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#interiorizzare
mostro-rotto · 9 months
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Gli uomini non parlano. E questo è un aspetto da considerare. A loro viene insegnato a essere uomini, e a interiorizzare tutto. E soprattutto, noi donne, non abbiamo mai imparato, non ci è mai stato insegnato, cosa significa creare l'atmosfera, affinché il tuo uomo si apra con te. Così, nei momenti in cui.. il tuo uomo si apre a te, è molto difficile per te comprenderlo. Infatti, nel momento in cui eri turbata, arrabbiata, furiosa con lui, hai usato quel punto debole, che lui ti disse, così importante contro di lui. E' stato uno schiaffo in faccia per lui. E ora ti chiedi: "perché non parla?", "perché non vuole parlare con me?", "perché non è lo stesso di prima?" Quindi dobbiamo imparare a creare l'atmosfera necessaria affinché un uomo si apra con noi. Ma è fondamentale sapere che questa atmosfera viene da dentro. E' qualcosa che viene da dentro.. la donna. E se la donna si concentra sempre sul fatto che un uomo non le parla, tralascerà se stessa, non sarà in grado di guardare dentro di sé e dire: "aspetta un attimo.. sto creando l'atmosfera giusta? E' un atmosfera di casa? Che esce da dentro me?"
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io-e-la-mia-mente · 2 months
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Sono io ad aver scelto di seguire la mia natura , ciò che ne consegue è colpa e merito mio .. di giorni in cui si tocca il cielo con un dito è pieno e di giorni in cui si tocca il fondo , pure .. ma non rimpiango assolutamente nulla .. non mi lamento per la gentilezza o la crudeltà del Padrone , mai lo farò .. ieri sera mi ha fatto vivere momenti difficili , ma mai , neanche per un solo istante , ho pensato di volermi tirare indietro .. Sono prove che interiormente fanno tanto male, e oggi , per quanto io stia bene , mi sento diversa , ho la mente che continua ad andare a ieri sera , ho lo stomaco che si attorciglia e fa male , la testa che pensa e pensa senza fermarsi e faccio anche un po' fatica a sedermi .. Lo sa anche il Padrone che è stato dura per me , le Sue attenzioni ci sono sempre , il Suo premurarsi che io stia bene è un sollievo per il mio animo in subbuglio .. Devo riuscire ad interiorizzare gli eventi più in fretta , ci metto troppo tempo e non va bene perché così mi perdo tutto quello che potrei vivere in modo più sereno .. Le punizioni devono essere punizioni , se fossero dei solletichini che senso avrebbero ? Se fossero date tanto per dare , senza un motivo in particolare , che cosa potrebbero mai sortire ? non sarebbero ovviamente delle vere punizioni , però , lasciatemi dire che fanno tanto male , e perché ? perché il Padrone mi conosce bene e sa dove toccare per ottenere il massimo risultato in poco tempo .. Lo amo , ogni giorno di più e ogni giorno ho bisogno di Lui .. Sono io ad aver scelto di seguire la mia natura e non ho alcun rimpianto , ho solo certezze sempre più salde
schiava-di-ING
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amoilnero · 9 months
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La solitudine serve a interiorizzare ciò che offusca, ma poi serve qualcuno con cui condividere le verità profonde. Solo così, nel confronto troviamo noi stessi
A.
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canterai · 10 months
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Tendo ancora a interiorizzare le preoccupazioni e le ansie esterne proiettandole sul mio corpo.
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bassbooster · 4 months
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E anche questo 2023 è finito e l'unica cosa che riesco a pensare è che è stato un anno particolare, molto più di quello che mi aspettavo quando è cominciato.
Ho cambiato lavoro, ho preso la patente della moto, nuove esperienze musicali, trovandomi fuori dalla mia confort zone più volte...
È stato l'anno in cui ho capito qualcosa di più di me stesso, che devo imparare ad avere molta più stima di me stesso, e di conseguenza ho capito che non si può lavorare per due nelle relazioni, e che anche se fa male a volte bisogna chiudere delle porte per il proprio bene, tanto chi vuole rimanerti affianco lo farà sempre e senza doverlo chiedere. Ho capito che a volte serve dire no, che ogni tanto ho bisogno di fermarmi e staccare la spina un po' da tutto, che devo prendere del tempo per me.
Ho avuto l'ennesima conferma che ho attorno persone fantastiche e ho conosciuto nuove persone belle.
Non è stato un processo semplice, ci son stati momenti veramente giù, ma mi hanno aiutato a capire e interiorizzare tutto ciò.
