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#autobiografiadelbludiprussia
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In Biblioteca puoi scoprire autori e opere che non conoscevi o di cui avevi sentito parlare ma che ancora non avevi avuto modo di leggere. Ed è per questo che abbiamo deciso di dedicare un angolo alla scoperta di questi "tesori nascosti".
Oggi l'opera prescelta è "Autobiografia del Blu di Prussia" di Ennio Flaiano.
«Se in un quadro i cattivi umori del pittore, le sue torbide malinconie, i suoi errori, le sue sfrenate ambizioni condensano e s’esprimono, state certi che là, in quel punto, troverete la mia ombra, l’ombra del Blu». Flaiano scrive i testi – racconti, apologhi, stralci di cronaca, epigrammi – che formano questa composita raccolta con la stessa livida cromia, e li tramuta in autobiografia indiretta. Descrive luoghi dell’Abruzzo natio in cui la desolazione è profondamente radicata e figure che, su quei fondali, paiono inesorabilmente votate all’autodistruzione: come l’intellettuale romantico e decadente che sospende un’assunzione fatale di veronal solo per la momentanea fioritura di una rosa, o il giovane, ultimo di sei fratelli, cui la famiglia non perde occasione di rinfacciare il suo status di indesiderato, di nato «a tavola sparecchiata». E quando, nel più lungo di questi racconti, Flaiano rievoca la vicenda di uno zio prete, don Oreste, la narrazione affonda ancor più tra quelle rocce scarne, dove «i cattivi umori della terra cristallizzano» e generano quel blu di Prussia «velenoso, sordido, intelligente e pieno di rancori sociali». Ma sarebbe strano se questo brulichio di volti ignoti e misconosciuti non celasse fisionomie storiche: le troviamo nella luce autunnale di una Roma così toccata dalla grazia da far dire a Vincenzo Cardarelli, appena uscito dal cinema, che «con un cielo simile si può rinviare un suicidio».
Si tratta di una raccolta di racconti, apologhi, stralci di cronaca, epigrammi, divisa in tre parti (la prima è quella che conferisce il titolo al libro). In appendice al testo vengono anche riprodotti in facsimile alcuni “schizzi” dello stesso Flaiano di opere da fare.
Dopo la morte di Flaiano i suoi libri postumi si sono succeduti con frequenza: scrisse tantissimo, ma di romanzi ne diede alle stampe soltanto uno, perciò tutto il resto è composto da racconti, aforismi, articoli etc. "Autobiografia del Blu di Prussia" fu il primo libro pubblicato postumo, in prima edizione da Rizzoli nel 1974 e come ci racconta Cesare Garboli che l’ha redatto (o meglio dire composto), buona parte del materiale era stato scelto dall'autore. In pratica alla sua morte, la vedova ha aperto le porte dello studio e lì, ben disposti in diversi raccoglitori, Flaiano aveva lasciato una sorta di resoconto del proprio lavoro, catalogando quanto pubblicato mentre il resto era stato ordinato. Ennio Flaiano (1910 – 1972) è stato uno sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico teatrale e cinematografico e drammaturgo italiano. Specializzato in elzeviri, Flaiano scrisse per “Oggi”, “Il Mondo”, il “Corriere della Sera” e altre testate. Lavorò a lungo con Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei suoi più celebri film, tra i quali “La strada”, “La dolce vita”e ”8½”. Fine e ironico moralista, ma anche acre e tragico al tempo stesso, produsse opere narrative e varie prose tutte percorse da un'originale vena satirica e un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati gli aspetti paradossali della realtà contemporanea. Creava continuamente mottetti e aforismi, molti dei quali ancora di uso comune. Fu il primo vincitore del premio Strega, nel 1947, con il suo più famoso romanzo, “Tempo di uccidere”. Alla sua memoria, nel 1974, gli è stato dedicato il Premio Flaiano, il concorso più importante per soggettisti e sceneggiatori del cinema. La manifestazione si svolge ogni anno nella sua città natale, Pescara, che, dopo la sua morte, gli ha intitolato una strada nel centro storico e l'omonimo ponte sul fiume Pescara.
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