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lamilanomagazine · 9 months
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Al via l'abbattimento della "collassata" ex piscina terapeutica acquamarina in "sacchetta" a Trieste
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Al via l'abbattimento della "collassata" ex piscina terapeutica acquamarina in "sacchetta" a Trieste. Con i primi colpi della pinza pneumatica è partita oggi (lunedì 24 luglio) la demolizione vera e propria della "collassata" ex piscina terapeutica Acquamarina, intervento propedeutico per realizzare la nuova piscina che sorgerà sempre sulla stessa zona della "Sacchetta". Sul posto sono intervenuti anche il sindaco Roberto Dipiazza, l'assessore ai Lavori pubblici Elisa Lodi, il direttore del Servizio Territorio, Ambiente, Lavori pubblici e Patrimoni Luigi Fantini e responsabili e tecnici dell'impresa Ghiaie Ponterosso di San Vito al Tagliamento - Pordenone, la stessa ditta che ha provveduto alla demolizione della sala Tripcovich e che si è aggiudicata i lavori. "Già da qualche settimana sono partite le demolizioni interne all'ex piscina terapeutica Acquamarina, mentre oggi sono state avviate quelle esterne, che saranno ultimate in un paio di mesi, con un costo di 800 mila euro. Avremo così l'area completamente ripulita e disponibile e si potrà avviare la costruzione della nuova piscina terapeutica, per la quale sono state già avviate le progettazioni e che può già contare su un contributo di 5 milioni di euro messi a disposizione dalla Regione Friuli Venezia Giulia" ha spiegato l'assessore Elisa Lodi. "L'ex piscina terapeutica è già stata svuotata completamente e oggi è iniziato l'abbattimento. Più in generale è interessante rilevare come proprio in quest'area dove sorgerà la nuova piscina terapeutica si sta completando anche la nuova sede di Esatto, mentre le Ferrovie stanno facendo 20 milioni d'investimento sul vicino Museo Ferroviario e presto si potrà arrivare anche all'utilizzo del Mercato ortofrutticolo all'ingrosso che potrà diventare un importante parcheggio strategico per tutta la città" ha aggiunto il sindaco Roberto Dipiazza. L'intervento di abbattimento dell'ex piscina terapeutica ha un costo di 800 mila euro e sarà ultimato in una sessantina di giorni. I lavori consistono nello smontaggio degli impianti elettrici, idrici e termici; nello strip out dei locali e smaltimento degli ingombranti non pericolosi; nella demolizione del fabbricato, riduzione volumetrica; nella gestione e smaltimento dei materiali provenienti dalla demolizione; nella rimozione e smaltimento delle guaine e della lana di roccia; negli scavi per "scapitozzatura" pali e demolizione scantinato; nella gestione terre e rocce da scavo; nella realizzazione manti bituminosi e segnaletica orizzontale e verticale. Gli interventi prevedono anche la demolizione di marciapiedi esterni e di sovrastrutture di competenza dell'edificio in area parcheggio.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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umbriasud · 1 year
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Attigliano, niente stipendio: lavoratori Git in sciopero
I lavoratori (17 in tutto) della Git Service Srl, azienda specializzata nella lavorazione di materiali inerti per il confezionamento del calcestruzzo e conglomerati bituminosi, con sede ad Attigliano sono in sciopero ormai da una settimana, 4 ore a fine turno ogni giorno, per rivendicare il pagamento dello stipendio di febbraio 2023 che avrebbero dovuto ricevere entro il 10 marzo, ma che non è…
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carmenvicinanza · 2 years
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Maria Bakunin
https://www.unadonnalgiorno.it/maria-bakunin/
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Maria Bakunin è stata una scienziata che ha apportato un importante contributo nell’ambito della chimica applicata.
Nata a Krasnojarsk, in Siberia, il 2 febbraio 1873, era la figlia terzogenita del filosofo rivoluzionario Michail Bakunin e di Antonia Kviatovoska, figlia di un deportato politico polacco.
Trasferitisi in Svizzera dopo la morte del padre, nel 1876 si stabilirono a Napoli dove Maria, chiamata confidenzialmente Marussia, ha trascorso la giovinezza, in un contesto ricco di stimoli intellettuali.
Appassionata di scienza, a 17 anni, quando era ancora al liceo, divenne “preparatrice” presso l’Istituto di Chimica di Napoli dove, nel 1895, si è laureata con una tesi sulla stereochimica. Suo relatore era il chimico Agostino Oglialoro Todaro, che l’anno successivo divenne suo marito.
Dal 1906 è stata docente di chimica organica presso la Scuola Superiore Politecnica di Napoli. Dopo l’eruzione del Vesuvio condusse un’approfondita analisi chimica dei materiali espulsi dal vulcano.
Poco tempo dopo, quando il governo italiano le chiese di partecipare alla realizzazione di una carta geologica d’Italia, la scienziata ebbe modo di visitare diverse aree del territorio e studiare le caratteristiche chimico-biologiche del suolo.
Ha elaborato un metodo originale per ottenere la ciclizzazione, reazione chimica ottenuta utilizzando l’anidride fosforica.
Il suo interesse si era concentrato soprattutto sugli scisti bituminosi, particolari rocce sedimentarie da cui è riuscita a far estrarre l’ittiolo, un catrame minerale di origine organica che, sottoposto a lavorazione, viene utilizzato per il trattamento di malattie dermatologiche che fece produrre nei Monti Picentini, nel salernitano.
