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#l'idiota
falsenote · 2 months
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The Idiot (1959)
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intotheclash · 1 year
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La bellezza è un enigma.
Fëdor Dostoevskij - L'Idiota
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ginogirolimoni · 23 days
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“ - Subito! Vieni! Proprio subito! Sul momento! - gridava in un accesso di agitazione e di impazienza straordinaria. - Ma voi mi esponete … - A che? Oh, innocente semplicione! Non mi sembri nemmeno un uomo! Adesso vedrò tutto da me, coi miei occhi … - Ma lasciatemi prendere almeno il cappello … - Ecco il tuo sordido cappelluccio, andiamo! Non hai neppur saputo scegliere la forma con un po’ di gusto! … É stata lei … è stata lei dopo i fatti dianzi … nella collera, - borbottava Lizaveta Prokòf’evna, tirandosi dietro il principe, senza lasciarlo andare un istante. - Poco fa ho preso le tue parti, ho detto forte che eri uno sciocco perché non venivi … altrimenti non avrebbe scritto un biglietto tanto assurdo! Un biglietto sconveniente. Sconveniente per una ragazza ammodo, bene educata, intelligente, si, intelligente! … Uhm! - seguitò: - oppure … oppure, forse … forse si è indispettita lei stessa che tu non venissi, ma non ha calcolato che non si può scrivere così a un idiota, perché può prendere tutto alla lettera, come è stato. Ma tu perché mi ascolti? - gridò accorgendosi di aver detto troppo. - Ha bisogno di avere per buffone uno come te, da un pezzo non ne ha visti, ecco perché ti scrive! E io son contenta, son contenta che ora ti arroterà i denti addosso, ne son contenta. Te lo meriti. E lei lo sa fare, oh, come lo sa fare! …”.
(Fëdor Dostoevskij, L’idiota, Einaudi, Torino, 2014, p. 318).
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popolodipekino · 5 months
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uccidere chi ha ucciso
Ecco, quando metti la testa proprio sotto il ferro e poi te lo senti scivolar sul capo, è questo quarto di secondo che fa più spavento di tutto. Questa, sapete, non è una mia fantasia, e molti hanno detto la stessa cosa. Io ci credo tanto, che vi dirò francamente la mia opinione. Uccidere chi ha ucciso è un castigo senza confronto maggiore del delitto stesso. L'assassinio legale è incomparabilmente più orrendo dell'assassinio brigantesco. Chi è assalito dai briganti, chi è sgozzato di notte, in un bosco, o altrimenti, senza dubbio spera ancora di potersi salvare fino all'ultimo momento. Ci sono stati dei casi in cui la persona aveva già la gola tagliata, eppure sperava ancora, o fuggiva, o chiedeva scampo. Mentre qui tutta quest'ultima speranza, con la quale è dieci volte più facile morire, te la tolgono con certezza; qui c'è una condanna, e appunto nella certezza che non vi sfuggirai sta tutto l'orrore del tuo tormento, e al mondo non c'è tormento maggiore di questo. Conducete un soldato, durante il combattimento, proprio davanti a un cannone, collocatelo lì e tirategli addosso: continuerà a sperare; ma leggete a questo stesso soldato la sentenza che lo condanna con certezza, ed impazzirà o si metterà a piangere. Chi ha detto che la natura umana è in grado di sopportare questo senza impazzire? Perché un affronto simile, mostruoso, inutile, vano? Forse esiste un uomo al quale hanno letta la sentenza, hanno lasciato il tempo di torturarsi, e poi hanno detto: "Va', sei graziato". Ecco, un uomo simile forse potrebbe raccontarlo. Di questo strazio e di questo orrore ha parlato anche Cristo. No, non è lecito agire così con un uomo! da F. Dostoevskij, L'idiota
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frabooks · 4 months
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L'idiota
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La stesura fu contemporanea all'esilio dello scrittore, dovuto ai debiti: ebbe inizio a Ginevra nel settembre del 1867, proseguì a Vevey (sul lago di Ginevra), a Milano, e terminò nel gennaio del 1869 a Firenze. Una targa al numero 22 di Piazza de' Pitti ricorda la permanenza dell'autore nel palazzo per quasi un anno. L'opera nel frattempo uscì a puntate a partire dal 1868 sulla rivista Russkij vestnik (il Messaggero russo), mentre in forma unica fu presentata l'anno successivo.
