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#Vintersorg
lesdeuxmuses · 22 days
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Vintersorg - Jordpuls (Hammerheart Records, 2023)
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rastronomicals · 27 days
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9:07 AM EDT May 5, 2024:
Vintersorg - "Rainbow Demon" From the album   A Return to Fantasy: A Tribute to Uriah Heep (2003)
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stoneoferech · 1 month
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Vintersorg "Cosmic Genesis"
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danzameccanica · 3 months
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A dicembre esce a sorpresa "Summits", primo singolo di lancio su Spotify di Fall, undicesimo album dei Borknagar, che dopo il successo di True North tentano di battere il ferro finché è caldo. La scelta dei singoli è stata da un lato indicativa dell’andamento dell’album, dall’altra una soluzione rivelatasi forse troppo diversificata che ci mostra una perfetta cartina di tornasole del nuovo album. Summits è un lungo brano articolato, in mid-tempo, con il classico alternare screaming e voci pulite, ricamando il perfetto mood Borknagar, ma creando un brano che difficilmente rimarrà in testa. Con "Nordic Anthem" saliamo decisamente di livello con un’ode ai vichinghi che salpano da una baia all’altra. Un inno che carica tribù e villaggi (un po’ sulla falsariga di Vikings e dei lontani cugini Amon Amarth) mentre Vortex rilascia una vocalità sempre più leggera ed estesa; il ritornello è quasi di una semplicità disarmante, perfettamente arrangiato che ci indica una direzione verso la quale i Borknagar dovrebbero puntare tutto loro stessi.
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Peccato che con "Afar" si ricada nell’anonimato, in uno di quei brani b-side a caso presi dalla coda di Universal o di Epic o di Winter Thrice; le parti aggressive (a volte thrasheggianti) non riescono a sposarsi col resto del songwriting. "Moon", è il classico singolone cavalca-live sulla falsariga di "Colossus-Frostrite-Ad Noctum". Qui Vortex dà davvero il suo meglio perché sembra abbandonare qualsiasi impostazione metal in favore di una leggerezz pop-rock. Mai la sua voce è stata così dolce e forte allo stesso momento; narra sensazioni ed esperienze come un esperto cantore delle steppe. Bellissime le chitarre che accompagnano le sue strofe creando un brano riuscito al 90% benché non sia tirato come la classica triade già citata. Perché "brano riuscito al 90% ?" Perché quegli assoli sparati dopo la prima strofa non hanno davvero senso di esistere, soprattutto quella posizione della metrica, "Stars Ablaze" colpisce ancora per la posata teatralità delle vocals e delle chitarre che si comportano quasi come strumenti accompagnatori.
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Mentre "Unraveling" non aggiunge niente al disco "The Wild Lingers" ribalta ancora una volta le aspettative proponendo una lenta performance dove diverse voci (credo sia Lars) dialogano e innalzano la qualità dell’album. "Northward" torna ad essere uno di quei brani poco esilaranti che si mettono in fila nelle tante tante composizioni dei Borknagar che sono rimaste all’ombra di quei pochi brani davvero brillanti, ma con un’eccezione: riesce a ritagliarsi un quadratino di personalità sempre grazie alle melodie create da Vortex. La domanda è sempre quella: possibile che ogni volta che esce un album dei Borknagar, il loro essere altalenanti ci mostra da una parte alcune delle composizioni più riuscite della carriera e allo stesso tempo, il solito mood riempitivo e derivativo ?
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astralbondpro · 3 months
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Borknagar // Winter Thrice
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ranuunculus · 3 months
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i hate shopping for music that’s not mainstream GOD you billboard chart people have it so easy
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annunakitty · 1 year
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Borknagar - Winter Thrice
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The sound of the groaning frost Enforce the waves of blinding winters Days of reaping, nights of aghast Seasons aligned, under the wintry sign
the groaning, moaning sound of this frost A blinding eternal blizzard Seasons aligned and now under the sign Of crisp eternal winter
I have wandered the skies throughout the stellar neck of nowhere I have swarmed the horizon Throughout the eternal fields of everywhere Time and time again From shore to shore, from star to star The deep bloodlines of the earth as seen from afar
Upon the ground of rumbling ruins History shattered, moments withering Raving forces of the inevitable
I have wandered the skies throughout the stellar neck of nowhere I have swarmed the horizon Throughout the eternal fields of everywhere Time and time again From shore to shore, from star to star The deep bloodlines of the earth as seen from afar
Nature, the cast of the future Upon the ground of rumbling ruins History shattered, moments withering Raving forces of the inevitable Reigning unions of the nature the regaining cast of the future From shore to shore, from star to star The deep bloodlines of the earth as seen from afar
Horizons that hosts no scenery Starless, unending skies Wakes the beastly void Winter thrice
Horizons that hosts no scenery Starless, unending skies Wakes the beastly void Starless, unending skies The dance of stardust stills Drapes the mountain Winter thrice