Maria Bakunin è stata ordinaria di chimica tecnologica applicata dal 1912 presso la Scuola Superiore Politecnica di Napoli, prima donna della storia italiana a ricoprire questo incarico.
Nel 1914 venne incaricata dal ministro Francesco Saverio Nitti di condurre una ricerca sul sistema educativo di Belgio e Svizzera. Dal suo resoconto, traspare l’idea che una buona formazione professionale possa avvenire solo in un Paese con un sistema educativo solido e ben finanziato.
Ha fatto parte della Società Nazionale di Scienze Lettere e Arti in Napoli ed è stata presidente dell’Accademia delle scienze fisiche e naturali, di cui ricoprì la presidenza dal 1932 e nel 1952. Fu anche nella Società dei Naturalisti in Napoli dal 1922 e nell’Istituto d’Incoraggiamento di Napoli.
Rappresentava un punto di riferimento per il mondo scientifico, accademico e intellettuale della città e di tutta la nazione. La sua passione per la cultura e la scienza andò di pari passo col suo impegno umanitario.
Tra le varie attività filantropiche portate avanti, va ricordata quella a favore degli studenti affetti da tubercolosi.
Per le sue “alte qualità scientifiche e morali”, nel 1944 venne nominata presidente della prestigiosa Accademia Pontaniana. Nel 1947, entrò a far parte dell’Accademia dei Lincei, prima donna membro di questa istituzione nella classe delle scienze fisiche, matematiche e naturali.
Ha insegnato fino al 1948, all’età di 75 anni. L’anno successivo venne insignita del titolo di professoressa emerita.
È morta a Napoli il 17 aprile 1960.
Al di là dei grandi meriti scientifici, Maria Bakunin è stata una donna libera e un’intellettuale indipendente. Nel 1938, quando il nipote Renato Caccioppoli – giovane matematico, figlio di sua sorella Sofia – fu arrestato per propaganda antifascista, riuscì a salvarlo dal carcere facendo credere che fosse incapace di intendere e di volere.
Il 12 settembre 1943, durante l’incendio dell’Università di Napoli da parte dei soldati tedeschi, si sedette sui gradini della biblioteca e rimase immobile finché le truppe si ritirarono.
Una donna incredibile, tenace, illuminata che ha speso tutta la sua lunga vita coltivando il suo amore per la scienza e per l’umanità. Notevole il suo contributo in tanti campi della conoscenza.
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pennyarmy · 4 years
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Alberto Burri  artista, pittore e medico italiano. Nel 1944 dopo essere stato catturato e spedito in campo di prigionia in texas rifiutò di firmare una dichiarazione di collaborazione propostagli e fu catalogato tra i fascisti "irriducibili". Pittore senza maestri , Il provocatore che negli anni Cinquanta mandava in bestia i custodi dell’ortodossia figurativa per l'uso dei sacchi, dei catrami, delle muffe, delle cuciture, degli strappi, dei ferri, dei cretti, del fuoco, della plastica come tele per le sue opere. Era l'italia del dopoguerra e per Burri la realtà è tutta, nuovamente,  da reinterpretare all’interno dei nuovi “scenari”, ma con lo sguardo rivolto ad un “arcaismo”  italiano, rappresentato, in modo essenziale, nei sacchi bituminosi e cuciti insieme ,  la presa d’atto di un’identità da ricostruire, “senza rinnegare”. Un artista molto più che trasgressivo. Un sovversivo, piuttosto.
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Simp effetto ventosa è l’adesivo specifico per incollaggio di pannelli, battiscopa, davanzali, soglie, specchi e materiale per l’isolamento. Inoltre risulta indicato anche per carpenteria metallica, industria navale e automobilistica. In generale può essere usato anche senza primer, per sigillare superfici vetrate, porcellana, metallo verniciato, pannelli in poliestere ed epossidici, polistirolo, PVC, policarbonato, PU, acciaio inossidabile, alluminio anodizzato, rame, zinco, piombo, legno verniciato e pannelli in laminato. Non raccomandato per applicazioni su plastiche PP, PE, PTFE e materiali bituminosi, per sigillature subacquee e giunti di dilatazione. Applicare su superfici pulite, sgrassate e asciutte. Per le sue particolari caratteristiche fisiche si consiglia di utilizzare pistole metalliche rinforzate e fori d’estrusione medio-grandi. (presso Termoclima Antonelli Termoidraulica) https://www.instagram.com/p/B_9yPFIon4x/?igshid=1bt8hnvk9pyx6
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latinabiz · 4 years
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Gli interventi su strade e illuminazione a Latina