Personaggi
Myshkin. Il principe Myskin è il protagonista del romanzo. Dostoevskij lo ritrae come un uomo assolutamente buono, compito che pensava incredibilmente difficile. In realtà la parola sarebbe prekrasnyj che significa più che “buono” “splendido” o incredibilmente splendido. Intraducibile. È un ragazzo di 18 anni che ha passato la giovinezza in Svizzera per curare il mal caduco, l’epilessia, e l’idiozia. Torna in Russia per incontrare l’unica parente che ha, Lizaveta Prokofyevna, anche lei dei “Myskin”.
Rogózhin. È un ragazzo che Myskin incontra fin dalle prime pagine quando entrambi sono sul treno per Pietroburgo. È follemente innamorato di Nastas’ia Filippovna; sta andando a Pietroburgo per ricevere la sua eredità. È il secondo protagonista del romanzo, anche se avrà molta meno voce di altri personaggi.
Nastasya Filippovna. Terzo protagonista del romanzo. È una ragazza rimasta orfana che viene cresciuta da Totsky che vede in lei non solo una bellezza straordinaria ma anche una grande intelligenza. Si fa intendere che Totsky fu decisamente inappropriato con Nastas’ja fin dalla prima adolescenza: questo segnerà la salute mentale della ragazza. È di carattere instabile, nevrotico ma è intelligente e incredibilmente attraente.
Aglaja. Figlia di Lizaveta Prokòf'evna e del generale Epancin, è bellissima e intelligente (anche lei) ma indisponente, antipatica, viziata e autoritaria. Creerà un legame col Principe, che è molto attratto da lei.
Ippolit. È un ragazzo tisico (ha la tubercolosi) a cui rimangono poche settimane di vita. Sarà fondamentale nella parte centrale del romanzo perché esprimerà la volontà di esercitare il suo libero arbitrio invece di aspettare passivamente la morte. È nichilista, scontroso, egocentrico.
Altri personaggi molto presenti nel libro ma indiscutibilmente minori.
Gánya. Maggiordomo in casa Epancin, promesso in matrimonio a Filippovna, ama segretamente Aglaja. Viene umiliato. È un personaggio infido, calcolatore ma molto umano.
Lébedyev. Da Wikipedia: “un ubriacone dispettoso la cui irrequieta curiosità e meschina ambizione lo hanno trasformato in una sorta di deposito di informazioni sociali. Lo usa per ingraziarsi i superiori e per perseguire vari schemi e intrighi.” Calza alla perfezione.
Lizavéta Prokófyevna. Madre di Aglaja e lontanissima parente del Principe Myskin, ha un carattere impulsivo, forte e prorompente.
General Iván Fyódorovich Epanchín. Marito di Lizaveta e padre di Aglaja, è un imprenditore ricco e rispettato in città, eppure è infido e viscido.
Tótsky. Ricco nobile che ha cresciuto Filippovna. Disgustoso.
Ce ne sono molti altri ma sono di contorno.
Spunti
Il libro di Dostoevskij che mi ispirava meno. Ho sempre considerato L’idiota il libro meno interessante di Dostoevskij, soprattutto perché temevo fosse una storia del genere “troppo buono per questo modo” e cioè che il messaggio fosse: meglio stupidi e felici che intelligenti e tristi. Assioma fastidioso e terribilmente pigro che non condivido affatto. Il libro ovviamente non c’entra granché con questo mio pregiudizio.
Facilità di lettura e digressioni. Ho trovato questo libro incredibilmente facile da leggere, le pagine scorrevano fluide a una velocità sorprendente. Non ho riscontrato digressioni rilevanti né pesanti. Non ho mai trovato delle parti pesanti o lente. Questa sensazione mi sorprende perché tutti i libri grossi di D. hanno degli sbalzi di ritmo, basti pensare alla digressione lentissima dello Staretz ne I fratelli Karamazov o le prime 100 pagine de I demoni.