E per il 2024 non voglio darmi obiettivi materiali o aspettative strane. Mi auguro di continuare questo processo di consapevolezza verso me stesso, di crescere ancora e di godermi tutto quello che verrà.
Ed è lo stesso augurio che faccio a tutti voi!
Che sia un 2024 di consapevolezza per tutti
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yanderepinkhair · 1 year
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Questi mesi mi hanno insegnato in generale che non devo più rincorrere nessuno perché è solo una perdita di tempo.
Se qualcuno è interessato, ti cerca.
Se qualcuno vuole uscire con te, ti chiama.
È così semplice come concetto ma al tempo stesso così difficile da interiorizzare per me.
Questi mesi mi hanno aiutato a capire che ci sono persone con cui mi vedo poco (purtroppo) ma con le quali il tempo sembra essersi fermato.
Invece, ci sono altre persone che sono state soltanto una perdita di tempo.
Riesco ad aprirmi e a mostrare affetto soltanto a chi se lo merita ma se mi manchi di rispetto o mi ignori, all'inizio sono anche disposta a scendere a compromessi, ma quando vedo che dall'altra parte c'è soltanto menefreghismo, per me sei fuori.
Mi sono accorta che pur di non sentirmi sola mi stavo accontentando della compagnia di chiunque ma alla fine ho realizzato che questa cosa non mi aiutava ma mi faceva sentire ancora più sola e debole.
Non sono fatta per accontentarmi e questo purtroppo mi ha penalizzata molte volte ma non riesco ad essere di chiunque.
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enkeynetwork · 3 days
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tempi-dispari · 5 months
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IMO: le strette maglie della contrapposizione
Musica classica contro musica popolare. Rock contro blues. Metal contro pop. Beatles contro Rolling Stones, Oasis contro Blur. Band originali contro cover band. Sono solo alcuni esempi che, praticamente da sempre, hanno caratterizzato la musica. Il paragone, il mettere gli uni contro gli altri pare essere stato un tratto imprescindibile delle sette note. Oggi vale ancora? E, soprattutto, a cosa ha portato? Iniziamo dal secondo quesito. Ha portato ad una estremizzazione e ad una chiusura degli ascoltatori in nome di una fantomatica coerenza che poco ha a che fare con l’ascolto.
Da sempre chi si è detto fedele ad un genere, ha categoricamente rifiutato di approcciarsi ad altro. Se ascolto i Beatles, non amo gli Stones. Ma anche per una semplice questione di vibrazioni, di amore per un certo tipo di melodia. E questo è vero. Diventa meno forte come motivazione nel momento in cui mi rendo conto di attraversare, anche nell’arco della medesima giornata, stati d’animo diversi. Questi richiedono una colonna sonora diversa.
Davvero il genere che ascolto ha la gamma completa di sfumature che ricerco? O forse, in taluni frangenti, avrei voglia di qualcosa di verso? In passato è capitato che in privato si ascoltasse di tutto mentre in ‘pubblico’ si era dei puristi. A che pro? Per non rischiare di deludere l’idea che gli altri potevano avere di noi? Davvero l’opinione altrui ha così tanta importanza da riuscire a condizionare i miei ascolti? Non credo. O, meglio, non dovrebbe essere così.
La chiusura, il talebanismo musicale non porta a nulla di buono. Tutt’altro. Porta a perdere, se non dei grandi artisti, sicuramente delle grandi emozioni. Porta a limitare la crescita e come ascoltatore e come persona. Certo, ci sono i gusti personali, indiscutibili, tuttavia d’altra parte ci sono le emozioni. E queste vincono sul gusto. Un esempio personale. Pur non amando i Deep Purple non posso negare che ne ascolto diversi brani perché mi emozionano, mi trasmettono sensazioni che altre band, sia pur dello stesso genere, non mi danno.
Se non avessi avuto la curiosità, la voglia di capire perché la band di Gillan e soci fosse così osannata, mi sarei perso una grande possibilità. Idem lo potrei dire per mille altri gruppi. Arriviamo quindi alla prima domanda. Ha senso oggi la chiusura? Decisamente no. Per diversi motivi. In primo luogo per le modalità odierne di ascolto della musica. Oggi come oggi poche persone ascoltano un brano per intero. Ancor meno cercano un solo genere.
Ciò che si tenta di trovare nelle sette note, sono emozioni, trasporto, coinvolgimento. Poso conta se a darmele è una band pop e di musica estrema. Ciò che conta è che ci siano delle sensazioni che trasudano dalle casse. Viene da sé che, essendo ogni persone diversa, gli artisti che trasmettono emozioni sono anch’essi differenti. Da qui si articola un altro argomento. Non tutta la musica dà qualcosa. Dal mio punto di vista la prima discriminante in tal senso è il già sentito, il voler assomigliare a qualcun altro. In secondo luogo, o, magari, non in quest’ordine, l’onestà.