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Via dei Mille a Latina Sono state riattivate a Latina le operazioni di manutenzione delle strade cittadine. I cantieri sono stati riattivati in concomitanza con la riapertura degli impianti di produzione dei conglomerati bituminosi. Le ditte incaricate hanno eseguito l'asfaltatura di via Duca del Mare e di via Padre Reginaldo Giuliani, mentre altri interventi di manutenzione sono stati effettuati in via Persicara e in corrispondenza dell’incrocio tra via Vespucci e viale Kennedy. Lavori relativi alla segnaletica orizzontale sono stati eseguiti inoltre in via dei Mille e via Emanuele Filiberto. Proseguono i lavori relativi al terzo stralcio della convenzione Consip “Servizio Luce 3” con la sostituzione dei corpi illuminanti con tecnologia led. In questa settimana il cronoprograma prevede le seguenti vie: Via Signorini e Signorini Parcheggio, Via G. Raggio, Largo G. De Nittis, Via S. Casorati, Via Fiuggi, Via Rieti, Via Milano, Via G. De Chirico e parcheggio, Via Bradano, Via P. Serra, Via Dottori, Via A. Savino, Via Renato Brozzi, Via Giuseppe Boldini, Via dell’Agora Rotonda, Via L. Bonanni, Via Giorgio Cocchi, Via Umbria, Via Lombardia, Via Sezze, Via Cisterna, Via Aprilia Parco San Marco, Strada S. Fecitola, Strade Congiunte Sinistre, Via del Fosso, incroci di Strada Trasversale, Strada dell’Inferno, Strada della Paglietta, Strada del Falchetto, Strada della Striscia, Strada Tor Tre Ponti, Strada del Truglio, Strada Piscinara Sinistra, Via Uccellara, Strade Congiunte Destre, Strada Casal delle Palme, Strada Podgora, Via Erodoto. In Via dell’Agora si procederà alla sostituzione dei sostegni. In considerazione della situazione emergenziale, vista l’impossibilità di apporre divieti di sosta o di richiedere lo spostamento dei veicoli parcheggiati, il cronoprogramma relativo alla pubblica illuminazione potrebbe variare in relazione alla presenza di veicoli che rendano impossibile l’esecuzione delle lavorazioni. Read the full article
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geoservicelab · 4 years
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Settore Conglomerati Bituminosi: controllo in situ delle pavimentazioni stradali . . . . . . . . . . . #marsala #trapani #conglomerate #conglomeratibituminosi #asfalto #bitume #bitumi #impreseedili #costruzioniedili #ingegneria #comunedimarsala #provinciaditrapani #architettitrapani #ingegneria #geoservice #geoservicelab #geoservicelaboratori #strutturesicure #guidasicura #stradesicure (presso Marsala) https://www.instagram.com/p/B8JngkRIJCa/?igshid=16dq9cqxf3n3f
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televaltiberina · 4 years
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Ma i lavori di asfaltatura a Sansepolcro, sono fatti a regola d’arte? se lo chiede il capogruppo di Forza Italia Tonino Giunti Sono stati scritti vari articoli sui media circa i manti bituminosi fatti male e sullo stanziamento di soldi da parte dell'Amministrazione di Sansepolcro per rifare i manti.
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lamilanomagazine · 1 year
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Verona, parco Santa Maria Teresa: il polmone verde di 65 mila mq della città si amplia
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Verona, parco Santa Maria Teresa: il polmone verde di 65 mila mq della città si amplia.   Via libera all’ampliamento del parco Santa Teresa, tra il quartiere fieristico e Borgo Roma. Dopo l’estate la zona avrà a disposizione una nuova area verde di 17 mila metri quadrati, che si aggiungeranno ai 49 mila già adibiti a parco per un polmone verde di circa 65 mila metri quadrati. Un intervento atteso da tempo, soprattutto dai residenti della zona, che chiedono misure per mitigare gli effetti dell’urbanizzazione che negli ultimi decenni ha interessato i quartieri limitrofi alla fiera. La proposta di delibera approvata oggi dalla giunta va proprio in questa direzione e prevede la riforestazione della superficie comunale tra viale dell’Agricoltura, via Ongaro e via De Sandre, oggi asfaltata. L’ok al progetto definitivo e la contestuale adozione della variante urbanistica permettono di programmare i lavori, che inizieranno a fine estate per concludersi nel giro di poche settimane. Verranno rimossi gli strati neri bituminosi attualmente presenti sulla superficie e sostituiti con terra vegetale, dando avvio al processo di rinaturalizzazione a verde del terreno. Il Comune provvederà quindi ad un’importante forestazione dell’area, operazione che vedrà il contributo di altri partner a fianco del Comune. L’intervento, il cui costo è di 350 mila euro, è finanziato dall’Unione Europea Next Generation Eu nell’ambito del PNRR. “Un progetto condiviso da tutte le forze politiche, che nella scorsa amministrazione avevano approvato la mozione dell’allora consigliere comunale Michele Bertucco – spiega l’assessore a Giardini e Arredo urbano Federico Benini -. Con questa trasformazione viene creato un nuovo polmone verde per i quartieri che insistono in questa zona e che sono stati penalizzati dalle scelte urbanistiche del passato. Prossimamente l’area in questione sarà interessata dai lavori per il passaggio del filobus la cui durata è prevista in un paio di mesi. Dopodiché potranno iniziare quelli per l’ampliamento del parco”.      ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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L'Istria tra le due guerre