Tantissimi personaggi, pochi rilevanti. È un libro zeppo di personaggi e non è sempre facilissimo stare dietro ai nomi, eppure i personaggi veramente rilevanti sono pochissimi. Anzi capita spesso che personaggi poco rilevanti abbiano molti più momenti e dialoghi di, ad esempio, Rogozin, il secondo personaggio più importante del romanzo. Credo sia un effetto voluto per dare idea del ronzare incessante delle persone infide e insignificanti attorno al Principe.
Libri lunghi. Finire questo libro mi ha lasciato confuso e interdetto. Ero incapace di riprendere contatto col mondo. I libri lunghi si portano dietro un peso specifico diverso dai libri brevi - e grazie tante - che sento impatta molto di più sulla mia vita. È un gusto tutto particolare che ormai ricerco con avidità.
Per Ilenia Zodiaco è difficile e prolisso. Io credo sia l’esatto opposto: è uno dei libri più facili che abbia mai letto (anche se è vero che è un po’ prolisso). È sorprendente come cambiano le cose per ognuno di noi, anche a partire dallo stesso libro.
La bellezza salverà il mondo? L’idiota viene spesso citato per questa frase e lo trovo incompensibile. È una frase che non viene mai detta da Myskin ma solo da Ippolit e un altro (non ricordo chi) in riferimento al Principe stesso. Non ha senso identificare il libro con questa frase per diversi motivi. Il primo è che il Principe non filosofeggia; anche quando nella prima parte racconta della pena di morte, lo fa in modo ingenuo, naturale, come se parlasse con degli amici circa le sue impressioni; non fa “politica” nè “filosofia”. In secondo luogo, questo libro ha temi molto più rilevanti: la pena di morte, il libero arbitrio, l’incomprensione, l’ipocrisia della società, la malattia (fisica e mentale). Infine “la bellezza salverà il mondo” è una frase molto più adeguata a Stepan Trofimovic ne I demoni: e infatti la dice lui questa frase! Al gran ricevimento dei Von Lembke fa una tirata romantica proprio sulla bellezza della natura. Stepan Trofimovic in quel romanzo è proprio la rappresentazione di un vecchio ideale di intellettuale: romantico, aristocratico, ormai sorpassato dai tempi.
No trama. Succedono tante piccole cose ma non c’è una vera macro trama rilevante, o almeno sento che è così. Per questo motivo L’idiota è un libro strano, che sarebbe potuto andare avanti ancora per 1000 pagine. Non voglio dire che non succedano cose rilevanti, anzi: ci sono 2-3 cambi di ritmo folli alla D. (teatrali, pazzi, quasi inverosimili). Però non ha i 3 atti veri e propri di una storia fatta e finita, come ne I demoni. Azzardo a ipotizzare che una ragione viene dal fatto che D. non aveva affatto le idee chiare sullo sviluppo degli eventi (fonte: Tolstoj o Dostoevskij, G. Steiner).
La pena di morte e la scena raccontata da Miskyn. C’è una famosa scena in cui il Principe Myskin racconta di quando ha assistito a una pena di morte. Questa scena è autobiografica. D. venne condannato alla pena di morte per aver letto una lettera (o un libro) di Belinsky (a quel tempo censurato) in un circolo di socialisti; sul patibolo, a 5 minuti dalla morte, venne graziato dallo Zar e mandato ai lavori forzati in Siberia. La scena è notevole per diversi motivi. Personalmente sono molto interessato al discorso pena di morte, garantismo, evoluzione della giustizia nei secoli. Secondo motivo: D. è un maestro a raccontare di sé perché trasuda una totale sincerità; lo si vede anche ne Il giocatore, romanzo scritto quando era sommerso dai debiti a causa del gioco. Il punto di vista di Myskin, come ho scritto sopra, non mi sembra politico; commenta il fatto con genuinità da osservatore e questo lo caratterizza ancora meglio come buono, genuino, “in pace col mondo”, in qualche modo.