La sincerità di scrivere un brano perché lo si sente dentro e non per pubblicare qualcosa. Nel momento in cui pubblico solo perché devo o perché voglio arrivare da qualche parte, ho già perso in partenza. Fortunatamente nell’underverso la maggior parte degli artisti scrive per ‘necessità’ interiore. Il che, da una parte, già mi dà una certa sicurezza di sincerità. Da qui poi si passa alla modalità con la quale ci si esprime. E questa crea la seconda discriminante.
La voce che le persone dovranno sentire, dovrà essere la mia. Nessuno dovrò percepire l’eco di qualcun altro. E dovrebbe essere facile da interiorizzare come concetto. Io non sono un altro. Quindi non posso esprimermi in modo identico. Il risultato sarà qualcosa di falso, artefatto, costruito solo per cercare di piacere agli altri. Questo non potrà che portare all’immediato oblio una volta spento il riproduttore. Sicuramente potrebbe essere una strategia per attirare attenzione.
Di sicuro, però, se io non ho nulla da dire, è una strategia che mi si rivolterà contro. Tutto ciò per dire che, per fortuna, al di là dei gusti e delle barriere, ciò che ancora conta nella musica, e, forse, conta più che mai, è il fattore emotivo. Da qualsiasi direzione possa arrivare. Il lato positivo è che, pare, le nuove generazioni lo abbiano capito. Anzi, lo tengono molto più presente di chi si eleva a paladino della buona, vera, sacrosanta, intoccabile musica. Se invece di limitarci ai preconcetti ci prendessimo la briga di ascoltare per percepire vibrazioni, probabilmente riusciremmo anche a sfuggire meglio alle maglie della mercificazione che approfitta della divisione per volgerla contro di noi.
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sandboy · 5 months
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regine.
«Nel trovarci di fronte queste due gigantesche figure, non possiamo non chiederci quanto e come la donna abbia dovuto interiorizzare certi meccanismi maschili della gestione del potere. […] Chi farà Maria e chi Elisabetta? Immagino un momento rituale iniziale, una vestizione che sarà un grande prologo, catartico, da fare assieme al pubblico. Le due interpreti sapranno solo all’ultimo minuto quale…
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mamihlapinatapai-yet · 5 months
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Ho sempre avuto questa credenza: se le cose mi andavano male, il mio destino se la predeva e così, anche in giornata stessa, mi faceva tornare con i piedi per terra, senza farmi illudere troppo.
Il mio migliore amico dice che, se penso intensamente a qualcosa, prima o poi si avvera. In pratica mi suggerisce l' autolavaggio del cervello. Io queste stronzate non le digerisco, mentirmi così spudoratamente. Un buon pregio che ho, è che sono totalmente sincera con me stessa. E allora come si fa? Ho perfino adottato il metodo "sorridi e prendila con filosofia", che sembrava più che altro una smorfia pre omicidio. Ho cercato di ironizzare, come fanno i grandi comici con le loro esperienze. Non solo ne è uscito fuori del black humour che è apprezzato unicamente da mio fratello e altri quattro disadattati ma, agli occhi degli altri, è parsa come una richiesta di aiuto da cogliere. Questo denota quanto poco sanno di me. Ho iniziato a scrivere. Non tutti i social sono il posto giusto per scrivere determinate cose. Così alcuni li uso per ironizzare, altri come bozze ed altri ancora, per lasciarmi andare nella piena tristezza con altra gente messa peggio di me. Non solo non riesco oramai a interiorizzare più nulla perché il telefono è effettivamente un'ottima distrazione e i social, una valvola di sfogo, ma sono passata per quella che è "drogata del telefono". Anche questo denota poca conoscenza di me. Il mio migliore amico ha scritto un libro di poesie e mi ha suggerito di scrivere anche io un libro. È paradossale come sia per me più semplice scrivere sui social, che fare un libro totalmente su di me. Forse perché per me un libro è scritto solo da scrittori, ed io non lo sono. O forse perché ho paura, sono timida e amo la mia riservatezza inculcatami dai miei genitori, per evitare che qualcuno abbia bossoli da spararmi. Ho provato persino a parlarne, con scarsi risultati. Vorrei provare con qualche hobby, ma lo sappiamo già che non funzionerà, così è rimasto solo il mio acerrimo nemico: lo psichiatra/ lo psicologo. Me lo hanno fatto odiare fin dal primo superiore ed ora,non sono tanto lontana da quei sentimenti. Secondo me loro fanno tranquillamente quello che posso fare io da sola. Faccio già molti disporsi con me stessa e io e il mio subconscio, ci fidiamo l'uno dell'altra. Eppure non sembra funzionare. Eppure tutti mi propongono la stessa soluzione, anche senza conoscermi.