Concessa all’Italia dall’Intesa col Trattato di San Germano (1919), come compenso per la partecipazione del Bel Paese alla Grande Guerra, l’Istria fu confermata all’Italia dal Trattato italo-iugoslavo di Rapallo (1920). Pur avendo propri termini geografici e specifiche peculiarità antropiche, si soleva, sino al secondo dopoguerra, comprendere l’Istria nella più vasta regione della Venezia Giulia (ossia Goriziano, Triestino ed Istria) che grossomodo ricalcava i confini del Litorale Adriatico austriaco. La sconfitta italiana del 1945 e l’iniquo Trattato di Parigi del 1947, assegnarono gran parte della penisola alla Iugoslavia mentre il resto andò a formare il Territorio Libero di Trieste, spartito tra Roma e Belgrado nel 1954; la linea di confine del ’54 venne confermata dall’assurdo Trattato italo-iugoslavo di Osimo del 1975. Dell’Istria all’Italia rimasero solo due comuni, Muggia e San Dorligo della Valle mentre la quasi totalità di questa terra italiana cadde sotto l’occupazione titina. Concentriamo, tuttavia, in un rapido volo d’uccello la nostra attenzione sull’Istria nel pieno del suo periodo d’appartenenza al Regno d’Italia ossia al periodo interbellico. Amministrativamente l’Istria era divisa in due Province (le Regioni, benché proposte dal Partito Popolare Italiano nel 1919, vennero istituite solo con la Costituzione repubblicana del 1948), Pola (o dell’Istria) e Fiume (o del Carnaro), istituite rispettivamente nel 1923 e nel 1924 mentre prima, assieme all’intera Venezia Giulia, l’Istria faceva parte di un Governatorato che dipendeva dal Ministero delle Terre Liberate. Nel 1928 ci fu una ridefinizione di confini tra le due Province a favore della Provincia del Carnaro. Pola (3718 kmq, 294.492 abitanti, densità 80 ab./kmq, 42 Comuni al 1938) amministrava la più parte dell’Istria mentre a Fiume (1121 kmq, 109.018 abitanti, densità 109 ab/kmq, 13 Comuni al 1938) toccava l’amministrazione del nord-est della penisola; questo nonostante Fiume non era una città istriana bensì faceva parte dell’area del Golfo del Carnaro o regione fiumana. Le isole di Cherso, Lussino e Lussinpiccolo, pur essendo separate dalla terraferma, vennero comprese nella Provincia di Pola e non in quella di Fiume. L’Istria intera al 1933 misurava una superficie di 3600 kmq, 294.000 abitanti ed una densità di 81 abitanti per kmq. Il territorio era (ed è) prevalentemente collinare con alcuni alti monti (Monte Maggiore, 1396 m) e degli altipiani (parte media del Carso, Altopiano dei Cicci) rientranti nel sistema delle Alpi Giulie. La regione risultava piuttosto povera di acque avendo come fiumi solo il Timavo Superiore, il Vipacco, la Dragogna ed il Quieto e come laghi solo quello d’Arsa, poi prosciugato nel 1931per effetto della bonifica. Il paesaggio risultava dominato dunque da colline, valli o ambiente carsico. Protesa nel Mare Adriatico, la bagnavano (e la bagnano) il Golfo di Trieste ed il Golfo del Carnaro, inscritti nell’Adriatico superiore. Le coste risultavano (e risultano) alte, le terraferma si protende a strapiombo verso il mare. Il clima temperato (anche se cangiante) rendeva l’Istria in gran parte abitabile, soprattutto lungo le coste e nell’immediato entroterra; l’estate, tuttavia, risultava particolarmente secca mentre d’inverno la bora raggelava la regione per brevi periodi. La flora era di tipo mediterraneo al sud e lungo le coste mentre al centro ed al nord la flora era di tipo pannonico. La Ciceria, nelle zone più elevate, presentava flora baltica. Nel corso dei secoli l’azione dei pastori tese a sostituire il bosco con la brughiera sempreverde; boschi rimanevano comunque in zone del centro e del nord. Il territorio dal punto di vista delle coltivazioni aveva vocazione arboricola; venivano coltivati l’olivo (coltivato dai 200 ai 360 m s. l. m.), la vite (fino ai 500-600 m) ed il castagno (dai 500 agli 800). I boschi presentavano roveri, farnie, cerri e, dai 700 ai 1700 m, faggi. Le foreste determinavano un’industria, quasi sempre manifatturiera, del legname volta a trarre legna da ardere, travi e similia per l’edilizia, traversine per la ferrovia, legname per la falegnameria come avveniva un po’ dovunque in Italia lungo le Alpi e gli Appennini. Nel periodo trattato il bosco era arretrato di molto rispetto al Medioevo per far posto al pascolo ed al campo coltivato; questo processo di deforestazione era già iniziato con la Serenissima almeno dal XIV secolo e s’inasprì con l’arrivo nella penisola di genti dedite alla pastorizia nell’evo moderno. Agli inizi degli anni Trenta la popolazione istriana era occupata principalmente nel settore agricolo (67%); questa era perlopiù di sussistenza e dava olive, olio, frutta da albero, cereali, vino; una piccola parte degli Istriani viveva di pesca marittima pescando soprattutto tonni e sardine. Poco presente nel complesso ma di certo non irrilevante l’industria che aveva massimamente carattere alimentare e minerario; importanti cantieri navali erano presenti a Pola. Nella zona di Albona erano presenti giacimenti di carbon fossile e di bauxite nonché pozzi bituminosi dai quali si traeva pece navale. Essi venivano sfruttati dalla Società Anonima Carbonifera Arsa, società costituita nel 1919 a Trieste da Guido Segre, capacissimo imprenditore piemontese d’origine ebraica. Alla metà degli anni