L'epilessia. Altro aspetto autobiografico: D. era malato di epilessia. Fa impressione il racconto delle sensazioni che anticipano un attacco epilettico. Dev’essere stato un duro lavoro di introspezione per D. L’epilessia nella Russia ortodossa si porta dietro anche un significato spirituale: la malattia veniva vista come un modo per avvicinarsi a Cristo/Dio. Sono famosi i “folli in Cristo” (jurodivyj), simil monaci che “hanno adottato una forma ascetica di pietà cristiana che si chiama " follia " per amore di Cristo. Essi rinunciavano volontariamente non soltanto alle comodità e ai beni familiari, ma accettavano di essere considerati pazzi, gente che non ammette le leggi della convivenza e del pudore e si permette azioni scandalose.” https://www.scrutatio.it/DizionarioTeologico/articolo/2373/folli-in-cristo
Riflessione sul suicidio di Ippolit. Il suicidio è un tema ricorrente di D. che ha trattato soprattutto ne I demoni e ne L’idiota, secondo me in modi molto differenti. Ippolit è malato terminale, gli aspettano poche settimane di vita. Dopo un lungo rimuginio decide che gli conviene uccidersi. Una suggestione: non esistono (più?) buone idee. C’è una riflessione straordinaria sui tipi di uomini e io ci sono dentro in pieno.
Non riuscire a condividere un’idea. “Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni idea umana geniale e nuova o, più semplicemente, in ogni idea umana seria, che nasce nella mente di chicchessia, rimane sempre qualche cosa che non è assolutamente possibile trasmettere agli altri"
Miskyn vs Rogozin. Il tema del doppio è tanto caro a D. che ne ha iniziato a parlare nel suo secondo libro, Il sosia. Lo si ritrova anche in Raskolnikov, che significa “scisso, diviso”, in Delitto e castigo ma anche in Stavrogin, con le sue visioni. Ne L’idiota il doppio è rappresentato da Myskin e Rogozin, che sono speculari. Uno è buono, ingenuo, pacato; l’altro è folle d’amore, astioso, esagerato. Rogozin è il cattivo del romanzo ma D. ha fatto un lavoro magistrale, secondo me, perché - almeno io - ho percepito Rogozin come l’altro lato della medaglia della trama, non come cattivo vero e proprio.
Tutti i personaggi fanno abbastanza schifo. Chi è il cattivo in questo romanzo? Nel diario di lettura è una domanda che mi sono posto. Non è immediato capirlo perché Rogozin di sicuro non lo è. Il cattivo in questo libro sono tutti. Tutti i personaggi che circondano il Principe rappresentano una sfumatura di “cattiveria” e corruzione, chi più, chi meno. Sono tutti vittime, o comunque in balìa, di forze superiori: la violenza, la morte, le passioni sfrenate. Un tocco davvero geniale di Dostoevskij.
Tutta la filosofia di D. sta nel “se potessi non morire! Trasformerei ogni minuto in un intero secolo” “Oh poter non morire! Poter far tornare indietro la vita: che eternità! E tutto questo sarebbe mio! Allora trasformerei ogni minuto in un intero secolo, non ne perderei niente, terrei in conto ogni minuto, per non sprecare invano nemmeno più di un istante!” Sappiamo bene che per D. non è così. L’uomo è irrazionalità, istinti, bisogni primari, pulsioni.
Non viene capito dagli altri, gli altri non si spiegano il suo comportamento. Questo è il punto centrale del romanzo. Myskin non è “idiota” inteso come stupido oppure come stupido ma felice, è solo incompreso. Sempre e da tutti. Non viene compreso quanto compatisce Nastas’ja o Ippolit. Non viene capito quando continua a parlare e interagire con Ganja (invece di chiudere i rapporti). Non viene capito da Lizavéta Prokófyevna che ha continui sentimenti contrastanti con lui e passa dal volergli bene e farlo sentire accettato in famiglia a bandirlo da casa propria. Non viene capito da Rogozin, che non capisce la qualità dell’amore del Principe per Filippovna. Non viene capito da Aglaja per lo stesso motivo. Non viene capito, ovviamente, dalla nobiltà. È un estraneo a tutti gli effetti al mondo russo, ma in generale all’umanità. È troppo diverso, vive su binari tutti suoi, ha emozioni, pensieri, punti di vista sempre diversi e laterali da tutti. E ovviamente ne fa le spese lui in prima persona cambiando e rabbuiandosi durante la storia, ma anche, ad esempio, Nastas’ja che muore. L’unica persona che lo capisce, credo, è Nastas’ja Filippovna.