Non credo di essere pronta a dire a qualcuno quello di cui sospetto da anni. Detto ad alta voce, con testimoni, potrebbe fare solo danni
- Me
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whenwarwillbeover · 6 months
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day 19 since you left
non posso fare a meno di sentirmi legata a te, di sentirmi tua, di sentire che mi ami e che ci vogliamo bene.
ieri era il 20 a mezzanotte e tu mi hai chiamato alle 23.55, volevi chiamarmi.
- volevo dirti auguri -
mi continui a dire che non stai bene, che tutti questi cambiamenti non ti piacciono però non mi parli perché non vuoi appoggiarti a me e un po’ lo capisco.
però.. a me manca tanto abbracciarti.
so che sono passati pochi giorni, ma è così strano non vederti per così tanto tempo.. anche se ancora non l’ho realizzato.
è stato un periodo troppo pieno di panico per davvero collegarmi con quello che sento, con dei sentimenti puri come la mancanza.
però è il mio obiettivo, stabilizzarmi, interiorizzare queste sensazioni senza paure .. e vivermele e capire, capirmi.
e farlo da sola.
le prime notti di consapevolezza è stato tremendo dormire da sola, non volevo. era triste svegliarmi e non avere ne te accanto, ne un messaggio da nessuno.
le ultime tre sere non sono state così male.. è carino il mio letto. anche se troppo grande. ma magari imparerò a riempire lo spazio e smetterò di usare il cuscino per un senso di vicinanza.
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sophiaepsiche · 7 months
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in merito alla crescita spirituale intesa come “cammino”, che ruolo ha il concetto di pellegrinaggio? Senza etichetta confessionale ma concentrandoci solo sullo spirito, qualcosa come il cammino di Santiago potrebbe alimentare quel fuoco che arde dentro di noi?
Il viaggio è una metafora molto usata per il cammino spirituale. All’inizio della trasformazione personale i due viaggi possono addirittura coincidere perché, per cominciare a dedicarsi al proprio stato interiore, eliminare i condizionamenti e maturare autonomia, bisogna staccarsi dal contesto abituale. Uno dei modi più comuni per farlo è proprio quello di viaggiare da soli, trasferirsi o staccarsi in qualche modo dal conosciuto.
Se pensi al pellegrinaggio di qualche secolo fa, quando non c’erano i mezzi di adesso, ti rendi conto che era un vero e proprio ‘viaggio dell’eroe’. Era un cammino lungo, solitario, tortuoso, spesso fatto a piedi o con mezzi di fortuna in ogni tipo di condizioni atmosferiche e, a volte, era anche pericoloso. Questo, per forza di cose, costringeva ad una maturazione psicologica dovuta all’affrontare indipendentemente le avversità e favoriva un contatto importante con le reazioni psicologiche e con la propria coscienza. Il tutto senza neanche considerare, per ora, la sacralità della meta.
Oggigiorno, un viaggio con un potenziale d’impatto tanto forte non esiste neanche. Anche affrontare viaggi comodi da soli e trasferimenti in giovane età è molto raro. L’abitudine alla comodità, alla sicurezza e alla superficialità non ispira certo progetti del genere. I pochi fortunati che riescono ad intraprendere un piccolo viaggio da eroe si accorgono presto che, parallelamente all’avventura esterna, si viene forzati dalla solitudine a vedere ciò che sale al conscio. Questo è ciò che io chiamo il ‘ritiro nel corpo’, perché l’attenzione non viene più soltanto dispersa esternamente ma si ritira più vicino a noi, dirigendosi alle condizioni fisiche, ai dolori, ai disagi del corpo, alle reazioni della mente e alle sensazioni. La concentrazione inoltre migliora naturalmente perché bisogna stare attenti di momento in momento, attività che la routine non stimola. A questo stadio non si è ancora in grado di gestire mente ed emozioni, si subiscono e basta, ma è già l’inizio di una purificazione del subconscio e una prima abitudine a questo processo che, in questa fase, può essere davvero duro. Scegliere di affrontare questo cammino verso l’indipendenza con la giusta prospettiva, con la voglia d’imparare a vivere e di gestire la propria emotività, può davvero cambiare la vita dei giovani e farli approdare ad una maturità ormai introvabile.