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albumarchives · 2 years
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Vintersorg | Till fjälls, del II (2017)
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lesdeuxmuses · 23 days
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Vintersorg - Orkan (Hammerheart Records, 2023)
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rastronomicals · 1 year
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3:39 PM EDT April 15, 2023:
Vintersorg - "Rainbow Demon" From the album   A Return to Fantasy: A Tribute to Uriah Heep (2003)
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stoneoferech · 2 months
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Vintersorg "Till fjälls: Del II"
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danzameccanica · 4 years
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Con ben quattro anni di distanza dalla precedente release, i Borknagar tornano sulle scene a far parlare di sé, o meglio, a ricordare ai propri fan di essere ancora vivi e vegeti: mentre l'ultimo full-lenght fu un disco acustico, la tappa ancora precedente in cui poterli catalogare all’interno del mondo metal risale infatti al lontano 2004. Il nuovo Universal, ampiamente pubblicizzato nel web con studio report, interviste durante la registrazione, spiegazioni sul cambio di etichetta (dalla Century Media alla sempre più "norvegio-centrica" Indie Recordings), edizioni limitate e lussuose, iTunes promotionals, ecc..., pare tuttavia più fumo che arrosto. Già il "singolo" presente da un paio di mesi sul Myspace, ri(s)vela i Borknagar come un gruppo stanco e poco ispirato. “Havoc” parte a rilento -senza carica- tentando di ricalcare il mood di The Archaic Course; anche quando le parti della canzone si velocizzano e diventano più aggressive, qualche buon riff viene sepolto dalle tastiere drammatiche e dalle voci pulite che Vintersorg usa in maniera molto accondiscendente, senza orecchiabilità e senza melodie importanti. Già dal periodo del citato The Archaic Course, l'uso delle keyboards da parte dei Borknagar non fu molto significativo, anche a causa dell’assenza di un tastierista ad hoc. Le prime sperimentazioni con un membro stabile (Lazare dei Solefald) si rivelarono incisive ma poco efficaci in Quintessence (pena la produzione dell'album, veramente caotica). La perfezione sonora venne toccata in Empiricism dove il nuovo cantante (Vintersorg appunto) creò linee vocali praticamente perfette (forse merito della sua giovane, instancabile e ribollente fucina creativa), e le tastiere -per la prima volta- furono utilizzate in maniera organica (pianoforte, hammond, archi, synth di accompagnamento, ecc...). Epic seguì sulla stessa scia, ma calando fortemente di attenzione.
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Con questo nuovo Universal ci troviamo di fronte al tentativo di ri-proporre un The Archaic Course sfruttato con una produzione simile a quella dell'agglomerante e confusionario Quintessence, nonché al netto delle buone idee sul come sviluppare le parti vocali. Le chitarre pulite emergono dal nulla quasi senza motivo, creando dei fraseggi circostanziali (”Reason”, “Abrasion Tide”), mentre il muro di batteria fa a gara con quello creato dall’hammond; quei pochi riff lontani dalla banalità vengono purtroppo messi in ombra dai coretti di Vintersorg che suonano davvero patetici. L'unica traccia veramente nuova ed interessante è “For A Thousand Years To Come”, caratterizzata da ottime clean-vocals ben assimilabili ed in linea con la canzone (seppur dai toni troppo aggressivi) ma che assieme agli spompati screaming di Vintersorg diminuiscono la credibilità del brano. Altro punticino interessante quello ascrivibile alla corta “Flashflower” in cui Lazare duetta lodevolmente assieme a Vintersorg, creando dei rimandi a Neonism dei Solefald. Il sogno dura poco: “Worldwide” è ancora l'ennesimo pentolone di riff poco convincenti alternati da grossi tastieroni (tutti uguali) e dalla batteria frenetica di Kinkade. Il disco si chiuderebbe con “My Domain”, dove un'interessante partecipazione di ICS Vortex, crea un punto di contatto fra il vecchio dittico The Archaic Course/Quintessence ed i recenti Dimmu Borgir: interessante canzoncina in mid-tempos in cui le voci di Simen sono a dir poco estasianti; il brano si sviluppa ordinatamente fra intermezzi di pianoforte e intrecci di chitarre.
Il disco, dicevamo, si chiuderebbe qui, non fosse per le due bonus-track, reperibili nella versione deluxe la cui qualità li rende del tutto trascurabili: la (realmente) conclusiva “Loci” non è altro che un brutto ricalco delle sovrapposizioni vocali di “Genuine Pulse”.
L'impressione generale è quella di trovarsi di fronte ad una raccolta di b-sides composte durante le registrazioni di Epic. Mi spiace veder colare a picco una di quelle band per cui, da giovane, provavo dei tuffi al cuore: speravo -in fondo- che la sperimentazione di Origin non avesse distolto la band dalle belle melodie che erano riusciti a comporre. Mi sbagliavo! Peccato veramente!
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oldinterneticons · 4 years
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clouds-of-wings · 5 years
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I wanted to make a tribute to a great artist but it seems like I mainly made teacher jokes...
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ranuunculus · 1 year
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Vintersorg Solens Rötter SO GOOD
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thelowestorder · 2 years
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Vintersorg - Svältvinter
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