Il cambiamento di Myskin. Ho notato che il Principe Myskin a inizio libro è ancora intatto; è gentile verso gli altri, compassionevole, ma soprattutto felice. A fine libro rimane il suo aspetto da straniero, cioè il suo modo di approcciarsi agli altri, però è cambiato perché non è più felice. Ha fallito in tutto, è andato tutto storto. Il mondo è riuscito a corromperlo non capendolo mai.
Due tipi di persone. Gli ordinari ordinari e gli ordinari “intelligenti” P 667 “Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure - ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalità e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tra, acquisendo persino proprietà specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciò che è, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilità di guadagnarsi questo nuovo stato. […] Questa gente è la stragrande maggioranza nel mondo e ce n’è persino più di quanto non sembri; la suddetta schiera si divide, come d’altronde tutto il genere umano, in due categorie primarie: della prima fanno parte gli uomini limitati; della seconda quelli “troppo intelligenti”. I primi sono i più felici; per un uomo “ordinario”, per esempio, non c’è niente di più facile che credersi un uomo fuori dal comune e originale e deliziarsi di ciò senza esitazione alcuna. Questo vale per alcune nostre signorine che, tagliati i capelli corti, indossati occhiali azzurri, definitesi nichiliste, si sono subito persuase di aver cominciato ad acquisire all’istante “convinzioni” proprie e personali. Il discorso vale anche per qualche persona che, avendo riscontrato nel proprio cuore l’esistenza di una semplice briciola di sentimento universale (come peraltro a tutti gli uomini) e buono, si è immediatamente persuasa di provare particolari sentimenti come nessun altro al mondo, nonché di essere all’avanguardia nel progresso generale. Lo stesso esempio è calzante per qualcun altro che, presa alla lettera un’idea qualunque oppure letta una paginetta qualsiasi dall’inizio alla fine, si convince all’istante che si tratti di “pensieri propri e personali”, nati autonomamente nel suo cervello. […] Questi non dubita nemmeno per un attimo di essere un genio, non si pone minimamente il problema; per lui non esiste altro. […] Uno dei personaggi del nostro racconto, Gavrila Ardalionovic Ivolgin, fa parte invece della seconda categoria, quella degli uomini “ordinari”, “troppo intelligenti”, che desiderano essere originali dalla testa ai piedi a tutti i costi. Gli appartenenti a questa categoria, come abbiamo notato poco fa, sono molto più infelici della prima. Infatti l’uomo “ordinario” intelligente, anche se si è immaginato di sfuggita (o forse anche per tutta la sua vita) di essere geniale e originale, ciò nonostante conserva,nel suo cuore, il tarlo del dubbio che lo porta alla disperazione più profonda; egli si rassegna soltanto quando è ormai avvelenato dalla vanità che gli si è insinuata nel profondo. Tuttavia noi abbiamo preso ad esempio un caso limite: per la stragrande maggioranza di persone che fanno parte di questa categoria intelligente, le cose non si svolgono poi in maniera così tragica; il fegato si guasta solo verso gli ultimi anni di vita, ed è tutto. […] Per lui il pensiero di aver adempiuto ai propri doveri umani non è né tranquillizzante, né confortante; anzi, lo irrita, e così dice: “ecco per cosa ho speso tutta la mia vita, ecco cosa mi ha legato mani e piedi, ecco cosa mi ha impedito di scoprire la polvere da sparo! Se non ci fossero stati quei impedimenti, forse avrei scoperto o la polvere da sparo o l’America, certo, non so ancora che cosa, ma avrei scoperto una delle due senz’altro!”.
Stralci e pezzi
Pena di morte P 31 Myskin “Il criminale era un uomo intelligente, coraggioso, forte, in gamba, si chiama Legros. Bè, vi dico, ci crediate o no, che mentre saliva sul patibolo piangeva, pallido come uno straccio. È forse ammissibile questo? Non è un’atrocità? E chi mai sta piangendo per il terrore? Io non pensavo che per il terrore potesse piangere non un bambino, ma un uomo che ha mai pianto, un uomo di quarantacinque anni. Che cosa accade in quell’istante nell’anima, quali spasimi la attanagliano? È una beffarda ingiuria per l’anima, nient’altro! È stato detto: non uccidere, e allora perché, siccome lui ha ucciso, viene ucciso anche lui? No, non si deve.Ecco, ho visto quella scena ormai da un mese, e da allora ce l’ho sempre davanti agli occhi”
P 32 “Vi sembrerà ridicolo, assurdo, ma a chi ha una certa immaginazione può saltare in mente un’idea simile. Pensate: quando per esempio c’è la tortura, ci sono sofferenze e ferite, dolore fisico, e perciò questo allevia le sofferenze dello spirito, così che soffri soltante per le ferite, finché non muori. Eppure il dolore maggiore, il più acuto, forse non sta nelle ferite, ma nel fatto che hai la certezza che ecco, tra un’ora, e poi tra dieci minuti, e poi tra mezzo minuto, e poi adesso, ecco, subito, l’anima volerà via dal corpo, e tu non sarai più un uomo, e questo è ormai certezza: la cosa fondamentale è che sia una certezza. Appena appoggi la testa proprio sotto la lama e te la senti scivolare addosso, ecco, quel quarto di secondo è il più terribile di tutti.”