Trenta il bacino carbonifero dell’Albonese (detto anche dell’Arsa) venne sottoposto a riorganizzazione produttiva e venne fondata la cittadina di Arsia lungo il torrente Arsa nel 1937 ( 74 kmq per circa 10.000 abitanti) mentre un altro centro (una borgata) venne poi fondato nel 1942, Pozzo Littorio d’Arsia, frazione di Arsia. L’Arsa dava una buona produzione di carbon fossile anche se di qualità non eccellente e lavoro ad alcune migliaia di operai; dalle 100.000 tonnellate annue estratte al tempo dell’Austria e durante la prima fase dell’amministrazione italiana, nel 1935 vennero estratte 350.000 tonnellate (alcuni parlano di oltre 500.000) per giungere alle 1.150.000 circa del 1942. I minatori impiegati nel ’35 erano circa 2000, saliti a 10.000 nel ’42 e fra loro vi erano Italiani ed allogeni slavi. Secondo fonti austriache, il 96% del territorio istriano era produttivo mentre il restante improduttivo era costituito da paludi e saline abbandonate; il Regime sottopose a bonifica tali zone infruttuose (Valle del Quieto, Albonese) destinandole all’agricoltura o all’attività mineraria. Fondamentale per lo sviluppo agricolo fu la creazione dell’Acquedotto Istriano (1933 ma esteso nel 1935), alimentato principalmente dalle polle di San Giovanni presso Pinguente. Esso estraeva 350 litri d’acqua al secondo garantendo a 130.000 persone 80 litri d’acqua al giorno; rimane tuttora il principale sistema idrico della regione. Si ebbero a partire dal 1928 opere di canalizzazione, prosciugamenti di zone paludose e rimboschimenti. E poi ammodernamento di strade e ferrovie con creazione di nuove vie come la via Flavia (inaugurata nel ’28, seguiva il seguente tracciato: Trieste-Capodistria-Buie-dintorni di Visignano; da qui partivano due bracci, uno andava ad ovest sino a Parenzo, un altro ad est sino a Pisino. Da Pisino la strada proseguiva verso sud per Dignano e Pola), la Società Elettrica della Venezia Giulia ( 102.580 km di linee), la Centrale del Latte di Pola, le Case del Balilla a Pola, Pisino, Albona, Parenzo, Pirano . La città dell’Arena fu sede di Comandi della Regia Marina, dei Reali Carabinieri e della Milizia e si ebbero opere pubbliche pertinenti; sorse inoltre in città l’Istituto Magistrale. Pola crebbe di molto negli anni Trenta per popolazione, economia, complessi architettonici e vita culturale. Ed ancora l’industria Arrigoni per la conservazione del pesce presente nei centri costieri come Isola, la bonifica del Lago d’Arsa divenuto una distesa di campi coltivati a grano e foraggi come pure la Valle di Carpano, l’industria della bauxite, il canapificio di Pola come pure i suoi aeroporti civile e militare (Puntisella), il suo grande porto, la Strada Statale Pola-Fiume, la litoranea Pola-Trieste, le Cantine Sociali Istriane, il Consorzio Provinciale per il grano e per le nocciole, l’estrazione del carbone a Pirano, l’industria della pesca Ampelea, il turismo lungo le coste, l’industria dei marmi e della pietra da costruzione di Grisignana, Valle, Orsera. Il Regime investì in Istria nel lustro 1933-1937 206.045.750 lire (il lettore faccia due conti per capire l’enormità della cifra tenendo conto che una lira del 1937 valeva circa 70 centesimi di oggi, un chilogrammo di pane costava una lira e mezza e mille lire al mese garantivano l’agiatezza) mentre dal 1919 sino al 1932 erano stati spesi 300 milioni. Data la vocazione agreste dell’Istria, negli anni Venti e Trenta sorsero quasi 43.000 aziende agricole. Questo mentre l’Austria aveva solo dato impulso ai cantieri navali di Pola (dove la Marina Imperialregia aveva una base) ed aveva collegato su rotaia il capoluogo istriano con Vienna, Trieste e Fiume. L’Istria all’epoca era abitata per la stragrande maggioranza da Italiani costituenti dal punto di vista etnico i tre quarti circa dell’intera popolazione istriana. Gli Italiani erano concentrati perlopiù lungo le coste, nell’entroterra immediato (specie nell’Ovest istriano) e nei Comuni grandi e medi. La seconda componente antropica della regione era costituita da Slavi (quasi tutti Croati e Sloveni) presenti come minoranza nelle grandi città ed in quelle medie (contado e frazioni), come maggioranza nei paesi e nei villaggi del centro-nord ed in alcuni tratti della costa orientale. La terza era formata da Istroromeni ossia da una comunità romena stabilitasi in Istria nel XIV secolo in parte slavizzatasi nel corso del tempo che viveva in alcuni villaggi del Nord (Mune Seiane) e dell’Est (Valdarsa). La quarta era costituita da Tedeschi, nello specifico ex sudditi asburgici retaggio della dominazione austriaca concentrati come minoranza nelle grandi città, soprattutto a Pola. Gli Italiani erano costituiti da Istriani autoctoni ma anche da Friulani, Marchigiani,Veneti, Romagnoli, Pugliesi e Lombardi giunti nella regione o con la Serenissima o con l’annessione del 1919. Costituivano la parte migliore e più attiva della popolazione per quanto riguardava l’economia, la cultura, la politica. Gli Slavi si dividevano in Sloveni ( a nord della Dragogna) e Croati ( a sud); essi erano in massima parte boscaioli, pastori, contadini