Quando si capisce la valenza di questo processo e lo si vuole intensificare, iniziano i tentativi per interiorizzare la capacità di stare con la nostra interiorità, a prescindere dalle condizioni esterne. Questo è quello che chiamo ‘ritiro nella mente’. Qui l’eroe cerca di purificare la sua coscienza sempre, osservando senza giudizi e indulgenze tutto ciò che sale nei pensieri e iniziando anche a sperimentare un contatto totale con le emozioni, che vedrà sparire molto velocemente. Questa è la pratica del conosci te stesso, la meditazione o la purificazione della coscienza. È un’allenamento dell’attenzione che quindi si alza e si concentra di momento in momento. Sono i primi tentativi per interiorizzare la solitudine e aumentare i suoi effetti salutari.
Nonostante il praticante cerchi di farlo sempre, ci sono alcune condizioni esterne che possono aiutare ad approfondire la pratica, prima fra tutte la solitudine esterna, da alternare saggiamente al ritorno agli altri. Avere la coscienza più in ordine è come avere una calamita per le cose spirituali e questo può indurre l’eroe a cercare appositamente luoghi di ritiro o a fare pellegrinaggi. Se il tuo intento è quello di dedicarti in modo concentrato alla pratica di purificazione, il pellegrinaggio, fatto seriamente, può aiutarti certamente ad ‘alimentare il fuoco’, soprattutto se ti porta dove ha vissuto un santo o un illuminato a te particolarmente caro, dove puoi meditare e studiare i suoi insegnamenti. Sono luoghi permeati di sacralità che aiutano effettivamente anche nella pratica. Lo percepirai nettamente, è come avere un aiuto extra. Il tuo scopo poi sarà quello di cercare di stabilizzare il risultato, lì ottenuto, indipendentemente e ovunque sei.
L’ultimo livello di interiorizzazione è ‘il ritiro nel sé’, nel nucleo più profondo che abbiamo dentro, il luogo più sacro che c’è. In questo raccoglimento dimoriamo nella nostra vera natura, che è spirito. I praticanti di questo livello hanno la coscienza abbastanza libera, pulita, in grazia, per questo tornano spesso nello spirito. Hanno una spiccata sensibilità per i luoghi sacri e vengono quasi ‘rapiti’ da un profondo raccoglimento al minimo cenno di sacralità. Anche loro però devono stabilizzarsi in modo più indipendente possibile dalle circostanze esterne e dai luoghi in cui si trovano.
Come vedi, fino alla fine c’è, nel praticante, questo altalenarsi tra la ricerca di condizioni favorevoli esterne per intensificare la pratica e la ricerca di una condizione interna sempre più stabile, a prescindere dalle condizioni. L’intensità e la stabilizzazione sono entrambe importanti: per la prima c’è per forza bisogno di un po’ di solitudine esterna, per un tempo limitato, la stabilizzazione invece è la versione tascabile della pratica, da portare sempre e ovunque, è quella che ci sostiene nelle sfide di ogni giorno. Abitualmente ci si può dedicare all’intensificazione nella caverna della propria stanza e alla stabilizzazione durante le normali attività.
Il punto da comprendere è sempre lo stesso: se è presente la pratica onesta e perseverante, le condizioni favorevoli particolari come i luoghi sacri, i ritiri ecc., che aiutano moltissimo ma non sono essenziali, possono esserci o meno. Se invece si fanno due pellegrinaggi all’anno ma ci si scorda della pratica quotidiana, non si andrà tanto lontano. È tutta questione di serietà.
I luoghi sacri hanno l’effetto di aiutarci nel viaggio più importante: quello dentro di noi! Ci spingono letteralmente dentro, verso colui che è sempre in ogni luogo: l’onnipresente ‘Io Sono’.
Restare ai suoi piedi, abbassando la testa, deve divenire nostro impegno costante.
Buon pellegrinaggio.
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streethawk1970seregno · 8 months
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Un'opinione ben argomentata e documentata diventa "stupida" o "un'idiozia" agli occhi di un narcisista maligno o un sociopatico che si sente minacciato e non sa rispondere con un'idea rispettosa ed altrettanto convincente. Piuttosto che concentrarsi sulle tue posizioni, prendono di mira te come persona e tentano di sminuire la tua credibilità ed intelligenza in ogni possibile modo. È importante interrompere ogni interazione che consista in insulti e comunicare che non intendi tollerare la cosa. Non interiorizzare le offese: ricorda che se ricorrono agli insulti è perché non sono in grado di attaccarti con metodi più intelligenti.
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