“Prendete un soldato e mettetelo proprio davanti a un cannone, nel mezzo di un combattimento, sparategli addosso, e lui continuerà ancora a sperare, ma leggete a quello stesso soldato la sentenza certa, e lui perderà la ragione o si metterà a piangere. Chi mai ha detto che la natura umana è in grado di sopportare questo senza impazzire?”
P 86 Myskin “Lui diceva che quei cinque minuto gli erano sembrati un tempo infinito, un’immensa ricchezza; gli pareva di poter vivere tante vite in quei cinque minuti, che per il momento non doveva ancora pensare all’ultimo istante—”
“Oh poter non morire! Poter far tornare indietro la vita: che eternità! E tutto questo sarebbe mio! Allora trasformerei ogni minuto in un intero secolo, non ne perderei niente, terrei in conto ogni minuto, per non sprecare invano nemmeno più di un istante!” […] Oh, no, me l’ha detto lui stesso, rispondendo alle mie domande, che non aveva poi affatto vissuto così, e aveva perduto moltissimi attimi”
P 105 Myskin “Schneider mi confidò una sua idea molto strana, mi disse di essersi ormai convinto che anch'io ero un vero bambino, […]anche se fossi vissuto fino a sessant’anni”. È 107 Myskin “In primo luogo ho deciso di essere sempre gentile e sincero con tutti: nessuno potrà pretendere altro da me” “So molto bene che è imbarazzante parlare dei propri sentimenti in pubblico, ma con voi ne parlo senza alcun imbarazzo”
P 312-313 Myskin “A proposito di fede […] Una mattina ero in viaggio su una nuova linea ferroviaria e nello scompartimento ho conosciuto un certo S., con il quale ho parlato per quattro ore. Avevo già sentito parlare di lui, anche riguardo al suo ateismo. […] Mi ha colpito però una sola cosa: che per tutto il tempo era come se lui non parlasse affatto di questo, e ciò mi ha colpito proprio perché anche in passato tutti gli atei che ho incontrato e i libri sull’ateismo che ho letto mi sono sempre sembrati riferirsi a tutt’altro, sebbene all’apparenza fossero attinenti all’argomento”.
P 313 “Uno in Dio non crede affatto, e un altro invece ci crede tanto da accoltellare la gente invocandolo…”
P 315 “L’essenza del sentimento religioso sfugge a ogni ragionamento, a ogni reato o delitto, a ogni tipo di ateismo; c’è in essa, e ci sarà in eterno, qualcosa di ineffabile che gli atei non potranno mai afferrare in tutti i loro discorsi”.
P 567 “Tuttavia, voglio aggiungere che in ogni idea umana geniale e nuova o, più semplicemente, in ogni idea umana seria, che nasce nella mente di chicchessia, rimane sempre qualche cosa che non è assolutamente possibile trasmettere agli altri"
P 594 Ippolit “Se a bruciapelo mi venisse in mente di uccidere qualcuno a caso, oppure dieci persone in una volta sola, oppure di commettere qualche altra azione fra le più terribili, quella che viene considerata in assoluto la più terribile al mondo, in quale imbarazzo si verrebbe a trovare la corte del tribunale, viste le due o tre settimane di vita che mi restano e l’abolizione della tortura?”
