
Reparto
Walter Brandi, Lyla Rocco, Maria Giovannini, Alfredo Rizzo, Marisa Quattrini, Leonardo Botta, Antoine Nicos, Corinne Fontaine, Tilde Damiani, Erika Dicenta, Enrico Salvatore
Música
Aldo Piga
Fotografía
Aldo Greci
Compañías
Nord Film Italiana
Género
Terror | Vampiros
Sinopsis
Un grupo de cinco hermosas bailarinas y su mánager encuentran refugio en el castillo del conde Kernassy. A pesar de ser advertidas de que no deben salir de sus habitaciones por la noche, una de las chicas, Katia, merodea por los pasillos buscando un sitio donde pueda tomar una ducha. A la noche siguiente, Katia aparecerá en la habitación de Luca, el mánager, completamente desnuda y luciendo un enorme par de colmillos. (FILMAFFINITY)
0 notes
commissario-tanzi · 5 years
Photo
Tumblr media
l'ultima preda del vampiro 1960
0 notes
cinemaitalianodb · 5 years
Text
L'ULTIMA PREDA DEL VAMPIRO (1960) di Piero Regnoli - recensione del film
L’ULTIMA PREDA DEL VAMPIRO (1960) di Piero Regnoli – recensione del film
L’ultima preda del vampiro ( in America uscito tre anni dopo con il titolo di “The Playgirls and the Vampire “), di Piero Regnoli, già co-sceneggiatore de “I vampiri” di Freda.
Giovani ragazze in negligè e belle gambe a profusione condiscono di sensualità l’atmosfera debolmente gotica del film, comunque un godibile horror ‘vintage’ con parecchie venature, oltre che vere e proprie sequenze,…
View On WordPress
0 notes
youbooky-blog · 6 years
Text
E nella notte - lettura on-line serie vampiresca
0 E nella notte nera il sangue le scivolava copioso su tutto il corpo. La vena sul collo pulsava sotto la morsa dei canini di quell'uomo appena incontrato, appena adorato ed appena abbandonato.Caduta sull'asfalto del vicolo e con gli occhi vacui si lasciò andare alla resistenza e non vide più nulla se non la fievole ombra sfocata della sagoma di un uomo illuminata dal chiaro di luna.Immaginò il giorno del suo matrimonio, speranze del futuro e ipotetiche idee sull'uomo ideale.  Tutto vano, tutto finito. Al suo risveglio non era più la stessa. La fame le divorava lo stomaco, non una voglia di cibo qualsiasi ma di rosso. Rosso come il sangue. Si era ritrovata  sdraiata in quel vicolo circondato dai secchi rametti delle piante rampicanti che cingevano il muro circoscrivente.  Pochi attimi per pensare, toccarsi il collo sulla giugolare ormai guarita. Era tutto un sogno? Un incubo? La fame era così devastante che non poteva, ahimè, pensare a cosa le era accaduto. Quell'uomo, quegli occhi  e quella voce così ingannevole, spontanea solo in apparenza. Era stata imbrogliata a quel ballo e tradita nella fiducia riposta. Pochi frammenti, ricordi spezzati tra balli e movenze sotto le luci stroboscopiche. Il frammento della presa salda di quella mano maschile, corpulenta e forte, dal tatto delicato. " Vuoi ballare con me?" nella sua domanda l'incanto. Nel frammento seguente lei lo guardava negli occhi grigi. I flashback scomparivano e riapparivano nella sua testa veloci, confusionari. I frammenti si frantumarono come polvere di diamanti quando lui le fece fare la giravolta durante quel ballo lento, affiancandosi poi dietro di lei, annusandole il collo e sospirando, sussurrandole che lei era la più bella del creato, la più incantevole donna che avesse mai incontrato. E tutte le paure e insicurezze in lei si erano dissolte, già in piena balia dell'inganno. La sua fame l'aveva portata ad assalire una povera mendicante, non aveva avuto neanche la forza di gridare la poveretta, rimasta esangue nel ciglio della stradina dispersa. Nella notte la ragazza era diventata la vittima, in quell'alba grigia un'assassina.In un flebile frammento rammentò le labbra di lui e il loro dischiudersi sulle sue. Il freddo che provò pari a quello artico in contrasto con il fuoco che le ardeva dentro. "Come ti chiami?" le aveva chiesto. Rebecca. Il suo nome fu l'ultima cosa che pronunciò prima di svanire. Rebecca non c'era più ma al suo posto un essere che indossava vendetta e ira, dalle labbra sporche di scarlatto. 1 Al suo risveglio le dolevano tutti i muscoli, confusa, si alzò in preda al mal di testa e alla fame di sangue. Si guardò attorno in quel vicolo illuminato dalla flebile luce dell'alba. Si toccò il collo per sentire se perdeva ancora sangue. Niente.  