e piccoli artigiani come pure gli Istroromeni (eccezioni a parte). I Tedeschi erano attivi nelle professioni borghesi. Accanto all’italiano venivano parlate delle varianti del veneto da quasi tutti gli Italiani come pure dalla popolazione slava che era praticamente per intero italofona o venetofona (mentre pochissimi Italiani parlavano, oltre alla lingua madre, il croato o lo sloveno e men che meno i dialetti slavi); oltre all’italiano e/o al veneto, gli Istroromeni parlavano un idioma particolare considerato anello di congiunzione tra l’italiano ed il romeno. Il tedesco era conosciuto dalla comunità germanica e da piccole percentuali delle altre stirpi. La quasi totalità della popolazione era cattolica; erano presenti piccole minoranze ortodosse ed israelite. Di là dell’etnia, con l’amministrazione italiana tutti gli Istriani goderono di eguali diritti e doveri e non vi furono discriminazioni nei provvedimenti sociali e nelle attività lavorative; solo nel 1938 per via della legislazione razziale vennero negati dei diritti agli Ebrei locali. Gli allogeni slavi sin dalla metà degli anni Venti vennero italianizzati (chiusura di scuole, istituti, circoli e similia croati e sloveni; proibizione delle lingue slave in favore dell’italiano negli enti e nei luoghi pubblici, anche ecclesiastici –sia pur con qualche eccezione-; italianizzazione di nomi, cognomi e toponomastica) come pure i Tedeschi (i provvedimenti riguardanti il tedesco erano in pratica quelli adottati in Alto Adige); agli Istroromeni venne concessa maggiore libertà linguistica e culturale perché (a ragione) considerati “fratelli” latini. A differenza di Croati e Sloveni (ma non mancavano alcuni Tedeschi nostalgici degli Asburgo), inoltre, gli Istroromeni non avevano velleità nazionalistiche e di buon grado accettarono di diventare italiani dopo la Grande Guerra. Pola nel 1936 contava 46.659 abitanti ed era la maggiore città dell’Istria, capoluogo della Provincia omonima. Quasi il 90% della popolazione era di stirpe italiana. Dal 1932 in avanti la città conobbe uno sviluppo urbanistico ed architettonico: vennero demoliti alcuni edifici militari austriaci per far posto a giardini e parchi, venne risistemata la viabilità cittadina con una nuova pavimentazione ed una nuova illuminazione pubblica, furono costruiti l’Ufficio delle Regie Poste, la Casa della GIL, il campo sportivo del Littorio (la squadra cittadina era il Fascio Grion Pola, colori sociali verde –nero), la Casa della Madre e del Bambino, la stazione delle autolinee, quella delle aviolinee, la Banca d’Italia, l’Istituto Magistrale. Si restaurò l’Arena e fu costruita una fontana monumentale per i Caduti della Rivoluzione Fascista in piazza Dante mentre il Duce donò alla città una statua bronzea di Augusto. Le spiagge vennero dotate di stabilimenti balneari. Il censimento del 1921 suddivideva così l’Istria dal punto di vista antropico: 199.942 Italiani (67%), 90.262 Croati (23%), 9% tra Tedeschi e Sloveni. Fonti della fine degli anni Trenta per Pola davano: 49.323 abitanti dei quali 41.125 Italiani (91%) e 5.420 Croati (9%) mentre per Fiume su 53.896 abitanti l’80% circa era italiano (1936). A differenza delle città propriamente istriane aventi in genere due comunità nel loro territorio (quella italiana maggioritaria e quella slava minoritaria), Fiume, un po’ come Trieste, era una città multietnica. Al dicembre 1918 la situazione antropica della Città del Carnaro così si presentava: Italiani 28.911 (62, 5%), Croati 9.092 (19,6%), Magiari 4.431 (9,6%), Sloveni 1.674 (3,6%), Tedeschi 1.616 (3,5%), Serbi 161 (0,4%) per un totale di 45.885 abitanti. Possiamo dire, dunque, che all’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, l’Istria stava conoscendo un periodo di grande sviluppo economico e di avanzamento del progresso civile come non avveniva dai secoli d’oro della Repubblica di Venezia. La sconfitta dell’Italia nell’ultima guerra e l’invasione iugoslava interruppero questa fase felice tant’è vero che se oggi l’Istria venisse annessa nuovamente all’Italia risulterebbe, a causa del malgoverno prima iugoslavo, poi sloveno e croato, più povera della Lucania o della Calabria; la situazione sarebbe paragonabile a quella di alcune aree della ex DDR nella Germania d’oggi malgrado la crisi economica che ci attanaglia. E questo nonostante le economie delle nuove Repubbliche slave siano, sia pur molto limitatamente, in crescita…. Per contro, grazie alla storica presenza italiana, l’Istria e la Dalmazia rappresentano le aree “croate” più sviluppate. Nella storia dell’Istria la dominazione slava degli ultimi settant’anni rappresenta indiscutibilmente un periodo oscuro. -Domenico Verta, Movimento Irredentista Italiano.
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giuseppecriseo · 5 years
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SEQUESTRATI TERRENI E MEZZI PER 2,3 MILIONI DI EURO UTILIZZATI PER LA GESTIONE ILLECITA DI RIFIUTI BITUMINOSI A CERIGNOLA.
SEQUESTRATI TERRENI E MEZZI PER 2,3 MILIONI DI EURO UTILIZZATI PER LA GESTIONE ILLECITA DI RIFIUTI BITUMINOSI A CERIGNOLA.