Ippolit P 595 “Che cosa m’importa di tutta questa bellezza, quando ogni istante, ogni secondo sono costretto a ricordarmi che persino questo moschino minuscolo, che adesso mi ronza vicino, in un raggio di sole, prende parte a questo banchetto e al suo coro, sa qual è il suo posto e lo ama ed è felice, mentre io sono solo un aborto della natura, e non ho voluto capirlo fino a ora unicamente per viltà!”
P 667 “Infatti l’essenza stessa di alcune persone ordinarie consiste nel loro essere sempre e immutabilmente ordinarie, oppure - ancora meglio - nonostante tutti gli enormi sforzi che esse fanno per uscire a qualunque costo dalla normalità e dalla monotonia quotidiana, nel rimanere tali e quali in eterna compagnia del solito tran tra, acquisendo persino proprietà specifiche, come per l’appunto quella propria dell’uomo ordinario che per niente al mondo accetta di rimanere ciò che è, e vuole diventare originale e indipendente a tutti i costi pur senza avere la minima possibilità di guadagnarsi questo nuovo stato. […] Questa gente è la stragrande maggioranza nel mondo e ce n’è persino più di quanto non sembri; la suddetta schiera si divide, come d’altronde tutto il genere umano, in due categorie primarie: della prima fanno parte gli uomini limitati; della seconda quelli “troppo intelligenti”. I primi sono i più felici; per un uomo “ordinario”, per esempio, non c’è niente di più facile che credersi un uomo fuori dal comune e originale e deliziarsi di ciò senza esitazione alcuna. Questo vale per alcune nostre signorine che, tagliati i capelli corti, indossati occhiali azzurri, definitesi nichiliste, si sono subito persuase di aver cominciato ad acquisire all’istante “convinzioni” proprie e personali. Il discorso vale anche per qualche persona che, avendo riscontrato nel proprio cuore l’esistenza di una semplice briciola di sentimento universale (come peraltro a tutti gli uomini) e buono, si è immediatamente persuasa di provare particolari sentimenti come nessun altro al mondo, nonché di essere all’avanguardia nel progresso generale. Lo stesso esempio è calzante per qualcun altro che, presa alla lettera un’idea qualunque oppure letta una paginetta qualsiasi dall’inizio alla fine, si convince all’istante che si tratti di “pensieri propri e personali”, nati autonomamente nel suo cervello. […] Questi non dubita nemmeno per un attimo di essere un genio, non si pone minimamente il problema; per lui non esiste altro. […] Uno dei personaggi del nostro racconto, Gavrila Ardalionovic Ivolgin, fa parte invece della seconda categoria, quella degli uomini “ordinari”, “troppo intelligenti”, che desiderano essere originali dalla testa ai piedi a tutti i costi. Gli appartenenti a questa categoria, come abbiamo notato poco fa, sono molto più infelici della prima. Infatti l’uomo “ordinario” intelligente, anche se si è immaginato di sfuggita (o forse anche per tutta la sua vita) di essere geniale e originale, ciò nonostante conserva,nel suo cuore, il tarlo del dubbio che lo porta alla disperazione più profonda; egli si rassegna soltanto quando è ormai avvelenato dalla vanità che gli si è insinuata nel profondo. Tuttavia noi abbiamo preso ad esempio un caso limite: per la stragrande maggioranza di persone che fanno parte di questa categoria intelligente, le cose non si svolgono poi in maniera così tragica; il fegato si guasta solo verso gli ultimi anni di vita, ed è tutto. […] Per lui il pensiero di aver adempiuto ai propri doveri umani non è né tranquillizzante, né confortante; anzi, lo irrita, e così dice: “ecco per cosa ho speso tutta la mia vita, ecco cosa mi ha legato mani e piedi, ecco cosa mi ha impedito di scoprire la polvere da sparo! Se non ci fossero stati quei impedimenti, forse avrei scoperto o la polvere da sparo o l’America, certo, non so ancora che cosa, ma avrei scoperto una delle due senz’altro!”.
P 849 Myskin “Oh, se Aglaja sapesse, se sapesse tutto… ma proprio tutto. Per prima cosa bisognerebbe sapere. Per quale motivo non è mai possibile sapere tutto dell’altro, quando è necessario, quando quest’altro è colpevole?”