Al posto delle ferite aperte solo cicatrici percettibili con le dita. Cicatrici di canini. Fu in quel momento che Rebecca si rese conto che ciò che accadde la notte prima non era stato un incubo. Ebbe voglia di gridare ma non lo fece, no, cercò di trattenersi e camminare. Così fece andando lontano, lontano per le strade della cittadina vuota. La fame, la confusione, i frammenti dei ricordi la stavano divorando con i loro famelici morsi astratti. "Quegli occhi grigi..."  pensò, rimembrando "Desmond!". Un nome, una voce, un ricordo: Desmond, l'uomo che l'aveva ingannata. "Ahi!" lo stomaco le dolse con forti strette per la fame, e poi le accadde qualcosa che mai aveva provato: un istinto di caccia. Le sue narici captarono odore misto di sporco e sangue. I suoi piedi non ascoltarono più ragioni per fermarsi. E fu proprio in quel momento che la portarono dalla mendicante, appena svegliata, in ginocchio per un vicolo ancora deserto. "Carità, carità per favore" la implorò, desolata nella sua miseria. "Carità, qualche spicciolo per mangiare." quella fu l'ultima frase della sua vita. Poco dopo Rebecca squarciò la sua giugolare succhiando più sangue che poteva. La fame vorace si cibò di tutto il sangue di quel corpo prima di spegnersi e di ridare spazio alla ragione. Rebecca si alzò di scatto una volta ripresa coscienza, con i vestiti e la bocca sporca di rosso guardò quella signora morta sul ciglio della strada.  Scappò via di corsa nascondendosi in vicoli stretti e bui mentre la luce del sole stava giungendo in città. Che stava accadendo? Non le era mai capitato di aver paura del sole, ora puramente creatura dell'istinto agiva solo con lo scopo di sopravvivere. Una volta rientrata nella sua casa chiuse tutte le finestre e rimase nel buio totale. L'ombra era una sorta di nuova assuefazione. Si sciacquò tutto il sangue che aveva addosso facendosi una bella doccia calda. Ma più l'acqua diventava bollente, più si rendeva conto che il suo corpo era freddo come un cadavere. Era morta, sì, ma era un vampiro e lo sapeva bene. Ne aveva sentite di leggende su quegli esseri prima di diventarne uno. E di chi era la colpa? Di quell'uomo alto che durante il ballo la invitò corteggiandola e usando il suo charme. L'ultima cosa che fece Rebecca prima di rifugiarsi in un profondo sonno fu quello di guardarsi allo specchio e vedere i suoi occhi una volta azzurri, avere ora sfumature cangianti di cobalto e grigio. "Io sono Desmond- il ricordo si ripresentò alacre nella sua testa, così' vivido che le parve riviverlo - ti ho vista appena sei entrata." "Ah, mi ha vista? Lei è molto gentile." "Ah non mi dare del lei così mi fai sentire vecchio," "Ah è impossibile che uno come lei possa sentirsi in difetto sull'età, è così..." "Così?" "Niente." "Signorina, mi concedi questo ballo?" "Dovrei?" "A lei il rischio e la scelta?" "Quale rischio, quale scelta?" "Il rischio di innamorarsi di me, la scelta di non rischiare." "Presuntuoso e compiaciuto." "Allora? Scegli il rischio?" Le tese la mano grande, rivolta con il palmo verso l'alto. Rebecca esitò e lo guardò... negli occhi grigi. 2 Luci stroboscopiche illuminavano una sala piena di persone. Coppie affiatate e tenere ballavano nella dolce melodia di una musica lenta e leggiadra. Rebecca strinse la mano di quello sconosciuto e si fece trascinare nella perdizione. Cadde in quell'oblio di piacevolezza che la condusse a lasciare la sua amica da sola nell'edificio per inoltrarsi in un vicolo appartato con quell'uomo. Fu allora che i loro sorrisi si trasformarono in silenzi, cadendo tuttavia in timidezza accennata con baci casti, fino all'esplosione della passione e della dannazione lussuriosa.Allora lui la baciò sul collo, mordicchiandolo. Allora le chiese il suo nome e lei glielo disse. Allora lui sorrise. "E nella notte Rebecca sparì."Queste furono le sue parole prima di ucciderla. Rebecca aprì gli occhi dopo un sussulto. Qualcuno stava bussando alla porta tanto forte da averla svegliata. Andò ad aprire con tutta calma, la luce la investì. Prima ancora di vedere di chi si trattasse, trascinò quella persona in casa, chiudendosi nella penombra.  La osservò."Che diavolo di fine avevi fatto ieri sera?" Era Penelope la sua migliore amica. "Mi sono preoccupata, ti ho cercata qui e dappertutto! Mi spieghi dove sei stata per tutto questo tempo?"Penelope era una ragazza molto carina con i capelli ramati, lunghi che le cadevano sotto le spalle. La bocca era sottile, la sua carnagione candida e i suoi occhi cangiavano dal verde al grigio.Rebecca la osservò, ne sentii l'odore estasiante, percepiva il sangue fluire nelle vene. "Ho avuto da fare, scusami, devi andartene ora!" la intimò. L'amica la guardò in cagnesco, confusa. "Che ti è successo? Cosa ti ha fatto?""Niente!" ribatté Rebecca, sforzandosi di placare l'istinto di una vorace fame, di sfuggire dallo sguardo indagante di Penelope."Reb sei... diversa." le si avvicinò per vederla meglio. "Sembri bellissima - notò le sfumature violacee-cobalto delle sue iridi - che diavolo ti è capitato?"Rebecca la guardò dritto negli occhi, era la sua migliore amica e doveva fidarsi. Non avrebbe potuto farcela da sola.  "Reb - la implorò Penelope - parlami ti prego. Ce la caveremo in qualche modo come abbiamo sempre fatto. Ricordi? A scuola contro i bulli e le stronze? Noi due sempre insieme, sempre amiche."  Un languore pervase gli occhi tristi e sconfitti di Rebecca. "Rebecca ti voglio bene e sei come una sorella, se quel bastardo ti ha fatto qualcosa troveremo il modo per fargliela pagare." Venticinque minuti dopo schizzi di sangue scendevano a rigagnoli sulla carta da parati greenery damascata. Le ginocchia piantate a terra e mani alla bocca su un volto devastato appartenevano ad una fotografia macabra che mostrava la disperazione di colei che solo un giorno prima era una semplice ragazza di ventiquattro anni, lavoratrice part-time in un fast food, amica di Penelope Mattius che era una vivace compagnia nei giorni bui. Il luttuoso silenzio dipingeva nel suo quadro di tenebra, con tempere insanguinate, il ritratto di Penelope giacente sul pavimento bianco ed immersa in una pozza di sangue, con gli occhi vacui  che stavano per spegnersi del tutto. Ma prima di esalare l'ultimo respiro ecco che una piccola frase, più simile a un gemito, sussurrata, ruppe il tacere del suono."Ti voglio bene Reb." 3 LEGGI QUI TUTTA LE SERIE! CLICCAMI ♁♘⛁ Sensi di colpa? Quali erano i sensi di colpa? Ormai non esistevano più nel cuore di Rebecca. Ella era una vampira in tutti i sensi, fuggitiva dalle colpe. Sapeva che ormai era diventata come un animale carnivoro costretto a cibarsi dei vivi per sopravvivere. Sopravvivenza ed istinto in una città che si era fatta troppo tetra e preoccupata per poterla accogliere. Il suo animo non era più umano, c'era poco da fare. Dopo l'omicidio della sua migliore amica fin dai tempi delle elementari ogni traccia della Rebecca passata era svanita, sfumata come la stampa blu sotto il sole. Vanità era il suo nuovo dio, bellezza il suo dono, insensibilità il suo bisogno e voracità il suo unico appiglio vitale. L'ultimo pianto fu donato a Penelope, la sua cara vecchia amica di cui il sangue le era piaciuto in maniera così ardita da leccare gli schizzi sul pavimento. Poi, dopo quella frustrazione più niente, solo euforia e benessere. Sì, perché lontanamente a ciò che si possa pensare, era proprio l'essere vampiri che dava una sensazione di magnifica serenità interiore e la sicurezza, oh, la sicurezza... quella era la cosa migliore poiché si sentivano invincibili e lo erano davvero.Dopo l'omicidio in casa sua Rebecca fu costretta a fuggire, le autorità stavano indagando sull'accaduto temendola per dispersa quando in realtà era lei stessa la carnefice. Così divenne una specie di nomade, sempre a cambiare casa e a presentare documenti falsi fatti da un ragazzino nerd bisognoso di sbarcare il lunario. Usciva solo la notte, il giorno le era proibito. Sapeva che sarebbe morta, che il sole era come una fonte pericolosa a cui era allergica. Lei, come morte viva sulla Terra camminava nel luogo a lei concerne: l'ombra. Dopo Penelope altre 20 vittime nell'arco di sei mesi. Rebecca poteva resistere a cibarsi il meno possibile ma ovviamente faticava tanto ad avere un freno inibitorio nell'azzannare la gente. Tuttavia un solo pensiero, un tarlo, tuonava nella sua testa come un fulmine nello spazio nero: Desmond.Sebbene non avesse sensi di colpa, sebbene si sentisse bene ogni giorno; la sua vita le mancava. E ciò sembrava alquanto stupido dal momento che non faceva che friggere patatine in quello stupido mc dalla mattina alla sera trattata come una perdente mentre in realtà ora era una dea. Possibile che le mancasse davvero così tanto essere una persona comune? Che la semplicità di un individuo possa essere nei luoghi reali un posto più sicuro? Questo non sapeva spiegarselo ancora, quello che capiva era sopravvivere a tutto questo; alla fame, al fuggire, al non avere più amici. Lei dapprima cerva nel branco ridotta a maestoso lupo solitario.  