I CARABINIERI DEL NOE DI BARI DENUNCIANO 13 PERSONE.
Prosegue l’azione di monitoraggio del territorio da parte dei Carabinieri del Comando per la Tutela Ambientale, con il prezioso ausilio dell’Arma territoriale, per contrastare il fenomeno degli accumuli di rifiuti di ogni tipologia (solidi urbani, speciali, pericolosi ecc.) che avvelenano le terre della capitanata come di altre aree della…
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secondopianonews · 5 years
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Sequestrata a Trento una montagna di 200.000 tonnellate di rifiuti
Sequestrata a Trento una montagna di 200.000 tonnellate di rifiuti. Indaga la DDA
Una vera e propria task force si è presentata giovedì mattina presto presso i cancelli di una società di primaria importanza operante nel settore estrattivo e di conglomerati bituminosi. In particolare Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Trento, congiuntamente ad ispettori ambientali dell’APPA, con il supporto della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Trento – Settore…
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marinonava-blog · 5 years
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Partiti i lavori per la “Zona 30” perché così Santa Margherita sarà più sicura e più bella e tutti ne beneficeranno. Il programma dei lavori è il seguente: · Dal 27.11.2018 inizio lavori per attraversamento rialzato in via Lecco (lato sud rotatoria); · Dal 04.12.2018 attraversamento rialzato in via De Amicis/Lecco (lato ovest rotatoria), con deviazione del percorso su via Pirandello e Neri; · Dal 11.12.2018 attraversamenti rialzati di via De Amicis/Mattei; · Dal 18.12.2018 piattaforma rialzata di via De Amicis/Tarra/Pirandello. Per evitare problemi alla viabilità nel periodo prenatalizio (per scuole e negozi) l'intervento ha inizio nella parte di via Pirandello, poi successivamente a scuola chiusa si prosegue su via Tarra (lasciando fin qui De Amicis transitabile) e dopo il Natale intervento nella sede stradale di via De Amicis (rialzo e 2 nuove fermate del TPL) · Tutte le lavorazioni stradali (eccetto i tappeti d'usura) devono essere finite e con segnaletica provvisoria e strade e marciapiedi perfettamente transitabili in sicurezza. Tutti i lavori si svolgeranno con chiusura dei soli tratti di strada interessati dalle 8:30 (dopo ora di punta), eccetto bus che saranno sempre garantiti. Per questo verranno predisposte le relative ordinanze. L'impresa segnalerà anticipatamente con cartelli di cantiere la presenza di tratti di strada senza uscita. Per le tempistiche sono fatte salve le verifiche in corso sulla fornitura dei calcestruzzi e dei conglomerati bituminosi nella seconda metà di dicembre, in particolare per la fase centrale dell'intervento su De Amicis/Tarra/Pirandello (in caso di esito negativo la stessa potrebbe essere anticipata alla prima metà di dicembre) https://www.instagram.com/p/BqvVuV9FhpI/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=qdlfopkc181i
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Investire nel 2017, quali sono i segnali macro da seguire
Il 2017 ormai è iniziato e molti economisti e analisti avranno detto la loro su cosa si attendono per quest’anno, diamo anche una nostra visione come Domino Solutions per capire cosa ci potremmo attendere in alcuni settori importanti.
Partiamo ovviamente da quello che potrebbe accadere a livello geopolitico. Le aspettative dello scorso anno avevano previsto che il 2016 sarebbe terminato con un mercato toro globale soprattutto nel settore azionario mentre i rendimenti dei titoli rimanevano relativamente bassi, di seguito vi presenteremo le questioni più importanti che possono preoccupare gli investitori dai i primi giorni delle negoziazioni andando avanti nell’anno che si svolgerà.
Insediamento di Donald Trump Donald Trump potrà essere una delusione ? Gli investitori all’inizio di dicembre 2016 erano fiduciosi che la combinazione delle normative di Donald Trump nell’ambito economico avrebbero aiutato le aziende americane a produrre margini di profitto più alti. In questo modo c’è stato una grande rotazione col denaro che è passato dagli investimenti in obbligazioni verso i titoli azionari.
Lo Standard & Poor’s 500, il Dow Jones Industrial Average e il Nasdaq Composite hanno tutti avuto un rialzo intorno all’8% e il 10% a partire dall’8 di novembre 2016. Il rendimento sui titoli del Tesoro a 10 anni nel frattempo è salito dell’1,32% nel mese di luglio al 2,5% del mese di novembre, una crescita rapida che proprio sottolinea ciò che dicevamo e cioè il passaggio di consegna di denaro dalle obbligazioni verso le azioni.
E’ troppo presto comunque per dire che il mercato azionario in questo momento è in una fase di trend rialzista, diciamo che aspettiamo ancora alcune conferme tra cui l’insediamento dello stesso Trump che avverrà il prossimo 20 gennaio. Noi crediamo che Wall Street possa raggiungere nuovi massimi e i titoli azionari di bassa e media capitalizzazione possano salire ancora di molto.
La Brexit in Europa In che modo l’Europa e il Regno Unito potranno gestire la brexit ? Questo potrebbe essere un punto fondamentale soprattutto per la sterlina e gli indicatori di rischio politico e potranno fornire forti opportunità commerciali nel 2017, il Regno Unito ha rinunciato definitivamente ad un accesso al mercato unico per avere il pieno controllo dei propri confini, questo ha portato gli investitori ad abbassare il valore delle attività dello stesso Regno Unito vedendo la sterlina al ribasso e mettendo in dubbio Londra come uno dei più grandi centri di finanziatori mondiali.