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Si sa che gli attacchi di epilessia, del vero e proprio mal caduco, sopravvengono improvvisamente. In quell'attimo tutto il volto si deforma improvvisamente e orribilmente, e specialmente lo sguardo. Gli spasimi e le convulsioni scuotono tutto il corpo e sconvolgono le fattezze del volto. Dal petto si sprigiona un urlo spaventoso, indescrivibile, che non somiglia a null'altro; è come se tutto ciò che c'è di umano in quell'uomo scompaia con quell'urlo, e per chi assista a quello spettacolo è assolutamente impossibile, o perlomeno molto difficile, ammettere o perfino immaginarsi che sia la stessa persona a urlare in quel modo. Sembra addirittura che a gridare sia qualcun altro, qualcuno che si nasconde dentro quell'uomo. Perlomeno, sono numerosi coloro che hanno cercato di spiegare in tal modo l'impressione provata a quella vista, ma in molti altri la vista di un uomo in preda a un attacco di mal caduco determina un inesprimibile, intollerabile terrore, che ha in sé qualcosa addirittura di mistico.
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(Fëdor Dostoevskij, L'idiota)
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boyruggeroii · 3 months
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Tagged by @ailichi and @girldumas to share nine books I'm planning to read this year. Since the list is quite long I picked the ones I plan to read sooner rather than later
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I've already read Il sistema periodico, but I plan to reread it in the next few days so here it goes
tagging @ginkovskij, @lapassionbeatrice, @cowardindecay, @ueberdemnebelmeer, @torta-di-riso and whoever wants to give this a shot!!
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comeinizia · 2 years
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62. Gimpel l’Idiota
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ilfascinodelvago · 6 months
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Esistono due modi per essere felici in questa vita, uno è fare l'idiota e l'altro è esserlo.
Sigmund Freud
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ideeperscrittori · 9 months
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TOTO CUTUGNO
Mi spiace per la scomparsa di Toto Cutugno e quindi vi risparmio la mia opinione sulle sue canzoni. So solo che se la esprimessi, riceverei questi commenti: "Tutta invidia", "Non hai alcun rispetto", "Non sei l'Ideota, sei l'idiota", "E allora vai ad ascoltare i Måneskin", "Ha venduto milioni di dischi, tu cos'hai fatto nella vita?", "Ti meriti la trap", "Mentre tu eri sul divano, lui riempiva gli stadi", "Era un italiano vero, tu cosa sei?", "Voi giovani non capite nulla" (ehm, purtroppo ho 50 anni).
Quindi forse la mia opinione sulle canzoni di Toto Cutugno potete intuirla.
[L'Ideota]
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falcemartello · 1 year
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Ma "l'idiota zero" che ha esposto la scritta sul balcone ANDRÀ TUTTO BENE si è poi saputo chi è?
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falsenote · 11 months
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the idiot (1951) / (1959)
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ma-pi-ma · 2 months
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Il denaro è la cosa più volgare e odiosa che ci sia perché può tutto, perfino conferire il talento. E avrà questo potere fino alla fine del mondo.
Fëdor Dostoevskij, da L'idiota
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massimoognibene · 2 months
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Se ascolti un idiota dire idiozie e non pensi che idiota è questo idiota e che idiozie sta dicendo, allora l'idiota sei tu.
va bene, confesso, questa battuta l'ho presa in prestito da un post con la foto di Trump
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popolodipekino · 5 months
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se avessero saputo
In una delle vetture di terza classe, fin dall'alba, si eran trovati di fronte, presso lo stesso finestrino, due viaggiatori: giovani entrambi, quasi sprovvisti di bagaglio e vestiti senza eleganza, tutti e due abbastanza notevoli per la fisionomia, e tutti e due presi finalmente dal desiderio di mettersi a discorrere insieme. Se ciascuno di loro avesse saputo che cosa, in quel momento, rendeva l'altro particolarmente interessante, si sarebbero certo meravigliati del caso che così stranamente li aveva fatti sedere l'uno di faccia all'altro in una carrozza di terza classe del treno Varsavia-Pietroburgo. da F. Dostoevkskij, L'idiota
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abatelunare · 1 year
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Del resto è noto che un uomo troppo preso da una passione, tanto più se avanti negli anni, diventa completamente cieco ed è pronto a vedere la speranza là dove questa non c'è affatto.
Fëdor Michajlovic Dostoevskij, L'idiota
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