La luna era piena, grande, e nella città pareva esserci quasi una luce pari al sole se non per i colori freddi. Rebecca si allietava di quella vista in piedi sul tetto di un'alta palazzina, quando qualcuno la raggiunse, standole dietro, camminando con passi lenti e sicuri.  Rebecca fiutò l'odore della persona ignota. Odorava di vampiro! Si voltò sorridendo ed incrociò occhi grigi che conosceva molto bene. "Hai lasciato una scia di sangue troppo grande dietro di te, signorina." le parlò l'uomo.Rebecca si limitò ad assottigliare lo sguardo, compiacente, poteva finalmente scambiare due parole con il suo vecchio aguzzino."Finalmente ci incontriamo... Desmond" E nella notte su di un muro del distretto di polizia nella sezione crimine vennero appese fotografie di persone uccise brutalmente da un morso sul collo con i corpi rimasti privi di sangue. Macabre rappresentazioni che vennero infilzate da puntine color ottone con dei fili di cotone rossi, che si intrecciarono, sì, collegati l'uno all'altro fino ad incontrarsi ad un unico punto: la sola persona in vita ma scomparsa di tutta quella ragnatela scarlatta. Sotto luci fredde dei neon al centro di quella stanza di fronte a quel muro prima tre, poi due, poi una sola persona restò a fissare la ragnatela con le braccia conserte.  Ryan Actington aveva una nuova sfida investigativa. PASSATO L'odore delle patatine fritte invadeva le cucine del Mc dove Rebecca lavorava, stanca, sudata, con i capelli raccolti in una coda e coperti da un cappellino rosso e giallo come la sua divisa. Per un attimo, mentre si destreggiava nel poggiare gli hamburger nei vassoi dei menù, intravide la sua immagine sfocata sul freddo acciaio dei mobili. Si bloccò di colpo, notandosi, guardando quel riflesso di una ragazza profondamente infelice, inadatta al ruolo che la vita le aveva imposto. Una perdente con la faccia gonfia, piena di brufoli e di aspetto non poi così tanto piacevole. PRESENTE "Eri un diamante grezzo" le disse Desmond. "Che significa?" gli chiese Rebecca. "Che è il motivo per il quale ti ho trasformata..." PASSATO. "Vorrei essere carina" pensò "vorrei essere come le ragazze normali e con una vita fantastica, dimenticandomi di essere una semplice cameriera di un fastfood". L'amaro in bocca e il groppo alla gola non tardarono ad arrivare. finì di consegnare quei tre vassoi a gente grassa e ancora più nerd di lei. La cosa, strana a dirsi la rincuorava. Il fatto che a volte ci si lamenta ma che in giro c'è chi sta peggio può essere a volte confortante in effetti. Una voce squillante trillò nelle sue orecchie facendola sobbalzare di colpo come ai suoi colleghi. Ed eccola più sfavillante che mai, gioiosa e bella: Penelope. La sua migliore amica che ha sempre visto in lei il buono, mentre Rebecca: "vorrei essere come lei" ecco, pensava ciò.  "Ciao tesoro bello!" la salutò Penelope sporgendosi dal bancone e baciandola sulle guance con affetto esagerato. "Come va il lavoro?" "Fa schifo come sempre." rispose amara Reb. "Suvvia non essere così triste, ho una novità per te, anzi noi!". Rebecca storse il naso. "Andremo ad un ballo!" proruppe gioiosa Pen. "Quale ballo?" "Mio padre ha organizzato un gala dove saremo vestiti eleganti e mi ha chiesto se voglio andarci e che posso portare qualcuno... che saresti tu!" Penelope come di consueto, decideva sempre per sé e per gli altri senza chiedere pareri, consensi ma solo, beh, obbligando. "Non mi va di venirci... mi ci vedi a me ad un ballo?" PRESENTE "Nel momento in cui ti ho vista mi sei sembrata una creatura gracile. Occhi bellissimi erano contornati ed ingabbiati da un volto più rude e deturpato dall'umanità. L'odore del tuo sangue era forte e lo sentivo bene mentre scorreva in te, mentre il tuo cuore batteva all'impazzata nel vedermi, nel sfiorarmi. Nel baciarmi." Le parole pronunciate da Desmond erano finalmente la verità sul come e il perché loro si trovassero lassù, su quel palazzo di notte, illuminati da una maestosa e grande luna. "Mi hai trasformata in un mostro!" inveì lei. "Io sono un' assassina." "No - la interruppe bruscamente il vampiro - tu sei una dea. Solo gli dei possono decidere della vita e la morte, avendone pieno controllo ed essendone immune. Tu, io, altri, noi siamo divinità, noi siamo vampiri." "Un tempo io provavo qualcosa, adesso... sono solo feroce, e insensibile. Uccido e non provo rimorso... mi sono cibata del sangue della mia migliore amica!" PASSATO Tante chiacchere per convincerla quando in realtà non aveva scelta. Reb era stata intrappolata da Penelope  e sarebbe andata a quel fottuto ballo. dove ovviamente, neanche a dirlo, si