La debolezza dell’euro nei confronti della sterlina sugli sviluppi della Brexit ci ha suggerito che potrebbe esserci una riduzione proprio della politica monetaria inglese. Una previsione stravagante fatta da Saxo Bank vede l’euro scendere di 73 pips sulla base del fatto che l’Unione europea sarà costretta ad agire velocemente a causa delle forti forze migratorie verso l’Europa dal Regno Unito. C’è anche la questione di ciò che significa Brexit per il futuro dell’euro, con la Francia, l’Olanda, l’Italia e la Germania che nel 2017 saranno in piena elezione e se i movimenti anti euro prenderanno il sopravvento, come è successo in Gran Bretagna anche la Germania potrà rivalutare il proprio salvataggio di Deutsche Bank.
Il Petrolio verso i 70 $ Il petrolio finalmente raggiungerà un equilibrio di prezzo ? La fornitura di petrolio dei più grandi produttori al mondo sarà, dal primo giorno di negoziazione del mese di gennaio, tagliato come avevano definito i membri dell’Opec come Arabia Saudita e Russia. A Ottobre alla fine avevano deciso di ridurre la produzione a seguito di un accordo globale per tagliare le forniture per la prima volta dopo la crisi finanziaria che ha colpito il petrolio anni fa.
Sicuramente ci sarà ancora più interesse e il ritorno da parte degli Stati Uniti verso gli scisti bituminosi e i recuperi di approvvigionamenti dalla Libia e Nigeria, nazioni che fino adesso erano conflittuali con il contratto sul petrolio, potranno far abbassare gli approvvigionamenti.
L’esito di questa incognita determinerà quanto è se l’offerta e la domanda di petrolio entreranno in equilibrio nel 2017 e se i prezzi rimarranno al di sopra dei 50 dollari al barile, fino ad allora crediamo che i mercati entreranno in una modalità attendere e vedere.
Se i membri dell’Opec e i paesi cooperanti come la Russia avranno successo, si potrà finalmente parlare di uno svuotamento dei serbatoi in eccesso da parecchi mesi e questo potrà porre fine alla sovrabbondanza di approvvigionamenti della materia prima. Secondo il Bloomberg commodity index, un paniere di 22 contratti a termine, la sovrabbondanza è aumentata del 12% nel 2016 il suo primo aumento a partire dal 2010. Oltre al petrolio però ci sono anche i metalli industriali come lo zinco e rame che hanno hanno aumentato i loro prezzi nelle speranze che la crescita globale possa essere più forte e sostenibile nel futuro.
Le banche sono finalmente fuori dal tunnel Gli indici azionari bancari in Giappone, Europa e Stati Uniti hanno registrato movimenti a doppia cifra nella metà del 2016, questo cambio segna un nuovo inizio per il settore che è stato afflitto dalle preoccupazioni sull’erosione della redditività dai bassi tassi di interesse, alla rigorosa regolamentazione e ha multe per cattivi comportamenti.
Secondo noi una delle cause più importanti sull’ottimismo e la prospettiva dell’innalzamento dei tassi di interesse, questo aiuterà la crescita economica ad essere più forte, grazie anche alla politica negli switch monetari e le misure fiscali per il prossimo. Un aumento del rendimento dei titoli a lungo termine aiuteranno le banche e i loro margini di profitto, grazie all’aumento dei valori sui prestiti e mutui, quindi noi restiamo ampiamente rialzisti sulle banche e sul settore.
In Europa al contrario le cose potrebbero complicarsi, le banche stanno soffrendo parecchio e un aumento dei tassi pare assai lontano. I salvataggi non aiuteranno gli istituti ad uscire dalle cattive gestioni manageriali degli ultimi anni.
La crescita negli Stati Uniti continuerà
La crescita reale negli Stati Uniti è salita di un bel 2% così come il tasso di inflazione, mentre il tasso di disoccupazione è passato dal 12% del 2008 al 4,9% del 2016, questi dati suggeriscono che un livello più alto dei tassi di interesse potrà aiutare le grandi imprese ad avere dei margini lordi più alti se uniamo a questo il fatto che Donald Trump potrebbe attuare delle modifiche alle tassazione delle multinazionali, soprattutto all’estero potrebbe riportare gli Stati Uniti ad essere di nuovo una superpotenza come è successo nei dodici cicli precedenti iniziati nel 1945 dopo la seconda guerra mondiale.
La vittoria elettorale di Donald Trump ha intensificato il ribasso delle attività economiche che hanno stimolato un fuggi generale dei fondi azionari e obbligazionari nei mercati emergenti a un ritmo che non si vedeva dal 2013. Il pesos messicano e lira turca sono piombati ai minimi storici con il post elettorale di Trump che ha stimolato un dollaro più forte e rendimenti obbligazionari più elevati, solo la Russia sembra sfuggire a questa tendenza in parte grazie alla “connessione” tra Donald Trump è Vladimir Putin.
Col capitale che scorre fuori dalla Cina nonostante gli sforzi per arginarla, i mercati emergenti si aspettano ulteriori aumenti dei tassi negli Stati Uniti nel 2017, gli investitori dei mercati emergenti si stanno concentrando sulla differenziazione e la gestione del rischio.
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