poteva essere sentita a disagio per il suo aspetto, per essere l'eterna impacciata. Il pensiero della proposta barra obbligazione di Pen le frullò in testa per altri trenta o quaranta minuti finchè un errore non la riportò alla realtà. "Scusami, hai sbagliato panino". La voce di un un ragazzo la svegliò. Cavoli, aveva gli occhi verdi e i capelli neri e corti. Il viso pulito e un bel sorriso, adesso un pò imbarazzato perchè le stava facendo notare l'errore cercando però di mantenere la calma, la gentilezza. "Oh mi scusi!" balbettò un pò Reb, rimediò subito all'errore. "Non fa niente. Capita di sbagliarsi." E se ne andò dopo che lei lo ringraziò a bassa voce, sfuggendo dal suo sguardo per l'acuta timidezza. Questo ricordo aleggiò nella testa di quel ragazzo mentre se ne stava adesso, nel presente, dentro una stanza fredda illuminata da candidi neon, a osservare la sua foto su un muro, raggiunta da tanti fili rossi che la collegavano ad altre persone sue vittime. "Dove sei Rebecca?" pensò, promettendosi che l'avrebbe ritrovata. E NELLA NOTTE 5 In mezzo al corridoio bianco dove la luce attraversava grandi vetrate, quella mattina, osservando il cielo, Ryan Actington sorseggiava il suo caffè miscelato con la cioccolata. Tanti pensieri gli sfioravano ricordi, stati d'animo, preoccupazioni. Un solo sentimento però gli faceva più male: la nostalgia. Pochi passi e un uomo si avvicinò a lui, e da sotto i suoi baffi poche parole ruppero quel piacevole silenzio.“Ho saputo che hai accettato il caso di Rebecca”. Ryan annuì rispondendo così a quella constatazione, poi guardò l'uomo.“Dovevo farlo.” Gli disse.“Credi veramente che sia dispersa? E se invece lei fosse l'assassina di quelle venti persone?”“No – scosse la testa – io l'ho conosciuta. Ho visto molti assassini, lei non potrebbe mai esserlo, fidati.”“Perciò sei deciso a ritrovarla?”“Sì. È quello che farò.”Ryan non poteva sapere su quanto si sbagliava in realtà. La nostalgia per quella ragazzina che serviva ai fastfood era troppo forte, come nebbia gli offuscava la vista e la ragione. Ricordò la loro prima conversazione.“Tu sei quella che l'altra volta sbagliò la mia ordinazione, ricordi?” erano passate due settimane da quell'incontro. Tornato in quel fastfood non potè fare a meno di notare quanto Rebecca gli facesse tenerezza.“Sì – rispoose lei imbarazzata - mi scusi ancora.”“No, non era un rimprovero – sorrise lui – era solo per attaccare bottone”. Fu proprio lì che vide l'espressione della ragazza distendersi nello stupore.“A..attaccare bottone?”“Sì. Vedo che non c'è molto lavoro per te oggi, io ho voglia di conversare, ho passato ore in ufficio senza parlare con anima viva.”“Ah e.. di che si occupa?”“Sono un investigatore.”“Oh quindi lei capisce da uno sguardo come sono fatte le persone?”“Sì e no. A volte son così brave a fingere che mi fregano. Comunque io sono Ryan, piacere, e tu sei?”“Rebecca.”“Tu sei una di quelle che definirei diamante allo stato grezzo.”“Come scusa?”“Da come ti vedo e ti ho vista lavorare, sei una in gamba. Aspetti il momento per emergere ma allo stesso tempo ne hai paura. Pensi che gli altri non possano provare attrazione o curiosità nei tuoi confronti, così fai la nerd. Scommetto che sei un'appassionata di Netflix.”“Beh sì e tutto giusto ma... così mi metti in imbarazzo.”“Oh non devi...”“Ma...”“Non devi pensare che nessuno può avere curiosità nel conoscerti. Io sono qui. E ho voglia di farlo. Mi piacerebbe uscire una sera e magari potrai farmi vedere che in realtà sei quello splendido diamante che credo tu sia.” La mano di Ryan si appoggiò al freddo vetro del corridoio bianco. Il volto stravolto in un piglio desolato e un solo pensiero:“ti ritroverò, Rebecca, a tutti i costi.” E NELLA NOTTE 6 Quella mattina Reb si svegliò e si ritrovò distesa su un letto dalle lenzuola di flanella candide ed era... nuda? Si alzò di soprassalto e constatò di non essere sola. Incredibilmente al suo fianco aveva dormito Desmond.SEI ORE PRIMA.“Noi siamo come divinità?” chiese incredula Rebecca sotto il chiaro di luna. Odori pesanti di città e dei gas di scarico appestavano l'ossigeno in un racconto tutt'altro che roseo.“Non è forse così? - controbattè Desmond – guardati, guardami. Noi siamo bellezza. Noi siamo perfezione. Sono contento di non essermi sbagliato su di te. Quello che l'umanità ti toglieva io te l'ho dato.”Rebecca scrollò la testa. “A che prezzo?”.“Di che prezzo parli? Della solitudine? Oh capirai presto che siamo una comunità chiusa ma vasta di cui ne farai parte se mi seguirai.”“Per tutto questo tempo il mio intento non era quello di unirmi alla tua setta.”“Ah no?” Desmond era davvero provocante, con la sua aria spavalda si avvicinò a lei talmente tanto che poteva sentirne il respiro freddo. “E qual era allora?”.“Ucciderti. Vendicarmi.”“Queste parole equivalgono all'amore sai?”“Mai.”Il fievole vento le smosse i capelli, Desmond con l'indice liberò il suo volto da una ciocca e fu allora che gli occhi grigio chiaro di lui e quelli violacei di lei si clissarono, gli uni persi negli altri. E fu come se una scossa percorse Reb, fino a raggiungerle il corpo, le mani, il ventre. La sua bocca si asciugò. Doveva resistere a tutto ciò, ma come poteva? Le sue mani erano già arrivate a toccare quei capelli argentati del vampiro. No doveva fermarsi. Fece uno sforzo impressionante per non cadere in tentazione, riuscì tuttavia ad allontanarsi e a girarsi dall'altra parte.“Io non volevo questa vita.” gli disse.“Ma ora ce l'hai.” asserì Desmond tranquillo.“E sarà per sempre?”“Sì. Ma capirai che il per sempre è più veloce di una qualsiasi vita umana. Il tempo scorre alacre per noi.”“Da.. da quanto tempo sei un vampiro?”“94 anni. Io ho l'età di 124 anni. E se ti devo dire che questo secolo è stato lento, beh devo dirti di no.”Reb ebbe paura. Poi lo guardò e capì che cosa intendeva egli dicendole che erano come divinità. 124 anni e rimanere per sempre giovane e bello. Ne era troppo attratta, così come a quel ballo.Oh che cazzo! Non poteva più farcela, basta resistere! Così si gettò tra le sue braccia sentendo su di sé tutto il suo corpo muscoloso, duro come la roccia, e così lui potè sentire il nuovo corpo di lei. E si baciarono, sentirono il glaciale tepore dei loro corpi e cominciarono a toccarsi, accarezzarsi, spingersi l'uno contro l'altra, fino a giungere nel momento di quella mattina in cui Rebecca si era svegliata, ferma ad osservare lui baeatamente addormentato nel buio della stanza.Si toccò le labbra ed esclamò:“merda!”. 7 Quanti errori si fanno in preda alla voglia di qualcosa. Specie quella sessuale. E Reb, eh già, ne aveva appena fatto uno. “Svegliati!” gridò al bell'addormentato nel letto del suo appartamento. Desmond si destò di scatto, con gli occhi socchiusi. “Ah uffa ma perchè mi hai svegliato, dormivo così bene!” si lamentò.“Che cosa mi hai fatto stanotte?”Desmond la osservò sorpreso. “Che?”“Di sicuro mi hai fatto qualcosa, per questo è successo... beh – agitò la mano verso la sua direzione- questo.”“Sesso Reb, abbiamo fatto sesso e non è stata colpa mia.”“Sì invece, io volevo e voglio farti fuori!”“A quanto pare no! Tra vampiri non possiamo usare la persuasione, è solo un istinto di caccia.”“Menti.”“No.”Rebecca scosse la testa. Si affrettò a vestirsi lamentandosi dell'errore. “Mai più. È stata la prima ed ultima volta, noi non siamo amici, né amanti, né saremo mai altro.” Si apprestò ad aprire la porta quando un fievole fascio di luce la colpì e la spinse a rinchiudersi dentro. Il volto colpito le bruciò lievemente. Dopo aver chiuso gli occhi per il timore, li riaprì notando Desmond divertito.“A quanto pare sei costretta a restare con me tutto il giorno.” le disse, distendendosi ed aprendo le gambe mostrando tutta la sua muscolatura e anche qualcos'altro. Reb appoggiò la testa contro la porta. “Cazzo!” esclamò. Poi gli saltò nuovamente addosso. Ryan stava seguendo tutte le mosse dell'assassino trascritte nel volume che stava leggendo. 20 persone uccise da un morso e completamente dissanguate. Era una bestia? O un serial killer decisamente portato ad uccisioni contorte. Beh non era la prima volta che accadeva. Ryan doveva cercare una risposta a tutto ciò. Perché Rebecca era l'unica assente nonostante la sua migliore amica Penelope fosse rinvenuta nel suo appartamento? Le ipotesi erano poche, di certo o era scappata, o era morta o era lei stessa la serial killer. Ryan scartò senza pensarci l'ultima ipotesi, benchè quella che gli facesse più male fosse la seconda. Avrebbe dovuto ritorvarla sì, ma viva.“Sono una fanatica della serie Orange is the new black.” la voce di Rebecca riaffiorò nel suo pensiero, così come il ricordo di quel primo appuntamento dove poté conoscerla meglio.“Orange is the new black? Avrei detto Strange Things!” constatò lui. Seduti nel ristorante giapponese entrambi erano alle prese con il sushi e l'uso maldestro delle bacchette.“Beh certo, anche quello è un capolavoro! Come Sense8.”“Bello quello... ha delle scene un po' hot non trovi?”Lei arrossì e si imbarazzò nell'udire quelle parole, pronunciate con facilità.“Oh scusami non volevo metterti in imbarazzo.”“No ma quale imbarazzo!” disse lei. “ è solo che di solito parlo di cose hot solo con la mia migliore amica, non sono mai uscita con un ragazzo.”“Scherzi?”“No.. cioè, mi hai vista?” gli chiese Reb, imbarazzata ma anche curiosa del perchè fossero là e se magari fosse uno scherzo.“Certo che ti ho vista.” la spiazzò lui, con tono deciso, delicato, apprensivo.“E allora... siamo qui come amici vero?”Ryan si rinchiuse nel silenzio per qualche istante. Poi lei rispose da sola.“Tranquillo, non c'è nessun problema. A me piace parlare con te, perciò non sentirti in difetto nel dirmi che non può mai esserci altro.”“Sei una ragazza così buona Rebecca, forse ci vorrà del tempo.”“Io ho tutto il tempo del mondo.”Ryan le sorrise, Reb contraccambiò, anche se in realtà stava morendo dentro. 8 Alzò il bicchiere: “alla salute” e lo scontrò con quello di Reb. “Non posso crederci che siamo arrivati a questo punto.” asserì lei.“Quale punto?”“Quello in cui noi due beviamo tequila come fossimo buoni amici.” Lo guardò, Desmond era troppo divertito per i suoi gusti.“Amici o amanti?”“Ahimè credo che siamo entrambi.” Ahi faceva male ammetterlo. L'aveva odiato così tanto, eppure la sua compagnia ora le piaceva. Che cosa vedeva in lui di cambiato? Forse il suo sorriso e la sua aria sempre serena e sicura di sé. Si era incantata un istante nel fissarlo, ciò le fece pensare di essere in pericolo, non vitale ma sentimentale. Era come sul ciglio di un precipizio  e pensava di volersi buttare giù e perdersi in un folle sentimento. Rebecca stava iniziando a provare qualcosa per un altro individuo e la cosa era strana dal momento che aveva smesso di farlo da quando era diventata una vampira. Ad un certo punto sentì il suo stomaco brontolare per la fame. Desmond se ne accorse. “Devi imparare a sopportare di più, magari provare anche il sangue animale.” “Ci ho già provato ma per ora mi fa venire il voltastomaco. Non riesco a frenare la sete. Come devo fare?”.“Te lo insegnerò. Adesso però devi cibarti prima di fare cazzate e aggredire qualcuno di fronte a tutti. Poi penseremo a tutto il resto e al tuo inserimento nella comunità dei vampiri.”“Ah già. Quanti vampiri siamo?”“Più di quanti pensi.” “Me lo hai già detto questo. E come funziona?”“Dovrai essere esaminata. Ma ora devi pensare a cibarti prima di fare discorsi. Non mi piace come guardi il barista.” Era vero, non se ne era accorta ma stava fissando il barista grassottello come se fosse stato un porco allo spiedo. Desmond attirò nuovamente la sua attenzione e le fece cenno di notare una donna entrata nel bar. Era bellissima ed elegante e il suo sangue aveva davvero un buon profumo. “Lei.” gli disse Desmond.“Perchè proprio quella signora?”“Perchè la vedi dall'espressione che è venuta qui per gettarsi nell'alcol e nella disperazione. Se sparisse non sarebbe una cosa che desterebbe troppa sorpresa no?”.Rebecca sorrise  e si alzò. Camminò con eleganza fino ad arrivare al tavolino dov'era seduta quella signora di circa cinquanta anni, con i capelli tinti di castano scuro, tagliati a caschetto con una frangia che le copriva la fronte. I suoi occhi erano scuri e circondati da rughe di vecchiaia accentuate dalla stanchezza. Reb stava usando il suo istinto di caccia usando quello che veniva chiamato il canto della sIrena, ovvero una sorta di charme persuasivo che sorpassa il limite dell'ipnosi. Le porse il bicchiere di tequila.“Bevi – le ordinò – hai l'aria di chi strova nei guai.”La donna portò il bicchiere alla sua bocca e bevve qualche sorso senza mai distogliere gli occhi da quelli bellissimi di Rebecca. Poi una volta distaccate le labbra le rispose. “Sono sola. Mio marito mi ha appena chiesto il divorzio dopo trent'anni di matrimonio. Credevo di essere felice, sa il mio non era un matrimonio di quelli tristi, dove ognuno conduceva una vita separata senza saperlo. Noi ervamo un tutt'uno. Finchè è arrivata lei...”Reb si sedette con fare seducente.“Lei?” “Un giorno pensi di avere tutto e poi un altro sei senza più niente a causadi una troia di venticinque anni che non si fa scrupoli ad andare con chi ne ha almeno trenta più di lei. Così la vecchia ferraglia viene gettata via.” gli occhi della signora vibrarono sotto i colpi della delusione e del dolore, facendosi languidi, socchiusi. Reb la esaminò con attenzione assottigliando lo sguardo.“Come ti chiami?” le chiese.“Sandra”. “Ebbene Sandra, tu non sei una vecchia ferraglia.” si alzò e le tese la mano, la signora in balia del suo incantesimo l'afferrò e la seguìi. Uscirono insieme e si inoltrarono in un vicolo cieco, dove l'oscurità copriva tutto lasciando spazio alla sola luce lunare.  Rebecca fece appoggiare Sandra contro i mattoncini del vicolo.“Ma... è mai possibile che a quest'età cominci ad avere attrazione per una donna?” chiese ella in un flebile momento di lucidità. Rebecca la baciò avidamente e le accarezzò la guancia. L'incantesimo si stava compiendo, la preda era in piena balia dell'inganno. Reb spalancò la sua bocca e i canini si allungarono, gli occhi le vibrarono diventando fluorescenti dentro l'oscurità. La fame era forte, finalmente poteva essere attenuata.Luce.“Fermati!”Un raggio di luce ed una intimidazione bloccarono la caccia.Dietro ad una torcia una voce maschile e una pistola si stavano avvicinando. “Allontati da quella donna!”. Rebecca lo fece lentamente  e l'incanto di caccia si frantumò e Sandra come effetto collaterale svenì accasciandosi al suolo.“Mani in alto. Finalmente ti ho trovata. Assassina.”Ovviamente Rebecca non eseguì  il suo ordine, ma era curiosa. La torcia si abbassò di poco e lei poté vedere la fisionomia del disturbatore. Viso dai lineamenti dolci e rasato... “Mani in  alto ! Ahg!!” strozzato dalla presa di Desmond corso in aiuto di Reb, l'uomo si dimenò cercando di liberarsi per respirare, così caddero la pistola e la torcia, quest'ultima rotolando lontana e lasciando i tre nell'ombra. “La... lasciami..” implorò.  Reb ebbe la brutta sensazione di conoscere quella persona.“Tesoro è tutto tuo, sarà lui la tua cena stasera.” Desmond lo lasciò andare. Rebecca lo afferrò per il collo alzandolo. Fu allora che entrambi poterono vedersi da vicino. Fu allora che lo sguardo dell'uomo si abituò al buio della notte vedendo i lineamenti del viso della vampira. E sotto la sorpesa la sua voce uscì alacre. “Rebecca?” esclamò atterrito.  Lei sussultò. Lo lasciò cadere e fece cenno a Desmond di fuggire. Così si trasformarono in pipisrelli lasciando in quel vicolo nero l'uomo mentre si reggeva sulle braccia tossendo, cercando di riprendersi dall'accaduto. Non poteva crederci, aveva visto e riconosciuto il volto dell'assassina delle venti vittime. La sua ricerca era finita. Approdati sul tetto di un'alta palazzina Desmond e Rebecca ripresero le loro sembianze da vampiri.“Che diavolo ti è preso Rebecca?” cercò di capire lui.Lei si fece agitata, mettendosi una mano sulla fronte, preoccupata. “Non potevo ucciderlo.”“E perchè?”“Lui è Ryan Actington.” E nella notte un incontro improvviso si rivelò essenziale nel gioco degli scacchi del fato. Ryan era ancora disteso per terra quando gli stivali di un uomo lo raggiunsero.“Principiante.” gli disse con tono di scherno.Ryan lo notò sotto il chiaro di luna. Era alto e indossava degli abiti simili a quelli di un cacciatore antico. “E tu chi diavolo sei?” gli chiese. “Io sono un cacciatore di vampiri e tu pivello con la tua sventatezza me ne hai appena fatto perdere uno.” Scacco matto. FINE PRIMA SERIE
0 notes
georgeromeros · 3 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) dir. Piero Regnoli
527 notes · View notes
gurumog · 9 months
Photo
Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) L'ultima Preda del Vampiro Film Selezione Dir. Piero Regnoli
Erika Dicenta as a member of the Playgirl's Troupe
428 notes · View notes
weirdlookindog · 7 months
Text
Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (L'ultima preda del vampiro, 1960)
65 notes · View notes
re-cut-off-blog · 10 years
Photo
Tumblr media
L'ultima preda del vampiro (1960) Piero Regnoli
31 notes · View notes
gurumog · 1 year
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) L'ultima Preda del Vampiro Film Selezione Dir. Piero Regnoli
Erika Dicenta as a member of the Playgirl's Troupe
223 notes · View notes
gurumog · 8 months
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (1960) L'ultima Preda del Vampiro Film Selezione Dir. Piero Regnoli
Lyla Rocco as Vera Walter Brandi as Count Gabor Kernassy
53 notes · View notes
weirdlookindog · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
Maria Giovannini in The Playgirls and the Vampire (L'ultima preda del vampiro, 1960).
140 notes · View notes
weirdlookindog · 7 months
Text
Tumblr media
The Playgirls and the Vampire (L'ultima preda del vampiro, 1960) - Belgian Poster
26 notes · View notes